GP2 Discorsi 1996 269


SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

DELLA BEATA VERGINE MARIA

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II

AI PIEDI DELLA STATUA DELLA VERGINE IMMACOLATA


Piazza di Spagna - Domenica, 8 dicembre 1996




1. “Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in Te”.

270 Oggi, Roma è nuovamente in Piazza di Spagna, ai piedi di questa colonna, per rendere omaggio alla Vergine Santa, concepita senza peccato: “macula originalis non est in Te”. Questo luogo suggestivo fa da cornice all’immagine posta lassù, da cui emana e si irradia una singolare bellezza: Tota pulchra es.

Non solo questa Piazza, ma tutta la Città possiede una straordinaria carica di bellezza naturale ed artistica. A Roma il visitatore incontra i monumenti dell’antico Impero romano, le Basiliche paleocristiane, le costruzioni rinascimentali e barocche, il tempio di San Pietro con la splendida cupola, i tanti Musei ricchi di sculture e di dipinti, in cui s’è espresso nei secoli il genio dell’Italia.

Non costituisce questo prezioso patrimonio un lontano riflesso della bellezza di Dio, sommo Bene e somma Bellezza, a cui l’uomo, anche senza saperlo, tende con ogni fibra del suo essere?

In Maria tale riflesso si fa a noi più vicino, più diretto. È una bellezza squisitamente spirituale la sua: la bellezza dell’Immacolata Concezione, unica ed esclusiva prerogativa della Vergine di Nazaret.

Tota pulchra es, vuol dire: in Te nulla vi è che contrasti con la bellezza voluta dal Creatore per l’essere umano. Né la macchia del peccato originale, né macchia alcuna di colpe personali Ti ha sfiorata. Il Creatore ha conservato incontaminata in Te la bellezza originale della creazione, per preparare una degna dimora per il suo Figlio unigenito, fattosi uomo per la salvezza dell’uomo.

2. Il poeta polacco Cyprian Norwid ha scritto:

“La forma dell’amore è la bellezza . . .” (Promethidion, Bogumil)

ed aggiunge:

“Perché la bellezza è per entusiasmare al lavoro - il lavoro per risorgere” (Ibid.)

Sì, la bellezza, incarnazione dell’amore, è fonte di un potentissimo incoraggiamento al lavoro, allo sforzo ed alle lotte creative per una migliore forma di vita umana; è uno stimolo al superamento delle forze di morte ed alla continua risurrezione.Perché l’amore, la bellezza e la vita sono tra loro intimamente collegati.

Noi, che abitiamo a Roma, veniamo attorno a questa colonna, dalla quale la statua dell’Immacolata domina sulla Città, per trovare qui la fonte dello stupore, ma anche per rimanere avvinti dalla bellezza spirituale di Maria. Questa rinnovata scoperta è in grado di suscitare in noi nuove forze e nuovi motivi per vivere, per lavorare, per combattere il male ed il peccato e per risorgere ogni giorno.

271 3. Ti rendiamo grazie, o Immacolata,
per essere in mezzo a noi
in questa tua immagine elevata in alto,
che ricorda il prodigio di grazia
che il Signore ha realizzato in Te,
e stimola il nostro costante impegno
nel vincere ogni forma di male.
Ti ringraziamo, o Vergine Santa,
per averci qui convocati
a contemplare la tua Immacolata Concezione,
e a rinnovare l’impegno personale
272 di partecipazione alla Missione cittadina,
che intende far risplendere il volto del tuo Figlio
in ogni angolo della Città.
Ti ringraziamo, o Madre nostra,
per il dono di questo annuale appuntamento
con il mistero della tua bellezza,
che ci stupisce ogni volta,
perché unica e incontaminata.
Tota pulchra es Maria!


AL TERMINE DELLA PREGHIERA


ALLA «SALUS POPOLI ROMANI»


Basilica di Santa Maria Maggiore

Domenica, 8 dicembre 1996




273 1. “Salve, Signora del mondo, Regina dei Cieli; salve, Vergine delle vergini, Stella del mattino.

Salve, o piena di grazia, splendida di luce divina; affrettati, o Signora, in aiuto del mondo.

Fin dall’eternità il Signore ti ha predestinata Madre dell’Unigenito Verbo, mediante il quale ha creato la terra, il mare, i cieli; e ti ha adornata qual sua incantevole sposa, in cui non si è diffuso il peccato di Adamo”.

Sono le parole di un inno contenuto nel “Piccolo Ufficio in onore dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima”, così è in polacco. È una traduzione del testo polacco. Queste parole sviluppano in modo suggestivo il saluto rivolto a Maria dall’Angelo dell’Annunciazione: “Ave, piena di grazia, il Signore è con te” (
Lc 1,28).Come riferisce il Vangelo di Luca, l’Angelo Gabriele annuncia a Maria che concepirà e darà alla luce il Figlio dell’eterno Padre non in virtù del potere umano, ma “per opera dello Spirito Santo” (cf. Lc Lc 1,30-33).

La “piena di grazia” è, dunque, Colei che è chiamata a partecipare alla santità di Dio stesso, del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. L’Immacolata, che è proclamata “piena di grazia” dal saluto dell’angelo, stupito per la sua spirituale bellezza, viene descritta come “splendida di luce” nell’inno del “Piccolo Ufficio”, in cui ci si rivolge a Lei supplicandoLa di affrettarsi a difendere il mondo minacciato dal peccato.

2. “Fin dall’eternità il Signore ti ha predestinata Madre dell’Unigenito Verbo”. Si avverte in queste parole l’eco del passo della Lettera di san Paolo agli Efesini: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità” (Ep 1,3-4). In Cristo il Padre ci ha scelti tutti, ma in modo particolare ha scelto Maria che ha voluto come Madre del suo Figlio.

“Fin dall’eternità il Signore ti ha predestinata Madre dell’Unigenito Verbo”. Scrive san Giovanni nel prologo del suo Vangelo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Jn 1,1 Jn 1,3). Il Verbo, l’eterno Figlio della stessa sostanza del Padre, è presente all’inizio di tutta la creazione, della quale fa parte anche Maria. Essa, figlia di Adamo e di Eva, è, come tutte le creature, pensata eternamente, intesa e creata nell’eterno Verbo. Plasmata ad immagine e somiglianza di Dio, è al contempo distinta, come madre del Verbo incarnato, da tutte le creature e da tutti gli uomini.

3. “. . . e ti ha adornata qual sua incantevole sposa, in cui non si è diffuso il peccato di Adamo”. La Liturgia dell’Immacolata Concezione evoca il primo peccato che s’è trasmesso a tutti gli uomini, il peccato originale. Ma le parole del Protovangelo, nel terzo capitolo del Libro della Genesi, indicano già che la Donna sarà preservata dalla prepotenza dello spirito maligno. Infatti il Signore dice: “Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,15). Ci sarà, dunque, un singolare coinvolgimento della Donna nella lotta contro il serpente, satana.Alludendo alla vittoria definitiva contro il male, Dio enuncia la prima promessa della venuta del Messia, Redentore del mondo. Nella festa di oggi celebriamo l’adempimento di quella promessa: in effetti Maria ha partecipato in modo speciale alla redenzione compiuta dal Figlio e, per questo, è stata redenta in modo tutto particolare. Nel concepimento stesso è stata preservata dall’eredità del peccato originale: è l’Immacolata Concezione. “Iddio l’ha scelta e predestinata: e la fa abitare nel suo santuario” così proclama il nostro “Piccolo Ufficio”. Come non scorgere in questa espressione un rapporto stretto tra il mistero dell’Immacolata Concezione e il mistero dell’Assunzione della Madre di Cristo?

4. Oggi la Chiesa saluta Maria come piena di grazia. La saluta unita singolarmente alla Santissima Trinità, al momento del Concepimento, nel momento dell’Annunciazione, sul Calvario, in occasione della Pentecoste, ed infine al momento dell’Assunzione in cielo.

Salve, Figlia di Dio Padre!
Salve, Madre del Figlio di Dio!
274 salve, Sposa dello Spirito Santo!
Salve, dimora della Santissima Trinità! Amen.

Alle 18 si celebra la Santissima Eucaristia. Mi raccomando alle vostre preghiere.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

AI PELLEGRINI MOLISANI

Domenica, 8 dicembre 1996




Carissimi Fratelli e Sorelle!

Grazie per questo magnifico spettacolo; grazie per questo “Falò della fratellanza”!

Ringrazio cordialmente e saluto le Autorità civili della Regione Molise e del Comune di Agnone, i Responsabili delle Province di Campobasso e di Isernia, i Sindaci dei Comuni Molisani e gli Organizzatori di questa speciale edizione dell’antichissimo rito della “’ndocciata”, in occasione del 50° anniversario della mia Ordinazione sacerdotale.

Saluto anche voi, pastori e contadini, protagonisti di così stupenda manifestazione di fede e di cultura, che anticipa l’annuncio gioioso del Natale del Signore. I vostri padri, convertendosi alla Fede cristiana, hanno trasformato l’antico rituale pagano del fuoco solstiziale, in accoglienza festosa di Gesù, Luce del mondo. Il fuoco, benefico elemento di purificazione e di vita per gli esseri viventi, è diventato così segno di Cristo che, liberandoci dal peccato, ci dona la risurrezione e la vita.

Le crepitanti fiaccole, splendendo nella notte, ricordano che è Cristo la vera luce che rischiara le tenebre del mondo. Recando sulle spalle le gigantesche torce di abete e formando quasi un fiume di fuoco per costruire il “Falò della fratellanza”, voi proclamate l’amore di Colui che è venuto a portare sulla terra il fuoco del Vangelo (cf. Lc Lc 12,49).

Possa quest’antica tradizione, che oggi riviviamo qui, in Piazza S. Pietro, cuore della Cristianità, amplificare il vostro desiderio di bene e confermarvi nel generoso impegno di vita cristiana, trasformandovi in annunciatori e testimoni della gioia e della novità del Natale.

Oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione, vi affido tutti alla protezione della celeste Madre del Signore, e di cuore imparto a ciascuno, alle vostre famiglie, alla diletta Città di Agnone ed a tutti i Molisani una speciale Benedizione Apostolica.

AI NUOVI AMBASCIATORI IN OCCASIONE

DELLA PRESENTAZIONE COLLETTIVA


DELLE LETTERE CREDENZIALI


275
Giovedì, 12 dicembre 1996




Eccellenze,

Sono lieto di darvi il benvenuto illustri Ambasciatori di Capo Verde, del Congo, di Costa Rica, dell’Etiopia, di Fiji, del Mali, del Nepal, del Rwanda, del Sud Africa e dello Zimbabwe, in occasione della presentazione delle vostre Lettere Credenziali. Con questo atto solenne date ufficialmente inizio a un periodo di stretto contatto con la Santa Sede, che spero e prego sarà un tempo di servizio fecondo ai vostri Paesi e alla comunità internazionale. Attraverso voi saluto i vostri rispettivi Capi di Stato, i vostri governi e i popoli del cui benessere siete al servizio.

All’approssimarsi della fine del XX secolo e dell’inizio di un nuovo millennio, l’umanità affronta molte importanti sfide. All’orizzonte si profila con gravità il compito difficile e complicato di arrivare a una condivisione giusta ed equa delle risorse mondiali fra quella parte della famiglia umana che ha già raggiunto un adeguato livello di vita e quella parte, più ampia, che lotta ancora, affrontando enormi ostacoli, per un’esistenza degna. Il futuro dell’umanità dipende dall’esito di questa immensa sfida. Il momento attuale offre molti segni di speranza, ma vi sono anche gravi motivi di preoccupazione. È difficile definire con chiarezza i mutamenti nelle politiche e negli atteggiamenti in questo stadio della storia mondiale. Da una parte, una confluenza di numerosi e complessi sviluppi nei campi della scienza e della tecnologia, nell’economia, in una maturità politica sempre maggiore, nel potere diffuso dei mezzi mondiali di comunicazione sociale, sta producendo nuove aspirazioni alla libertà, nuove esigenze di una condivisione di tutti gli aspetti della vita sociale e un’interdipendenza mondiale alla quale nessuno può realmente sottrarsi. Dall’altra, questi obiettivi vengono fortemente minati dalla costante tendenza umana al proprio interesse e a una difesa illimitata di interessi particolari.

La sfida che tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche devono affrontare consiste nel rispondere a questo momento di risveglio senza cadere nel relativismo morale e nell’utilitarismo che domina gran parte della cultura moderna. È in particolare nel campo della difesa della sacralità della vita umana stessa che l’etica utilitaristica mostra la sua natura imperfetta. Quando il valore della vita, dal suo inizio naturale alla sua fine naturale, non viene più rispettato pienamente, ogni altro valore viene relativizzato al punto che l’unico criterio di comportamento che sopravvive è la volontà di dominare. È necessaria una via diversa e superiore. I responsabili delle nazioni dovrebbero incoraggiare nuovi livelli di cooperazione fra uomini e donne che operano nell’ambito della religione, della scienza, della cultura, della politica e dell’economia per affrontare i problemi del mondo: problemi gravi come quello della tutela del pianeta e delle sue risorse, della pace fra i popoli e le nazioni, della giustizia nella società e di un’efficace risposta a tutte le diverse forme di povertà che affliggono milioni di esseri umani.

Queste sono alcune delle importanti questioni che richiederanno la vostra attenzione nel corso della vostra missione diplomatica presso la Santa Sede. Che Dio Onnipotente vi sostenga nel vostro compito e nella vostra nobile professione! Su di voi e sui popoli che rappresentate invoco di tutto cuore l’abbondanza delle benedizioni divine!

AD UN GRUPPO DI VESCOVI LATINOAMERICANI

IN VISTA DELLA PREPARAZIONE


DEL II INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE


Giovedì, 12 dicembre 1996




Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Distinti signori e signore,

1. Sono lieto di ricevere questa mattina i Vescovi Presidenti della Commissione Episcopale per la Famiglia dell’America Latina, i loro collaboratori e i diversi membri latinoamericani del Pontificio Consiglio per la Famiglia, venuti qui per partecipare a questo incontro, che ha come obiettivo principale la preparazione del II Incontro Mondiale con le Famiglie.

276 Ringrazio il Signor Cardinale Alfonso López Trujillo per le sue cordiali parole. Rivolgo parimenti un saluto speciale al Signor Cardinale Eugenio de Araújo Sales, Arcivescovo di Rio de Janeiro, e a Monsignor Claudio Hummes, Arcivescovo di Fortaleza e Responsabile della pastorale familiare della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile.

L’Arcidiocesi di Rio de Janeiro, il resto del Brasile e tutta l’America Latina, con la preziosa collaborazione del CELAM, stanno preparando l’Incontro Mondiale che avrà luogo i giorni 4 e 5 ottobre del prossimo anno. Questo Incontro offrirà una nuova occasione al Successore di Pietro per rivolgersi alle famiglie del mondo, incoraggiandole ad approfondire e ad assumere i loro impegni in questo momento della storia, come suggerisce il tema scelto: la famiglia: dono e impegno, speranza dell’umanità.

In vista di tale preparazione, avete già intrapreso una campagna di sensibilizzazione delle coscienze per mezzo di materiali catechetici, che saranno oggetto di riflessione in tutto il mondo e che contribuiranno a far sì che tutti si assumano responsabilmente gli impegni di questa urgente priorità pastorale. Accompagnandovi con la preghiera, anch’io mi preparo a questo Incontro, che inoltre mi consentirà di visitare nuovamente la tanto amata America Latina.

2. La vostra visita coincide con il quindicesimo anniversario dell’Esortazione Apostolica Familiaris consortio, frutto prezioso del Sinodo sulla famiglia celebrato nel 1980. Questa è una sorta di carta fondamentale in cui si riconosce la decisiva e trascendentale importanza della famiglia per l’umanità e per la Chiesa, che ha dato un vigoroso incentivo al rinnovamento della pastorale familiare. Al contempo, ha dato impulso a questa pastorale specifica, offrendo ai Vescovi uno strumento prezioso per aiutare le famiglie a compiere la loro missione, perché i coniugi siano il riflesso dell’amore fedele del Signore per la sua Chiesa, collaborino all’opera di Dio trasmettendo la vita ed educhino i figli agli autentici valori evangelici.

Ai nostri giorni è fondamentale rafforzare l’impegno personale con il quale ognuno deve contribuire ad arricchire questa primaria e vitale cellula della società. Non bisogna dimenticare, nei piani generali dell’attività ecclesiale, che la famiglia è il primo e principale cammino della Chiesa. Questa consapevolezza del suo valore centrale per l’Evangelizzazione deve pervadere tutta la struttura della pastorale diocesana.

3. La Familiaris consortio insiste soprattutto sui diritti della famiglia, dei quali rappresenta una sorta di magna carta. Per questo occorre lodare quelle iniziative tendenti a far sì che tutte le istanze con responsabilità legislativa o di governo - tenendo conto dei diritti di questa istituzione naturale, espressamente voluta da Dio - rispettino, aiutino e promuovano la famiglia come un bene necessario e fondamentale per tutta la società.

Il futuro dell’umanità e dell’America Latina passa indubbiamente attraverso la famiglia.

4. Come è noto, laddove la Chiesa non ha potuto esercitare la sua ordinaria azione evangelizzatrice, è stata spesso la famiglia a preservare e a mantenere la fede, trasmettendola alle nuove generazioni. Questa funzione propria della famiglia come prima educatrice dei suoi nuovi membri manifesta la vera vocazione e missione dei genitori cristiani, la cui responsabilità primordiale comprende la formazione umana e religiosa dei figli.

5. Negli ultimi anni abbiamo assistito con viva preoccupazione all’insorgere di una sfida sistematica alla famiglia, che mette in dubbio i suoi valori perenni, che sono il supporto della stessa istituzione naturale. Con il pretesto di assistere e proteggere la famiglia e tutte le famiglie, si dimentica che esiste un modello voluto e benedetto da Dio. Si nega il carattere specifico del dono coniugale dell’uomo e della donna, sminuendo questo impegno indissolubile. Parimenti, si cerca, a volte, di introdurre altre forme di unione di coppia, contrarie al disegno iniziale di Dio per il genere umano. In tal modo si trascurano o indeboliscono i diritti della famiglia, minando così nelle sue fondamenta la società e attentando contro il suo futuro.

In effetti, il matrimonio o impegno coniugale di un uomo e di una donna, nel reciproco dono di sé e nella trasmissione della vita, è un valore primario della società, che la legislazione civile non può ignorare o combattere. Per questo la Chiesa e i suoi Pastori non devono rimanere indifferenti di fronte a certi tentativi di cambiamenti sostanziali che minano la struttura familiare.

Un aspetto centrale è, senza dubbio, tutto ciò che si riferisce ai diritti fondamentali dei figli: avere un vero focolare domestico, essere accolti, amati, educati e ricevere il buon esempio dai propri genitori. La più grande povertà dei bambini è di non essere amati, di non avere la protezione e il tenero calore delle famiglie.

277 Ormai prossimi alle festività di Natale, ci avviciniamo con grande venerazione alla grotta di Betlemme, dove troviamo la Sacra Famiglia nel cui seno nacque e crebbe il nostro Salvatore. Nel contemplare questo mistero divino scopriamo come una stella che, con la sua luce, illumina il cammino dell’umanità e ci guida alle soglie del terzo millennio cristiano. La luce di questa stella, come presenza di Dio fra gli uomini, deve illuminare tutti e portarci ad impegnarci realmente per difendere e promuovere senza posa i valori perenni della famiglia, piccola chiesa domestica, santuario della vita e culla della civiltà dell’amore.

6. Amati Fratelli, nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente ho affermato che la preparazione al Grande Giubileo del 2000 deve passare necessariamente attraverso la famiglia (cf. Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente
TMA 28). Per questo vi incoraggio a proseguire in questo compito specifico. Che la contemplazione della vita nel focolare domestico di Nazaret, esempio per tutte le famiglie del mondo e luogo dove il Signore, “unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre” (Ivi, n. 40), visse la sua esperienza di vita familiare, vi incoraggi a presentare dinanzi al mondo la luce che l’umanità attende! Che in ciò vi sia di grande aiuto la Benedizione Apostolica che vi imparto con affetto.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL


VIET NAMIN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Sabato, 14 dicembre 1996

Caro Signor Cardinale

Cari Fratelli nell’Episcopato,

1. È con grande gioia che vi accolgo per la vostra visita “ad limina”, voi che avete l’incarico pastorale del popolo di Dio in Viet Nam. Siete venuti qui presso le tombe di Pietro e Paolo per rafforzare la consapevolezza della vostra responsabilità di successori degli Apostoli e per provare più intensamente la vostra comunione con il Vescovo di Roma. Le visite “ad limina” hanno, in effetti, un’importanza particolare nella vita della Chiesa “in quanto costituiscono come il culmine delle relazioni dei pastori di ciascuna Chiesa particolare con il Romano Pontefice” (Giovanni Paolo II, Pastor bonus, 29). Esse evidenziano in maniera considerevole la cattolicità della Chiesa e l’unità del Collegio Episcopale. Ringrazio calorosamente il signor Cardinale Paul Joseph Pham Dình Tung, Arcivescovo di Hà Noi, Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per le commoventi parole che mi ha rivolto a vostro nome, manifestando così la fedeltà delle vostre comunità al Successore di Pietro. Saluto, con particolare affetto, i Vescovi del vostro Paese che non si sono potuti unire a voi. Avrei vivamente voluto incontrare tutti i Vescovi, per manifestare a tutti l’affetto che nutro per le loro persone e per le loro comunità diocesane e per assicurarli dell’interesse con il quale seguo il loro lavoro in ognuna delle Diocesi. La visita “ad limina” di una Conferenza Episcopale al completo non è soltanto una manifestazione visibile dei vincoli spirituali che uniscono le Chiese particolari alla Chiesa universale, ma è anche un segno che la libertà religiosa viene rispettata nel Paese. A questi Vescovi esprimo la mia solidarietà e la mia profonda comunione nel loro ministero apostolico al servizio del popolo che è stato affidato loro. Attraverso di voi, mi rivolgo anche ai fedeli vietnamiti che, con coraggio, rendono testimonianza a Cristo nella vostra terra, o all’estero, così come a tutto il popolo del Viet Nam che assicuro del mio vivo interesse.

2. Dall’avvento del Vangelo nel sedicesimo secolo, la Chiesa nel vostro Paese ha affrontato numerose prove.In diverse occasioni ha subito la persecuzione a causa della fede in Cristo Redentore. Contraddistinta dalla santità e dal martirio di tanti suoi figli, è diventata una Chiesa glorificata dal suo zelo al servizio di Dio e dei propri fratelli. Desidero ricordare qui le figure eroiche dei 117 martiri che ho avuto l’onore di canonizzare nel 1988. Questa testimonianza che i figli e le figlie del vostro Paese hanno reso a Cristo per amore verso Dio e i fratelli ha creato un vincolo particolare fra la comunità cristiana e l’insieme dei vietnamiti. Condividendo pienamente le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del popolo (cf. Gaudium et spes GS 1), dimostra di essere profondamente radicato in esso. Sebbene, nel corso dei secoli, siano talvolta sorte incomprensioni fra la Chiesa e la comunità civile, occorre riaffermare che i cattolici sono membri leali della nazione: oggi, come nel passato, essi contribuiscono al progresso sociale del Paese e mostrano un attaccamento al bene comune non inferiore a quello degli altri cittadini. Pur essendo un piccolo gregge, la Chiesa vuole essere totalmente presente nelle realtà del Paese, con la propria vocazione. Essa è in cammino con tutti i membri della nazione, poiché condivide una stessa storia, progressi e prove comuni. Non agisce in spirito di rivalità o nella ricerca del proprio interesse, ma desidera vivere in comunione e in armonia con tutti.

La missione della Chiesa è quella di trasmettere un messaggio di vita e di amore mediante azioni concrete per la dignità umana e per una vita migliore, in uno spirito di compassione verso i più poveri e i più bisognosi. Con umiltà e in collaborazione con gli altri componenti della nazione, i cattolici partecipano al rinnovamento e alla trasformazione delle realtà umane. Vivendo la sua vocazione di unità e di servizio per tutto il popolo, la Chiesa riconosce e condivide la grande ricchezza della cultura vietnamita, i suoi valori umani e spirituali; essa desidera rafforzare i rapporti di fratellanza, di dialogo e di collaborazione con tutti.

3. Cari Fratelli nell’Episcopato, rendo grazie a Dio per lo zelo e la generosità che dimostrate, nonostante le grandi difficoltà, nelle funzioni di insegnare, di governare e di santificare che vi sono state affidate in nome di Cristo. Vi incoraggio in particolare a proseguire con ardore la vostra missione di predicazione del Vangelo, che è il primo compito del Vescovo. “I vescovi, infatti, sono gli araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli, sono i dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita, che illustrano questa fede alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal tesoro della rivelazione cose nuove e vecchie (cf. Mt Mt 13,52), la fanno fruttificare e vegliano per tenere lontano dal loro gregge gli errori che lo minacciano (cf. 1Tm 4,1-4)” (Lumen gentium LG 25). L’annuncio ha come oggetto principale Cristo, nel quale si compie la piena e autentica liberazione dal male, dal peccato e dalla morte, e nel quale Dio stesso ci comunica la sua vita. È questa la Buona Novella che tutti gli uomini hanno il diritto di conoscere e di cui Vescovi sono i primi missionari.

La missione profetica della Chiesa si realizza anche quando, alla luce del Vangelo, essa compie una lettura coraggiosa dei grandi interrogativi del suo tempo, e quando interviene soprattutto a favore dei poveri, dei malati, degli emarginati o dei giovani. La sua vocazione è di adoperarsi per promuovere la civiltà dell’amore, la fratellanza, la solidarietà, l’unità, la giustizia e la pace. Il compito apostolico che avete ricevuto fa di voi dei “testimoni di Cristo davanti a tutti gli uomini, interessandosi non solo di coloro che già seguono il Principe dei pastori, ma dedicando(vi) anche con tutta l’anima a coloro che ( . . .) ignorano ancora il vangelo di Cristo e la sua salvifica misericordia” (Christus Dominus CD 11). La missione della Chiesa è universale; essa si rivolge a tutti gli uomini.

4. Mentre ci prepariamo a entrare nel terzo millennio, la prospettiva del grande Giubileo offre alla Chiesa una felice occasione per scrutare i segni del tempo e interpretarli alla luce del Vangelo (cf. Gaudium et spes GS 4). Noi siamo invitati a volgere il nostro sguardo al futuro, sapendo che il futuro appartiene a Cristo che già si manifesta a noi. Per accogliere una primavera di vita cristiana, la Chiesa in Viet Nam è chiamata a un rinnovamento pastorale, missionario e spirituale, al fine di entrare nel terzo millennio con l’audacia dei discepoli di Cristo. La vita apostolica deve riformarsi senza posa per rispondere alle necessità del tempo e ai bisogni dei popoli. Certo, la Chiesa “non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. Riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e di coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, di rendendoci avvertiti e pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell’oggi” (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 33). Ogni fedele è invitato alla conversione del cuore e all’accoglienza di Cristo nella propria esistenza. “È quanto mai urgente che oggi tutti i cristiani riprendano il cammino del rinnovamento evangelico, accogliendo con generosità l’invito apostolico ad “essere santi in tutta la condotta” (1P 1,15)” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici CL 16).

278 La Chiesa è però invitata anche a rendere grazie a Dio per l’ammirevole opera realizzata sotto l’azione dello Spirito Santo, malgrado la scarsità dei suoi mezzi. Essa vuole offrire a tutti il messaggio di vita e di amore che ha ereditato dal suo Signore, Gesù Cristo. “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (Ac 3,6), diceva già l’Apostolo Pietro alle porte del Tempio.

La Chiesa trova nel Concilio Vaticano II una fonte preziosa per il rinnovamento di tutta la sua vita. “La migliore preparazione alla scadenza bimillenaria, pertanto, non potrà che esprimersi nel rinnovato impegno di applicazione, per quanto possibile fedele, dell’insegnamento del Vaticano II alla vita di ciascuno e di tutta la Chiesa” (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 20). Vi esorto dunque a trarre da esso l’ispirazione per la vostra pastorale.

5. Lei ha reso omaggio, signor Cardinale, alla fede viva dei laici delle sue Diocesi. Sono lieto di salutare qui il coraggio e l’ardore dei suoi fedeli che hanno attraversato tante prove senza venir meno alla loro adesione a Cristo. Auspico che ognuno di essi “abbia sempre viva coscienza di essere un “membro della Chiesa”, al quale è affidato un compito originale insostituibile e indelegabile, da svolgere per il bene di tutti. In una simile prospettiva assume tutto il suo significato l’affermazione conciliare circa l’assoluta necessità dell’apostolato della singola persona” (Giovanni Poalo II, Christifideles laici CL 28). Comprendo le difficoltà che derivano dai limiti imposti a quanti hanno ricevuto da Cristo il compito di organizzare l’apostolato dei fedeli e a quanti vogliono svolgere opera di apostolato. Tuttavia, è necessario che non si scoraggino; occorre al contrario favorire la responsabilità dei laici che - come ricorda il Concilio - si esercita sia nella Chiesa sia nel mondo (cf. Apostolicam actuositatem AA 9). È loro dovere partecipare in modo attivo alla vita della Chiesa e alla sua missione di annunciare il Vangelo fra i propri fratelli. Essi sono chiamati a scoprire e a vivere in maniera approfondita la loro vocazione e la loro missione personale e comunitaria. Laddove la comunione fraterna fra i discepoli di Cristo si indebolisce, anche la credibilità della loro testimonianza e della loro missione si indebolisce.

Invito i laici a condividere sempre più generosamente i doni che hanno ricevuto, dedicandosi all’animazione delle parrocchie, alla catechesi e all’educazione dei giovani, partecipando ai movimenti spirituali o alle opere caritative. Ogni battezzato deve assumersi la sua parte di responsabilità e di servizio nella Chiesa. Per questo è necessario che la formazione umana, spirituale e dottrinale dei laici abbia un posto riconosciuto nella pastorale. Così si potranno costruire comunità ecclesiali sempre più fraterne e unite, fondate su una profonda comunione con Cristo, unico Salvatore del mondo. Esse potranno servire efficacemente l’unità fra tutti gli uomini

6. Desidero ora salutare cordialmente i sacerdoti, vostri collaboratori immediati nel servizio al popolo di Dio. So con quale ardore e con quale disponibilità, e al prezzo di quante fatiche, essi si dedicano al loro ministero. Che Dio li rafforzi nella loro vocazione di costruttori di comunità cristiane in piena unione con i propri Vescovi e infonda in loro la speranza nei momenti difficili! Li incoraggio in particolare a mantenere la persona di Gesù Cristo al centro della loro vita, a conformarsi a Lui in ogni cosa e a rendere la testimonianza di una vita rinnovata in Lui! “Il contatto con i rappresentanti delle tradizioni spirituali non cristiane, in particolare di quelle dell’Asia, mi ha dato conferma che il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione. Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell’esperienza di Dio e deve poter dire come gli Apostoli: “Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita . . ., noi lo annunziamo a voi” (1Jn 1,1-3)” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 91).

Mi unisco anche con il pensiero e con la preghiera a coloro che si preparano al sacerdozio e che attendono con fervore il giorno in cui riceveranno l’ordinazione che li renderà partecipi del ministero di Cristo Sacerdote per costruire la sua Chiesa. Spero che si creeranno presto le condizioni che vi permetteranno di aprire i seminari che sono necessari e di accogliervi tutti i giovani che, con generosità, aspirano a porre la propria vita al servizio della Chiesa e dei loro fratelli.

Quanto agli Istituti di vita consacrata, sono al corrente dell’attività che i loro membri svolgono discretamente ma efficacemente nei diversi settori di assistenza, come gli ospedali, i lebbrosari, gli orfanotrofi, le scuole materne, le case per persone disabili: essi condividono la vita del loro popolo e rendono una meravigliosa testimonianza cristiana ed evangelica. Sarebbe pertanto costruttiva e apprezzata dalla popolazione l’apertura di noviziati per formare questi umili servitori del bene comune. Invito tutti i membri di questi Istituti ad approfondire la loro vocazione nella sua triplice dimensione della consacrazione, della comunione e della missione, ed auspico che trovino nuovo ardore per affrontare sul piano spirituale ed apostolico le sfide che si presentano oggi nella società (cf. Giovanni Paolo II, Vita consecrata VC 13).

7. In occasione del Grande Giubileo, ho voluto riunire un’Assemblea speciale per l’Asia del Sinodo dei Vescovi per illustrare ed approfondire “la verità su Cristo come unico Mediatore tra Dio e gli uomini e unico Redentore del mondo” (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 38). Questo Sinodo dovrà valutare le circostanze in cui si trovano attualmente i popoli e le culture del vostro continente e preparare la Chiesa a svolgere meglio la sua missione di amore e di servizio. La preparazione e la celebrazione di questa assemblea continentale costituisce un’occasione per camminare insieme alla Chiesa universale verso il terzo millennio, nella sequela di Cristo, nello Spirito Santo. È dunque un bene che la Chiesa in Viet Nam possa apportare a tutta la Chiesa il contributo della sua lunga e ricca esperienza di testimonianza evangelica, vissuta a volte fino all’eroismo dai suoi Pastori e dai suoi fedeli. Le linee pastorali che risulteranno da questa assemblea saranno punti di appoggio per rafforzare la fede e conferire un nuovo slancio apostolico alle comunità.

8. Cari Fratelli nell’Episcopato, nel concludere questo incontro fraterno, desidero incoraggiare voi e tutti i vostri confratelli a proseguire il vostro ministero apostolico nella speranza che fa nascere in voi la Natività del Signore che celebreremo fra qualche giorno. Dio ha voluto manifestarsi come l’Emanuele, colui che rimane in mezzo a noi, ieri, oggi e sempre. Che Egli sia la vostra forza e la vostra luce! Che vi aiuti a conservare l’unità nelle Chiese particolari affidate alla vostra sollecitudine! Che rafforzi l’unità dei Vescovi con il Papa e fra di essi e l’unità dei sacerdoti con il Papa e con i loro Pastori, nella comunione della Chiesa universale!

Vi affido alla materna protezione della Madre di Cristo, Nostra Signora di La-Vang, di cui celebrerete, il 15 agosto 1998, il duecentesimo anniversario delle apparizioni. Che Ella sia per voi e per i vostri fedeli una guida lungo il cammino che conduce al Signore Gesù suo Figlio! A ognuno di voi, ai Vescovi che non si sono potuti unire a voi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i laici del Viet Nam, presenti nel Paese o residenti all’estero, imparto con affetto la Benedizione Apostolica.


GP2 Discorsi 1996 269