GP2 Discorsi 1998 140


GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DELL’ISTITUTO CENTRALE


PER LE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO (ICCREA)


26 giugno 1998




Signor Presidente,
Gentili Signore e Signori!

1. Sono lieto di porgere a tutti voi un cordiale benvenuto. Saluto e ringrazio particolarmente il Signor Presidente per le gentili parole che, anche a nome dei convenuti, mi ha appena indirizzato. Saluto con sensi di stima i componenti del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e i Dirigenti dell’Istituto Centrale delle Banche di Credito Cooperativo qui presenti.

Con questa visita, voi intendete riaffermare la vostra adesione ai principi che la dottrina sociale della Chiesa ha enucleato circa la cooperazione e le leggi che regolano l’attività economica e produttiva. Da questi orientamenti hanno attinto a piene mani generazioni di imprenditori che, pur promuovendo il progresso economico, non hanno mai perso di vista la ricerca della solidarietà e della tutela dei diritti delle fasce umane più deboli.

L’istituzione da voi rappresentata trae ispirazione proprio dal fecondo magistero ecclesiale e ne costituisce una delle realizzazioni concrete più significative. Infatti, la forma della cooperazione e della tradizione di solidarietà nell’ambito del credito bancario, ben radicata nella società italiana da oltre un secolo, costituisce una stimolante esperienza di partecipazione e, insieme, uno strumento efficace per il raggiungimento di un livello più alto di giustizia. Nel rispetto delle esigenze dell’imprenditorialità, la vostra attività cerca di promuovere una reale democrazia economica con l’offerta di un credito a misura d’uomo.

2. E’ nota la vivacità con cui i cattolici in Italia, fin dall’ultimo ventennio dell’800, si sono concretamente interessati al problema di sovvenire alle necessità delle fasce più deboli della società, creando una rete di Casse Rurali al servizio delle comunità locali, con lo scopo di difendere il risparmio familiare, di allontanare la piaga dell’usura e di sostenere le piccole e medie attività imprenditoriali. Il mio venerato Predecessore, il Papa Leone XIII, a questo proposito, incoraggiò grandemente l’associazionismo cattolico nell’enciclica Rerum novarum, auspicando che, mediante tali istituzioni, ciascuno potesse trarre «il maggior aumento possibile di benessere fisico, economico e morale» (n. 42).

Come non ricordare qui, tra i tanti, il sacerdote romagnolo Don Luigi Cerruti che, attraverso la diffusione delle Istituzioni di Credito Cooperativo, ha permesso a tante persone e a tante attività produttive di poter nascere e svilupparsi a beneficio dell’intero tessuto sociale? Il suo esempio è stato di valido stimolo per altre analoghe iniziative. In effetti, l'associarsi dei lavoratori in strutture di cooperazione, pur scaturendo dalla necessità di combattere gli effetti negativi di una società industriale ed economica protesa in modo preminente al profitto, ha sempre avuto anche lo scopo di manifestare un'esigenza di unità e di solidarietà. Si avverte il bisogno di andare oltre le mere dimensioni economiche dell’attività umana ed oltre la conflittualità tra le ferree leggi del capitale e le imprescindibili esigenze di difesa della dignità della persona umana. Questi valori vanno pur salvaguardati di fronte ad un “mercato” che può sempre incorrere nel pericolo di dimenticare che «i beni della creazione sono destinati a tutti: ciò che l’industria umana produce [...] col contributo del lavoro, deve servire egualmente al bene di tutti» (Sollicitudo rei socialis SRS 39).

3. La cooperazione, intesa in questo modo, suppone la valorizzazione del ruolo di ciascuno nella comunità, salvaguardando i legittimi interessi della persona. In questa prospettiva, rinnovo l’auspicio, formulato nell’Enciclica Laborem exercens, che i corpi sociali intermedi possano continuare a godere «di una effettiva autonomia nei confronti dei pubblici poteri, che perseguano i loro specifici obiettivi in rapporti di leale collaborazione vicendevole, subordinatamente alle esigenze del bene comune, e che presentino forma e sostanza di una viva comunità, cioè che in essi i rispettivi membri siano considerati e trattati come persone e stimolati a prendere parte attiva alla loro vita» (n. 14).

141 La struttura stessa delle Banche di Credito Cooperativo, che si fonda su società di persone e non di capitali, lascia intendere che obiettivo primario non è il lucro, ma il soddisfacimento di esigenze di utilità sociale. Il capillare radicamento nel territorio, poi, permette ai soci di conoscere le reciproche possibilità e capacità, come anche di intervenire efficacemente nell’ambito della realtà locale. Un significativo servizio viene così reso all’armonia e al benessere dell’intera società che può avvalersi di qualità e risorse personali, altrimenti esposte ad essere trascurate.

Gentili Signore e Signori! Mentre auguro che l’intensa azione sociale dei circa seicento Istituti che aderiscono all’ICCREA continui ad ispirarsi alle sorgenti dell’insegnamento sociale della Chiesa per un sempre proficuo servizio all’uomo e alla società, invoco su di voi e sulle vostre benefiche iniziative la divina assistenza, in pegno della quale a tutti imparto la mia Benedizione.


GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DEL “FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI”


27 giugno 1998




Venerati Fratelli nell'Episcopato
e cari rappresentanti del Forum delle Associazioni Familiari!

1. Sono molto lieto di salutarvi con le parole della Familiaris consortio: "Famiglia, diventa ciò che sei!" (n.17). Esse indicano efficacemente l'obiettivo per il quale spendete con generosità le vostre intelligenze e le vostre energie.

Saluto e ringrazio Mons. Giuseppe Anfossi, che s'è fatto interprete dei vostri sentimenti, illustrando le finalità del Forum delle Associazioni familiari cattoliche d'Italia, di cui costituite un'importante rappresentanza. Un grazie sentito a tutti voi per questa visita, con la quale intendete rinnovare la vostra adesione al Successore di Pietro.

So che operate senza stancarvi, con le 38 Associazioni e i Comitati regionali aderenti al Forum, perché le famiglie italiane esprimano e sviluppino pienamente, anche sul piano culturale, sociale e politico, la loro identità e la loro missione. A questo scopo avete posto assai opportunamente alla base del vostro Statuto la Carta dei diritti della famiglia e nel volgere di pochi anni il vostro sodalizio ha saputo conquistarsi ampia stima e considerazione, diventando portavoce puntuale e coraggioso delle necessità e delle legittime istanze di milioni di famiglie italiane ed interlocutore serio e credibile delle varie forze sociali e politiche. La Chiesa vede in voi una grande speranza per il presente e per il futuro delle famiglie in Italia.

2. La situazione dell'Italia e di tante altre parti del mondo è contrassegnata da sfide radicali, che occorre affrontare con coraggio e con unità di intenti. La famiglia costituisce anche oggi la risorsa più preziosa e più importante di cui la Nazione italiana, a me tanto cara, dispone. Nella famiglia e nei suoi valori la grandissima maggioranza degli italiani crede profondamente e questa fiducia è condivisa dalle giovani generazioni. E' incalcolabile il contributo che le famiglie danno alla vita sociale, facendosi carico di gravi difficoltà quali la diffusa disoccupazione giovanile e le carenze del sistema previdenziale e sanitario.

E tuttavia la famiglia è ben poco aiutata per la debolezza e l'aleatorietà delle politiche familiari, che troppo spesso non la sostengono in modo adeguato né economicamente né socialmente. Occorre ricordare qui il chiaro dettato della Costituzione italiana, che afferma: "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi". La pesante denatalità che affligge da molti anni il popolo italiano, e sta cominciando ad avere effetti deleteri sulla vita sociale, dovrebbe far riflettere su quanto l'assenza di una effettiva politica per la famiglia sia contraria ai veri interessi della Nazione.

Ma ancora più preoccupante è l'attacco diretto all'istituto familiare che si sta sviluppando sia a livello culturale che nell'ambito politico, legislativo e amministrativo. Esso ignora o distorce il significato della norma costituzionale con la quale la Repubblica italiana "riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" (art. 29). E' chiara infatti la tendenza ad equiparare alla famiglia altre e ben diverse forme di convivenza, prescindendo da fondamentali considerazioni di ordine etico e antropologico. E sono ugualmente espliciti ed attuali i tentativi di dare dignità di legge a forme di procreazione che prescindono dal vincolo coniugale e che non tutelano sufficientemente gli embrioni. Permane, inoltre in tutta la sua tragica gravità la ferita alla coscienza morale e giuridica costituita dalla legge sull'aborto volontario.

142 3. Proprio la radicalità delle sfide in atto esalta l'importanza e la funzione del Forum delle Associazioni Familiari. Grazie ad esso molteplici realtà associative, ciascuna con la sua specifica vocazione e tradizione, possono collaborare efficacemente alla difesa e alla promozione della famiglia.

Attingendo alla linfa vitale della spiritualità familiare e inserendo nel concreto delle situazioni gli orientamenti che provengono dalla dottrina sociale cristiana, voi siete chiamati ad un impegno che è anzitutto di ordine morale e culturale, per aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo a comprendere più profondamente e a vivere con slancio e stile rinnovati la grande tradizione cristiana e civile dell'Italia, incentrata sul significato e sul valore della famiglia. Sarebbe errato considerare la progressiva dissoluzione della famiglia come un fenomeno inevitabile, che quasi automaticamente accompagna lo sviluppo economico e tecnologico. Al contrario, il destino della famiglia è affidato anzitutto alla coscienza e all'impegno responsabile di ciascuno, alle convinzioni e ai valori che vivono dentro di noi. Occorre dunque sempre rivolgersi, con supplice fiducia, a Colui che può cambiare i cuori e le menti degli uomini.

Ma giustamente voi dedicate un'attenzione non minore alle leggi e alle istituzioni, nelle quali si esprimono e dalle quali vengono sostenute, o invece danneggiate, la cultura e le convinzioni morali di un popolo. Carissimi Fratelli e Sorelle, continuate e intensificate la vostra azione, in tutte le sedi e a tutti i livelli, perché siano riconosciuti in concreto quei diritti che alla famiglia appartengono nativamente. Così facendo, voi mettete in pratica il principio secondo il quale le famiglie "devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri della famiglia", crescendo così nella coscienza di essere protagoniste della "politica familiare" (cfr Familiaris consortio
FC 44).

4. Nella vostra opera a favore della famiglia, cari rappresentanti del Forum, voi avete il pieno sostegno della comunità ecclesiale e dei suoi Pastori, ben consapevoli che la famiglia è "la prima e vitale cellula della società" e "il santuario domestico della Chiesa" (Apostolicam actuositatem AA 11) e, in particolare, che "oggi attorno alla famiglia e alla vita si svolge la lotta fondamentale della dignità dell'uomo" (Discorso del 3 ottobre 1997 al Congresso Teologico Pastorale di Rio de Janeiro, n.3).

La Chiesa non può sottrarsi a questa sfida, poiché l'uomo, nella piena verità della sua esistenza, "è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione" (Redemptor hominis RH 14). Le compete pertanto, come ha scritto il mio Predecessore di venerata memoria Giovanni XXIII, "il diritto e il dovere non solo di tutelare i principi dell'ordine etico e religioso, ma anche di intervenire autoritativamente nella sfera dell'ordine temporale, quando si tratta di giudicare dell'applicazione di quei principi ai casi concreti" (Mater et Magistra MM 220).

La testimonianza della comunità cristiana a favore della famiglia si esprime inoltre in maniera significativa attraverso quei mezzi di comunicazione sociale che sanno intervenire con chiarezza nel dibattito culturale e politico, proponendo e motivando idee e posizioni genuinamente conformi alla natura e ai compiti dell'istituto familiare.

5. Sono poi evidenti, in questo campo, le responsabilità degli uomini politici. Spetta a loro di promuovere una legislazione e sostenere un'azione di governo che rispettino fondamentali criteri etici (cfr Evangelium vitae EV 71-73), senza cedere a quel relativismo che, sotto il pretesto di difendere la libertà e la democrazia, finisce in realtà per privarle della loro solida base (cfr Centesimus annus CA 46 Veritatis Splendor, 99; Evangelium vitae EV 70).

In nessun caso, dunque, il legislatore che voglia operare in sintonia con la retta coscienza morale potrà contribuire alla creazione di leggi che contrastino con i diritti essenziali della famiglia fondata sul matrimonio.

Appare indispensabile, in questo campo, un ampio e tenace impegno di sensibilizzazione e chiarificazione. Opportunamente, pertanto, voi vi dedicate a questo non facile ma profetico compito, affinché gli uomini e le forze politiche sappiano convergere su ciò che è conforme alla dignità delle persone e al bene comune della società umana, superando posizioni di parte o vincoli di altra natura.

Cari rappresentanti del Forum delle Associazioni Familiari, mentre ancora una volta vi ringrazio per il lavoro che svolgete con tanta passione e coraggio, imploro per voi e per tutti i vostri associati i doni del consiglio e della fortezza, per proseguire e sviluppare l'opera che avete così bene intrapresa.

La Vergine Santissima, Madre della Speranza, vi sostenga e vi aiuti. Da parte mia, vi seguo con la mia preghiera e, in pegno del mio affetto, vi imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, propiziatrice della protezione e del conforto del Signore.

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


AGLI ARCIVESCOVI METROPOLITI


E AI LORO FAMILIARI E FEDELI


30 giugno 1998




143 Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Ieri, nella solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, seguendo una significativa consuetudine, ho avuto la gioia di imporvi i Palli, carissimi Arcivescovi Metropoliti nominati nel corso dell'ultimo anno. Oggi, con animo lieto e riconoscente, vi accolgo, insieme con i familiari ed i fedeli che vi hanno accompagnato a Roma per questa felice circostanza. A tutti rivolgo un cordiale benvenuto, con un particolare pensiero per i nuovi Metropoliti italiani, Mons. Gennaro Franceschetti, Arcivescovo di Fermo, e Mons. Giuseppe Molinari, Arcivescovo di L'Aquila.

Il Pallio, come voi ben sapete, è insegna liturgica papale che, a partire dal secolo nono, gli Arcivescovi Metropoliti chiedono al Vescovo di Roma, quale segno di unità e di piena comunione con la Sede del Successore di Pietro. Confezionati ogni anno con la lana di due agnelli bianchi benedetti nella memoria di sant'Agnese, i Palli vengono riposti nell'apposito scrigno presso la tomba di Pietro, sotto l'altare della Confessione, per essere poi consegnati ai nuovi Metropoliti nella festa dell'Apostolo.

2. Mi rallegro con voi, carissimi fedeli, per l'odierno incontro, perché esso conferisce a questa antichissima tradizione uno sfondo ecclesiale assai propizio a metterne in risalto il valore ed il senso. Voi provenite da vari Paesi del mondo, e la vostra presenza orante e festosa accanto ai rispettivi Pastori rende ancor più espressivo il segno dell'imposizione dei Palli, che di per sé manifesta l'unità cattolica cum Petro et sub Petro. Vi esprimo, pertanto, il mio compiacimento, cari Fratelli e Sorelle, per questo pellegrinaggio. Auspico che esso rechi frutti abbondanti di fede e di vita evangelica in ciascuno di voi, nelle vostre famiglie e comunità ecclesiali.

(croato)

Rijecima dobrodošlice od srca pozdravljam zagrebackoga nadbiskupa metropolita Josipa Bozanica i vjernike koji su ga dopratili. Neka ovo svjedocanstvo vašega zajedništva s Petrovim nasljednikom pridonese novome procvatu vjere u vašoj Domovini.

(Con parole di benvenuto saluto di cuore l'Arcivescovo Metropolita di Zagabria Mons. Josip Bozanic ed i fedeli che lo accompagnano. La testimonianza della vostra comunione con il Successore di Pietro contribuisca ad una nuova fioritura della fede nella vostra Patria.)

(ungherese)

(Saluto cordialmente Sua Eccellenza Mons. Gyula Márfi, i sacerdoti e fedeli dell’Arcidiocesi di Veszprém, qui presenti. L’odierna festa vi fortifichi nell’unità con la Sede di san Pietro.)

(francese)

144 Je suis heureux de saluer les nouveaux Archevêques africains, Mgr Nestor Assogba, de Parakou au Bénin, Mgr Basile Mvé Engone, de Libreville au Gabon, et Mgr Floribert Songasonga Mwitwa, de Lubumbashi en République démocratique du Congo, ainsi que l'Archevêque de Thành-Phô Hô Chi Minh au Viêt-Nam, Mgr Jean-Baptiste Pham Minh Mân. Sur chacun d'eux ainsi que sur leurs proches et sur leurs diocésains j'invoque avec ferveur l'abondance des dons de l'Esprit Saint, en cette année qui lui est spécialement consacrée.

(Inglese)

With affection in the Lord, I greet all of you who have come from Zimbabwe with Archbishop Pius Ncube of Bulawayo, bearing with you the many hopes and sorrows of Africa. Others of you have come from the United States of America, with Archbishop John Vlazny of Portland in Oregon and Archbishop Alexander Brunett of Seattle. I welcome you all, and urge you to stay close to your Bishops in the bond of faith. And with the memory of the Special Assembly of the Synod of Bishops for Asia still fresh in my mind, I greet those of you who have come from India with Archbishop Abraham Viruthakulangara of Nagpur, from Myanmar with Archbishop Matthias U Shwe of Taunggyi, and from the Philippines with Archbishop Orlando Quevedo of Cotabato. All Asian Christians are called to work to ensure that the Gospel of Christ takes ever deeper root in the cultures of your continent, to which the human spirit owes so much. May God bless you all.

(spagnolo)

Deseo dirigir un cordial saludo a Mons. Luis Augusto Castro Quiroga, Arzobispo de Tunja, en Colombia, a Mons. Jorge Mario Bergoglio, Arzobispo de Buenos Aires, Argentina, y a Mons. Francisco Javier Errázuriz Ossa, Arzobispo de Santiago de Chile, así como a los sacerdotes y fieles de sus respectivas Iglesias particulares, familiares y amigos que les acompañan en el momento de recibir el Palio que les distingue como Metropolitanos de sus respectivas Provincias eclesiásticas.

Pido a la Virgen María, nuestra Madre del cielo y Estrella de la Nueva Evangelización, que proteja su ministerio en esta nueva responsabilidad que la Iglesia les ha encomendado, que aliente a los sacerdotes y comunidades religiosas de sus Iglesias particulares, haga crecer en ellas las vocaciones al sacerdocio y la vida consagrada y fortalezca la fe de sus fieles. Llevadles a todos mi afectuoso saludo, junto con la Bendición Apostólica, que ahora os imparto de corazón.

(albanese)

Përshëndes me përzemërsi imzot Angelo Massafren, Kryeipeshkëv të Shkodrës e besimtarët që e shoqërojnë, duke uruar që dèshmia e bashkimit me Selinë e Pjetrit të ndihmojë në përforëcimin e fesë së krishterë në Adtheun e tyre.

(Saluto con affetto Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Shkodrë, ed i fedeli che lo accompagnano, augurando che la testimonianza di comunione con la Sede di Pietro contribuisca al rafforzamento della fede cristiana nella loro Patria.)

(portoghese)

Invoco, também, abundantes luzes do Espírito Santo para Mons. Cláudio Hummes, que terá à frente um imenso rebanho a pastorear, numa cidade cheia de enorme vitalidade e de múltiplos desafios pastorais. Por isso, é com particular afecto que saúdo o novo Arcebispo de São Paulo, e a todos os parentes e peregrinos que se lhe unem em preces, para que Deus o ilumine e o proteja nesta nova caminhada ao serviço da Igreja que está no Brasil.

145 Vi affido, cari Fratelli e Sorelle, alla Vergine Santissima, Madre della Chiesa, mentre imparto di cuore la Benedizione Apostolica a tutti voi ed alle comunità da cui provenite e rinnovo il mio abbraccio di pace agli Arcivescovi Metropoliti, vostri zelanti Pastori.

Luglio 1998


SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL 36.MO CORSO DI PERFEZIONAMENTO


PROMOSSO DALL’ISTITUTO


PER LA RICOSTRUZIONE INDUSTRIALE (IRI)


3 luglio 1998




Gentili Signore e Signori,

Sono lieto di porgervi il mio cordiale benvenuto a conclusione del Corso di perfezionamento alle funzioni tecniche e direttive aziendali. Saluto il Prof. Gian Maria Gros- Pietro, Presidente dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale, e lo ringrazio per le cortesi espressioni che mi ha indirizzato.

Rapidi e profondi sono i mutamenti che stanno trasformando i rapporti tra gli uomini e le nazioni in questo nostro tempo. Di particolare rilievo appare il fenomeno della globalizzazione dell’economia, che va aprendo scenari inediti per il futuro dell’umanità, con singolari opportunità di programmazione e di sviluppo, ma anche con rischi di gravi ingiustizie nei confronti dei Paesi più poveri. In questo contesto la solidarietà, prima che un dovere, è un’esigenza che scaturisce dalla stessa rete oggettiva delle interconnessioni e dalla necessità di porre i processi produttivi al servizio dell’uomo. La provvida iniziativa, promossa dall’IRI insieme con il Consorzio per la Formazione Internazionale, per la formazione di quadri tecnici e direttivi a servizio dei Paesi in via di sviluppo ed in transizione verso l’economia di mercato, intende rispondere a questa esigenza.

Nell’esprimere il mio apprezzamento, auspico che il clima di attenzione e di dialogo, instauratosi durante il Corso, costituisca una significativa premessa di rapporti sempre più rispettosi e pacifici tra i Popoli. Con tali sentimenti, invoco su ciascuno di voi e sulle vostre famiglie la benedizione di Dio, munifico datore di ogni bene.

                                                                      Agosto 1998

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL’ABATE GENERALE


DELLA CONGREGAZIONE BENEDETTINA OLIVETANA


NELLA RICORRENZA DEL 650° ANNIVERSARIO


DELLA MORTE DEL BEATO BERNARDO TOLOMEI






Al Reverendissimo Padre

MICHELANGELO RICCARDO M. TIRIBILLI

Abate Generale
della Congregazione Benedettina Olivetana

1. Si compie quest'anno il 650° anniversario del transito del beato Bernardo Tolomei, appassionato "cercatore di Dio" (Regula Benedictina 58,7), che codesta Congregazione monastica si appresta con gioia a commemorare. In questa fausta ricorrenza, sono lieto di rivolgere a Lei, Reverendissimo Padre, ed all’intera Congregazione monastica degli Olivetani il mio beneaugurante saluto, unendomi volentieri al comune inno di lode e di riconoscenza al Signore per il dono alla sua Chiesa di così insigne testimone del Vangelo.

146 Per provvidenziale coincidenza, questa ricorrenza cade nel secondo anno di immediata preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000, anno dedicato allo Spirito Santo. La figura luminosa del beato Bernardo, creatore di "scuole del servizio di Dio" (Regula Benedictina, Prol.45), è un esempio singolare della presenza e dell'azione dello Spirito Santo, fonte della molteplice varietà dei carismi di cui vive la Sposa di Cristo.

Con abbondanza, nel cuore del beato Bernardo "è stato effuso l'amore di Dio per mezzo dello Spirito" (
Rm 5,5), che lo ha reso così segno del Signore risorto. Grazie a ciò egli ha potuto eccellere "nella vocazione a cui Dio lo ha chiamato, per la più grande santità della Chiesa e per la maggior gloria della Trinità" (Const. dogm. Lumen gentium LG 47), "impegnato a diventare portatore della Croce" (Esort. Ap. Vita consecrata, 7), come indica significativamente il nome di Monte Oliveto da egli dato al deserto di Accona. Bernardo, "nulla anteponendo all'amore di Cristo" (Regula Benedictina 4,21; cfr 72,11), si è inserito con fedeltà dinamica in quella ininterrotta tradizione che ha collaudato la nobiltà, la bellezza, la fecondità della spiritualità benedettina.

2. La sua straordinaria esperienza del Cristo morto e risorto è stata "esperienza dello Spirito vissuta e trasmessa" (Mutuae relationes, 11) alla Congregazione monastica da lui fondata, che oggi è diffusa in molti Paesi del mondo.

Nell'approssimarsi ormai del terzo millennio dell'era cristiana, la Famiglia spirituale Benedettina Olivetana, proiettata con speranza verso il futuro, intende rinsaldare con coraggio la propria vocazione al servizio del Vangelo. Essa avverte l'urgenza di "prestare umile ed insieme nobile servizio alla divina Maestà" (Decr. Perfectae caritatis PC 9), accettando con gioia "il bene dell'obbedienza" (Regula Benedictina 71,1), "vivendo l'amore fraterno" (ibid. 72,8), progredendo nella "conversione dei costumi" (ibid. 58,17) e nell'esercizio dell'umiltà (cfr ibid. 7).

Proprio con una celebrazione dell'"Opus Dei" accurata e ricca di intensità contemplativa, pur in mezzo a tante prove, i Monaci Olivetani hanno saputo rendere sempre più le loro comunità, durante i secoli, luoghi di silenzio, di pace, di fraternità e di sensibilità ecumenica. I monasteri olivetani sono divenuti in questo modo testimonianza eloquente di comunione, dimore ospitali per coloro che cercano Dio e le realtà spirituali, scuole di fede e laboratori di studio, di dialogo e di cultura.

3. Il 650· anniversario della morte del beato Bernardo costituisce, pertanto, un'opportuna circostanza per evidenziare con rinnovato vigore l'attualità del carisma di codesto Ordine. Ricordando la radicale testimonianza di vita monastica del Fondatore, non sarà difficile far emergere le ragioni delle scelte a lui suggerite dalla situazione del monachesimo del suo tempo e da lui operate nel fondare una nuova Congregazione benedettina che si differenzia dalle altre per "una struttura propria, in forza della quale i Monaci professano nelle mani dell'Abate Generale o di un suo delegato e, che pur vivendo nei vari monasteri, sono talmente uniti all'Archicenobio di Monte Oliveto Maggiore, da formare una sola famiglia per vincolo, oltreché di carità, anche giuridico" (Costituzioni Olivetane, 1).

So che l'attenzione a questa sua "rilettura" della Regola di san Benedetto sarà oggetto di riflessione e di discernimento nell'imminente vostro Capitolo Generale, verifica importante della vostra identità carismatica. Auspico di cuore che grazie all'impegno e alla collaborazione di tutti la memoria storica delle vostre origini diventi memoria viva che imprima nuovo slancio al vostro apostolato.

Poiché occorre distinguere il carisma dalle forme contingenti in cui esso è stato espresso nel passato, sarà opportuno operarne una revisione equilibrata e realistica, all'insegna dei principi della sussidiarietà e della complementarietà, già recepiti dalle vostre Costituzioni, ma che forse attendono nuove esplicitazioni per aderire meglio all'odierna situazione della vostra Congregazione.

4. Rendiamo grazie al Signore perché negli oltre sei secoli di vita la vostra Congregazione ha sperimentato come la divina Provvidenza abbia guidato i Monaci su cammini di autentica perfezione religiosa. In particolare, la Congregazione ha saputo mantenere sempre vivo quel caratteristico apostolato monastico che è l'ospitalità, offrendo "un'accoglienza premurosa" (Regula Benedictina 53,3) a coloro che avvertono la necessità di uno spazio ideale per riconciliarsi con se stessi, con gli altri e con Dio. E' importante che i Monaci siano per i loro ospiti testimoni della virtù teologale della speranza, aiutandoli così nell'impegno quotidiano di trasformare la storia secondo il progetto di Dio.

Il mio augurio cordiale è che, nella fedele osservanza delle Costituzioni, la legittima diversità di ogni monastero alimenti la ricchezza spirituale di ciò che la tradizione olivetana chiama "unum Corpus". Tale tradizione fa della vostra Congregazione un'agape fraterna di comunità ed è all’origine di quel singolare vincolo tra monaci e monasteri che ben contraddistingue la vostra Famiglia contemplativa.

In tal senso i Padri capitolari saranno chiamati a ricercare adeguate modalità per esprimere in forme aggiornate questa irrinunciabile caratteristica della loro identità monastica, sia sulla base dell’attuale realtà della Congregazione, ormai divenuta internazionale, sia per la situazione storica ed ecclesiale profondamente mutata nella quale essi sono chiamati a renderla presente.

147 Lo Spirito Santo ravvivi in ogni membro lo specifico dono che Dio ha affidato alla vostra Famiglia contemplativa con una sapiente e prudente riformulazione delle intenzioni che hanno guidato il beato Bernardo all'origine della fondazione.

5. Invoco su tutti i Monaci olivetani la protezione materna di Maria, il cui nome brilla nella denominazione ufficiale della vostra Famiglia religiosa, detta appunto Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. A Lei, pellegrina nella fede, chiedo di guidare i vostri passi verso il terzo millennio, continuando ad infondere sulla Congregazione i doni di fecondità spirituale, che ne hanno caratterizzato il passato glorioso e continueranno, ne sono certo, a segnarne anche il futuro.

Con tali voti, mentre invoco sulla Congregazione la celeste protezione della Madonna e del beato Bernardo Tolomei, imparto con affetto a Lei, Reverendissimo Padre, ai Confratelli Monaci olivetani ed a quanti si rivolgono al vostro quotidiano ministero religioso e spirituale una speciale Benedizione Apostolica.

Castelgandolfo, 1 Agosto 1998

IOANNES PAULUS PP. II




PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL CONCERTO OFFERTO


DALLA “ACADEMIA MUSICAE PRO MUNDO UNO”


CON LA “PHILHARMONIA HUNGARICA”


2 agosto 1998




Eccellenze,
Illustri Signori e Signore!

Ho ascoltato con interesse i brani musicali di Felix Mendelssohn e di Zoltán Kodály che la Philharmonia Hungarica ha appena eseguito, durante questa interessante serata artistica, organizzata dall’Academia Musicae pro Mundo Uno di Roma.

Ringrazio anzitutto il Maestro Ervin Acél, direttore stabile dell'Orchestra Sinfonica di Szeged, il violinista Stefan Milenkovich e l’insieme degli orchestrali per la competenza e la bravura con cui ci hanno rallegrato lo spirito. Il mio pensiero riconoscente va, poi, al Maestro Giuseppe Juhar e alla Dottoressa Monika Ryba-Juhar, rispettivamente Presidente e Direttore artistico dell’Academia Musicae pro Mundo Uno.

Saluto cordialmente, inoltre, gli ospiti qui convenuti ed esprimo loro sentimenti di gratitudine per aver voluto onorare con la loro presenza questo appuntamento musicale nel Palazzo Apostolico di Castelgandolfo.

Nell’interpretazione dei testi che ci sono stati offerti, sembrano trasparire tutta la forza e tutto il pathos dell’anima nazionale ungherese, così ricca di sentimento eppure così sobria e nobile, aperta al dialogo con le altre culture.

148 La musica, per il carattere stesso del suo linguaggio universale, ha la capacità di favorire l’incontro fra culture diverse, divenendo veicolo di un fruttuoso scambio di doni che spesso arricchisce chi offre più di chi riceve. Essa eleva l’animo a sentimenti nobili e sinceri e può condurre, attraverso l’armonia delle note e il dialogo degli strumenti, a contemplare la suprema ed eterna bellezza di Dio.

Auspico di cuore che ogni esecuzione musicale sia occasione di interiore arricchimento spirituale e motivo di fraterna intesa fra le persone e le Nazioni.

Accompagno questi sentimenti con una speciale Benedizione, che volentieri imparto ai presenti e alle rispettive famiglie, in auspicio di abbondanti grazie celesti.




GP2 Discorsi 1998 140