GP2 Discorsi 1998 57

57 2. Sono lieto che abbiate posto all'attenzione della vostra quarta Assemblea Generale il tema: "Genoma umano: personalità umana e società del futuro". Nel meraviglioso percorso che la mente umana compie per conoscere l'universo, la tappa che si registra in questi anni in ambito genetico è particolarmente suggestiva, perché sta portando l'uomo alla scoperta dei segreti più intimi della sua stessa corporeità.

Il genoma umano è come l'ultimo continente che ora viene esplorato. In questo millennio che sta per concludersi, così ricco di drammi e di conquiste, gli uomini attraverso le esplorazioni geografiche e le scoperte si sono conosciuti ed in qualche modo avvicinati. La conoscenza umana ha pure realizzato importanti acquisizioni nel mondo della Fisica, fino alla scoperta recente della struttura dei componenti dell'atomo. Ora gli scienziati, attraverso le conoscenze di genetica e di biologia molecolare, leggono con lo sguardo penetrante della scienza entro il tessuto intimo della vita ed i meccanismi che caratterizzano gli individui, garantendo la continuità delle specie viventi.

3. Queste conquiste svelano sempre più la grandezza del Creatore, perché consentono all'uomo di constatare l'ordine insito nel creato e di apprezzare le meraviglie del suo corpo, oltre che del suo intelletto, nel quale, in qualche misura, si riflette la luce del Verbo "per mezzo del quale tutte le cose sono state create"(
Jn 1,3).

Nell'epoca moderna, tuttavia, è viva la tendenza a ricercare il sapere non tanto per ammirare e contemplare, quanto piuttosto per aumentare il potere sulle cose. Sapere e potere si intrecciano sempre di più in una logica che può imprigionare l'uomo stesso. Nel caso della conoscenza del genoma umano, questa logica potrebbe portare ad intervenire nella struttura interna della vita stessa dell'uomo con la prospettiva di sottomettere, selezionare e manipolare il corpo e, in definitiva, la persona e le generazioni future.

Bene ha fatto, perciò, la vostra Accademia per la Vita a portare la riflessione sopra le scoperte in atto nell'ambito del genoma umano, intendendo con ciò porre alla base del suo lavoro una fondazione antropologica, che poggi sulla dignità stessa della persona umana.

4. Il genoma appare come l'elemento strutturante e costruttivo del corpo nelle sue caratteristiche sia individuali che ereditarie: esso segna e condiziona l'appartenenza alla specie umana, il legame ereditario e le note biologiche e somatiche dell'individualità. La sua influenza nella struttura dell'essere corporeo è determinante dal primo albore del concepimento fino alla morte naturale. E' in base a questa interna verità del genoma, già presente nel momento della procreazione in cui i patrimoni genetici del padre e della madre si uniscono, che la Chiesa s'è assunta il compito di difendere la dignità umana di ogni individuo fin dal primo suo sorgere.

L'approfondimento antropologico, infatti, porta a riconoscere che, in forza dell'unità sostanziale del corpo con lo spirito, il genoma umano non ha soltanto un significato biologico; esso è portatore di una dignità antropologica, che ha il suo fondamento nell'anima spirituale che lo pervade e lo vivifica.

Non è, pertanto, lecito porre in atto alcun intervento sul genoma che non sia rivolto al bene della persona, intesa come unità di corpo e spirito; così come non è lecito discriminare i soggetti umani in base agli eventuali difetti genetici rilevati prima o dopo la nascita.

5. La Chiesa Cattolica, che riconosce nell'uomo redento da Cristo la sua via (cfr Lett. enc. Redemptor hominis RH 14), insiste perché venga assicurato anche per legge il riconoscimento della dignità dell'essere umano come persona fin dal momento del concepimento. Essa invita, inoltre, tutti i responsabili politici e gli scienziati a promuovere il bene della persona attraverso la ricerca scientifica volta a mettere a punto opportune terapie anche in ambito genetico, qualora risultino praticabili ed esenti da rischi sproporzionati. Ciò è possibile, per riconoscimento degli stessi scienziati, negli interventi terapeutici sul genoma delle cellule somatiche, non però su quello delle cellule germinali e dell'embrione precoce.

Sento il dovere di esprimere qui la mia preoccupazione per l'instaurarsi di un clima culturale che favorisce la deriva della diagnosi prenatale verso una direzione che non è più quella della terapia, in ordine alla migliore accoglienza della vita del nascituro, ma piuttosto quella della discriminazione di quanti non risultino sani all'esame prenatale. Nel momento attuale c'è una grave sproporzione tra le possibilità diagnostiche, che sono in fase di espansione progressiva, e le scarse possibilità terapeutiche: questo fatto pone gravi problemi etici alle famiglie, che hanno bisogno di essere sostenute nell'accoglienza della vita nascente anche quando risultasse affetta da qualche difetto o malformazione.

6. Sotto questo profilo, è doveroso denunciare l'insorgere e il diffondersi di un nuovo eugenismo selettivo, che provoca la soppressione di embrioni e di feti affetti da qualche malattia. Talora ci si avvale per tale selezione di teorie infondate sulla differenza antropologica ed etica dei vari gradi di sviluppo della vita prenatale: il cosiddetto "gradualismo della umanizzazione del feto". Talvolta si fa appello ad una concezione sbagliata della qualità della vita, che dovrebbe - si dice - prevalere sulla sacralità della vita. In proposito, non si può non chiedere che i diritti proclamati dalle Convenzioni e dalle Dichiarazioni Internazionali sulla tutela del genoma umano ed in generale sul diritto alla vita abbiano come titolare ogni essere umano fin dal momento della fecondazione, senza discriminazioni, sia che tali discriminazioni vengano collegate alle imperfezioni genetiche o a difetti fisici sia che riguardino i diversi periodi di sviluppo dell'essere umano. E' urgente perciò rinforzare i baluardi giuridici di fronte alle immense possibilità diagnostiche che vengono dischiuse dal progetto di sequenziamento del genoma umano.

58 7. Quanto più cresce la conoscenza e il potere di intervento, tanto maggiore deve essere la coscienza dei valori in gioco. Auspico, pertanto, che la conquista di questo nuovo continente del sapere, il genoma umano, rappresenti il dischiudersi di nuove possibilità di vittoria sulle malattie e non sia mai avallato un orientamento selettivo degli essere umani.

In questa prospettiva, sarà di grande giovamento se le organizzazioni scientifiche internazionali faranno sì che gli auspicati vantaggi della ricerca genetica vengano messi a disposizione anche dei popoli in via di sviluppo. Si eviterà così un'ulteriore fonte di disuguaglianza, atteso anche il fatto che per tali ricerche vengono investite enormi risorse finanziarie che potrebbero essere, secondo taluni, prioritariamente devolute a sollievo delle malattie curabili e delle persistenti miserie economiche di tanta parte dell'umanità.

Quello che appare certo fin da ora è che la società del futuro sarà a misura della dignità della persona umana e della uguaglianza fra i popoli, se le scoperte scientifiche verranno indirizzate al bene comune, che si realizza sempre attraverso il bene di ogni singola persona e richiede la cooperazione di tutti, oggi in special modo quella degli scienziati.

Nell'invocare sui vostri lavori la divina assistenza per un servizio sempre più incisivo ed efficace alla fondamentale causa della vita umana, di cuore tutti vi benedico.


GIOVANNI PAOLO II


AL CLERO ROMANO


Giovedì, 26 febbraio 1998

1. Carissimi sacerdoti romani, parroci, vice parroci, impegnati in ogni altra forma di ministero, vi saluto con grande affetto, lieto della vostra partecipazione a questo nostro incontro tradizionale e familiare.


Il Cardinale Vicario, nel suo saluto iniziale, ha presentato i tratti salienti dell'attuale impegno missionario della Chiesa di Roma e le vostre testimonianze hanno arricchito il quadro, narrando esperienze vive di quello che state compiendo nei vari ambiti della pastorale.

In realtà, la Missione cittadina entra proprio adesso nel suo momento culminante. Numerose parrocchie hanno già iniziato quella missione alle famiglie che io stesso ho aperto domenica 1° febbraio, incontrando una famiglia della Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in Prati. Le altre sono sul punto di cominciare, ora che è iniziato il tempo della Quaresima, consacrato quest'anno in modo speciale alla missione.

2. Questo secondo anno di preparazione immediata al Grande Giubileo è dedicato allo Spirito ed alla sua presenza santificatrice. Ricordo con gioia la domenica 30 novembre, prima di Avvento, nella quale ho celebrato con voi e con tutti i missionari della Diocesi di Roma l'apertura dell'anno dello Spirito, consegnando la Croce della missione alle parrocchie ed ai singoli missionari. Già nella Tertio millennio adveniente scrivevo che "lo Spirito è anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione" (n. 45). Ma la missione cittadina è, per questa nostra Roma, l'attuazione concreta del grande compito della nuova evangelizzazione. Vale pertanto a pieno titolo per essa quello che aggiungevo nel medesimo passo della Lettera Apostolica: "Sarà dunque importante riscoprire lo Spirito come Colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi".

3. Carissimi sacerdoti, vorrei oggi riflettere con voi sull'intimo legame che unisce il nostro sacerdozio allo Spirito Santo ed alla missione. Ritorniamo al momento della nostra Ordinazione presbiterale, quando è stata invocata su di noi dal Vescovo ordinante l'effusione dello Spirito di santità. Si è rinnovato allora in noi ciò che Gesù risorto aveva operato nei suoi discepoli la sera stessa della Pasqua: "Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»" (Jn 20,21-23). E' in virtù del dono dello Spirito Santo che i discepoli hanno trovato il coraggio di andare per tutto il mondo nel nome del Signore, per annunciare Lui, la sua salvezza e il suo Regno; hanno compiuto prodigi nel suo nome; hanno costituito dappertutto le prime comunità cristiane.

Questo dono dello Spirito non è meno vivo ed operante in noi, non ha perso nulla della sua potenza rinnovatrice e santificatrice. Lo Spirito opera in tutti i credenti che si fanno missionari, obbedendo alla chiamata del Signore, ed è motivo di gioia vedere quanti laici e quante religiose hanno accolto questa chiamata, impegnandosi con grande generosità nella Missione cittadina. Ma il Papa ripete a voi, oggi, quello che già vi diceva due anni fa in questa stessa circostanza, cioè che voi, essendo i primi collaboratori dell'Ordine episcopale, siete anche coloro a cui è affidato in primo luogo il ministero di annunciare a tutti il Vangelo. La Missione cittadina ha bisogno di presbiteri che siano autentici evangelizzatori e credibili testimoni della fede: questo il Vescovo di Roma attende da voi, miei carissimi sacerdoti. La particolare effusione dello Spirito Santo che ci è stata data nel momento dell'Ordinazione, dopo quelle già ricevute nel Battesimo e nella Cresima, è la fonte e la radice dello speciale compito che ci è affidato nella missione e nell'evangelizzazione.

59 4. Siamo, dunque, chiamati ad entrare noi per primi in quella dinamica, in quel movimento spirituale che è proprio della missione. Dobbiamo entrarvi, come già vi dicevo due anni fa, con il nostro essere e la nostra anima di sacerdoti, con la nostra preghiera e quindi con tutto il nostro quotidiano impegno pastorale.

Soltanto lo Spirito può operare questo in noi. La missione, infatti, è un'impresa d'amore e la sua efficacia dipende, in ultima analisi, dall'intensità dell'amore: siamo missionari nella misura in cui riusciamo a testimoniare che Dio ama e salva ogni persona, questa Città e l'umanità intera. Ma lo Spirito Santo è, nella Santissima Trinità, l'Amore sussistente. E, come ci ricorda l'apostolo Paolo, "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (
Rm 5,5).

In concreto, lo Spirito Santo ci rende capaci di guardare sia al prossimo sia alla nostra stessa vita con gli occhi di Dio, di amare i fratelli con quello stesso cuore con cui li ha amati il Signore Gesù, quindi di capirli, di perdonarli, di aiutarli e confortarli, di essere loro davvero vicini in ogni circostanza, dalla più lieta alla più triste, e di esserlo non in una maniera qualsiasi, ma come testimoni di Cristo e padri nella fede. Andando così, insieme con i missionari laici, di casa in casa, di famiglia in famiglia, porteremo una nota di fiducia e di speranza, daremo nuovo vigore agli animi stanchi o sconfortati, potremo rinsaldare vincoli familiari indeboliti o sul punto di rompersi, potremo offrire un segno tangibile del fatto che Dio non si dimentica di nessuno.

5. Ma lo Spirito Santo, cari sacerdoti, non solo ci accompagna, ci guida e ci sostiene nel cammino della missione. Egli anche ed anzitutto ci precede. Lo Spirito, infatti, è misteriosamente presente ed operante nel cuore, nella coscienza e nella vita di ogni donna e di ogni uomo. Lo Spirito non conosce frontiere. Lo Spirito, operando misteriosamente e silenziosamente nell'intimo di ciascuno, predispone dal di dentro ogni persona ad accogliere Cristo e il suo Vangelo.

Perciò, cari Fratelli, quando bussiamo alla porta di una casa, o alla porta di un cuore, lo Spirito ci ha già preceduto e l'annuncio di Cristo potrà forse risuonare nuovo all'orecchio di chi ci ascolta, ma non potrà mai risuonare del tutto estraneo al suo cuore. Nutrire pessimismo circa la possibilità o l'efficacia della missione sarebbe dunque, cari Fratelli, in certo senso un peccato contro lo Spirito Santo, una mancanza di fiducia nella sua presenza e nella sua azione.

6. Man mano che il Grande Giubileo si avvicina, si delineano con maggiore precisione le occasioni di grazia che lo Spirito va preparando per la Chiesa e per l'umanità, in particolare per questa Chiesa e per questa Città di Roma. Penso al Congresso Eucaristico Internazionale, penso alla Giornata Mondiale della Gioventù, al Giubileo delle Famiglie, al Giubileo dei Sacerdoti ed agli altri appuntamenti previsti ed attesi. La Missione cittadina prepara noi stessi ed i nostri fedeli a vivere questi eventi nel loro vero significato di grazia, di fede e di conversione. Perciò dobbiamo pregare insistentemente lo Spirito Santo, poiché sappiamo bene che Lui soltanto è capace di convertire i cuori e di donare la fede e la grazia.

Guardando agli impegni di quest'anno nella prospettiva complessiva del Grande Giubileo, la visita alle famiglie che compirete in questa Quaresima appare come la migliore preparazione al grande appuntamento del Giubileo delle Famiglie, che ha come suo scopo di mettere Cristo al centro della vita familiare e restituire così alla famiglia la sua autentica ed inalienabile dignità umana e cristiana.

Analogamente, la "Missione giovani", che rappresenta uno specifico obiettivo della Missione cittadina, prepara il terreno alla Giornata Mondiale della Gioventù del Duemila. Già nella Domenica delle Palme di quest'anno i giovani d'Italia e di Roma riceveranno dai giovani francesi, in Piazza San Pietro, la Croce dell'Anno Santo che ha peregrinato missionaria attraverso i Continenti e le Nazioni. Anche lo speciale incontro dei giovani di Roma con il Papa, il giovedì precedente la Domenica delle Palme, avrà luogo quest'anno per la prima volta all'aperto, nella Piazza antistante la Basilica di San Giovanni, Cattedrale di Roma: vogliamo poter accogliere, infatti, tutti i giovani che partecipano, ogni anno più numerosi, e sottolineare l'apertura missionaria di questo evento, rivolto a ogni giovane di Roma.

7. Carissimi sacerdoti, accanto al suo profilo cristologico, il Grande Giubileo "ha un profilo pneumatologico, poiché il mistero dell'Incarnazione si è compiuto «per opera dello Spirito Santo»" (Dominum et vivificantem DEV 50). Si è compiuto, come ben sappiamo, nel seno della Vergine Maria ed attraverso il suo consenso libero, immediato e totale. Maria è dunque "la donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell'ascolto, donna di speranza, che seppe accogliere come Abramo la volontà di Dio «sperando contro ogni speranza» (Rm 4,18)" (Tertio millennio adveniente TMA 48).

L'invocazione allo Spirito Santo non può, quindi, essere disgiunta dall'affidamento a Maria, a Colei che il mio Venerato Predecessore Paolo VI ha chiamato "Stella dell'evangelizzazione". A Lei, pertanto, affidiamo il nostro sacerdozio e la Missione cittadina.

Con questi sentimenti, imparto a tutti di cuore la mia Benedizione.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALLA DIRETTRICE DEL CENTRO STUDI E RICERCHE


SULLA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITÀ


60
1. Ho appreso con vivo compiacimento che codesto Centro ha organizzato un Convegno Nazionale per commemorare il XXX anniversario dell'Enciclica Humanae vitae del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Paolo VI.


Desidero, anzitutto, far pervenire il mio saluto a Lei, Gentile Professoressa, come anche ai Responsabili, ai Ricercatori ed agli Operatori della benemerita Istituzione che Ella dirige, manifestando stima ed apprezzamento per il valido contributo offerto in questi anni alla salvaguardia ed alla promozione della vita umana nella sua fase iniziale. Il mio pensiero si estende pure ai Convegnisti ed ai Relatori che partecipano ai lavori congressuali: a tutti auguro un proficuo approfondimento dell'insegnamento della Chiesa circa la "verità" dell'atto d'amore nel quale i coniugi vengono resi compartecipi dell'azione creatrice di Dio.

2. La verità di tale atto scaturisce dal suo essere espressione della reciproca donazione personale dei coniugi, una donazione che non può che essere totale, essendo la persona una e indivisibile. Nell'atto che esprime il loro amore, gli sposi sono chiamati a fare reciproco dono di se stessi nell'integralità della loro persona: nulla di ciò che costituisce il loro essere può restare escluso da questa donazione. Sta qui la ragione dell'intrinseca illiceità della contraccezione: essa introduce una sostanziale limitazione all'interno di questa reciproca donazione, rompendo quella "connessione inscindibile" tra i due significati dell'atto coniugale, l'unitivo ed il procreativo, che Papa Paolo VI indicava come iscritta da Dio stesso nella natura dell'essere umano (cfr Humanae vitae
HV 12).

In questa linea di riflessione, il grande Pontefice giustamente sottolineava la "differenza essenziale" esistente tra la contraccezione e il ricorso ai metodi naturali in ordine all'attuazione di una "procreazione responsabile". La differenza è di ordine antropologico, perché coinvolge, in ultima analisi, due concezioni della persona e della sessualità umana, tra loro irriducibili (cfr Esort. Apost. Familiaris consortio FC 32). Non è infrequente, nel pensiero corrente, che i metodi naturali di regolazione della fertilità vengano staccati dalla dimensione etica che è loro propria, e proposti nel loro aspetto meramente funzionale. Non stupisce che si cessi allora di percepire la differenza profonda che intercorre tra questi ed i metodi artificiali, e si arrivi di conseguenza a parlarne come di una diversa forma di contraccezione. Ma non è certo in quest'ottica che essi vanno visti ed applicati. Al contrario, è soltanto nella logica del dono reciproco fra l'uomo e la donna che la regolazione naturale della fertilità può essere rettamente compresa ed autenticamente vissuta quale espressione qualificata di una reale e mutua comunione di amore e di vita.Vale la pena di ribadire qui che «la persona non può mai essere considerata un mezzo per raggiungere uno scopo; mai, soprattutto, un mezzo di 'godimento'. Essa è e deve essere solo il fine di ogni atto. Soltanto allora l'azione corrisponde alla vera dignità della persona» (cfr Humanae vitae HV 12)

3. La Chiesa è consapevole delle difficoltà di vario genere che, soprattutto nel presente contesto sociale, gli sposi possono incontrare non solo nell'attuazione, ma anche nella stessa comprensione della norma morale che li riguarda. Come madre, la Chiesa si fa vicina alle coppie in difficoltà per aiutarle; ma lo fa ricordando loro che la strada per trovare la soluzione ai loro problemi non può non passare attraverso il rispetto pieno della verità del loro amore. "Non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo - ammoniva Paolo VI - è eminente forma di carità verso le anime" (Humanae vitae HV 29).

La Chiesa pone a disposizione degli sposi i mezzi di grazia che Cristo offre nella Redenzione, e li invita a farvi ricorso con sempre rinnovata fiducia. In particolare, essa li esorta ad invocare il dono dello Spirito Santo, che viene effuso nel loro cuore grazie all'efficacia del sacramento che è loro tipico: tale grazia è sorgente dell'energia interiore necessaria per assolvere ai molteplici compiti del loro stato, a cominciare da quello di essere coerenti con la verità dell'amore coniugale. Al tempo stesso, la Chiesa sollecita l'impegno degli uomini di scienza, dei medici, del personale sanitario, degli operatori pastorali, perché vengano messi a disposizione dei coniugi tutti quei sussidi che possono rivelarsi un valido sostegno per vivere in pienezza la loro vocazione (cfr Humanae vitae HV 23-27).

E' proprio in questa prospettiva che si situa anche l'opera preziosa, a cui attendono Centri come quello che Ella, Gentile Professoressa, ha promosso e continua ad animare con encomiabile impegno. Nel prendere atto con apprezzamento dell'attività di sensibilizzazione che il Centro svolge mediante la promozione di conferenze, seminari, convegni e corsi a livello sia nazionale che internazionale, vorrei cogliere l'occasione per sottolineare l'importanza dell'attività di studio e ricerca, che pure rientra nelle finalità proprie dell'Istituzione, come appare dalla stessa denominazione che la qualifica. E' necessario infatti impegnarsi, da una parte, nella diffusione in campo medico della conoscenza dei fondamenti scientifici su cui poggiano i metodi naturali di regolazione della fertilità e, dall'altra, nello sviluppo dello studio e della ricerca sulla natura degli eventi biochimici e biofisici che accompagnano e rendono riconoscibili i periodi di fertilità, consentendo così una più facile e sicura attuazione della paternità responsabile.

4. Auspico che i qualificati apporti degli studiosi, che prendono parte ai lavori del presente Convegno Nazionale, risultino utili per le ricerche che si stanno effettuando in questo campo. Le conoscenze scientifiche sempre più avanzate, unite al rispetto dei valori morali propugnati dalla Chiesa, non mancheranno di recare un efficace contributo all'affermarsi della concezione dell'amore come dono incondizionato e totale delle persone, e della fecondità come ricchezza da accogliere con gratitudine dalle mani del Creatore.

Mentre invoco su di Lei, sui Convegnisti e su quanti sono in contatto con codesto Centro l'incessante protezione di Maria, Madre del bell'amore, e di san Giuseppe, Custode del Redentore, invio di cuore, quale pegno di sempre memore affetto, l'invocata Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 27 febbraio 1998

IOANNES PAULUS PP. II


                                                                         Marzo 1998

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI


7 marzo 1998




61 1. Al termine di questa settimana di intenso cammino spirituale, desidero ringraziare il Signor Cardinale Ján Chryzostom Korec. Egli, mediante le riflessioni svolte in questi Esercizi che ora si concludono, ha inteso guidarci nel tradizionale pellegrinaggio dell'anima attraverso la Quaresima, facendoci accostare alle sorgenti abbondanti della Parola di Dio e della Liturgia. Nel silenzio del deserto, più acuta si fa la percezione della presenza benefica di Dio, che prepara grandi cose per quanti sono disposti a credere in Lui ed a vivere nella sua luce.

Il tema degli Esercizi spirituali di quest'anno si rifà direttamente all'itinerario di preparazione al grande Giubileo del 2000 - "Christus heri, hodie et in saecula" -, poiché tutta la Chiesa sta vivendo con rinnovata speranza la trepida attesa del nuovo millennio. Il mistero di Cristo la pervade, la anima, la sospinge attraverso l'arduo sentiero della penitenza, affinché, purificata e monda, possa avanzare con cuore esultante incontro allo Sposo che viene.

2. Ringrazio vivamente il Predicatore, che si è fatto voce del nostro desiderio di prepararci con fede ed amore alla Pasqua verso la quale siamo incamminati. Le riflessioni della nostra guida sono sfociate in una prospettiva di ottimismo e di speranza. Attraverso la benefica fatica del pellegrinaggio spirituale, egli ci ha aiutati a superare l'opacità di chi non sa scrutare il mistero che ci avvolge, e ci ha introdotto nella contemplazione dei misteri della fede sui quali poggia la nostra vita. A lui va il nostro grazie cordiale, che s'accompagna all'assicurazione della nostra preghiera per la sua persona e per il suo ministero pastorale.

Toto pod'akovanie, drahý Brat, by som chcel vyjadrit' aj v tvojom rodnom jazyku.

Dakujem Ti, tak ako všetci tu prítomní, za duchovné úvahy, ktoré si nám sprostredkoval. Osobitne však za svedectvo odváznej vernosti Kristovi, ktoré si vydal v t'azkých rokoch, pocas ktorých si sa vo svojej vlasti stal oporou pre knazov a laikov.

Takisto ma teší, ze Rímskej kúrii dával po prvýkrát Duchovné cvicenia slovenský kardinál.

(Questo ringraziamento voglio esprimerlo, venerato Fratello, anche nella sua lingua. Come tutti i presenti, Le sono grato per le riflessioni spirituali che ha svolto e, in particolare, per la testimonianza di coraggiosa fedeltà a Cristo da Lei offerta in anni difficili, durante i quali è divenuto nella sua Patria un punto di riferimento per sacerdoti e laici. Sono anche lieto che per la prima volta gli Esercizi spirituali siano stati predicati alla Curia Romana da un Cardinale slovacco).

Una parola di grato apprezzamento desidero rivolgere anche a quanti hanno voluto condividere questo itinerario spirituale, come pure a coloro che hanno disposto ogni cosa, affinché tutto si svolgesse serenamente e con frutto.

3. Ora, come Mosè discese dal monte ove aveva incontrato la bellezza affascinante e tremenda di Dio, anche noi ritorniamo a valle, al nostro quotidiano lavoro, per annunciare le meraviglie che abbiamo contemplato. Il Predicatore ci ha ricordato che possiamo, in questo, contare sul sostegno dello Spirito Santo. E' grazie all'azione, silenziosa ma onnipotente, della terza Persona della Trinità che la Chiesa può continuare a svolgere con immutata fiducia il suo ministero, annunciando alle generazioni che si susseguono sulla faccia della terra Cristo che è sempre lo stesso "ieri, oggi e nei secoli".

Terminiamo gli Esercizi Spirituali in questo sabato, che è il primo del mese, dedicato particolarmente al Cuore Immacolato di Maria. Invochiamo con intenso affetto Maria, la prima che ha accolto il Cristo con totale docilità all'opera dello Spirito. Sia Lei a guidarci e a sorreggerci nel cammino quaresimale che stiamo percorrendo, affinché sappiamo essere costantemente fedeli al Signore della vita e della storia.

A tutti la mia Benedizione.



RECITA DEL SANTO ROSARIO

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

Aula Paolo VI

7 marzo 1998




62 Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, che avete preso parte a questo intenso momento di preghiera, in modo speciale ai numerosi universitari di Roma. Carissimi, la vostra presenza è per me motivo di gioia e di speranza. Come nel Cenacolo, ci siamo riuniti in preghiera con Maria, per invocare i doni divini della sapienza e della scienza. Essi aiutano ad utilizzare le conoscenze scientifiche e tecnologiche sempre e solo per il bene dell'uomo.

Cari giovani, sappiate proporre ai vostri colleghi la sapienza della fede, mostrando loro quale luce si sprigioni dal Vangelo anche per il bene della città dell'uomo. In tal modo offrirete il vostro specifico contributo alla Missione cittadina di Roma, che l'anno prossimo coinvolgerà anche le Università. Assicuro una preghiera particolare per la Cappellania dell'Università "La Sapienza", che celebra il suo 50E anniversario, ed auguro ogni bene per il Convegno europeo dei Cappellani, che avrà luogo in questa circostanza.

Chers jeunes de Paris, je vous remercie de participer à cette prière mariale avec les jeunes universitaires de Rome. Demain, dans le cadre du projet "Charité 2000", vos Évêques conduiront des rencontres de catéchèse dans cinq églises de Paris. C'est l'un des fruits significatifs de la Journée mondiale de la Jeunesse, dont je me réjouis. Confiant à Marie tous les jeunes universitaires de Paris et de France, je vous accompagne de ma prière et de ma bénédiction!

Ciesze sie, ze w dzisiejszej modlitwie rózancowej uczestnicza takze studenci w Polsce. Serdecznie was pozdrawiam. Tym pozdrowieniem obejmuje wszystkie srodowiska akademickie w kraju, a szczególnie was, zgromadzonych w kolegiacie sw. Anny, która mi przypomina lata mojego pasterzowania w Krakowie. Niech Bóg obdarzy was wszystkich swoim blogoslawienstwem.

Traduzione del saluto in polacco:

Esprimo la mia gioia per la partecipazione all'odierna preghiera del santo Rosario anche degli studenti nella Polonia. Vi saluto cordialmente. Con questo saluto abbraccio tutti gli ambienti universitari nel Paese, e in modo particolare voi, riuniti nella Chiesa di S. Anna, che mi ricorda gli anni del mio ministero pastorale a Cracovia. Dio conceda a tutti la sua benedizione!

Saluto il folto gruppo della Parrocchia dei Santi Gioacchino e Anna al Tuscolano, a cui consegno la bella terracotta della Madonna, Madre della Preghiera, davanti alla quale abbiamo recitato il santo Rosario questa sera. So, carissimi, che porrete questa immagine nella vostra chiesa, che ho visitato dieci anni fa. Maria vi aiuti a farvi missionari del Vangelo verso tutti, in questo tempo di Missione per la città di Roma.

Saluto inoltre i fedeli delle parrocchie San Michele Arcangelo in Foggia e Santa Fara in Bari, le religiose Figlie di Maria Ausiliatrice, i soci del Serra Internazionale di Bari e Matera, gli studenti universitari della Fondazione Giuseppe Tovini di Brescia e il gruppo del Movimento per la Vita di Cervia.

I am glad to greet the English-speaking visitors who have joined us for this prayer to Mary.

I would like to greet the Salesian Sisters from countries on every continent, here in Rome to begin a course of permanent formation. Dear sisters: may the Blessed Virgin Mary accompany you in this new experience so that, as you meditate in your hearts on the things of God, you may be strengthened in your religious consecration and mission. The Church needs your witness and your special charism. Upon all of you and your families I invoke God's blessings!




GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO


DELLA PASTORALE PER GLI OPERATORI SANITARI


9 marzo 1998




63 1. Sono lieto di questo incontro che si svolge in occasione della quarta Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari. Saluto il vostro Presidente, Mons. Javier Lozano Barragán, e lo ringrazio per le cordiali parole con cui ha espresso, insieme con i comuni sentimenti di affetto, la vitalità e l'impegno del vostro giovane Dicastero.

Saluto pure tutti voi, carissimi Membri, Officiali e Consultori del Pontificio Consiglio, che siete intervenuti a questa Udienza. Attraverso di voi il mio pensiero si estende con grato apprezzamento a tutti i sacerdoti, i religiosi, i medici, gli scienziati, i ricercatori, e quanti, con sensibilità umana ed ecclesiale, sono impegnati secondo le rispettive competenze nel complesso mondo della salute.

2. Impegnative sono le tematiche che intendete affrontare nel corso di queste giornate di studio, nelle quali dedicherete un attento esame ai problemi ed alle sfide che il vasto ambito sanitario pone sul piano della pastorale della salute.

Questi primi tredici anni di attività hanno visto l'alacre e dinamico impegno del Dicastero in un settore delicato e spesso travagliato ed hanno confermato la necessità e l'urgenza del servizio ecclesiale che esso svolge. Guardo con gratitudine alle molteplici realizzazioni che, per la vostra costante premura, si sono potute attuare a sostegno dell'ammirevole disponibilità, qualche volta eroica, di medici, suore, cappellani a servizio dei malati. La pastorale sanitaria, nata dalla carità della Chiesa e testimoniata in modo eminente da molti Santi, tra cui un posto di rilievo occupano san Giovanni di Dio e san Camillo de Lellis, ha conosciuto nei secoli una straordinaria fioritura grazie all'opera di Ordini ed Istituti religiosi dediti al servizio dei malati. Essa è oggi coordinata e promossa dall'Organismo di cui, a diverso titolo, fate parte. L'ho istituito io stesso nel 1985, affidandolo all'intraprendenza del Cardinale Fiorenzo Angelini, la cui intensa attività desidero ancora ricordare con apprezzamento e gratitudine.

3. Nel raccogliere e continuare questa preziosa eredità, voi vi siete fatti carico, con senso di responsabilità e di amore, dei compiti che il Documento istitutivo assegna al Dicastero. Voi seguite, pertanto, con sollecitudine le difficili problematiche della salute, aiutando coloro che si pongono al servizio di malati e di sofferenti, affinché la loro opera risponda sempre meglio alle esigenze emergenti in questo delicato campo. Vi preoccupate, in particolare, di offrire la vostra collaborazione alle Chiese locali per far sì che agli operatori sanitari sia assicurata un'adeguata assistenza spirituale insieme con la possibilità di una seria conoscenza della dottrina della Chiesa circa gli aspetti morali della malattia ed il significato del dolore umano. Il vostro Dicastero segue, inoltre, con attenzione i problemi teorici e pratici della medicina, nonché gli sviluppi in campo legislativo della normativa sanitaria, nell'intento di salvaguardare in ogni situazione il rispetto per la dignità della persona.

Purtroppo la benefica azione di protezione e di difesa della salute trova ostacoli non solo nei molteplici fattori patogeni, antichi e recenti, che insidiano la vita sulla terra, ma qualche volta anche nella mentalità e nel comportamento degli uomini. La prepotenza, la violenza, la guerra, la droga, i sequestri di persona, l'emarginazione degli immigrati, l'aborto, l'eutanasia, sono attentati alla vita che dipendono dall'iniziativa umana. Le ideologie totalitarie, che hanno degradato l'uomo ad oggetto, calpestando ed eludendo i diritti umani fondamentali, trovano preoccupanti riscontri in certe strumentalizzazioni delle potenzialità biotecnologiche, che manipolano la vita in nome di un'ambizione smisurata di dominio che deforma aspirazioni e speranze, moltiplicando inquietudini e sofferenze.

4. "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (
Jn 10,10): la Chiesa, che custodisce e diffonde il messaggio della salvezza, considera suo programma questa vivida e stimolante affermazione di Gesù. Nella difesa della salute dell'uomo, che è vostro programma, trova eco questa missione.

Il concetto di salute non può limitarsi a significare soltanto l'assenza di malattia o di momentanee disfunzioni organiche. La salute investe il benessere di tutta la persona, il suo stato biofisico, psichico e spirituale. In qualche modo, quindi, essa abbraccia anche il suo adattamento all'ambiente in cui vive ed opera.

"Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Gli obiettivi che voi perseguite - come, ad esempio, la tutela della dignità della persona nella sua vita fisica e spirituale; la promozione di studi e ricerche in campo sanitario; la stimolazione di adeguate politiche sanitarie; l'animazione della pastorale ospedaliera -sono il riflesso sul piano operativo del compito che Gesù ha trasmesso alla sua Chiesa: servire la vita! Non posso che incoraggiarvi nell'adempimento di questo impegno.

5. L'Incarnazione del Verbo ha sanato ogni nostra debolezza e nobilitato la natura umana, elevandola a dignità soprannaturale e facendo del popolo dei redenti, grazie all'azione dello Spirito Santo, un solo corpo e un solo spirito. Proprio per questo ogni atto di assistenza all'uomo malato, sia in strutture sanitarie d'avanguardia, sia in quelle semplici di Paesi in via di sviluppo, se fatto con spirito di fede e con delicatezza fraterna, diventa in un senso molto vero un atto di religione.

La cura degli infermi, se svolta in un contesto di rispetto della persona, non si limita alla terapia medica o all'intervento chirurgico, ma mira a guarire integralmente l'uomo, restituendolo all'armonia di un interiore equilibrio, al gusto della vita, alla gioia dell'amore e della comunione.

64 A questo mirano, nel complesso e variegato mondo della santità, anche le attività del vostro Dicastero, in collaborazione con gli analoghi centri pastorali delle Chiese locali, che coordinano il servizio dei cappellani e delle suore ospedaliere, insieme con la generosa disponibilità del volontariato. Il fine comune è il rispetto della vita di ogni persona che, pur se menomata nelle sue funzioni e nella sua integrità organica, conserva intatta l'umana dignità che le è propria.

6. Auspico di cuore che nel lavoro dei prossimi giorni giungiate a formulare opportuni programmi operativi. E' questa la strada per realizzare le finalità istitutive del Pontificio Consiglio, che non mancherà di svolgere un suo specifico ruolo nel tempo di preparazione al "Grande Giubileo dell'Anno Duemila". I fedeli saranno così aiutati a prendere coscienza che "nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l'uomo a Cristo" (Lett. ap. Salvifici doloris, 26). La sofferenza dell'essere umano, così trasformata nel mistero della sofferenza del Redentore, diventa "l'insostituibile mediatrice ed autrice dei beni, indispensabili per la salvezza del mondo" (ibid., 27).

Continuate ad offrire alle Conferenze Episcopali Nazionali e a tutti gli Organismi impegnati nella pastorale sanitaria il vostro intelligente servizio, e lo Spirito Santo "che, con la sua forza e mediante l'intima connessione delle membra, produce e stimola la carità tra i fedeli" (Cost. dogm. Lumen gentium
LG 7), continuerà a manifestarsi alla Chiesa, all'inizio del suo terzo millennio, quale "agente principale della nuova evangelizzazione" (Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 45).

Affidando questi voti alla Vergine Santissima, che dopo l'Annuncio dell'Angelo concretizzò la sua immediata disponibilità con un servizio alla vita verso la cugina Elisabetta, prossima alla maternità, vi imparto di cuore la mia affettuosa Benedizione, che estendo volentieri a quanti con voi collaborano per rendere sempre più efficiente ed umano il servizio alle persone provate dalla malattia.


GP2 Discorsi 1998 57