GP2 Discorsi 1999 38

GIOVANNI PAOLO II



SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

AGLI AMMALATI NELLA MEMORIA

DELLA BEATA VERGINE DI LOURDES


Basilica Vaticana - Giovedì, 11 febbraio 1999

Carissimi Fratelli e Sorelle!


Con gioia mi unisco a voi al termine di questa celebrazione in onore della Beata Vergine di Lourdes. Questo appuntamento con voi ammalati mi sta molto a cuore. L’iniziativa ha ormai una lunga storia: risale a quarant’anni fa, quando uno zelante parroco di Roma iniziò una celebrazione lourdiana per gli infermi. Dall’inizio del mio pontificato, or sono vent’anni, ho voluto personalmente presiedere questa Liturgia nella Basilica Vaticana, sempre con la collaborazione dell’Opera Romana Pellegrinaggi e dell’UNITALSI. E’ un suggestivo momento di preghiera, che unisce spiritualmente gli ammalati del mondo intero, specialmente da quando, sette anni fa, l’11 febbraio è diventato Giornata Mondiale del Malato e si celebra di volta in volta in un importante santuario mariano: oggi, in quello libanese di Harissa, presso Beirut.

Carissimi, nel pellegrinaggio verso il Grande Giubileo del Duemila, siamo “In cammino verso il Padre”, come ha ricordato il convegno teologico-pastorale che si conclude con questa santa Messa. Sulla via che conduce a Dio, ci precede Maria Santissima: ci precede nella fede e nella speranza. A Lei affido ciascuno di voi invocandone il conforto nella prova.

Vi assicuro il mio quotidiano ricordo nella preghiera e con affetto imparto a voi, qui presenti, ed a quanti sono spiritualmente uniti con noi una speciale Benedizione Apostolica.


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DI LAOS E CAMBOGIA


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Giovedì, 11 febbraio 1999




39 Cari Fratelli nell'Episcopato,
Caro Padre Amministratore,

1. È con grande gioia che vi accolgo mentre realizzate il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli. Voi che siete i Pastori della Chiesa cattolica nel Laos e in Cambogia, venite insieme per la prima volta a incontrare il Successore di Pietro in occasione della vostra visita ad Limina. Auspico vivamente che il vostro soggiorno vi permetta di rendere ancora più vivo fra voi lo spirito di collegialità, in comunione con il Vescovo di Roma. Che sia un tempo di grazia per aiutarvi a far crescere nella fede, nella speranza e nella carità le comunità affidate alla vostra sollecitudine pastorale, in stretta unione con la Chiesa universale!

Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Monsignor Yves Ramousse, per le cordiali parole che mi ha rivolto a vostro nome. Esse evocano con emozione le prove che i vostri popoli hanno vissuto nel corso degli anni passati, e mettono in luce la vitalità delle vostre comunità che sperimentano una rinascita spirituale piena di speranza per il futuro.

In questi momenti privilegiati di comunione con le vostre Chiese locali, mi rivolgo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli dei vostri Paesi. Al vostro ritorno, portate loro il saluto affettuoso del Papa e il suo incoraggiamento affinché continuino a essere testimoni generosi dell'amore del Padre per tutti gli uomini! Trasmettete anche i miei cordiali saluti ai popoli della Cambogia e del Laos, dei quali conosco il coraggio e la volontà di costruire nazioni fraterne e prospere!

2. Insieme a voi, rendo grazie al Signore per la fedeltà eroica di cui i discepoli di Cristo hanno dato prova nel tempo in cui le vostre nazioni furono sottoposte a terribili sofferenze e innumerevoli furono le vittime innocenti della violenza cieca e della negazione della dignità dell'uomo. Numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e laici hanno donato la propria vita nella sequela del Signore, mescolando il proprio sangue con quello dei loro fratelli e delle loro sorelle, affrontando le prove con dignità e forza d'animo. Che nessuno dimentichi mai questa ammirevole testimonianza! Essa ricorda che l'appartenenza a Cristo è un segno di contraddizione per il mondo, oggi come ieri, e anche che «Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» (
1Co 1,27).

Cari Fratelli nell'Episcopato, so con quanta abnegazione avete servito e continuate a servire la Chiesa nei vostri Paesi. Molti fra voi hanno conosciuto il carcere e l'esilio, mentre alcuni dei vostri fratelli avevano già donato la propria vita per il loro gregge, sull'esempio del Buon Pastore. Oggi voi dovete spesso esercitare il vostro ministero episcopale in situazioni difficili. Siate certi che il Successore di Pietro è vicino a ognuno di voi nelle sofferenze apostoliche, così come nelle gioie e nelle speranze.

3. Mentre le situazioni nuove che vivono i vostri Paesi permettono alle comunità cristiane di rinascere, vi incoraggio a essere sempre e ovunque ferventi testimoni della speranza che portate e che vi fa vivere. Per serbare in voi questo dono del Signore e per conferire alla Chiesa dei vostri Paesi un nuovo slancio apostolico, pascete il gregge di Dio che vi è stato affidato, vegliando volentieri su di esso, secondo Dio, con lo slancio del cuore, diventando i modelli del gregge (cfr 1P 5,2-3)!

Inviati da Cristo nella Chiesa particolare che presiedete, siete i primi responsabili dell'annuncio del Vangelo. Pertanto, in un atteggiamento di servitori della verità, dovete proclamare, con umiltà e perseveranza, che Cristo è il solo e unico Salvatore dell'uomo e che credere in Lui «significa credere che l'amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di mali, in cui l'uomo, l'umanità, il mondo sono coinvolti» (Dives in misericordia DM 7).

Avete anche ricevuto la missione di guidare i fedeli lungo il cammino della santità e di far sì che possano beneficiare il più possibile dei sacramenti, in particolare dell'Eucaristia, memoriale della morte e della resurrezione del Signore che edifica la Chiesa. Presiedendo al ministero della carità, attraverso la quale l'intera comunità rende testimonianza della sua partecipazione alla missione di Cristo inviato «per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4,17), siate gli imitatori del Buon Pastore che ha compassione della miseria e della debolezza del suo popolo ed è vicino a tutti coloro che soffrono.

4. Per collaborare al vostro gravoso compito apostolico, i vostri sacerdoti, ancora poco numerosi, affrontano spesso difficili condizioni di vita e di ministero. Li saluto con affetto e li incoraggio a proseguire con fiducia e con audacia il loro servizio generoso al popolo di Dio e il loro contributo all'annuncio della Buona Novella della salvezza. Si ricordino che, potendo sempre contare sulla forza divina, non sono mai soli nelle loro azioni! Cristo, che li ha chiamati a partecipare alla sua missione, li assiste con la sua grazia affinché possano dedicarsi con totale fiducia al loro ministero. Che siano quegli uomini di fede e di preghiera di cui il mondo ha bisogno! Li invito a promuovere sempre più fra di essi uno spirito di fraternità sacerdotale e di collaborazione in vista di un'azione pastorale d'insieme che rechi il suo frutto. In conformit à alla loro vocazione di Pastori, che diano la priorità al servizio spirituale dei fedeli che sono stati affidati loro, per condurli verso Colui che rappresentano, rimanendo per tutti uomini di missione e di dialogo!

40 Cari Fratelli nell'Episcopato, considerate i vostri sacerdoti «figli e amici. come Cristo che chiama i suoi discepoli non servi, ma amici» (Lumen gentium LG 28). Per promuovere una comunione sempre più grande nella Chiesa, vi invito anche ad associarli fraternamente alla direzione delle circoscrizioni ecclesiastiche, nel rispetto degli orientamenti del Concilio Vaticano II e delle norme del Diritto Canonico.

Le religiose e i religiosi, originari dei vostri Paesi o provenienti da altri luoghi, partecipano pienamente, con abnegazione e coraggio, all'opera evangelizzatrice della Chiesa, conferendo un posto privilegiato alla sollecitudine per le persone più povere e più deboli della società. A nome della Chiesa, li ringrazio di tutto cuore per la testimonianza eloquente di carità che recano attraverso l'offerta totale di sé per l'amore di Dio e dei loro fratelli. La vita consacrata ha contribuito in grande misura all'insediamento e allo sviluppo della Chiesa nei vostri Paesi; auspico che essa sia sempre più l'oggetto della vostra sollecitudine pastorale particolare, al fine di promuoverla nelle sue forme attive e contemplative, e di tutelarne il carattere proprio per il servizio al Regno di Dio.

Sono lieto di sapere che le vocazioni sacerdotali e religiose stanno aumentando. Mi felicito per l'attenzione che rivolgete alle vocazioni e per gli sforzi meritori che compite in vista della formazione dei giovani che accettano di camminare nella sequela di Cristo per servire la Chiesa. L'organizzazione di un seminario è preziosa per il futuro del ministero presbiteriale e della fraternità sacerdotale.

A tutti i giovani che rispondono all'appello del Signore, così come alle loro famiglie, trasmettete la riconoscenza del Papa per il dono generoso che accettano di fare alla Chiesa e a Cristo! Dite loro che il Successore di Pietro rende grazie a Dio per tutti coloro che accettano di divenire gli operai della messe e per coloro che li assistono!

5. Cari Fratelli nell'Episcopato, desidero approfittare del nostro incontro per trasmettere ai laici delle vostro Diocesi il mio vivo apprezzamento per la loro fedeltà a Cristo, a volte eroica, in particolare quando, in alcune regioni, sono stati privati dei sacerdoti per lunghi anni. Oggi, nonostante il loro esiguo numero e talvolta la loro lontananza dal centro parrocchiale, essi partecipano con devozione alla vita delle loro comunità, assumendosi coraggiosamente le proprie responsabilità nella missione della Chiesa. Che non smettano mai «di mantenere vigile . . . nel cuore e nella vita la coscienza ecclesiale, la coscienza cioè di essere membri della Chiesa di Gesù Cristo, partecipi del suo mistero di comunione e della sua energia apostolica e missionaria» (Christifideles laici CL 64)!

Affinché i fedeli, giovani e adulti, facciano «la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione» (Ibidem, n. 58), è necessario che possano beneficiare di una solida catechesi sulle verità della fede e sulle sue implicazioni concrete nella loro vita. Li si aiuterà così a condurre la propria esistenza armonizzando le esigenze del loro impegno nella sequela di Cristo con la loro attività familiare e sociale. Questa formazione, offerta e ricevuta nella Chiesa, permetterà di costituire comunità cristiane salde e missionarie.

Nei periodi difficili che avete vissuto, la famiglia cristiana ha svolto un ruolo fondamentale per preservare la fede. È pertanto indispensabile che i genitori trasmettano ai figli ciò che hanno ricevuto. Fondando la vita familiare sull'amore, la semplicità, l'impegno concreto e la testimonianza quotidiana, si difenderanno i valori fondamentali che la costituiscono dalla disgregazione che ai nostri giorni troppo spesso minaccia questa istituzione primordiale della società. Vi invito dunque ad aiutare i coniugi ad essere «nella fede "un cuore solo e un'anima sola", mediante il comune spirito apostolico che li anima e la collaborazione che li impegna nelle opere di servizio alla comunità ecclesiale e civile» (Familiaris consortio FC 50).

6. Antiche e nobili civiltà si sono sviluppate nei vostri Paesi. Esse recano l'impronta profonda delle grandi tradizioni religiose dell'Asia, apportatrici di saggezza e di cultura, in modo particolare il Buddismo che è la religione tradizionale della maggior parte degli abitanti della regione. Il Cristianesimo stesso vi è presente da oltre quattro secoli.

Nello spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa considera con rispetto e stima le ricchezze culturali e spirituali che sono radicate nei vostri popoli e che fanno anche parte del patrimonio dell'umanità. Credendo fermamente che Cristo sia l'unico Salvatore del mondo, essa esorta «i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e la collaborazione con i seguaci di altre religioni, rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i beni spirituali e morali e i valori socio-culturali che si trovano in essi» (Nostra aetate NAE 2). Con un atteggiamento fraterno e rispettoso della libertà di ognuno, desidera condividere con gli uomini di buona volontà il messaggio di speranza e di pace che ha ricevuto dal suo Fondatore e collaborare con essi, in una comprensione reciproca, alla difesa della vita e della dignità umane, così come alla promozione della riconciliazione, della giustizia e della concordia fra tutti. Intende così esprimere la sua volontà di contribuire, nel posto che le è proprio, all'edificazione di una società sempre più solidale e conforme alla grandezza della persona umana.

Il messaggio evangelico non può essere considerato una cultura estranea che s'insedia dall'esterno, in quanto il disegno di salvezza di Dio abbraccia tutti gli uomini e tutti i popoli. È dunque importante che il Vangelo sia proclamato ed accolto nella cultura dei vostri popoli e vi si incarni profondamente. Sono lieto della recente pubblicazione della prima traduzione ecumenica della Bibbia in lingua Khmer, che permette a numerosi cristiani della vostra regione di ricevere la parola di Dio nella loro lingua.

7. Nel corso degli ultimi anni, la Chiesa, con l'aiuto generoso di volontari provenienti da numerosi Paesi, si è dedicata in diversi modi ad aiutare i rifugiati e le persone nel bisogno, indipendentemente dalle scelte politiche degli individui. Essa ha contribuito al loro reinserimento nei rispettivi Paesi e si è presa cura di quanti sono restati all'estero. Oggi, laddove le è concesso, si adopera con coraggio per la riabilitazione delle persone che sono lese nel loro essere dalla violenza degli uomini, e anche di quelle che sono state coinvolte nelle catastrofi naturali che hanno colpito la regione. Inoltre persegue il suo fermo impegno in vista dell'abolizione definitiva delle mine anti-uomo, armi anti-umane che mietono ancora tante vittime nei vostri Paesi.

41 Seguendo l'esempio del suo Signore, la Chiesa, mediante i suoi impegni di solidarietà a favore dell'uomo, intende combattere tutto ciò che asserve la persona umana e che minaccia la sua vita, partecipando così con tutti alla ricostruzione della nazione. Vi incoraggio vivamente a continuare la vostra opera generosa e disinteressata al servizio delle popolazioni dei vostri Paesi, in particolare delle persone più deboli. In tal modo contribuite a promuovere i valori del Regno di Dio, divenendo segni di speranza per molti. È con soddisfazione che possiamo accogliere oggi gli sforzi che si compiono per una maggiore libertà, permettendo alla Chiesa di proseguire nel suo impegno per il progresso e il benessere di tutti.

8. Cari Fratelli nell'Episcopato, al termine del nostro incontro, vi invito nuovamente a progredire lungo le vie del futuro con coraggio. Che i cattolici siano, fra i popoli del Laos e della Cambogia, segni della speranza che fa vivere! Auspico alle vostre nazioni di progredire, con i loro Governanti, nell'instaurazione di una società sempre più fraterna e solidale, nella quale una pace duratura permetta a tutti di raggiungere la prosperità e di crescere dal punto di vista umano e spirituale.

Assicurate tutte le vostre comunità, così come i loro membri che vivono ancora lontani dalla patria, della vicinanza spirituale del Papa! Mentre ci prepariamo ad entrare nel terzo millennio, le invito a riporre tutta la loro speranza in Cristo Salvatore e a lasciarsi guidare da Lui. Ai giovani delle vostre comunità ripeto con forza che la Chiesa conta sulla loro generosità e sul loro dinamismo.

Affido i vostri fedeli, dei quali conosco la devozione mariana che si esprime spesso attraverso magnifiche forme artistiche, alla protezione della Madre del Salvatore, Madre di tutti gli uomini, e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


AI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI


Sala del Concistoro - Venerdì, 12 febbraio 1999

Signori Cardinali,

Venerati Fratelli nell’Episcopato!

1. È motivo di rinnovata gioia accogliervi a conclusione dell’ormai tradizionale Convegno che trova riuniti, come ogni anno, presso il "Centro Mariapoli" di Castel Gandolfo, Cardinali e Vescovi amici del Movimento dei Focolari provenienti da diversi Continenti.

Ringrazio il Signor Cardinale Miloslav Vlk per l’indirizzo di omaggio che mi ha rivolto a nome di tutti, presentandomi l’intenso programma da voi affrontato in questi giorni di vita in comune, di preghiera e di riflessione nel contesto della spiritualità dell’Opus Mariae. Saluto ed abbraccio ciascuno di voi, mentre rivolgo il mio pensiero cordiale a Chiara Lubich ed agli altri Rappresentanti del Movimento, che ci sono vicini con la preghiera.

L'incontro di quest’anno, che si iscrive nel contesto dell’itinerario di preparazione all’ormai imminente Grande Giubileo del 2000, ha preso spunto dal Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità e dal successivo incontro, avvenuto la scorsa Pentecoste in Piazza San Pietro. Vi ha guidato nella riflessione il riferimento all’unico Dio e Padre, il cui amore ci è trasmesso dalla presenza viva di Cristo in mezzo al suo popolo e dalla perenne azione dello Spirito Santo, sorgente di santificazione dei credenti e sprone incessante per l’edificazione dell’unica famiglia umana.

In questo contesto avete opportunamente sottolineato l’importanza vitale della preghiera e della meditazione cristiana, quale esperienza di amore che eleva l'anima ed unisce a Dio. "Abbà, Padre" è l'invocazione che sorge spontanea dal cuore del credente, illuminato dallo Spirito Santo.

42 2. Nella nostra quotidiana esistenza è importante che mai venga meno l'intimo colloquio con il Padre celeste. Tutto deve prendere senso e valore da questa comunione di vita, perché il nostro essere ed il nostro agire manifestino l'amore misericordioso di Dio, sorgente di unità e di comunione. Se questo vale per ogni battezzato, ancor più è necessario per chi è chiamato dalla Provvidenza ad essere riflesso luminoso della paternità divina nei confronti del popolo cristiano, affidato alle sue cure apostoliche.

Il Movimento è tutto ispirato all'amore: amore che Iddio ha per noi e che noi siamo chiamati a ricambiare; amore per i fratelli, ai quali far sperimentare la sollecitudine del cuore di Cristo. Quest'anelito di divina carità diventa fulcro di un'azione efficace dei credenti per la costruzione dell'unica famiglia umana. Diviene, inoltre, servizio verso i poveri e i bisognosi.

In questa luce, prendono particolare rilievo le iniziative promosse dal Movimento dei Focolari non solo nell'ambito ecumenico, ma anche nei contatti con le comunità ebraiche e musulmane. Importanti sono pure gli sviluppi del progetto di un'"economia di comunione", avviato in Brasile ed in altre Nazioni. Una menzione particolare merita poi l’esperienza dei Focolari nell’ambito della comunione coniugale edificata sulla stabile roccia dei valori cristiani. Dalla corretta impostazione dell’istituto familiare secondo l’originario progetto del Creatore derivano atteggiamenti di accoglienza e di rispetto della vita umana, oltre che di reciproco sostegno, che costituiscono un modello genuino per l’attuale società afflitta da non pochi problemi.

3. Tutto questo pone bene in luce la vitalità dei Focolari ed è motivo di incoraggiamento nel proseguire la strada intrapresa. Voi, Pastori, sappiate discernere, accogliere e promuovere il carisma che lo Spirito suscita nel Movimento, perché giunga a compimento fra tutti i popoli quell’anelito di unità e di comunione, che è distintivo privilegiato dell’Opus Mariae.

Siate sempre più preoccupati di annunciare e testimoniare il Vangelo della carità. Ciò esige una spiritualità profonda che attinga vitalità incessante dal Mistero eucaristico, in piena sintonia con il Magistero della Chiesa e con i bisogni della Comunità ecclesiale. Affido al Padre celeste, ricco di grazia e di misericordia, le vostre persone e le vostre responsabilità, rese ancor più impellenti dall’approssimarsi dell’appuntamento giubilare. Nell'invocare la materna protezione della Vergine Maria, Mater Ecclesiae, di cuore tutti vi benedico.


AI MEMBRI DELLA "FONDAZIONE PER LA PACE


E LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ALCIDE DE GASPERI"


Sabato, 13 febbraio 1999

Illustri Signori!


1. Sono lieto di rivolgere un cordiale benvenuto a ciascuno di voi, membri della "Fondazione per la pace e la cooperazione internazionale Alcide De Gasperi", e vi ringrazio per questa visita, con la quale intendete ribadire la vostra adesione convinta al Magistero della Chiesa, e confermare il vostro impegno per la promozione dell'armonica convivenza tra i popoli. Rivolgo un particolare saluto al Senatore Angelo Bernassola e gli manifesto viva gratitudine per le nobili espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome dei presenti.

Da oltre un quarto di secolo, la vostra Fondazione, ispirandosi al pensiero ed all'opera del grande statista italiano Alcide De Gasperi, si impegna a promuovere la pace e la cooperazione tra i popoli, attraverso lo studio dei problemi della società internazionale e il collegamento con analoghe istituzioni presenti in Europa e nel mondo.

Nelle vostre lodevoli iniziative avete scelto come fondamentale punto di riferimento i perenni valori della fede cristiana, sforzandovi di coniugarli con la chiara consapevolezza che la via della pace passa attraverso un forte e costante impegno culturale, svolto in collegamento con quanti condividono gli stessi vostri nobili obiettivi.

La costruzione della pace, infatti, non è frutto di compromesso, ma nasce dalla conoscenza approfondita e sistematica delle cause remote e prossime dei conflitti, dalla sensibilizzazione dei responsabili delle Nazioni alle attese profonde dei poveri e dalla formazione delle giovani generazioni ad un'autentica cultura di pace. Essa è preparata, altresì, dal sostegno offerto a quanti, di fronte alle difficili situazioni che l'umanità si trova ad affrontare in questo nostro tempo, sono tentati di rinunciare alla fatica del dialogo e del rispetto dei diritti fondamentali di ciascuno e di tutti.

43 2. Nel recente Messaggio per la Giornata della Pace ricordavo che "nessun diritto umano è sicuro se non ci si impegna a tutelarli tutti . . . E' indispensabile, pertanto, un approccio globale al tema dei diritti umani e un serio impegno a loro difesa. Solo quando una cultura dei diritti umani, rispettosa delle diverse tradizioni, diventa parte integrante del patrimonio morale dell'umanità, si può guardare con serena fiducia al futuro . . . L'osservanza integrale dei diritti umani è la strada più sicura per stringere relazioni solide tra gli stati. La cultura dei diritti umani non può essere che cultura di pace" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la pace, 8 dic. 1998: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI, 2 (1998) 1125).

Ecco alcune significative suggestioni per rendere sempre più incisivo il vostro impegno di politici e di uomini di cultura, in modo da essere sempre più efficacemente "operatori di pace" nell'odierna società.

Auspico che la vostra Fondazione, situandosi nell'odierna ricerca di sicurezza e di collaborazione tra i popoli, diventi rinnovato strumento di promozione al servizio di un'azione globale a favore della pace, senza lasciarsi frenare dagli inevitabili ostacoli che s'incontrano su questo arduo ma necessario cammino.

Con tali sentimenti, mentre affido le vostre persone ed il vostro quotidiano impegno a Colei che noi cristiani invochiamo come Regina della Pace, mi è gradito impartire a voi, ai vostri collaboratori ed alle vostre famiglie la mia Benedizione.

AGLI STUDENTI E AI DOCENTI DELLE SCUOLE DI ROMA

Aula Paolo VI - Sabato, 13 febbraio 1999

1. Benvenuti nella casa del Papa! Voi siete qui in rappresentanza degli alunni, docenti e responsabili della scuola romana. Grazie per la vostra visita!


Ringrazio in modo speciale il Cardinale Vicario, il Signor Provveditore e la giovane studentessa per le parole di saluto e di augurio che mi hanno rivolto a nome di tutti.

"Apri la porta a Cristo tuo Salvatore": l'invito della missione cittadina, che negli scorsi anni è risuonato in vario modo nella città, viene proposto, in questo ultimo anno di preparazione al grande Giubileo, negli ambienti dove la gente lavora, studia, soffre e vive.

Anche voi, cari alunni, docenti e responsabili della scuola romana, avete approfondito, attraverso un apposito concorso interdisciplinare, il tema dell'Anno Santo, a partire dal suo contenuto e messaggio centrale: l'incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Egli è il "Dio con noi", l'unico Salvatore del mondo nel quale ogni uomo e donna può trovare risposta agli interrogativi più profondi del cuore. Sono interrogativi che riguardano il senso della vita in rapporto a Dio, all'uomo e al suo destino e concernono le vie per vivere in pienezza l'esistenza personale, familiare e sociale.

Compito della scuola è di sviluppare negli alunni una conoscenza appropriata del mondo, della cultura e dei linguaggi e nello stesso tempo di aiutarli a ricercare la verità con animo aperto, per formarsi una personalità libera e responsabile. In questo cammino che nutre l'intelligenza non può mancare l'accoglienza del "mistero" dell'uomo, che appella a Dio e fa scoprire il suo agire nel mondo.

2. Ci stiamo preparando al Grande Giubileo, che costituisce un forte richiamo alla conversione del cuore mediante il cambiamento della vita, per riconoscere e accogliere la presenza del "Dio con noi", che libera l'uomo dal peccato, fonte prima di ogni disordine morale e sociale. L'Anno Santo porta con sé una forte carica di impegno per la giustizia e la solidarietà e sollecita pertanto iniziative concrete affinché ogni uomo e donna, bambino e anziano, sofferente ed emarginato, ritrovi il suo posto nella casa comune dell'umanità e sia riconosciuto e accolto come fratello, aiutato a raggiungere una qualità di vita degna dei figli di Dio.

44 In questo campo la scuola e l'educazione in genere hanno un compito decisivo e insostituibile, come vie di autentica liberazione dell'uomo dalla schiavitù dell'ignoranza. Gli investimenti più preziosi da parte delle famiglie, primi soggetti responsabili dell'educazione, delle istituzioni dello Stato e di altri liberi soggetti sociali, sono senza dubbio le risorse destinate alla scuola e alla cultura dei giovani. Il futuro dell'umanità e lo sviluppo sociale di una nazione dipendono in larga misura dalla qualità della scuola e dall'impegno con cui essa si propone di essere una comunità educante per tutti i suoi membri.

3. Volgendo lo sguardo alla realtà della scuola, ai cui cambiamenti in atto il Signor Provveditore ha fatto cenno, auspico che essa progetti con creatività e coraggio il suo futuro, traendo dal patrimonio di tradizione e di cultura che Roma porta con sé lo stimolo per il rinnovamento intrapreso.

E' necessario favorire progetti educativi e culturali appropriati alle esigenze di una piena promozione della persona, che resta il soggetto centrale della scuola e verso la quale vanno orientati programmi, interventi ed iniziative. La scuola diventa così una comunità che educa alla ricerca della verità e alla comprensione della propria dignità personale, trasmette cultura e valori per la vita, abilita a una professione a servizio della società, apre all'incontro e al dialogo interpersonale e comunitario, risponde alle esigenze di crescita umana e spirituale, culturale e sociale, dei ragazzi e dei giovani.

Occorre, in particolare, che tutte le componenti della comunità civile ed ecclesiale di Roma si investano dei problemi della scuola e promuovano interventi appropriati a sostegno della formazione completa di tutti i ragazzi e giovani, con una speciale cura per quanti di loro soffrono situazioni di disagio o di abbandono, sostenendone le attese, le speranze e i progetti in ordine all'inserimento nella società e nel mondo del lavoro.

Penso qui, in modo particolare, alla crescente presenza nelle scuole romane di bambini, ragazzi e giovani provenienti da famiglie di immigrati. E' compito della scuola educare al dialogo e al rispetto reciproco, perché le diversità siano valorizzate come una ricchezza che permette di operare insieme per il progresso civile della società.

4. Per affrontare con frutto queste situazioni occorre una stretta collaborazione sul territorio tra la scuola statale e quella non statale, le famiglie, le parrocchie, le forze sociali e culturali.

I genitori anzitutto, primi e principali educatori dei propri figli, esercitano il loro compito anche con la scelta di una scuola il cui progetto educativo e culturale risulti consono alle loro aspettative ed esigenze, e con l'attiva partecipazione alla vita scolastica, in stretto dialogo con i docenti e nel rispetto delle distinte e complementari responsabilità.

E' poi decisivo il ruolo che docenti e dirigenti scolastici svolgono per la formazione e l'orientamento dei ragazzi e dei giovani. L'intera società è chiamata a riconoscere ad essi questa funzione tributando loro, oltre a stima ed apprezzamento, anche un adeguato sostegno per le esigenze di formazione e di aggiornamento. Docenti e dirigenti, per parte loro, non mancheranno di curare una costante crescita spirituale e morale, che li metta in grado di proporsi agli alunni come punti di riferimento, non solo attraverso una puntuale comunicazione dei saperi, ma pure con un'efficace e credibile testimonianza di valori vissuti.

L'educazione non è forse una comunicazione vitale che costruisce un rapporto profondo tra educatore ed educando, rendendoli entrambi partecipi di quella verità e di quell'amore che costituiscono il traguardo finale a cui è chiamato ogni essere umano?

5. Mi è gradito, in questa circostanza, consegnare idealmente a tutti voi, docenti e dirigenti della scuola romana, la lettera che ho scritto per la missione negli ambienti: vi chiedo di farne oggetto di riflessione e di dialogo.

Una parola speciale dirigo a voi, cari alunni: siate attivi protagonisti della vostra crescita intellettuale e spirituale, impegnandovi nello studio, amando la vostra scuola e portando in essa la gioia e la generosità del vostro cuore.

45 L'Anno Santo vi trovi attenti e disponibili a scoprire in questo evento, che segnerà la vita della Città, un'occasione propizia per conoscere meglio Cristo, accoglierne il Vangelo e seguirlo fedelmente.

Il Crocifisso, presente nelle vostre aule, è segno concreto del dono d'amore di Gesù verso ogni uomo: sia per ciascuno di voi invito a donarsi generosamente per costruire un mondo nuovo più solidale e più giusto.

Preparatevi ad accogliere tanti vostri coetanei che, durante il Giubileo e, particolarmente, nella Giornata Mondiale dei giovani, verranno da tutto il mondo per l'Anno Santo. Aprite loro le porte del vostro cuore e delle vostre case.

Vorrei, infine, augurare all'intera comunità scolastica della nostra Città un lavoro sempre più proficuo ed efficace. Su tutti invoco la protezione di Maria, "Sede della Sapienza" e "Salvezza del Popolo Romano".

Con affetto vi assicuro la mia preghiera e vi benedico.


ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO SEMINARIO ROMANO MAGGIORE


IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA MADONNA DELLA FIDUCIA


Cappella della Madonna della Fiducia - Sabato, 13 febbraio 1999

Signor Cardinale,

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Seminaristi, Fratelli e Sorelle!

1. E' grande la mia gioia di ritrovarmi qui con voi, nel Seminario Romano Maggiore, in occasione della festa della Madonna della Fiducia. Saluto tutti con affetto, a cominciare dal Rettore, Monsignor Pierino Fragnelli, e dai Superiori, fino a ciascuno di voi, carissimi seminaristi, alle Suore ed al personale, ai rispettivi familiari ed ai giovani della "scuola di preghiera".

Siamo grati a Monsignor Marco Frisina, ai musicisti ed ai coristi, che hanno eseguito l'Oratorio dedicato all'apostolo Pietro. Questa bella composizione ci ha fatto meditare sulla vocazione sacerdotale, come chiamata a diventare "pescatori di uomini", secondo l'invito rivolto dal divin Maestro ai primi discepoli, sulle rive del lago di Galilea (cfr Mc 1,17). Il Signore ha voluto affidare la rete del "regno dei cieli" (cfr Mt 13,47) alle mani degli apostoli, dei loro successori e collaboratori: dei vescovi e dei presbiteri.


GP2 Discorsi 1999 38