GP2 Discorsi 1998 70

IOANNES PAULUS PP. II



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN NIGERIA (21-23 MARZO 1998)

ARRIVO ALL'AEROPORTO NNAMDI AZIKIWE


Sabato 21 marzo 1998


Vostra Eccellenza, Capo dello Stato, Generale Sani Abacha,
Autorità del Governo,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
71 Cari Fratelli e care Sorelle in Gesù Cristo,
Amato popolo della Nigeria,

1. Con profonda gratitudine rendo lode alla Divina Provvidenza per avermi concesso la grazia di ritornare da voi e di camminare ancora una volta sul suolo di questa terra benedetta! A voi che siete qui riuniti per darmi il benvenuto, e a tutti i figli e le figlie della Nigeria, porgo sinceri saluti di amore e di pace.

Rivolgo un particolare ringraziamento ai miei Fratelli Vescovi per il loro invito e al Capo dello Stato, agli altri Responsabili del governo e alle autorità, per aver reso possibile questa visita. Considero la presenza di tutti voi, qui oggi, segno di amicizia e manifestazione del vostro desiderio di operare insieme per servire il bene dell'intera nazione.

2. Vengo in Nigeria come amico, come persona profondamente preoccupata per il destino del vostro Paese e dell'Africa in generale. Lo scopo principale della mia visita è quello di celebrare insieme alla comunità cattolica la beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene Tansi, primo nigeriano nella storia della Chiesa ad essere ufficialmente proclamato «beato».

Questa beatificazione, celebrata proprio nel Paese in cui Padre Tansi è nato e ha esercitato il suo ministero sacerdotale, è un onore per l'intera nazione. Essa offre a tutti i nigeriani l'opportunità di riflettere sull'orientamento e sul discernimento che la vita di Padre Tansi offre alla società attuale. In lui, e in quanti dedicano completamente la propria vita al servizio degli altri, si rivela il cammino lungo il quale i nigeriani dovrebbero procedere verso un futuro più luminoso per il loro Paese. La testimonianza resa da Padre Tansi è importante in questo momento della storia della Nigeria, momento che esige sforzi onesti e congiunti per promuovere l'armonia e l'unità nazionale, per garantire il rispetto della vita umana e dei diritti umani, per promuovere la giustizia e lo sviluppo, per combattere la disoccupazione, per dare speranza ai poveri e ai sofferenti, per risolvere i conflitti attraverso il dialogo e per creare una solidarietà vera e duratura tra tutti i settori della società.

3. La violenza non cessa di causare grande dolore e tormento ad alcuni popoli africani. Nel giungere in Africa Occidentale, rivolgo il mio pensiero al popolo della Sierra Leone, che ha tanto sofferto in tempi recenti. Noi tutti dobbiamo sperare che con il costante aiuto di quanti sono responsabili della pace n Africa, il ritorno all'ordine costituzionale e alle libertà democratiche aprono la strada ad un nuovo periodo di ricostruzione e di sviluppo.

A tale proposito riconosco doverosamente il contributo offerto dalla Nigeria e da altri Paesi al fine di risolvere questa difficile situazione. Desidero, in particolare, esprimere la mia sincera gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato alla felice operazione di salvataggio presso il Catholic Pastoral Centre di Makeni.

Desidero anche incoraggiare il popolo della Liberia, che sta uscendo da una situazione di tragico conflitto e si sta adoperando per ricostruire la propria nazione. La giustizia e la pace costituiscono la via dello sviluppo e del progresso. Possa Dio infondere forza a tutti coloro che procedono lungo questa via al servizio della comunità umana!

4. Cari amici nigeriani, siete tutti chiamati, nel vostro Paese, a fare appello alla vostra saggezza e alle vostre capacità nel difficile e pressante compito di costruire una società che rispetti tutti i suoi membri nella loro dignità, nei loro diritti e nelle loro libertà. Ciò esige un atteggiamento di riconciliazione e richiede che il Governo e i cittadini di questa terra s'impegnino fermamente a dare il meglio di sé per il bene di tutti. La sfida che dovete affrontare è grande, ma ancor più grandi sono le vostre capacità e la vostra determinazione per affrontarla.

La vita e la testimonianza di Padre Tansi ci ricordano un versetto del Vangelo: «Beati gli operatori di pace» (
Mt 5,9). Beati tutti coloro che, in Nigeria e altrove in Africa, operano a favore della pace autentica. Beati agli occhi di Dio tutti coloro che operano per condurre il continente africano verso una nuova fase di stabilità, di riconciliazione, di sviluppo e di progresso.

72 Il successo definitivo di questa impresa verrà dall'Onnipotente, Signore della vita e della storia dell'uomo. Certo che Egli vi sosterrà nel lavoro che dovrete affrontare, faccio mie le parole del Salmista: «Il Signore darà forza al suo popolo, benedirà il suo popolo con la pace» (Ps 29,11). Dio benedica la Nigeria.

Mentre mi appresto a dare inizio a questa visita, desidero esprimere la mia stima profonda e il mio affetto per ogni nigeriano. Vi incontrerò tutti con viva cordialità. Dio sia vicino ad ogni figlio e figlia di questa amata terra. Dio benedica la Nigeria!

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN NIGERIA (21-23 MARZO 1998)

INCONTRO CON I CAPI MUSULMANI

Domenica, 22 marzo 1998



Sua Altezza Reale il Sultano di Sokoto,
Vostre Altezze Reali gli Emiri,
Illustri Capi Musulmani,

1. Nonostante la brevità della mia permanenza in Nigeria, non ho voluto che trascorresse senza questo importante incontro con i massimi rappresentanti dell'Islam in questo Paese. Permettetemi di esprimervi la mia gratitudine per aver accolto l'invito a venire qui questa sera; sono profondamente riconoscente per l'opportunità che mi si offre di salutare, per vostro tramite, l'intera comunità musulmana in Nigeria. Ringrazio Sua Altezza Reale per le sue gentili parole, e a mia volta vi rivolgo un saluto di Pace, la pace che ha la sua autentica fonte in Dio, che, nella vostra tradizione, tra i suoi "splendidi appellativi", ha anche quello di al-Salam, Pace.

Come sapete, lo scopo della mia visita è stato quello di proclamare solennemente la santità di un figlio di questo Paese, Padre Cyprian Michael Iwene Tansiche è stato dichiarato un modello di religioso che ha amato gli altri e si è sacrificato per loro. L'esempio di quanti vivono vite sante ci insegna non soltanto ad esercitare il rispetto e la comprensione reciproci, ma a diventare noi stessi modelli di bontà, di riconciliazione e di collaborazione, al di là dei confini etnici e religiosi, per il bene dell'intero Paese e a maggior gloria di Dio.

2. In quanto cristiani e musulmani, condividiamo la fede in "un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale" (Lumen Gentium LG 16). Anche se differiamo nel modo d'intendere quest'Unico Dio, siamo tuttavia simili nel nostro sforzo di conoscere e fare la sua volontà. Questa aspirazione religiosa costituisce di per sé un vincolo spirituale tra cristiani e musulmani, vincolo che può stabilire una solida ed ampia base di collaborazione in molti campi. Questo è importante ovunque cristiani e musulmani vivono insieme, ma lo è in modo particolare in Nigeria, dove cristiani e musulmani presenti in così grande numero.

Tra le importanti convinzioni che condividiamo, sia il Cristianesimo sia l'Islam pongono l'accento sulla dignità di ogni persona umana, in quanto creata da Dio per un fine speciale. Ciò ci porta a sostenere il valore della vita umana in tutti i suoi stadi e la famiglia in quanto unità essenziale della società. Di conseguenza consideriamo un peccato contro il Creatore ogni abuso nei confronti dei membri più deboli della società, in particolare donne e bambini. Inoltre le nostre religioni pongono molta enfasi sulla responsabilità degli individui di rispondere a quanto, in coscienza, ritengono che Dio desideri da loro. E' inquietante la riflessione sull'attuale condizione dei diritti umani poiché in alcune parti del mondo le persone vengono ancora perseguitate e imprigionate per motivi di coscienza e per il loro credo religioso. Quali vittime innocenti, rappresentano la triste prova che è stata la forza - e non i principi democratici - a prevalere, che l'intenzione non è quella di servire la verità e il bene comune, bensì di difendere interessi particolari ad ogni costo. Viceversa, entrambe le nostre tradizioni propugnano un'etica che rifiuta un individualismo che è alla ricerca della propria soddisfazione e che non presta attenzione alle necessità altrui. Noi crediamo che, agli occhi di Dio, le risorse della terra siano destinate a tutti e non solamente a pochi. Siamo consapevoli che l'esercizio del potere e dell'autorità debba intendersi come un servizio alla comunità e che tutte le forme di corruzione e di violenza rappresentino una grave offesa alla volontà di Dio per la famiglia umana.

Abbiamo in comune così tanti insegnamenti riguardo alla bontà, la verità e la virtù, che è possibile tra noi una grande comprensione. Anzi, è necessaria. Nel Messaggio che ho rivolto alla Comunità Musulmana a Kaduna, nel corso della mia prima visita nel vostro Paese, nel 1982, ho affermato: "Sono convinto che se noi (cristiani e musulmani) uniamo le nostre forze in nome di Dio, possiamo fare molto bene... Possiamo collaborare nella promozione della giustizia, della pace e dello sviluppo. Spero fermamente che la nostra solidarietà in quanto fratelli, in nome di Dio, sarà veramente per il bene futuro della Nigeria e di tutta l'Africa" (14 febbraio 1982, n. 4).

73 3. In tutte le società possono nascere divergenze. Talvolta le dispute e i conflitti che ne derivano assumono un carattere religioso. La religione stessa viene a volte chiamata in causa senza scrupoli per generare conflitti. La Nigeria ha conosciuto tali lotte, anche se occorre riconoscere con gratitudine che in molte parti del Paese persone di differenti tradizioni religiose vivono fianco a fianco in un rapporto di buono e pacifico vicinato. Le differenze etniche e culturali non dovrebbero mai essere chiamate in causa per giustificare i conflitti. Piuttosto, come voci diverse in un coro, tali diversità possono vivere in armonia, sempre che esista un autentico desiderio di rispetto reciproco.

I cristiani e i musulmani concordano sul fatto che, in materia religiosa, non possono esserci coercizioni. Siamo impegnati a promuovere atteggiamenti di apertura e di rispetto nei confronti dei seguaci di altre religioni. Tuttavia è possibile fare un errato uso della religione ed è compito dei capi religiosi vegliare affinché questo non accada. Soprattutto, ogni qual volta viene fatta violenza in nome della religione, dobbiamo chiarire a tutti che, in tali circostanze, non ci troviamo di fronte alla vera religione. L'Onnipotente infatti non può tollerare la distruzione della propria immagine nei suoi figli. Da questo luogo nel centro dell'Africa Occidentale, rivolgo un appello a tutti i Musulmani, proprio come ho fatto coi miei confratelli Vescovi e con tutti i Cattolici: fate sì che l'amicizia e la cooperazione siano la nostra ispirazione! Lavoriamo insieme per una nuova era di solidarietà e di servizio congiunto dinanzi all'enorme sfida di costruire un mondo migliore, più giusto e più umano! Quando sorgono problemi, sia a livello locale, regionale o nazionale, le soluzioni vanno cercate attraverso il dialogo. Non è questa la consuetudine della tradizione africana? Quando nigeriani di diversa estrazione si riuniscono per pregare per i bisogni del Paese - ogni gruppo secondo la propria tradizione - essi sono consapevoli di stare insieme come un popolo unito. In questo modo rendono veramente onore all'Altissimo Signore del cielo e della terra.



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN NIGERIA (21-23 MARZO 1998)

INCONTRO CON I VESCOVI DELLA NIGERIA


Abuja, Nigeria

Lunedì 23 marzo 1998


Miei cari Fratelli nell'Episcopato,

1. L'eco dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, celebrata circa quattro anni fa, è ancora forte in voi. Il Sinodo ha rappresentato un momento di riflessione feconda e piena di grazia sulla forza e sulla debolezza della comunità cattolica che continua a crescere e a svilupparsi in questo continente. I Padri hanno esaminato a lungo e in tutta la sua complessità ciò che la Chiesa è chiamata a fare alla luce dell'attuale situazione. Con costante fiducia nelle promesse di Dio, e nonostante le difficoltà presenti in molti Paesi, essi hanno riaffermato la determinazione della Chiesa di rinvigorire in tutti gli africani la speranza in una vera liberazione (cfr Ecclesia in Africa, n. 14).

Poiché vi state impegnando a tal fine, vi rivolgo oggi questo messaggio e pongo al centro del mio discorso le parole di incoraggiamento e di grazia scritte quasi duemila anni fa dall'Apostolo Paolo al suo «figlio prediletto» Timoteo: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2Tm 1,7). Cari Fratelli, il vostro ministero - individualmente verso i fedeli delle vostre Chiese particolari e collettivamente verso la nazione nel suo insieme - manifesta già il segno di questo spirito, e io desidero sostenere il vostro coraggio e la vostra fermezza affinché rimangano sempre i tratti distintivi della proclamazione della salvezza che offrite in Gesù Cristo. Ciò è tanto più necessario in quanto si avvicina il nuovo Millennio, tempo di grazia, «ora dell'Africa» (Ecclesia in Africa n. 6). Sarà la vostra guida coraggiosa e ferma a consentire alla Chiesa in Nigeria di affrontare le sfide della nuova evangelizzazione in questo momento della vostra storia.

Non riesco a esprimere come vorrei la mia gioia e la mia gratitudine per essere riuscito a tornare in Nigeria e a celebrare in questo Paese benedetto la Beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene Tansi. Ringrazio l'Arcivescovo Obiefuna per la gentilezza e il calore delle parole con cui, a nome di tutti voi, mi ha dato il benvenuto. A mia volta saluto voi, Vescovi della Nigeria, e, per vostro tramite, tutti i membri delle Chiese locali. Assicurate i vostri sacerdoti, religiosi e laici - soprattutto i malati, gli anziani, i bambini e i giovani - del mio affetto e della mia stima. «Grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro» (2Tm 1,2).

2. Nell'opera di evangelizzazione la Chiesa deve superare molti ostacoli, eppure non si lascia scoraggiare. Piuttosto, essa continua a rendere eloquente testimonianza al suo Signore, non soltanto attraverso la sollecitudine spirituale verso i propri figli, ma anche mediante l'impegno a servire la società nigeriana nel suo insieme. La sua è veramente una forza che va al di là di tute le sue risorse umane - «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza» (2Tm 1,7) - e per questo ha fiducia nel fatto che dai semi che essa pianta Dio trarrà un abbondante raccolto. In verità, la parola di Dio non può essere incatenata (cfr Tm 2, 9), e sarà sempre evidente che la gloria non sarà nostra, bensì del «Padrone della messe» (Lc 10,2).

Allo stesso tempo, tuttavia, l'importanza e la credibilità della proclamazione della Buona Novella da parte della Chiesa sono strettamente legate alla credibilità dei suoi messaggeri (cfr Ecclesia in Africa n. 21). Per questo motivo quanti sono stati chiamati al «ministero della riconciliazione» (2Co 5,18) - sia Vescovi che sacerdoti - devono mostrare in modo chiaro e inequivocabile di credere fermamente a quanto predicano. Con le parole del mio predecessore, Papa Paolo VI: «La testimonianza della vita è divenuta più che mai una condizione essenziale per l'efficacia profonda della predicazione. Per questo motivo, eccoci responsabili, fino a un certo punto, della riuscita del vangelo che proclamiamo» (Evangelii nuntiandi EN 76).

3. La Nigeria ha una delle più numerose popolazioni cattoliche dell'Africa, e il numero dei credenti è in continua crescita. Questo è un segno della vitalità e della crescente maturità di questa Chiesa locale. Particolarmente promettente a questo proposito è l'aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Poiché i sacerdoti sono i vostri principali collaboratori nello svolgimento della missione apostolica della Chiesa, è essenziale che i vostri rapporti con loro siano caratterizzati da unità, fratellanza e apprezzamento dei loro talenti. Quanti, attraverso l'Ordine Sacro, sono stati configurati a Cristo il Buon Pastore, devono condividere questo atteggiamento di completo dono di sé per la salvezza del gregge e per la diffusione del Vangelo. Vivere la vita sacerdotale richiede una profonda formazione spirituale e soprattutto un impegno a una continua conversione personale. La vostra vita e quella dei vostri sacerdoti dovrebbero riflettere lo spirito della povertà evangelica e il distacco dalle cose e dagli atteggiamenti del mondo. Il celibato, quale completo dono di sé al Signore e alla sua Chiesa, deve essere attentamente tutelato, ed ogni atteggiamento che possa dare scandalo deve essere propriamente evitato e, quando si renda necessario, corretto.

74 Con oltre tremila seminaristi attualmente in formazione nei seminari maggiori interdiocesani esistenti, state progettando di aprirne altri; ciò vi consentirà di garantire in modo più idoneo la giusta formazione dei candidati al sacerdozio. Inoltre, anche i seminari maggiori per i religiosi stanno dando buoni frutti e stanno crescendo. Anche se il numero aumenta, tuttavia, resta di vitale importanza fornire una guida e un orientamento attenti nella selezione e nella preparazione di quanti sono chiamati al ministero sacerdotale nella Chiesa. Siate certi che, se i vostri seminari si conformeranno ai requisiti fondamentali del programma di formazione sacerdotale della Chiesa - soprattutto quello presentato nel Decreto Conciliare Optatam totius e nell'Esortazione Apostolica Post-Sinodale Pastores dabo vobis - produrranno frutti eccellenti per le generazioni future.

4. Pochi mesi fa, la Conferenza Episcopale della Nigeria ha portato a termine il suo Piano Pastorale Nazionale, uno strumento che sarà molto importante per conferire impulso e orientamento alla nuova evangelizzazione. Nel mettere in pratica questo Piano, dovrete costantemente valutare la sua efficacia e apportarvi insieme le modifiche necessarie ad affrontare i diversi bisogni pastorali delle Chiese particolari. Nessun piano pastorale veramente nazionale può fare a meno di considerare in che modo le differenze etniche e culturali possono armonizzarsi in uno spirito di genuina collaborazione e comunione ecclesiale. Il vostro sostegno congiunto a progetti pastorali come l'Istituto Cattolico dell'Africa Occidentale, rappresenta uno dei modi per superare tali differenze. Desidero incoraggiarvi a fare della Conferenza Episcopale un efficace strumento di sempre maggiore unità, solidarietà e azione congiunta da parte delle quarantacinque diverse Giurisdizioni Ecclesiastiche della Nigeria. Poiché il numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa è in aumento, vi incoraggio a promuovere vocazioni missionarie e a facilitare l'apostolato dei sacerdoti e dei religiosi chiamati all'impegno missionario al di fuori delle proprie Diocesi e della Nigeria stessa. Queste sono alcune delle sfide che la Chiesa in Nigeria deve affrontare, una Chiesa che adesso è diventata maggiorenne. Sì, il cristianesimo «è davvero piantato in questa terra benedetta» (Ecclesia in Africa, n. 35); L'Africa è diventata «nuova patria di Cristo» (ibid., n. 56) e gli africani sono adesso missionari gli uni per gli altri.

Le vostre Diocesi possono contare in modo particolare sulla testimonianza e sull'opera dei molti religiosi e religiose che, donandosi liberamente, tanto contribuiscono alla vita e al vigore delle vostre comunità. La loro speciale consacrazione al Signore li rende idonei a recare una testimonianza particolarmente efficace all'amore di Dio per il suo popolo e fa di essi dei segni viventi della verità che «il regno di Dio è vicino» (
Mc 1,15). Essi rappresentano un elemento integrale della vita e della missione della Chiesa in Nigeria: non fate mai mancare loro la vostra attenzione e la vostra sollecitudine paterna; state loro vicini e abbiate cura del loro carisma, dono straordinario del Signore.

A questo punto è opportuno esprimere apprezzamento per il crescente impegno dei fedeli laici nel compito di promuovere il Regno di Dio in questo Paese. Infatti la forza della testimonianza evangelica della Chiesa dipenderà sempre più dalla formazione di un laicato attivo, che lo renda idoneo a portare lo spirito di Cristo negli ambienti politici, sociali e culturali e a offrire una collaborazione sempre più competente nella pianificazione e nell'attuazione delle vostre iniziative pastorali. Le vostre Chiese particolari sono anche benedette da catechisti ed "evangelizzatori", che si adoperano con abnegazione nel compito di annunciare Cristo e di far conoscere le sue vie ai loro fratelli e alle loro sorelle. Inoltre, le qualità specifiche delle società di apostolato laico e dei gruppi di preghiera, purché evitino accuratamente ogni esclusivismo, rappresentano una forza vitale per la crescita delle vostre comunità di fede.

5. L'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ha considerato l'evangelizzazione delle famiglie una priorità essenziale, poiché è attraverso di esse che la famiglia africana viene evangelizzata (cfr Ecclesia in Africa, n. 80). Inoltre il matrimonio e la vita familiare sono le normali vie di santità per la maggior parte dei fedeli affidati alla vostra sollecitudine. Per questo motivo, i vostri incessanti sforzi per portare le coppie a scoprire la verità, la bellezza e la ricchezza della grazia insita nella loro nuova vita comune in Cristo, rimangono parte essenziale delle vostre responsabilità pastorali e il modo più sicuro per garantire un'autentica inculturazione del Vangelo.

Similmente, ai giovani, che rappresentano il futuro della Chiesa e della nazione, vanno offerti aiuto e assistenza affinché superino gli ostacoli che potrebbero impedire il loro sviluppo: analfabetismo, disoccupazione, indolenza, droga. Un modo eccellente di affrontare questa sfida è di esortare gli stessi giovani a divenire evangelizzatori dei loro compagni - perché nessuno può farlo meglio di loro. I giovani devono essere aiutati a scoprire molto presto il valore del dono di sé, un fattore essenziale per il raggiungimento della maturità personale. Desidero aggiungere che dovete essere particolarmente solleciti nel fare tutto il possibile affinché i giovani nigeriani - soprattutto le ragazze e le giovani donne - vengano tutelati dall'eventualità di diventare vittime di sfruttamenti senza scrupoli, che spesso li costringono a forme di schiavitù particolarmente degradanti con conseguenze tragiche e devastanti.

I Padri Sinodali hanno inoltre fatto appello alla Chiesa in Africa perché si impegni attivamente nel processo di inculturazione, rispettando i due importanti criteri della compatibilità con il messaggio cristiano e della comunione con la Chiesa universale (cfr Ecclesia in Africa, n. 62). Vi incoraggio quindi a fare tutto il possibile - dal punto di vista liturgico, teologico e amministrativa - affinché il vostro popolo si senta sempre più a casa nella Chiesa e la Chiesa sempre più a casa con il vostro popolo. Sarà necessario condurre ricerche sulla Religione Tradizionale Africana e sulla Cultura africana, e saper discernere e vigilare con cautela. Che lo Spirito Santo vi guidi in questi sforzi!.

6. I membri delle Chiese particolari affidati alla vostra sollecitudine sono cittadini di una nazione che adesso deve affrontare diverse importanti sfide nel tentativo di operare cambiamenti politici e sociali. In questo contesto acquista un significato ancora maggiore il vostro ruolo di guide della comunità cattolica, guide che riconoscano l'opportunità e la necessità di un dialogo costruttivo con tutti i settori della società sulle giuste e solide basi della vita sociale. Un tale dialogo, mentre cerca di mantenere aperti tutti i canali di comunicazione con pazienza e buona volontà, non vi impedisce di esporre apertamente e con deferenza le convinzioni della Chiesa, soprattutto quelle riguardanti argomenti importanti quali la giustizia e l'imparzialità per tutti i cittadini, il rispetto per i diritti umani, la libertà religiosa e l'oggettiva verità morale che devono riflettersi nella legislazione civile.

È di vitale importanza che tutti i nigeriani collaborino al fine di garantire che i necessari cambiamenti avvengano pacificamente e senza indebite sofferenze per i settori più deboli della popolazione. E' dunque chiaro che i generosi sforzi dei Pastori e dei fedeli, in stretta collaborazione con i cristiani di altre Chiese e comunità ecclesiali, svolgono un ruolo importante nel garantire una positiva soluzione a questo periodo di transizione. Infatti, come hanno osservato i Padri del Concilio Vaticano II, un'azione comune di questo tipo «esprime vivamente quella unione, che già vige tra» i cristiani e, se tutti si uniscono al servizio al bene comune, «pone in una luce più piena il volto di Cristo servo» (Unitatis redintegratio UR 12).

7. Questo clima di dialogo e di cooperazione deve estendersi anche ai credenti musulmani di buona volontà, perché anche essi «intendono imitare la fede di Abramo e vivere le esigenze del Decalogo» (Ecclesia in Africa, n. 66). Oggi, incontrando voi, Vescovi cattolici della Nigeria, reitero l'appello che ho rivolto ieri durante il mio incontro con i capi musulmani: l'appello alla pace, alla comprensione e alla mutua collaborazione fra cristiani e musulmani. Il Creatore dell'unica grande famiglia umana a cui tutti apparteniamo desidera che rendiamo testimonianza dell'immagine divina insita in ogni essere umano, rispettando ogni persona con i propri valori e tradizioni religiose, e operando insieme per il progresso umano e lo sviluppo a tutti i livelli.

Cristiani, musulmani e seguaci della Religione Tradizionale Africana, dovrebbero continuare a condurre una sincera ricerca di comprensione reciproca. Ciò garantirà a tutti i cittadini di essere veramente liberi di operare per il bene della società nigeriana, uniti nel «promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace a la libertà» (Nostra aetate NAE 3)

75 8. «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2Tm 1,7). È proprio questo spirito, lo spirito del saldo impegno per il Vangelo e della completa fiducia nell'amore di Dio, che vi consentirà di svolgere la missione a cui Dio, come Vescovi, vi ha chiamati. Confermati dalla fede e dalla speranza nel potere salvifico di Gesù Cristo, sarete sempre più pronti ad affrontare «la sfida di essere strumenti della salvezza in ogni differente ambito della vita dei popoli africani» (Ecclesia in Africa, n. 70)

Siate certi che le mie preghiere vi accompagnano sempre; ancora una volta, vi confermo il mio affetto e la mia stima. Affidando voi e tutti i fedeli della Nigeria alla protezione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, invoco su di voi «grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro» (2Tm 1,2). Amen.

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN NIGERIA (21-23 MARZO 1998)

CERIMONIA DI CONGEDO


Aeroporto Nnamdi Azikiwe

Lunedì 23 marzo 1998


Signor Generale Sani Abacha
Venerati fratelli nell'Episcopato
Autorità ecclesiali e dello Stato
amato popolo della Nigeria,

1. Più di 16 anni fa mi trovavo sull'asfalto dell'aeroporto Murtala Muhammed di Lagos, esprimendo il mio saluto di addio al Presidente Shehu Shagari e ai Rappresentanti ecclesiali e dello Stato, dopo una indimenticabile visita pastorale alla vostra nazione. Chiesi allora: «Mi sarà possibile tornare un giorno nella Nigeria? Vorrà la Provvidenza di Dio Onnipotente e Misericordioso disporre che io torni a baciare il vostro suolo, abbracciare i vostri bambini, incoraggiare i vostri giovani e camminare ancora una volta circondato dall'amore e dall'affetto del nobile popolo del vostro Paese?.

Ripetei quella preghiera e quell'auspicio tante volte negli anni recenti. Ora posso ringraziare Dio che le mie preghiere sono state esaudite e mi è stato possibile compiere questa seppur breve ma fruttuosa visita di ritorno al vostro amato Paese. Assicuro tutti che, come custodisco con affetto la memoria della mia visita precedente, anche questi pochi giorni avranno un posto speciale nel mio cuore.

2. Ora è giunto nuovamente il momento dell'addio. Ringrazio Sua Eccellenza il Capo dello Stato e la sua volenterosa squadra di Officiali e Funzionari del Governo per la loro cordiale accoglienza e sincero benvenuto. Ringrazio voi, Vescovi cattolici della Nigeria, e tutti i sacerdoti i religiosi e i fedeli laici che hanno partecipato con tanta gioia alla beatificazione di padre Cyprian Michael Iwene Tansi e agli altri momenti del mio breve soggiorno in mezzo a voi.

76 Sono grato ai piloti e agli autisti, agli addetti alla sicurezza e guardiani della pace, uomini e donne dei mezzi di comunicazione, che hanno dato il loro tempo e le loro capacità per rendere questa Visita un successo.

Rinnovo stima e gratitudine ai rappresentanti delle altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali, che hanno partecipato a questi eventi. All'approssimarsi del Terzo Millennio, la nostra amicizia e la nostra collaborazione ecumeniche devono diventare sempre più intense; un atteggiamento di fiducia e di rispetto deve contraddistinguere tutti i seguaci di Cristo mentre camminiamo lungo la via di una comprensione e di un sostegno reciproci sempre maggiori!

Esprimo anche il mio ringraziamento ai membri della comunità musulmana per la loro presenza e la loro partecipazione. Prego affinché l'impegno dei cristiani e dei musulmani a creare vincoli di conoscenza e di rispetto reciproci cresca e rechi frutti, cosicché tutti coloro che credono nell'Unico Dio possano operare insieme per il bene della società, in Nigeria e nel mondo.

Parimenti, desidero rivolgere particolari parole di stima ai seguaci della Religione Tradizionale Africana e assicurare loro che la Chiesa Cattolica, attraverso i suoi sforzi per inculturare il Vangelo, cerca di evidenziare gli elementi positivi dell'eredità religiosa e culturale dell'Africa e di edificare a partire da essi.

3. Cari Fratelli e care Sorelle cattolici, conosco e ho nuovamente appurato il vostro desiderio di collaborare con i vostri concittadini per una maggiore giustizia e una vita migliore per voi e i vostri figli. I tempi sono maturi perché la vostra nazione raccolga le sue ricchezze materiali e le sue energie spirituali, di modo che tutto ciò che è causa di divisione possa essere lasciato alla spalle e sostituito dall'unità, dalla solidarietà e dalla pace. Sono ancora molte le difficoltà da affrontare. E non si deve sottovalutare il duro lavoro da svolgere. Non siete soli in questa importante impresa: il Papa è con voi, la Chiesa cattolica vi è vicina e Dio stesso vi darà la forza e il coraggio per costruire un futuro luminoso e duraturo basato sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano.

Lasciandovi sedici anni fa, rivolsi le ultime parole ai bambini della Nigeria, ricordando loro che sono amati da Dio e che riflettono l'amore di Dio. Quei bambini ora sono cresciuti e probabilmente alcuni di loro hanno a loro volta dei figli; tuttavia il messaggio che lascio oggi è lo stesso che lasciai allora. I bambini e i giovani dell'Africa devono essere protetti dagli orrori e dalle atrocità subiti dalle migliaia di vittime innocenti costrette a diventare dei rifugiati, abbandonate alla fame o impietosamente rapite, maltrattate, rese schiave o uccise. Dobbiamo tutti operare a favore di un mondo in cui nessun bambino venga privato della pace e della sicurezza, di una vita familiare stabile, del diritto di crescere senza paure e ansie.

4. Desidero che sappiate che la Nigeria e tutti i nigeriani saranno sempre presenti nelle mie preghiere. Dio Onnipotente, Signore della storia, vi darà la saggezza e la perseveranza necessarie a procedere con coraggio nell'opera di sviluppo e di pace. Il vostro Paese possiede le risorse necessarie a eliminare gli ostacoli sulla via del progresso e a edificare una società giusta e armoniosa. Desidero anche rinnovare l'appello rivolto già molte volte alla comunità internazionale affinché non ignori le necessità dell'Africa, ma cooperi con voi e, in uno spirito di sempre maggiore collaborazione, sostenga tutti gli sforzi tesi ad assicurare lo sviluppo e la crescita pacifica del continente. Tutti i nigeriani devono poter essere fieri della loro nazione; tutti devono partecipare all'edificazione del futuro. È questa la preghiera che rivolgo a Dio Onnipotente per voi!

Dio benedica la Nigeria e tutti i nigeriani! Dio sostenga tutti i popoli dell'Africa!


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