GP2 Discorsi 1997 252


ALL'AMBASCIATORE DEL SOVRANO MILITARE


ORDINE DI MALTA PRESSO LA SANTA SEDE IN


OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE


DELLE LETTERE CREDENZIALI


Lunedì, 13 ottobre 1997




Signor Ambasciatore,

253 sono molto lieto di accoglierLa e di salutarLa nella sua qualità di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Santa Sede.

Il mio deferente pensiero va al Principe e Gran Maestro dell'Ordine, Fra Andrew Bertie, al quale La prego di recare il mio cordiale saluto insieme con l'espressione della mia riconoscenza per i devoti sentimenti di cui Ella s'è fatta interprete. Sono grato altresì ai Membri del Sovrano Consiglio e dell'intero Ordine, che in questa significativa circostanza hanno voluto manifestare, per suo tramite, sensi di rinnovata fedeltà al Successore di Pietro.

Ella è ben consapevole della peculiare fisionomia che è propria del Sovrano Ordine di Malta. Esso, infatti, si distingue per il suo carattere sovranazionale, religioso e caritativo. Come Ella ha testé ricordato, l'essere soggetto di diritto internazionale consente all'Ordine di intrattenere relazioni diplomatiche con numerosi Stati e Organizzazioni, tra i quali la Santa Sede. Questa, peraltro, ha con l'Ordine vincoli profondi che risalgono agli inizi del secondo millennio, quando esso nacque a Gerusalemme come Ordine Ospitaliero di San Giovanni. Sono vincoli che traggono alimento sia dal religioso affetto della Sede Apostolica come dell'intera cristianità verso la Terra Santa, sia dalla stessa finalità dell'Ordine, che è icasticamente definita nel motto: "Tuitio fidei, obsequium pauperum".

Finalità veramente nobile, che trova mirabile conferma in tutta la storia dell'Ordine, qualificatosi nel corso dei secoli per la difesa della fede spinta non di rado fino alla suprema testimonianza del sangue, e per il servizio caritativo nei confronti dei pellegrini, dei malati e di ogni altra forma di umana necessità.

Oggi la difesa della fede s'esprime soprattutto nella testimonianza resa con la parola e con la vita alle verità cristiane. Ciò suppone, come condizione preliminare, che si sia ben istruiti in quelle verità e ben convinti di doverle professare con coraggio e fermezza, come è richiesto ad un "cavaliere" che onora la parola data. In questa prospettiva, mi è caro affidare idealmente a tutti i Membri dell'Ordine di Malta il "Catechismo della Chiesa Cattolica", del quale è stata da poco pubblicata l'edizione tipica in lingua latina. Difendere la fede significa spesso, specie nel nostro tempo, difendere i grandi valori che la ragione umana, senza la luce della Rivelazione, rischia di non cogliere nella loro integralità e radicalità. Tali sono, ad esempio la dignità dell'uomo, la natura della famiglia, il fondamentale diritto della vita.

Incoraggio, Signor Ambasciatore, l'intero Ordine a continuare a sostenere con generosità queste ideali battaglie, da cui dipende la civiltà del terzo millennio. Sono certo che la secolare Istituzione che Ella qui rappresenta non mancherà di perseverare nell'offrire il suo prezioso contributo a tutte quelle iniziative che la Chiesa, fedele al disegno di Dio sull'umanità, va intraprendendo a tutela dei diritti di tutti, a partire dai più deboli.

Il tipico campo di servizio dell'Ordine di Malta è quello della cura degli infermi e dei pellegrini, onorati dai suoi Membri come "signori" ai quali si deve prestare assistenza in atteggiamento di "servi". "Vi ho dato, infatti, l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (
Jn 13,15) - disse Gesù ai suoi discepoli, dopo aver loro lavato i piedi. Possa questa icona evangelica del servizio animare sempre l'azione di quanti militano nell'Ordine di Malta!

Ho ascoltato con soddisfazione, Signor Ambasciatore, il sommario resoconto da Lei esposto circa l'attività delle molteplici opere che l'Ordine gestisce nel mondo. Esse costituiscono senza dubbio un valido servizio ai bisognosi ed un'efficace testimonianza di Cristo, Buon Samaritano dell'umanità. La Santa Sede sostiene queste iniziative e, da parte mia, prego perché esse rispondano sempre meglio allo spirito evangelico ed umanitario da cui traggono origine.

Con interesse ho colto il suo accenno al particolare impegno che l'Ordine di Malta intende porre in occasione del Grande Giubileo del 2000. A questo riguardo vorrei anzitutto mettere in risalto la felice coincidenza tra il nono centenario dell'Ordine, che ricorrerà nel 1999, e la vigilia dell'Anno Santo.

Non sono molte, a ben vedere, le Istituzioni che possono vantare un'origine così antica: la sua durata s'estende quasi per l'intero arco del secondo millennio. Quale circostanza più favorevole per mostrare agli uomini di oggi che, attraverso le profonde trasformazioni della storia, l'Ordine di Malta, fedele all'originaria ispirazione evangelica, custodisce ben vivi i suoi beni più preziosi: la fede e la carità?

La vostra scelta di essere presenti ed attivi nei due centri focali del Giubileo, Roma e Gerusalemme, è assai appropriata e merita ogni buon successo. Come Vescovo di Roma, mentre esprimo grato apprezzamento per quanto l'Ordine ha fatto, porgo il più fervido augurio per ciò che intende fare al servizio dei pellegrini, sempre più numerosi nella visita dei luoghi santi della "città eterna".

254 Signor Ambasciatore, mentre ricevo le Lettere che L'accreditano per questa nuova missione, Le auguro che essa sia proficua e ricca di soddisfazioni ed assicuro, al tempo stesso, per Lei un costante ricordo nella preghiera.

Con questi sentimenti invoco la materna protezione di Maria Santissima sul Sovrano Militare Ordine di Malta, che la venera col titolo di Vergine di Filèremo, ed imparto di cuore al Principe e Gran Maestro, a Lei, ai Cappellani e a tutti i Membri dell'Ordine come pure ai loro familiari la Benedizione Apostolica.


AI VESCOVI DELL'UGANDA


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Lunedì, 13 ottobre 1997




Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,

1. Vi do il benvenuto con affetto fraterno Vescovi dell'Uganda, pregando affinché «il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo» (2Th 3,16). I saluti che vi rivolgo oggi vanno anche ai cari sacerdoti, religiosi e fedeli laici delle vostre Diocesi. Quattro anni fa ho avuto la gioia immensa di visitare l'Uganda e i ricordi rimangono vivi nella mia mente, in particolare il calore del vostro benvenuto, l'ardore della vostra preghiera e la fermezza della vostra determinazione a essere figli e figlie fedeli della Chiesa. Vi chiedo di assicurare i membri del vostro popolo della mia vicinanza mentre lottano per crescere in Cristo e per rivestire «l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ep 4,24).

Dalla vostra ultima visita ad Limina, la comunità cattolica in Uganda, che affronta sfide e prove costanti, ha ricevuto molte benedizioni. Un ulteriore dono dell'amore di Dio è stata la creazione di tre nuove giurisdizioni ecclesiastiche: la Diocesi di Kasana-Luweero, la Diocesi di Lugazi e la Diocesi di Nebbi. Si tratta di un positivo segno di vitalità della Chiesa nel vostro Paese e mi unisco a voi nel rendere grazie al Signore che ha concesso tale crescita (cfr 1Co 3,7).

2. Cristo non cessa mai di far crescere Pastori fedeli per il suo popolo, e voi siete stati chiamati a essere successori degli Apostoli nell'arduo compito di insegnare, governare e santificare quella parte della Chiesa che vi è stata affidata. Vi è stato affidato «il ministero della riconciliazione » (2Co 5,18), un elemento essenziale del servizio pastorale che rendete alle vostre Chiese locali. «La Chiesa in Africa avverte l'esigenza di diventare per tutti, grazie alla testimonianza resa dai suoi figli e dalle sue figlie, luogo di autentica riconciliazione. Così, perdonati e riconciliati vicendevolmente, essi potranno recare al mondo il perdono e la riconciliazione che Cristo, nostra pace (cfr Ep 2,14), offre all'umanità mediante la sua Chiesa» (Ecclesia in Africa, n. 79).

Nelle vostre relazioni quinquennali dimostrate di essere profondamente consapevoli della necessità della riconciliazione. Mentre sottolineate giustamente che si sono fatti molti progressi nella promozione della pace e della sicurezza della vostra nazione nella sua interezza, non trascurate però il fatto tragico che la violenza continua a colpire alcune aree del vostro Paese, con frequenti atti di aggressività. Questo è un chiaro segno che, sebbene l'Uganda stia emergendo dalle ombre di un passato deturpato dalla lotta, dalla tensione e dello spargimento di sangue, non tutte le minacce contro la pace sono state eliminate ed è ancora forte la tentazione di tenere in vita e alimentare i vecchi rancori. Per tale motivo la Chiesa in questo momento della storia dell'Uganda deve rispondere con maggiore enfasi al pressante appello di Dio a essere una comunità riconciliante.

3. Un ruolo particolare in questo campo viene svolto dai laici poiché sono affidate loro le questioni di ordine temporale: la politica, l'economia, la guida della società (cfr Lumen gentium LG 31 Christifideles laici CL 15). In tali settori sono chiamati a «impegnarsi direttamente nel dialogo o in favore del dialogo per la riconciliazione» (Reconciliatio et Poenitentia, n. 25). Per questo, è particolarmente importante che voi, in quanto Pastori di anime e guide del popolo di Dio, garantiate l'esistenza di programmi diocesani e parrocchiali che offrano un'adeguata formazione ai laici. Ora che il Direttorio Generale per la Catechesi rivisto è stato pubblicato, un Direttorio Nazionale potrebbe essere molto utile per garantire una maggiore assimilazione della dottrina della Chiesa da parte del vostro popolo.

La catechesi è un elemento talmente importante della missione della Chiesa da richiedere la costante e sollecita azione della vostra Conferenza Episcopale nel soddisfare le esigenze di formazione dei fedeli, rivolgendo un'attenzione particolare ai giovani e ai bambini che non ricevono un'educazione formale. I catechisti dovrebbero essere l'oggetto della vostra particolare sollecitudine pastorale. Grazie alla loro fede e alla loro devozione profonde hanno svolto un ruolo preminente fin dagli inizi della Chiesa in Uganda e sono ancora oggi chiamati a offrire un contributo generoso ed esemplare all'istruzione religiosa delle proprie comunità. I vari Centri di Formazione Catechetica dovrebbero essere aiutati ad ampliare e ad arricchire i propri programmi affinché i catechisti possano acquisire sempre più le abilità di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente a ciò che viene chiesto loro.

255 4. In generale, i laici ugandesi stanno assumendo un ruolo sempre più attivo e responsabile nella vita della loro Chiesa locale. Nelle piccole comunità cristiane, nelle associazioni e nei movimenti, essi stanno crescendo in fede e in santità cristiana. Attraverso i consigli pastorali diocesani e parrocchiali e altri organismi nell'ambito della comunità, essi contribuiscono a edificare la Chiesa come comunione di tutti i suoi membri. Quest'abbondanza di impegno e di entusiasmo è affidata alla vostra guida pastorale come una grazia e al contempo un dovere. Essa è la base sui cui potete preparare tutto il Popolo di Dio in Uganda a celebrare il prossimo Grande Giubileo dell'anno 2000, come un gioioso rinnovamento di fede, che rechi una trasformazione in Gesù Cristo «lo stesso ieri, oggi e sempre» (He 13,8).

In tutto ciò, la parrocchia rimane senza dubbio il centro della comunità cristiana e di tutta l'attività pastorale. È infatti la parrocchia che «ha un compito essenziale per la formazione più immediata e personale dei fedeli laici...» permettendo loro di «cogliere e vivere le immense e straordinarie ricchezze e responsabilità del battesimo ricevuto » (Christifideles laici CL 61). Per questo, si dovrebbero compiere sforzi per creare nuove parrocchie, in particolare laddove quelle esistenti sono molto popolate o territorialmente molto vaste. Aumentare il numero totale delle parrocchie e ridurre la grandezza e l'estensione di quelle esistenti consentirà di rivolgere maggiore attenzione alle necessità pastorali dei singoli e delle famiglie e faciliterà l'effettivo ministero dei parroci.

5. Grazie ai vostri sforzi, sia individuali sia collettivi, la Chiesa in Uganda svolge un ruolo molto attivo nella creazione e nella promozione di strutture e istituzioni che permettono alla società di far fronte alle necessità e alle aspirazioni del popolo. Nei campi dell'educazione, della sanità e dei servizi sociali la presenza cattolica è particolarmente forte e la vostra guida rafforza i fedeli nell'affrontare alcuni problemi molto difficili. Fra questi ricordo il flagello dell'AIDS che ha colpito il vostro Paese in modo particolarmente grave. Nella vostra Lettera Pastorale Let your light shine (Fate brillare la vostra luce), avete osservato che questa tragica situazione «deve essere affrontata con solidarietà, con molto amore e con sollecitudine verso le vittime, con molta generosità verso gli orfani e con molto impegno per una rinnovata condotta di vita morale cristiana» (n. 28). In tal modo avete lanciato un appello a riflettere sulle più profonde questioni morali e sociali connesse a questa malattia e avete esortato tutti ad assumere una ferma posizione contro una pericolosa crisi dei valori, che in molte persone è già causa d'indebolimento dello spirito e d'indifferenza verso la virtù e verso ciò che costituisce il progresso autentico della società.

Una risposta adeguata a questa sfida richiede un'inculturazione efficace del messaggio cristiano, un compito difficile e delicato «poiché pone in questione la fedeltà della Chiesa al Vangelo e alla Tradizione apostolica nell'evoluzione costante delle culture» (Ecclesia in Africa, n. 62). In Uganda, questa inculturazione si trova a dover affrontare alcune sfide specifiche, in particolare negli ambiti del matrimonio e della vita familiare. I vostri sforzi indefessi per guidare le coppie alla scoperta della verità e della bellezza delle esigenze implicite nella loro nuova vita insieme in Cristo sono un aspetto indispensabile del ministero che esercitate. L'unità di vita ecclesiale nota come «Chiesa domestica » deve sempre occupare un posto particolare nella sollecitudine pastorale della Chiesa. L'Esortazione Apostolica Familiaris consortio offre un valido punto di riferimento per una catechesi efficace, in particolare nell'area vitale della preparazione matrimoniale. Bisogna aiutare i fedeli a comprendere il significato e la dignità sacramentale del matrimonio, e tutta la comunità cristiana dovrebbe sostenerli vigorosamente affinché vivano pienamente il proprio impegno.

Nel processo di conversione della vita familiare attraverso la grazia e la luce del Vangelo il concetto di paternità e di maternità responsabili esige un'attenzione particolare (cfr loc. cit., 28 e seg). Essere genitore significa condividere l'opera di Dio in quanto Autore di vita. Il contesto adeguato per portare nel mondo una nuova vita umana è l'unione permanente ed esclusiva che i coniugi stabiliscono attraverso il reciproco dono di sé completo e duraturo. L'insistenza della Chiesa sul matrimonio monogamico non è l'imposizione di un ideale estraneo che va ad alterare le tradizioni locali. La Chiesa, in fedeltà al suo Signore, proclama piuttosto che «Cristo rinnova il primitivo disegno che il Creatore ha iscritto nel cuore dell'uomo e della donna... I coniugi cristiani sono chiamati a partecipare realmente all'indissolubilità irrevocabile, che lega Cristo alla Chiesa sua sposa, da lui amata sino alla fine (Ibidem, n. 20). Il medesimo documento esorta ogni Vescovo a «far sì che la propria diocesi sia sempre più una vera “famiglia diocesana”, modello e sorgente di speranza per tante famiglie che vi appartengono» (Ibidem, n. 73).

6. Un aiuto inestimabile per i laici che lottano per vivere l'amore coniugale secondo la volontà di Dio è la fedeltà dei sacerdoti e dei religiosi al proprio impegno di celibato e di verginità: «Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico mistero dell'alleanza di Dio con il suo popolo» (Ibidem, n. 16). Ciò che ogni alleanza richiede è la fedeltà. Nella nostra epoca, che ha così tanto bisogno di una profonda conversione dei cuori circa la morale sessuale e l'amore coniugale, dobbiamo avere fiducia nel fatto che il Signore chiama ancora molti dei suoi seguaci al celibato per la salvezza del Regno dei Cieli (cfr Mt 19,22). Dobbiamo anche convincerci che Egli è ancor più generoso nel rafforzare coloro che ha scelto mentre cercano di rispondere a questa chiamata, con tutti i sacrifici che una risposta sentita alla vocazione al celibato o alla verginità implica. L'esempio di sacerdoti e di religiosi che tengono autenticamente fede alla loro chiamata aiuterà i laici a sopportare l'abnegazione che l'obbedienza al disegno di Dio sulla sessualità umana implica. In tal modo, tutto il santo popolo di Dio condurrà una vita veramente feconda e troverà la felicità duratura (cfr Familiaris consortio FC 16).

La formazione sacerdotale deve rimanere sempre una delle vostre priorità. Vi incoraggio a far sì che i vostri seminari continuino a pretendere dai vostri seminaristi ottimi risultati accademici e una formazione pastorale e spirituale altrettanto qualitativamente elevata. È essenziale che la formazione sacerdotale consolidi saldamente i candidati in un rapporto di profonda comunione e amicizia con Gesù il Buon Pastore (cfr Pastores dabo vobis PDV 42). I sacerdoti e i religiosi richiedono la vostra guida e il vostro sostegno fraterni e possono beneficiare grandemente di programmi di formazione permanente che ravvivino efficacemente il dono di Dio che è in loro (cfr 2Tm 1,6). È particolarmente importante che le religiose abbiano a disposizione direttori spirituali e confessori competenti e validi, sacerdoti che abbiano familiarità con la vita consacrata e siano in grado di rafforzarle nel loro impegno.

7. In Cristo tutte le cose sono rinnovate; nel Battesimo i fedeli hanno deposto la loro vecchia natura, propria della loro precedente condotta di vita (cfr Ep 4,22) cosicché non c'è più «Giudeo né Greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Ga 3,28). Rivalità tribali e ostilità etnica non possono trovare posto nella Chiesa di Dio o fra i membri del suo santo popolo. La comunità cattolica in Uganda ha invece il compito importante di aiutare il vostro Paese a edificare un futuro ancor più luminoso nel quale la società civile possa maturare in un clima di rispetto e di armonia. Questo è il vostro messaggio quando annunciate il Regno di Dio e invitate uomini e donne allo splendore di quella verità che «rifulge in tutte le opere del Creatore... illumina l'intelligenza e informa la libertà dell'uomo, che in tal modo viene guidato a conoscere e ad amare il Signore» (Veritatis splendor, Introduzione).

Cari Fratelli nell'Episcopato, spero che questi pensieri che la vostra visita ha suggerito vi rafforzino nel ministero che svolgete al servizio di quanti sono affidati alla vostra sollecitudine.

Ricordando l'esempio eroico di san Charles Lwanga e dei suoi compagni, prego affinché i Santi Martiri dell'Uganda siano sempre fonte di ispirazione e di rinnovamento mentre insieme al vostro popolo cercate di crescere nella santità, nella verità e nell'autentica libertà dei figli di Dio (cfr Rm 8,21). Affidando la Chiesa in Uganda alla protezione di Maria, Madre di tutti i credenti e Regina d'Africa, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'ARCIVESCOVO DI MINSK-MOHILEV


IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI RICONSACRAZIONE


DELLA CATTEDRALE DI MINSK (BIELORUSSIA)




Al Venerato Fratello
256 Signor Cardinale Kazimierz Swiatek
Arcivescovo di Minsk-Mohilev

Sono lieto di poter essere presente, mediante il Signor Cardinale Edmund C. Szoka, alla cerimonia di riconsacrazione della Cattedrale di Minsk e di partecipare così alla gioia dei fedeli della Bielorussia. Questo tempio, dedicato a Gesù, Maria e Santa Barbara, la cui costruzione fu iniziata nel 1700 ad opera dei Padri Gesuiti, divenne in seguito allo scioglimento della Compagnia di Gesù chiesa parrocchiale e fu scelta, nel 1798, con l'erezione della diocesi di Minsk, quale Cattedrale della nuova circoscrizione, il cui primo Vescovo fu Mons. Jakub Daderka.

Nel 1951, il regime comunista la fece chiudere, la requisì e la trasformò, tra l'altro, in Casa di educazione fisica. Essa conobbe, come tanti altri templi di codesta amata Nazione, un periodo di profanazione, durante il quale, secondo i misteriosi disegni della Provvidenza, non cessò di essere richiamo simbolico per il popolo di Dio nei lunghi anni di persecuzione.

Finalmente, nel 1994 l'antica Cattedrale fu restituita alla Comunità cattolica, ed Ella, Signor Cardinale, diede subito avvio ai lavori di restauro. Sono stati necessari interventi profondi e costosi, per ricondurre l'opera, in quanto possibile, al primitivo splendore. La cura appassionata che Ella vi ha dedicato, col sostegno dei fedeli e dei benefattori, ha fatto sì che l'intento fosse felicemente raggiunto. Come non pensare, ricordando tali vicende, alle prove dei nostri Padri dell'Antica Alleanza: esuli da Sion, privati del culto del tempio, ma poi ripieni di gioia nel tornare alla città santa e nel riedificarvi il santuario? Sono risuonate più che mai attuali anche per i componenti di codesta Comunità le parole del profeta: "Coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi . . . la gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta . . . in questo luogo porrò la pace" (
Ag 2,4 Ag 2,9).

La gloria della Chiesa, Venerato Fratello, è Cristo Signore: Sacerdote, Sacrificio e Tempio della Nuova Alleanza. Possa questo evento costituire per i fedeli di codesto amato Paese, incamminati verso il terzo millennio cristiano, una provvidenziale occasione per rinnovare l'impegno ad essere "pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,5).

La nuova dedicazione della Cattedrale di Santa Maria in Minsk richiami a tutti questa vocazione e missione, e la Vergine Madre di Dio, immagine e modello della Chiesa, stella dell'evangelizzazione, sia guida al popolo fedele, perché possa corrispondere ai disegni divini con fervore di fede, speranza e carità, per l'edificazione ed il conforto di ogni persona di buona volontà.

A Lei, Venerato Fratello, che in tale solenne circostanza ricorderà anche il suo 83· genetliaco, giunga l'espressione delle mie vive felicitazioni e dei più sentiti voti augurali. Li accompagno di cuore con una speciale Benedizione Apostolica, che estendo ai sacerdoti, ai religiosi ed ai fedeli dell'intera arcidiocesi.

Dal Vaticano, 15 Ottobre 1997

IOANNES PAULUS PP. II



AGLI ASCOLTATORI DI "RADIO MARIA"

PROVENIENTI DALLA POLONIA


Giovedì, 16 ottobre 1997




1. Sono lieto che gli ascoltatori di Radio Maria siano venuti in pellegrinaggio alla Città Eterna, per visitare le tombe degli Apostoli e per incontrare il Papa, questa volta nell'anniversario della sua elezione alla Sede di San Pietro. Vi saluto cordialmente. Saluto anche Monsignor Andrzej Suski che, come rappresentante della Conferenza Episcopale Polacca, vi accompagna in questo pellegrinaggio. Nel territorio della sua Diocesi, a Torun, ha sede la redazione di Radio Maria. La sua odierna presenza costituisce l'espressione della sollecitudine dell'Episcopato per i mezzi di comunicazione sociale in Polonia. Saluto il Padre Direttore di Radio Maria ed i suoi Collaboratori. Ringrazio per la fatica di questo pellegrinaggio e per quest'incontro, per le vostre preghiere e, specialmente, per i doni spirituali che sono un efficace sostegno al Papa nel suo ministerium petrinum. Sono grato in modo particolare a quelle nostre sorelle ed a quei nostri fratelli che offrono le loro sofferenze per la Chiesa. Dio renda loro merito! Portate, inoltre, il mio grazie a coloro che non sono potuti venire oggi in Piazza San Pietro: salutate le vostre famiglie, i vostri cari, gli ammalati e gli anziani. Salutate tutti gli ascoltatori di Radio Maria in Polonia ed all'estero.

257 2. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel Decreto sugli strumenti della comunicazione sociale, insegna: "La Chiesa cattolica, essendo stata fondata da Cristo Signore per portare la salvezza a tutti gli uomini ed essendo perciò spinta dalla necessità di diffondere il Vangelo, ritiene suo dovere predicare l'annuncio della salvezza servendosi anche degli strumenti della comunicazione sociale ed insegnarne agli uomini il retto uso" (Inter Mirifica IM 3).

La Chiesa non teme i mezzi di comunicazione sociale, al contrario, ha bisogno di essi per la sua missione salvifica, cioè per l'evangelizzazione. E che cos'è l'evangelizzazione? E' annunciare all'umanità la buona novella di Cristo, che con la sua morte e la sua risurrezione ha redento ogni uomo. I mezzi di comunicazione usati in modo corretto rendono un grande servizio agli uomini. Devono, tuttavia, trasmettere un'informazione precisa e onesta, conforme alla verità, e devono anche arricchire lo spirito, curando la formazione religiosa e morale dei loro ascoltatori. Perfezionando le coscienze umane, contribuiscono in tal modo al bene comune, allo sviluppo di tutta la società e di tutta la nazione.

La radio è uno dei mezzi di comunicazione sociale a più larga diffusione. E' motivo di gioia, pertanto, il fatto che in Polonia, negli ultimi anni, siano sorti numerosi centri di radiodiffusione cattolica gestiti dalle Diocesi, dalle Parrocchie, dagli Ordini religiosi e dalle Associazioni. Desidero esprimere la mia grande riconoscenza per i laici e per i membri del clero che mettono a disposizione molti talenti, molta fatica e molto tempo nel creare i programmi per la radio e nel trasmetterli.

Tra queste stazioni, in Polonia, Radio Maria è molto popolare. E' grande il contributo che la vostra emittente apporta all'opera evangelizzatrice. Grazie alle sue trasmissioni il pensiero su Dio raggiunge molte persone e molti ambienti in Polonia, ed anche fuori dei suoi confini ed in altri continenti.

Preghiera e catechesi sono i due elementi essenziali che distinguono una radio cattolica dalle altre. Mi rallegro per la loro presenza a Radio Maria. Oggi vorrei mettere in risalto in modo particolare la preghiera. La preghiera, infatti, sta all'inizio dell'evangelizzazione. E' una silenziosa ma efficace fonte dalla quale scaturisce la forza per rendere testimonianza. La vostra presenza così numerosa qui è, tra l'altro, frutto di tale apostolato. Sulle onde di Radio Maria vengono trasmesse la Santa Messa ed anche molte preghiere profondamente radicate nella nostra pietà polacca. Si potrebbero menzionare qui la preghiera del Rosario, la coroncina alla divina Misericordia, l'Angelus, il Piccolo Ufficio in onore dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima, come pure la preghiera liturgica delle ore. E' bene che a Radio Maria si preghi e si insegni la preghiera agli ascoltatori, mostrando quanto grande sia il bisogno che di essa hanno l'uomo contemporaneo, la famiglia, la Chiesa e il mondo. Nella vita di pietà, in quella morale e nell'apostolato, la preghiera è insostituibile. San Paolo scrive: "Pregate incessantemente" (1Th 5,17), "Perseverate nella preghiera" (Col 4,2).

Alcuni giorni dopo l'elezione alla sede di San Pietro, mi recai al Santuario mariano della Mentorella, nei pressi di Roma, e lì parlai ai pellegrini della necessità della preghiera nella vita cristiana. Dissi allora che "la Chiesa prega, la Chiesa vuole pregare, desidera essere al servizio del più semplice ed insieme splendido dono dello spirito umano, che si realizza nella preghiera. La preghiera è, infatti, la prima espressione della verità interiore dell'uomo, la prima condizione dell'autentica libertà dello spirito . . . La preghiera dà un senso a tutta la vita, in ogni suo momento, in ogni circostanza" (Giovanni Paolo II, Ai fedeli nel Santuario della Mentorella, 29 ottobre 1978: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, I, 1978, PP 78-79).

Sono lieto perché oggi, dopo diciannove anni di servizio nel ministero petrino alla Chiesa e al mondo, posso condividere con voi questo ricordo. Vi esorto a perseverare nella preghiera e nell'apostolato animato dalla preghiera.

Oggi, nella vita di pietà e in quella sociale, nella vita di molte persone e nazioni c'è un particolare bisogno di questo apostolato. La preghiera rende sensibile la coscienza dell'uomo agli essenziali valori della verità, della giustizia, dell'amore e della pace. Questi valori sono nelle vicende di una nazione come il sale e la luce: essi soltanto possono dare sapore alla "terra" dei cuori ed illuminare la mente, rendendo il mondo più umano e più divino. Ringrazio Radio Maria per questo apostolato della preghiera, ed anche per la preghiera secondo le intenzioni del Papa. Allo stesso tempo chiedo: alimentate questo spirito di preghiera. Ringrazio di questo anche tutte le altre stazioni radio cattoliche della Polonia.

Voi adempite alla grande missione di annunciare il Vangelo "ad ogni creatura". Siate simili al seminatore evangelico, che uscì a seminare. E mentre seminava, una parte cadde lungo strada, un'altra fra i sassi, un'altra ancora tra le spine, ed un'altra, infine, cadde sulla terra buona e diede frutto (cfr Mc 4,2-8). Questo seme è la Parola di Dio annunziata anche sulle onde della radio a tutti coloro che la vogliono ascoltare ed attingere da essa la forza. La catechesi che svolgete è un servizio alla Chiesa e alla società.

3. Miei cari, la vostra attività è un servizio alla Chiesa. Questo comporta per voi la grande responsabilità di collaborare fedelmente con i Vescovi, in spirito di comunione ecclesiale e di amore cristiano per far sì che cresca il Corpo di Cristo, cioè la Chiesa. Possa il Vangelo in Polonia essere annunciato con una voce sola, con la voce della Chiesa, edificata sul fondamento degli Apostoli, e questa unità di azione sia allo stesso tempo la testimonianza della dedizione e della fedeltà vostra a Cristo.

Invoco dallo Spirito Santo, per intercessione della Madre Santissima, le grazie necessarie per questa grande opera di evangelizzazione. Con tutto il cuore benedico voi qui presenti, le vostre famiglie e i vostri cari, i collaboratori sacerdoti e laici di Radio Maria, i volontari e tutti coloro che annunciano sulle onde della radio, "fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8), il messaggio evangelico della verità e dell'amore.




AI PARTECIPANTI


AL CONGRESSO CATECHISTICO INTERNAZIONALE


258
Venerdì, 17 ottobre 1997




Signori Cardinali,
Venerati Confratelli nell'episcopato e nel sacerdozio,
Cari Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione di questo Congresso Catechistico Internazionale, promosso per sottolineare la presentazione dell'editio typica del Catechismo della Chiesa Cattolica e la rinnovata edizione del Direttorio Generale per la Catechesi. Il numero dei partecipanti, l'attualità dei temi posti in discussione, la competenza dei relatori fanno dell'incontro un evento di rilievo nella vita della Chiesa.

Porgo il mio affettuoso saluto ai Signori Cardinali, ai Presidenti delle Commissioni per la Catechesi delle Conferenze Episcopali, ai Direttori degli Uffici Catechistici Nazionali, ai Sacerdoti, ai Religiosi, alle Religiose, ai laici impegnati, che da varie parti del mondo sono qui convenuti per mettere a comune profitto il frutto della loro esperienza e della loro preparazione.

Di cuore tutti singolarmente ringrazio per il prezioso servizio che recano alla Chiesa. In particolar modo esprimo la mia gratitudine al Signor Cardinale Joseph Ratzinger e all'Arcivescovo Mons. Darío Castrillón Hoyos, i quali - con l'aiuto dei loro collaboratori delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e per il Clero - hanno organizzato e attuato questo importante incontro. Esso costituisce un segno eloquente del posto che occupa nella Chiesa la cura di annunciare in maniera adeguata la Parola di Dio agli uomini del nostro tempo. E' prendendo avvio dai loro interrogativi che si deve aiutarli a scoprire, attraverso le parole umane, il messaggio di salvezza portato da Gesù Cristo. E' questo il complesso e delicato lavoro che sta oggi compiendo la Chiesa, impegnata a calare in culture diverse la perenne verità del Vangelo.

2. Il motto scelto per questo Congresso Catechistico Internazionale - "Tradidi vobis quod accepi" (
1Co 5,3) - illustra efficacemente la natura della fede e la missione evangelizzatrice della Chiesa. Leggiamo, al riguardo, nel Catechismo della Chiesa Cattolica: «La fede è un atto personale: è la libera risposta dell'uomo all'iniziativa di Dio che si svela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l'esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri» (CEC 166).

In questo compito di trasmissione della fede il Catechismo della Chiesa Cattolica si propone come strumento particolarmente autorevole. Su di esso voi in questi giorni avete riflettuto per conoscerne meglio le caratteristiche e le finalità. Il Catechismo presenta la Verità rivelata mostrando, alla luce del Concilio Vaticano II, come essa è creduta, celebrata, vissuta e pregata nella Chiesa. Attingendo abbondantemente al prezioso patrimonio del passato - soprattutto biblico, liturgico, patristico, conciliare, magisteriale - e traendone cose nuove e cose antiche (cfr Mt 13,52), esprime nell'oggi della nostra società l'immutabile freschezza della Verità cristiana. Diventa così eloquente testimonianza del grado di consapevolezza e di autocoscienza che la Chiesa, nel suo insieme, possiede riguardo al proprio perenne deposito di verità. Come tale, il Catechismo si propone quale norma sicura per l'insegnamento della fede, ed insieme quale testo di riferimento certo ed autentico per l'elaborazione dei Catechismi locali.

3. Vigile nella speranza la Chiesa, tra la Pasqua e la Parusia, deve compiere il suo mandato escatologico proclamando il Regno di Dio e raccogliendo da tutto l'universo il buon grano del Signore. Ciò che essa deve assolutamente fare, prima del ritorno del Signore, è di proclamare l'«evento Cristo», la sua Pasqua di morte e di risurrezione. Essere sacramento primo e universale di salvezza è il suo compito essenziale.

Il ministero della Parola si colloca così nel centro stesso dell'azione apostolica della Chiesa, sia quando celebra l'Eucaristia o canta le lodi di Dio, sia quando istruisce i fedeli sul modo di vivere nel quotidiano la propria fede.

259 Ben lungi dal rimanere neutrale, la Chiesa è accanto al cristiano nei vari momenti della sua vita, per orientarlo verso scelte coerenti con le esigenze inscritte nella ontologia soprannaturale del suo Battesimo. E' grazie a questa azione "mistagogica" che la fede, sbocciata nel Battesimo, può svilupparsi e giungere a quella piena maturazione che è propria del cristiano adulto e responsabile.

E' precisamente questo il compito della catechesi. Compito non facile! Dovendo prendere in considerazione l'insieme della vita dell'uomo - l'aspetto profano come quello religioso - la catechesi deve radicarsi nell'intero contesto della vita. In altre parole, deve tener conto non soltanto dei catechizzandi, della realtà culturale e religiosa ma anche delle loro condizioni sociali, economiche e politiche. E' la vita tutt'intera, nei suoi aspetti concreti, che deve essere letta e interpretata alla luce del Vangelo.

4. Ciò suppone l'attenta valutazione dei problemi che incontra oggi un credente, giustamente desideroso di progredire ulteriormente nell'intelligenza della sua fede. Di questi problemi fanno certo parte i grandi interrogativi che l'uomo si pone circa le sue origini, il significato della vita, la felicità alla quale aspira, il destino dell'umana famiglia.

Ciò vuol dire che sarà sempre necessario un duplice movimento per annunciare agli uomini del nostro tempo, nella sua integrità e nella sua purezza, la Parola di Dio, così che essa riesca loro intelligibile ed anche avvincente. La scoperta del mistero integrale della salvezza suppone, da una parte, l'incontro con la testimonianza, offerta dalla comunità ecclesiale, di una vita ispirata al Vangelo. La catechesi parla con maggiore efficacia di ciò che appare realmente nella vita concreta della comunità. Il catechista è, per così dire, l'interprete della Chiesa di fronte a coloro che sono da lui catechizzati. Egli legge ed insegna a leggere i segni della fede, dei quali il principale è la Chiesa stessa.

Al tempo stesso, il catechista deve saper discernere e valorizzare gli addentellati spirituali, già presenti nella vita degli uomini, secondo il fecondo metodo del dialogo salvifico. E' un compito che si ripropone continuamente: la catechesi deve saper raccogliere gli interrogativi che salgono dal cuore dell'uomo per orientarli verso le risposte offerte dall'Amore che crea e che salva. La meditazione orante della Sacra Scrittura, l'approfondimento fedele delle «meraviglie di Dio» lungo tutto l'arco della storia della salvezza, l'ascolto della Tradizione vivente della Chiesa e l'attenzione rivolta alla storia degli uomini, collegandosi tra loro, possono aiutare gli uomini a scoprire quel Dio che già opera nel segreto del loro cuore e della loro intelligenza per attirarli a Sé e ricolmarli del suo amore, facendoli suoi figli nel Figlio unigenito.

5. Cari Fratelli e Sorelle, possa questo Congresso Catechistico Internazionale rafforzare la collaborazione feconda del ministero sacerdotale, della vita religiosa e dell'apostolato dei laici per un rinnovato annuncio della Parola della salvezza, missione essenziale della Chiesa ed insieme sorgente perenne della sua gioia nel generare nuovi figli. Con un cuore solo, tutti dobbiamo attendere instancabilmente a questo compito fondamentale che Cristo ha affidato alla sua Chiesa: portare al mondo la Parola vivente, per liberarlo dal peccato e far in esso risplendere le virtù e le capacità della vita nuova in Cristo.

Con questi auspici invoco su voi tutti l'abbondanza delle grazie divine e, quale pegno di consolazione e di conforto, vi imparto con affetto la mia Benedizione.




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