GP2 Discorsi 1997 36

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI FEDELI DEL BRASILE PER LA


CAMPAGNA DI FRATERNITÀ


INDETTA PER LA QUARESIMA 1997


37
Giovedì, 13 febbraio 1997


Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso

Con queste parole della liturgia della Chiesa della prima domenica di Quaresima diamo inizio alla Campagna della Fratellanza di questo anno, che ha come tema “Cristo libera da tutte le prigioni” affinché tutti coloro che mi ascoltano per Radio e per Televisione, uniti al Papa che parla loro, possano sentirsi chiamati, come la stessa Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile suggerisce ai cattolici di tutto il Brasile, a progredire nel cammino del perdono, dell’amore, della bontà, della giustizia e del servizio agli altri.

2. Per una felice coincidenza il 1997, dedicato alla riflessione su Gesù Cristo, segna l’inizio della fase preparatoria del Grande Giubileo della Redenzione dell’anno 2000. Il motivo che mi ha portato a scrivere la Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente esortava a suscitare “in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso” (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente
TMA 42).

In tal senso, la fratellanza, illuminata dall’“amore” che “è di Dio” (1Jn 4,7), vi esorta a collaborare con il divino proposito di unire ciò che è diviso, di indirizzare ciò che è sviato, di ristabilire la divina concordia in tutto il creato. Tutti i nostri fratelli sottoposti alle più diverse forme di prigionia, in particolare dal giogo del peccato, attendono un gesto di pace e di solidarietà, ma soprattutto di giustizia cristiana, che possa ricondurli al cammino del bene e della speranza.

3. Auspico che Cristo, nostra Pasqua, illumini sempre più di pace e di comprensione i focolari di tutto il Brasile, e invoco la protezione e la misericordia del Redentore degli uomini per quanti soffrono nel corpo e nell’anima, per i giovani e per gli anziani: il Papa prega per tutti e vi esorta a confidare in Maria Santissima, la Madre del Redentore, Nostra Signora Aparecida, e benedice tutti, “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”.




AI PARTECIPANTI ALLA III ASSEMBLEA GENERALE


DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA


Venerdì, 14 febbraio 1997




Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Illustri Signori e Signore!

38 1. Sono lieto di rivolgervi il mio saluto cordiale, gentili Membri della Pontificia Accademia per la Vita, convenuti per la vostra Terza Assemblea Generale. Ringrazio in modo speciale il Presidente, Prof. Juan de Dios Vial Correa, per le amabili espressioni che, a nome vostro, ha voluto poc’anzi indirizzarmi.

So che alcuni di voi, Membri ordinari, sono presenti per la prima volta, perché recentemente nominati e parimenti per la prima volta intervengono a questo incontro anche i Membri corrispondenti che, nella vita dell’Accademia, costituiscono un prezioso collegamento con la società. Porgo a tutti il mio benvenuto, accogliendovi quale illustre comunità di intellettuali a servizio della vita.

Sento anzitutto il bisogno di esprimere il mio compiacimento per l’attività che l’Accademia ha svolto in questo breve scorcio di tempo dalla sua fondazione: in particolare, desidero sottolineare i pregevoli lavori già pubblicati a commento dell’Enciclica Evangelium vitae e l’attiva collaborazione offerta ai Dicasteri per corsi e convegni di studio sui contenuti sia dell’Enciclica che di altri pronunciamenti del Magistero nel delicato ambito della vita.

2. Anche il tema da voi prescelto per questa Assemblea - “Identità e Statuto dell’embrione umano” - nell’imminenza del decimo anniversario dell’Istruzione Donum vitae, pubblicata il 22 febbraio 1987, si colloca in tale linea d’impegno e riveste oggi una peculiare attualità culturale nonché politica.

Si tratta, infatti, anzitutto di riaffermare che “l’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal concepimento e pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona umana, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita” (Donum vitae, n. 79). Tali affermazioni, riprese in modo solenne nell’Enciclica “Evangelium vitae”, sono ormai consegnate alla coscienza dell’umanità e trovano crescente accoglimento anche nell’ambito della ricerca scientifica e filosofica.

Opportunamente, in questi giorni, avete ulteriormente cercato di chiarire i malintesi derivanti, nell’attuale contesto culturale, da preconcezioni di ordine filosofico ed epistemologico, che pongono in dubbio i fondamenti stessi della conoscenza, in particolare nel campo dei valori morali. Occorre, infatti, liberare le verità riguardanti l’essere umano da ogni possibile strumentalizzazione, riduzionismo o ideologia, per garantire il pieno e scrupoloso rispetto della dignità di ogni essere umano, fin dai primi momenti della sua esistenza.

3. Come non ricordare che la nostra epoca sta vedendo purtroppo un’inedita e quasi inimmaginabile strage di essere umani innocenti, a cui molti Stati hanno dato l’avallo della legge? Quante volte a difesa di questi esseri umani si è levata inascoltata la voce della Chiesa! E quante volte, purtroppo, da altre sponde è stato presentato come diritto e segno di civiltà quel che invece è crimine aberrante nei confronti del più indifeso degli esseri umani!

Ma è giunta l’ora storica e pressante di operare un passo decisivo per la civiltà e l’autentico benessere dei popoli: il passo necessario per rivendicare la piena dignità umana e il diritto alla vita di ogni essere umano dal suo primo istante di vita e per tutta la fase prenatale. Questo obiettivo, il recupero cioè della vita prenatale alla dignità umana, postula un congiunto e spassionato sforzo di riflessione interdisciplinare, unito ad un rinnovamento indispensabile del diritto e della politica.

Quando questo cammino sarà avviato avrà inizio una nuova tappa di civiltà per l’umanità futura, l’umanità del terzo millennio.

4. Illustri Signori e Signore, appare con chiara evidenza quanto rilevante sia la responsabilità degli intellettuali nel loro compito di ricerca in questo campo. Si tratta di riconquistare specifici spazi di umanità, primo fra tutti quello della vita prenatale, alla sfera della tutela del diritto.

Da questa riconquista, che è vittoria della verità, del bene morale e del diritto, dipende il successo della tutela della vita umana negli altri momenti più fragili della sua esistenza, quali la fase finale, la malattia e l’handicap. Né va dimenticato che la preservazione della pace e la stessa tutela dell’ambiente presuppongono, per logica coerenza, il rispetto e la difesa della vita dal primo momento fino al suo naturale tramonto.

39 5. La Pontificia Accademia per la Vita, che ringrazio di cuore per il servizio che sta rendendo alla vita, ha il compito di contribuire all’approfondimento del valore di questo fondamentale bene, soprattutto mediante il dialogo con i cultori delle scienze biomediche, giuridiche e morali. Per raggiungere tale obiettivo, il lavoro della vostra comunità di studio e di ricerca dovrà contare su un’intensa vita ad intra, connotata dallo scambio e dalla collaborazione scientifica multidisciplinare. Sarà in grado così di offrire anche ad extra, nel mondo della cultura e della società, stimoli salutari e contributi validi per un autentico rinnovamento della società.

Illustri Signori e Signore, il generoso avvio della vostra attività conforta in questa speranza. Desidero qui incoraggiarvi a proseguire nel cammino intrapreso, nel ricordo della benemerita intuizione del vostro primo Presidente, il Prof. Lejeune, strenuo e infaticabile difensore della vita umana.

La Chiesa oggi avverte la necessità storica di tutelare la vita per la salvezza dell’uomo e della civiltà. Sono persuaso che le generazioni future saranno ad essa grate per essersi opposta con tutta fermezza alle molteplici manifestazioni della cultura di morte e ad ogni forma di svalutazione della vita umana.

Iddio benedica ogni vostro sforzo e la Vergine Santa, Madre di Cristo, Via, Verità e Vita, renda feconde le vostre ricerche. A testimonianza della simpatia con cui seguo la vostra attività, imparto volentieri a voi tutti una speciale Benedizione Apostolica.




AI MEMBRI DELLA GIUNTA E


DEL CONSIGLIO DELLA REGIONE LAZIO


Sala del Concistoro - Sabato, 15 febbraio 1997


Signor Presidente della Giunta Regionale,
Signor Presidente del Consiglio Regionale,
Illustri Membri della Giunta e del Consiglio,
Gentili Signore e Signori!

1. Sono lieto di incontrarvi e di porgervi i migliori auguri di un 1997 ricco di soddisfazioni e di frutti. Li estendo volentieri alle vostre famiglie ed a tutti i cittadini della Regione Lazio.

Saluto cordialmente ciascuno di voi, a partire dal Signor Presidente della Giunta, che ringrazio per le espressioni con cui mi ha presentato i vostri cordiali sentimenti ed ha esposto i progetti dell’Amministrazione regionale.

40 Lo sguardo della Chiesa, come lo stesso Presidente ha ben rilevato, è rivolto all’Anno 2000, che per larga parte degli uomini contemporanei rappresenta una scadenza altamente significativa, un Anno santo di singolare importanza. Come infatti scrivevo nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, “i duemila anni dalla nascita di Cristo . . . rappresentano un Giubileo straordinariamente grande non soltanto per i cristiani, ma indirettamente per l’intera umanità, dato il ruolo di primo piano che il cristianesimo ha esercitato in questi due millenni” (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 15).

In preparazione all’Anno santo, la diocesi di Roma ha indetto una “missione cittadina”, che prevede, proprio in questi giorni, l’inizio della distribuzione del Vangelo di Marco a tutte le famiglie della Città. Sono lieto, pertanto, di offrirlo oggi anche a voi, quale testimonianza della “Buona Novella” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, unico Salvatore del mondo.

2. L’odierno incontro offre una rinnovata opportunità per confrontare e armonizzare gli obiettivi della Comunità ecclesiale e dell’Amministrazione regionale del Lazio nella prospettiva di tale evento.

È noto come la città di Roma, in felice correlazione con Gerusalemme, costituisca, per così dire, il polo di attrazione dell’Anno santo. Tuttavia, sotto vari punti di vista, acquista grande rilevanza anche il ruolo che, nella preparazione e nello svolgimento di esso, è chiamata a ricoprire l’Amministrazione regionale. Il pellegrinaggio è, per sua natura, un’esperienza duplice: spirituale, nella prospettiva di profonde e forti motivazioni religiose, e pratica, in dipendenza da concreti adempimenti quali il cammino, le soste, le visite, gli spostamenti, gli incontri. La Regione Lazio costituisce l’immediato contesto entro il quale è situato il centro del pellegrinaggio, la città di Roma; un contesto ricco di località di altissimo valore spirituale e culturale, ben collegate con altri centri di forte richiamo per i pellegrini, nel Lazio o in altre regioni d’Italia.

Tutto ciò invita gli amministratori a porre in atto, con creatività e tempestività, opportunità legislative ed energie imprenditoriali, al fine di valorizzare nel migliore dei modi le varie risorse presenti sul territorio regionale. Si tratta di risorse veramente cospicue: basti pensare alla notevole ricchezza di energie fisiche e intellettuali di cui dispongono gli abitanti della regione; all’eccezionale patrimonio culturale in essa variamente distribuito; allo sviluppo delle strutture di accoglienza, sia laiche che religiose. Auspico vivamente che l’Amministrazione regionale e la Comunità ecclesiale operino nel rispetto delle competenze ed in spirito di grande collaborazione per creare intorno a Roma un contesto accogliente ed efficiente.

3. La “straordinarietà” della prospettiva giubilare non deve tuttavia far dimenticare i problemi “ordinari” del territorio e della gente che vi abita. L’impatto sociale del Giubileo esige che vengano affrontate con impegno tali problematiche per “l’anno di grazia del Signore” che sarà allora celebrato.

Tra le questioni sociali che non possono non occupare la quotidiana attenzione, merita speciale evidenza quella del lavoro, connessa con la crisi occupazionale, che mortifica soprattutto le giovani generazioni. L’Amministrazione regionale è investita in tale ambito di specifiche competenze e responsabilità, che la abilitano a progettare e porre in atto interventi miranti, in particolare, a sostenere le istituzioni educative che preparano i giovani ad inserirsi efficacemente nel mercato del lavoro.

Mentre richiamo la gravità del fenomeno della disoccupazione, vorrei tuttavia rivolgere a tutti un caldo invito a non perdersi d’animo di fronte al suo preoccupante perdurare, ma piuttosto a rinnovare ogni sforzo per preparare le condizioni di una sua adeguata soluzione. Tale soluzione dipende certo dalla cooperazione di tutti e da politiche di grande scala. È, però, necessario che a questo vasto impegno dell’intera società non manchi quello vostro di Amministratori regionali. Prego il Signore perché il vostro contributo in tal senso risulti efficace, così da permettere ai giovani ed alle famiglie del Lazio di guardare al futuro con rinnovata speranza.

4. Illustri Signore e Signori, dal lavoro lo sguardo si allarga ad altri grandi compiti propri dell’Amministrazione regionale, quali la politica sanitaria o quella del territorio e dell’ambiente. Voi ben sapete quanto tali ambiti, che incidono direttamente sulla qualità della vita delle persone, stiano a cuore alla Chiesa. Essi meritano una considerazione sempre più attenta e coraggiosa da parte dei pubblici amministratori ed una forte capacità di progettazione in un rapporto di stretta collaborazione con tutte le forze presenti nel territorio.

Molto in tale direzione si va già facendo; molto tuttavia resta ancora da compiere, con lo sforzo congiunto di tutti. In particolare, non può mancare nell’impegno per il progresso sociale delle varie comunità laziali un saldo fondamento etico, giacché solo sulla base dei valori umani essenziali è possibile costruire una società fraterna e solidale.

Prego il Signore che sostenga lo sforzo di ogni persona animata dal desiderio di servire il bene comune e, mentre rinnovo a voi tutti l’augurio di contribuire efficacemente al buon governo di questa illustre Regione, imparto a ciascuno la mia Benedizione, che volentieri estendo alle vostre famiglie e all’intera comunità laziale.



VISITA ALLA PARROCCHIA ROMANA


DI SANT'ANDREA AVELLINO



AI BAMBINI


41
Domenica, 16 febbraio 1997




«Sia lodato Gesù Cristo!

Ho sentito quello che avete cantato, soprattutto ho visto che siete contenti della mia visita, siete contenti che il Papa è venuto.

Anch'io sono molto contento di essere qui, in questa Prima Domenica di Quaresima. Sono contento di essere nella vostra parrocchia per celebrare l'Eucaristia e per incontrare la comunità, cominciando dai più giovani che siete voi.

Poi ho anche sentito che, quando sono entrato, avete cantato una canzone sul terzo millennio, vero? Voi sapete che cosa vuol dire millennio? Vuol dire mille anni. Allora dalla nascita di Gesù Cristo sono già passati quasi duemila anni. Voi quanti anni avete? Dipende . . .

Sono duemila anni dalla nascita di Cristo, dal Natale. E noi ci prepariamo adesso a celebrare questi duemila anni e a passare nel terzo millennio. “Tertio Millennio adveniente” ho scritto nella Lettera a tutti i cattolici del mondo, ai cristiani, a tutti.

Questo è un punto che volevo spiegarvi: il terzo millennio. Voglio ancora aggiungere un altro elemento, un altro punto. Oggi è una bella giornata, stanotte invece pioveva forte. Adesso il tempo si è schiarito, abbiamo il sole e abbiamo anche il vento. Sapete dove si è sentito questo forte vento? In quale giorno? Questo vento forte si è sentito nel giorno della Pentecoste. Sapete qualcosa della Pentecoste? Pentecoste vuol dire cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Gesù: quel giorno è venuto lo Spirito Santo e la sua venuta si è manifestata proprio attraverso un vento forte. E questo vento ha dato forza agli apostoli per iniziare l'evangelizzazione del mondo.

Il giorno di Pentecoste è il giorno della grande festa della nascita della Chiesa. Questo volevo dirvi, ma soprattutto volevo invitarvi tutti a prepararvi bene alla Prima Comunione. Quanti di voi si stanno preparando? Quanti di voi hanno già fatto la Prima Comunione? Ci sono anche quelli che si preparano alla Cresima, vero? Bene, ma non ci sono ancora quelli che si preparano al matrimonio o al sacerdozio. Li incontreremo alla fine della visita.

Per concludere devo ancora dirvi che ho incontrato il vostro parroco, giovedì per il pranzo, per parlare della vostra comunità: ho visto che è un uomo molto simpatico. Anche voi siete simpatici!

Oggi è la Prima Domenica di Quaresima la Chiesa parla della tentazione di Gesù. Ma non parliamo di questo argomento con voi, forse lo faremo con i più grandi, con i giovani.

Vi auguro una buona e gioiosa domenica e una buona settimana. Adesso andiamo a prepararci per la celebrazione della Santa Messa.

42 Sia lodato Gesù Cristo!».

VISITA ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SANT'ANDREA AVELLINO


AI RAPPRESENTANTI DEL CONSIGLIO PASTORALE


Domenica, 16 febbraio 1997




«Sia lodato Gesù Cristo!

Con grande soddisfazione m’incontro con voi tutti, giovani e più anziani insieme, rappresentanti del Consiglio Pastorale. Con grande gioia e plauso interiore ho ascoltato le parole del vostro rappresentante, che ha parlato a vostro nome. Ha veramente espresso idee molto chiare, molto ben formate, molto giuste, teologicamente profonde. Tutto ciò che ha detto è in consonanza con quello che vive la Chiesa di Roma.

La Chiesa di Roma adesso vive la grande Missione Cittadina in preparazione all’Anno Duemila. Si deve allora dire qualche parola sulla Missione. Dice il Concilio Vaticano II che la Chiesa si trova sempre in stato di missione. Il suo stato non di essere statica, ma il suo stato di essere dinamica, di essere in missione, di ricevere la missione che viene dalla Santissima Trinità e poi trasmettere questa missione a tutta la popolazione propria e al mondo. Questo il programma per l’Anno Duemila.

Mi congratulo con il Cardinale Vicario, con i Vescovi ausiliari, è presente il vostro Vescovo di Settore, per l'impegno che avete già svolto e con cui avete avviato il programma della preparazione al Duemila.

Volevo aggiungere ancora una riflessione. Ho parlato, prima della Santa Messa, ai più piccoli, ai bambini, e ho detto che sulla tentazione avrei parlato ai giovani dopo la Santa Messa. Vedete che non ve ne ho parlato direttamente, ma indirettamente l’ho fatto. Perché appunto è con la missione, con la consapevolezza della missione, che si vince la tentazione.

La tentazione vuole impegnarci in una cosa cattiva, nel male. La missione, invece, ci dice: sei chianmato ad un grande bene che viene da Dio.

Cristo, Salvatore e Redentore, ti impegna e ti invia nella missione che Lui stesso ha incominciato, ha inaugurato con la sua morte e la sua risurrezione.

Vorrei concludere augurandovi anche una buona Quaresima e poi una buona Pasqua.

Sia lodato Gesù Cristo!».

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL XIX CONGRESSO DELL'UNIONE CATTOLICA


ITALIANA DEGLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA MEDIA - UCIIM


43 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Convenuti da ogni parte d’Italia per celebrare il XIX Congresso nazionale della vostra Associazione, voi intendete riflettere su come la scuola italiana, in un contesto di notevoli trasformazioni, debba prepararsi a vivere momenti di grande valore per il suo futuro.

Il tema da voi scelto, “Quale progetto culturale ed educativo alle soglie del terzo millennio?”, ben manifesta il vostro intento di affrontare il prossimo triennio come un “nuovo avvento”, attenti ai “segni dei tempi” e coraggiosamente aperti alle innovazioni.

Il cristiano sa bene che il futuro del mondo non va soltanto atteso, ma progettato e costruito mediante gli elementi positivi del presente.

In questa fase di ampi mutamenti che investono il mondo della scuola, l’UCIIM, fedele alle proprie originarie finalità, è chiamata ad intervenire con puntualità e competenza sui vari progetti di riforma. Si tratta di operare con senso di responsabilità in tale ambito, approfondendo gli aspetti pedagogici e didattici della vostra peculiare missione e, soprattutto, tenendo sempre presenti le reali esigenze di coloro che la Provvidenza ha affidato al vostro impegno professionale, cioè i giovani.

2. La scuola, particolarmente quella secondaria, si trova all’incrocio delle molte vie che la società e la cultura aprono ai giovani. Essa esige da voi, cari Docenti, spiccata sensibilità, interesse e spirito di servizio illuminato e generoso. Fin dal suo sorgere, l’UCIIM ha avuto cura di porre l’alunno al centro dell’azione didattica, sottolineando che ogni intervento educativo deve riferirsi sempre alla persona dello studente nella sua originalità e globalità. La relazione pedagogica va, pertanto, vissuta in spirito di amore. Ciò comporta offerta della reciproca fiducia ed impegno alla collaborazione tra docente ed alunno.

Nei giovani di oggi si riscontrano spesso atteggiamenti contraddittori, segno della confusa ricerca di una realizzazione di sé pienamente soddisfacente. Ai giovani bisogna guardare con fiducia; occorre dialogare con essi mediante un linguaggio aperto e diretto, accreditato dalla coerenza della vita; ad essi aprire i “cantieri” della storia, coinvolgendoli in progetti culturali animati dalla sapienza del Vangelo.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, il rapporto tra fede e cultura rappresenta un ambito vitale per il destino della Chiesa e il futuro della società. È più che mai necessario, in questo particolare contesto storico, che il credente, impegnato nel singolare laboratorio di cultura che è la scuola, operi un serio discernimento delle varie forme culturali presenti nella società, giudicandole alla luce dei valori cristiani.

L’UCIIM, fedele alla propria originaria identità ed aperta profeticamente al futuro, è chiamata ad esprimere e a sostenere docenti professionalmente preparati ed aggiornati, dalla spiritualità limpida e forte, capaci di testimoniare davanti a tutti coloro che incontrano nella scuola - alunni, colleghi e genitori - l’amore di Gesù Maestro, nell’intento di realizzare un’efficace presenza cristiana negli ambienti nei quali si elabora cultura e si forma la pubblica opinione.

Per assolvere un compito tanto impegnativo, l’Associazione non può non ricordare ai suoi membri che, sull’esempio di Gesualdo Nosengo e dei pionieri delle sue origini, occorre attingere ogni giorno alla logica luminosa della fede e alla sorgente inesauribile della preghiera. È necessario altresì alimentare la certezza che non si è mai soli nella scuola e per le vie del mondo, perché Gesù Maestro è sempre in mezzo a noi ieri, oggi e sempre, sino alla fine del mondo.

Augurando un proficuo lavoro, affido ciascuno di voi alla protezione di Maria, Sede della Sapienza, mentre di cuore tutti vi benedico.

44 Dal Vaticano, 18 Febbraio 1997.

IOANNES PAULUS PP. II





AL TERMINE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI


Sala Clementina - Sabato, 22 febbraio 1997




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio!

Ringrazio insieme a voi il Signore per questi Esercizi spirituali, che sono stati una prolungata esperienza di intimità con lo Spirito Santo: Egli parla al nostro cuore nel silenzio.

Sono stati un prezioso dono di Dio all’inizio del tempo quaresimale. Come Gesù sostò quaranta giorni nel deserto in solitudine e digiuno, anche noi ci siamo inoltrati più intensamente “nel deserto”, per meditare sul senso ultimo della vita e per rinnovare con filiale disponibilità il nostro “Amen” al Padre insieme a Cristo, “il testimone fedele e verace” (Ap 3,14).

Ringrazio il carissimo Cardinale Roger Etchegaray, che ci ha guidati in questo itinerario con profondità di dottrina e con spirituale afflato, offrendoci la sua ricca esperienza pastorale ed anche molteplici suggestioni umanistiche di autori contemporanei. Ci ha aiutati ad affrettare il passo nel cammino che ci conduce verso il Grande Giubileo. Ho scelto come predicatore proprio lui, perché egli è il Presidente del Comitato istituito per preparare quella storica ricorrenza. Il 1997 è la prima tappa del triennio di immediata preparazione al Grande Giubileo del Duemila. È l’anno dedicato a Gesù Cristo e molto opportunamente il Card. Etchegaray ha incentrato su Cristo le sue meditazioni, assumendo come motivo conduttore le parole di Pascal: “Fuori di Gesù Cristo non sappiamo né chi è Dio né chi siamo noi”.

Questa settimana di ritiro spirituale è stata una vera grazia pure per la Curia Romana. Essa, in questi giorni, si è stretta ancor più intorno a noi raccolti in Esercizi ed ha ravvivato nello Spirito Santo la propria consapevolezza di essere, oltre che comunità di servizio ecclesiale, anche e soprattutto comunità di fede e di preghiera, animata dall’amore generoso e fedele per Cristo e per la Chiesa.

Ora siamo al termine di questa straordinaria esperienza dello Spirito ed il pensiero si rivolge spontaneamente alla Madonna, tante volte evocata ed invocata durante questi giorni. A Lei, “Causa nostrae laetitiae”, affidiamo i propositi ed i frutti di questi Esercizi.

Carissimi Fratelli e Sorelle, guidati da Maria, Madre della Chiesa, scendiamo ora dalla “montagna”, sulla quale siamo stati attirati dall’ineffabile bellezza di Cristo. Scendiamo nella vita di ogni giorno e riprendiamo il cammino, portando in noi la luce e la gioia attinte alla sorgente inesauribile della verità, che è Cristo.

Non si deve trascurare l’ambiente, la Sala Clementina, che questa volta è diventata “Santuario” degli Esercizi. Grazie anche per questo. Si attende ora la Cappella “Redemptoris Mater” dopo i restauri degli artisti russi, per sottolineare ancora una volta quello che ci unisce: Roma e Mosca, Costantinopoli, Occidente e Oriente, una sola Chiesa di Cristo.

45 A tutti imparto di cuore la mia Benedizione.

Al termine dell'incontro, dopo aver impartito la Benedizione Apostolica, il Papa ha rivolto ancora un saluto ai presenti.

Posso finalmente vedere tutta l'assemblea, perché prima rimanevo nascosto e rimaneva nascosta anche l'assemblea. Oggi è la prima volta. Questo è un premio per la Cattedra di San Pietro.




AI MEMBRI DELL'AMMINISTRAZIONE


PROVINCIALE DI ROMA


Sabato, 22 febbraio 1997


Signor Presidente della Giunta Provinciale,
Signor Presidente del Consiglio Provinciale,
Illustri Componenti della Giunta e del Consiglio,
Gentili Signori e Signore!

1. Sono lieto di incontrarmi stamane con Voi, in occasione del tradizionale scambio di auguri all’inizio del nuovo anno. Rivolgo un cordiale saluto ai presenti e ringrazio in particolare il Presidente della Giunta Provinciale, On. Giorgio Fregosi, per le riflessioni che ha svolto e per i voti che, facendosi interprete dei sentimenti di tutti, mi ha presentato.

A mia volta, porgo anch’io a Voi, illustri Signori e Signore qui convenuti, come pure ai vostri Collaboratori ed all’intera popolazione della Provincia di Roma, i miei più fervidi auguri per l’anno da poco iniziato. Che il 1997 sia ricco di proficua attività a servizio del bene comune e rechi serenità e pace in ogni ambito della convivenza civile!

2. È stato poc’anzi ricordato come ai nostri giorni si avverta una rinnovata attenzione verso i compiti e le responsabilità della pubblica amministrazione. Questa diffusa sensibilità verso le istituzioni è accompagnata da una crescente domanda di partecipazione alla gestione della cosa pubblica e dal desiderio di una sempre maggiore valorizzazione delle autonomie locali. Ciò costituisce una nota significativa dell’attuale momento storico, caratterizzato da rapidi e non di rado profondi mutamenti sociali. Cresce nell’opinione pubblica il desiderio di un reale coinvolgimento nelle decisioni che interessano le sorti dell’intera comunità e, al tempo stesso, s’afferma la consapevolezza che ogni istituzione non può essere “usata”, ma deve essere “servita” con disinteressata dedizione.

46 Di fronte a tali attese, anche l’Amministrazione provinciale di Roma è chiamata ad offrire uno specifico contributo sulla base delle competenze che le sono proprie. In tale servizio può contare sulla collaborazione della Comunità cristiana che, pur restando nel proprio ambito di intervento, desidera offrire un efficace sostegno alla piena valorizzazione delle potenzialità presenti nel territorio. Importante, in ogni caso, è che sia riconosciuta la centralità della persona umana, al cui servizio deve porsi ogni struttura ed istituzione, al fine di edificare una società sempre più libera e solidale. Dico questo pensando specialmente ai giovani che attendono concrete risposte alle loro attese ed ai loro problemi e guardano, spesso preoccupati, al loro avvenire. Occorre saper “trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza” (Gaudium et spes GS 31).

3. L’attenzione ai giovani richiama spontaneamente altri delicati aspetti della vita sociale del nostro tempo: anzitutto il problema della mancanza di occupazione, che spesso va a saldarsi con altre condizioni di precarietà sia personali che familiari. Quanti sforzi si vanno facendo in questo ambito e quanto resta ancora da fare! Pur in presenza di notevoli difficoltà, mai devono venire meno l’impegno e lo sforzo congiunto di tutti.

La Chiesa, inoltre, è accanto a quanti si dedicano con coraggio al miglioramento delle condizioni di vita, difendendo e valorizzando le risorse ambientali e culturali, come pure avendo cura speciale degli insediamenti umani. Essa si preoccupa che abbiano la necessaria considerazione tutti gli ambiti dell’esistenza umana, da quelli concernenti la salute fisica a quelli che si pongono a livello dello spirito. Infatti, proprio partendo da una concezione religiosa dell’uomo e della natura è possibile fondare saldamente il rispetto per ogni essere vivente. La consapevolezza di aver ricevuto da Dio il compito di custodire il creato aiuterà l’uomo a non deturpare o danneggiare le risorse naturali e lo impegnerà a fare della terra la casa di tutti, dove regni la giustizia e la pace.

4. Illustri Signori e Signore, molti altri sarebbero i temi che, in circostanze come queste, meriterebbero di essere affrontati. Mi sono limitato a sottolinearne alcuni, facendo eco a quanto il Signor Presidente della Giunta ha voluto rilevare nel suo intervento iniziale. Non posso, tuttavia, non aggiungere un doveroso riferimento alla celebrazione del Grande Giubileo del Duemila. Ho apprezzato la disponibilità della Provincia di Roma a collaborare con le Diocesi presenti sul suo territorio. Auspico che tale intesa possa approfondirsi sempre più nella prospettiva del prossimo evento giubilare.

A tal proposito, l’Amministrazione provinciale intende avviare iniziative concrete e diffuse, da affiancare alle grandi opere infrastrutturali già predisposte. Esprimo apprezzamento specialmente per l’allestimento dei centri di accoglienza, ed auspico che tali progetti contribuiscano efficacemente a creare un clima di collaborazione e di partecipazione in vista dello storico evento. Verso questo traguardo epocale la Chiesa che è in Roma, insieme con l’intera Comunità cristiana, ha recentemente iniziato il triennio di preparazione immediata. È soprattutto un itinerario spirituale di conversione e di rinnovamento basato sul Vangelo: ecco perché in questo periodo viene distribuito a tutte le famiglie di Roma il Vangelo di Marco, che oggi sono lieto di offrire personalmente a ciascuno di voi.

Tutti sono invitati a percorrere questo cammino, che sicuramente susciterà germogli di speranza nelle nostre comunità. Al fondamentale itinerario spirituale si affianca necessariamente lo sforzo delle pubbliche amministrazioni per predisporre poi le indispensabili iniziative in vista del Giubileo. Ringrazio la Provincia di Roma per quanto potrà fare nell’ambito della sua competenza.

5. Con lo sguardo rivolto all’inizio del Terzo Millennio cristiano, rinnovo a tutti Voi, illustri Signori e Signore, il mio augurio cordiale di serenità e di pace per il nuovo anno.

Assicuro al tempo stesso il mio ricordo nella preghiera per Voi, per le vostre famiglie e per il vostro servizio alla collettività, mentre su tutti invoco la benedizione di Dio.




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