GP2 Discorsi 1997 302

302 Colgo, altresì, l'occasione per porgere a tutti voi ed ai vostri cari i migliori auguri per il prossimo Natale, e di cuore vi benedico.



SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO


Domenica, 7 dicembre 1997




Rivolgo ora il mio pensiero ai presenti ed a coloro che si sono uniti a noi nella recita del santo Rosario, in questo primo sabato del mese di dicembre.

In particolare, saluto i membri dell'Opera della Chiesa ed i fedeli della Comunità parrocchiale "Nostra Signora di Valme" di Roma. Carissimi, siete venuti per ricambiare la mia visita pastorale del dicembre dello scorso anno. Memore della calorosa accoglienza che allora mi avete riservato, rinnovo a tutti i miei grati sentimenti e vi incoraggio a proseguire nel cammino pastorale intrapreso.

Saluto, poi, il parroco ed i fedeli della parrocchia di san Pietro Apostolo di Grotte di Castro (Viterbo). Cari Fratelli e Sorelle, la vostra presenza riveste un singolare significato: voi, infatti, con l'odierno pellegrinaggio alla Sede di Pietro, avete voluto suggellare l'anno di speciali celebrazioni mariane in onore di Maria Santissima del Suffragio, patrona della vostra Comunità. Animati da intensa vita liturgica e pastorale, crescete sempre più nella fedeltà al Vangelo e nel servizio ai fratelli.

Saluto, altresì, il gruppo di giovani della parrocchia di san Rocco di Ravenna accompagnati dal vicario parrocchiale, i sacerdoti e i fedeli della parrocchia di sant'Agostino di Civitavecchia ed i fedeli delle parrocchie di san Vincenzo di Tivoli e di san Pietro di Sezze (Latina), con i loro rispettivi parroci.

Carissimi Fratelli e Sorelle, all'inizio del secondo anno di preparazione immediata al Giubileo dell'Anno Duemila, incoraggio tutti ad accogliere il dono dello Spirito Santo per poter offrire un valido contributo all'opera della nuova evangelizzazione, in vista del terzo millennio.

Vi affido, a tal fine, alla materna protezione di Maria, mentre di cuore imparto a voi ed ai vostri cari l'Apostolica Benedizione.
* * *


I thank the English-speaking pilgrims who have come this evening to pray the Rosary. My special greeting goes to the community of the Pontifical North American College in Rome. In spiritual union with the Special Assembly of the Synod of Bishops for America, we ask Mary Immaculate, patroness of the College and of your Nation, to intercede for all the peoples of the American Continent, that there may be a renewed enthusiasm for the spread of the Gospel, a thirst for authentic holiness, and a spirit of fraternal solidarity in building a world of justice and peace.

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SAN DOMENICO SAVIO


AI BAMBINI


Domenica, 7 dicembre 1997

303
Vorrei porvi qualche domanda. La prima è: siete contenti? Sì, bene. Poi un'altra: il Papa si presenta meglio in televisione o così, da vicino? Da vicino? Allora la televisione è peggio: è meglio da vicino! Voi siete contenti, ma perché lo siete? Perché sono qui? Perché non mi avevate mai visto da vicino? Eppure io penso che siete contenti perché si avvicina il Natale. Il Natale è una grande solennità, specialmente per i bambini, i ragazzi e le ragazze. Ma anche per i birichini... Il vostro parroco ha detto che siete birichini. Che cosa vuol dire «birichino »? Fare dispetti, essere furbi, essere un po' monelli... Pensate che san Domenico Savio era birichino? No, non lo era. E san Giovanni Bosco amava i birichini? Sì, molto.


Avete dato risposte giuste a tutte le domande. Vorrei dirvi che anch'io mi sento molto contento, perché posso visitare la vostra parrocchia, perché posso incontrare voi, ragazzi e ragazze, «birichini » e «birichine»... La vostra parrocchia è dedicata ad un Santo giovane, san Domenico Savio, ed è affidata ai padri salesiani, che sono stati fondati da san Giovanni Bosco. Mi sento contento anche perché si avvicina il Santo Natale, che è molto caro ai bambini, ai ragazzi, alle ragazze, ai «birichini», a tutti. Vorrei augurarvi adesso una buona preparazione al Natale e un buon Natale. Ci si deve preparare non solamente esteriormente: si deve preparare il cuore all'incontro con Gesù. Quando Egli viene sulla terra, nella notte di Betlemme, bisogna essere preparati. Vi assicuro che Gesù ama i bambini, ama anche i «birichini», le «birichine»: ama tutti e vuol fare santi tutti noi, anche i più grandi, anche il Papa. Pensate che il Papa era birichino? Non si sa...

Allora, Gesù vuol farci tutti santi: i bambini, gli adulti, gli anziani, vuol fare sante le vostre famiglie, vuol fare santi le vostre catechiste e i vostri catechisti, i vostri sacerdoti, tutti noi. E per questo noi ci prepariamo al Santo Natale. Vi auguro una buona preparazione al Natale, così come si preparava soprattutto la Madre di Gesù, Maria Santissima. Domani celebreremo l'Immacolata, la purissima: questo esprime come Maria era preparata al Natale del Signore.

Offro una benedizione a tutti. Buon Natale!

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SAN DOMENICO SAVIO


AI MEMBRI DEL CONSIGLIO PASTORALE


Domenica, 7 dicembre 1997

Voglio salutare cordialmente tutti i presenti, i membri del Consiglio Pastorale - ringrazio il suo rappresentante per le parole introduttive - e anche i giovani.


Voglio parlarvi della Missione cittadina, perché questa idea, questo concetto è molto denso di significato, ma è anche nuovo. Prima del Concilio si pensava che la missione spettasse ai missionari nei Paesi non cristiani. In Italia noi siamo tutti cristiani e quindi non ci sarebbe stato bisogno della missione. Invece, già nei tempi immediatamente pre-Conciliari e poi durante il Concilio, si è fondato il concetto nuovo espresso dalle parole: la Chiesa è dappertutto e sempre in stato di missione, «in statu missionis». Allora non si tratta soltanto di una missione «ad extra», che deve andare verso i Continenti, i Paesi, i popoli non cristiani, non battezzati, per predicare loro il Vangelo. La missione è dappertutto, è anche a Roma, in Italia, in tutti i Paesi cristiani d'Europa. Siamo tutti in stato di missione.

Così l'idea, il concetto della Missione cittadina ha trovato molto bene la sua identità nella preparazione al Terzo Millennio. Ci prepariamo al Terzo Millennio di Cristo. Il giorno di apertura sarà certamente il suo Natale. Preparandoci al Terzo Millennio della nascita di Cristo, dobbiamo pensare ancora a Cristo morto e risorto, dobbiamo pensare alle sue ultime parole: «Andate nel mondo intero, ammaestrate tutti i popoli predicando loro il Vangelo e battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Questo è il testamento di Cristo, sono le ultime parole di Cristo. Penso che così si spieghi il concetto della missione in ogni dimensione: quella «ad extra», dei missionari che lavorano nei Paesi non cristiani - che saluto anche qui - e poi quella cittadina, a Roma. Non possiamo prepararci in altro modo al Grande Giubileo del 2000 se non facendo questa Missione, sentendoci in stato di missione con la Chiesa di Roma dentro Roma. Così è stato preparato e così dovrà essere continuato il programma della Missione cittadina.

Vi ringrazio tutti per la vostra disponibilità. Ringrazio i missionari adulti ma anche i giovani. Non sono più ragazzini, bambini, come quelli che ho incontrato prima della Santa Messa. Ho parlato loro anche di Domenico Savio: ognuno di voi è un Domenico Savio più cresciuto, più responsabile, più disposto ad essere missionario «ad extra» e «ad intra». Era di Torino, ma se fosse stato di Roma certamente sarebbe stato un protagonista della Missione cittadina. È vissuto più cento anni fa, ma oggi sarebbe uno degli artefici della Missione cittadina a Roma. Così auguro a tutti i giovani della parrocchia di san Domenico Savio di essere suoi seguaci.

Al termine della visita, prima di lasciare la parrocchia, il Papa ha sostato dinanzi all'ingresso della scuola media, salutando con queste parole i numerosi fedeli che lo attendevano:

Grazie alla vostra parrocchia dedicata a san Domenico Savio. Grazie per la vostra accoglienza, per la visita, per la bella giornata, per il bel canto, per il coro. Soprattutto è stato bello ciò che abbiamo vissuto insieme con la vostra comunità. Grazie ai padri salesiani, alla loro grande famiglia, presente dappertutto, anche in America, soprattutto in America. Lo si è visto durante l'Assemblea Speciale per l'America del Sinodo dei Vescovi: quanti sono i salesiani in America e quanti sono i Vescovi salesiani!

304 Vi auguro una buona domenica e poi un buon Natale, perché siamo già vicini.

SOLENNITÁ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

DELLA BEATA VERGINE MARIA

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II

Lunedì, 8 dicembre 1997





1. Ti salutiamo, Figlia di Dio Padre!
Ti salutiamo, Madre del Figlio di Dio!
Ti salutiamo, Sposa dello Spirito Santo!
Ti salutiamo, dimora della Santissima Trinità!
Con questo saluto ci presentiamo dinanzi a Te,
nel giorno della tua Festa,
con confidenza di figli,
e sostiamo, come è ormai tradizione,
ai piedi di questa storica colonna,
305 nell'annuale appuntamento a Piazza di Spagna.
Da qui Tu, amata e venerata Madre di tutti,
vegli sulla Città di Roma.

2. Resta con noi, Madre Immacolata,
nel cuore della nostra preparazione
al grande Giubileo del Duemila.
Veglia, Ti preghiamo, in modo particolare sul triduo,
formato dagli ultimi tre anni del secondo millennio,
il 1997, il 98 e il 99,
anni dedicati alla contemplazione
del mistero trinitario di Dio.
306 Desideriamo che questo nostro secolo, ricco di eventi,
ed il secondo millennio cristiano
si chiudano con il sigillo trinitario.
E' nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
che ogni giorno iniziamo il lavoro e la preghiera.
E' ancora rivolgendoci al Padre celeste
che terminiamo ogni nostra attività pregando:
"Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio,
che vive e regna con Te, nell'unità dello Spirito Santo".
E così, nel segno del mistero trinitario,
la Chiesa che è in Roma, unita ai credenti del mondo intero,
307 avanza pregando verso la conclusione del ventesimo secolo,
per entrare con cuore rinnovato nel terzo millennio.

3. Ti salutiamo, Figlia di Dio Padre!
Ti salutiamo, Madre del Figlio di Dio!
Ti salutiamo, Sposa dello Spirito Santo!
Ti salutiamo, dimora della Santissima Trinità!
Questo saluto pone in luce
quanto Tu sia pervasa dalla vita stessa di Dio,
dal suo profondo ed ineffabile mistero.
Da questo mistero Tu sei pervasa totalmente,
sin dal primo istante del tuo concepimento.
308 Tu sei piena di grazia, Tu sei Immacolata!

4. Ti salutiamo, Immacolata Madre di Dio!
Accetta la nostra preghiera e degnati
di introdurre maternamente la Chiesa,
che è in Roma e nel mondo intero,
in quella pienezza dei tempi,
alla quale l'universo tende
dal giorno in cui venne nel mondo
il tuo divin Figlio e Signore nostro Gesù Cristo.
Egli è l'Inizio e la Fine, l'Alfa e l'Omega,
il Re dei secoli, il Primogenito di tutta la creazione,
309 il Primo e l'Ultimo.
In Lui tutto ha il suo definitivo compimento;
in Lui ogni realtà matura
sino alla misura voluta da Dio,
nel suo arcano disegno d'amore.

5. Ti salutiamo, Vergine prudentissima!
Ti salutiamo, Madre clementissima!
Prega per noi,
intercedi per noi,
Vergine Immacolata,
Madre nostra misericordiosa e potente,
Maria!




PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


PER LA SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE


DELLA BEATA VERGINE MARIA


310
Basilica di Santa Maria Maggiore - Lunedì, 8 dicembre 1997




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Dopo il consueto omaggio alla Vergine in Piazza di Spagna, il mio breve pellegrinaggio mariano dell'8 dicembre mi conduce ora in questa antichissima Basilica dedicata alla Madre di Dio, per sostare in preghiera dinanzi all'icona della Salus Populi Romani, tanto venerata dai cittadini e dai pellegrini.

Ti saluto, o piena di grazia,
Salvezza del Popolo Romano!

Vengo a Te come Vescovo di Roma e come tuo devoto.
Vengo come Pastore della Chiesa universale,
che in Te riconosce la propria Madre
e il proprio modello.

Venendo oggi in Santa Maria Maggiore, ho la felice opportunità di rivolgere un cordiale saluto a quanti servono alle esigenze pastorali ed amministrative della Basilica, al Capitolo Liberiano, ai fedeli presenti ed ai pellegrini che qui giungono numerosissimi da ogni parte del mondo. Tutti li aiuti e li conforti Maria con la sua materna protezione.

2. Sono lieto, inoltre, d'iniziare con questa mia visita alla Vergine, santuario dello Spirito, il secondo anno preparatorio al grande Giubileo del Duemila, anno dedicato allo Spirito Santo. A Maria affido il cammino della Chiesa verso la porta santa del terzo millennio. Lei, Sposa del Santo Spirito e sua perfetta cooperatrice, insegni alla Comunità cristiana di oggi a lasciarsi guidare e come pervadere dallo Spirito divino, perché si rafforzino in essa i vincoli di carità e di comunione, e a tutti giunga credibile il messaggio di Cristo Salvatore del mondo.

311 In modo particolare, prego per l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'America, che si avvia ormai alla sua conclusione. Ottenga la Vergine, venerata in tanti santuari di quel Continente, il dono di un autentico rinnovamento per le Comunità cristiane d'America.

Mi rivolgo, poi, alla Salus Populi Romani, domandandoLe di vegliare sulla missione cittadina di questa Città, che entra adesso nel vivo del suo svolgimento. L'intercessione di Maria sostenga l'impegno del Cardinale Vicario, dei Vescovi Ausiliari, dei parroci e viceparroci e di tutti i sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dei missionari e delle missionarie.

3. Da questo cuore mariano di Roma, prego per quanti vivono nella nostra Città. Prego per tutti, secondo la particolare intenzione suggerita da questo luogo e dal tempo liturgico di Avvento, invocando per ogni uomo e donna, per ogni famiglia e ambiente di vita il dono della speranza. Quante sono le attese di questa città! Voglia il Signore che esse non rimangano deluse generando scoraggiamento e rassegnazione. Voglia lo Spirito Santo accendere in tutti la virtù della speranza, per costruire insieme la Roma del 2000, una città che sia segno di speranza per il mondo intero.

Vergine Immacolata, Salus Populi Romani, prega per noi!




AI CAVALIERI DI COLOMBO


Giovedì, 11 dicembre 1997




Eccellenza,
Cari amici,

sono lieto di salutare il Supremo Cavaliere Virgil Dechant e i membri dell'Esecutivo dei Cavalieri di Colombo. La vostra visita a Roma mi offre l'opportunità di esprimere la mia gratitudine per l'eccezionale sostegno spirituale e materiale che i Cavalieri continuano a dare alla missione della Chiesa universale. Vi assicuro del mio personale ringraziamento per la vostra vicinanza al Papa nel suo ministero di servizio al Vangelo e di edificazione di tutti i discepoli di Cristo nella fede e nell'amore.

Il nostro incontro si svolge durante la celebrazione dell'Assemblea Speciale per l'America del Sinodo dei Vescovi nel quale Pastori delle Chiese particolari del continente americano sono riuniti per ponderare le sfide della nuova evangelizzazione. Nel Sinodo, abbiamo visto all'opera uno spirito di sempre maggiore solidarietà fra i popoli cattolici del Nord e del Sud dell'America. Un ruolo essenziale in questo grande compito di rinnovamento ecclesiale sarà svolto da uomini e da donne laici e io confido nel fatto che i Cavalieri, fedeli agli alti ideali del loro fondatore, contribuiranno alla trasformazione della società attraverso la loro fedeltà quotidiana al Vangelo.

Assicurando tutti i Cavalieri e le loro famiglie delle mie preghiere, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di forza in Gesù Cristo nostro Salvatore.




AI PADRI SINODALI PER LA CHIUSURA DELLA XXV


CONGREGAZIONE GENERALE DELL'ASSEMBLEA


SPECIALE PER L'AMERICA DEL SINODO DEI VESCOVI


Giovedì, 11 dicembre 1997




312 Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Cari Fratelli e care Sorelle,

1. Siamo giunti al termine dell’Assemblea Speciale per l’America del Sinodo dei Vescovi. In questo momento la mia anima si apre innanzitutto all’azione di rendimento di grazie a Dio, che è all’origine di «ogni buon regalo e ogni dono perfetto » (
Jc 1,17). Provo grande riconoscenza verso tutti coloro che sono stati strumenti di Dio per trasmettere queste ricchezze spirituali alla sua Chiesa, in occasione della presente Assemblea sinodale.

Esprimo la mia viva gratitudine ai Padri, principali responsabili del Sinodo, che hanno portato il peso del lavoro e che hanno ora il merito dei risultati. Ogni giorno i Presidenti Delegati hanno efficacemente condotto l’Assemblea; il Relatore generale e i due Segretari speciali l’hanno aiutata a trattare il tema sinodale in modo competente; il Segretario generale l’ha diretta con sicurezza nel cammino complesso del Sinodo.

I Delegati fraterni di alcune confessioni cristiane d’America e un consistente numero di uomini e di donne venuti in qualità di assistenti e di auditori hanno apportato un contributo ricco di significato.

Come si potrebbe dimenticare che l’Assemblea è stata preparata attraverso la preghiera, la riflessione e la consultazione di tutte le Chiese particolari e degli altri organismi scelti a tale fine, e dalle diverse riunioni del Consiglio pre-sinodale? La cooperazione armoniosa di numerose componenti ecclesiali, così come quella di diversi organismi e servizi della Sede Apostolica, ha certamente contribuito al felice esito dei lavori.

Abbiamo presenti anche le numerose persone che hanno accompagnato i lavori sinodali attraverso l’offerta delle loro sofferenze e la loro continua preghiera. A tutti e ad ognuno va la mia personale gratitudine.

2. Siamo così giunti alla fine di questa interessante esperienza ecclesiale, nella quale abbiamo veramente «camminato insieme» (syn-odos). L’incontro di oggi ci offre la possibilità di tracciare un primo bilancio. Domani mattina, durante la Celebrazione Eucaristica che avrò la gioia di presiedere nella Basilica Vaticana, potremo ringraziare il Signore per i frutti apostolici raccolti in queste settimane a favore del Continente americano, dall’Alaska alla Terra del Fuoco, dal Pacifico all’Atlantico.

In futuro, come è costume dopo ogni Sinodo, ho intenzione di emanare un’Esortazione Apostolica che terrà conto delle Propositiones approvate dall’Assemblea e della ricchezza degli interventi e delle diverse relazioni, al fine di rendere efficaci i suggerimenti pastorali emersi nel corso dei lavori sinodali.

Queste giornate che abbiamo trascorso insieme sono state un’autentica grazia del Signore. Abbiamo vissuto un incontro speciale con Gesù Cristo vivo e abbiamo percorso uniti un cammino di conversione, di comunione e di solidarietà. Ci siamo sentiti riuniti in nome di Gesù (cfr Mt 18,19-20) grazie all’azione dello Spirito Santo, che illumina il presente e il futuro del Continente americano con la gioia della speranza che non delude mai (cfr Rm 5,5). Attraverso i numerosi interventi, che hanno ricordato la grandezza e la bellezza della vocazione cristiana, siamo stati tutti incoraggiati a seguire Cristo Pastore, Sacerdote e Profeta, ognuno secondo la propria vocazione.

313 La chiamata comune a seguire Cristo ci ha fatto capire quanto siano ancora preoccupanti le situazioni in cui vivono molti nostri fratelli e sorelle. Non pochi di essi si trovano in condizioni contrarie alla dignità di figli di Dio: estrema povertà, mancanza di un minimo di assistenza in caso di malattia, analfabetismo ancora diffuso, sfruttamento, violenza e dipendenza dalla droga. E cosa dire delle pressioni psicologiche esercitate sulla popolazione nelle società industrializzate che impediscono, in diversi modi, il suo accesso alle sorgenti vive del Vangelo: clima di sfiducia rispetto alla Chiesa, campagne antireligiose nei mezzi di comunicazione sociale, influsso pernicioso del permissivismo e fascino del guadagno facile, anche d’origine illegale. La denuncia di queste deplorevoli situazioni è apparsa in molti interventi dei Padri sinodali.

3. Tuttavia, accanto a queste coraggiose denuncie, non cessate di mettere in evidenza motivi di speranza e di conforto. Un numero sempre più grande di giovani opta per la vita sacerdotale e religiosa e offre il proprio dinamismo e la propria creatività nel compito della nuova evangelizzazione. Molti e benemeriti sacerdoti e tante persone consacrate, fedeli al carisma dei loro diversi Istituti, vi accompagnano, Venerabili Fratelli, nel vostro apostolato. Come non ricordare le migliaia di laici che, in risposta al vostro appello, diventano vostri stretti collaboratori nell’azione apostolica? Essi cooperano nei modi più diversi all’opera di evangelizzazione, soprattutto in seno alle piccole comunità di fedeli che, sia nel cuore delle grandi città che nella campagna e nei centri più distanti, si riuniscono per pregare e ascoltare la Parola di Dio.

Vi sono anche laici - uomini e donne - che, seguendo la loro vocazione laicale specifica, si adoperano in modo competente nei diversi campi della vita politica, sociale ed economica, di modo che vi penetri il lievito del Vangelo, al fine di costruire un mondo più giusto, più fraterno e solidale. La loro azione coraggiosa e insostituibile è una componente essenziale dell’evangelizzazione, che rende più affidabile l’annuncio esplicito di Gesù Cristo in un mondo che ha bisogno più di gesti concreti che di parole.

Nel corso di questo Sinodo abbiamo potuto riflettere insieme sulle vie della nuova evangelizzazione, alla ricerca di risposte di vita, di riconciliazione e di pace da offrire a tutto il Continente americano. La ricca esperienza di fraternità, vissuta in queste settimane, deve proseguire quale testimonianza permanente di unità per un Continente chiamato, nei suoi diversi settori, all’integrazione e alla solidarietà. È una priorità pastorale che invita tutti ad offrire la propria collaborazione.

Diverse volte in quest’Aula è stata ricordata l’importanza di offrire oggi non solo il superfluo ma anche il necessario, sull’esempio della vedova citata nel Vangelo (cfr
Mc 12,42-44). Se è vero che nel Continente americano, come in altre parti del mondo, le sfide sono molte e complesse, e i compiti sembrano superiori alle energie umane, io ripeto oggi ad ognuno di voi: «Non abbiate paura! Fondate piuttosto tutta la vostra vita sulla speranza che non delude » (Rm 5,5).

4. Venerabili Fratelli nell’Episcopato, cari Fratelli e care Sorelle! Nei limiti imposti dal mio programma giornaliero, ho avuto il piacere di seguire i lavori del Sinodo. Sono stato colpito da un appello costante che è emerso dagli interventi e dagli scambi: mi riferisco all’invito alla solidarietà. Sì, la solidarietà deve essere profeticamente incoraggiata e testimoniata in pratica. La solidarietà, unendo gli sforzi di ogni individuo e di tutti i popoli, contribuirà al superamento degli effetti deleteri di alcune situazioni presentate con forza alla nostra attenzione durante il Sinodo: una globalizzazione che, nonostante i possibili benefici, ha anche prodotto forme di ingiustizia sociale, l’incubo del debito estero di alcuni Paesi per il quale è urgente trovare soluzioni adeguate ed eque, la piaga della disoccupazione dovuta, almeno in parte, agli squilibri esistenti tra i Paesi, le difficili sfide causate dall’immigrazione e dalla mobilità umana, unitamente alle sofferenze che sono alla loro origine.

Il processo sinodale ci ha portati a sperimentare quanto siano vere le parole del Salmo: «Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum» (Ps 133,1). La solidarietà nasce dall’amore fraterno, che più è radicato nella carità divina più è effettivo.

Possa Dio concedere, come frutto migliore di questo Sinodo, un aumento della comprensione e dell’amore fra i popoli d’America. Volentieri ricordo che, come è stato osservato, l’opposto dell’amore non è necessariamente l’odio; può essere anche l’indifferenza, il disinteresse, la mancanza di attenzioni. Noi desideriamo entrare nel nuovo Millennio seguendo il cammino dell’amore.

Cari amici, fra pochi giorni ritornerete alle vostre Chiese particolari per unirvi ai vostri fratelli e alle vostre sorelle nella fede per portare avanti il lavoro di questo Sinodo. Trasmettete loro i saluti del Papa e il suo abbraccio.

Io continuerò ad esservi vicino nella preghiera. Vi affido alla Provvidenza di Dio e invoco su di voi la luce e la forza dello Spirito Santo. Abbiamo iniziato insieme l’anno dedicato specificatamente a lui, un altro significativo passo verso la celebrazione del Grande Giubileo dell’Anno 2000. Lo Spirito opera la nostra conversione e ci mette in comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle. È lui che ci porta a vivere il più grande dei doni: l’amore cristiano che oggi si esprime nella solidarietà.

Possa Nostra Signora di Guadalupe, Patrona di tutta l’America e Stella della prima e della nuova evangelizzazione, ottenere per noi la grazia di sperimentare e di veder crescere gli abbondanti frutti dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi!

314 Imparto a tutti voi la mia Benedizione!




AI MEMBRI DELLA LEGA ITALIANA


PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI


Sabato, 13 dicembre 1997




Gentili Signore e Signori!

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a voi che da diverse regioni d'Italia siete convenuti a Roma per sottolineare, con un pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli, il settantesimo anniversario di fondazione del vostro Sodalizio.

Saluto, in particolare, il Presidente della "Lega italiana per la lotta contro i tumori" e lo ringrazio per i sentimenti manifestati nel suo nobile indirizzo. Saluto i Membri del Consiglio direttivo centrale, i Presidenti delle Sezioni provinciali e il Comitato scientifico. Desidero, al tempo stesso, estendere il mio affettuoso ricordo a tutti coloro che si riconoscono negli alti ideali e nell'attività che la vostra Associazione promuove al servizio di quanti sono colpiti da questo male, oggi purtroppo assai diffuso.

La vostra opera di ricerca scientifica e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica circa il "male del secolo" è particolarmente meritoria, perché si accompagna ad una concreta presenza accanto a chi si trova, in vario modo, interessato dalle difficoltà, dalle sofferenze e dai disagi causati da questa infermità.

Nell'esperienza d'ogni giorno, voi toccate con mano quanto complesse siano le situazioni che vengono a crearsi quando la malattia, specialmente questo tipo di malattia, bussa alla porta di una persona o di una famiglia. Accanto a consulenze mediche, occorre un supporto psicologico e spirituale pronto e fraterno: occorre un sostegno di solidarietà concreta. In quest'ambito molto fa già e ancor più può fare la vostra benemerita associazione.

2. Nel corso degli ultimi anni, numerosi studi epidemiologici hanno consentito di disegnare un'ampia panoramica sulla incidenza dei tumori nel mondo e sui miglioramenti verificatisi nel campo dell'assistenza medico-sanitaria, grazie ai progressi ottenuti nella ricerca biomedica e nelle cure sanitarie. Ciò ha portato ad un considerevole allungamento della speranza di vita di questi malati, oltre che ad un miglioramento della loro qualità di vita. E' necessario ulteriormente potenziare, con l'apporto di tutte le istituzioni interessate, i vari tipi di cura che si sono dimostrati particolarmente efficaci. Ciò offre la possibilità di gestire validamente gli interventi medico-assistenziali, in ordine al miglior bene del paziente. Occorre in ogni caso evitare interventi inadeguati alla reale situazione o sproporzionati ai risultati medici, nonché azioni o omissioni finalizzate a procurare la morte allo scopo di eliminare il dolore.

3. Mai come nel caso dei malati di tumore la medicina è chiamata al suo compito più difficile e delicato: quello di aiutare il malato a vivere la malattia in modo umano e, per i credenti, a viverla secondo le risorse e le esigenze proprie della fede cristiana.

In quest'importante opera, che non può limitarsi al solo aspetto medico, ma deve necessariamente dilatarsi alla considerazione dell'intera persona umana, la Chiesa, sempre ad essa attenta specialmente quando è in difficoltà, offre il suo apporto. Essa, proprio perché considera l'uomo quale sua via privilegiata, guarda in modo speciale a quanti sperimentano nella loro carne le pene della malattia. Illuminata dalla fede, la sofferenza può diventare partecipazione al mistero della redenzione (cfr Col 1,24): in Cristo il dolore riceve una nuova luce, che lo eleva da semplice e negativa passività a positiva collaborazione all'opera della salvezza, compiuta dal Figlio di Dio, che per questo si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Jn 1,4). Alla luce del Vangelo il soffrire acquista così un senso ed un valore peculiare: non è energia sciupata, perché è trasformato dall'amore divino e come tale offerto in comunione con i patimenti di Cristo.

4. Gentili Signore e Signori! In questa prospettiva, grande importanza riveste la dimensione etica e religiosa della vostra professione, che non è azzardato qualificare come una vera missione.

315 Voi vi rivolgete a pazienti che, afflitti dall'angoscia circa il loro futuro, sentono venire meno la speranza. Offrendo il vostro contributo per ristabilire la salute fisica dell'essere umano, non abbiate mai a perdere di vista la persona e il suo desiderio di ritrovare quella pace interiore e quella carica spirituale che possono rinvigorirla nel quotidiano cammino della vita. Il vostro servizio non potrà allora non essere contrassegnato da amore autentico per ogni creatura umana, da quell'amore cioè che il Verbo incarnato ci ha straordinariamente rivelato e comunicato nel mistero della sua Incarnazione.

Mentre vi invito a perseverare unendo le vostre energie nel servizio di chi soffre, invoco l'abbondanza dei favori celesti su di voi e sulle persone con le quali viene a contatto la vostra Associazione, e porgo a ciascuno i migliori auguri per il prossimo Natale.

A tutti imparto di cuore l'Apostolica Benedizione.



VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SANTA MARIA DOMENICA MAZZARELLO


AI BAMBINI


Domenica, 14 dicembre 1997

Sia lodato Gesù Cristo! Saluto la vostra parrocchia, tutti i presenti, il vostro parroco, il Viceparroco, i genitori, i catechisti e i bambini. Oggi è una domenica di Avvento che, in lingua latina si chiama: «Gaudete». Voi naturalmente conoscete la lingua latina, perché dicono che l'italiano è il latino moderno.


«Gaudete» significa «gioite» e questo lo capite bene. Perché gioire? Perché oggi è una bella giornata e poi perché siamo vicini al Natale. Oggi è il 14 dicembre. Ci mancano dieci giorni al 24, la vigilia di Natale e il 25 è la solennità del Natale. Siamo vicini e il Natale porta una grande gioia a tutti gli uomini del mondo e soprattutto ai bambini. Vi auguro una buona preparazione a questa solennità natalizia, vi auguro una grande gioia. Ma la gioia è perfetta quando sappiamo trasmetterla agli altri, condividerla con gli altri. Vi auguro anche di condividere la gioia del Natale con gli altri, con i vostri coetanei, con i vostri genitori e con tutto il mondo. Abbiamo riflettuto insieme sul tema della domenica di oggi. «Gaudete». Vi auguro veramente questo gaudio, questa allegria del Natale nelle vostre casa, nella vostra parrocchia e a Roma intera. Adesso andiamo a celebrare la Messa.

I bambini hanno quindi intonato un canto preparato nei giorni scorsi proprio in vista della visita del Santo Padre. Dopo averlo ascoltato il Papa ha detto:

Grazie. Per me è una grande allegria.

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SANTA MARIA DOMENICA MAZZARELLO


AI GIOVANI


Domenica, 14 dicembre 1997




La Chiesa canta il Cantico dei Cantici attraverso i tempi. Sapete bene che viene dall'Antico Testamento, ma la Chiesa ha recepito il senso definitivo, il significato simbolico di questo cantico di amore. Il canto di uno sposo e di una sposa simboleggia Cristo e la Chiesa. Cristo come sposo e la Chiesa come sposa. E nella Chiesa ogni persona, ogni donna e ogni uomo, tutte le generazioni si rinnovano come la sposa di Cristo. Il suo amore è veramente l'amore sponsale, perché Cristo si è dato alla sua sposa, alla Chiesa, a tutti noi. È venuto nel mondo per dare la sua vita e così lascia a noi tutti un modello perfetto di ciò che è l'amore. Sono tanto lieto che voi, giovani fidanzati, ritorniate al testo emblematico del Cantico dei Cantici, perché così vi preparate bene al vostro amore che deve essere forte, forte come la morte, come dice l'autore del Cantico. Ciò vuol dire che l'amore deve essere per tutta la vita, fino al termine. Auguro quest'amore ai futuri sposi, a tutti i giovani e a tutte le famiglie della parrocchia. Vi auguro ancora, cordialmente e sinceramente, Buon Natale. Grazie.


AL CONSIGLIO GENERALE DEI REDENTORISTI


Lunedì, 15 dicembre 1997





GP2 Discorsi 1997 302