GP2 Discorsi 1998 112

IOANNES PAULUS PP. II



GIOVANNI PAOLO II


A S.E. IL SIGNOR MANUEL MAS RIBÓ


AMBASCIATORE DI ANDORRA


PRESSO LA SANTA SEDE


28 maggio 1998






113 Signor Ambasciatore,

1. Con piacere ricevo le Lettere Credenziali che La accreditano come primo Ambasciatore del Principato di Andorra presso la Santa Sede! Nel porgerLe il mio cordiale benvenuto in questa occasione, desidero incontrarmi, per il tramite della sua persona, con un popolo molto amato, circondato dai Pirenei, di profonde radici cristiane e che fin dalle sue origini ha mantenuto uno speciale legame con questa Sede Apostolica.

In effetti, come Lei stesso ha ricordato nelle sue parole, la storia insegna che la stretta unione con la Chiesa è stata decisiva nella nascita di Andorra come Paese autonomo, nella salvaguardia della sua indipendenza lungo i secoli e nel consolidamento della sua identità come popolo. La tradizione cristiana e i valori morali hanno forgiato lo stile di vita dei suoi abitanti, particolarmente apprezzati per la loro disponibilità all'accoglienza, al dialogo e all'interscambio culturale.

2. In questi ultimi anni è stato attuato un notevole sforzo per migliorare ed adeguare alle attuali circostanze gli strumenti costituzionali e giuridici che reggono la Comunità, assicurando l'identità del Principato e la sua presenza attiva nel concerto delle nazioni. In tale processo non poteva mancare l'allacciamento di relazioni formali con la Santa Sede, che hanno lo scopo di rafforzare ed incrementare, in un clima di rispetto, comprensione e dialogo, una stretta collaborazione, la quale ridondi a beneficio del progresso umano, sociale e spirituale di tutti i figli di questo nobile popolo.

3. Tali relazioni pongono le basi istituzionali e giuridiche che permettono di operare con maggiore efficacia in favore del bene comune degli andorrani, al cui servizio si pongono le altre istituzioni. L'apporto della Chiesa, così presente nella storia e nella società del Principato, deriva dalla sua ferma convinzione del fatto che "la fede tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell'uomo, e perciò guida l'intelligenza verso soluzioni pienamente umane" (Gaudium et spes
GS 11). Per questo, a partire dalla sua visione integrale e trascendente dell'uomo, essa continuerà instancabilmente a promuovere tutte quelle iniziative che favoriscono l'irrinunciabile dignità delle persone, come figli di Dio redenti dal sangue di Cristo. Mediante l'esercizio della missione che le è propria, senza invadere né soppiantare le responsabilità dell'Autorità civile, incoraggerà le persone a condurre una vita in accordo con la loro vocazione e a costruire una società sempre più umana.

Nelle sue relazioni con gli Stati, la Chiesa non cerca privilegi, né persegue interessi diversi dal bene stesso delle persone e dei popoli, il cui futuro dipende soprattutto dalla loro capacità di incarnare i valori fondamentali di libertà, giustizia e solidarietà, che stanno alla base di ogni convivenza pacifica e del progresso autenticamente umano.

A tale riguardo, in Andorra la Chiesa svolge una parte importante nel campo dell'educazione ai diversi livelli, che è auspicabile si consolidi nel futuro attraverso le formule più idonee. In effetti, non può mancare alle nuove generazione una formazione solida e ben organizzata, che permetta loro di crescere in armonia con le profonde convinzioni dei loro antenati, i quali, gelosi della propria libertà, amanti della loro patria e affezionanti alla loro fede cattolica, hanno saputo mantenere unita, prospera e allo stesso tempo aperta alla storia, la comunità del Principato. Questa sarà la migliore garanzia per il futuro di un popolo che non aspira ad altre grandezze che alla nobiltà della propria gente.

4. Le radici cristiane e i valori morali che hanno caratterizzato Andorra attraverso la storia, possono essere anche un valido contributo nell'ordine internazionale e nella costruzione della nuova Europa, delle cui istituzioni è entrata a far parte negli ultimi anni. Si tratta di un fatto importante per tutti, perché nasce dalla convinzione che niente può essere fatto oggi senza ascoltare tutte le voci e che nessuno può esimersi dall'affrontare le grandi responsabilità dell'attuale momento storico. La comunità del Principato ha desiderato assumersi anche il ruolo che le spetta nei confronti del mondo, per contribuire con la sua esperienza e sapienza secolare al compito di rafforzare le basi della pacifica convivenza tra i popoli nel contesto della giustizia e della solidarietà. Formulo fervidi voti affinché, anche sotto questo aspetto, le relazioni diplomatiche costituiscano un valido strumento che serva alla promozione nelle istituzioni internazionali di quei valori fondamentali che permettono all'uomo di vivere in accordo con la propria autentica dignità e costruire, alle soglie del Terzo Millennio, la nuova civiltà mondiale della vita e dell'amore.

5. Signor Ambasciatore, prima di terminare questo incontro, desidero assicurarLe la mia stima e apprezzamento, uniti con i miei più cordiali auspici che l'importante missione a Lei affidata sia feconda per il suo Paese. La prego di farsi interprete di questi sentimenti e voti presso le illustri Autorità di Andorra. Elevo la mia preghiera, per intercessione di Nostra Signora di Maritxell, celeste patrona del Principato, affinché l'Onnipotente assista con i suoi doni Lei, la sua famiglia, i suoi collaboratori, i Governanti del Principato, così come l'amato Popolo andorrano, sempre vicino al cuore del Papa.


GIOVANNI PAOLO II


AI PRESIDENTI DELLE REGIONI


E DELLE PROVINCE AUTONOME ITALIANE


30 maggio 1998




Onorevoli Presidenti,
114 Illustri Signori e Signore!

1. Sono lieto di porgere a ciascuno di voi un cordiale benvenuto in questa singolare circostanza, che vede riuniti gli amministratori delle diverse autonomie locali che formano l'amata Nazione italiana. Ringrazio il Presidente della Conferenza delle Regioni per le gentili espressioni che mi ha appena rivolto a nome di tutti.

Nel salutare ognuno di voi, intendo estendere l'espressione del mio vivo sentimento di affetto ai concittadini delle Regioni e Province autonome d'Italia, che voi rappresentate. Desidero, in particolare, rinnovare la mia più sentita solidarietà a quanti, nei mesi recenti, sono stati colpiti da calamità naturali. Penso in special modo alle care popolazioni dell'Umbria, delle Marche e della Campania, che stanno cercando, con il sostegno di molti, di ricostruire il tessuto umano e sociale, come pure le case e le contrade, distrutte o gravemente danneggiate dal terremoto e dall'alluvione.

2. Le popolazioni alle quali si rivolge il vostro servizio di amministratori sono caratterizzate da un solido sistema di valori che ha segnato la storia d'Italia nei secoli passati. Sono valori radicati nel Vangelo, che ha largamente permeato la cultura italiana, suscitando tesori di civiltà, di arte, di santità. Come non ringraziare Iddio per questo ricco patrimonio spirituale? E come non sentirsi impegnati a conservarlo per il bene delle future generazioni?

Onorevoli Signori! Accanto ai valori comuni, le realtà locali da voi amministrate presentano ciascuna storie e tradizioni differenti. Occorre far sì che questo cammino sociale e culturale differenziato venga a comporsi e ad integrarsi sulla base della comune appartenenza alla medesima realtà nazionale, così che le particolarità di ciascuno ridondino a vantaggio di tutti. Preclusioni esclusivistiche impoverirebbero chi le praticasse e sarebbero foriere di tensioni dannose soprattutto per i più deboli.

Scriveva, a tale riguardo, il mio venerato Predecessore Paolo VI che «se è normale che una popolazione sia la prima beneficiaria dei doni che le ha fatto la Provvidenza», è altrettanto auspicabile che nessuno possa, per questo, «pretendere di riservare a suo esclusivo uso le ricchezze di cui dispone» (Populorum progressio PP 48), siano esse ricchezze materiali che culturali, sociali, religiose.

3. Illustri Signori, il servizio che voi rendete a quanti vi hanno eletto sarà tanto più efficace quanto più sarà radicato in quell'insieme di ideali e di valori che costituisce il patrimonio delle genti italiane. Ponendovi in questa prospettiva, potrete meglio comprendere i problemi e con più efficacia offrire adeguate soluzioni, anche in vista del nuovo millennio, al cui appuntamento vogliamo giungere interiormente ed esteriormente preparati. I problemi sono numerosi e gravi: penso alla disoccupazione, ai disagi delle famiglie e degli strati più deboli della popolazione, ai profughi che bussano alle porte delle vostre Regioni, al degrado del territorio. Penso, altresì, al tema della legalità, oggi tanto evocato, perché sempre più diffusa è la consapevolezza dell'urgenza del recupero di un più vivo senso della legge per costruire un ordinato svolgimento del vivere civile e per favorire una cultura del rispetto dei diritti di ognuno, della collaborazione reciproca e della condivisione solidale.

Sono certo che, grazie al coraggio di ciascuno ed alla solerzia di tutti, si potrà ulteriormente progredire verso una società civile solidale, rispettosa delle persone e delle tradizioni locali, attenta ai valori ed agli ideali cari al Popolo italiano.

Con tali auspici, nell'invocare l'aiuto di Dio sul vostro servizio, vi imparto la mia cordiale Benedizione, che volentieri estendo alle vostre famiglie e a quanti voi rappresentate.


GIOVANNI PAOLO II


AI MOVIMENTI ECCLESIALI E ALLE NUOVE COMUNITÀ


30 maggio 1998






«Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo» (Ac 2,2-3).

115 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con queste parole gli Atti degli Apostoli ci introducono nel cuore dell'evento della Pentecoste; ci presentano i discepoli che, riuniti con Maria nel Cenacolo, ricevono il dono dello Spirito. Si realizza così la promessa di Gesù ed inizia il tempo della Chiesa. Da quel momento il vento dello Spirito porterà i discepoli di Cristo sino agli estremi confini della terra. Li porterà fino al martirio per l'intrepida testimonianza del Vangelo.

Quel che accadde a Gerusalemme duemila anni or sono, è come se questa sera si rinnovasse in questa Piazza, centro del mondo cristiano. Come allora gli Apostoli, anche noi ci troviamo raccolti in un grande cenacolo di Pentecoste, anelando all'effusione dello Spirito. Qui noi vogliamo professare con tutta la Chiesa che «uno solo è lo Spirito..., uno solo il Signore, uno solo è Dio che opera tutto in tutti» (
1Co 12,4-6). Questo è il clima che intendiamo rivivere, implorando i doni dello Spirito Santo per ciascuno di noi e per l'intero popolo dei battezzati.

2. Saluto e ringrazio il Cardinale James Francis Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, per le parole che ha voluto rivolgermi, anche a nome vostro, all'inizio di questo Incontro. Con lui saluto i Signori Cardinali e i Vescovi presenti. Rivolgo un pensiero di particolare gratitudine a Chiara Lubich, Kiko Arguello, Jean Vanier, Mons. Luigi Giussani per le loro commoventi testimonianze. Insieme a loro, saluto i fondatori e i responsabili delle nuove comunità e dei movimenti qui rappresentati. Mi è caro, infine, rivolgermi a ciascuno di voi, Fratelli e Sorelle appartenenti ai singoli movimenti ecclesiali. Voi avete accolto con prontezza ed entusiasmo l'invito che vi ho rivolto nella Pentecoste del 1996 e vi siete preparati accuratamente, sotto la guida del Pontificio Consiglio per i Laici, per questo straordinario incontro, che ci proietta verso il Grande Giubileo del Duemila.

Quello di oggi è davvero un evento inedito: per la prima volta i movimenti e le nuove comunità ecclesiali si ritrovano, tutti insieme, con il Papa. E' la grande "testimonianza comune" da me auspicata per l'anno che, nel cammino della Chiesa verso il Grande Giubileo, è dedicato allo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è qui con noi! E' Lui l'anima di questo mirabile avvenimento di comunione ecclesiale. Davvero. «Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Ps 117,24).

3. A Gerusalemme, quasi duemila anni fa, il giorno di Pentecoste, davanti ad una folla, stupita ed irridente, a motivo del cambiamento inspiegabile notato negli Apostoli, Pietro proclama con coraggio: «Gesù di Nazaret, uomo accreditato da Dio presso di voi..., voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato» (Ac 2,22-24). Nelle parole di Pietro si manifesta l'autocoscienza della Chiesa, fondata sulla certezza che Gesù Cristo è vivo, opera nel presente e cambia la vita.

Lo Spirito Santo, già operante nella creazione del mondo e nell'Antica Alleanza, si rivela nell'Incarnazione e nella Pasqua del Figlio di Dio, e quasi "esplode" nella Pentecoste per prolungare nel tempo e nello spazio la missione di Cristo Signore. Lo Spirito costituisce così la Chiesa come flusso di vita nuova, che scorre entro la storia degli uomini.

4. Alla Chiesa che, secondo i Padri, è il luogo «dove fiorisce lo Spirito» (CEC 749), il Consolatore ha donato di recente con il Concilio Ecumenico Vaticano II una rinnovata Pentecoste, suscitando un dinamismo nuovo ed imprevisto.

Sempre, quando interviene, lo Spirito lascia stupefatti. Suscita eventi la cui novità sbalordisce; cambia radicalmente le persone e la storia. Questa è stata l'esperienza indimenticabile del Concilio Ecumenico Vaticano II, durante il quale, sotto la guida del medesimo Spirito, la Chiesa ha riscoperto come costitutiva di se stessa la dimensione carismatica: «Lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma "distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui" (1Co 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali... utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa» (Lumen gentium LG 12).

L'aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio. E' da questa provvidenziale riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è affermata una singolare linea di sviluppo dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità.

5. Oggi la Chiesa gioisce nel constatare il rinnovato avverarsi delle parole del profeta Gioele, che poc'anzi abbiamo ascoltato: «Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona... » (Ac 2,17). Voi qui presenti siete la prova tangibile di questa "effusione" dello Spirito. Ogni movimento differisce dall'altro, ma tutti sono uniti nella stessa comunione e per la stessa missione. Alcuni carismi suscitati dallo Spirito irrompono come vento impetuoso, che afferra e trascina le persone verso nuovi cammini di impegno missionario al servizio radicale del Vangelo, proclamando senza pausa le verità della fede, accogliendo come dono il flusso vivo della tradizione e suscitando in ciascuno l'ardente desiderio della santità.

116 Oggi, a tutti voi riuniti qui in Piazza San Pietro e a tutti i cristiani, voglio gridare: Apritevi con docilità ai doni dello Spirito! Accogliete con gratitudine e obbedienza i carismi che lo Spirito non cessa di elargire! Non dimenticate che ogni carisma è dato per il bene comune, cioè a beneficio di tutta la Chiesa!

6. Per loro natura, i carismi sono comunicativi e fanno nascere quell'«affinità spirituale tra le persone» (cfr Chistifideles laici, 24) e quell'amicizia in Cristo che dà origine ai "movimenti". Il passaggio dal carisma originario al movimento avviene per la misteriosa attrattiva esercitata dal Fondatore su quanti si lasciano coinvolgere nella sua esperienza spirituale. In tal modo i movimenti riconosciuti ufficialmente dall'autorità ecclesiastica si propongono come forme di auto-realizzazione e riflessi dell'unica Chiesa.

La loro nascita e diffusione ha recato nella vita della Chiesa una novità inattesa, e talora persino dirompente. Ciò non ha mancato di suscitare interrogativi, disagi e tensioni; talora ha comportato presunzioni ed intemperanze da un lato, e non pochi pregiudizi e riserve dall'altro. E' stato un periodo di prova per la loro fedeltà, un'occasione importante per verificare la genuinità dei loro carismi.

Oggi dinanzi a voi si apre una tappa nuova: quella della maturità ecclesiale. Ciò non vuol dire che tutti i problemi siano stati risolti. E', piuttosto, una sfida. Una via da percorrere. La Chiesa si aspetta da voi frutti "maturi" di comunione e di impegno.

7. Nel nostro mondo, spesso dominato da una cultura secolarizzata che fomenta e reclamizza modelli di vita senza Dio, la fede di tanti viene messa a dura prova e non di rado soffocata e spenta. Si avverte, quindi, con urgenza la necessità di un annuncio forte e di una solida ed approfondita formazione cristiana. Quale bisogno vi è oggi di personalità cristiane mature, consapevoli della propria identità battesimale, della propria vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo! Quale bisogno di comunità cristiane vive! Ed ecco, allora, i movimenti e le nuove comunità ecclesiali: essi sono la risposta, suscitata dallo Spirito Santo, a questa drammatica sfida di fine millennio.Voi siete questa risposta provvidenziale.

I veri carismi non possono che tendere all'incontro con Cristo nei Sacramenti. Le realtà ecclesiali cui aderite vi hanno aiutato a riscoprire la vocazione battesimale, a valorizzare i doni dello Spirito ricevuti nella Cresima, ad affidarvi alla misericordia di Dio nel Sacramento della Riconciliazione ed a riconoscere nell'Eucaristia la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana. Come pure, grazie a tale forte esperienza ecclesiale, sono nate splendide famiglie cristiane aperte alla vita, vere "chiese domestiche", sono sbocciate molte vocazioni al sacerdozio ministeriale ed alla vita religiosa, nonché nuove forme di vita laicale ispirate ai consigli evangelici. Nei movimenti e nelle nuove comunità avete appreso che la fede non è discorso astratto, né vago sentimento religioso, ma vita nuova in Cristo suscitata dallo Spirito Santo.

8. Come custodire e garantire l'autenticità del carisma? E' fondamentale, al riguardo, che ogni movimento si sottoponga al discernimento dell'Autorità ecclesiastica competente. Per questo nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa. Con chiare parole il Concilio scrive: "Il giudizio sulla loro (dei carismi) genuinità e sul loro esercizio ordinato appartiene a quelli che presiedono nella Chiesa, ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cfr
1Th 5,12 1Th 19-21)" (Lumen gentium LG 12). Questa è la necessaria garanzia che la strada che percorrete è quella giusta!

Nella confusione che regna nel mondo d'oggi è così facile sbagliare, cedere alle illusioni. Nella formazione cristiana curata dai movimenti non manchi mai l'elemento di questa fiduciosa obbedienza ai Vescovi, successori degli Apostoli, in comunione con il Successore di Pietro! Conoscete i criteri di ecclesialità delle aggregazioni laicali, presenti nell'Esortazione apostolica Chistifideles laici (cfr n. 30). Vi chiedo di aderirvi sempre con generosità e umiltà inserendo le vostre esperienze nelle Chiese locali e nelle parrocchie, e sempre rimanendo in comunione con i Pastori ed attenti alle loro indicazioni.

9. Gesù ha detto: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49), mentre la Chiesa si prepara a varcare la soglia del terzo millennio, accogliamo l'invito del Signore, perché il suo fuoco divampi nel nostro cuore ed in quello dei fratelli.

Oggi, da questo cenacolo di Piazza San Pietro, s'innalza una grande preghiera: Vieni Spirito Santo, vieni e rinnova la faccia della terra! Vieni con i tuoi sette doni! Vieni Spirito di vita, Spirito di verità, Spirito di comunione e di amore! La Chiesa e il mondo hanno bisogno di Te. Vieni Spirito Santo e rendi sempre più fecondi i carismi che hai elargito. Dona nuova forza e slancio missionario a questi tuoi figli e figlie qui radunati. Dilata il loro cuore, ravviva il loro impegno cristiano nel mondo. Rendili coraggiosi messaggeri del Vangelo, testimoni di Gesù Cristo risorto, Redentore e Salvatore dell'uomo. Rafforza il loro amore e la loro fedeltà alla Chiesa.

A Maria, prima discepola di Cristo, Sposa dello Spirito Santo e Madre della Chiesa, che ha accompagnato gli Apostoli nella prima Pentecoste, rivolgiamo il nostro sguardo perché ci aiuti ad imparare dal suo Fiat la docilità alla voce dello Spirito.

117 Oggi, da questa Piazza, Cristo ripete a ciascuno di voi: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Egli conta su ciascuno di voi, la Chiesa conta su di voi. "Ecco - assicura il Signore - io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Sono con voi. Amen!

Inglese:

Dear English-speaking friends, on the vigil of this great feast of Pentecost, I pray that the Holy Spirit will increase the flame of his love in your hearts so that you may be ever more effective in bringing the Gospel message to the world of the new Millennium. The Church needs your commitment and your love!

Francese:

Je salue les francophones présents à cette audience. Je les encourage à être chaque jour des témoins du Christ, qu'ils ont rencontré personnellement, et à participer à l'édification de l'Église, en union avec les pasteurs diocésains.

Spagnolo:

Saludo cordialmente a todas las personas y grupos de lengua española que participan en este gran encuentro eclesial, y pido al Espíritu que os fortalezca y consuele en vuestra misión como piedras vivas de su Iglesia.

Tedesco:

Mit großer Freude begrüße ich auch Euch, liebe Freunde aus den Ländern deutscher Sprache, die Ihr einer geistlichen Bewegung oder Gemeinschaft angehört. Ihr seid gesandt Eure Charismen zu entdecken und damit den Leib Christi aufzubauen. Gottes Heiliger Geist sei Euch Kraft und Stärke!

Polacco:

118 Serdecznie pozdrawiam przedstawicieli ruchów koscielnych z Polski. Ciesze sie, ze przybyliscie tutaj wraz z Ksiedzem Kardynalem Franciszkiem, Biskupami i Kaplanami. Wasza obecnosc jest swiadectwem tej zywotnosci Kosciola w Polsce, która jest owocem dzialania Ducha Swietego i glebokiej wiary ludzi. Duch Pocieszyciel niech w pokoju prowadzi was i wszystkich wierzacych w naszym kraju ku nowemu tysiacleciu.

Traduzione:

[Saluto di cuore i rappresentanti dei movimenti ecclesiali provenienti dalla Polonia. Sono lieto che siete venuti qui insieme con il Cardinale Franciszek, con i Vescovi ed i Sacerdoti. La vostra presenza è una testimonianza di quella vitalità della Chiesa in Polonia, che è il frutto dell'azione dello Spirito Santo e della profonda fede degli uomini. Lo Spirito Consolatore guidi in pace voi e tutti i credenti nel nostro Paese verso il nuovo millennio.]



PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


DURANTE LA CELEBRAZIONE MARIANA


PER LA CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO IN VATICANO


31 maggio 1998




Magnificat anima mea Dominum!

Quest'anno la festa mariana della Visitazione viene a coincidere con la grande solennità di Pentecoste, e da essa è come assorbita ed illuminata. L'annuale appuntamento, che ci vede riuniti presso questa suggestiva Grotta nei Giardini Vaticani, per concludere il mese mariano, ci offre la felice opportunità di sostare in preghiera con Maria, quasi prolungando, in un clima di familiare raccoglimento, la gioia e la meraviglia per la sovrabbondante effusione dello Spirito Santo.

Oggi più che mai Maria ci appare come figura e modello della Chiesa che, sorretta dallo Spirito, porta al mondo Cristo Salvatore. Le Letture bibliche proprie della festa della Visitazione presentano la Vergine che, recando in grembo il Figlio di Dio appena concepito per la potenza dell'Altissimo, va a prestare aiuto all'anziana cugina Elisabetta. E' l'arca della Nuova Alleanza, che porta in sé il compimento delle promesse messianiche. L'incontro tra le due donne ed i rispettivi nascituri si svolge nella gioia suscitata dallo Spirito Santo e culmina nel Magnificat, il cantico della speranza di chi crede nell'adempimento delle parole del Signore.

In quest'anno, dedicato allo Spirito Santo, siamo chiamati a "riscoprire la virtù teologale della speranza" (Tertio millennio adveniente TMA 46). Al compiersi dell'odierna solennità di Pentecoste, invochiamo Maria quale modello e animatrice di speranza nel cuore della Chiesa, come nel cenacolo di Gerusalemme. Alla sua intercessione affidiamo la missione evangelizzatrice ad gentes, perché, a duemila anni da quel suo "sì", che aprì la porta alla Redenzione, il Verbo fatto carne per la nostra salvezza possa continuare ad essere annunciato e testimoniato in tutte le lingue del mondo ed in ogni angolo della terra.

Imploriamo, in particolare, la materna protezione della Madonna su quanti vivono e operano in Vaticano, perché siano sempre docili all'azione dello Spirito Santo e compiano il loro servizio, qualunque esso sia, con umile disponibilità e generosa fedeltà.

O Maria, Tempio glorioso dello Spirito Santo, prega per noi!

Il Santo Padre ha quindi rivolto il suo saluto agli appartenenti al movimento “Regnum Christi”:

119 Saludo con particular alegría el numeroso grupo del Movimiento “Regnum Christi”, hispano hablantes y también english speaking. Que la Virgen Santísima os consiga la gracia de continuar con fe y decisión en vuestra tarea apostólica al servicio de la iglesia.

A riguardo del catastrofico terremoto che ha colpito l’Afganisthan, il Santo Padre ha aggiunto:

Avete udito anche voi le notizie circa il grave terremoto che ha colpito nelle scorse ore l’Afganisthan, provocando migliaia di morti. Desidero inviare alle popolazioni di quella regione, già tanto provata, l’espressione del mio affetto e l’assicurazione della mia vicinanza spirituale. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera a Dio perché accolga nella sua pace le vittime del sisma e doni conforto ai parenti ed ai sopravvissuti, suscitando da parte di tutti l’impegno nei soccorsi.

Giugno 1998



GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELL’ARCIDIOCESI DI CRACOVIA


4 giugno 1998




1. "Gaude, felix Cracovia...". E' trascorso un anno dal giorno in cui ho rivolto questo augurio alla mia cara città. In un giorno davvero gioioso - quello della canonizzazione della regina Edvige. Come non tornare a quel momento, in cui interi secoli e intere generazioni sembrarono radunarsi a Blonia Krakowskie, per lodare Dio per il dono della santità di colei che veneravano come "regina, zelante propagatrice della fede e della carità, apostola della verità e del bene"? (cfr. Colletta della memoria di S. Edvige). Ricordo spesso quella solenne S. Messa di canonizzazione, rendendo grazie alla Divina Provvidenza perché mi è stato dato di compiere quell'atto atteso da sei secoli. Oggi sono ricolmo in modo particolare di questa gioia e di questa gratitudine, perché in un certo senso si iscrivono nella gioia e nella gratitudine dell'intera comunità della Chiesa cracoviense, rappresentata qui da voi, giunti così numerosi alle soglie apostoliche.

Dò un cordiale benvenuto a voi tutti. Saluto il Caro Metropolita, Cardinale Franciszek, e ringrazio delle parole che mi ha rivolto. Saluto i presenti Vescovi, Sacerdoti, Fratelli e Sorelle religiosi, i Rappresentanti delle autorità delle singole città e di quelle territoriali, il Signor Ambasciatore presso la sede Apostolica e tutti gli invitati. Abbraccio con il cuore anche le vostre famiglie, specialmente le persone inferme e di età avanzata, e coloro che non sono potuti venire qui, e che si uniscono a noi col pensiero e con la preghiera. Dio vi renda merito per questa visita.

2. Permettetemi di tornare con i ricordi a quei giorni in cui Santa Edvige in un certo senso mi guidava in una peregrinazione spirituale attraverso la terra cracoviense. Che questo ricordo ravvivi in tutti noi lo spirito di rendimento di grazie per gli innumerevoli doni, che abbiamo ricevuto dalla Divina Provvidenza.

Ho vivi davanti agli occhi quei falò che illuminavano le sagome delle montagne e delle valli di Podhale. E' difficile resistere al ricco simbolismo di questo fuoco. Non è esso il segno dello Spirito di Dio, che aleggiava sopra le acque, quando il Creatore formava questa bella terra? dello stesso Spirito, che mille anni fa scese nuovamente su di essa nelle acque del battesimo, per animarla con il soffio della salvezza? D'altronde i falò dei montanari sono segno di vigilanza, di prontezza a difendere i beni. Come quella sera, così anche oggi, rendo grazie a Dio perché il fuoco della fede, della speranza e della carità non si spegne nella terra cracoviense, perché ci sono lì moltitudini di fedeli, vigilanti e pronti a difendere il tesoro del Vangelo, assunto insieme al Battesimo. Ero commosso quando a Zakopane in mezzo a quelle folle, fissavo lo sguardo sulla croce sul monte Giewont che domina la Polonia. Non potevo allora far a meno di ricordare quel Crocifisso di Wawel, davanti al quale si inginocchiava Edvige, per udire dal Signore: "Fai ciò che vedi". Prego Dio incessantemente affinché si compia l'esortazione "Sursum corda"; affinché i fedeli della terra di Cracovia e dell'intera Polonia, sull'esempio di Edvige, innalzino i cuori verso la Croce e da essa attingano un programma di vita personale e sociale.

Sono grato a Dio perché proprio nella diletta Podhale, nella chiesa della Madonna di Fatima a Krzeptówki, ho potuto rinnovare il mio "Totus tuus", affidando, a Colei che mi salvò la vita nell'ora della prova tutto il mio servizio alla Chiesa universale. So di non essere stato solo nel fare questo atto di affidamento. Mi sosteneva la preghiera di coloro che avevano scelto Maria come Madre e Patrona. Ebbi occasione di convincermi di ciò visitando le parrocchie di Zakopane, di Santa Croce e della Sacra Famiglia, e in modo particolare inserendomi nel flusso plurisecolare della preghiera del rosario, ai piedi della Padrona di Podhale di Ludzmierz. Ringrazio voi e tutti i Connazionali per questo sostegno orante che date al Papa. Chiedo anche: non interrompete questa preghiera!

3. I miei primi passi nella regale Cracovia li ho diretti al Santuario della Divina Misericordia. Santa Edvige non poteva portarmi altrove. Infatti fu Lei a rispondere con tutta la sua vita al Crocifisso: "Gesù, confido in te", e fece della misericordia nei riguardi dei più bisognosi il programma del suo regno. Non lo dimenticò l'artista che nel trittico del XV secolo, che adorna l'altare del Crocifisso di Wawel, collocò la figura di Cristo misericordioso. Come non rendere grazie a Dio per la sua misericordia? Sono lieto che il culto della Divina Misericordia si diffonda in tutti i continenti. Con gioia vengo a sapere che l'Arcidiocesi di Cracovia intraprende la fatica dell'ampliamento del Santuario di Lagiewniki, nel quale si inseriscono i fedeli di tutto il mondo. Spero, che esso diventi un vivo centro dell'apostolato della Divina Misericordia.

Quanto magnifica e opportuna cornice per la canonizzazione della regina Edvige sono state le celebrazioni del 600° della fondazione iagellonica dell'Università di Cracovia e nel suo ambito della Facoltà di Teologia. Bisognava anche in questo modo rendere omaggio alla madre della scienza polacca. Rendo grazie a Dio perché sono giunti i tempi in cui tutti gli atenei polacchi - nelle persone dei loro rettori e dei loro professori - hanno potuto farlo insieme al Papa nella collegiata universitaria di Sant'Anna. Ci siamo incontrati nel nome del comune amore per la verità. Credo che quest'amore che unisce, porterà beati frutti alla scienza polacca. In quei giorni non mancò il ricordo di coloro che lungo i secoli formavano il clima scientifico dell'Alma mater iagellonica, della città di Cracovia e di tutta la Polonia. Non si potevano dimenticare i professori e gli studenti che in un certo senso diedero la loro vita a questa università, specialmente durante l'occupazione. Come ogni giorno così anche oggi prego per la pace eterna di quegli illustri uomini di scienza.


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