GP2 Discorsi 1998 100

100 Carissimi Religiosi, anche per voi è provvidenziale il tempo che stiamo vivendo perché, essendo ormai imminente il Grande Giubileo del Duemila, ciascun Paolino, alla soglia non solo di un nuovo secolo ma di un nuovo millennio, non può non sentirsi impegnato a ripercorrere l'esperienza stessa del Fondatore per fare propri i riferimenti ideali che furono al centro della sua spiritualità e della sua azione evangelizzatrice. Auspico che nelle vostre Comunità venga posto alla base di ogni progetto l'anelito alla santità che ha contraddistinto Don Giacomo Alberione. Infatti "la chiamata alla missione deriva dalla chiamata alla santità. Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella via della santità: «La santità deve dirsi un presupposto fondamentale ed una condizione del tutto insostituibile perché si compia la missione della Chiesa. Non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali... occorre suscitare un nuovo ardore di santità»" (Redemptoris Missio RMi 90).

Nella storia di non pochi Istituti religiosi il confronto serrato tra le esigenze ideali del carisma e le situazioni concrete di apostolato ha creato momenti di tensione e persino di sofferenza. Anche nella vostra Opera la necessità di stabilire un rapporto funzionale e al tempo stesso evangelicamente autentico tra l'istituzione religiosa e la moderna metodologia d'impresa ha suscitato difficoltà. Per aiutarvi a superarle, ho nominato mio Delegato il Vescovo Mons. Antonio Buoncristiani, che ringrazio cordialmente per l'opera che sta svolgendo a vostro sostegno. E' venuto ora il tempo di affrontare e risolvere queste difficoltà in spirito di fede, con piena disponibilità alle esigenze del Regno e nel riferimento costante al Magistero della Chiesa.

L'adesione convinta al primato della vita religiosa su ogni altra esigenza aiuterà a risolvere i problemi emersi in questi anni e ad individuare le necessarie norme di controllo, di mobilità e di qualificazione professionale che le nuove condizioni richiedono. Sarà grazie ad una diffusa ripresa di fervore religioso che i membri della Società San Paolo sapranno cercare e trovare, in spirito di dialogo e di fraternità, soluzioni adeguate per l'auspicato rilancio apostolico secondo le direttive del Fondatore. A ciò darà valido contributo l'unità della vostra Congregazione nel rispetto delle responsabilità proprie di ogni singola Provincia.

4. Per il Capitolo Generale avete scelto come tema un motto caro a Don Alberione: "La vostra parrocchia è il mondo". Il vostro Fondatore vedeva strettamente collegata la dimensione apostolica dei suoi figli con il ministero del Successore di Pietro, la cui "parrocchia" è appunto "il mondo". Scriveva nel novembre del 1924: "Noi dobbiamo essere fedeli interpreti della parola e degli indirizzi del Papa. Non pretendiamo di essere altro: e Dio ci darà grazie per fare questo... Non è nostro compito avanzare teorie: noi resteremo vicini al Papa, cercheremo di seguire, fedeli, l'indirizzo del Papa". Per lo stesso motivo, egli volle che "nella Pia Società San Paolo, oltre ai tre voti consueti, si aggiungesse un quarto voto, quello di fedeltà al Papa in quanto all'apostolato".

Possiamo ben dire che la totale sintonia con il Magistero di Leone XIII e di San Pio X, i due grandi Pontefici che con la loro sapiente azione promossero il rinnovamento della parrocchia nelle sue dimensioni d'impegno pastorale e sociale, fu la norma che ispirò il singolare apostolato di Don Alberione. Egli fu particolarmente attratto dal rinnovamento della catechesi e della pastorale liturgica, come pure fu interessato alla dottrina sociale della Chiesa ed ai primi passi del movimento biblico: tutto questo egli volle proporre mediante l'apostolato della stampa e degli altri mezzi di comunicazione sociale.

Auspico che la riflessione sul tema scelto dal vostro Capitolo non soltanto confermi la vostra sintonia col carisma del Fondatore, ma vi impegni ad assumere ed a vivere tutte le motivazioni profonde che furono all'origine delle sue intuizioni apostoliche per contribuire con rinnovato entusiasmo e con fiduciosa speranza alla evangelizzazione dell'immensa "parrocchia del Papa", in costante comunione con le Chiese locali e la Chiesa universale.

5. Carissimi Fratelli! Il vostro Capitolo Generale, che apre una nuova tappa della vita del vostro Istituto, si conclude nel tempo pasquale, il tempo della missione. Il mio augurio è che sappiate cogliere in questo momento non solo la chiamata del Signore che vi invia nuovamente in tutto il mondo per annunciare la lieta notizia del Vangelo ad ogni creatura e con ogni mezzo (cfr Mt 28,19), ma anche l'invito a ripercorrere con umiltà il cammino del discepolo per seguire generosamente Cristo fino alla Croce. Formulo voti perché tutte le Province della Congregazione sappiano aprirsi a nuovi orizzonti di fraternità, di comunione e di fecondo apostolato.

Con tali auspici vi affido alla materna protezione della Vergine Santa ed alla preghiera del beato Giaccardo e del Venerabile Don Alberione, mentre in pegno di nuove ed abbondanti effusioni dello Spirito Santo, imparto con affetto una speciale Benedizione Apostolica, volentieri estendendola ai Confratelli ed all'intera Famiglia Paolina.




GIOVANNI PAOLO II


AI DIRIGENTI DELL’AUTOMOBILE CLUB D’ITALIA


16 maggio 1998




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di potervi incontrare e porgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, Dirigenti e Soci dell'«Automobile Club d'Italia», un'Associazione che dal 1926, anno della sua fondazione, svolge un apprezzato servizio nel vasto settore della vita sociale collegata con l'uso degli autoveicoli. Ringrazio in modo particolare il Presidente, il Signor Rosario Alessi, per le cortesi parole con le quali, nell'esprimere i sentimenti di voi tutti, ha pure ben delineato le importanti attività dell'Ente.

101 Con la vostra opera voi cercate di stabilire un significativo punto d'incontro tra le giuste attese degli automobilisti e le necessarie richieste da parte dell'autorità governativa nazionale. In un'epoca di rapidi cambiamenti, la mediazione che offrite fra le esigenze delle diverse componenti sociali si presenta non sempre facile. Importante è non dimenticare mai che ogni servizio all'uomo ed alle sue legittime rivendicazioni deve tendere alla promozione del vero bene e della dignità della persona in tutte le sue dimensioni.

Auspico, pertanto, che il vostro lavoro costituisca un contributo qualificato a migliorare le condizioni di vita, assecondando i più nobili aneliti presenti nel cuore dell'uomo, promuovendo il rispetto e la difesa della vita ed allargando, al tempo stesso, l'attenzione alla salvaguardia ecologica dell'ambiente, da conservare integro per le future generazioni.

2. Tutti riconosciamo l'indispensabile contributo che l'auto fornisce all'attività dell'uomo, sia essa riferita all'ambito del lavoro, dello svago o dello sport. Lo sviluppo delle vie di comunicazione ha accorciato notevolmente le distanze, accrescendo le possibilità di incontro e di scambio culturale ed economico tra le diverse nazioni e rinsaldando i comuni rapporti di amicizia e di solidarietà. I moderni mezzi di trasporto possono persino facilitare e favorire il lavoro apostolico e le attività di sostegno ai fratelli.

Nelle finalità istituzionali del vostro Ente, che con lodevole sforzo tiene in primaria considerazione la tutela del valore della vita, è poi compresa l'istruzione automobilistica e l'educazione dei conducenti di autoveicoli. Si tratta di un compito importante. Sappiate avvicinare con idonee iniziative soprattutto i giovani perché, aiutati ad affrontare la guida e rigorosamente preparati al rispetto delle norme di sicurezza stradale, usino in maniera corretta e responsabile gli autoveicoli, così che essi non diventino strumenti di morte. E' sempre molto elevato, purtroppo, il numero delle vittime degli incidenti automobilistici e stradali.

Di grande rilievo è, a questo proposito, instillare in tutti i conducenti uno stile di solidarietà e di fraterno soccorso verso quanti sulle strade vengono a trovarsi in difficoltà. Sono circostanze nelle quali, come nella parabola evangelica del buon Samaritano, gesti di amicizia gratuita e di carità alleviano la pena di chi è vittima di un guasto meccanico o di un incidente stradale.

3. Il vostro Presidente ha detto poc'anzi che, in occasione del Grande Giubileo del Duemila, la vostra Associazione, in collaborazione con i Clubs di tutto il mondo, ha predisposto un programma straordinario di assistenza sulle strade per i numerosi pellegrini che verranno a Roma in automobile. Vi sono grato per questa iniziativa che, favorendo il regolare svolgimento dell'importante appuntamento giubilare, offre un valido contributo per creare i presupposti di una adeguata ricezione del messaggio e dei contenuti spirituali dell'Anno Santo.

Continuate ad operare nella linea di una corretta politica di sviluppo automobilistico e stradale, ispirata alle esigenze del bene comune. Anche se talora questo impegno potrà comportare momentanee reazioni dettate da interessi di parte, alla lunga esso contribuirà alla creazione di una cultura di rispetto dell'uomo e di solidarietà a beneficio di tutti.

Con questi auspici, mentre vi ringrazio per l'odierna visita, invoco dal Signore per voi, per i vostri familiari e per tutti i membri dell'Automobile Club Italia abbondanza di pace e di cristiana prosperità, e di cuore vi benedico.


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA PICCOLA OPERA


DELLA DIVINA PROVVIDENZA (DON ORIONE)


18 maggio 1998




Carissimi Figli della Divina Provvidenza!

1. Sono lieto di porgervi il mio benvenuto a conclusione del vostro Capitolo Generale! Vi saluto tutti con affetto e rivolgo un particolare pensiero anzitutto al Direttore Generale, Don Roberto Simionato, che ringrazio per le cortesi parole di augurio. Nel congratularmi per la sua rielezione, formulo voti che, con il sostegno della grazia di Dio, egli possa proseguire con coraggio e lungimiranza a guidare i Confratelli secondo lo stile apostolico del beato Fondatore.

102 Saluto i membri del nuovo Consiglio Generale e quanti vi hanno svolto il loro servizio nel precedente sessennio. Attraverso voi qui presenti, che avete partecipato al Capitolo, vorrei far giungere il mio apprezzamento a tutti gli Orionini sparsi in tante nazioni del mondo con il vivo incoraggiamento a camminare sempre, come amava ripetere Don Orione, "alla testa dei tempi".

Saluto, altresì, i laici che, per la prima volta, hanno preso parte ai lavori di questa assise fraterna, aprendo una fase inedita, e spero ricca di frutti apostolici, per la vita della Piccola Opera della Divina Provvidenza.

2. In effetti, il tema della vostra Assemblea capitolare è stato proprio: "Religiosi e laici orionini in missione nel Terzo Millennio", tema che voi avete analizzato in prospettiva del futuro, consapevoli che le mutate condizioni sociali nelle quali viviamo postulano dalla vostra ancor giovane Congregazione nuove forme di apostolato; forme nuove, ma sempre animate dallo spirito carismatico delle origini.

E per meglio rispondere alla vostra vocazione, intendete associare più strettamente al vostro ministero i laici, ricordando, come ho sottolineato nell'Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata, che le varie componenti del Popolo di Dio "possono e devono unire le loro forze, in un atteggiamento di collaborazione e di scambio di doni, per partecipare più efficacemente alla missione ecclesiale" (n. 54). Sono certo che una più stretta comunione dei religiosi e dei laici della vostra Famiglia sgorgata dal cuore del beato Luigi Orione, innamorato di Dio e dei fratelli, porterà a un arricchimento spirituale di tutti e ad una più incisiva azione apostolica e sociale nel mondo.

I nostri tempi richiedono ardimento e generosità, fedeltà assoluta al Vangelo ed alla Chiesa, intensa formazione ed apertura coraggiosa ai bisogni del prossimo. Direbbe ancor oggi il vostro Fondatore: "Di fuoco, non di una scintilla ma di una fornace di fuoco, c'è bisogno oggi". Sì, come non sentire nell'epoca attuale, specialmente in questo anno dedicato in modo particolare alla riflessione sullo Spirito Santo, il bisogno del fuoco di questa divina Persona, il fuoco della carità, il fuoco della santità?

3. Anzitutto il fuoco della santità. Scrivevo nell'Esortazione apostolica post- sinodale Christifideles laici: "La santità, poi, deve dirsi un fondamentale presupposto e una condizione del tutto insostituibile per il compiersi della missione di salvezza nella Chiesa" (n. 17). Ed osservavo nella Redemptoris missio: "Non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali, né esplorare con maggior acutezza le basi bibliche e teologiche della fede: occorre suscitare un nuovo «ardore di santità» fra i missionari e in tutta la comunità cristiana" (n. 90).

E' quanto aveva intuito Don Orione quando dal Chaco argentino lanciava accorati appelli per l'invio di nuovi missionari del Vangelo: "Ho bisogno di santi! Ho bisogno di santi" (Lettere II, 236). La vitalità della Congregazione e del suo apostolato proviene dalla tensione amorosa e perseverante verso la santità da parte di tutti i suoi membri. La santità prima di tutto! Pertanto, l'ideale della conformazione a Cristo deve essere sempre il progetto e il dinamismo che animano non solo la formazione iniziale e permanente, ma ogni istituzione ed iniziativa di carità, l'impegno pastorale e quello missionario, la relazione con i laici e tutti i programmi di bene del vostro Istituto.

4. Il fuoco dell'amore divino alimenta quello della carità fraterna. La vostra quotidiana presenza tra gli "ultimi" vi fa toccare con mano che è impossibile diffondere fra la gente il fuoco rigeneratore dell'amore, se non si è mossi internamente dalla divina carità. Don Orione ha voluto per questo una Congregazione che vivesse un autentico spirito di famiglia, ad immagine della comunità degli Apostoli, dove il legame dell'amore di Cristo era il segreto dell'intesa e della collaborazione. Continuate su questa scia, fedeli all'intuizione del vostro Padre, perché solo così potrete operare insieme efficacemente oltre le frontiere dell'emarginazione, al servizio dell'uomo povero ed abbandonato.

Questa necessità dell'apostolato della comunione era molto avvertita dal beato Luigi Orione che, attento ai segni dei tempi osservava: "In un mondo in cui non c'è che una legge: la forza; in un mondo in cui risuonano sovente voci di battaglie tra povero e ricco, tra padre e figlio, tra suddito e regnante; entro i gorghi di una società che vive e sembra voglia inabissarsi nell'odio, opponiamo l'esempio di una carità veramente cristiana" (Parola III, 106).

5. Si avvicina ormai a grandi passi il terzo millennio e durante l'Assemblea capitolare voi avete riflettuto sulle sfide missionarie che la Chiesa ha dinanzi a sé: prima fra tutte quella di riproporre nella sua interezza e verità il messaggio liberante del Vangelo (cfr Tertio millennio adveniente
TMA 57) a tutti gli uomini ed a tutto l'uomo.

In questo sforzo per la nuova evangelizzazione sono certo che non mancherà il fattivo contributo della vostra Congregazione, chiamata, secondo il carisma che la caratterizza, ad offrire la testimonianza della carità, vostra via privilegiata per unire gli uomini a Cristo, al Papa e alla Chiesa. Rifletteva il vostro beato Fondatore: "Chi, nella Chiesa e benedetto dalla Chiesa, andrà ai più poveri, ai più abbandonati, ai più infelici? E alle anime, al popolo come sveleremo Cristo? Con la carità! Come faremo amare Cristo? Con la carità! Come salveremo noi, i fratelli e i popoli? Con la carità! Con la carità che si fa olocausto, ma che tutto vince; con la carità che unifica e instaura ogni cosa in Cristo!" (Informatio ex processu, p. 1021).

103 Carissimi Orionini, mantenete intatta questa preziosa eredità lasciatavi dal Fondatore. Grazie all'apporto dei laici, rendete la vostra azione apostolica più incisiva e rispondente alle esigenze dei nostri tempi.

Affido, a tal fine, le vostre persone e tutte le vostre benemerite opere pastorali e caritative alla celeste protezione di Maria Vergine e del beato Luigi Orione e, mentre vi assicuro un ricordo costante nella preghiera, imparto con affetto a voi, ai vostri Confratelli, alle vostre Comunità ed a tutti coloro che fanno parte della grande Comunità spirituale orionina una speciale Benedizione Apostolica.


GIOVANNI PAOLO II


ALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


21 maggio 1998




«"Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"» (Jn 20,21-23).

Carissimi Fratelli nell'episcopato!

1. Il tema principale della vostra Assemblea plenaria è proprio lo Spirito Santo, che Gesù risorto ha donato agli Apostoli fin dall'inizio e che anche ora è presente e operante nelle nostre Chiese, sospingendole incessantemente sulla via della missione.

Sono profondamente lieto di questo nostro consueto e familiare incontro che, nel segno della comunione, mi consente di partecipare più da vicino alle vostre concrete sollecitudini pastorali. Saluto e ringrazio il Cardinale Camillo Ruini, vostro Presidente, insieme con gli altri Cardinali italiani. Saluto i Vicepresidenti, il Segretario Generale e ciascuno di voi, venerati e cari Fratelli nell'episcopato, ringraziando con voi il Signore per i doni che Egli non si stanca di farci. In sua compagnia anche le fatiche e le croci del servizio apostolico diventano dolci e leggere da portarsi (cfr Mt 11,28-30).

2. Questo secondo anno di immediata preparazione al grande Giubileo è dedicato allo Spirito Santo perché, come già scrivevo nell'Enciclica Dominum et vivificantem (n. 51), «Ciò che "nella pienezza del tempo" si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo per opera sua può ora emergere dalla memoria della Chiesa» e «può rendersi presente nella nuova fase della storia dell'uomo sulla terra». Questa nuova fase però, cari Fratelli, è per noi principalmente tempo di missione e, nella situazione attuale dell'Italia, tempo di nuova evangelizzazione.

Mi rallegro con voi perché in questi ultimi anni avete saputo dare crescente concretezza a questo grande compito della nuova evangelizzazione, anzitutto attraverso l'iniziativa del progetto culturale orientato in senso cristiano, che è in primo luogo un progetto di evangelizzazione delle varie culture, affinché Gesù Cristo sia il punto di riferimento decisivo dei pensieri e dei comportamenti personali e sociali.

Sotto il soffio dello Spirito stanno inoltre moltiplicandosi, nelle Diocesi italiane, nuove proposte e forme di azione missionaria, a cominciare da quella che ha preso avvio qui a Roma con il nome di «Missione cittadina». Loro intento comune è quello di suscitare in tutto il popolo di Dio, nella varietà delle sue componenti, ivi compresi a pieno titolo i laici, una coscienza più viva e più precisa del mandato missionario che viene a noi da Dio Padre attraverso il Cristo risorto. Si avverte l'urgenza di trovare le vie più efficaci e praticabili per attuare questo mandato nei confronti di ogni singola persona o famiglia, così come degli ambienti di lavoro e di vita, delle scuole e delle Università, dei mezzi di comunicazione sociale, degli ospedali e delle molte situazioni di povertà ed emarginazione. Cari Fratelli nell'episcopato, verso queste nuove forme di missione la fiducia e le attese del Papa sono grandi.

3. In questa medesima prospettiva di evangelizzazione, ricordiamo con gratitudine al Signore lo straordinario evento del Congresso Eucaristico Nazionale, in occasione del quale ho potuto ritrovarmi a Bologna con la grandissima parte di voi. Quel Congresso, infatti, ha espresso con singolare efficacia la centralità e la fecondità dell'Eucaristia nella vita della comunità ecclesiale, come in ogni ambito di azione e di responsabilità.

104 Un altro appuntamento che ricordo volentieri è la Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a Parigi nell'agosto scorso: anche in quella circostanza erano presenti molti di voi, insieme a centomila giovani italiani ricchi di fede e di entusiasmo. Il Congresso Eucaristico Internazionale e la Giornata Mondiale della Gioventù che avranno luogo a Roma nel corso dell'Anno Santo intendono porsi in ideale continuità con gli avvenimenti di Bologna e di Parigi, come momenti forti del cammino di una Chiesa che vuol essere sempre più profondamente unita al suo Signore e proprio così sempre più capace di penetrare nel cuore dell'umanità contemporanea, per condurla o ricondurla a Cristo. Il grande Giubileo, a cui so che, sotto la vostra guida, le Diocesi italiane si stanno alacremente preparando, è davvero il tempo e il momento favorevole (cfr 2Co 6,2), perché la memoria della nascita del nostro unico Salvatore sia per tutti noi principio di conversione e di missione.

4. Oggetto di riflessione della vostra Assemblea è anche, cari Fratelli, la pastorale della mobilità umana, sul duplice versante della cura di coloro che bussano alle porte dell'Italia in cerca di più accettabili condizioni di vita, e dell'assistenza spirituale alle numerose comunità di italiani che risiedono e lavorano all'estero. Anche queste dimensioni della pastorale, entrambe irrinunciabili, vanno sviluppate in una prospettiva pienamente evangelica. Ciò richiede attenzione, solidarietà e prontezza di servizio verso le persone e le famiglie nelle loro molteplici necessità e difficoltà, specialmente riguardo al lavoro, all'alloggio, all'assistenza sanitaria. Non minore sollecitudine dovrà essere usata nei confronti della fede e della vita spirituale sia degli italiani all'estero sia dei molti immigrati in Italia che sono cattolici, non rinunciando mai inoltre a proporre, con amore e con rispetto, la parola di salvezza del Vangelo a tutti coloro che la provvidenza di Dio conduce in queste terre.

Un ulteriore argomento dei vostri lavori è l'impegno della Chiesa italiana nell'ambito dell'emittenza radiotelevisiva. Sono molto lieto che abbiate avuto il coraggio e la lungimiranza di assumere un'iniziativa di ampia portata, in questo campo tanto rilevante per l'evangelizzazione e la formazione delle mentalità e dei comportamenti. Auspico e confido che, anche attraverso la cordiale collaborazione dei vari mezzi di comunicazione di ispirazione cristiana, nazionali e locali, tra cui mi è caro ricordare l'ottimo servizio svolto dal quotidiano «Avvenire» come dagli altri giornali cattolici, un'interpretazione cristiana della vita e degli eventi possa essere sempre più concretamente offerta a tutti.

5. Venerati Fratelli nell'episcopato, mi è caro confermare e rinnovare, in questa felice circostanza del nostro trovarci insieme, quella fiducia e quell'attesa che ho più volte espresso nei confronti della Chiesa e della Nazione italiana, e che ora prende una specifica attualità, in rapporto ai passi avanti che si stanno compiendo nella costruzione dell'unità europea. Adesso più di prima, infatti, l'Italia è chiamata a dare tutto il proprio contributo perché nella nuova Europa che si va realizzando la fede cristiana sia fermento vivificante e cemento unificante. Ed è evidente che, per poter adempiere a questo compito, l'Italia deve mantenere vivo e operante anzitutto al proprio interno quel patrimonio religioso e culturale che è presente in questi luoghi fin dalla testimonianza e dal martirio degli Apostoli Pietro e Paolo.

In questa fase di rapidi cambiamenti, nella quale si cerca, non senza fatiche e contrasti, di ridisegnare gli assetti istituzionali, sociali ed economici di questo Paese nel contesto europeo, condivido di cuore la vostra preoccupazione e la vostra insistenza affinché il lavoro, fattore decisivo della promozione della persona e della società, sia difeso e incrementato, trovando rimedi nuovi ed efficaci alla sua spesso gravissima mancanza. La Comunità cristiana, sulla base di un'approfondita intelligenza della fede, dovrà, con maggiore energia e rinnovata creatività, impegnarsi attivamente nell'individuare forme nuove di iniziativa, di condivisione e di sostegno. La speciale attenzione ai poveri, ai piccoli e ai giovani, domanda di essere attualizzata identificando con coraggio modalità ancora inesplorate di partecipazione, perché con l'occupazione venga insieme offerta un'ulteriore prospettiva di speranza e di fiducia.

Che la carità operosa non si stanchi di cercare vie perché i bisogni di ognuno siano alleviati dalla solidarietà di tutti, secondo l'esempio della prima Comunità cristiana (cfr Ac 2,42 sgg. e 4,34 sgg). A questo proposito, il mio affettuoso ricordo e la mia preghiera vanno nuovamente, in modo particolare, alle popolazioni della Campania, tanto duramente provate dalla recente calamità naturale.

E' chiaro tuttavia che, nel contesto di un'economia sempre più aperta, acquista importanza crescente un'autentica e concreta attuazione del principio di sussidiarietà, che consenta di valorizzare più compiutamente le tante energie e capacità di iniziativa di cui è ricca la società italiana.

6. La risorsa più preziosa e più importante, per il presente e il futuro dell'Italia, è rappresentata in concreto dalla famiglia. Ma essa è anche quella più insidiata e minacciata, nella sua stessa struttura fondamentale come nei suoi diritti e nei suoi compiti. Sono quindi al vostro fianco, cari Fratelli, nelle iniziative che non vi stancate di promuovere affinché la pastorale familiare diventi sempre più un'asse portante dell'azione della Chiesa e possa raggiungere, nelle loro effettive condizioni di vita, il più ampio numero di famiglie.

Altrettanto indispensabili sono l'elaborazione e la diffusione di una cultura favorevole alla famiglia e alla vita e un impegno coerente e coraggioso per sviluppare politiche sociali veramente attente al ruolo della famiglia nella realtà italiana, ed anche per garantire il rispetto della norma costituzionale (art. 29) con la quale la Repubblica italiana «riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»: troppe sono infatti le proposte di legge, le delibere amministrative e le pronuncie giudiziarie che in realtà si pongono in contrasto con questi fondamentali diritti. Incoraggio di cuore, pertanto, tutte le forze culturali, sociali e politiche, e in special modo le stesse organizzazioni delle famiglie, ad impegnarsi in questa difficile sfida, decisiva per il volto che l'Italia verrà assumendo.

Nel suo irrinunciabile compito educativo la famiglia è coadiuvata dalla scuola, alla quale va anche la nostra sollecita attenzione di Pastori. Siamo vivamente interessati e preoccupati, cari Fratelli nell'episcopato, per tutta la scuola italiana, che ha bisogno, per un serio rilancio qualitativo, di essere concretamente riconosciuta, a questo scopo, come un bene prioritario dell'intera Nazione. E siamo specialmente e gravemente preoccupati per le scuole libere, e tra esse per le scuole cattoliche, a cui non viene ancora riconosciuta, in Italia, quella effettiva parità che è invece una realtà positiva e consolidata in altri Paesi europei. Chiediamo perciò, con forza ed urgenza, che venga finalmente superata questa infelice anomalia, che non fa onore all'Italia.

Venerati Fratelli Vescovi italiani! In questo mese dedicato alla Vergine affidiamo a lei, che è nostra Fiducia e nostra Speranza, i voti e le ansie dei nostri cuori.

105 Dio benedica ciascuno di voi e le Chiese che vi sono affidate. Benedica il popolo italiano, lo difenda dalle insidie e dai pericoli, illumini il suo cammino all'alba del terzo millennio, sostenga i passi degli annunciatori del Vangelo che operano per ravvivare la sua fede e confermare la sua speranza.


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO


DEI CENTRI DI AIUTO ALLA VITA


E DEL MOVIMENTO PER LA VITA D’ITALIA


22 maggio 1998




1. Benvenuti, carissimi Fratelli e Sorelle, appartenenti al Movimento per la Vita. Voi siete giunti a Roma da varie città italiane per rinnovare ancora una volta il vostro "sì" al fondamentale valore della vita e dare voce a tanti innocenti, il cui diritto a nascere è messo a repentaglio. Saluto con affetto Mons. Elio Sgreccia, Vice Presidente della Pontificia Accademia della Vita, e lo ringrazio per le parole che ha voluto indirizzarmi a nome vostro. Con lui saluto l'Onorevole Carlo Casini, Presidente del Movimento, e tutti coloro che in questi anni hanno alacremente operato per difendere e promuovere la vita umana.

Come ricordavo nell'Enciclica Evangelium vitae: "L'umanità di oggi ci offre uno spettacolo davvero allarmante, se pensiamo non solo ai diversi ambiti nei quali si sviluppano gli attentati alla vita, ma anche alla loro singolare proporzione numerica, nonché al molteplice e potente sostegno che viene dato loro dall'ampio consenso sociale, dal frequente riconoscimento legale, dal coinvolgimento del personale sanitario" (n. 16).

Con profondo dolore dobbiamo constatare che tali gravi fenomeni si registrano anche in Italia, dove negli ultimi venti anni ben tre milioni e mezzo di bambini sono stati soppressi con il favore della legge, oltre a quelli eliminati in modo clandestino. Tuttavia, di fronte a tali dati preoccupanti, la vostra presenza così numerosa e convinta è un segno incoraggiante che alimenta la speranza della vittoria della verità sulle false giustificazioni dell'aborto. E la verità è che ogni essere umano ha il diritto alla vita dal suo concepimento fino al suo naturale tramonto. Per i credenti la speranza che questa verità s'affermi trova il suo fondamento nel Cristo morto e risorto, che invia nel mondo il suo Spirito, per infondere coraggio e suscitare infaticabili difensori e testimoni della verità e della vita.

2. Motivi di conforto vengono oggi anche da parte di quanti constatano sul piano politico il fallimento delle leggi abortiste, le quali non solo non hanno sconfitto l'aborto clandestino, ma, al contrario, hanno contribuito al crescere della denatalità e non di rado al degrado della moralità pubblica. Questi dati evidenziano l'urgente necessità di impegnarsi nella promozione e nella difesa dell'istituzione familiare, prima risorsa dell'umana società, soprattutto in riferimento al dono dei figli ed all'affermazione della dignità della donna. In effetti, non sono pochi coloro che, considerando la dignità della donna come persona, come sposa, come madre, vedono nella legislazione abortista una sconfitta ed un'umiliazione per la donna e la sua stessa dignità.

Grande motivo di conforto è poi la vostra opera, cari aderenti al Movimento per la Vita: grazie all'impegno capillare e puntuale dei Centri di Aiuto da voi promossi, è stato possibile salvare oltre quarantamila bambini e bambine, ed assistere altrettante donne. Tale promettente risultato dimostra che, laddove viene offerto un sostegno concreto, la donna, nonostante problemi e condizionamenti a volte anche drammatici, è in grado di far trionfare dentro di sé il senso dell'amore, della vita e della maternità.

Il vostro benemerito impegno ha inciso positivamente sulle coscienze dei singoli, dove spesso "si consuma oggi l'eclissi del senso di Dio e dell'uomo con tutte le sue molteplici e funeste conseguenze sulla vita"(Evangelium vitae EV 24) e nella "coscienza morale della società", che "è responsabile non solo perché tollera o favorisce comportamenti contrari alla vita, ma anche perché alimenta la cultura della morte, giungendo a creare e consolidare vere e proprie strutture di peccato contro la vita"(Ibid.).

La rete d'attenzione alla vita nascente, che il vostro Movimento è riuscito a costruire, suscitando l'attenzione delle Istituzioni politiche e di larghi strati della società, fa pensare che se l'azione di tanti volontari, sostenuta da una solidarietà più esplicita, fosse ammessa all'interno delle strutture sanitarie pubbliche, raggiungerebbe risultati ancora maggiori a favore di tante vite innocenti.

Formulo l'auspicio che le parrocchie e le diocesi facciano tesoro della vostra esperienza per attivare strutture organiche di aiuto alla vita non solo del nascituro, ma anche degli adolescenti, degli anziani e delle persone sole e abbandonate.

3. All'aiuto concreto e ad una capillare azione educativa, che coinvolga l'intera Comunità ecclesiale, deve corrispondere l'impegno politico per il riconoscimento pieno della dignità e dei diritti del nascituro e per la revisione di leggi che ne rendono legittima la soppressione. Nessuna autorità umana, neppure lo Stato, può giustificare moralmente l'uccisione dell'innocente. Tale tragica trasformazione di un delitto in diritto (cfr Evangelium vitae EV 11) è indice di preoccupante decadenza di una civiltà.


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