GP2 Discorsi 1996 264

264 Ebbe la fortuna di essere chiamato a Roma in coincidenza con l’inizio del Concilio Vaticano II, ai cui lavori partecipò attivamente, offrendo il suo apporto competente e illuminato in qualità di esperto. La seria preparazione e lo spirito di dialogo che lo caratterizzavano ebbero modo di manifestarsi ulteriormente quando, poco tempo dopo, fu chiamato ad assumere l’incarico di segretario aggiunto del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, collaborando con il compianto Cardinale Agostino Bea e l’allora Arcivescovo, oggi Cardinale, Johannes Willebrands.

Lavorò con instancabile ardore in tale Dicastero al servizio del Dialogo ecumenico sino al 1973, quando il mio venerato predecessore, il Papa Paolo VI, lo chiamò a ricoprire il ruolo di Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, conferendogli personalmente l’ordinazione episcopale.

La grande esperienza e la diretta conoscenza della vita consacrata dell’Arcivescovo Hamer mi convinsero ad affidargli nel 1984 l’incarico di Pro-Prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e ad annoverarlo, l’anno successivo, tra i Padri Cardinali. Per sette anni egli dedicò ogni sua energia affinché gli insegnamenti conciliari nell’ambito della vita consacrata divenissero esperienza concreta per le comunità religiose, chiamate, in questa non facile stagione ecclesiale, ad un profondo rinnovamento sulla scia di una costante fedeltà alla Chiesa ed al carisma dei fondatori.

3. Vorrei oggi ringraziare il Signore per aver donato il Cardinale Hamer alla Chiesa, mentre rievoco con profonda gratitudine quanto egli si è prodigato nel quotidiano servizio alla Sede Apostolica. Ad essa ha dedicato le sue migliori energie umane, intellettuali e spirituali ed è stato per lungo tempo apprezzato collaboratore del Successore di Pietro, con senso del dovere e di docile adesione. Aveva scelto come motto del suo stemma “Fedeltà senza sosta”, riprendendolo - come egli stesso confidò - dal rituale di ordinazione, là dove il vescovo ordinante domanda al candidato se sia pronto a predicare la parola di Dio “con fedeltà e senza sosta”. A questo impegno il nostro defunto Fratello si è attenuto durante tutta la vita, adempiendo con infaticabile dedizione i vari compiti che gli venivano via via affidati. Punto di riferimento costante in ogni sua iniziativa era Cristo, al quale aveva donato un giorno, nella professione religiosa, tutto se stesso. E poiché egli sapeva che Cristo è vivo ed operante nella sua Chiesa, la fedeltà a Lui si confermava nella quotidiana fedeltà alla sua Sposa, “la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (
1Tm 3,15).

Dopo una vita spesa con tanta coerenza e generosità, possiamo confidare che sorella morte non lo abbia trovato impreparato lunedì scorso, quando, dopo breve malattia, egli ha chiuso gli occhi sulla scena di questo mondo. Con fiducia ed animo pronto è andato incontro a Cristo, il Redentore che vive. Ed ora riposa nella sua pace.

4. Questa è la nostra preghiera: Requiescat in pace! Mentre si eleva il cristiano suffragio per il nostro caro e venerato fratello Cardinale Hamer, domandiamo al Signore di ricompensarlo con la visione della luce senza fine, nella gloria del suo Regno. Questo suo servo ha fermamente creduto in lui e di tale fede ha fatto il fondamento dell’intera sua esistenza.

Il sentimento di gratitudine si estende anche all’Ordine dei Predicatori che, dopo averlo spiritualmente e culturalmente preparato, ha acconsentito che Padre Hamer servisse la Chiesa quale stretto collaboratore del Papa.

Voglia Dio nella sua bontà esaudire la nostra fervida preghiera: Requiem aeternam dona ei Domine et lux perpetua luceat ei.

Amen!


AI VESCOVI DELLA ROMANIA


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Sabato, 7 dicembre 1996




Cari Fratelli nell’Episcopato,

265 1. Sono lieto di accogliervi nel corso della vostra visita “ad limina”. Mi ricordo con emozione del nostro incontro, nel 1991, che ha costituito il vostro primo pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo dopo 43 anni. Saluto in particolare i Vescovi della Chiesa greco-cattolica, che ho avuto l’opportunità di incontrare lo scorso anno, in occasione della loro visita a Roma per preparare la riorganizzazione delle loro comunità. Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza inter-rituale, Monsignor Ioan Robu, Arcivescovo di Bucarest, per le cordiali parole che mi ha appena rivolto.

2. Voi siete i Pastori di comunità di riti diversi. È insieme che dovete annunciare il Vangelo e costruire la Chiesa cattolica in Romania. Nel ministero che voi svolgete, talvolta in condizioni ancora difficili, la mia preghiera vi accompagna. I diversi riti non possono considerarsi concorrenti in seno all’unica Chiesa cattolica, ma cammini spirituali diversi che, ognuno a modo suo, apportano le ricchezze della loro lunga tradizione e donano frutti per il bene di tutti e al servizio della comunione.

Una vita fraterna ancora più intensa fra le comunità rituali costituirà un appello ai nostri fratelli cristiani, perché tutti si uniscano attorno al loro Signore; sarà anche una testimonianza evangelica per l’insieme dei vostri concittadini. Mi rallegro dunque delle collaborazioni sempre più importanti che voi ricercate e dell’aiuto fraterno che vi apportano, in particolare nell’ambito delle riforme liturgiche, nell’accoglienza delle comunità che non dispongono ancora di luoghi di culto e di incontro appropriati, e nella formazione del clero.

3. In vista del Congresso sul sacerdozio e sulla vita consacrata in Europa che avrà luogo a Roma dal 5 al 10 maggio 1997, voi avete constatato gli effetti negativi che l’assenza di formazione religiosa nel corso degli anni passati ha sortito sulla vita spirituale dei cristiani e sulle vocazioni. Tuttavia, allo stesso tempo, vi rallegrate del nuovo slancio delle vostre comunità e dell’aumento del numero di giovani che desiderano dedicare la propria vita al Signore. Per questo rinnovamento possiamo rendere grazie a Dio, che continua senza posa a chiamare uomini e donne al suo servizio, anche nelle situazioni difficili, contrassegnate dalla scarsità di mezzi.

4. Fra le preoccupazioni espresse nelle vostre relazioni, occorre notare la vostra sollecitudine ad applicare un reale discernimento delle vocazioni e a perseguire la riorganizzazione dei seminari. Spetta a voi, Pastori della Chiesa, aiutare i giovani a maturare le loro vocazioni, a instaurare un rapporto sempre più intimo con Cristo e a diventare servitori del Signore e della sua Chiesa. In particolare, una lettura attenta degli insegnamenti del Concilio Vaticano II permette di riconoscere il posto di ogni vocazione nella storia della salvezza, di ravvivare la chiamata speciale alla santità da parte di coloro che hanno scelto di dedicare la propria vita al Signore e di mostrare che il ministero sacerdotale è un servizio specifico a Cristo e alla Chiesa. Vi incoraggio a mobilitare tutte le energie disponibili nelle vostre comunità per la formazione degli educatori del clero e dei futuri sacerdoti.

Vi preoccupate di riformare la ratio studiorum dei seminari secondo le norme attualmente in vigore nella Chiesa. Certo, nella situazione attuale in cui mancano ancora il personale, gli edifici per alloggiare i seminaristi, le biblioteche e gli strumenti di lavoro, le Diocesi non hanno la possibilità di costituire il proprio seminario. È dunque importante vedere fra di voi e con i responsabili delle Congregazioni religiose presenti nel vostro Paese come realizzare al meglio la preparazione dei seminaristi secolari e regolari, il cui numero continua ad aumentare in maniera significativa.

Non esitate a inviare alcuni sacerdoti in formazione in università straniere, in particolare a Roma, perché divengano domani gli educatori del clero ed entrino in contatto con altre realtà ecclesiali; negli incontri che potranno fare, essi prenderanno maggiormente coscienza dell’universalità della Chiesa, approfondiranno le loro ricerche teologiche e scopriranno forme diverse di vita pastorale. Questi sforzi testimoniano il vostro attaccamento all’educazione dei seminaristi sul piano intellettuale, spirituale e pastorale, per formare sacerdoti capaci di essere testimoni illuminati della fede e buoni educatori.

5. Voi sentite il bisogno di sviluppare la formazione permanente del clero, chiamato a scoprire i grandi documenti che hanno segnato la dottrina, il pensiero e la vita della Chiesa, e in particolare quelli del Concilio Vaticano II. Nel corso del loro ministero, i sacerdoti sono invitati ad approfondire le proprie conoscenze. Ciò contribuisce a ravvivare in essi il dono di Dio (cf. 2Tm
2Tm 1,6) con una sicura influenza sulla loro vita spirituale e sul loro dinamismo pastorale. In effetti, la natura profonda di questa formazione è di essere una forma eminente di “fedeltà al ministero sacerdotale” e un “processo di continua conversione”. Si tratta di un atto di amore sia verso Cristo sia “verso il Popolo di Dio, al cui servizio il sacerdote è posto” (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis PDV 70). In questo spirito, mi rallegro degli sforzi fatti per tradurre, diffondere e spiegare i testi del Magistero, e per organizzare sessioni di formazione e ritiri spirituali.

6. Voi percepite anche l’importanza della formazione umana e religiosa dei fedeli laici, che devono assumersi le loro responsabilità nelle comunità cristiane. Vi incoraggio a proseguire in tal senso e a formare laici per la Chiesa di domani, poiché essi avranno un ruolo importante nell’educazione spirituale, morale, intellettuale e civica dei loro fratelli, e dovranno partecipare sempre più attivamente alla vita ecclesiale.

Molti fra voi hanno fatto dell’educazione dei giovani una delle loro priorità. Vi esorto a fare tutto il possibile affinché questa dimensione pastorale venga ampiamente presa in considerazione, poiché è il futuro della Chiesa e della società ad essere in causa. Innanzitutto vi adoperate per sviluppare la catechesi dei bambini e dei giovani, nonostante le difficoltà che potete incontrare, in particolare per l’organizzazione di corsi di religione nell’ambito scolastico. Non scoraggiatevi! Dopo gli anni dolorosi che avete vissuto urge che troviate i mezzi appropriati perché i giovani imparino nuovamente le parole della fede e le parole della preghiera; essi potranno allora entrare in comunione intima con Dio e partecipare pienamente alla crescita della Chiesa. Siate perciò attenti a sviluppare la pastorale sacramentale.

Voi mi avete anche messo al corrente delle questioni morali con le quali devono confrontarsi la gioventù attuale e tutti i Rumeni. Alcuni comportamenti, come l’abuso di alcol, l’uso della droga e l’aborto, costituiscono gravi minacce per le persone, colpite nella loro dignità, e anche per la collettività, poiché distruggono i vincoli coniugali familiari e sociali. Per arginare questi flagelli dei tempi moderni, vi sforzate opportunamente di sviluppare la pastorale familiare, in particolare la preparazione al matrimonio, il senso della responsabilità nei rapporti interpersonali e la pastorale dei liceali e degli universitari. È importante offrire ai bambini, agli adolescenti e ai giovani ragioni per credere e sperare, e anche fornire loro punti di riferimento spirituali e morali affinché possano compiere scelte libere e responsabili conformi alla legge di Dio. Il divenire di una società si fonda in gran parte sull’educazione di quanti saranno i responsabili di domani.

266 7. Con il desiderio di ravvivare la vita delle comunità cristiane, il loro impegno ecumenico e il loro senso missionario, invito i cattolici a preparare intensamente il grande Giubileo dell’anno 2000. Auspico che, nel vostro Paese, i Pastori e i fedeli si preparino a questo incontro mediante la conversione dei cuori e un rinnovato impegno nella Chiesa e nella società. In questa prospettiva, spetta a voi promuovere l’elaborazione e l’applicazione di piani pastorali che faranno sbocciare una “nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all’azione dello Spirito Santo” (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 18).

Con la ritrovata libertà, vi siete preoccupati di intraprendere una riorganizzazione profonda delle Diocesi, dei servizi diocesani e delle parrocchie, per rispondere in modo sempre più appropriato alle nuove condizioni di vita e all’urgenza dell’evangelizzazione. Vi incoraggio a proseguire questo compito, poiché un buon riassetto dell’amministrazione diocesana, a tutti i livelli, favorisce il dinamismo di una comunità. Nelle vostre relazioni quinquennali avete sottolineato la mancanza di personale e la scarsità delle vostre risorse. Occorre salutare l’aiuto internazionale apportato da alcune Chiese dell’Europa e dell’America del Nord, così come da associazioni caritative, per sostenervi materialmente e spiritualmente. Questa solidarietà fra le comunità ecclesiali deriva direttamente da ciò che accadeva ai tempi apostolici, in cui “tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e mettevano ogni cosa in comune” (Ac 2,44).

8. Fra i problemi urgenti, mi avete confidato che incontrate ostacoli nel dialogo con le autorità sulla questione della restituzione dei beni che appartenevano alla Chiesa cattolica prima del 1948 e che le furono ingiustamente presi. Per una pratica autentica della libertà religiosa e di una vera vita democratica, il Concilio Vaticano II ha sottolineato la necessità della libertà di azione dei ministri della Chiesa, poiché “le comunità religiose hanno anche il diritto di non essere impedite di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede ( . . .) e di manifestare liberamente la virtù singolare della propria dottrina” (Dignitatis humanae DH 4). In effetti, spetta ai dirigenti delle nazioni permettere ai fedeli delle diverse famiglie religiose di vivere la propria fede liberamente e di avere i mezzi per farlo, in quanto le persone hanno bisogno di sviluppare la dimensione spirituale della loro esistenza quotidiana e dei loro impegni familiari e sociali.

9. Le vostre relazioni quinquennali mi hanno fatto conoscere i vostri passi a favore dei rapporti ecumenici, in particolare con la Chiesa ortodossa rumena alla quale appartiene la maggioranza della popolazione. Sono lieto di questa rinnovata attenzione da parte vostra. Auspico che possiate continuare l’educazione dei fedeli in questo ambito, poiché essi sono chiamati a intraprendere, sotto la vostra guida, il cammino della piena unità. Per quanto vi concerne, vi invito a mantenere e intensificare i vostri vincoli fraterni con i fratelli separati, che hanno anch’essi intrapreso il cammino del dialogo e della riconciliazione. Per la Chiesa cattolica, l’ecumenismo è ora un compito urgente e irreversibile, una testimonianza dell’amore fraterno vissuto con pazienza, “un imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità” (Giovanni Paolo II, Ut unum sint UUS 8). Ciò presuppone realizzazioni concrete. Per esempio, è importante che le diverse Chiese cristiane si associno per la preghiera e per opere caritative, poiché la povertà non conosce frontiere e il nostro amore per i fratelli deve divenire creativo. Le collaborazioni nelle attività sociali aiuteranno i cristiani del vostro Paese a comprendere che essi sono chiamati ad agire insieme, come discepoli di Cristo che tutti proclamano Signore. Ricordiamoci delle esortazioni dell’Apostolo delle Nazioni: “mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri” (Ga 5,13), poiché “la carità edifica” (1Co 8,2).

10. Al termine del nostro incontro, il mio pensiero si volge ai fedeli delle vostre comunità. Portate ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai cattolici della Romania i saluti cordiali e l’incoraggiamento del Papa, assicurandoli della mia preghiera affinché, nelle difficoltà presenti, non perdano la speranza e lo Spirito ispiri a tutti sentimenti di unità e di pace! Vi chiedo di trasmettere il mio saluto affettuoso al Cardinale Alexandru Todea, Arcivescovo emerito di Fagaras e Alba Julia, assicurandolo del mio sostegno fraterno nella prova riguardante la sua salute che attraversa, così come agli Arcivescovi e ai Vescovi del vostro Paese.

Mediante l’intercessione dei santi della vostra terra, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutti i membri del popolo di Dio affidati alla vostra sollecitudine pastorale.


AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO INTERNAZIONALE «FEMMES»


PROMOSSO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI


Sala Clementina - Sabato, 7 dicembre 1996

Cari Fratelli nell’Episcopato,

Cari Fratelli e Sorelle,

1. È con gioia che vi accolgo mentre siete riuniti per l’incontro intitolato Femmes, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici. Un anno fa, la quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, svoltasi a Pechino, ha opportunamente messo in luce le sfide morali, culturali e sociali che la comunità internazionale deve ancora affrontare. Fra i campi su cui è importante riflettere, al fine di proporre soluzioni adeguate, sono da rilevare in particolare le questioni della garanzia legale e reale dei diritti delle persone, la possibilità per tutti di accedere ai sistemi educativi, il rispetto della dignità degli individui e delle cellule familiari, il riconoscimento dell’identità femminile e maschile. Non è esagerato dire che i lavori della Conferenza, seguita con interesse in tutti i continenti, hanno giustamente sottolineato che ciò che riguarda le donne è profondamente legato al senso che il mondo contemporaneo dà alla vita. Mi rallegro quindi del fatto che, nel corso delle vostre giornate di studio, approfondiate queste prospettive, mostrando così l’attenzione costante della Chiesa per una rinnovata presenza della donna nella vita sociale e il suo costante impegno in questo campo. Con le vostre riflessioni, dunque, date un contributo originale alla Chiesa nella sua missione al servizio dell’uomo, creato a immagine di Dio, “sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa” (Gaudium et spes GS 24) e alla quale ha affidato la gestione di tutti il creato.

2. Un impegno rinnovato di tutti per il bene delle donne di tutto il mondo: questo è il tema che avete scelto sulla linea del compito che ho affidato ai membri della Delegazione della Santa Sede, guidata da una donna, alla vigilia della partenza per Pechino. Anche oggi vorrei rendere omaggio al lavoro svolto dalla Delegazione che ha avuto incessantemente la preoccupazione del bene reale di tutte le donne, tenendo conto del contesto socio-culturale e prestando attenzione, soprattutto, al rispetto delle persone. Inoltre, essa ha ricordato con forza ai responsabili politici e a tutti coloro che operano all’interno di organizzazioni internazionali che ogni persona deve essere rispettata per se stessa, nell’integrità del suo essere fisico, intellettuale e spirituale, affinché non venga mai sminuita al punto da essere considerata e trattata come un oggetto o come uno strumento al servizio di interessi politici ed economici spesso ispirati a ideologie neomalthusiane. La vostra iniziativa si colloca nella prospettiva dell’esortazione post-sinodale Christifideles laici, nella quale avevo evocato una condizione che si impone per assicurare alle donne il posto che spetta loro nella Chiesa e nella società: “una considerazione più penetrante e accurata dei fondamenti antropologici della condizione maschile e femminile, destinata a precisare l’identità personale propria della donna nel suo rapporto di diversità e di reciproca complementarietà con l’uomo” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n, 50) e la possibilità di sviluppo della sua personalità.

267 3. La ricerca legittima dell’uguaglianza fra l’uomo e la donna, in settori così importanti della vita come l’educazione, la vita professionale o la responsabilità di genitori, ha orientato le ricerche verso la questione della parità dei diritti. Almeno in linea di principio, questo ha reso possibile l’abolizione di molte discriminazioni, anche se la cosa non è ancora concretamente applicata ovunque ed è necessario continuare ad agire in questo senso.

Nel campo dei diritti della persona, più che mai, è opportuno invitare i nostri contemporanei ad interrogarsi su ciò che chiamiamo in maniera infondata “salute riproduttiva”, espressione che comporta una contraddizione che snatura il senso stesso della soggettività; in realtà, essa comprende il presunto diritto all’aborto e nega di fatto il diritto elementare alla vita di qualsiasi essere umano e ferisce tutta l’umanità colpita in uno dei suoi membri. “Le radici della contraddizione che intercorre fra la solenne affermazione dei diritti dell’uomo e la loro tragica negazione nella pratica risiedono in una concezione della libertà che esalta in modo assoluto il singolo individuo e non lo dispone alla solidarietà, alla piena accoglienza e al servizio dell’altro” (Evangelium vitae
EV 19). Il riconoscimento della qualità di essere umano non è mai motivato dalla coscienza o dall’esperienza che possiamo averne, ma dalla certezza che fin dalla sua origine esso possiede un valore infinito che gli viene dal suo legame con Dio. Esiste una supremazia dell’essere sull’idea che gli altri ne hanno e la sua esistenza è assoluta e non relativa.

4. Attualmente, bisogna notare che l’insistenza sull’uguaglianza è accompagnata anche da una rinnovata attenzione alla differenza e da un grande rispetto delle specificità dell’uomo e della donna. Una riflessione autentica presuppone che i fondamenti della differenza e quelli dell’uguaglianza siano posti correttamente. In questa prospettiva, la Chiesa non solo dà il proprio contributo in campo teologico, ma partecipa anche alla ricerca antropologica. Non possiamo dimenticare la posizione assunta dai filosofi cristiani del ventesimo secolo: essi hanno esaltato la grandezza della persona umana. Facendo questo, la Chiesa partecipa alla creazione di una base culturale comune agli uomini e alle donne di buona volontà, per portare una risposta organica agli interrogativi dei nostri contemporanei e per ricordare che l’uguaglianza va di pari passo con il riconoscimento della differenza, inscritta fin dalla creazione (cf. Gen Gn 1,27).

Nelle nostre società fortemente contraddistinte dalla ricerca del successo personale, ogni persona si accorge comunque di non poter esistere senza aprirsi agli altri poiché, come diceva Mons. Maurice Nédoncelle, “la persona umana è per sé attraverso l’altro” (La personne humaine et sa nature, p. 5); essa si scopre e si sviluppa coscientemente solo ricollegandosi ad una cultura particolare e, attraverso questa, a tutta l’umanità. La promozione delle persone e dei loro rapporti interpersonali è dunque al tempo stesso una promozione delle culture che sono come uno scrigno nel quale ognuno trova il posto che gli spetta, per proteggere e far crescere il proprio essere.

5. L’amore coniugale è la più bella e la più alta espressione del rapporto umano e del dono di sé, poiché è essenzialmente una volontà di promozione reciproca. Nel confronto fondato sull’amore reciproco, ognuno viene riconosciuto per quello che è in realtà ed è chiamato ad esprimere e a realizzare le sue capacità personali. È “la logica del dono sincero” (Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie LF 11), fonte di vita e di gioia, di aiuto e di comprensione.

6. L’amore umano trova nell’amore trinitario un modello di amore e di dono perfetto. Con il dono totale di sé, Gesù dà vita al popolo della nuova Alleanza. Sulla Croce, il Signore ha affidato l’uno all’altro il discepolo che amava e sua Madre (cf. Gv Jn 19,26-27).Non paragona forse, l’Apostolo, l’amore di Cristo e della sua Chiesa all’amore fra l’uomo e la donna? (cf. Ef Ep 5,25-32). I testi biblici ci svelano anche il senso profondo della maternità della donna che “nell’ordine dell’alleanza, che Dio ha stretto con l’uomo in Gesù Cristo, è stata introdotta” (Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem MD 19). Questa maternità, nel suo significato personale ed etico, esprime una creatività da cui dipende in gran parte l’umanità di qualsiasi essere umano; essa invita anche l’uomo a imparare e a esprimere la propria paternità. In questo modo la donna porta nella società e nella Chiesa la sua capacità di prendersi cura degli uomini.

La Chiesa è nostra madre. Noi che siamo suoi figli, siamo chiamati a partecipare alla nascita di un popolo nuovo per Dio. Questa maternità la impariamo da Maria poiché, per tutti coloro che lavorano alla rigenerazione degli uomini con la loro partecipazione alla missione apostolica, essa è “l’esempio della vergine e della madre” (Lumen gentium LG 63). In modo provvidenziale, il vostro incontro si svolge alla vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione. Di certo è per tutti, sacerdoti, religiosi, religiose, laici, uomini e donne, l’occasione di contemplare Maria e di chiedere il suo aiuto affinché ognuno, secondo la propria vocazione, contribuisca alla testimonianza della Chiesa, Sposa di Cristo, “tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ep 5,27).

7. Al termine del nostro incontro, rallegrandomi per l’iniziativa presa dal Pontificio Consiglio per i Laici, auspico che i vostri lavori siano fecondi e diano alla Chiesa degli strumenti preziosi per la sua missione pastorale e per il suo servizio nella società. Vi incoraggio a portare avanti le vostre azioni all’interno delle organizzazioni cattoliche, delle comunità ecclesiali e delle varie associazioni in cui siete impegnati. Affidandovi all’intercessione delle sante che nel corso della storia hanno partecipato al cammino della Chiesa, vi imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica, estendendola a tutte le persone che vi sono care.


AI PARTECIPANTI AL CORSO DEL CENTRO STUDI E RICERCHE


PER LA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITÀ


DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE


Sala del Concistoro - Sabato, 7 dicembre 1996

Illustri Signori e Gentili Signore,

Carissimi Fratelli e Sorelle!

268 1. Anche quest’anno il Centro di Studi e Ricerche per la regolazione naturale della fertilità dell’Università Cattolica promuove il Corso di preparazione per insegnanti dei metodi naturali. L’incontro è particolarmente significativo, perché si tiene nel ventesimo anno di attività di codesto Centro, evento recentemente ricordato con un congresso di portata internazionale dal titolo significativo: “Alle sorgenti della vita”.

Mi è gradito rinnovare in questa circostanza i sentimenti di apprezzamento e stima per l’attività svolta, sempre meglio compresa dalla comunità ecclesiale e dall’ambiente medico e scientifico.

2. La validità scientifica dei metodi e la loro efficacia educativa li rendono sempre più apprezzati per i valori umani che presuppongono e rafforzano, quando sono insegnati e proposti in un contesto antropologico ed etico adeguato, secondo la sapiente direttiva già enunciata nella Enciclica Humanae vitae di Paolo VI e più volte illustrata nei documenti successivi del Magistero.

Il loro carattere umanizzante risulta ancor più evidente per il fatto che l’osservanza dei metodi naturali richiede e rafforza l’armonia dei coniugi, aiuta e corrobora la riscoperta del dono meraviglioso della maternità e paternità, comporta il rispetto per la natura e chiede la responsabilità delle persone. Secondo molti autorevoli pareri, essi favoriscono anche più pienamente quell’ecologia umana che è armonia tra le esigenze della natura e la condotta delle persone.

Sul piano mondiale questa scelta sostiene il processo di libertà e di emancipazione delle donne e delle popolazioni dagli ingiusti programmi di pianificazione familiare, che portano con sé il triste corteo delle varie forme di contraccezione, di aborto e di sterilizzazione.

3. Ma più immediatamente la vostra opera è ogni giorno preziosa e richiesta nelle comunità parrocchiali e nei centri diocesani di pastorale familiare e di pastorale della vita. In questo senso nell’Enciclica Evangelium Vitae ho scritto che “una onesta considerazione dei risultati raggiunti dovrebbe far cadere pregiudizi ancor troppo diffusi e convincere i coniugi nonché gli operatori sanitari e sociali circa l’importanza di un’adeguata formazione al riguardo. La Chiesa è riconoscente verso coloro che con sacrificio personale e dedizione spesso misconosciuta si impegnano nella ricerca e nella diffusione di tali metodi, promuovendo al tempo stesso un’educazione ai valori morali che il loro uso suppone” (Paolo VI, Evangelium Vitae,
EV 97).

È ormai maturo il momento in cui ogni parrocchia e ogni struttura di consulenza e assistenza alla famiglia e alla difesa della vita possano avere a disposizione personale capace di educare i coniugi all’uso dei metodi naturali. E per questa ragione raccomando particolarmente ai Vescovi, ai parroci e ai responsabili della pastorale di accogliere e favorire questo prezioso servizio.

Con tale speranza, mentre domando al Signore di accompagnare continuamente il vostro indefesso lavoro, vi benedico di cuore e con voi benedico l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che nella Facoltà di Medicina e Chirurgia promuove e sostiene questa vostra opera degna della più alta stima e confacente ai compiti e al ruolo di una Università Cattolica.

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO


IN COLLEGAMENTO CON LA BASILICA


DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI IN ASSISI


Aula Paolo VI - Sabato, 7 dicembre 1996

Rivolgo un particolare saluto ai Vescovi dell’Umbria ed ai numerosi pellegrini che, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi, si sono uniti spiritualmente alla recita del Rosario, in questa vigilia della solennità dell’Immacolata. Nella Porziuncola san Francesco ha riaperto il Vangelo della radicale sequela di Cristo, ed ha ottenuto, per intercessione della Vergine, la grazia di quel Perdono che quella piccola chiesa ad Assisi ancora custodisce e dispensa a quanti desiderano tornare a Dio.


Auspico che, lungo tutto il 1997, primo anno di preparazione al Grande Giubileo del Duemila, ogni credente possa meditare con Maria il mistero dell’Incarnazione del Figlio dell’Altissimo e proseguire così, in perfetta letizia, nell’autentico cammino di conversione e di preghiera. Tra i presenti in quest’Aula Paolo VI, saluto i partecipanti al Congresso del Movimento Cristiano Lavoratori, e li incoraggio a promuovere i valori della vita e della solidarietà nei campi della famiglia, del lavoro e delle istituzioni. Saluto pure i fedeli della parrocchia di Recetto in diocesi di Vercelli, di San Giovanni Battista in Oderzo (Treviso), della Beata Vergine del Piratello in Imola (Bologna), di San Pietro in Sezze Romano (Latina), come pure il gruppo “Shalom” del Rinnovamento nello Spirito, di Lodi. A tutti i presenti auguro un buon tempo di Avvento e una buona Festa dell’Immacolata Concezione.

269 Al termine dei saluti in francese, in inglese, in spagnolo e in polacco, il Papa ha detto:

A tutti buona festa dell’Immacolata Concezione. Buona Festa!
***


Tra i presenti in quest'Aula Paolo VI, saluto i partecipanti al Congresso del Movimento Cristiano Lavoratori, e li incoraggio a promuovere i valori della vita e della solidarietà nei campi della famiglia, del lavoro e delle istituzioni. Saluto pure i fedeli della parrocchia di Recetto in diocesi di Vercelli, di San Giovanni Battista in Oderzo (Treviso), della Beata Vergine del Piratello in Imola (Bologna), di San Pietro in Sezze Romano (Latina), come pure il gruppo « Shalom » del Rinnovamento nello Spirito, di Lodi.

A tutti i presenti auguro un buon tempo di Avvento e una buona Festa dell'Immacolata Concezione.

Je suis heureux de saluer les pèlerins de langue française qui se sont associés à la prière mariale du chapelet, à la veille de la fête de l'Immaculée Conception. Que ce soit pour tous l'occasion de contempler Marie et de lui demander son aide, afin que chacun, selon sa vocation propre et en collaboration étroite avec les pasteurs de l'Église dans les différents diocèses, participe à l'édification du Corps du Christ et à l'annonce de l'Évangile.

I also extend a cordial welcome to the faculty and seminarians of the Pontifical North American College and wish to thank you for your prayers. Dear seminarians: on this Vigil of the Patronal Feast of the United States, which is dedicated to the Immaculate Conception, I pray that the Blessed Virgin Mary will ever accompany you on your path to sharing in the eternal priesthood of her Son. May you be joyful and zealous priests "after God's own heart"!

Me dirijo con afecto a los fieles de lengua española que habéis participado en el rezo del Santo Rosario. En el Adviento, tiempo en que la Virgen María nos da testimonio de viva esperanza, pidámosle que nos ayude a acoger plenamente a su Hijo Jesús. Al regresar a casa, llevad a vuestros familiares y amigos el saludo cariñoso del Papa.

A tutti buona festa dell'Immacolata Concezione. Buona Festa!



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