GP2 Discorsi 1999 6


AL PERSONALE DELL'ARCHIVIO SEGRETO VATICANO


E DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA


Sala Clementina - Venerdì, 15 gennaio 1999




Carissimi Fratelli e Sorelle!

7 1. Sono ben lieto di ricevere oggi tutti voi, che prestate la vostra quotidiana opera nell'Archivio Segreto Vaticano e nella Biblioteca Apostolica Vaticana e di porgervi un cordiale benvenuto, che volentieri estendo anche ai vostri familiari. Saluto, in particolare, Mons. Jorge María Mejía, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome vostro. Con lui saluto Padre Sergio Pagano, Prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, e Don Raffaele Farina, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Il titolo di Bibliotecario, adoperato già nel secolo nono da Anastasio Bibliotecario (cfr PL 127-129), è un valido indizio da cui dedurre sia la venerabile antichità delle Istituzioni di cui siete parte sia lo stretto vincolo fra esse e la Sede Apostolica.

Il vostro lavoro, in effetti, non si esaurisce nell'impegno, pur importantissimo, della conservazione dei libri e dei manoscritti, degli Atti dei Sommi Pontefici e degli Uffici della Curia Romana, e della loro trasmissione attraverso i secoli, ma esso mira soprattutto a mettere a disposizione della Santa Sede e degli studiosi del mondo intero gli stessi tesori di cultura e di arte di cui l'Archivio e la Biblioteca sono lo scrigno. Proprio per questo è anche vostro compito lo studio attento e preciso di tali tesori, spesso con l'aiuto di altri specialisti, perché essi possano venir pubblicati con rigore scientifico. Testimonianza di questo prezioso servizio sono le varie collane che la Biblioteca e l'Archivio continuano a pubblicare e diffondere, incontrando l'apprezzamento del mondo degli storici, dei canonisti, degli studiosi di paleografia come pure degli specialisti in letteratura classica e nella musica antica. Per tutto questo ingente impegno vorrei ringraziarvi, mentre di cuore vi incoraggio a proseguirlo e ad approfondirlo con costante passione.

2. Ben si comprendono l'interesse e la cura con cui i miei venerati Predecessori, specialmente da alcuni secoli hanno creato, promosso e seguito la Biblioteca Apostolica e poi, come ramo maturo di essa, l'Archivio Pontificio. Penso a Niccolò V, a Sisto IV, a Sisto V, a Paolo V e a tanti altri Pontefici, fino a Leone XIII, che decise di aprire l'Archivio alla ricerca scientifica, e a Pio XI, egli stesso personalmente coinvolto, in quanto Prefetto della Biblioteca Apostolica, in questo nobile genere di interesse.

Nella Biblioteca e nell'Archivio i Pontefici hanno visto, oltre che strumenti preziosi di servizio alla cultura e all'arte, due altre rilevanti qualità, che desidero qui sottolineare, perché sempre valide e necessarie, oggi forse più che nel passato.

La prima è il rapporto tra i testi conservati e l'esercizio del governo e del ministero della Sede Apostolica, in modo particolare del Magistero Pontificio. Questi testi venerabili contengono e trasmettono in un certo modo la memoria stessa della Chiesa e quindi la continuità del suo servizio apostolico attraverso i secoli, con le sue luci e le sue ombre, entrambe da conoscere e far conoscere, senza timore, anzi con sincera gratitudine al Signore, che non cessa di guidare la sua Chiesa in mezzo alle vicende del mondo.

Questo aveva ben presente il Papa Leone XIII quando volle che l'Archivio fosse reso accessibile agli uomini di studio, già nel lontano 1880. Inoltre, la stupenda decorazione del Salone Sistino, voluta da Sisto V, mette in luce il rapporto esistente tra la Biblioteca e l'esercizio del Magistero nelle due serie di affreschi, dove da una parte si vede la storia delle più insigni biblioteche e dall'altra la raffigurazione dei Concilii ecumenici.

3. Va, poi, evidenziata una seconda qualità della Biblioteca e dell'Archivio, e quindi del vostro lavoro nell'una e nell'altro, a qualsiasi livello esso si svolga. Si tratta del servizio che prestate all'evangelizzazione della cultura, anzi, alla nuova evangelizzazione della cultura. Sapete bene che questo è un impegno centrale e vitale della Chiesa nel mondo contemporaneo, cui già accennava con illuminanti parole il Servo di Dio Paolo VI, nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (cfr n. 19-20) ed al quale io mi sono riferito più volte. Bisogna trovare il modo per far arrivare agli uomini e alle donne di cultura, ma forse prima ancora agli ambienti ed ai cenacoli dove la cultura attuale viene elaborata e tramandata, i valori che il Vangelo ci ha comunicato, insieme a quelli che scaturiscono da un vero umanesimo, gli uni e gli altri, in realtà, tra loro strettamente connessi.

Se infatti il Vangelo ci insegna il primato assoluto di Dio e l'unica salvezza in Cristo Signore, questa è anche l'unica via per apprezzare, rispettare e veramente amare la creatura umana, fatta a immagine di Dio e chiamata ad essere inserita nel mistero del Figlio di Dio fatto uomo. Ora, i preziosi cimeli conservati, studiati e resi accessibili nella Biblioteca e nell'Archivio, costituiscono come la testimonianza vivente della costante proclamazione, da parte della Chiesa, dei valori evangelici, fautori del vero umanesimo.

4. Cari Fratelli e Sorelle, ecco delineate ben chiaramente la grandezza e la dignità del vostro servizio, pur nella umiltà apparente dei compiti che talvolta siete chiamati ad espletare. Siate consapevoli che, nell'adempierli, rendete un servizio importante alla Sede Apostolica e in modo particolare al Successore di Pietro. Voi contribuite in maniera significativa a porre le condizioni perché gli uomini e le donne impegnati in ambito culturale possano trovare la strada che li conduce al loro Creatore e Salvatore, e così anche alla vera e piena realizzazione della loro specifica vocazione in questo tempo di passaggio tra il secondo ed il terzo millennio. Siamo alla vigilia del Grande Giubileo ed è, quindi, opportuno considerare i vostri vari impegni, anche nelle Mostre che organizzate o alle quali prestate la vostra collaborazione - tra esse spicca quella in corso al Salone Sistino dal titolo «Diventare Santo» - come occasioni per vivere il rinnovamento spirituale al quale tutti siamo chiamati. Aiutate chi viene in Biblioteca o in Archivio, chi visita le Mostre, o chi consulta il materiale documentario da voi conservato, a raccogliere il messaggio che sale dall'insieme di tali testimonianze: è un messaggio che rimanda all'iniziativa salvifica di un Dio misericordioso, che è Verità suprema e Bene infinito.

5. Un appello accorato sento, infine, il dovere di rivolgere a tutti voi: amate, rispettate e difendete questo grande patrimonio costituito nel corso dei secoli dai Pontefici Romani. Si tratta di beni preziosi ed inalienabili della Santa Sede, da custodire gelosamente. Di essi, come è ovvio, solo può disporre il Sommo Pontefice. Ognuno senta, pertanto, il dovere di amministrare con cura estrema tali beni della Sede Apostolica, con la coscienza di rendere un servizio alla Chiesa ed al mondo. Con questi auspici, benedico di cuore ciascuno di voi ed il vostro quotidiano lavoro.




AI DOCENTI E AGLI ALUNNI DEL


PONTIFICIO SEMINARIO REGIONALE PUGLIESE


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Sala Clementina - Sabato, 16 gennaio 1999




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi giovani!

1. Benvenuti! È con grande gioia che vi accolgo oggi per questa vostra gradita visita. A tutti il mio più cordiale saluto.

Con animo pieno di gratitudine saluto il vostro Rettore ed accolgo le parole che egli, a nome di ciascuno di voi, ha voluto rivolgermi: esse sono l'espressione di un rapporto che nella fede trova il suo valore più autentico e il suo sviluppo più completo.

Questa vostra visita coincide con una data per voi particolarmente significativa: poco più di un mese fa, infatti, ricorreva il novantesimo anniversario di fondazione del vostro Seminario, dove si sono formati in questi nove decenni numerosi sacerdoti. Rendiamo grazie al Signore per questo felice anniversario e per i traguardi conseguiti in questo periodo.

2. Quella che voi commemorate è una data ricca di memorie: la vostra «casa» ha attraversato questo secolo, ospitando e formando generazioni di ministri sacri che, nei vari ambiti della comunità ecclesiale, hanno svolto e continuano a svolgere il loro servizio di Diaconi, Presbiteri, Vescovi, Cardinali. Anche tanti giovani, che non hanno proseguito nel cammino verso il Sacerdozio, hanno trovato in essa, in un periodo significativo della loro vita, il «volto» e le attenzioni di un luogo amichevole e familiare.

La data che commemorate è, al tempo stesso, ricca di futuro: il vostro Seminario ferve anche oggi di entusiasmo e continua ad accogliere giovani che intendono riflettere su un progetto vocazionale nella Chiesa e per il mondo. Ad essi viene proposta un'esperienza educativa in grado di trasformare il loro progetto in feconda realtà apostolica.

Ogni seminario nasce con uno scopo ben preciso: preparare, in un clima di preghiera, di studio e di fraternità i futuri ministri della Chiesa. «Pastores dabo vobis»: il Signore promette al suo gregge dei pastori «secondo il suo cuore» (
Jr 3,15). Il periodo che si trascorre nel seminario è totalmente orientato verso questa meta: far sì che nei giovani incamminati verso il sacerdozio accada questa «trasformazione del cuore» che li spingerà ad amare e servire la comunità ecclesiale con gli stessi sentimenti di Cristo.

Un seminario regionale accentua, poi, il carattere di radicamento di questa comunità e dei suoi ministri all'interno di uno specifico territorio, riconoscibile da peculiari lineamenti geografici, da comuni vicissitudini storiche, da originali espressioni di vita e di cultura, che, interagendo con altre realtà territoriali, configurano mentalità e costumi. Il seminario diventa, allora, uno strumento privilegiato delle Chiese particolari, chiamate a realizzare «qui e ora» il mistero della comunione ecclesiale. Esso deve essere una «comunità ecclesiale educativa . . ., impegnata nella formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale dei futuri presbiteri» (Pastores dabo vobis PDV 61). Per questo, la formazione che viene impartita nella vostra «casa» non può prescindere da uno sguardo amoroso e intelligente sulle dinamiche che caratterizzano l'ambiente in cui vivono ed operano le Comunità cristiane di Puglia.

3. Dall'antica adesione alla fede alle moderne inquietudini della secolarizzazione, dalla religiosità popolare ai tentativi di nuova evangelizzazione, dall'atavica emigrazione alle attuali forme di accoglienza di profughi ed immigrati, dalla tradizionale impostazione agricola, pastorale e marittima ai profondi rivolgimenti economici e culturali del presente, le caratteristiche della regione devono essere oggetto delle vostre riflessioni e punto di riferimento costante per la vostra preparazione.

9 In questa prospettiva, mi pare che, da una data ricca di progettualit à qual è appunto la ricorrenza del novantesimo anniversario di fondazione del seminario, emergano due indicazioni particolarmente significative: l'opportunità, innanzitutto, della decisione a suo tempo presa di istituire una struttura educativa filosofico-teologica nelle Puglie. Ciò ha aiutato intere generazioni di giovani ad approfondire il rapporto, problematico ma ineludibile, tra «fides et ratio». La collaborazione tra fede e ragione ha prodotto, in questo nostro secolo, grandi progetti; la loro separazione ha determinato immani tragedie.

La seconda indicazione è possibile dedurla dall'insegnamento, e ancora più dalla vita dei Pontefici che hanno maggiormente legato il loro nome al vostro Seminario: San Pio X lo fondò e ne istituì la sede a Lecce e Pio XI in seguito lo incrementò e lo trasferì a Molfetta. Le vicende di questi due miei venerati Predecessori possono illuminarvi sulle sfide rilevanti che vi attendono. Nonostante le difficoltà che i due Pontefici dovettero affrontare sia all'interno della Chiesa che nei rapporti col mondo laico, essi restano insigni esempi di fedeltà a Cristo e di ardente zelo per la causa del Vangelo. La loro testimonianza è invito a saldezza dottrinale ed insieme a coraggiosa apertura; è altresì stimolo a santità di vita e ad audacia apostolica di fronte alle istanze del mondo contemporaneo.

Auspico di cuore che il Pontificio Seminario Regionale Pugliese sia «scuola di apostoli», così come l'hanno voluto i miei Predecessori: apostoli disposti a servire il popolo di Dio con ogni loro energia. Possa il vostro Seminario formare presbiteri che siano per i fedeli guide sicure, sulle orme di Gesù Buon Pastore.

La Vergine Maria, venerata da voi come «Regina Apuliae», accompagni con il suo esempio e la sua preghiera i vostri passi, ravvivi le vostre speranze, vi sostenga nei momenti difficili, affinché si compia in pienezza il progetto vocazionale che Iddio ha per ciascuno di voi.

Nell'assicurarvi da parte mia un costante ricordo nella preghiera, a tutti di cuore imparto la Benedizione Apostolica.




ALLA GIUNTA E AL CONSIGLIO DELLA REGIONE LAZIO


Sala del Concistoro - Sabato, 16 gennaio 1999




Signor Presidente della Giunta Regionale,
Signor Presidente del Consiglio Regionale,
Illustri Membri della Giunta e del Consiglio,
Gentili Signore e Signori!

1. Con vivo piacere rivolgo il mio benvenuto a ciascuno di Voi che, seguendo una consolidata e felice tradizione, avete voluto incontrarmi all'inizio del nuovo anno. Vi ringrazio per la vostra presenza e formulo fervidi voti di prosperità e di pace per la Regione Lazio, per le vostre persone e per i familiari.

10 Saluto, in particolare, il Presidente del Consiglio Regionale, On. Luca Borgomeo. Mi è gradito, altres ì, manifestare viva riconoscenza all'On. Piero Badaloni, Presidente della Giunta Regionale, per le cortesi espressioni che mi ha indirizzato a nome vostro e di quanti rappresentate.

La vostra Regione, con le sue benemerite istituzioni, il suo singolare patrimonio umano e cristiano, le luci e le ombre della realtà quotidiana, è chiamata tra non molto - il Presidente lo ha sottolineato - a confrontarsi con lo straordinario evento del Grande Giubileo dell'Anno Santo 2000. Mi è noto l'impegno con il quale già da alcuni anni l'Amministrazione Regionale si sta preparando a questa scadenza. Auspico che le iniziative proposte valgano ad offrire ai pellegrini un'accoglienza degna della universale vocazione della Regione e dei segni di fede in essa presenti.

2. Il Giubileo è un evento spirituale, che interessa in primo luogo la vita dei credenti. Tuttavia, a nessuno sfugge che la rilevanza della nascita di Cristo per l'intera umanità, la presenza viva ed operante dei cristiani nel mondo e le istanze di profondo rinnovamento che le celebrazioni giubilari pongono alla comunità dei credenti, fanno sì che l'influsso del Giubileo superi i confini della Chiesa, interessando in qualche modo anche la società e le istituzioni civili.

Invitando a fissare lo sguardo sul mistero del Verbo Incarnato, nel quale «trova vera luce il mistero dell'uomo» (Gaudium et spes
GS 22), il Giubileo sollecita credenti e non credenti a misurarsi con il disegno di salvezza consegnato nei libri della Bibbia, per raccoglierne preziose indicazioni circa la grandezza della persona umana, che in Cristo trova la sua massima esaltazione. Tale prospettiva sollecita gli amministratori a riconsiderare la qualità del loro servizio ai cittadini, a ricomprenderne le motivazioni profonde, a purificarne sempre più le intenzioni e a migliorarne le realizzazioni.

3. La tradizione biblica, recepita e sviluppata dalla Dottrina sociale della Chiesa, presenta il Giubileo come tempo del ristabilimento della giustizia di Dio tra gli uomini. È questo un aspetto dell'evento giubilare a cui il pubblico amministratore non può non essere sensibile. Spetta a lui infatti provvedere alla realizzazione delle attese di giustizia e di solidarietà dei cittadini, sempre domandandosi se sia stato fatto ogni sforzo per offrire a tutti identiche opportunità, specialmente per quanto riguarda l'accesso al lavoro, a cui il Presidente ha fatto esplicito cenno.

Dalla riflessione sul significato profondo del Giubileo i pubblici amministratori sono stimolati alla collaborazione costruttiva con tutte le forze sociali ed imprenditoriali, alla ricerca di una pace che nasce dal rifiuto di privilegi e dal rispetto dei diritti di tutti, soprattutto dei deboli e degli emarginati. Essi sono spinti altresì a farsi promotori del dialogo tra cittadini di diverse culture e religioni, presenti sul territorio, a combattere ogni forma di razzismo e di intolleranza, a venire incontro con ogni mezzo a quanti finora sono stati penalizzati nelle loro autentiche aspirazioni.

4. Illustri Signori e Signore, ho desiderato soffermarmi su alcune esigenze che il Giubileo sottopone alla responsabile attenzione di ogni amministratore. Auspico che la straordinaria ricorrenza che ci apprestiamo a celebrare trovi l'istituzione che rappresentate pronta ad accoglierle ed a realizzarle.

Formulo voti che la Regione Lazio possa attingere dalla sua storia, dalle ricchezze religiose, culturali e morali delle sue popolazioni e dalla volontà di servizio dei suoi Amministratori l'energia ed il coraggio necessari per fare del Giubileo un tempo di giustizia e di pace per tutti.

Rinnovo a ciascuno di voi l'augurio di un Nuovo anno sereno e fecondo di bene e sono lieto di offrire anche a voi la recente lettera che ho indirizzato al mondo del lavoro nel quadro della Missione cittadina a Roma. Mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera per il vostro impegnativo compito, invoco di cuore su di voi, sulle vostre famiglie e sulle dilette popolazioni laziali la benedizione di Dio.



VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN LIBORIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 17 gennaio 1999




Ai bambini

11 In quale anno siamo entrati? Nel 1999. L'anno scorso era il 1998 e l'anno prossimo sarà il 2000. E voi, quanti anni avete? Dipende . . . Alcuni hanno parecchi mesi, altri parecchi giorni: si trovano qui, li ho incontrati. Si vede che siamo ancora molto giovani davanti al 2000. E perché noi ci prepariamo a questi 2000 anni con una Missione cittadina? Sono trascorsi 2000 anni dalla nascita di Gesù. Abbiamo celebrato il Natale il 25 dicembre dello scorso anno, quando era ancora il 1998. Invece la celebrazione del Natale di quest'anno 1999 comincerà già con l'apertura del Giubileo, Anno Santo che inaugura i 2000 ani dopa la venuta di Gesù, dopo la sua nascita in terra. E chi è Gesù? È il Figlio di Dio, del Dio eterno. Suo Padre è il Padre celeste Lui è nato dalla Vergine Maria. Come uomo si è incarnato, ha preso la nostra carne, la nostra natura, per essere uno di noi e per salvarci e redimerci dal peccato attraverso la sua morte, la sua risurrezione, per guidarci verso la vita immortale. Questo è Gesù. Voi avete eseguito un canto dedicato a Lui. Molti canti vengono eseguiti dai bambini, dai giovani, da tutti noi. Anche io ogni giorno canto qualche canzone natalizia, perché siamo ancora nel periodo del Natale.

Come si chiama la vostra parrocchia? San Liborio. E chi era san Liborio? Un Vescovo francese. Si vede che lo sapete. Era francese, ma era legato con la città di Paderborn, in Germania. Ho visto anche Monsignor Kresing, che è venuto ospite qui da noi da Paderborn. Così ringrazio Paderborn per l'aiuto dato alla vostra parrocchia per la costruzione della chiesa.

Allora, quanti anni avrete nel 2000? E quanti anni avrà il Papa? Ottanta, giusto! Il Papa è nato nel 1920 . . . Grazie a Dio! Ringraziamo per questo periodo che ancora ci ricorda il Natale del Signore, ringraziamo per il nostro Natale, per tutte le grazie che Dio ci ha dato durante la nostra vita: sia quando la vita è ancora breve, di giorni, di mesi, di anni; sia quando è abbastanza lunga, come quella di chi ha ottant'anni. Mi raccomando alle vostre preghiere, perché un uomo più anziano ha più bisogno di essere aiutato dai giovani. Allora mi raccomando alle vostre preghiere ringrazio per l' incontro, non solamente voi bambini, ma anche i vostri genitori, i vostri catechisti, il vostro Parroco e tutti i presenti.

Al Consiglio Pastorale

Si è commossa. È un'autentica commozione! E questo dice più delle parole . . . Ringrazio tutti voi del Consiglio Pastorale per tutti i buoni consigli che date al vostro Parroco, ai vostri pastori, sacerdoti. Penso che in questo ambiente il Consiglio Pastorale, per avere dei buoni consigli, deve implorare molte volte lo Spirito Santo, per avere il dono del suo consiglio, e poi anche la Madre del Buon Consiglio. Certamente avete ottenuto molto con questa chiesa, con questa comunità, con questa bella collaborazione con Paderborn. Ho ringraziato Monsignor Kresing a nome di tutti voi, della Chiesa di Roma; e ho ringraziato l'Arcivescovo di Paderborn, Monsignor Degenhardt, e tutta la loro comunità. È una bella comunione fra le Chiese! Vorrei ancora augurare a tutti voi un buon anno 1999. Già quasi risuona il 2000: coraggio, speriamo! Che il Signore benedica ciascuno e tutti. Ai giovani

Ai giovani

Torniamo al latino: « Qui cantat, bis orat! ». Chi lo capisce ?« Chi canta, prega due volte! ». Volevo dire questo, per ringraziare il coro. Ho pensato durante la Santa Messa nella chiesa: come ringrazieremo il coro? Ecco, così. E ai giovani che sono riuniti qui ricordo che la scorsa Giornata Mondiale della Gioventù è stata a Parigi, la prossima sarà a Roma. Avete già qualche progetto? Avete un po' di soldi?. . . Andrà bene, andrà bene: noi non abbiamo molte ricchezze - cantano alla sant'Egidio - noi non abbiamo né oro né argento, solo la Parola del Signore. Vi auguro di essere giovani di Roma consapevoli di ciò che è Roma, di quale patrimonio siete eredi, di quale progetto dovete realizzare dentro di voi per il futuro, per il « Tertio Millennio »: di nuovo una parola latina! Speriamo bene! Auguro anche alla Chiesa di Roma, a tutti i giovani romani, di organizzare una Giornata Mondiale cosi come l'hanno organizzata i francesi a Parigi: anzi, di farlo meglio! Non si tratta solamente di un grande incontro « esteriore ». Si tratta di un cammino « interiore », perché l'« esteriorità » si costruisce attraverso l'« interiorità »: deve essere preparato dentro, maturato dentro. Così per la Giornata Mondiale della Gioventù, ma così anche per ogni giornata: giornata personale, giornata della famiglia. Deve maturare dentro e poi apparire fuori. Si vede che siete un po' pensosi . . . Abbiamo già vissuto diverse Giornate della Gioventù. Sono state molto buone, dappertutto. La prima è stata a Roma. Ho anche consigliato ai Vescovi tedeschi di farne una in Germania in futuro, perché si deve pensare anche oltre il 2000: voi avete diritto a questo. A voi appartiene il terzo millennio, a noi non si sa . . . Vi ripeto: « Qui cantat, bis orat! ». Cantate bene, come esortava sant'Agostino!

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'ARCIVESCOVO DI TURKU E FINLANDIA


Lunedì, 18 gennaio 1999




Caro Arcivescovo Paarma,

è una gioia particolare per me darle il benvenuto in Vaticano subito dopo la sua nomina ad Arcivescovo di Turku e Finlandia.

Il ricordo della visita che ho compiuto nel 1989 presso la Cattedrale di Turku e presso la casa del suo predecessore, l'Arcivescovo John Vikström, è ancora vivo nella mia mente.

12 Quell'evento rafforzò in maniera determinante le relazioni fra la Chiesa luterana in Finlandia e la Chiesa cattolica.

La sua presenza qui oggi è un segno positivo del fatto che tali relazioni diverranno sempre più intense mentre ci impegnamo ad andare verso una ricerca congiunta del ripristino di quella unità che Gesù Cristo desidera per i suoi seguaci. All'approssimarsi del terzo millennio cristiano siamo consapevoli della necessità di impegnarci ancor più fermamente e irrevocabilmente nel nobile scopo dell'unità cristiana e siamo anche consapevoli degli effetti benefici che tale unità sortirà sulla nuova evangelizzazione dell'Europa e del mondo.

Su di voi e su quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale invoco le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.


ALLA GIUNTA E AL CONSIGLIO


PROVINCIALE DI ROMA


Lunedì, 18 gennaio 1999




Signor Presidente,
Illustri Componenti della Giunta e del Consiglio Provinciale di Roma,
Gentili Signore e Signori!

1. Benvenuti! Sono lieto di accogliervi, come è tradizione, all'inizio di un nuovo anno, ma specialmente all'inizio del vostro servizio alla Comunità provinciale di Roma. Saluto con cordialità ciascuno di voi. In modo speciale, saluto il Presidente del Consiglio provinciale, On. Alberto Pascucci, ed il Presidente della Giunta provinciale, On. Silvano Moffa, che ringrazio per le parole rivoltemi a nome anche dei Colleghi.

Ho ascoltato con interesse le riflessioni svolte su diversi temi ed ho colto con piacere l'impegno di privilegiare il rispetto per la persona umana, l'attenzione per il ruolo della famiglia nella società, il sostegno alle forze sociali che intendono rispondere alle tante sfide del momento presente. Non posso non incoraggiare questi progetti di bene, invocando su voi e sul vostro lavoro la costante assistenza divina.

2. Scelti dalla volontà popolare ad esercitare un impegnativo e responsabile servizio alla comunità civile, voi siete chiamati ad operare, nell'ambito di specifiche competenze, affinché quanti dimorano nella Provincia di Roma o che in qualche modo ne vengono a contatto possano guardare con speranza al presente ed al futuro. La vostra è una missione di alto rilievo, a cui la Chiesa offre il suo apporto disinteressato.

La Comunità cristiana, infatti, presente in un territorio, non si sente estranea ad esso, ai suoi problemi ed ai suoi sviluppi. Se è vero che l'evangelizzazione nelle sue varie forme e l'attività politica e amministrativa non coincidono sul piano dei fini né su quello dei mezzi, è però altrettanto evidente che esse possono e devono incontrarsi in quella missione che è comune ad ambedue: il servizio all'uomo. L'uomo, come ho avuto modo di affermare nella mia prima Enciclica, è «la via della Chiesa» (Redemptor hominis RH 14). L'uomo deve essere sempre la «via» dell'impegno politico e della struttura amministrativa: su questa via è possibile e doveroso percorrere un cammino di condivisione che coinvolga le energie di entrambe le parti.

13 3. Signor Presidente, nel suo discorso Ella ha poc'anzi fatto cenno a indirizzi e propositi che intendono guidare il lavoro della Giunta e del Consiglio Provinciale. Auspico che mai venga meno tale tensione spirituale fatta di ricerca autentica della verità, di onestà e di rispetto per l'uomo, di cura del bene comune e di amore per i fratelli.

Mi permetto, al riguardo, di indicare alcune linee di riflessione, che possono utilmente aiutare la vostra azione amministrativa e politica. Importante è, anzitutto, identificare una gerarchia dei problemi e degli interventi. Come affrontare la gestione della vita collettiva, senza configurare una scala di priorità? Ella, Signor Presidente, ha opportunamente sottolineato che sono necessari interventi coordinati ed efficaci, specialmente a beneficio di coloro che vivono in situazioni di difficoltà.

Balza agli occhi di tutti il dramma di vecchie e nuove povertà. La società contemporanea, nonostante gli indubbi progressi, appare ancora contrassegnata da un rilevante numero di donne e di uomini che stentano a vivere dignitosamente. È sul livello dell'attenzione a questi fratelli più svantaggiati che una struttura pubblica si qualifica e si caratterizza come strumento a servizio della comunità.

I cosiddetti «ultimi» rischiano altrimenti di essere dimenticati, diventando un'appendice sempre più grande della società opulenta, invece di essere al centro di scelte e orientamenti generali. È indispensabile, pertanto, una rete di iniziative che, anche grazie alle risorse del volontariato, miri al recupero, alla promozione e all'integrazione di singoli e di gruppi.

4. Nelle parole del Signor Presidente ho notato una significativa attenzione rivolta al mondo dei giovani. È vero, la gioventù non può non costituire una delle priorità dell'azione politica. Le giovani generazioni, talora persino inconsapevolmente, invocano cultura, ideali e spiritualità autentica, quale antidoto a quel vuoto di valori da cui si sentono minacciate. La famiglia, la scuola, le diocesi, le parrocchie sono chiamate, nel rispetto delle specifiche competenze, a porre insieme le loro risorse per offrire all'universo giovanile una società ed un futuro di speranza.

All'inizio il Presidente ha opportunamente sottolineato che questo è l'anno in cui verrà aperta la Porta Santa, attraverso la quale entreremo nel Grande Giubileo del Duemila. Come non evocare quest'evento di portata mondiale? Ad esso tutte le componenti ecclesiali e civili sono invitate a dare il loro apporto. Il Giubileo, oltre che avvenimento spirituale, è occasione di profondo rinnovamento della societ à, una proposta di ripensamento delle scelte personali e collettive, un tempo favorevole per dare una svolta significativa alla vita dei singoli e delle comunità.

L'augurio che formulo di vero cuore è che esso segni per tutti una straordinaria esperienza spirituale. Accompagno questo auspicio con l'assicurazione di un costante ricordo al Signore per voi e per la missione che siete chiamati a compiere.

Con questi sentimenti, invoco la benedizione di Dio su di voi, sulle vostre famiglie, sui vostri collaboratori e sull'intera popolazione della Provincia.




ALLA COMUNITÀ DELL'ALMO COLLEGIO CAPRANICA


Martedì, 19 gennaio 1999




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Alunni dell'Almo Collegio Capranica!

14 1. È con gioia che vi ricevo quest'oggi, in occasione della festa della vostra Patrona, la santa vergine e martire Agnese. Saluto di cuore ciascuno di voi, che provenite da diverse Nazioni e, in particolare, il Rettore, Monsignor Michele Pennisi, che ringrazio per le parole rivoltemi a nome non soltanto vostro, ma anche del Cardinale Camillo Ruini e dei membri della Commissione speciale che segue il vostro Almo Collegio. Grazie a tutti di cuore!

Ho molto apprezzato la meta pedagogica che vi siete prefissi in quest'anno comunitario. Essa, in linea con la preparazione al Grande Giubileo, si esprime nel tema: «Carità e missione: come figli dell'unico Padre viviamo la fraternità nella gratuità del servizio e nell'accoglienza dell'altro». Si tratta di un itinerario formativo che vi conduce ad intrattenere con Gesù un dialogo sempre più intenso e profondo per poter poi testimoniare ai fratelli il suo amore salvifico.

2. All'origine di ogni missione nella Chiesa c'è una chiamata all'amore. «Guardatolo, lo amò»: è questa la parola con cui l'evangelista Marco narra dell'incontro di Gesù con il «giovane che aveva molti beni» (
Mc 10,22). Alle tante cose che uno può possedere, il Signore propone, in alternativa, l'unica essenziale: lasciare tutto per amore e seguirlo: «Vieni e seguimi» (Ibid., 10, 21).

La vergine e martire Agnese, alla proposta fattale da Cristo, ha risposto con totale generosità e con cuore indiviso: ha reso la sua stessa esistenza «esempio eloquente e affascinante di una vita totalmente trasfigurata dallo splendore della verità» (cfr Veritatis Splendor VS 93), ed è diventata, per questo, lei stessa capace di illuminare «ogni epoca della storia, risvegliandone il senso morale» (ibid.). Il suo esempio ha incoraggiato tanti credenti lungo i secoli a seguirne le orme. Il vostro Collegio molto opportunamente l'ha scelta come patrona ed anche voi guardate oggi a lei come a modello da imitare. Accanto alla sua testimonianza è dinanzi a voi quella di alcuni ex alunni del vostro Seminario, dei quali è in corso il processo di beatificazione. Li ha ricordati poc'anzi il vostro Rettore: possa la loro vita essere per ciascuno di voi stimolo ad una fedeltà crescente nel seguire quanto il Signore vi domanderà di compiere. Tutto sia nella vostra esistenza per la sua maggior gloria e per la salvezza delle anime.

3. Questo nostro incontro avviene nell'anno dedicato al Padre, mentre ci avviamo ormai a grandi passi verso il Grande Giubileo del Duemila. Vorrei invitarvi a volgere lo sguardo verso la Porta Santa, attraverso la quale entreremo nell'anno giubilare con spirito di intima conversione. Occorre, infatti, giungere a quell'evento con cuore rinnovato. E tocca ai sacerdoti, in primo luogo, essere testimoni ed apostoli di un autentico rinnovamento personale e comunitario. Come non considerare poi, nella prospettiva della festività di sant'Agnese, l'eventualità di una fedeltà eroica che giunga, se necessario, sino al martirio? Vorrei ripetere, quest'oggi, a voi ciò che ho avuto modo di proclamare a tutta la Chiesa: «Il credente che abbia preso in seria considerazione la propria vocazione cristiana, per la quale il martirio è una possibilità annunciata già nella Rivelazione, non può escludere questa prospettiva dal proprio orizzonte di vita» (Incarnationis mysterium, 13). Dico queste parole, che possono sembrare forti ed esigenti, «a voi giovani, che siete forti», per usare l'espressione con cui vi qualifica l'apostolo Giovanni (1Jn 2,15). Il mondo attende da coloro che il Signore chiama al suo più stretto servizio dedizione totale e santità di vita. Sia questa la vostra prima preoccupazione.

Aprite il cuore all'azione dello Spirito Santo ed affidatevi con fiducia al Padre celeste, specialmente in quest'anno. Vi guidino Maria, la Vergine fedele, sant'Agnese e gli altri vostri santi Patroni. Da parte mia, mentre vi assicuro uno speciale ricordo nella preghiera, imparto a tutti voi ed alle persone a voi care la mia affettuosa Benedizione.


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