GP2 Discorsi 1998 148

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE


DELLA PREGHIERA QUOTIDIANA PER L’ITALIA


(LORETO, 8 SETTEMBRE 1998)






Al Venerato Fratello
Cardinale CAMILLO RUINI
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Ho appreso con gioia che a partire dal prossimo 8 settembre, Festa della Natività della Beata Vergine Maria, riprenderà la Preghiera Quotidiana per l’Italia nella Santa Casa di Loreto e verrà accesa la Lampada dell’Italia, che arderà a simboleggiare l’invocazione del popolo italiano.

La Grande Preghiera per l’Italia iniziò nel 1994, quando la costante sollecitudine che nutro per la diletta Nazione italiana, mi spinse ad invitare a far salire incessantemente a Dio una preghiera nella Chiesa (cfr Ac 12,5) al fine d’ottenere la grazia della conversione dei cuori, condizione indispensabile per costruire una convivenza più giusta e solidale. Il 10 dicembre del medesimo anno, ai piedi della Vergine Lauretana, in fraterna ed intensa comunione con i Vescovi italiani, presenti Autorità dello Stato, ho potuto celebrare la fase conclusiva della corale risposta suscitata da tale appello.

La nuova provvidenziale iniziativa, che riprendendo quell’invito è divenuta la Preghiera Quotidiana per l’Italia, prolunga l’invocazione di pace e costituisce un’ulteriore occasione per prepararsi a vivere la grazia del Giubileo, volgendo lo sguardo con rinnovato e filiale amore a Colei che in ogni contrada della Penisola è venerata quale rifugio sicuro nei pericoli e Madre benevola verso le suppliche di quanti sono nella prova (cfr Sub tuum praesidium, in Breviario Romano).

Mentre l’avvicinarsi del terzo millennio suscita inedite attese e speranze, noi guardiamo a Maria, prima discepola del Signore e Maestra di sapienza, che ci aiuta a leggere le vicende della storia nella totale disponibilità alla Parola del Signore. Col suo materno sostegno, il popolo italiano potrà così più facilmente discernere “i segni dei tempi” ed impegnarsi con coraggio e perseveranza all’edificazione di una società dal volto e dalla dimensione autenticamente umani.

La Lampada dell’Italia, che ogni giorno brillerà nella Casa Santa, luogo che richiama il mistero del Verbo fatto carne, sarà simbolo del costante affidamento alla Madre del Signore da parte della comunità italiana. Essa ricorderà allo stesso tempo che è compito dei cristiani essere vigilanti con le lanterne accese (cfr Mt 25,1-13) e perseveranti nella preghiera e nella fedeltà al Vangelo per illuminare con la fiaccola della Verità e dell’amore di Cristo le varie realtà sociali, politiche, culturali ed economiche dell’esistenza.

149 Mentre formulo fervidi voti che questa provvidenziale iniziativa possa recare i frutti sperati, esprimo vivo compiacimento e, spiritualmente unito a quanti si trovano raccolti nel sacro tempio di Loreto, volentieri imparto a Lei, Signor Cardinale, a Mons. Angelo Comastri, ai Vescovi italiani ed ai fedeli presenti al sacro rito una speciale Benedizione Apostolica, volentieri estendendola all’intera ed amata Nazione italiana.

Castel Gandolfo, 6 agosto 1998

IOANNES PAULUS PP. II



SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DEL SERVO DI DIO PAPA PAOLO VI

PAROLE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Giovedì 6 agosto 1998




E’ sempre viva in tutta la Chiesa la memoria del mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, che, vent’anni or sono, si spense qui, a Castel Gandolfo. Il tempo non ha affievolito il suo ricordo; al contrario, il passar degli anni fa apparire sempre più luminosa la sua figura e più attuali e sorprendenti le sue profetiche intuizioni apostoliche. Quest’anno, poi, la celebrazione del centenario della nascita di questo Pontefice, guida saggia e fedele del popolo cristiano durante il Concilio Vaticano II ed il non facile periodo postconciliare, ci fa sentire più familiare il richiamo alla sua persona e più incisiva la testimonianza del suo amore a Cristo ed alla Chiesa.

E’ morto nel giorno in cui la liturgia commemora l’evento straordinario della Trasfigurazione del Signore.

In un’omelia, così egli commentava l’odierna pagina evangelica: “Bisogna riscoprire il volto trasfigurato di Cristo, per sentire ch’Egli è ancora, e proprio per noi, la nostra luce. Quella che illumina ogni anima che lo cerca e che lo accoglie, che rischiara ogni scena umana, ogni fatica e le dà colore e risalto, merito e destino, speranza e felicità” (Omelia di Paolo VI, 23 febbraio 1964).

Mentre iniziamo la celebrazione dell’Eucaristia, nella quale innalzeremo le nostre preghiere per quest’indimenticabile Pontefice, le sue parole ci esortano a domandare al Signore per la Chiesa e per ogni fedele la coraggiosa ed eroica fedeltà al Vangelo, che ha contraddistinto il suo ministero di Successore di Pietro.


AL CAPITOLO GENERALE


DELLE FIGLIE DI NOSTRA SIGNORA DELLA MISERICORDIA


20 agosto 1998




Carissime Figlie di Nostra Signora della Misericordia!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del Capitolo Generale che avete appena concluso in Savona, città nella quale, oltre un secolo e mezzo fa, Santa Maria Giuseppa Rossello fondò la vostra Congregazione. Il mio saluto cordiale va a ciascuna di voi, che componete l'assemblea capitolare, e si estende al tempo stesso a tutte le Consorelle - oltre mille - nelle diverse comunità disseminate in Europa, Africa, America ed Asia.

Un pensiero beneaugurante rivolgo alla Superiora Generale, Suor M. Celsa Giuseppa Benetti, che è stata confermata in tale incarico dal Capitolo. A lei vanno le mie felicitazioni, insieme con l'incoraggiamento a continuare con animo lieto e sereno nel suo servizio alla Congregazione, per promuoverne l'incisiva presenza apostolica nella Chiesa.

150 2. La vostra riunione capitolare si inscrive nell'anno dello Spirito Santo, seconda tappa dell'itinerario di preparazione immediata al Grande Giubileo del 2000. Per questo vorrei anzitutto richiamare l'"intima relazione" che lega la vita consacrata all'opera dello Spirito Santo (cfr Esort. ap. post-sinod. Vita consecrata VC 19).

Lo Spirito è, in primo luogo, l'anima della vocazione: "è Lui che attrae sempre nuove persone a percepire il fascino di una scelta tanto impegnativa ... è Lui che guida la crescita di tale desiderio ... è Lui che forma e plasma l'animo dei chiamati, configurandoli a Cristo casto, povero e obbediente" (ibid.).

Come il "sì" di Maria, e la sua verginale fecondità, così il dono di sé nella vita consacrata avviene nell'"ombra" della potenza dell'Altissimo. E questo "sì", questo dono si rinnova ogni giorno nell'orante unione con Dio - di cui l'Eucaristia è il culmine -, nella comunione fraterna e nell'apostolato.

Nel corso dei secoli e dei millenni, lo Spirito Santo semina nella Chiesa la varietà dei carismi, tra cui anche quelli propri dei vari Istituti. "Da qui il sorgere di molteplici forme di vita consacrata, attraverso le quali la Chiesa è abbellita ... e arricchita ... per svolgere la sua missione nel mondo" (ibid.).

3. Mediante la luminosa testimonianza di Maria Giuseppa Rossello, lo Spirito ha potuto suscitare nella generosa terra ligure un nuovo germoglio, a partire da quell'inesauribile sorgente di vita evangelica che è l'esperienza della divina Misericordia, "contenuto fondamentale del messaggio messianico e forza costitutiva della sua missione" (Dives in misericordia DM 6). Questo è il vostro carisma, che voi sentite particolarmente collegato con Maria Santissima, Madre della Misericordia e di quanti ad essa si affidano.

Il Capitolo Generale costituisce anzitutto un atto di fedeltà al carisma fondazionale ed al conseguente patrimonio spirituale dell'Istituto. "Proprio in tale fedeltà all'ispirazione dei fondatori e delle fondatrici, dono dello Spirito Santo, si riscoprono più facilmente e si rivivono più fervidamente gli elementi essenziali della vita consacrata" (ivi, 36). Nelle riunioni capitolari, ci si pone in ascolto di ciò che lo Spirito vuole dire, per discernere che cosa significhi essere fedeli al proprio carisma nell'oggi dell'Istituto, della Chiesa e del mondo, affinché il seme di santità possa portare frutto nel tempo presente.

A tale riguardo, "deve restare, comunque, viva la convinzione che nella ricerca della conformazione sempre più piena al Signore sta la garanzia di ogni rinnovamento che intenda rimanere fedele all'ispirazione originaria" (ivi, 37).

4. Anche l'umanità contemporanea - con le sue povertà di sempre e con quelle specifiche della nostra epoca - ha sete della divina Misericordia, e chiede di riconoscerne la presenza in uomini e donne che ne siano testimoni credibili.

Tale testimonianza non può che partire dalla vita stessa della comunità religiosa, la quale è il luogo in cui la misericordia si fa quotidiana attenzione reciproca, condivisione, correzione fraterna. Da un'intensa esperienza personale e comunitaria si irradiano i vari "ministeri di misericordia" - come li chiamano le vostre Costituzioni -, che sono il vostro peculiare modo di "lavorare per l'estensione del Regno di Dio" (Cost. 4).

Tutto questo voi lo ponete, care Sorelle, sotto la speciale protezione di Maria Madre di Misericordia. Ella, "esempio sublime di perfetta consacrazione" (Vita consecrata VC 28), ricordi sempre a ciascuna delle sue Figlie "il primato dell'iniziativa di Dio" e comunichi loro "quell'amore che consente di offrire ogni giorno la vita per Cristo, cooperando con Lui alla salvezza del mondo" (ibid.). Possa la Vergine Santa, anche grazie alla vostra testimonianza di fede e d'amore, essere da tutti riconosciuta come Madre di Misericordia.

Con questo auspicio imparto di cuore a voi ed all'intera Congregazione una speciale Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL 19° MEETING


PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI


(RIMINI, 23-29 AGOSTO 1998)


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A Sua Eccellenza Reverendissima

Mons. MARIANO DE NICOLÒ
Vescovo di Rimini
Eccellenza Reverendissima,

1. In occasione dell'annuale Meeting per l'Amicizia dei Popoli, in programma dal 23 al 29 agosto p.v., Sua Santità La incarica di porgere agli organizzatori ed ai partecipanti il Suo cordiale saluto, esprimendo vivo compiacimento per questa manifestazione, ormai diventata un punto di riferimento per numerose persone, in gran parte giovani, provenienti da varie Nazioni.

Il tema dell'incontro, "La vita non è sogno", proseguendo idealmente la riflessione della scorsa edizione, intende porre in evidenza il male profondo del nostro tempo: quella crisi del senso della realtà che si traduce in crisi del rapporto dell'uomo con essa. L'uomo di oggi avverte che il suo pensiero poggia su basi fragili e spesso inadeguate per corrispondere pienamente a tutta la ricchezza del reale. Alcune correnti filosofiche hanno corroso a tal punto i fondamenti della conoscenza da indurre a porre la questione circa la stessa esistenza della realtà.

Tutto questo causa un pericoloso offuscamento dello sguardo ed un grave disorientamento, che rendono difficile, quando addirittura non impediscono, l'approccio al reale. Paradossalmente, questo amaro risultato è frutto di un secolare percorso di pensiero che ha cercato di stabilire in ogni modo le condizioni che rendono possibile la certezza. Lo ha fatto, però, partendo dall'erroneo presupposto positivista che la certezza fosse da identificare con l'esattezza delle scienze positive. La conseguenza è stata che la ragione scientifica si è spesso arrogata il diritto di decidere di che cosa si possa essere certi, relegando ai margini dell'attenzione come inaffidabili le altre forme di conoscenza.

In questa ottica, "reale" è ciò che cade sotto l'occhio indagatore dello scienziato, ciò che in qualche modo l'uomo può misurare. Si è escluso così di poter discorrere di Dio e dell'intima natura delle cose, trattandosi di argomenti non verificabili sperimentalmente e perciò per definizione non significativi. Alcuni hanno creduto di vedere in questa cesura tra le cose misurabili, e quindi "reali", e quelle non misurabili, e perciò "irreali", una grande conquista, che avrebbe dovuto far pervenire il genere umano a traguardi scientifici, umani e civili sempre più alti, assicurandogli pace, unità, benessere e liberandolo dalle forze oscure della superstizione e delle credenze irrazionali.

2. La condizione di molti contemporanei mostra, invece, come tali dottrine abbiano prodotto frutti di natura ben diversa. La realtà misurabile con i più sofisticati mezzi tecnici si è rivelata più esigua di quanto entusiasticamente sperato, mentre, al di là di essa, è andato estendendosi il vasto territorio dell'incontrollabile, quindi del "non reale". Deludendo le aspettative dello scientismo, la scienza si è mostrata incapace di illuminare con la sua "esattezza" vasti campi dell'esperienza umana. Sintomaticamente, nell'arte, nella letteratura, nel teatro, dove la coscienza del secolo presente si esprime in modo più acuto e drammatico, è affiorato il sentimento dell'assurdo, della mancanza di senso e della condizione "infernale" della vita umana. Ci si è resi conto dell'alienazione tragica in cui si finisce per cadere quando ci si ostina a non riconoscere che la realtà va oltre i confini della misura adottata. L'essere umano, infatti, non può rinunciare alla sete che lo spinge verso l'Assoluto. Non può rassegnarsi a decretare irreale quanto non rientra nella sua capacità di controllo sperimentale.

Ciò nonostante, vi sono orientamenti culturali che sembrano non voler rinunciare alla direzione di marcia intrapresa. Essi cercano piuttosto di rimediare alla profonda condizione di disagio dell'uomo contemporaneo suggerendo la fuga da quella realtà che è ormai soltanto causa di sofferenza, in quanto mancante di un senso. La proposta è di rifugiarsi in un mondo di sogno.

Proprio su questo il Meeting invita a riflettere. Il sogno sembra offrire un ambito in cui finalmente il turbamento dell'uomo può trovare riposo, al riparo dalla tempesta della vita. Non importa se il recinto di questo sogno non è chiuso e protetto da ogni lato e se l'irrazionalità e il gelo del mondo penetrano di quando in quando a sconvolgerne l'atmosfera. Questa è l'unica felicità raggiungibile, l'unica alternativa possibile al Nulla, e perciò ci si deve accontentare. Così parla una certa cultura del momento.

152 3. Dinanzi a queste insidiose proposte di fuga, occorre affermare con forza che la vita non è sogno. Ad un'esistenza che le pretese di autonomia dell'uomo hanno svuotato di realtà, senza riuscire tuttavia ad impedirle di provocare dolore e morte con le sue incalzanti richieste, non si può rispondere proponendo una sfera di illusioni e di promesse fallaci. La nostra coscienza di uomini del XX secolo è stata spesso ferita da dottrine che hanno escluso ogni possibilità di comunicazione col mistero delle cose. Sono dottrine che hanno fiaccato interiormente l'uomo e sembrano avergli tolto il nerbo necessario per reagire ai condizionamenti che lo appesantiscono impedendogli un'autentica rinascita. Dove trovare questa forza fresca, questa nuova energia vitale?

Spetta ai cristiani il compito di annunciare con coraggio all'uomo contemporaneo l'urgenza di ritornare alla promessa, iscritta nel suo stesso essere non da una divinità malvagia, interessata alla sua sofferenza, ma da un Dio amorevole che ha messo in lui un'attesa di significato, manifestantesi in una sete mai estinta e in una inquietudine interiore che sembra non poter trovare riposo. E' questa la strada maestra, che conduce verso quella realtà in cui è possibile trovare la risposta. Interrogata con sincerità, la realtà non tradisce le attese dell'uomo e si dimostra viva, eloquente, significativa. Si rivela come "segno" di Colui che l'ha creata e come "cifra" dell'autentico significato dell'esistenza.

4. Una seconda responsabilità investe i cristiani di oggi, quella di gridare al mondo che Cristo ha già spezzato le catene in cui l'uomo torna continuamente ad impastoiarsi. Il Figlio di Dio si è fatto compagno dell'uomo nella sua ricerca di senso e di bene, affiancandolo sulle strade del suo desiderio. Egli è la "via" che conduce alla Realtà ultima (cfr
Jn 14,6), la "porta" che apre l'accesso verso quel senso a cui lo spirito umano anela (cfr Jn 10,7).

Cristo sostiene lo slancio dell'uomo che, lasciato alle sue sole forze, rischierebbe di smarrirsi di fronte all'apparente opacità delle cose o finirebbe per di arrogarsi il diritto di piegare la realtà al suo disegno, rendendola in tal modo muta di fronte alle sue domande. Il Figlio di Dio venuto nel mondo ha risolto il disagio dell'uomo, ha abolito la sua alienazione. Egli che ha detto: «Io sono... la vita» (Jn 11,25) chiama il cristiano, anche nel nostro tempo, a gridare al mondo: la vita è Cristo - la realtà trova il suo senso pieno in Cristo!

La Chiesa, come "luogo" dove il Risorto è presente, soprattutto nei sacramenti e nella comunione con i fratelli, ha la missione di mantenere desta la sete di realtà che pulsa nell'animo umano. Qui Cristo ci conduce al Padre: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Jn 14,9). Qui Cristo ci introduce, per la porta della sua stessa umanità, all'incontro con il senso profondo della realtà, con quel significato che può ricomporre ai nostri occhi il disegno eterno e misterioso in cui l'inquietudine umana finalmente trova pace.

5. Nell'inviare a Vostra Eccellenza le presenti riflessioni perché le consegni ai partecipanti al Meeting, il Sommo Pontefice formula l'augurio che la manifestazione possa aiutare l'uomo contemporaneo a trovare in Cristo Colui che colma la sua sete di verità e di pace.

Con tale auspicio, il Santo Padre imparte a Lei ed a tutti i presenti la Sua Benedizion e, pegno di copiosi favori celesti.

Anch'io unisco volentieri i miei personali voti per la piena riuscita dell'incontro e profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio
dell'Eccellenza Vostra Rev.ma

dev.mo nel Signore

Card. Angelo Sodano

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Segretario di Stato

Settembre 1998



ALL’ISTITUTO SECOLARE


“MISSIONARIE DELL’AMORE INFINITO”


4 Settembre 1998




Carissime Missionarie dell'Amore Infinito!

1. Siate le benvenute a questo incontro, che avete desiderato in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del vostro Istituto secolare. A ciascuna di voi rivolgo il mio saluto cordiale, con uno speciale pensiero di fraterno affetto per Mons. Luigi Bettazzi, che vi accompagna. Giustamente egli ha voluto essere presente oggi con voi, in qualità di Vescovo della Chiesa particolare in cui avvenne la fondazione, cioè della diocesi di Ivrea. In quella terra, infatti, fecondata agli inizi di questo secolo dalla testimonianza della serva di Dio Madre Luisa Margherita Claret de la Touche, prese origine l'Opera dell'Amore Infinito, nel cui alveo è nata la vostra famiglia. Ottenuto il riconoscimento diocesano nel 1972, l'Istituto è stato poi da me approvato per tutta la Chiesa. Di fatto, esso è ora presente in varie parti del mondo.

L'atteggiamento fondamentale con cui voi state celebrando quest'anniversario è certamente quello del rendimento di grazie, e ad esso sono ben lieto di associarmi.

2. Stiamo vivendo, carissime, un anno tutto dedicato allo Spirito Santo. Ebbene, non costituisce forse un ulteriore, speciale motivo di riconoscenza questa coincidenza, il fatto cioè che voi celebriate il cinquantennio dell'Istituto nell'anno dello Spirito Santo? E' solo grazie allo Spirito, infatti, e nello Spirito, che noi possiamo dire: "Dio è amore" (1Jn 4,8 1Jn 4,16), affermazione che costituisce l'inesauribile nucleo sorgivo della vostra spiritualità. Chi rivela agli uomini questa fondamentale verità evangelica, sintesi di tutto il credo cristiano, se non Colui che "scruta le profondità di Dio" (1Co 2,10) e ricorda ai discepoli tutto ciò che Cristo ha insegnato (cfr Jn 14,26)?

"Si può dire che nello Spirito Santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone, e che per lo Spirito Santo Dio "esiste" a modo di dono. E' lo Spirito Santo l'espressione personale di un tale donarsi, di questo essere-amore. E' Persona-amore. E' Persona-dono" (Lett. encicl. Dominum et vivificantem DEV 10).

3. La Chiesa esiste ed è mandata nel mondo per annunciare questa verità, principio di salvezza e di speranza per tutti gli uomini: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Il messaggio cristiano dell'amore, così come Cristo lo ha rivelato e trasmesso alla Chiesa, non può essere annunciato se non nella forma della testimonianza. Tutta la Chiesa, nell'integralità e varietà delle sue membra, è impegnata in quest'opera di evangelizzazione, della quale lo Spirito Santo è il principale agente (cfr Tertio millennio adveniente TMA 45).

Egli, "artefice mirabile della varietà dei carismi, ha suscitato nel nostro tempo nuove espressioni di vita consacrata, quasi a voler corrispondere, secondo un provvidenziale disegno, alle nuove necessità che la Chiesa oggi incontra nell'adempimento della sua missione nel mondo. Il pensiero va innanzitutto agli Istituti secolari" (Vita consecrata VC 10), nel cui ambito il Signore ha chiamato a vivere anche voi, care Sorelle.

Siate, pertanto, "lievito di sapienza e testimoni di grazia" all'interno della vita ecclesiale, professionale e sociale, attraverso la vostra "specifica sintesi di secolarità e consacrazione", che "immette nella società le energie nuove del Regno di Cristo" (ibid.). Vi incoraggio anche a proseguire il prezioso servizio che rendete ai sacerdoti, mediante la preghiera e la collaborazione.

154 Contemplando la sublime figura di Maria Santissima, nella quale ogni stato di vita nella Chiesa riconosce il proprio perfetto modello, possiamo scorgere anche i tratti della secolarità evangelica femminile. Lo Spirito Santo, che introduce alla pienezza della verità (Jn 16,13), possa guidare ciascuna di voi e l'intero Istituto sulle orme della Vergine, per diventare sempre più e sempre meglio missionarie dell'infinito amore di Dio.

Vi accompagni in questo cammino la Benedizione Apostolica, che di cuore vi dono.




AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO NAZIONALE


PROMOSSO DALL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA ADULTI


5 settembre 1998




1. "Adulti insieme. Pellegrini di speranza".

Carissimi Fratelli e Sorelle, sono queste le parole che hanno accompagnato il vostro cammino di preparazione a questo incontro nazionale presso la sede di Pietro. Vi accolgo con affetto. Saluto il vostro Assistente Generale, Mons. Agostino Superbo, come pure il Presidente ed i Vicepresidenti Nazionali, con un vivo ringraziamento per le calorose espressioni che mi sono state da essi indirizzate a nome di tutti. Rivolgo un affettuoso pensiero ai numerosi Cardinali e Vescovi presenti. Saluto poi il Presidente del Consiglio, Onorevole

Romano Prodi, il Sindaco di Roma e le altre personalità che onorano della loro presenza questo incontro.

Vi siete definiti pellegrini, voi carissimi adulti di Azione Cattolica, che camminate con speranza verso il Giubileo del Duemila. Questa data, che segna l'ingresso nel nuovo millennio, ha bisogno di donne e uomini capaci di guardare con gioia al futuro. Ha bisogno di donne e uomini che tale futuro sappiano costruire con fiducia e operosità, impegnandosi ad orientare verso Dio tutte le realtà temporali.

Siete adulti pellegrini, che si pongono nella prospettiva della Chiesa in cammino tra le vicende del tempo verso la patria del Cielo: "Di domenica in domenica, infatti, la Chiesa procede verso l'ultimo «giorno del Signore», la domenica senza fine" (Dies Domini, 37).

Non da oggi soltanto, voi siete in cammino. Il vostro è un lungo pellegrinaggio, che ha attraversato la storia di questo Paese venendo da lontano. Per questo avete voluto dare inizio al vostro incontro nazionale ritrovandovi ieri a Viterbo sulla tomba di Mario Fani, che, insieme a Giovanni Acquaderni, fondò, centotrenta anni fa, la "Società della Gioventù Cattolica".

Questi uomini e donne ricchi di santità hanno, da allora, segnato il vostro cammino! Mi limito a ricordare uno dei più eminenti, il Venerabile Giuseppe Toniolo, del quale ricorre proprio quest'anno l'ottantesimo anniversario della morte.

Sono uomini e donne di ieri, che hanno posto il seme perché voi, adulti di oggi, siate pronti ad assumere le vostre responsabilità di fronte a questo difficile e affascinante presente.

155 2. L'essere adulti non è una condizione che si acquisisce semplicemente con l'età. E' piuttosto una identità che va formata entro l'ambiente in cui si è chiamati a vivere, avendo saldi punti di riferimento. Essere cristiani laici adulti è una vocazione che va riconosciuta, accolta ed esercitata. E' per questo che voi, adulti di Azione Cattolica, vi sentite permanentemente pellegrini nella storia. Voi percorrete gli itinerari della storia "insieme".

Questo vostro associarvi è stato riconosciuto dal Magistero come una forma di ministerialità per la Chiesa locale, al fine di servirla nella diocesi e nella parrocchia, come anche nei luoghi e nelle situazioni in cui le persone vivono la propria esperienza umana.

Tale servizio, inerente al vostro essere laici adulti nella Chiesa e nel mondo, trova la sua sorgente nel Battesimo e nella Cresima. Per molti, poi, è confermato dal Matrimonio; per tutti riceve la sua forza principale dall'Eucarestia.

Attraverso la vita sacramentale, rafforzando il primato della vita spirituale, siete chiamati a recare il vostro contributo all'edificazione della Chiesa come casa "che vive in mezzo alle case dei suoi figli e della sue figlie" (Christifideles laici
CL 26). Occorre, per questo, impegnarsi ad essere una casa viva, dove ogni membro si sente parte di un'unica famiglia. Anzi voi, come Azione Cattolica, dovete essere una famiglia di famiglie, in cui ogni famiglia è difesa nella sua dignità e soggettività ed ha un ruolo attivo nell'azione pastorale.

3. Ciascuno dovrà portare i propri doni, le proprie competenze. Nessuno deve sentirsi inutile o di peso, giacché ad ognuno il Signore assegna un compito. La Chiesa diventa ricca di energia apostolica quando questi doni particolari sono posti a servizio di tutta la comunità.

Il vostro aggregarvi nell'Azione Cattolica sia inteso, perciò, come servizio alla crescita della comunione ecclesiale. Una comunione che non deve esprimersi soltanto in un vago affetto, ma deve esercitarsi come organica solidarietà tra tutti i componenti della Chiesa locale. Inoltre, il vostro essere associazione presente su tutto il territorio nazionale vi impone il compito di adoperarvi con tutte le vostre forze a che si rafforzi sempre più la comunione tra tutte le Chiese che sono in Italia e fra queste e la Chiesa di Roma, che presiede alla carità.

E' nella natura stessa della vostra associazione il legame inscindibile con la Gerarchia, e con il Successore di Pietro in modo particolare. Il vostro amore per il Papa continui ad esprimersi in quella gioiosa e puntuale accoglienza del suo Magistero, che è propria della vostra secolare tradizione.

4. La vostra Associazione vuole essere una casa posta tra le case degli uomini. In questo si esprime la vostra missionarietà. Già il Concilio Vaticano II aveva assegnato all'Azione Cattolica un ruolo necessario per "l'implantatio ecclesiae e lo sviluppo della comunità cristiana" (Ad gentes AGD 15). Ciò significa per voi, oggi, riappropriarvi di quella missionarietà necessaria anche per le Chiese di antica cristianità. In queste, come ho detto nella Redemptoris Missio, ci sono "interi gruppi di battezzati che hanno perduto il senso vivo della fede, o addirittura non si riconoscono più come membri della Chiesa, conducendo un'esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo" (n. 33).

Oggi, inoltre, l'urgenza di "rifare il tessuto cristiano della società umana" (Christifideles laici CL 32) è divenuta ancora più pressante. E' per questo che la vostra azione apostolica deve assumere una valenza culturale, deve essere capace, cioè, di creare tra la gente una mentalità che scaturisca dai valori cristiani inalienabili e di questi sia intrisa.

Perciò, la vostra formazione sia sempre più attenta ed aperta ai problemi che la società oggi pone. E sia capace di creare quella cultura politica che opera sempre e comunque per il bene comune e la salvaguardia dei valori. Una cultura che sappia ripartire dalla vita umana. “E', questa, un'esigenza particolarmente pressante nell'ora presente, nella quale la «cultura della morte» così fortemente si contrappone alla «cultura della vita» e spesso sembra avere il sopravvento” (Evangelium vitae EV 87).

5. Carissimi Fratelli e Sorelle, il Papa vi esorta a continuare nel vostro impegno di essere pellegrini di speranza, solleciti per le sorti di ogni donna e di ogni uomo che incontrate sulla vostra strada. A tutti sappiate indicare Gesù Cristo quale amico e consolatore di ogni umana miseria e come trascendente Signore della storia.

156 Vi accompagno con la mia preghiera. Camminate con fiducia incontro al nuovo millennio: "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (He 13,8).

A conferma del mio affetto ed a sostegno del vostro impegno imparto a tutti di cuore la mia Benedizione.

PAROLE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


PER RICORDARE IL 1° ANNIVERSARIO DELLA MORTE


DI MADRE TERESA DI CALCUTTA


Sabato, 5 settembre 1998




Esattamente un anno fa, la sera del 5 settembre, moriva a Calcutta Madre Teresa. Il suo ricordo è vivo nel cuore di ciascuno di noi, in tutta la Chiesa e nel mondo intero. Questa piccola donna, venuta da un'umile famiglia, quale meravigliosa opera ha saputo compiere con la forza della fede in Dio e dell'amore per il prossimo!

In realtà, Madre Teresa è stata un dono di Dio ai più poveri dei poveri; e nello stesso tempo, proprio per il suo straordinario amore verso gli ultimi, è stata e rimane un dono singolare per la Chiesa e per il mondo. La sua totale donazione a Dio, ogni giorno riconfermata nella preghiera, si è tradotta in una totale donazione al prossimo.

Nel sorriso, nei gesti e nelle parole di Madre Teresa, Gesù ha camminato ancora sulle strade del mondo come Buon Samaritano, e continua a farlo nelle Missionarie e nei Missionari della Carità, che formano la grande famiglia da lei fondata. Ringraziamo le figlie e i figli di Madre Teresa per la loro radicale scelta evangelica e preghiamo per tutti loro, perché siano sempre fedeli al carisma che lo Spirito Santo ha suscitato nella loro Fondatrice.

Non dimentichiamo il grande esempio lasciato da Madre Teresa, e non limitiamoci a commemorarla con le parole! Abbiamo il coraggio di mettere sempre al primo posto l'uomo e i suoi diritti fondamentali. Ai Capi delle Nazioni, sia ricche che povere, dico: non confidate nella potenza delle armi! Procedete decisamente e lealmente sulla via del disarmo, per destinare le necessarie risorse ai veri, grandi obiettivi della civiltà, per combattere uniti contro la fame e le malattie, perché ogni uomo possa vivere e morire da uomo. Questo vuole Dio, che ce lo ha ricordato anche attraverso la testimonianza di Madre Teresa.

E lei ci assista e ci accompagni dal Cielo!




A S.E. IL SIGNOR KARL BONUTTI


AMBASCIATORE DI SLOVENIA PRESSO LA SANTA SEDE


IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE


DELLE LETTERE CREDENZIALI


7 settembre 1998




Signor Ambasciatore,

1. E' con grande piacere che Le do il benvenuto, nel momento in cui Ella presenta le Lettere che l'accreditano presso la Santa Sede in qualità di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Slovenia.


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