GP2 Discorsi 1997 244


VIAGGIO APOSTOLICO A RIO DE JANEIRO, IN OCCASIONE DEL

II INCONTRO MONDIALE CON LE FAMIGLIE(2-6 OTTOBRE 1997)


ALLE FAMIGLIE DI TUTTO IL MONDO


Stadio «Maracanã» (Rio de Janeiro) - Sabato, 4 Ottobre 1997


1. Amate famiglie riunite qui a Rio de Janeiro, provenienti da tutti i popoli e da tutte le nazioni!

Benvenuti a tutti!

Carissime famiglie del mondo intero che, attraverso la radio e la televisione, seguite questo Incontro! Saluto tutte voi con particolare affetto e vi benedico!

Vi ringrazio molto per questa calorosa manifestazione di fede e di gioia che ci avete voluto offrire oggi, per aiutarci a riflettere sul fatto che la famiglia è veramente dono ed impegno per la persona e per la vita, nonché speranza dell'umanità. Anche l'arte è stata posta come strumento al servizio del messaggio dell'amore impegnato e della vita, meraviglioso dono di Dio. Ci avete reso partecipi di ciò che il Signore, Autore del matrimonio e Maestro della vita, ha realizzato in voi. E avete anche reso testimonianza di ciò che è stato da voi ottenuto con la sua grazia. Non è forse vero che il Signore, nelle più diverse situazioni, anche in mezzo alle sofferenze e alle difficoltà, vi ha sempre accompagnato? Sì! Il Signore dell'Alleanza, che è venuto a cercarvi e vi ha trovato, vi ha sempre accompagnato nel vostro cammino. Dio Nostro Signore, l'Autore del matrimonio che vi ha uniti, vi ha colmati abbondantemente con la ricchezza del suo amore, per la vostra felicità.

Vorrei riprendere qui, in una breve sintesi, ciò su cui avete riflettuto, dopo un'intensa preparazione catechetica in conformità con il Magistero della Chiesa, nelle Assemblee familiari, nelle Diocesi, nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni. Senza dubbio è stata una preparazione stupenda, i cui frutti portate oggi qui, a beneficio e per la gioia di tutti.

2. La famiglia è patrimonio dell'umanità, perché è attraverso di essa che, secondo il disegno di Dio, si deve prolungare la presenza dell'uomo sulla terra. Nelle famiglie cristiane, fondate sul sacramento del matrimonio, la fede illumina in maniera meravigliosa il volto di Cristo, splendore della verità, che colma di luce e di gioia i focolari che ispirano la propria vita al Vangelo.

Purtroppo, oggi si sta diffondendo nel mondo un falso messaggio di felicità, impossibile e inconsistente, che porta con sé solo desolazione e amarezza. La felicità non si ottiene percorrendo la via della libertà senza la verità, perché questa è la via dell'egoismo irresponsabile, che divide e disgrega la famiglia e la società.

245 Non è vero che i coniugi, come se fossero schiavi condannati alla loro stessa fragilità, non possono rimanere fedeli al reciproco e totale dono di sé, fino alla morte! Il Signore, che vi chiama a vivere nell'unità di «una carne sola», unità di corpo e di anima, unità della vita intera, vi infonde la forza per una fedeltà che nobilita e fa sì che la vostra unione non corra il rischio del tradimento, che priva della dignità e della felicità e introduce nel focolare divisione e amarezza, le cui principali vittime sono i figli. La miglior difesa dell'unità familiare sta nella fedeltà, che costituisce un dono del Dio fedele e misericordioso, in un amore da Lui stesso redento.

3. Vorrei lanciare qui, ancora una volta, un grido di speranza e di liberazione!

Famiglie dell'America Latina e del mondo intero: non vi lasciate sedurre da questo messaggio menzognero che svilisce i popoli, attenta alle tradizioni e ai valori migliori, e fa ricadere sui figli tanta sofferenza e infelicità. La causa della famiglia conferisce dignità al mondo e lo libera nell'autentica verità dell'essere umano, del mistero della vita, dono di Dio, dell'uomo e della donna, immagini di Dio. Bisogna lottare per questa causa per assicurare la vostra felicità ed il futuro della famiglia umana.

Questo pomeriggio in cui famiglie di tutte le parti del mondo si tengono per mano, come a formare un'immensa catena di amore e di fedeltà, rivolgo un invito a quanti si adoperano per l'edificazione di una nuova società in cui regni la civiltà dell'amore: difendete le vostre famiglie come un dono prezioso e insostituibile, un dono prezioso insostituibile; proteggetele con leggi giuste che combattano la miseria e la piaga della disoccupazione e che, allo stesso tempo, permettano ai genitori di portare a termine la propria missione. Come possono i giovani creare una famiglia se non dispongono dei mezzi per mantenerla? La miseria distrugge la famiglia, impedisce l'accesso alla cultura e all'istruzione di base, corrompe i costumi e mina all'origine la salute dei giovani e degli adulti. Aiutatele, aiutatele! È in gioco il vostro futuro.

Nella storia moderna esistono numerosissimi fenomeni sociali che ci invitano a fare un esame di coscienza sulla famiglia. In molti casi bisogna riconoscere con vergogna che sono stati commessi errori e spropositi. Come non denunciare quei comportamenti, motivati dalla sfrenatezza e dall'irresponsabilità, che portano a trattare gli esseri umani come semplici cose o strumenti del piacere effimero e vuoto? Come non reagire alla mancanza di rispetto, alla pornografia e a ogni sorta di sfruttamento, delle quali in molti casi sono i bambini a pagare il prezzo più alto?

Le società che si disinteressano dell'infanzia sono disumane ed irresponsabili. I focolari che non educano integralmente i propri figli, che li abbandonano, commettono una gravissima ingiustizia di cui dovranno rendere conto davanti al tribunale di Dio. So che non poche famiglie alle volte sono vittime di situazioni più grandi di loro.

In tali casi, occorre fare appello alla solidarietà di tutti, perché i bambini non finiscano per essere vittime di ogni forma di povertà: quella della miseria economica e, soprattutto, della miseria morale che dà origine al fenomeno al quale ho fatto riferimento nella Lettera alle Famiglie: Ci sono molti orfani di genitori vivi! (cfr Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie
LF 2 feb. 1994: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVII, 1 (1994) 287).

Come è stato ricordato dal Cardinale Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, per fungere da simbolo di una carità effettiva e quale frutto del Primo Incontro Mondiale con le Famiglie a Roma, nel Rwanda è stata realizzata una «Città dei Bambini», costruita con l'aiuto di molte persone e di alcune generose istituzioni; e ne stanno costruendo un'altra a Salvador da Bahia, in quegli stessi quartieri paludosi che ho visitato e dove ho rivolto un appello alla speranza e alla promozione umana, durante la mia prima Visita Apostolica in Brasile, nel luglio del 1980. Questo sforzo porta con sé un messaggio ed un invito che rivolgo a tutta l'umanità, mediante voi, famiglie del mondo intero: accogliete i vostri figli con amore responsabile; difendeteli come un dono di Dio, dal momento in cui vengono concepiti e in cui la vita umana nasce nel seno della madre; che il crimine abominevole dell'aborto, vergogna dell'umanità, non condanni i nascituri alla più ingiusta delle esecuzioni: quella degli esseri umani più innocenti! Quanto volte abbiamo ascoltato dalle labbra di Madre Teresa di Calcutta la proclamazione dell'inestimabile valore della vita, a partire dal concepimento nel seno materno e il rifiuto di qualsiasi gesto di soppressione della vita? L'abbiamo sentita tutti durante l'Atto di Testimonianza nel Primo Incontro a Roma. La morte ha reso mute quelle labbra. Ma il messaggio di Madre Teresa a favore della vita continua a essere più che mai vibrante e convincente.

4. In questo Stadio, che, grazie al gioco di luci, sembra composto dalle vetrate di un'immensa cattedrale, la celebrazione odierna vuole chiamare tutti a un grande e nobile impegno, per il quale invochiamo l'aiuto di Dio Onnipotente:

Per le famiglie, affinché unite nell'amore di Cristo, organizzate pastoralmente, presenti attivamente nella società, impegnate nella missione di umanizzazione, di liberazione, di edificazione di un mondo secondo il cuore di Cristo, siano veramente la speranza dell'umanità.

Per i figli, perché crescano come Gesù, nel focolare di Nazaret. Nel seno delle madri dorme il seme della nuova umanità. Nel volto dei bambini splende il futuro, il prossimo millennio, il domani che è nelle mani di Dio.

246 Per i giovani, perché s'impegnino con grande entusiasmo per preparare la loro famiglia di domani, educando se stessi all'amore vero che è apertura all'altro, capacità di ascolto e di risposta, impegno di donazione generosa, anche a costo di sacrifici personali, e disponibilità alla comprensione reciproca e al perdono, per i giovani!

Ieri, parlando nel Riocentro, ho ringraziato Rio de Janeiro per la grande ispirazione. Qui un'architettura divina e un'architettura umana si completano meravigliosamente. Questo mi ha dato un'ispirazione, un'ispirazione per comporre meravigliosamente le famiglie, i matrimoni, sia sul piano divino, che su quello umano. Queste due architetture, divina e umana, si completano. E come si completano? Sembrano giuste e necessarie queste due parole: amore e responsabilità. Sono giunto a questa conclusione già cinquant'anni fa, sì cinquant'anni: amore e responsabilità. Sembra questo un vero principio per comporre bene le due architetture - quella divina e quella umana - del matrimonio e della famiglia.

5. Famiglie del mondo intero, desidero concludere rinnovando un appello: Siate testimoni vivi di Cristo, che è «la via, la verità e la vita» (cfr Lettera alle Famiglie
LF 23)! Lasciate che i cuori accolgano i frutti del Congresso teologico- pastorale appena conclusosi! Che la grazia e la pace di Dio, nostro Padre, e del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi! (cfr 2Co 1,2).

Maria, Regina della Famiglia,
Sede della Sapienza,
Serva del Signore,
prega per noi. Amen.

Al termine del discorso, il Papa ha detto:

Pregate per noi, pregate per i giovani, pregate per le famiglie.

Prima di congedarsi dopo aver ascoltato un canto in lingua swahili, dai fedeli, il Papa ha detto:

Ora la nostra felicità è più piena. Siamo più felici con lo swahili.

VIAGGIO APOSTOLICO A RIO DE JANEIRO, IN OCCASIONE DEL

II INCONTRO MONDIALE CON LE FAMIGLIE (2-6 OTTOBRE 1997)

INCONTRO CON I COMITATI ORGANIZZATIVI

DEL II INCONTRO MONDIALE CON LE FAMIGLIE



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Residenza di Sumaré (Rio de Janeiro) - Domenica, 5 ottobre 1997



Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle,

Prima di ritornare a Roma, ho voluto tenere questo incontro di commiato per ringraziare i membri della Commissione Organizzatrice ecclesiastica e del Governo dello Stato di Rio de Janeiro, che con tanto zelo hanno preparato la celebrazione della Giornata Mondiale delle Famiglie. Le mie felicitazioni e la mia gratitudine vanno anche a tutti gli amici e i benefattori che hanno contribuito generosamente, con il proprio tempo e i propri mezzi, al pieno successo di questo grande evento, in modo particolare al personale di servizio nella Residenza di Sumaré. Che Dio li ricompensi!

Auspico che le idee e i frutti del Congresso Teologico-Pastorale sulla Famiglia si perpetuino. Chiedo a Dio che il vivere responsabilmente, in questo «santuario della vita» (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae
EV 6) che è precisamente la famiglia, il dinamismo che da esso deriva e le esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità che impone (cfr Paolo VI, Humanae vitae HV 9), costituisca uno stimolo e una forza costante che facciano sorgere una nuova aurora di santità nell'ambito della famiglia cristiana.

Desidero salutare anche i Vescovi qui presenti, rappresentanti della «REDE VIDA» di Televisione e incoraggiarli a continuare in questa opera di apostolato al servizio della vita e dell'uomo. Mi congratulo con l'Arcivescovo di Botucatu, Antônio Maria Mucciolo, per questa audace iniziativa - conosciuta come il «canale della famiglia», già al suo secondo anno di vita -, e con i suoi più diretti collaboratori, auspicando che questa emittente televisiva cattolica sia sempre un valido strumento di evangelizzazione e una testimonianza efficace della presenza della Chiesa in Brasile. Che Dio benedica tutti i dirigenti e i funzionari dell'Istituto Brasiliano per la Comunicazione Cristiana!

Infine, desidero esortare tutti a proseguire con impegno nello sforzo volto a evangelizzare la società e la famiglia, e in ciò vi siano d'incoraggiamento i risultati finora ottenuti e la Benedizione Apostolica, che di tutto cuore vi imparto.

VIAGGIO APOSTOLICO A RIO DE JANEIRO, IN OCCASIONE DEL

II INCONTRO MONDIALE CON LE FAMIGLIE (2-6 OTTOBRE 1997)

CERIMONIA DI CONGEDO


Base aerea «do Galeão» (Rio de Janeiro) - Domenica, 5 ottobre 1997


Signor Vice-Presidente,

nel lasciare questa terra benedetta del Brasile, si eleva nella mia anima un inno di rendimento di grazie all'Altissimo, che mi ha permesso di vivere qui ore intense e indimenticabili, con lo sguardo volto al Cristo Redentore, che domina la baia di Guanabara, e nella certezza della protezione materna di Nostra Signora della Penha, che protegge questa amata città dal suo Santuario situato non lontano da qui.

248 Nel mia memoria rimarranno sempre impresse le manifestazioni di entusiasmo e di profonda pietà di questo popolo generoso della Terra della Santa Croce che, insieme alla moltitudine di pellegrini provenienti dai quattro angoli del mondo, ha saputo dare una vigorosa dimostrazione di fede in Cristo e di amore per il Successore di Pietro. Chiedo a Dio di proteggere e di benedire tutte le nazioni del mondo, con abbondanti grazie di conforto spirituale, e di aiutare a conferire sicurezza a quelle iniziative che tutti attendiamo, per il bene comune della grande famiglia umana e di ogni popolo che la compone.

Il mio saluto conclusivo, pieno di gratitudine, va al Signor Presidente della Repubblica, al Governo della Nazione e dello Stato di Rio de Janeiro, e a tutte le altre Autorità brasiliane che tante dimostrazioni di gentilezza mi hanno voluto offrire in questi giorni.

Sono anche grato ai Membri del Corpo Diplomatico, la cui diligente opera ha facilitato enormemente la partecipazione delle proprie rispettive Nazioni a questi giorni di riflessione, di preghiera e di impegno per la famiglia.

Rivolgo un particolare pensiero di stima fraterna, con profonda gratitudine, ai Cardinali, ai miei Fratelli nell'Episcopato, ai sacerdoti e ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, agli organizzatori del Congresso. Tutti hanno contribuito a far risplendere queste giornate del Secondo Incontro Mondiale con le Famiglie, riempiendo quanti vi hanno preso parte di consolazione e di speranza - gaudium et spes! - nella famiglia cristiana e nella sua missione nella società.

Siate certi che vi porto tutti nel mio cuore, da dove nasce la Benedizione che vi imparto e che estendo a tutti i popoli dell'America Latina e del mondo.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL DIRETTORE GENERALE


DEI FIGLI DELLA DIVINA PROVVIDENZA




Al Reverendissimo
Don Roberto Simionato
Direttore Generale dei Figli della Divina Provvidenza

1. "Vogliamo vedere Gesù" (Jn 12,21).

Con queste parole un gruppo di greci, attratti dal fascino del divin Maestro, si rivolsero un giorno ad alcuni discepoli, esprimendo il desiderio di incontrare il Signore. Nel corso dei secoli tante altre persone, in ogni angolo della terra, hanno continuato a manifestare questo medesimo desiderio accostando uomini e donne segnati da un particolare rapporto con la persona di Gesù.

Tra i testimoni di Cristo del nostro secolo occupa un posto privilegiato il Beato Luigi Orione, Fondatore di codesta Famiglia religiosa. Il suo fascino spirituale colpì tanta gente durante la sua vita e continua ancor ora a suscitare ammirazione ed interesse. E' successo così che tra i laici vicini alla Piccola Opera della Divina Provvidenza, è venuto affermandosi il desiderio di conoscere in profondità il beato Fondatore, per seguirne più fedelmente le orme. In questo modo è nato il Movimento Laicale Orionino, con lo scopo di offrire alle differenti componenti dell'associazionismo laicale sorto attorno alle istituzioni dell'Opera la possibilità di vivere la sequela di Cristo, condividendo con i Figli della Divina Provvidenza e con le Piccole Suore Missionarie della Carità il carisma orionino.

249 2. Dopo i primi anni di avvio del Movimento, si è avvertita l'opportunità di procedere ad una verifica del cammino percorso in vista di ulteriori suoi sviluppi. A tale scopo è stato promosso codesto Convegno internazionale, che ha come tema il motto paolino: "Instaurare omnia in Christo", scelto dal Beato per la Famiglia religiosa da lui fondata. Si vuole in questo modo offrire ai laici l'opportunità di approfondire la conoscenza del carisma orionino, per elaborare una peculiare "carta di comunione" e progettare ulteriori traguardi di impegno e di condivisione al servizio della nuova evangelizzazione in vista del Grande Giubileo dell'Anno 2000.

Nel rivolgere il mio saluto ai partecipanti all'incontro, non posso non ricordare loro le appassionate parole del Beato Orione: "Instaurare omnia in Christo! Rinnoveremo noi e tutto il mondo in Cristo, quando vivremo Gesù Cristo, quando ci saremo realmente trasformati in Gesù Cristo". Era dunque chiaro convincimento del Fondatore che l'anima di ogni autentico rinnovamento è la novità di Cristo, che si fa presente nelle singole persone, nelle famiglie, nelle strutture civili e nei rapporti tra i popoli. Suo anelito era fare di Cristo il cuore del mondo e servire Cristo in ogni uomo, specialmente nei poveri. Per dare conveniente attuazione a questa sua intuizione, egli intendeva coinvolgere maggiormente i laici nell'attività apostolica, chiamandoli a sintonizzarsi col suo cuore senza confini, perché dilatato dalla carità di Cristo crocifisso. Scriveva, infatti, ad alcuni amici dell'Opera nel 1935 da Buenos Aires: "Tutti sentirete con me, certo, vivissimo il desiderio di cooperare, per quanto è da voi, a quel rinnovamento di vita cristiana - all'"instaurare omnia in Christo" - da cui l'individuo, la famiglia e le società possono attendere la ristorazione sociale. Abbiate il coraggio del bene!" (Luigi Orione, Lettere II, 291).

Consapevoli di questo progetto già presente nel cuore del Beato Fondatore, i responsabili della Famiglia orionina da alcuni anni hanno promosso il Movimento laicale, che in questo Convegno si intende ulteriormente definire e rafforzare, al fine di cooperare validamente, come egli amava ripetere, a "fare del bene sempre, del bene a tutti, del male mai a nessuno".

3. Mi è caro profittare di questa significativa circostanza per incoraggiare Lei, Venerato Fratello nel sacerdozio, ed i Religiosi e le Religiose orionini a farsi "guide esperte di vita spirituale, a coltivare nei laici «il talento più prezioso: lo spirito»!" (Giovanni Paolo II, Vita consecrata
VC 55). Ed invito i laici che hanno scelto di condividere il carisma orionino vivendo nel mondo ad essere zelanti e generosi per offrire alla Piccola Opera della Divina Provvidenza "il prezioso contributo" della loro secolarità e del loro specifico servizio. Il Movimento Laicale Orionino favorirà così l'irradiazione spirituale della vostra Famiglia religiosa al di là delle frontiere dell'Istituto stesso, approfondendone i tratti carismatici per una sempre più efficace attuazione della sua specifica missione nella Chiesa e nel mondo.

Un pensiero particolare rivolgo ai membri dell'Istituto Secolare Orionino, a cui è stata recentemente concessa l'approvazione canonica come Istituto di vita consacrata. Ben sapendo che in questi giorni essi tengono la loro l'Assemblea generale per l'elezione delle proprie Autorità, li esorto a vivere con fedeltà e gioia la propria consacrazione nel mondo e con i mezzi del mondo. Sappiano diventare operatori di nuove sintesi tra il massimo possibile di adesione a Dio ed alla sua volontà ed il massimo possibile di partecipazione alle gioie ed alle speranze, alle angosce ed ai dolori dei fratelli, per volgerli verso il progetto di salvezza integrale manifestato dal Padre in Cristo. La loro laicità consacrata li aiuti a vivere con coerenza il Vangelo, nel quotidiano impegno di rendere operativo, sulla scia della testimonianza e degli insegnamenti del Beato Orione, il programma paolino "Instaurare omnia in Christo".

Invoco, a tal fine, la protezione di Maria, "Madre e celeste Fondatrice" della Piccola Opera della Divina Provvidenza, e l'intercessione del Beato Luigi Orione, mentre, in pegno dei celesti favori imparto a Lei, ai membri del Movimento Laicale e dell'Istituto Secolare, come pure a quanti fanno parte a vario titolo della Famiglia orionina una speciale Ben edizione Apostolica.

Dal Vaticano, 7 Ottobre 1997

IOANNES PAULUS PP. II



AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO


INTERNAZIONALE SULLA DROGA


Sabato, 11 ottobre 1997




Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari amici.

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del Congresso Internazionale sulla tossicomania. Ringrazio Monsignor Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, per le sue parole di benvenuto e per l'organizzazione di questo incontro di lavoro. È in effetti particolarmente opportuno riflettere sulla gravità degli interrogativi posti dal fenomeno della droga e sull'urgenza di ricerche che aiutino i responsabili politici ed economici, gli educatori e le famiglie colpite dal dramma della tossicomania.

250 2. Da diversi anni la Santa Sede ha l'opportunità di esprimersi su questo tema, facendo proposte pastorali, educative e sociali. Dobbiamo purtroppo constatare che oggi questo fenomeno colpisce tutti gli ambienti e tutte le regioni del mondo. Sempre più bambini e adolescenti diventano consumatori di prodotti tossici, spesso a causa di una prima prova fatta alla leggera o per sfida. I genitori e gli educatori sono spesso disarmati e scoraggiati. I medici e i servizi sanitari e sociali incontrano gravi difficoltà quando si tratta di aiutare quanti li consultano per uscire dal tunnel della droga. Bisogna riconoscere che la repressione contro quanti fanno uso di prodotti illeciti non basta a contenere questa piaga; in effetti, una delinquenza commerciale e finanziaria considerevole si è organizzata a livello internazionale. Il potere economico legato alla produzione e alla commercializzazione di questi prodotti sfugge nella maggior parte dei casi alla legge e alla giustizia.

Non meraviglia quindi che un profondo turbamento e un sentimento d'impotenza invadano la società. Correnti di opinione propongono di legalizzare la produzione e il commercio di certe droghe. Alcune autorità sono pronte a lasciar fare, cercando soltanto d'inquadrare il consumo della droga per tentare di controllarne gli effetti. Ne consegue che, già nella scuola, l'uso di alcune droghe viene banalizzato. Ciò è favorito da un discorso che cerca di minimizzarne i danni, soprattutto grazie alla distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti, il che porta a proporre di liberalizzare l'uso di certe sostanze. Una tale distinzione trascura e attenua i rischi inerenti all'assunzione di qualsiasi prodotto tossico, in particolare gli atteggiamenti di dipendenza, che si basano sulle stesse strutture psichiche, l'attenuazione della coscienza e l'alienazione della volontà e della libertà personali, che qualsiasi droga produce.

3. Il fenomeno della droga è un male particolarmente grave. Numerosi giovani e adulti sono morti e moriranno a causa sua, mentre altri si ritrovano sminuiti nel loro essere intimo e nelle loro capacità. Il ricorso alla droga fra i giovani riveste molteplici significati. Nei momenti delicati della loro crescita, la tossicomania è da considerarsi come il sintomo di un malessere esistenziale, di una difficoltà a trovare il proprio posto nella società, di una paura del futuro e di una fuga in una vita illusoria e fittizia. Quello della giovinezza è un tempo di prove e di interrogativi, di ricerca di un significato per l'esistenza e di scelte che riguardano il futuro. L'aumento del mercato e del consumo di droghe dimostra che viviamo in un mondo privo di speranza, dove mancano proposte umane e spirituali vigorose. Di conseguenza molti giovani pensano che tutti i comportamenti si equivalgano, in quanto non riescono a distinguere il bene dal male e non hanno il senso dei limiti morali.

Apprezzo quindi gli sforzi dei genitori e degli educatori volti a inculcare nei figli i valori spirituali e morali, perché si comportino da persone responsabili. Lo fanno spesso con coraggio, ma non sempre si sentono sostenuti, soprattutto quando i mezzi di comunicazione sociale diffondono messaggi moralmente inaccettabili, che servono da punti di riferimento culturali in tutti i Paesi del mondo, esaltando con l'esempio la molteplicità dei modelli familiari che distruggono l'immagine morale della coppia e che disprezzano i valori familiari, o che considerano la violenza e a volte la droga stessa come segni di liberazione personale.

4. La paura del futuro e dell'impegno nella vita adulta che si osserva fra i giovani li rende particolarmente fragili. Spesso non sono spronati a lottare per un'esistenza retta e bella; hanno la tendenza a ripiegarsi su se stessi. Non bisognerebbe neppure minimizzare l'effetto devastante esercitato dalla disoccupazione di cui sono vittime i giovani in proporzioni indegne di una società che intende rispettare la dignità umana. Forze di morte li spingono allora ad abbandonarsi alla droga, alla violenza e a giungere talvolta al suicidio. Dietro ciò che può sembrare il fascino per una sorta di autodistruzione, dobbiamo percepire fra questi giovani una richiesta di aiuto e una profonda sete di vivere, di cui si deve tener conto, perché il mondo sappia modificare radicalmente le sue proposte e i suoi stili di vita. Troppi giovani sono abbandonati a se stessi e non beneficiano di una presenza attenta, di un focolare stabile, di una scolarizzazione regolare e neanche di un inquadramento socio-educativo, che li inviti a uno sforzo intellettuale e morale, e che li aiuti a forgiare la loro volontà e a controllare la loro affettività.

5. La lotta contro il flagello della tossicomania riguarda tutti gli uomini, ognuno secondo la responsabilità che gli corrisponde. Esorto innanzitutto i coniugi a sviluppare rapporti matrimoniali e familiari stabili, fondati su un amore unico, duraturo e fedele. Creeranno così le condizioni migliori per una vita serena nel loro focolare domestico, offrendo ai propri figli la sicurezza affettiva e la fiducia in se stessi di cui hanno bisogno per la loro crescita spirituale e psicologica. È anche importante che i genitori, che sono i primi responsabili dei propri figli, e con essi tutta la comunità adulta, si preoccupino costantemente dell'educazione della gioventù. Invito pertanto quanti svolgono un ruolo educativo a intensificare i loro sforzi fra i giovani, che hanno bisogno di formare la loro coscienza, di sviluppare la loro vita interiore e di instaurare con i fratelli rapporti positivi e un dialogo costruttivo; li aiuteranno così a diventare gli artefici liberi e responsabili della loro esistenza. I giovani che hanno una personalità strutturata, una formazione umana e morale solida e che hanno relazioni armoniose e fiduciose con i compagni della loro età e con gli adulti, saranno più atti a resistere alle sollecitazioni di quanti diffondono la droga.

6. Invito le Autorità civili, i responsabili dell'economia e tutti coloro che hanno una responsabilità sociale a proseguire e a intensificare i loro sforzi, al fine di perfezionare a tutti i livelli le legislazioni per lottare contro la tossicomania e di opporsi a tutte le forme di commercio e di cultura della droga, fonti di ricchezza scandalosamente acquisita sfruttando la fragilità di persone indifese. Incoraggio i poteri pubblici, i genitori, gli educatori, gli operatori sanitari e le comunità cristiane a impegnarsi sempre più, e in maniera concertata, in mezzo ai giovani e agli adulti in un'opera di prevenzione. È importante che informazioni mediche sagge e precise vengano date in particolare ai giovani, sottolineando gli effetti perniciosi della droga a livello somatico, intellettuale, psicologico, sociale e morale. Conosco la dedizione e la pazienza instancabili di quanti curano e seguono le persone prese nella rete della droga e le loro famiglie. Invito i genitori che hanno un figlio tossicomane a non perdersi mai d'animo, a mantenere un dialogo con lui, a prodigargli il loro affetto e a favorire i suoi contatti con strutture capaci di prendersi cura di lui. L'attenzione calorosa della famiglia è un grande sostegno per la lotta interiore e per i progressi di una cura di disintossicazione.

7. Rendo omaggio all'impegno pastorale instancabile e paziente dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e dei laici negli ambienti della droga; essi sostengono i genitori e s'impegnano ad accogliere e ad ascoltare i giovani, per comprendere i loro interrogativi radicali, per aiutarli ad uscire dalla spirale della droga e a diventare adulti liberi e felici. La Chiesa ha come missione quella di trasmettere la parola del Vangelo che apre alla vita di Dio e di far scoprire Cristo, il Verbo di Vita che offre un cammino di crescita umana e spirituale. Sull'esempio del suo Signore e solidale con i suoi fratelli in umanità, la Chiesa va in aiuto dei più piccoli e dei più deboli, curando coloro che sono feriti, fortificando coloro che sono malati e ricercando la promozione personale di ognuno.

Al termine del nostro incontro, rendo omaggio alla missione che svolge il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, seguendo con attenzione i problemi umani e spirituali posti dalla tossicomania e da tutte le questioni sanitarie e sociali per proporre soluzioni a situazioni che feriscono gravemente i nostri fratelli. Allo stesso modo, in contatto con i Pastori delle Chiese particolari, con i fedeli e i servizi competenti, impegnati a sostenere i tossicomani e le loro famiglie, il Consiglio è chiamato ad apportare il suo contributo alle iniziative locali.

Affido voi e la vostra opera all'intercessione della Vergine Maria; la imploro anche per i giovani che sono sotto l'influsso della droga e per i loro parenti. Che Ella li cinga della sua sollecitudine materna! Che guidi i giovani del mondo verso una vita sempre più armoniosa! Che lo Spirito Santo vi accompagni e vi infonda il coraggio necessario a svolgere la vostra opera a favore della gioventù! A voi tutti, ai vostri collaboratori e ai membri delle vostre famiglie, imparto la Benedizione Apostolica.


AI PELLEGRINI CONVENUTI


PER LA CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE


Aula Paolo VI - Lunedì, 13 ottobre 1997

251
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

Carissimi Religiosi e Religiose,
Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di rinnovare a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, all'indomani della proclamazione dei cinque nuovi Beati, che voi siete venuti ad onorare. E' viva ancora in noi l'eco della celebrazione di ieri e con animo grato rendiamo lode al Signore per le grandi opere che Egli ha compiuto in loro ed attraverso le loro persone.

Li sentiamo a noi vicini nella comunione dei santi. Dal loro esempio e dalla loro intercessione siamo incoraggiati a più perseverante fedeltà nel seguire Gesù Cristo, divenendo, come loro, coraggiosi testimoni del suo Vangelo.

2. El Padre Elías del Socorro Nieves, mártir agustino mexicano, nos habla hoy desde el ejemplo de su vida, de su ministerio y de su entrega hasta la muerte por amor a Dios y a los hermanos. Él respondió con su inquebrantable fe en la divina Providencia a las dificultades que encontró en su vida. En su ministerio sacerdotal, sirvió con humildad a las gentes sencillas, compartiendo sus preocupaciones y su suerte, en vez de soñar con grandes obras. En la persecución no abandonó a sus feligreses, porque "todo sacerdote - decía él - que predica la Palabra de Dios en tiempo de persecución, no tiene escapatoria, morirá como Cristo"; a semejanza de Jesús, murió perdonando y bendiciendo a sus ejecutores.

Su ejemplo e intercesión impulsan hoy a la Iglesia en México a seguir proclamando el Evangelio a todos, con humildad, constancia, fidelidad y espíritu de sacrificio. La Orden de San Agustín, que en la Madre Fasce, también beatificada ayer, cuenta con un nuevo modelo de vida contemplativa, tiene en el Padre Nieves un testimonio de fecundidad apostólica nacida de una profunda vida espiritual.

3. E una testimonianza di singolare efficacia evangelica avete anche voi, cari pellegrini della Diocesi di Brescia, che sentite a voi vicino il beato Giovanni Battista Piamarta, figlio della vostra terra. Egli appartiene al numero di quei servi buoni e fedeli che, nel secolo scorso, seppero animare la carità sociale con autentico spirito di fede. Il progetto divino gli si manifestò gradualmente ed il vasto ministero pastorale, che egli svolse, trovò compimento pieno nella fondazione della Congregazione maschile della Sacra Famiglia di Nazareth e nel determinante apporto alla nascita di quella femminile delle Umili Serve del Signore.

Giovanni Battista Piamarta ha potuto realizzare opere tanto impegnative grazie ad un'intensa e perseverante preghiera e ad una fiducia incrollabile nella Provvidenza. Possa risuonare anche nel vostro cuore quanto egli amava ripetere: la preghiera sarà sempre esaudita, se avrà queste due qualità che sono la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

4. E voi, cari fedeli della Diocesi di Tursi-Lagonegro, esultate giustamente per il beato Domenico Lentini, originario della vostra regione. Predicatore itinerante, egli fu esemplare ministro del perdono di Dio, attento educatore della gioventù, instancabile testimone della carità verso i poveri. La vostra gente lo ricorda come pastore solidale con le anime a lui affidate nelle vicende liete e tristi del suo tempo.

Il fulcro vitale della sua spiritualità fu la Croce, considerata come la via dell'amore che si dona e si sacrifica per i fratelli, ad imitazione di Gesù, il quale ha offerto se stesso per la salvezza del mondo.

252 Col suo esempio e con la sua intercessione, egli continua ancora oggi ad indicare la via della Croce come itinerario spirituale per vincere il peccato, accogliere i segni della misericordia di Dio e procedere con sempre maggiore decisione nel cammino della santità, a cui ogni battezzato è chiamato.

5. Au lendemain de la béatification de Mère Marie de Jésus, je suis heureux de vous accueillir, chers pélerins, pour méditer avec vous son message. La prière et l'adoration devant le Saint Sacrement ont eu une place importante dans son existence. Elles l'ont aidée à former et à assouplir sa personnalité.

À l'exemple de Mère Marie de Jésus, je vous encourage à développer le culte eucharistique. L'Eucharistie est le coeur de la vie chrétienne et la source de tout élan missionnaire. Dans l'esprit de sainte Julienne de Cornillon, j'invite les religieuses de Marie réparatrice et tous les fidèles à poursuivre leurs efforts pour que les jeunes découvrent la valeur de l'adoration, qui les introduira aux mystères divins, qui les aidera dans leur maturation spirituelle et qui leur donnera la force du témoignage quotidien. Ils auront ainsi, comme le disait Mère Marie de Jésus, "une grande générosité d'âme et de coeur, et un esprit apostolique".

L'amour pour le Seigneur a poussé la bienheureuse Marie de Jésus à servir ses frères, d'abord dans sa famille, puis en fondant la Société de Marie réparatrice. Sa vie spirituelle intense a ouvert son coeur aux dimensions du monde, par l'attention aux pauvres et aux petits. À votre tour, puissiez-vous vous engager pour la solidarité et la justice; et, comme elle, vous dépenser pour que le Christ soit annoncé dans toutes les cultures et sur tous les continents!

6. Il nostro sguardo si rivolge ora verso la beata Maria Teresa Fasce che voi, cari fedeli della Diocesi di Spoleto-Norcia, ben conoscete ed ammirate. Vi è, infatti, noto il suo esempio di austera e radicale vita monastica, secondo lo stile dell'Ordine di sant'Agostino. Nella contemplazione del mistero di Cristo e nell'approfondimento della conoscenza di Dio, la sua vita trovò lo slancio di una singolare irradiazione apostolica.

Dal chiostro del suo monastero, questa fedele serva di Dio ha costruito una grande varietà di opere animate dall'amore per Dio e per l'uomo. Il motto che ripeteva spesso - "Lo voglio benché costi, lo voglio perché costa, lo voglio ad ogni costo" - costituisce la sintesi più significativa dei suoi giorni trascorsi nella laboriosità, nella sofferenza offerta al Signore e nell'esperienza mistica.

Possano queste sue parole guidare le scelte di vita di ognuno di voi, carissimi, sì che, come lei, possiate presentarvi di fronte a Dio con le mani piene di tanti gesti d'amore.

7. Questi nuovi Beati sono un dono per tutti i credenti. La loro testimonianza rappresenta un pressante invito a lavorare instancabilmente per il Vangelo.

Carissimi Fratelli e Sorelle! Auguro a tutti voi di ritornare alle vostre attività, dopo questo pellegrinaggio a Roma, rafforzati nella fede e nella comunione ecclesiale. Vi sostengano la materna protezione di Maria, Regina del Rosario, e l'intercessione dei nuovi Beati. Vi accompagni anche la mia Benedizione, che con affetto imparto a voi, qui presenti, alle vostre famiglie ed a tutte le vostre Comunità.


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