GP2 Discorsi 1998 120

120 Mi rallegro per aver potuto visitare una volta ancora il Collegium Maius - luogo a me così caro. Non posso far a meno di ricordare anche la parrocchia della Regina Edvige a Krowodrza.

Al termine della festa la Regina mi ha portato al colle di Wawel, al quale sono così fortemente legato sin dagli anni della mia giovinezza. Per me personalmente è stato un momento particolare. Per la grazia divina mi fu dato di tornare a ciò che ho vissuto all'inizio del mio ministero sacerdotale. Dopo cinquant'anni mi son potuto presentare allo stesso altare, nella Cripta di S. Leonardo, presso il quale celebrai per la prima volta il Sacrificio eucaristico. Come sono grato a Dio per quest'eccezionale incontro con tutta la Chiesa raccolta intorno alla cattedrale di Wawel, nella quale è radicato il mio sacerdozio, alla quale si unì la mia missione vescovile e che in un certo senso mi generò al servizio Petrino. Sostavo commosso presso gli innumerevoli ricordi della nostra storia nazionale e della tradizione cristiana, che questo tempio nasconde in sé. Tra queste stazioni non poté mancare l'incontro con il Crocifisso nero di S. Edvige.

4. "Nella croce c'è la sofferenza, nella croce c'è la salvezza, nella croce si apprende l'amore. Chi riesce una volta a comprenderti, o Dio, nulla desidera, nulla cerca". Questo Crocifisso ha messo profonde radici nella tradizione religiosa di Cracovia. Si può dire che la spiritualità di Cracovia si formò dalla croce. Il mistero, in essa racchiuso, dell'infinito amore di Dio che si dona senza riserve per la salvezza dell'uomo, porta in sé una grande esortazione: "Fai ciò che vedi!". Non è possibile dare un'altra risposta ad essa, che soltanto quella di seguire Cristo sulla via della croce - sulla via dell'amore di Dio e del prossimo, che non conosce limiti. Perciò oggi voglio ricordare ancora una volta ciò che dissi quel giorno memorabile a Blonia Krakowskie: "La Divina Provvidenza ci pone dinanzi un compito nuovo: amare e servire. Amare con i fatti e nella verità. La Santa Regina Edvige ci insegna ad usare proprio così il dono della libertà. Lei sapeva che il compimento della libertà è l'amore, grazie al quale l'uomo è disposto ad affidare se stesso a Dio e ai fratelli, ad appartenere a loro. (...) Diede a tutta la Nazione l'esempio dell'amore di Cristo e dell'uomo, di un uomo assetato sia di fede che di scienza, come anche di pane quotidiano e di vestiario". Questa è una grande sfida. Occorre che la Chiesa di Cracovia l'accetti incessantemente nella prospettiva del proprio millennio, per rimanere fedele al cammino tracciato dalla santa Signora di Wawel e da tanti altri santi "cracoviensi".

"Santa nostra regina Edvige, insegnaci oggi, alla soglia del terzo millennio, quella saggezza e quell'amore di cui hai fatto la via della tua santità. Conduci tutti noi, Edvige, davanti al Crocifisso di Wawel, perché, come te, conosciamo che cosa vuol dire amare con i fatti e nella verità, che cosa vuol dire essere veramente liberi. Prendi sotto la tua protezione la tua Nazione e la Chiesa che la serve, ed intercedi per noi presso Dio, affinché non cessi in noi la gioia".

Con grande riconoscenza penso oggi a tutti coloro che in qualunque modo hanno contribuito affinché il mio incontro, dello scorso anno, con la Chiesa di Cracovia potesse realizzarsi. Nelle mani del Signor Cardinal Franciszek e nelle vostre mani voglio ancora una volta porgere il mio grazie a tutta l'Arcidiocesi di Cracovia. Vi ringrazio anche per questo incontro. Vi prego di portare il mio saluto e la mia benedizione nelle vostre case; trasmetteteli ai vostri cari e a tutta la comunità della Chiesa di Cracovia.


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE


DEL CONSIGLIO SUPERIORE


DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE


5 giugno 1998




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Al termine della vostra annuale Assemblea generale avete desiderato, come in passato, incontrarmi, ed è per me una grande gioia accogliervi e porgervi il mio saluto cordiale. L'occasione mi è propizia per esprimervi un vivo ringraziamento per l'infaticabile e intensa opera che svolgete a servizio della Chiesa missionaria. Saluto anzitutto il Cardinale Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti; Monsignor Charles Schleck, Segretario Aggiunto della Congregazione e Presidente delle Opere Pontificie, i Segretari generali, i Consiglieri, i Direttori nazionali, convenuti da molti Paesi del mondo ed il personale dei Segretariati generali. Con affetto vi rinnovo il mio sentito e fraterno benvenuto.

2. Attraverso ciascuno di voi vorrei far giungere il mio saluto alle vostre Comunità ecclesiali di provenienza. Alcune di esse sono di antica e gloriosa tradizione missionaria, avendo un ruolo significativo nella diffusione del Vangelo. Con il generoso invio di missionari e con l'impiego di notevoli risorse economiche, esse hanno favorito la nascita e lo sviluppo delle giovani Chiese, molte tra le quali in questi anni stanno celebrando il centenario dell'evangelizzazione. Ma come non esprimere un pubblico apprezzamento anche per quelle Diocesi che, pur carenti di personale apostolico e di mezzi finanziari, si preoccupano ugualmente di rispondere con coraggio all'appello missionario, aprendosi alle esigenze della chiamata universale alla salvezza secondo le loro limitate possibilità? Quale provvidenziale realtà di mutuo scambio tra le Chiese, dove ciascuna condivide con le altre i doni da Dio ricevuti! Si tratta di un impulso dello Spirito Santo, che apre il cuore di ogni credente, con una significativa esperienza apostolica, ai bisogni del mondo intero. Grazie all'aiuto di ciascun battezzato, è così possibile diffondere ad un numero sempre più grande di persone la perenne verità del Vangelo.

Sì, è opera dello Spirito la spinta ad alzare lo sguardo dalle proprie immediate necessità per rivolgerlo verso le esigenze di quanti sono "come pecore senza pastore" (Mc 6,34), e "vogliono vedere Gesù" (Jn 12,21).

121 Cari Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, importante è il ruolo a voi riservato in quest'azione evangelizzatrice. La cura di sensibilizzare all'opera dell'evangelizzazione i membri delle comunità cristiane sia sempre la vostra prima e fondamentale preoccupazione. Il lavoro che vi compete come responsabili di queste Opere, è esso stesso un servizio rivolto a tutta la Chiesa. Servizio che le quattro Opere, le quali "hanno in comune lo scopo di promuovere lo spirito missionario universale in seno al popolo di Dio "(Enc. Redemptoris missio RMi 84), adempiono in modo diverso e complementare.

Mentre la Pontificia Opera della Santa Infanzia ha come obiettivo di infondere nei cattolici fin dalla più tenera età uno spirito autenticamente missionario, la Pontificia Opera di S. Pietro Apostolo ha come intento la formazione dei seminaristi, dei religiosi e delle religiose nelle Chiese di recente fondazione. E' necessario che quest'attività di sensibilizzazione missionaria interessi l'intero Popolo di Dio e divenga esigenza sentita da tutti. A tenere desto tale anelito apostolico è chiamata soprattutto la Pontificia Opera della Propagazione della Fede, il cui obiettivo è di coinvolgere nella nuova evangelizzazione le famiglie, le comunità di base, le parrocchie, le scuole, i movimenti, le associazioni, gli Istituti religiosi, in modo che ogni diocesi prenda coscienza della sua vocazione missionaria universale (cfr Statuti delle Pontificie Opere Missionarie, Roma 1980, II, 9/a), non solo per quanto concerne la raccolta di aiuti materiali e la cooperazione spirituale, ma anche la promozione delle vocazioni missionarie, sia "ad tempus" che "ad vitam".

Ringrazio poi il Signore per il lavoro che la Pontificia Unione Missionaria sta svolgendo e l'incoraggio ad indirizzare tutto il suo sforzo all'animazione degli animatori, alla formazione dei formatori, rispondendo in tal modo alla sua specifica vocazione. Proprio per questo essa è stata definita "l'anima delle altre Opere" (cfr Paolo VI, Lett. Ap. Graves et Increscentes).

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! A conclusione di questo incontro, formulo di cuore l'augurio che il vostro ardore apostolico, alimentato dalla costante preghiera e da una filiale devozione a Maria Santissima, accompagni giorno dopo giorno la vostra attività. L'icona della Vergine raccolta in orante contemplazione nel cenacolo con gli Apostoli sia l'immagine delle comunità cristiane in costante ascolto di Dio e pronte a ricevere forza dallo Spirito Santo. Lasciatevi guidare dallo Spirito di Dio! Collaborate con Lui nell'animare l'intero popolo cristiano, perché sia fedele a Cristo che lo vuole generosamente dedito all'edificazione del suo Regno. "A tutti i cristiani - ricorda il Concilio Vaticano II - è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra" (Apostolicam actuositatem AA 3).

Ecco il futuro della missione, ecco il vostro programma: "Oggi ed oltre il 2.000", come ben è espresso dal titolo del vostro convegno.

Mentre vi affido alle mani misericordiose di Maria, Stella dell'evangelizzazione, vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e, esortandovi a proseguire nel cammino intrapreso, vi imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i vostri Collaboratori nell'infaticabile lavoro di animazione missionaria.


GIOVANNI PAOLO II


ALLA COMUNITÀ


DEL PONTIFICIO COLLEGIO LEONIANO DI ANAGNI


5 giugno 1998




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgere a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto, con un particolare pensiero per i Signori Cardinali ed i Vescovi presenti. Ringrazio Mons. Rettore per le devote espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome dei Superiori, dei Seminaristi, del Personale e delle rispettive famiglie. Un grazie sentito rivolgo a tutti voi per questa visita, con la quale intendete rinnovare la vostra adesione al Successore di Pietro nell'anno centenario del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, fondato dal mio venerato Predecessore Leone XIII.

Cento anni di storia costituiscono un arco di tempo in se stesso significativo per un'Istituzione così importante per la vita delle Chiese suburbicarie e del Lazio meridionale. Era doveroso, perciò, prevedere un'adeguata celebrazione giubilare, che permettesse di ripercorrere le fasi salienti di questi cento anni di vita. Ciascun anno si compone di pagine spesso sconosciute, intessute di preghiera, di disciplina austera, di sacrifici e di entusiasmo. Vi sono, però, le pagine in cui si stagliano, come picchi luminosi, avvenimenti che hanno coronato il quotidiano impegno di questo cammino centenario.

Il mio pensiero va alle oltre mille ordinazioni sacerdotali, ai momenti celebrativi, ai convegni di studio ed agli incontri fraterni, come pure agli intensi momenti di commiato dai compagni che partivano per una Congregazione religiosa o missionaria, ed alle giornate di festa per l'Ordinazione episcopale di alcuni ex-alunni.

122 Tra gli eventi speciali che hanno impreziosito le vicende del Regionale di Anagni, mi è caro rievocare la giornata del 31 agosto 1986, quando la vostra Comunità mi riservò un'accoglienza, nel corso della mia visita, il cui ricordo è in me ancora singolarmente vivo e toccante.

2. Desidero rivolgere qui un pensiero riconoscente a quanti con la loro presenza benefica e discreta, nel corso di questi cento anni, hanno segnato positivamente la vicenda del "Leoniano" e, in particolare, ai Padri della Compagnia di Gesù, che lo hanno diretto e animato con encomiabile dedizione per circa novant'anni, ed a tutti coloro che con grande impegno ne hanno proseguito l'attività.

Una speciale menzione va ai tanti ex-alunni che, dopo aver vissuto entro le mura del Seminario l'attesa operosa e gioiosa del Sacerdozio, hanno sostenuto e continuano a sostenere la loro Casa di formazione con l'affetto, la preghiera e l'aiuto concreto. Tra gli ex-alunni dei primi tempi, mi piace riservare uno speciale ricordo ad un seminarista d'eccezione, giovane discepolo del grande Vladimir Soloviev, l'Esarca Leonida Féodoroff. Venuto in Italia per abbracciare la fede cattolica e per diventare sacerdote, fu inviato da Papa Leone XIII nel Collegio di Anagni. Qui egli offrì un'appassionata testimonianza di amore alla Chiesa, aprendo gli animi dei suoi compagni alle multiformi ricchezze della tradizione orientale ed alla causa dell'unità dei cristiani.

3. Carissimi Seminaristi! Guardando al bene compiuto da quanti nel cammino secolare del "Leoniano" si sono formati per seguire Cristo sulla via del sacerdozio, desidero affidarvi alcune consegne che hanno costituito il segreto della missione sacerdotale di chi vi ha preceduto, perché aiutino anche voi a diventare annunciatori, ardenti e generosi, del Vangelo per l'umanità del Duemila.

Innanzitutto vi esorto ad essere costantemente docili all'invito con il quale Gesù inaugura la sua missione: "Convertitevi!" (
Mc 1,15). Lo sapete bene: non è possibile seguire il Signore e diventare pescatori di uomini, se non ci si è lasciati "pescare" da Lui e se non si ha il coraggio di abbandonare tutto: la "barca", le "reti", il padre, la madre..., fino a poter dire: "Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene" (Ps 16,2). Tale è il cammino che Gesù vi propone di seguire in piena disponibilità e senza timore, perché chi "segue Cristo, l'Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo" (Gaudium et spes GS 41). Per raggiungere questa meta ambita, vi invito ad essere docili alla voce dello Spirito Santo ed a cogliere ogni occasione per potervi formare alla piena maturità umana e soprannaturale.

Vi raccomando, inoltre, di coltivare un'intensa vita di preghiera. Non si può annunciare Cristo senza imparare a "stare con Lui" (cfr Mc 3,14). Tale programma di vita impegna, in particolare, a curare con fedeltà ed amore i momenti di orazione - dalla Celebrazione eucaristica quotidiana alla meditazione, dal Rosario alla visita al Santissimo Sacramento - e ad essere assidui al Sacramento della penitenza ed alla direzione spirituale.

E' necessario, poi, che all'incessante conversione del cuore ed alla contemplazione si accompagni il costante impegno per una profonda e gioiosa comunione con compagni e Superiori, così da prepararvi ad essere zelanti promotori di unità nel vostro futuro ministero.

4. Con lo sguardo rivolto alle vicende passate e presenti del vostro Seminario Regionale ed alle ricchezze spirituali, culturali ed umane che esso ha prodotto nel suo secolo di storia, desidero unirmi al rendimento di grazie che sale al Signore dalla vostra Comunità, dai Pastori e dal Popolo di Dio delle Diocesi suburbicarie e del Lazio meridionale. Le celebrazioni giubilari possano costituire una preziosa occasione di rinnovata stima per la benemerita opera del "Leoniano" e di convinto sostegno al suo servizio educativo ed ecclesiale.

Auspico che l'impegno dei Vescovi e dei Superiori, nonostante le inevitabili difficoltà, faccia sì che il "Leoniano" continui a donare alla Chiesa pastori santi, maestri umili e credibili, sacerdoti ardenti per la causa del Regno di Dio.

La Vergine, "Mater Salvatoris", a cui tutti vi affido, aiuti a realizzare tra le mura del Seminario il clima intenso e gioioso della Casa di Nazaret, per fare di esso un luogo benedetto, dove crescano in sapienza, età e grazia quanti sono chiamati ad essere immagine viva di Gesù, Buon Pastore.

Con tali auspici, benedico con speciale affetto tutti voi, il Seminario e le vostre famiglie.


GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE GENITORI


SCUOLE CATTOLICHE (A.Ge.S.C.)


6 giugno 1998




123 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono particolarmente lieto di incontrare la vostra delegazione, qui convenuta in rappresentanza dell'intera Associazione dei Genitori delle Scuole Cattoliche (A.Ge.S.C.). Rivolgo il mio saluto al Presidente, il Dott. Stefano Versari, che ringrazio per le cordiali parole che ha voluto indirizzarmi a nome dei presenti. La vostra Associazione si pone al servizio della famiglia e della scuola cattolica, promuovendo i valori dell'educazione integrale, della libertà e del dialogo, valori fondamentali per lo sviluppo di una società autenticamente democratica.

La famiglia e la scuola cattolica: ecco due realtà sociali verso le quali ricorrente è la sollecitudine della Chiesa. Si potrebbe dire che la vostra Associazione costituisce quasi una sintesi di tali realtà, proponendosi di garantire alle giovani generazioni le condizioni necessarie per crescere e maturare nella vita spirituale, culturale e civile.

Negli ultimi venti anni l'Associazione ha contribuito in Italia, in modo considerevole, a superare una lunga storia di oblio della scuola cattolica ed a porre all'attenzione del mondo politico e della pubblica opinione il problema della libertà dell'educazione. Sono certo che la recente approvazione dei nuovi Statuti da parte della Conferenza Episcopale Italiana favorirà ancor più tale vostro impegno, soprattutto rivolto alla formazione dei genitori.

L'attenzione alla dimensione formativa risulta, in effetti, particolarmente urgente, perché a voi è richiesto non solo di rivendicare dei diritti, ma soprattutto di partecipare creativamente e costruttivamente alla vita della scuola cattolica, in ambito ecclesiale, educativo e sociale.

2. La vostra è un'associazione ecclesiale. Tale caratteristica esige che l'opera da essa svolta, pur espletandosi prioritariamente in ambito educativo, non perda mai di mira l'annuncio salvifico e la missione evangelizzatrice della Chiesa. La partecipazione alla vita della comunità cristiana aiuta i genitori credenti ad adempiere pienamente il loro compito educativo facendo della loro famiglia una "piccola Chiesa", chiamata a testimoniare i valori del Regno di Dio nelle istituzioni umane.

Nella comunità ecclesiale i genitori, sperimentando la sovrabbondante ricchezza dei doni dello Spirito Santo, saranno in grado di aprirsi alle prospettive del Vangelo e ai bisogni dell'umanità e, grazie ad un sereno discernimento comunitario, potranno impegnarsi in servizi specifici a vantaggio della crescita integrale delle nuove generazioni.

Nella Lettera alle Famiglie ricordavo che i genitori sono "i primi e principali educatori dei propri figli" e che "avendo in questo campo una fondamentale competenza... essi condividono la loro missione educativa con altre persone e istituzioni, come la Chiesa e lo Stato; ciò tuttavia deve sempre avvenire nella corretta applicazione del principio di sussidiarietà" e cioè nel rispetto della diversità dei compiti e delle responsabilità (n. 16).

I problemi che investono le strutture scolastiche, il disagio degli studenti ed i segnali di distacco della scuola dalla società trovano spesso i genitori impreparati e perplessi. Al riguardo, risulta quanto mai proficuo il ruolo delle associazioni di genitori, che li aiutano ad esercitare la responsabilità educativa ed a realizzare una costruttiva collaborazione con l'istituzione scolastica. Nella scuola cattolica tale collaborazione si fonda sul progetto educativo cristianamente ispirato, che permette ai genitori di verificare le loro scelte ed all'istituzione scolastica di definire sempre meglio la propria identità e la proposta culturale e pedagogica.

E' necessario, pertanto, che la scuola cattolica ponga singolare cura nella formazione dei genitori, affinché essi possano acquisire consapevolezza dei loro compiti e competenze specifiche. La presenza organizzata dei genitori all'interno della scuola cattolica costituisce un elemento fondamentale per la piena realizzazione del suo progetto formativo.

3. I genitori sono portatori della sensibilità e delle aspettative presenti nella società; essi sono quasi il ponte naturale tra la scuola cattolica e la realtà circostante. E', pertanto, loro compito presentare alla scuola le istanze relative agli orientamenti da offrire ai loro figli e condividere con il personale docente quegli interventi formativi specifici sui quali la famiglia è chiamata a concorrere responsabilmente.

124 La caratteristica di "ponte" tra scuola e società esige, altresì, che i genitori e le loro associazioni portino all'attenzione dei politici i problemi che riguardano l'educazione dei figli e la scuola cattolica, intervenendo nei cambiamenti in atto nella società e nella definizione dei progetti di riforme del sistema scolastico italiano.

In questo contesto, rinnovo l'auspicio che si giunga presto ad approvare anche in Italia una legge paritaria, che riconosca, come in molti altri Paesi dell'Europa e del mondo, il prezioso servizio svolto dalla scuola cattolica e garantisca ai genitori la piena libertà di scelta dell'indirizzo educativo per i propri figli.

Cari genitori, le scuole frequentate dai vostri figli sono sorte dal carisma e dall'intuizione spesso profetica di uomini e donne che hanno lasciato nella Chiesa una scia luminosa di santità. Vi auguro che la riscoperta delle meraviglie operate dallo Spirito Santo nelle loro vite vi sostenga nel quotidiano sforzo di orientare i vostri figli ai perenni valori del Vangelo ed alla persona viva di Cristo. Auspico, poi, che la scuola cattolica sappia accogliere e valorizzare il vostro carisma di genitori.

Con tali voti, vi affido alla protezione della Vergine Maria e di San Giuseppe, modelli dei genitori cristiani, e nell'incoraggiarvi a proseguire nel vostro lodevole servizio alla scuola cattolica, tutti vi benedico con affetto.

RECITA DEL SANTO ROSARIO


PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


Cortile di San Damaso

Sabato, 6 giugno 1998






Rivolgo il mio cordiale saluto a tutti voi, convenuti per la recita del santo Rosario in questo primo sabato di giugno, ed estendo il pensiero a quanti si sono uniti a noi mediante la radio e la televisione.

Uno speciale ringraziamento esprimo alla Comunità del Seminario Romano Maggiore, che ha animato la nostra preghiera. Carissimi Seminaristi, incontrarvi questa sera è per me motivo di particolare gioia, anche al pensiero che non mi è stato possibile farvi visita nella scorsa festa della Madonna della Fiducia, patrona del vostro Seminario. Maria Santissima vegli sempre sul cammino di ciascuno e sul ministero del Rettore e degli altri vostri formatori.

Sono lieto di accogliere inoltre i giovani della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, e li incoraggio ad essere apostoli del Vangelo tra i loro coetanei.

Saluto poi i fedeli delle parrocchie San Giovanni Battista in Oderzo (Treviso), Santa Lucia a Levanella in Montevarchi (Arezzo), San Giovanni Battista in Poggio Libretta (Ascoli Piceno) e San Pietro in Sezze (Latina).

Esorto tutti ad imitare la docilità allo Spirito Santo che risplende nel cuore immacolato di Maria.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL’ORDINE DELLA SANTISSIMA TRINITÀ


IN OCCASIONE DELL'VIII CENTENARIO


DELL'APPROVAZIONE DELLA REGOLA






125 Al Reverendissimo Padre

P. JOSÉ HERNÁNDEZ SÁNCHEZ

Ministro Generale dell'Ordine della Santissima Trinità

1. Il benemerito Ordine dei Trinitari ricorda quest'anno l'VIII centenario dell'approvazione della propria Regola di vita. Fu infatti nel 1198 che, con la Bolla «Operante divinae dispositionis clementia» del 17 dicembre, il mio Predecessore Innocenzo III, accogliendo di buon grado i desideri di fra' Giovanni de Matha, confermava il documento fondamentale che istituiva nella Chiesa una Fraternità, con lo scopo di riscattare quanti si trovavano incarcerati a causa della fede in Cristo.

Mi unisco volentieri alla gioia di tutti voi per questa felice ricorrenza. Saluto innanzi tutto Lei, Reverendissimo Ministro Generale, e, mentre rinnovo l'espressione dell'apprezzamento della Santa Sede per l'attività apostolica svolta da codesto Ordine e dall'intera Famiglia Trinitaria, formulo l'augurio che l'evento giubilare sia per tutti coloro che seguono le orme di S. Giovanni de Matha motivo ed occasione per una rinnovata fedeltà al proprio carisma, abbeverandosi alle fresche fonti della spiritualità delle origini.

2. Questa fausta celebrazione giubilare si inscrive provvidenzialmente nel cammino di immediata preparazione al Grande Giubileo del 2000, che commemorerà l'incarnazione del Figlio di Dio, venuto «a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore» (Is 61,1-2).

Il vostro Ordine ha fatto della liberazione degli oppressi e dell'amore per i poveri un tratto qualificante della propria missione nella Chiesa e nel mondo, seguendo fedelmente il santo Fondatore che, obbedendo ad un'interiore chiamata, si sentì spinto ad operare per la salvezza degli schiavi cristiani e per il servizio umile e generoso dei poveri come testimonianza di lode e gloria alla Santissima Trinità.

Con l'Ordine Trinitario la cristianità instaurò un contatto umanitario con il mondo dell'Islam; anzi lo stesso Innocenzo III presentò l'opera redentiva e liberatrice del vostro Istituto a capi del mondo musulmano, inaugurando così un dialogo che aveva come oggetto la pratica delle opere di misericordia (cfr Arch. Vat., Reg. Vat., vol. 4, fol. 148r-v, an. II, n. 9).

A distanza di otto secoli, un così singolare carisma continua a proporsi come straordinariamente attuale nell'odierno contesto sociale multiculturale, segnato da tensioni e sfide a volte anche drammatiche. Esso impegna i Trinitari ad individuare con coraggio e audacia missionaria vie sempre nuove di evangelizzazione e di promozione umana, così come fece Giovanni de Matha lungo il corso della sua esistenza.

Egli «cercava incessantemente la volontà di Dio». Durante la sua prima Santa Messa, al momento della consacrazione, ebbe in visione il Cristo Redentore che teneva tra le sue mani due schiavi - l'uno bianco, l'altro di colore - ai quali offriva la libertà redentrice. Ciò accadeva nell'anno 1193. L'evento, fissato in un artistico mosaico intorno all'anno 1210, è tutt'ora visibile sul portale della casa di san Tommaso in Formis, donata da Innocenzo III allo stesso Fondatore. Da questa divina ispirazione scaturì in lui il desiderio di occuparsi degli schiavi.

Per riflettere sulla rivelazione e maturare il suo progetto, fra' Giovanni si ritirò nella solitudine di Cerfroid, dove incontrò Felice de Valois ed altri eremiti. Con il loro aiuto e quello dei Vescovi di Meaux e di Parigi e dell'Abate di san Vittore, elaborò e sperimentò la Regola Trinitaria, che nel 1198 sottomise all'approvazione del Successore di Pietro.

3. La Santissima Trinità sorgente, modello e fine dell'intera esistenza: ecco il cuore della vostra spiritualità. La vostra Regola inizia, in effetti, con le parole «Nel nome della santa ed indivisa Trinità», sottolineando come la fede in questo fondamentale Mistero pervada l'intera esistenza di chi, come il vostro Fondatore, sceglie di seguire radicalmente il Figlio di Dio. Da questa sorgente inesauribile di amore scaturisce la vostra missione a favore degli schiavi e dei poveri, che voi, ben a ragione, vivete come un prolungamento dell'azione redentrice di Cristo.

126 La contemplazione dei misteri della Trinità e della Redenzione alimenta ed orienta il vostro ministero apostolico, spingendovi a condividere ogni dono ricevuto, spirituale e materiale, fino a fare della vita un'oblazione d'amore per il riscatto delle vittime di ogni schiavitù materiale e spirituale.

Possa ogni vostra casa ed ogni vostra opera essere un cenacolo di lode al Dio Uno e Trino ed una fucina di gratuita donazione ai fratelli.

4. La storia plurisecolare dell'Ordine testimonia che la vostra è una missione sempre attuale, pur nel mutare delle situazioni sociali e politiche. Gli esempi di santità e di martirio, che arricchiscono la vostra Famiglia religiosa, sono la riprova della validità del vostro carisma. E' compito degli attuali discepoli di san Giovanni de Matha e di Felice de Valois farsi annunciatori nel nostro mondo del Mistero trinitario soccorrendo, quali moderni apostoli di liberazione per l'uomo contemporaneo, chi rischia di rimanere prigioniero di meno visibili ma non meno tragiche ed oppressive schiavitù.

Siamo alla vigilia di un nuovo millennio cristiano: questa prospettiva costituisca un ulteriore incoraggiamento per voi a far risplendere tra gli uomini di oggi il volto misericordioso di Dio, rivelatoci nell'incarnazione di Cristo. Sarete così difensori strenui della dignità d'ogni essere umano. A questo vostro compito si unisca l'intera Famiglia dei Trinitari nelle sue diverse componenti - Monache, Suore, Istituto Secolare, Ordine Secolare, Laicato - traducendo in concreto impegno ecclesiale la riflessione sullo specifico carisma Trinitario, sviluppata in questi anni alla luce del Concilio Vaticano II.

Essere tra gli uomini d'oggi epifania del Cristo Redentore, testimoni credibili attraverso i quali Dio agisce e rivela il suo amore misericordioso e redentivo: ecco ancora la vostra missione. Con questo scopo voi prestate un servizio di misericordia e di redenzione agli esclusi e oppressi della nostra società e, in particolar modo, ai perseguitati o discriminati a causa della loro fede religiosa, della fedeltà alla loro coscienza o ai valori del Vangelo. La vostra azione sarà efficace nella misura in cui seguirete le orme di Gesù, facendone vostro lo stile di vita nel costante impegno di annunciare ad ogni uomo la lieta e liberante «notizia» del Regno.

5. Reverendissimo Ministro Generale, i discepoli di san Giovanni de Matha negli otto secoli trascorsi hanno sintetizzato la loro spiritualità e la loro azione apostolica nel motto: Gloria Tibi Trinitas et captivis libertas.Nei complessi scenari della società contemporanea questo motto continui a guidare il vostro ministero e la vostra attività. Vi sostenga una costante e fervida preghiera, grazie alla quale possiate attingere alle inesauribili riserve di luce e di amore presenti negli abissi insondabili della vita Trinitaria.

Vi sia accanto la Vergine Maria, Tabernacolo della Santissima Trinità, ed impetri dal suo divin Figlio abbondanti grazie e consolazioni spirituali per ogni membro della vostra grande Famiglia spirituale.

Con tali sentimenti, assicuro per ciascuno il mio affettuoso ricordo presso l'altare del Signore ed a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 7 giugno, Solennità della Santissima Trinità, dell'anno 1998, ventesimo di Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO DELLE ASSOCIAZIONI,


MOVIMENTI ED ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE


PER LA FAMIGLIA E PER LA VITA DELL’EUROPA


(ROMA, 12-13 GIUGNO 1998)


Al venerato Fratello

Cardinale ALFONSO LÓPEZ TRUJILLO
127 Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Si svolge in questi giorni l'incontro promosso da codesto Dicastero con i responsabili delle associazioni, dei movimenti e delle organizzazioni non governative impegnati nel continente europeo al servizio della famiglia e della vita. In questa occasione, desidero far giungere a Lei, Signor Cardinale, e, per il suo cortese tramite, ai partecipanti ed ai relatori del congresso il mio cordiale saluto, con l'augurio che questi provvidenziali momenti di riflessione e di dialogo rechino i frutti sperati, ed offrano un rinnovato stimolo alla pastorale familiare in Europa.

A nessuno sfugge l'importanza del momento storico che stiamo attraversando. E', poi, ben noto come nel "vecchio continente" ed in altre parti del mondo l'istituto familiare sia soggetto da lungo tempo ad una profonda e non sempre positiva evoluzione, e per questo richieda una costante ed attenta sollecitudine da parte dei Pastori e dell'intera comunità ecclesiale. La difesa della famiglia e della vita umana costituisce un'urgenza pastorale da sottolineare con vigore anche in relazione al futuro millennio, verso il quale ci stiamo avviando a grandi passi.

In effetti, tra le verità oscurate nel cuore dell'uomo a causa della crescente secolarizzazione e del diffuso clima edonistico, sono soprattutto quelle riguardanti la famiglia ad essere seriamente colpite. Ho avuto modo di sottolineare, in occasione del recente Incontro Mondiale delle Famiglie a Rio de Janeiro, che "attorno alla famiglia e alla vita si svolge oggi la lotta fondamentale circa la dignità dell'uomo" (Discorso al Congresso Teologico Pastorale di Rio de Janeiro, 3 ottobre 1997, n. 3). L'intera comunità cristiana è chiamata a difendere e promuovere questi fondamentali valori umani ed evangelici.

Nel servizio pastorale alla famiglia ed alla vita, un ruolo sempre più importante rivestono le associazioni, i movimenti e le organizzazioni non governative, nel più ampio contesto della partecipazione dei laici all'apostolato ed all'animazione delle realtà terrene, promosso dal Concilio Ecumenico Vaticano II. E la Chiesa conta sul loro apporto, sul loro costante e coraggioso impegno. "Chi si impegna per proteggere e favorire l'istituzione matrimoniale e la famiglia acquisisce grandissimi meriti per la sorte futura dell'Europa" (Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per l'Europa, Declaratio, 10: L'Osservatore Romano, 4 gennaio 1992, suppl. p. VII).

E' una verità che vorrei oggi ribadire con forza, mentre auspico di cuore che questo vostro incontro contribuisca seriamente a tener desta nei credenti e in tutti gli uomini di buona volontà una sempre più decisa volontà di operare per l'autentica promozione della vita umana e del suo habitat naturale, che è la famiglia fondata sul matrimonio.

Sono questi, Signor Cardinale, i pensieri con i quali accompagno i lavori del presente convegno, mentre invocando su di Lei e sui partecipanti l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo e la protezione della Vergine Maria, Madre della vita, a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 11 Giugno 1998


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