GP2 Discorsi 1999 30


VIAGGIO APOSTOLICO A CITTÀ DEL MESSICO

E A SAINT LOUIS (22-28 GENNAIO 1999)

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

AI BAMBINI MALATI


Ospedale pediatrico (Saint Louis) - Martedì, 26 gennaio 1999

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Ai bambini del Cardinal Glennon Children's Hospital


Sono lieto, cari bambini, durante la mia visita a St. Louis, di poter incontrare personalmente e abbracciare, uno per uno, alcuni di voi presso il Kiel Center.

Siete tutti nel mio cuore, anche se non ho potuto vedervi tutti oggi. Desidero che i bambini e le bambine di cui il Cardinal Glennon Children's Hospital si prende cura, e tutti i bambini malati, ovunque si trovino, sappiano che il Papa prega per ognuno di loro.

Sapete quanto Gesù amasse i bambini e quanto si rallegrasse nello stare con loro. Anche voi siete molto speciali per lui. Alcuni di voi e alcuni vostri amici hanno sofferto molto e sentite il peso di ciò che vi è accaduto. Desidero esortarvi a essere pazienti e a stare vicino a Gesù che ha sofferto ed è morto sulla Croce per amore vostro e mio.

Intorno a voi vi sono persone che vi amano molto. Fra loro le Suore Francescane di Maria che per molti anni hanno fedelmente amministrato questo ospedale. Ci sono anche quanti ora si prendono cura di voi e che lavorano duramente per sostenere il Cardinal Glennon Children's Hospital. Di certo ci sono le famiglie e gli amici che vi amano molto e desiderano che siate forti e coraggiosi. Sono felice di benedire tutti loro.

Oggi, penso anche a tante altre persone malate nell'Arcidiocesi di St. Louis e altrove. Invio i miei saluti a tutti i malati, i sofferenti e gli anziani e assicuro loro che occupano un posto speciale nelle mie preghiere quotidiane. Hanno un ruolo particolarmente fecondo nel cuore spirituale della Chiesa.

Invito tutti i malati ad avere fiducia in Gesù che ha detto: «Io sono la risurrezione e la vita» (
Jn 11,25). In unione con lui, anche le nostre prove e le nostre sofferenze sono preziose per la redenzione del mondo. Che sua Madre Maria vi accompagni e colmi i vostri cuori di gioia! Con la mia Benedizione Apostolica.

Da St. Louis, 26 gennaio 1999

IOANNES PAULUS PP. II




VIAGGIO APOSTOLICO A CITTÀ DEL MESSICO

E A SAINT LOUIS (22-28 GENNAIO 1999)

CERIMONIA DI CONGEDO


Cattedrale di Saint Louis - Mercoledì, 27 gennaio 1999

Al termine della mia visita, desidero esprimere il mio apprezzamento al Vice-Presidente e alla signora Gore che sono venuti a salutarmi prima della mia partenza per Roma. Ringrazio quanti sono associati al Governo Federale per tutto ciò che hanno fatto per rendere possibile questa visita.


La mia gratitudine va al Governatore dello Stato del Missouri e al Sindaco della città di St. Louis, così come a tutti i loro collaboratori. Ringrazio la Polizia e quanti si sono tanto adoperati per la sicurezza e l'ordine pubblico. Ringrazio le comunità civili e commerciali di St. Louis per il sostegno che hanno offerto.

32 Il benvenuto datomi dai miei fratelli cristiani e dai membri di altre comunità religiose è stato particolarmente cortese. Spero che accetterete i miei sinceri ringraziamenti e l'assicurazione della mia amicizia nella causa dell'ecumenismo, del dialogo e della cooperazione interreligiosi.

Rendere visita agli abitanti di St. Louis è stata un'esperienza commovente. Avrei voluto incontrare personalmente ogni giovane del Kiel Center e tutte le altre persone riunite nel Trans World Dome, qui nella Basilica Cattedrale, così come lungo le strade e all'Aeroporto.

Ringrazio anche i Cardinali e i miei fratelli Vescovi degli Stati Uniti che sono giunti a St. Louis. È stato un piacere sapere che così tante altre Diocesi hanno inviato rappresentanti. Sono grato a voi tutti.

Desidero in particolare ringraziare la Chiesa locale di St. Louis. Sono in debito verso tutte quelle persone devote, organizzatori, membri di comitato e volontari, che hanno lavorato a lungo e duramente dietro le quinte. Non dimentico inoltre il sostegno nascosto, ma efficace di quanti hanno pregato per la riuscita spirituale di questo evento, in particolare i contemplativi nei loro monasteri. Rivolgo una particolare parola di ringraziamento e di stima all'Arcivescovo Rigali, che proprio due giorni fa ha celebrato il suo quinto anniversario come vostro devoto Pastore.

Alcuni mesi fa, pellegrini provenienti da St. Louis giunsero a Roma. Ci incontrammo sul sagrato a San Pietro, dove cantarono: «Incontrami a St. Louis... incontrami nella Cattedrale». Con l'aiuto di Dio lo abbiamo fatto. Ricorderò sempre St. Louis. Ricorderò sempre tutti voi.

Dio benedica St. Louis!

Dio benedica l'America!



                                                                       Febbraio 1999


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DELLA GRECIA IN VISITA “AD LIMINA APOSTOLORUM”


Venerdì, 5 febbraio 1999




Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimo Ordinario per i cattolici greci di rito armeno!

33 1. E' con gioia che oggi vi accolgo, in occasione del vostro pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. E' questo il primo significato della visita ad limina: essa intende porre in luce la comunione delle Chiese locali sparse nel mondo con il Successore di Pietro. Ringrazio Monsignor Nicolaos Foscolos, Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per i sentimenti di affettuosa devozione che mi ha manifestato e per le parole che mi ha rivolto a vostro nome.

Come Pastori incaricati di condurre il popolo di Dio, siete chiamati ad aiutare le comunità a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo nel dovere di testimonianza al Vangelo, contribuendo al tempo stesso alla pace e alla concordia tra gli uomini. Vorrei, anzitutto, dirvi quanto io apprezzi il ministero da voi esercitato con cura. Nel vostro Paese, dove i fedeli della Chiesa cattolica sono in minoranza, è opportuno che proseguiate nell'impegno di organizzare la vostra Conferenza episcopale, per meglio realizzare quei progetti pastorali che vi stanno a cuore, rispondendo in tal modo più efficacemente alle numerose esigenze della missione ed assicurando nel contempo una più efficace gestione amministrativa. In questa prospettiva, sembrerebbe opportuna la creazione di un segretariato permanente così da consentire una più pronta messa in opera delle decisioni adottate durante le vostre assemblee, rendendo operativi quei progetti pastorali che concernono l'insieme della Chiesa cattolica in Grecia. Potrete così sostenervi mutuamente per rispondere in modo incisivo alle diverse esigenze del ministero episcopale con l'apporto di persone capaci. A tal fine, è bene suscitare regolari occasioni di dialogo e di riflessione fra tutte le componenti della comunità cattolica. Questi incontri, dando seguito alla vostra recente Sinassi, faciliteranno riunioni ecclesiali o sinodi diocesani finalizzati ad un rilancio pastorale che coinvolga l'intera comunità cattolica delle vostre diocesi.

Attraverso di voi, desidero far giungere il mio cordiale incoraggiamento a quanti collaborano con voi nella missione, in particolare ai sacerdoti che portano il peso del ministero quotidiano, trovandosi ad affrontare, a causa specialmente del loro piccolo numero, difficoltà e compiti sempre più vasti e faticosi. Grazie ad incontri fraterni con loro, saprete sostenerli nella loro missione e li aiuterete a ben valutare le attività pastorali ed a mettere in cantiere nuovi progetti. Saluto, altresì, con affetto i fedeli delle vostre diocesi, il cui compito è essenziale, poiché, in virtù del Battesimo, essi partecipano sia all’edificazione della Chiesa, sia all'animazione cristiana delle realtà temporali. Trasmettete voi ai giovani la chiamata della Chiesa ad aprire il loro cuore a Cristo e l’invito a partecipare l’anno prossimo alle attività previste per la Giornata Mondiale della Gioventù, nel corso delle quali potranno incontrare non pochi altri loro coetanei.

2. La Chiesa cattolica in Grecia ha appena vissuto una seconda Sinassi, dove rappresentanti del clero secolare, dei religiosi, delle religiose e dei laici si sono raccolti attorno a voi, per imprimere nuovo slancio alla vita pastorale. Si tratta di una tappa significativa nel vostro itinerario apostolico, che intende coinvolgere tutti i fedeli in una più attiva partecipazione alla vita della Chiesa. Tutti sono invitati a crescere nell'unione con il Salvatore, mediante la preghiera personale, la meditazione della Sacra Scrittura, la lectio divina, la vita liturgica e sacramentale ed una filiale devozione mariana. Ecco gli elementi necessari per la crescita e la maturazione spirituale e umana del cristiano.

Per poter guidare ogni persona sul cammino dell’intimità con Cristo è indispensabile un'intensa formazione, che non si riduca ad una tappa iniziale della vita cristiana, ma si sviluppi in un processo permanente volto a sostenere il cristiano nel suo rapporto quotidiano con Cristo e nel suo impegno missionario. Incoraggio, pertanto, ciascuno a continuare questo cammino di rinnovamento spirituale e intellettuale, per costruire una comunità di fede dedita generosamente all'annuncio ed alla testimonianza del Vangelo.

Desidero attirare l’attenzione sul ruolo particolare che nella vita delle comunità cristiane riveste la liturgia, nella quale ognuno scopre la profondità del mistero divino e fa esperienza della Chiesa quale Corpo di Cristo. In proposito, l'opera di traduzione dei diversi libri liturgici da parte dei Vescovi latini necessita di speciali attenzioni per rispondere alle esigenze del nostro tempo. Basandosi sui principi enunciati dall'istruzione del "Consiglio" in data 25 gennaio 1969, simile impresa deve rispettare le tradizioni latine ed il relativo patrimonio liturgico, caro al cuore dei fedeli, che possono così accostarsi con maggiore facilità a Cristo, incontrandolo nei Sacramenti e nello splendore del culto divino.

3. La comunità cattolica è diffusa in tutta la Grecia ed è sempre più composta da membri di origini diverse. D'altra parte, i periodi estivi vedono affluire numerosi turisti, ai quali voi desiderate offrire un sostegno spirituale. Questa realtà umana rende complessa ogni azione pastorale che voglia fare dei fedeli una comunità avente un cuor solo ed un'anima sola (cfr
Ac 4,32). Molto è già stato fatto in tal senso nei campi dell'evangelizzazione, della catechesi, dell'educazione, dell'aiuto caritativo e sociale. Alcuni fedeli, con l'aiuto di Dio, sono particolarmente impegnati nell'ambito sociale, nel servizio dei poveri, nella promozione della condivisione e della solidarietà, nella risposta ai bisogni dei malati e nella dedizione al compito importantissimo dell'educazione e del sostegno alle famiglie.

Questa partecipazione alla vita sociale, che desidero oggi fortemente incoraggiare, è un modo di seguire fedelmente Gesù. E' una forma insigne di testimonianza, grazie alla quale la Chiesa è riconosciuta come una comunità aperta, disponibile ad intraprendere e perseguire iniziative che la rendano vicina ad ogni persona, nel rispetto delle legittime libertà. La collaborazione attiva nel campo sociale, accanto a persone di altre confessioni religiose, costituisce un aspetto significativo del dialogo ecumenico, poiché l’azione comune fa nascere mutuo rispetto ed amore.

In tale prospettiva, le scuole cattoliche apportano un contributo essenziale alla vita sociale. Desidero far giungere il mio saluto ed il mio incoraggiamento a quanti, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, si consacrano all'educazione della gioventù. In effetti, l'accoglienza dei bambini – quale che sia la loro confessione religiosa – la scoperta e la stima reciproche sono elementi che aiuteranno i giovani greci a vivere insieme, nel rispetto delle diversità; queste ultime sono ricchezze nella misura in cui vengono poste al servizio di tutti. Attraverso una formazione integrale, i giovani riceveranno un'educazione ai valori fondamentali, morali, umani e civili, con benefiche ripercussioni sull'intera società.

4. La particolare situazione in cui vive la Chiesa cattolica in Grecia la spinge, inoltre, ad approfondire senza sosta la chiamata del Signore a camminare sempre più sulla via dell'unità (cfr Jn 17,21), rispondendo all'esigenza ecumenica emersa dal Concilio Vaticano II. "Tra le suppliche più ardenti di questa ora eccezionale, all’avvicinarsi del nuovo Millennio, la Chiesa implora dal Signore che cresca l’unità tra tutti i cristiani delle diverse Confessioni fino al raggiungimento della piena comunione. Esprimo l’auspicio che il Giubileo sia l’occasione propizia di una fruttuosa collaborazione nella messa in comune delle tante cose che ci uniscono e che sono certamente di più di quelle che ci dividono" (Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 16). In questo spirito, nel pieno rispetto dei programmi delle Chiese e Comunità ecclesiali e del legittimo diritto alla libertà religiosa, occorre volgere uno sguardo positivo e pieno di speranza al dialogo ecumenico, cercando sempre di essere strumenti dello Spirito Santo, affinché si realizzi appieno l’unità, secondo i mezzi voluti da Dio.

In vista del Grande Giubileo ormai prossimo, l’amore di Cristo ci spinge a realizzare progetti ecumenici che permettano ai discepoli di Cristo di conoscere meglio le proprie tradizioni e quelle degli altri. E’ chiaro che gesti in tal senso sarebbero per il mondo una testimonianza dell’amore che ci viene dal Salvatore e della ferma volontà di tutti i cristiani di giungere al più presto alla piena unità. Ogni iniziativa e preghiera comune, ogni dialogo rispettoso, ogni domanda di perdono reciproco possono ravvicinare i fratelli nella fede e far scoprire agli uomini di oggi la tenerezza e la misericordia del Padre, tema centrale dell’ultimo anno di preparazione al Grande Giubileo. Come afferma l’Apostolo, l’amore viene da Dio e "se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri" (1Jn 4,11). Desidero sottolineare ancora una volta il valore della preghiera nei rapporti ecumenici; essa ci aiuta a vivere come fratelli. "La nostra reciproca partecipazione alla preghiera ci riabitua a vivere fianco a fianco, ci induce ad accogliere insieme, e dunque a mettere in pratica, la volontà del Signore per la Chiesa" (Ut unum sint UUS 53).

34 5. Nei rapporti quinquennali, avete sottolineato la penuria di sacerdoti per il servizio alle comunità cristiane, manifestando nel contempo la vostra fiducia nel Signore che non abbandona mai il suo gregge. E' vero, la pastorale vocazionale non può non far parte delle vostre principali preoccupazioni e deve essere anzi impegno di tutta la comunità ecclesiale. A tale riguardo, esorto le famiglie ad essere sempre ben consapevoli della loro responsabilità per quanto concerne la nascita e la maturazione delle vocazioni sacerdotali e religiose. Non abbiano paura del futuro i genitori, quando un loro figlio manifesta il desiderio di impegnarsi per il Signore! Essi hanno la missione di aiutarlo a realizzare pienamente la sua vocazione. A quanti si mettono totalmente alla sequela di Cristo, sono donati i mezzi necessari per adempiere la missione loro affidata.

Nella Chiesa cattolica del vostro Paese, i religiosi e le religiose svolgono un ruolo insostituibile. Li esorto a continuare, pur in situazioni pastorali difficili, la loro opera con generosità in stretta comunione con i Pastori e nella fedeltà al proprio carisma. Invito le Congregazioni religiose ed altri Istituti ad inviare in Grecia nuovi membri per rafforzare le comunità esistenti o per crearne di nuove, capaci di percepire le necessità della Chiesa cattolica in quella Terra e l'apporto che ad essa è chiamata a dare la vita religiosa attiva e contemplativa. A questo proposito, saluto con riconoscente affetto gli Ordini contemplativi presenti nel vostro Paese. Essi sono un faro luminoso, una bella testimonianza di fede e di amore a Dio, che i cristiani delle altre Confessioni considerano con stima ed attenzione.

6. Sarebbe, inoltre, bene progettare soluzioni nuove per la pastorale vocazionale, per il discernimento e la formazione dei candidati al sacerdozio, forse addirittura all’interno di una struttura comune al servizio di tutte le diocesi. I giovani delle diverse diocesi avrebbero così l’occasione di vivere in una comunità educativa più solida e di creare legami importanti per l’avvenire della fraternità sacerdotale nel Paese. Altri loro coetanei sarebbero, inoltre, attirati da una gioiosa esperienza, che rafforza il desiderio di donare la propria vita a Dio ed ai fratelli.

Anche i sacerdoti, i religiosi e le religiose hanno un ruolo importante nel cammino vocazionale dei giovani. Dovranno avere a cuore di testimoniare, nella vita personale e nel ministero quotidiano, quanto li renda felici la sequela di Cristo. E' importante che i giovani trovino negli adulti modelli di vita cristiana che sappiano trasmettere il senso di Dio, invitandoli in modo aperto ad una consacrazione totale nel sacerdozio o nella vita religiosa.

7. Avete fatto menzione delle difficoltà che le famiglie devono affrontare sia verso l'esterno che a livello di coppia e nei rapporti generazionali, nonché delle tensioni alle quali sono sottoposti i matrimoni misti, in particolare per ciò che concerne l'educazione religiosa dei figli. Mediante una pastorale familiare appropriata, la Chiesa ha il dovere di richiamare l'indissolubilità del matrimonio e la necessità per i fedeli di vivere la propria vita coniugale in armonia con la fede. Non si manchi altresì di offrire assistenza alle coppie che attraversano momenti di crisi, affinché possano ritrovare il fervore dell’impegno iniziale, sviluppare la vita spirituale e attingere dalla grazia del sacramento del matrimonio le energie necessarie per esercitare la missione di coniugi e di genitori. In un contesto di secolarizzazione e di materialismo, è importante proporre agli uomini e alle donne del nostro tempo un ideale cristiano, che costituisca la base della vita e dell'impegno quotidiano.

8. Se la Chiesa cattolica ha cura dei suoi fedeli, questi desiderano a loro volta di recare il loro responsabile contributo alla vita sociale, servendo il bene comune. E', dunque, proprio dei cattolici, come di tutti gli abitanti del Paese, operare senza sosta a favore della serena convivenza fra tutti i Greci, godendo ognuno degli stessi diritti e delle stesse libertà, in particolare della libertà religiosa. In tale ambito, mi rallegro per i significativi sforzi messi in atto dai diversi protagonisti e per la buona volontà manifestata da tutti nel trovare soluzioni giuste ed eque ai problemi non ancora risolti, specificamente quello concernente lo statuto giuridico della Chiesa cattolica. Formulo voti affinché proceda e si intensifichi il dialogo con le diverse Autorità competenti, per il bene dell'insieme della popolazione. Questo permetterà alla comunità cattolica di sperimentare una rinnovata vitalità e contribuirà a far sì che tutti partecipino sempre più attivamente all'edificazione della casa comune, infondendo fiducia in tutti i concittadini nel costruire una società pacifica e fraterna.

9. Al termine della visita ad limina, vi auguro di ritornare nel vostro Paese confortati nella missione di successori degli Apostoli. L'esperienza di comunione fatta in questi giorni tra voi Vescovi vi aiuti ad intensificare la vostra collaborazione, affinché le vostre Diocesi si sentano sorelle e proseguano, a livello nazionale, la concertazione necessaria per affrontare le sfide della missione e, nel quadro della grande Europa, continuino ad intrattenere relazioni con le diverse istanze ecclesiali! A voi, come pure ai fedeli delle vostre diocesi, imparto volentieri la Benedizione Apostolica.




AI MEMBRI DELLA GIUNTA


E DEL CONSIGLIO COMUNALE DI ROMA


Onorevole Signor Sindaco,

Illustri Rappresentanti dell'Amministrazione Capitolina,
Signori e Signore!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del tradizionale incontro all'inizio del nuovo anno e porgo l'augurio più cordiale a ciascuno di voi per l'impegnativo compito che vi è stato affidato. Saluto il Signor Sindaco, i Componenti della Giunta e del Consiglio Comunale e quanti, a vario titolo, prestano il loro servizio nell'ambito dell'Amministrazione Capitolina.

35 L'odierna vostra presenza nella casa del Papa mi riporta alla mente la visita che ho avuto la gioia di compiere il 15 gennaio dell'anno scorso in Campidoglio. Grazie ancora per quella memorabile giornata, a cui ha fatto cenno anch'Ella poc'anzi, Signor Sindaco. Nel rivolgermi cortesi parole a nome di tutti i presenti, Ella ha inoltre richiamato gli intendimenti ed i propositi dell'Amministrazione Comunale, specialmente in ordine ad una consona preparazione del Grande Giubileo, evento straordinario spirituale e sociale.

2. Mancano ormai pochi mesi alla solenne apertura della Porta Santa, che ci introdurrà nelle celebrazioni giubilari dell'anno Duemila. Si tratta di un appuntamento epocale che riguarda l'umanità intera, e che avrà in Roma il suo principale punto di convergenza e di realizzazione. Da molto tempo la Chiesa dell'Urbe ha dato vita ad un intenso cammino di preparazione spirituale, secondo le indicazioni che ho proposto nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente. La Missione cittadina, iniziata alcuni anni or sono, è ordinata a vivere intensamente il Giubileo, che riveste un grande significato per credenti e non credenti. Ecco perché essa intende rivolgersi ad ogni persona, penetrare in ogni luogo ed entrare in dialogo con tutte le componenti culturali, sociali e lavorative della Città. Infatti, dopo essersi diretta negli anni scorsi alle famiglie, quest'anno mira a raggiungere in special modo gli ambienti dove la gente vive e lavora.

E proprio per questa nuova fase della Missione cittadina ho scritto una Lettera ai fratelli e alle sorelle che operano in Roma. Mi è caro in questa solenne e familiare circostanza offrirvene un esemplare, intendendo con questo gesto quasi anticipare ciò che compiranno i missionari un po' ovunque nei prossimi mesi. Confido che, come le famiglie, così gli ambienti di vita e di lavoro di Roma aprano prontamente e volentieri le porte al Signore che bussa al cuore di ciascuno: la buona novella di Cristo è anche e specificamente il "Vangelo del lavoro", che infonde forza morale e vitalità rinnovata alla nostra quotidiana attività.

3. Mentre ferve in ogni parrocchia la preparazione spirituale, Roma, come Ella, Signor Sindaco, ha opportunamente evidenziato, sta operando per predisporsi all'evento giubilare sul piano pratico e organizzativo. Ella ha citato le molteplici opere in corso di realizzazione, alcune delle quali vedono una stretta cooperazione fra le Istituzioni civili e la Santa Sede. Esprimo apprezzamento per quanti alacremente sono in esse impegnati e mi rendo conto delle difficoltà che quotidianamente debbono essere affrontate e risolte per poterle portare a compimento. L'auspicio è che i cantieri aperti e quelli ormai d'immediato avvio possano giungere a totale definizione in tempo utile, per preparare un ambiente che favorisca una degna celebrazione dell'Anno Santo a vantaggio sia dei pellegrini che degli abitanti della Città.

Come, poi, non tener presenti i durevoli benefici che da queste rinnovate strutture deriveranno per la città di Roma? Grazie a questo sforzo, essa sarà ancor più in grado di svolgere la missione universale che la Provvidenza le ha affidato e che va ben oltre la scadenza giubilare. Ecco perché è importante che, in occasione del Giubileo, Roma possa riproporre in modo nuovo e creativo il tradizionale suo volto di Città aperta e ospitale, nella quale convivono in maniera armonica e costruttiva un altissimo e perenne messaggio spirituale e le più recenti modalità di accoglienza, organizzazione e comunicazione.

Questi obiettivi possono certo essere facilmente condivisi da tutti, pur rimanendo ciascuno nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità. Ma perché si possano concretizzare, è necessario da parte di tutti uno spirito di fattiva collaborazione.

4. Nel suo intervento, il Signor Sindaco ha sottolineato difficoltà e problemi che frenano lo sviluppo di questa nostra Città. Vorrei richiamare anch'io alcune preoccupazioni che mi stanno particolarmente a cuore.

Penso, anzitutto, alla situazione delle famiglie ed alle loro concrete prospettive di vita. Come in altre metropoli, anche qui i vincoli familiari ricevono purtroppo sempre meno sostegno nel contesto sociale complessivo, a causa dell'anonimato e della solitudine in cui tanti nuclei familiari vengono di fatto a trovarsi. E' importante non lasciarli soli ad affrontare queste condizioni talora di serio e preoccupante disagio.

Per questo la Chiesa di Roma ha scelto di dare priorità alla pastorale della famiglia, non limitando l'attenzione a quanti partecipano alla vita ecclesiale, ma allargando la propria azione a tutti. Chiedo a voi, che avete dirette responsabilità nel governo della Città, di mettere ogni impegno per assicurare, specialmente alle giovani famiglie che si vanno formando, concrete condizioni per una sana vita familiare, a cominciare dalla disponibilità di alloggi e di iniziative a sostegno dei nuclei familiari e per l'educazione dei figli. In particolare, abbiate cura che non manchino nei quartieri strutture di accoglienza per la prima infanzia, scuole e servizi sociali.

5. Un altro mio costante pensiero sono i giovani: essi costituiscono il futuro della società. E' a loro che dobbiamo dedicare la nostra concreta attenzione. Occorre avere in essi fiducia ed aiutarli a confidare in se stessi e nella vita. Sono, pertanto, da incoraggiare tutte quelle iniziative che nella Città mirano ad offrire ai giovani spazi sufficienti per esprimere quel grande tesoro di novità, di speranza e di bene che portano dentro di sé.

Uno dei grandi avvenimenti previsti nel corso del prossimo Giubileo è la Giornata Mondiale della Gioventù, che vedrà confluire a Roma ragazzi e ragazze da ogni parte d'Italia, d'Europa e del mondo. Essi troveranno certo ad accoglierli i loro coetanei romani, ma l'intera Città è invitata a mobilitarsi per questo straordinario appuntamento dei giovani con Roma cristiana e Roma maestra di civiltà.

36 6. Parlare dei giovani è volgere naturalmente lo sguardo al futuro della Città, un futuro che si fa già realtà nella crescente presenza degli immigrati, molti dei quali sono appunto giovani. L'immigrazione è una seria sfida, che però può costituire anche una grande opportunità. In una Roma, che è al primo posto in Italia per il numero di immigrati e per la complessità dei problemi connessi alla loro presenza, la Chiesa si sforza di aiutare chi si trova nel bisogno, senza differenza di cultura e religione. A tal fine essa rinnova la sua disponibilità ad una costruttiva collaborazione con le Istituzioni civili. L'obiettivo è quello di non accontentarsi di rispondere ai bisogni primari di questi nostri fratelli, ma di favorire un loro più stabile inserimento sociale e lavorativo. Ciò domanda, ovviamente, da parte degli immigrati il rispetto delle regole della convivenza civile ed ha bisogno, per sua natura, di tempi e di forme adeguati.

Nella prospettiva del Giubileo, il modo con cui si saprà esercitare questa accoglienza, contribuirà a delineare il volto civile e spirituale della Roma del terzo millennio.

7. Signor Sindaco, Signori Amministratori di Roma!

Le problematiche relative alla famiglia, ai giovani ed agli immigrati, a cui ho fatto cenno, rappresentano semplicemente degli esempi, pur fortemente evocativi, di una richiesta più generale che emerge dalla Città: una domanda di alte prospettive ideali e di un profondo rinnovamento spirituale.

La Chiesa tende la sua mano ad ogni altra componente religiosa e culturale, perché si faccia di Roma la Patria della fraternità e della pace, perseguendo un progetto di ideali comuni e condivisi.

Roma, custode delle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, conserva le più insigni memorie e reliquie del Cristianesimo ed ospita la Sede del Successore di Pietro. Nel confronto con culture e tradizioni religiose diverse, Roma è oggi ancor più stimolata ad offrire il suo volto cristiano e la testimonianza di quei valori scaturiti dal Vangelo che hanno vivificato il cammino della sua storia millenaria.

Il volto misericordioso del Padre celeste risplenda su questa nostra Città ed illumini quanti ne reggono le sorti. E' questo l'augurio che vi rinnovo di cuore, mentre affido i progetti e le speranze di tutti voi, delle vostre famiglie e dei vostri collaboratori a Maria, "Salus Populi Romani". Giunga, attraverso di voi, il mio affettuoso saluto all'intera popolazione romana, che porto nella mia quotidiana preghiera ed alla quale invio di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 Febbraio 1999


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA FAMIGLIA

ORGANIZZATA DALLA DIOCESI DI ROMA




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Mi unisco spiritualmente a voi, che vi siete raccolti in questo primo sabato di febbraio nell'aula Paolo VI per celebrare la festa della famiglia, alla vigilia della Giornata per la Vita. Vi saluto tutti con grande affetto. Saluto, in particolare, il Cardinale Vicario, a cui ho affidato il compito di farsi interprete con voi dei miei sentimenti augurali. Saluto il Cardinale Alfonso Lopez Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha voluto partecipare all'incontro. Saluto, inoltre, Mons. Luigi Moretti, Vescovo ausiliare e Direttore del centro per la Pastorale familiare della diocesi di Roma, e Mons. Renzo Bonetti, Direttore dell'Ufficio nazionale della CEI per la pastorale della famiglia.

Con la recita del santo Rosario, voi volete affidare alla Madre celeste tutte le famiglie della nostra Città, perché ogni loro attesa e speranza sia ascoltata ed esse, fedeli al disegno di Dio, rispondano appieno alla loro peculiare vocazione nella Chiesa e nella società. Questo significativo momento di preghiera, che fa seguito al convegno di studio "Genoma e invecchiamento. La speranza dell'uomo", svoltosi ieri all'Università La Sapienza, prepara la celebrazione della Giornata della Vita, che domani vedrà l'intera comunità diocesana raccogliersi in orante contemplazione del grande dono della paternità e maternità e degli impegnativi compiti che ne derivano. Mi rallegro con voi per queste interessanti iniziative, che pongono bene in luce lo sforzo della nostra Diocesi di proclamare e testimoniare il "vangelo della vita e della famiglia" nel contesto della Missione cittadina.

37 2. La recita del santo Rosario è stata preceduta da canti e testimonianze sulla famiglia, che hanno offerto a tutti la possibilità di porre in evidenza quanto importante sia la difesa di questo dono specialissimo per la comunità civile ed ecclesiale. Vorrei, al riguardo, meditare insieme con voi su un testo biblico tratto dall'Antico Testamento, che narra la vicenda di Rut e ci aiuta a comprendere ancor più quale debba essere la vocazione e la missione della famiglia.

L'autore sacro riporta queste parole di Rut alla suocera Noemi: "Dove andrai tu andrò anch'io; dove ti fermerai mi fermerò, il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio" (
Rt 1,16).

Nella storia, complessa e a tratti dolorosa, di Rut l'Antico Testamento ci offre uno splendido quadro che parla della maternità e della paternità. Ci mostra come la società debba aiutare una famiglia in una situazione difficile. Rut, giovane donna, resta vedova, ma trova subito aiuto da parte della suocera Noemi che, nonostante sia una madre ferita duramente dalla morte dei propri figli, continua la sua vocazione alla maternità adottando la nuora come una figlia. Un uomo, Booz, sposa la vedova Rut secondo la prassi di Israele, restituendole il bene preziosissimo della famiglia e garantendole un avvenire sicuro.

"Dove andrai tu andrò anch'io . . . e il tuo Dio sarà il mio Dio".

Rut si affida a Dio. Ha sentito parlare di lui, lo ha conosciuto attraverso la fede della suocera che crede nel Dio di Israele. Lascia le divinità pagane per seguire l'unico vero Dio. Dio Padre, fonte della vita, è il protagonista della storia di Rut, povera di elementi narrativi eccezionali, ma ricca di una quotidianità impregnata di fede e di amore. Dalla provvidenza di Dio provengono la fecondità della terra e la fecondità dell'uomo e della donna. Dio è il protagonista di ogni maternità e paternità, mediante la quale la coppia di sposi si apre al dono di una nuova vita.

3. Nella Familiaris Consortio notavo che "l'amore è essenzialmente dono e l'amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca conoscenza e li fa una carne sola, non si esaurisce all'interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori di Dio per il dono della vita a una nuova persona umana" (n. 14).

"Maternità e paternità. Dono e impegno". Questo è il tema della Giornata per la Vita che la Chiesa italiana celebra domani, 7 febbraio. Nessuno può rifiutare il dono della paternità e della maternità. Né per se stesso, né per gli altri. E' compito specifico di ogni persona vivere questo dono secondo la propria vocazione.

C'è paternità e maternità anche senza la procreazione, ma la procreazione non può essere divisa dalla paternità e dalla maternità. Nessuno può separarla dall'amore di un uomo e di una donna che nel matrimonio si donano reciprocamente formando "una carne sola". Si rischia, altrimenti, di trattare l'uomo e la donna non come persone ma come oggetti.

Ho osservato ancora nella citata Enciclica sulla famiglia che, "divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a diventare per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome" (Ibid.).

L'amore dei genitori è l'elemento che qualifica il loro compito educativo. E' un diritto-dovere originale, primario, insostituibile e inalienabile.

4. ". . . dove ti fermerai mi fermerò, il tuo popolo sarà il mio popolo . . . ".

38 La società aiuta Rut: nonostante provenisse da un popolo straniero, Moab, che dopo l'esilio in Babilonia aveva respinto gli esuli di Israele. Secondo la legge del tempo, la vedova poteva mettersi dietro ai mietitori e le era consentito di raccogliere le spighe restate sul terreno. I mietitori, per ordine del padrone del campo, lasciano cadere volontariamente le spighe, perché Rut ne possa raccogliere a sufficienza. La loro generosità e solidarietà va quindi oltre la giustizia che le leggi garantivano. Rut non viene soltanto assistita: le viene consentito di lavorare ed essa lo fa con senso di responsabilità.

Ecco una lezione di vita per la società di oggi: le leggi della comunità tutelano l'istituto familiare fondato sul matrimonio e le famiglie aiutano le altre famiglie.

L'associazionismo tra le famiglie è, nelle attuali circostanze, un mezzo per diventare efficaci interlocutori e fermento a livello sociale, politico e culturale. Su invito dei Vescovi del Lazio, le associazioni familiari cattoliche della Regione hanno costituito il Comitato regionale delle Associazioni familiari. Auguro di cuore a questo Comitato di lavorare per la promozione della famiglia fondata sul matrimonio e per la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale. Auspico che cresca nella nostra Città la partecipazione dei cristiani a queste associazioni, che danno forza alla famiglia.

Accompagno questi voti con l'assicurazione di un costante ricordo nella preghiera e, mentre invoco la protezione di Maria, Regina della Famiglia, su tutti i nuclei familiari della nostra Città e del mondo intero, di cuore invio a ciascuno di voi e all'intera comunità diocesana, che è famiglia di famiglie, una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 Febbraio 1999.


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