GP2 Discorsi 1998 164

164 3. Questa visione di cielo non ci distoglie dalla consapevolezza dei problemi e delle difficoltà che accompagnano l'esistenza quotidiana sulla terra. Penso, in particolare, ai problemi che investono la società nel suo insieme. Anche in questo vostro golfo non mancano, almeno come riflesso di crisi in ambiti più vasti, seri motivi di preoccupazione. Voi vi interrogate, ad esempio, sul futuro delle nobili tradizioni dell'artigianato, del commercio, dell'agricoltura nelle sue forme locali, non sostituite adeguatamente dai nuovi sistemi di lavoro e di applicazione tecnologica. Se continua a prosperare il turismo attratto dalla bellezza dei luoghi, i periodi di riposo e di vacanza vengono spesso sensibilmente ridotti in ragione dei costi sempre più alti.

Di conseguenza, anche qui vi sono difficoltà notevoli nel procurare a tutti, e specialmente ai giovani con titoli di studio, un lavoro adeguato. Per l'imprenditoria e il commercio, poi, la difficoltà è determinata dalla carenza di adeguate disponibilità finanziarie. C'è, infine, il rischio della cosiddetta "povertà delle famiglie", che è in crescita secondo recenti statistiche, a motivo dell'aumento delle persone anziane e sole.

4. Voi mi capirete se, anche in questa circostanza, ricorderò i nodi etico-sociali a cui sono legati molti dei fenomeni menzionati. Come non accennare, ad esempio, alla caduta della cultura della vita con la conseguente denatalità, quando si cercano le ragioni profonde della stessa crisi economica? E chi non riconoscerebbe una insufficiente solidarietà sociale alla radice della carente collaborazione nell'affrontare i nuovi, imponenti problemi economici, sociali, politici? Scendendo ancor più in profondità, è nel venir meno del senso religioso e della connessa sensibilità etica che va cercata la spiegazione di tante difficoltà che affliggono il nostro tempo nell'ambito sia familiare che sociale.

Voi Chiavaresi, voi tutti che siete legati per ragioni varie a questa città e ai suoi abitanti, avete avuto la prova storico-sperimentale della necessità e dei benefici della religione nel segno della Madonna dell'Orto: nel suo sorriso di Madre buona e gentile, nella sua mano benedicente insieme con quella del Bambino. Voi tutti sapete che, pur dovendo ciascuno di noi impegnarsi con ogni energia per far sì che si rinnovi una società solidale nella giustizia e nell'amore, tuttavia è necessario incessantemente ricorrere a Colei che, quale Madre potente e benigna, può assicurare fecondità ai nostri sforzi. Lo avete toccato con mano molte volte nella vostra storia.

Voglio qui ricordare soltanto quel 25 agosto 1835, quando su questa stessa piazza sant'Antonio Maria Gianelli, allora arciprete di Chiavari, poté annunciare che la grazia della preservazione dal colera era stata ottenuta dalla Madonna dell'Orto e dal Santissimo Crocifisso portato nella processione penitenziale. L'arciprete aveva visto e annunciato il ritorno delle rondini. Da allora avete parlato del "miracolo delle rondini", al quale un vostro illustre musicista, il maestro Campodonico, per tanti anni organista della cattedrale, dedicò un ispirato oratorio, "Le rondini della Madonna", eseguito più volte tra queste mura.

5. Preghiamo tutti per ottenere che quel "miracolo" si rinnovi nella nostra società, come liberazione "a peste, fame et bello", secondo l'antica invocazione delle Litanie dei Santi. Oggi più che mai abbiamo bisogno di liberazione da vecchie e nuove epidemie, da antiche e nuove forme di guerra. Abbiamo bisogno di una buona organizzazione dell'economia, ma soprattutto del risanamento dei costumi quale necessaria premessa di una società più giusta e solidale.

Per tutto questo chiediamo alla Madonna, nelle Litanie Lauretane: Auxilium christianorum, ora pro nobis. E voi, Chiavaresi, per un'antica concessione della Santa Sede, aggiungete: Regina Advocata nostra, ora pro nobis (cfr S.C. dei Riti, 1° settembre 1782).

Nelle mani e nel cuore di questa Regina e Avvocata metterò tutti voi, inginocchiandomi dinanzi al trono che le avete eretto nel vecchio "orto del Capitano". "Proteggi - le dirò - tutti questi tuoi figli pieni di speranza in Te: o clemente, o pia, o cara Madonna dell'Orto, o dolce Vergine Maria!".



VISITA PASTORALE

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A CHIAVARI E BRESCIA

(18-20 SETTEMBRE 1998)

INCONTRO DEL SANTO PADRE

CON IL CLERO, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE,


LE MONACHE DI CLAUSURA E I SEMINARISTI


NELLA CATTEDRALE DI CHIAVARI


18 settembre 1998

Carissimi Fratelli e Sorelle,


1. Sono lieto dell’incontro di questa sera, che mi consente di vivere uno speciale momento di comunione con voi, Sacerdoti, Seminaristi, Consacrati e Consacrate, e con voi, Religiose claustrali.

165 Saluto cordialmente il vostro Pastore, il caro Mons. Alberto Maria Careggio. Saluto pure con affetto Mons. Daniele Ferrari, Vescovo emerito, e tutti voi, qui convenuti per confermare il vostro attaccamento al Successore di Pietro ed alla Chiesa locale, nella quale la Provvidenza vi ha posti a rendere la vostra testimonianza.

2. Cari Sacerdoti, e voi, giovani che vi preparate al Sacerdozio, il Maestro è costantemente all’opera nel mondo e dice a ciascuno di quelli che ha scelto “Seguimi” (
Mt 9,9). E’ una chiamata che esige la conferma quotidiana di una risposta d'amore. Sia sempre vigile il vostro cuore! Avrete un giorno la gioia di partecipare alla beatitudine dei servi che «il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli» (Lc 12,37).

L'intimità con Gesù Cristo è l’anima del ministero sacerdotale. Essa si rafforza quanto più è irrorata dalla rugiada della preghiera e nutrita dalla celebrazione e dalla contemplazione dell'Eucharisticum mysterium, vertice dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Così il sacerdote diviene icona vivente di quell’officium laudis che si compie incessantemente nell’universo e si innalza a Dio creatore e redentore.

Carissimi, sia vostro costante impegno imitare il Buon Pastore. Sappiate ascoltare quanti sono stati affidati alle vostre cure; dialogate con tutti, accogliendo con magnanimità chi bussa alla porta del vostro cuore ed offrendo a ciascuno i doni che la bontà divina vi ha affidato. Vostro compito è di mostrare all’uomo l’altissima dignità alla quale è chiamato e di aiutarlo a corrispondervi. Perseverate nella comunione con il vostro Vescovo e nella collaborazione reciproca, per la vostra personale maturazione spirituale e per la crescita delle vostre comunità nella carità.

3. Cari Consacrati e Consacrate, molto la Chiesa s'attende da voi, che avete la missione di testimoniare in ogni epoca della storia «la forma di vita che Gesù, supremo consacrato e missionario del Padre per il suo Regno, ha abbracciato ed ha proposto ai discepoli che lo seguivano» (Esort. ap. Vita consecrata, 22). Sia resa lode a Dio per la molteplicità di carismi con i quali Egli ha abbellito il volto della sua Chiesa e per i frutti di edificazione di tante esistenze totalmente donate alla causa del Regno!

Dio sia la vostra unica ricchezza: da Lui lasciatevi plasmare, per rendere visibile all’uomo d’oggi, assetato di valori veri, la santità, la verità, l'amore del Padre celeste. Sorretti dalla grazia dello Spirito, parlate alla gente con l'eloquenza di una vita trasfigurata dalla novità della Pasqua. L’intera vostra esistenza diverrà così diaconia della consacrazione che ogni battezzato ha ricevuto quando è stato incorporato a Cristo.

Siate fedeli all'altissima vocazione che avete ricevuto. Fatevene missionari mediante l’esempio e la parola. Alimentate il vostro impegno alle sorgenti della Scrittura, dei Sacramenti, della lode costante di Dio, lasciando che l'azione dello Spirito penetri sempre più a fondo nelle vostre anime. Sarete così operatori efficaci della nuova evangelizzazione, nella quale la Chiesa è impegnata, alle soglie del nuovo millennio.

4. E ora una speciale parola a voi, carissime Claustrali, che costituite il segno dell’unione esclusiva della Chiesa-Sposa con il suo Signore, sommamente amato. Voi siete sospinte da una irresistibile attrattiva che vi trascina verso Dio, termine esclusivo di ogni vostro sentimento e di ogni vostra azione. La contemplazione della bellezza di Dio è diventata la vostra eredità, il vostro programma di vita, il vostro modo di essere presenti nella Chiesa.

La vostra esistenza è testimonianza della potenza dello Spirito che agisce nella storia e la plasma con la sua grazia. Quanto fecondo è il vostro abitare negli atri della casa del Signore! Le mura che circondano la vostra vita non vi distanziano dai travagli dell’umanità, ma anzi in essi spiritualmente vi immergono, per recarvi il conforto divino, propiziato dalla vostra preghiera. La misteriosa efficacia della vostra intercessione accompagna i passi dei servi del Signore, che percorrono le vie del mondo annunciando agli uomini di ogni cultura e lingua il Regno di Dio. Grazie, sorelle carissime, per il decisivo contributo che recate alla Chiesa!

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! Ognuno, secondo la vocazione propria, è chiamato a prendersi cura del Popolo di Dio. Siate premurosi con gli infelici, larghi di cuore con chi vi stende la mano, magnanimi con quanti invocano la misericordia divina, saldi nella difesa dei poveri, obbedienti alla Chiesa e ai suoi Pastori.

Vi accompagni l’intercessione della Vergine, che ha consacrato l’intera esistenza a Cristo suo Figlio e alla diffusione del Regno di Dio.

166 A tutti la mia affettuosa Benedizione.

VISITA PASTORALE

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A CHIAVARI E BRESCIA

(18-20 SETTEMBRE 1998)


ALLA CITTADINANZA DI BRESCIA


NELLA PIAZZA PAOLO VI


19 settembre 1998

Carissimi Fratelli e Sorelle di Brescia!


1. Eccomi per la seconda volta nel cuore della vostra Città, in questa storica Piazza, che avete voluto intitolare al mio venerato predecessore e vostro illustre concittadino, il Servo di Dio Paolo VI.

Qui, edifici prestigiosi - il Duomo, con a fianco l'antica cattedrale romanica, ed il Broletto - evocano il vostro passato nobile e ricco di storia, ma soprattutto attestano l'impegno di collaborazione tra società civile e religiosa ed indicano nell'incontro con Dio e nell'impegno morale e sociale il segreto del cammino di civiltà e di benessere compiuto dalla Città.

Grazie per l'affetto con cui mi avete accolto, riaffermando l'antica tradizione di fedeltà al Papa della popolazione bresciana. Ringrazio, in particolare, il Signor Ministro Beniamino Andreatta per le cortesi espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome del Governo Italiano. Rivolgo altresì il mio grato pensiero al Signor Sindaco, che si è fatto interprete dei sentimenti cordiali e del gioioso benvenuto dell'intera Cittadinanza.

Saluto il venerato Pastore della Diocesi, Mons. Bruno Foresti e il suo Ausiliare e rivolgo un deferente pensiero al Presidente della Regione Lombardia, come pure a tutte le Autorità che con la loro presenza danno lustro a questo incontro.

2. "Brixia Fidelis Fidei et Iustitiae". Questo antico motto ben sintetizza l'identità di Brescia, che anche i suoi illustri monumenti testimoniano. Essi costituiscono la traccia visibile dei valori trasmessi dalle generazioni passate e tuttora presenti nei cuori e nella cultura dei suoi abitanti, ed attestano una mirabile sintesi di fede e di ordinata convivenza, di amore alla propria terra e di solidarietà con ogni essere umano. Da questi valori hanno tratto ispirazione i Bresciani di ieri; ad essi devono continuare a riferirsi quelli di oggi per assicurare alla loro Città un avvenire di autentico progresso.

Il mio pensiero va ai missionari, uomini e donne dall'animo grande, che qui hanno imparato ad amare Dio ed il prossimo e che, resi forti da questa esperienza, hanno portato in varie parti del mondo il gioioso annuncio del Vangelo, infondendo nuova speranza e promuovendo condizioni di vita più degne dell'uomo. Penso ai Fondatori di Istituti religiosi ed ai numerosi Sacerdoti, che nella vostra terra sono stati zelanti testimoni di Cristo e veri maestri di vita. Vorrei anche ricordare con grande ammirazione tutti i papà e le mamme che nella fede profonda ed operosa, nell'amore per la famiglia e nel lavoro onesto hanno trovato il segreto per costruire l'autentico progresso della vostra terra. Né voglio dimenticare l'apporto sia degli uomini di pensiero che dei promotori delle numerose istituzioni culturali e caritative fiorite in terra bresciana, come pure degli artefici dello sviluppo economico, che caratterizza la vostra Città e Provincia.

E' proprio in questa prospettiva che, nel corso della mia prima visita, vi dicevo: "Brescia possiede un prezioso patrimonio spirituale, culturale e sociale, che deve essere gelosamente custodito e vigorosamente incrementato, poiché esso, come nel passato, costituisce anche oggi il presupposto indispensabile per un saggio ordinamento civile e per un autentico sviluppo dell'uomo" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982], 577).

Come sottolinea la ricordata iscrizione scolpita sul frontone della Loggia, la costruzione di un futuro di civiltà e di progresso richiede un duplice ed inscindibile impegno di fedeltà: al Vangelo, radice preziosa e vitale della vostra convivenza civile, ed all'umanità concreta e palpitante, cioè all'uomo "che pensa, che ama, che lavora, che attende sempre qualcosa" (Insegnamenti di Paolo VI, II [1964], 729). Ciò comporta l'impegno ad incarnare nella vita personale e comunitaria i principi religiosi, antropologici ed etici che scaturiscono dalla fede in Gesù Cristo, la continua vigilanza di fronte ai rapidi mutamenti ed alle sfide inedite del tempo presente, il coraggio di tradurre l'ispirazione evangelica in opere, iniziative ed istituzioni in grado di rispondere ai bisogni autentici della persona umana e della società.

167 3. In tale compito, arduo ed esaltante, vi è maestro il mio venerato Predecessore Paolo VI, cui sono venuto a rendere omaggio a conclusione delle celebrazioni nel centenario della nascita, in questa Citta alla quale egli si sentì sempre onorato di appartenere "per nascita e per non mai sopito affetto", come ebbe a dire un giorno (Insegnamenti di Paolo VI, XV [1977], 1185).

Egli fu guida sicura della barca di Pietro in tempi non facili per la Chiesa e per l'umanità, animato sempre da un amore forte e profondo per Cristo e dal desiderio ardente di annunciarlo ai contemporanei, spesso smarriti di fronte a dottrine ed eventi nuovi ed incalzanti. Il ricordo della sua personalità di uomo di Dio, del dialogo e della pace, di persona saldamente ancorata alla fede della Chiesa e sempre attenta alle speranze ed ai drammi dei suoi fratelli, diventa sempre più vivo col passare del tempo ed offre prezioso incoraggiamento anche ai credenti di oggi.

Misteriosi sono gli elementi che uniscono la grandezza e l'eccezionalità di una persona alle sue radici ed al talento di un popolo, ma appare evidente che la Terra bresciana con la sua fede, la sua cultura, la sua storia, i suoi travagli e le sue conquiste ha offerto un contributo determinante alla sua formazione umana e religiosa. In questa comunità, della quale custodì sempre nel cuore il grato ricordo e la dolce nostalgia, il giovane Montini trovò un clima fervido e ricco di fermenti nuovi, come pure validi maestri che seppero suscitare in lui l'interesse per il sapere, l'attenzione ai segni dei tempi e, soprattutto, la ricerca della sapienza che nasce dalla fede, qualità preziose per svolgere i gravi compiti a cui la Provvidenza lo avrebbe chiamato.

4. Testimone singolare del contesto religioso, culturale e sociale, che tanto influì nella formazione del futuro Paolo VI, è il Servo di Dio Giuseppe Tovini, che domani avrò la gioia di proclamare Beato, proprio qui a Brescia, dove egli svolse la sua attività e dove testimoniò con una vita ammirevole le imprevedibili possibilità di bene di cui è capace l'uomo che si lascia afferrare da Cristo.

Questo laico, padre di famiglia premuroso e professionista rigoroso ed attento, moriva proprio nell'anno in cui Giovanni Battista Montini veniva alla luce. Egli sollecitò i cattolici ad affermare i valori del Vangelo nella società, attraverso la creazione di opere educative e sociali, circoli culturali, comitati operativi e singolari iniziative economiche.

In un tempo in cui taluni pretendevano confinare la fede entro le mura degli edifici sacri, Giuseppe Tovini testimoniò che l'adesione a Cristo e l'obbedienza alla Chiesa, lungi dall'estraniare il credente dalla storia, lo spingono ad essere fermento di autentica civiltà e di progresso sociale. Egli fu apostolo dell'educazione cristiana ed esponente di rilievo di quel movimento cattolico che ha segnato fortemente l'intera società italiana di fine Ottocento.

5. Carissimi Bresciani! Le luminose figure di Paolo VI e di Giuseppe Tovini, vanto della vostra Terra, costituiscono per voi un'eredità preziosa, che vi esorto ad accogliere con rinnovato amore, per fare anche oggi dei valori cristiani il centro propulsore di un originale progetto culturale, umano e civile, degno della vocazione della vostra Terra.

Camminate con coraggio sulle strade della verità e della giustizia. Siate sempre fiduciosi ed arditi nel ricercare e nel costruire il bene. Cristo, il Redentore dell'uomo, sia la vostra speranza!

E tu, Brescia, "Fidelis Fidei et Iustitiae", riscopri questo ricco patrimonio di ideali che costituisce la tua ricchezza più vera e sarai capace di essere centro vivo di irradiazione della nuova civiltà, la civiltà dell'amore, auspicata dal tuo grande figlio Paolo VI!

Invocando la protezione della Madonna delle Grazie, venerata nel Santuario cittadino tanto caro al Papa Paolo VI ed ai Bresciani, di cuore imparto a tutti la mia Benedizione.

VISITA PASTORALE

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A CHIAVARI E BRESCIA

(18-20 SETTEMBRE 1998)

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

AL PRESIDENTE DELL’ISTITUTO “PAOLO VI” DI BRESCIA




All'Illustrissimo Signore
168 Dott. GIUSEPPE CAMADINI
Presidente dell'Istituto Paolo VI di Brescia

In occasione della mia visita a Brescia per la conclusione delle celebrazioni centenarie della nascita del venerato Servo di Dio Papa Paolo VI, desidero esprimere una particolare parola di apprezzamento per l'opera che l'Istituto bresciano a lui intitolato ha svolto in questo ventennio di intensa attività.

Con molteplici iniziative di carattere scientifico e divulgativo, l'Istituto Paolo VI ha contribuito in maniera rilevante a far conoscere nel suo valore e nella sua grandezza la figura di Papa Montini in Italia e nel mondo: ne ha illustrato il vero pensiero, il profondo amore alla Chiesa e all'umanità, la passione per l'annuncio di Cristo all'uomo contemporaneo, l'apporto allo svolgimento del Concilio Ecumenico Vaticano II e alla sua attuazione, la spiccata sensibilità per la cultura e per l'arte come vie privilegiate verso la verità.

In questa linea si pone anche l'iniziativa - per la quale formulo i migliori auspici - del Simposio su Paolo VI e l'ecumenismo, programmato per la prossima settimana.

Mentre invoco l'assistenza dello Spirito Santo sull'intera attività presente e futura dell'Istituto, imparto ben volentieri a Lei ed a tutti coloro che prestano la loro collaborazione una speciale Benedizione Apostolica.



VISITA PASTORALE

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A CHIAVARI E BRESCIA

(18-20 SETTEMBRE 1998)

INCONTRO DEL SANTO PADRE

CON I RAPPRESENTANTI DELLA PASTORALE


FAMILIARE E SCOLASTICA IN CATTEDRALE


20 settembre 1998






Carissimi Fratelli e Sorelle,
responsabili e animatori della pastorale familiare
e della pastorale scolastica!

1. Ha un particolare significato e mi dà grande gioia, nella mia breve visita alla vostra Chiesa, l’incontro con voi, in questa giornata in cui Brescia fa memoria di Paolo VI nell’anno centenario della sua nascita ed esulta per la beatificazione di Giuseppe Tovini, entrambi figli insigni di questa vostra Terra. Essi hanno un messaggio da offrire proprio sui temi che vi vedono particolarmente impegnati, quello della promozione della famiglia e quello dell’educazione dei giovani.

169 Il nuovo Beato ce ne parla con l’esempio stesso della sua vita. Egli fu infatti sposo esemplare, padre di ben dieci figli, e seppe fare della sua famiglia una vera “chiesa domestica”, ricca di preghiera e di comunione. Quanto all'educazione, poi, nel suo impegno civile egli si distinse come animatore instancabile di iniziative a favore di una scuola animata dalla verità cristiana.

2. Con altro ruolo, fu benemerito di queste due nobili cause Paolo VI. Specialmente alla famiglia egli dedicò uno spazio privilegiato nel suo magistero, sia come Arcivescovo di Milano che come Pastore della Chiesa universale. La sua attenzione a questo tema affondava le radici nell’esperienza di una famiglia caratterizzata da grande finezza di rapporti ed intensa spiritualità.

La Chiesa di Brescia non poteva non essere segnata da queste due figure. Giustamente, pertanto, essa oggi le ricorda con legittimo orgoglio e da esse si lascia ispirare per dare nuovo slancio all’azione pastorale, soprattutto nel campo della famiglia e della scuola.

E come non sottolineare, iniziando dalla famiglia, che siamo di fronte a un tema di importanza fondamentale e decisiva? E’ una consapevolezza che ci riempie di responsabilità, specie se si considera che oggi proprio la famiglia, nel quadro di un rapido cambiamento del costume e di un diffuso relativismo etico, è fatta oggetto di spinte eversive che ne minano i fondamenti stessi.

In questa situazione, la Chiesa sente il dovere di richiamare i capisaldi dell’etica matrimoniale e familiare, e lo fa non con la pretesa di imporre una “sua” disciplina, quanto con la convinzione di riproporre alle coscienze una verità che tutti possono cogliere nell’intimo di se stessi.

Questa verità, che il beato Tovini ha esemplarmente vissuto e il Servo di Dio Paolo VI autorevolmente illustrato, la vogliamo brevemente rimeditare, per testimoniarla con sempre maggior fervore di parole e di opere.

3. E’ oggi più che mai necessario recuperare il senso del matrimonio come patto di amore, con cui un uomo e una donna si legano pubblicamente e per sempre, in ordine al loro reciproco completamento e ad un responsabile servizio alla vita. Come tale, esso è inscritto fin dalle origini nel disegno di Dio. Proprio a questo suo carattere originario fa appello Gesù, reagendo al permissivismo che si era affermato nella stessa legge mosaica. Interrogato infatti sulla liceità del divorzio, egli dà questa solenne risposta: “All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (
Mc 10,6-8).

Questa parola del Signore è certo molto esigente. Ma come negare che essa sia quella che meglio esprime il senso profondo dell’autentico amore coniugale? In quanto autentico, tale amore non può ridursi ad una scelta “a tempo”, lasciata in balia delle circostanze o, peggio ancora, degli umori. In quanto coniugale, poi, esso investe l'intera esistenza degli sposi, rispettandone ed integrandone la specifica mascolinità e femminilità.

Esigente, ma vera, la parola di Gesù si rivela, inoltre, se ci si pone dal punto di vista dei figli i cui diritti essa sola è in grado di tutelare pienamente, favorendone la maturazione psico-fisica in un clima armonico e sereno.

E' perciò importante educare le giovani generazioni a vivere l'amore in modo autenticamente umano. Anche nella sua dimensione sessuale, esso diventa allora per i credenti un elemento di quel “culto spirituale” (Rm 12,1) a cui ci richiamava S. Paolo nel brano appena proclamato. Dobbiamo far riscoprire, carissimi Fratelli e Sorelle, la bellezza del matrimonio vissuto secondo il disegno di Dio e dobbiamo operare perché il valore di questo istituto, che è fondamentale e irrinunciabile per l’umana convivenza, si riaffermi nelle coscienze, nella cultura, nella stessa legislazione.

4. Altrettanto urgente è aiutare i coniugi a cogliere il nesso che intercorre tra il reciproco donarsi e il servizio alla vita: nesso che appartiene alla logica profonda dell’amore, nella sua duplice dimensione unitiva e feconda, inscritta nella stessa struttura biologica e psicologica dell’uomo e della donna. Rievocando oggi Paolo VI, come non ricordare, su questo tema così delicato e controverso, l’insegnamento luminoso che egli diede trent’anni fa nell’Enciclica Humanae vitae? In essa egli mirava in prima istanza non a “proibire” qualcosa, ma ad esaltare la missione sublime che fa degli sposi i collaboratori di Dio nel dono dell’esistenza a nuove creature. Quello di dare la vita è un compito altissimo, da esercitare con generosità ed insieme, come sottolinea l’Enciclica, con quel senso di responsabilità che consente, e potrebbe talvolta imporre, di distanziare le nascite, secondo criteri di oculata valutazione del bene dei coniugi, della famiglia e degli stessi figli. Questa responsabile scelta, tuttavia, mentre non rende illeciti i rapporti tra i coniugi nei periodi naturalmente infecondi, non legittima invece la separazione artificiale del significato unitivo da quello procreativo, essendo ambedue insiti, secondo specifiche leggi biologiche, nell’atto coniugale. Il dominio dell’uomo sul proprio corpo e in particolare sulle proprie facoltà generative in quanto tali - ricorda con forza Paolo VI - non è illimitato!

170 5. Questo insegnamento attende validi araldi che ne sappiano proporre tutta la ricchezza antropologica agli uomini ed alle donne di oggi. I Pastori non temano di seguire l’esempio fulgido di Paolo VI, imitando il suo coraggio nell'andare contro corrente. I laici poi guardino a tanti modelli di santità a cui possono ispirarsi. L’odierna beatificazione di Giuseppe Tovini costituisce, specialmente per voi Bresciani, uno stimolo a un impegno ancor più grande, e del resto in linea con tutta la vostra tradizione. Voi infatti avete ben compreso che il progetto di Dio sul matrimonio non può essere solo proclamato, ma deve essere mediato in un concreto progetto educativo per i giovani, i fidanzati, gli stessi sposi e le famiglie. Valorizzate dunque e sviluppate le migliori esperienze della vostra tradizione pastorale! Fu un’acuta intuizione quella che spinse a fondare il benemerito "Istituto Profamilia", per dare consistenza ad un itinerario formativo che partisse dalla adolescenza per giungere alla famiglia nella sua maturità.

Si è rivelata incisiva e feconda anche la presenza delle "Équipes Notre Dame" e del "Movimento Famiglie Nuove". Vanno poi lodati i servizi resi dai Consultori di ispirazione cristiana e dal Centro diocesano di consulenza per la coppia e la famiglia, come pure il ruolo svolto da associazioni di genitori impegnati nell’educazione e nella scuola e la disponibilità di diversi Istituti religiosi a farsi carico di situazioni familiari problematiche. Promettente è la costituzione del "Forum provinciale delle Associazioni familiari", finalizzato ad alimentare e manifestare la soggettività sociale e politica della famiglia stessa. E come dimenticare la fattiva solidarietà espressa da molteplici associazioni di famiglie rispetto a nuclei familiari in difficoltà per la presenza di gravi malattie, handicap e disagi sociali?

6. Tante sono le risorse di cui dispongono la Chiesa e la società bresciana! Questo impegno per la famiglia sarà più efficace se potrà avvantaggiarsi della stretta collaborazione fra tutte le agenzie educative ispirate agli autentici valori umani e cristiani. Manca il tempo per aprire qui un discorso specifico sul ruolo della scuola. Lasciandolo alla vostra sensibilità, già attenta e operosa su questo terreno, mi limito a ricordare l’importanza della collaborazione scuola - famiglia, in un momento storico in cui la frammentazione della cultura e la varietà dei messaggi veicolati dai “mass media” rendono la famiglia sempre più sola ed impari rispetto al suo compito educativo.

E’ un discorso, questo, che chiama in causa ogni tipo di scuola, a partire da quella statale, nella misura in cui essa resta ben ancorata ai valori morali inscritti nel cuore di ogni uomo e in gran parte richiamati dalla Carta costituzionale che regge la vita del popolo italiano. Al tempo stesso, proprio l’urgenza della collaborazione scuola - famiglia suppone che alle famiglie venga riconosciuta concretamente, anche con opportuni sostegni, la possibilità di scegliere l’indirizzo educativo e il tipo di scuola che meglio aiutino la crescita dei propri figli. L’impegno che il Beato Giuseppe Tovini profuse per la promozione cristiana della scuola statale e l'affermazione di quella cattolica è una testimonianza che conserva tutta la sua attualità. Basti ricordare la fondazione da lui realizzata della rivista "Scuola italiana moderna", che in più di un secolo di vita - ad opera della benemerita "Editrice La Scuola" - ha aiutato e ancora aiuta tanti insegnanti della scuola elementare nel loro compito educativo.

7. Coraggio, dunque, Chiesa bresciana! Coraggio, cari operatori della famiglia e della scuola! Il vostro impegno è diventato oggi più difficile, ma rimane esaltante ed urgente. Voi siete chiamati a dare un contributo alla costruzione di personalità sane, motivate, ricche di interiorità e capaci di comunione. Nel vostro intervento hanno diritto di confidare le famiglie in difficoltà, alle quali deve andare l'interessamento affettuoso e operoso dell'intera comunità ecclesiale. Con il vostro aiuto, tanti uomini e donne, tanti giovani, tante famiglie, potranno ritrovare il dono della fede, e con esso la gioia della vita.

La Madonna delle Grazie, tanto cara alla spiritualità dei Bresciani, vi ottenga l’aiuto divino necessario per questa opera. La memoria di Paolo VI e l’esempio del Beato Giuseppe Tovini infondano slancio ai vostri propositi.

Con affetto tutti vi benedico.


ALLE PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA


DELLE ABBADESSE DELL’ORDINE CISTERCENSE


25 settembre 1998




Care Sorelle Abbadesse dell’Ordine Cistercense!

1. Mi è particolarmente gradito rivolgermi quest’oggi a voi, in occasione della vostra seconda assemblea con la quale si conclude una tappa fondamentale del cammino percorso dall’Ordine Cistercense nel rendere pienamente partecipe il ramo femminile nelle strutture di responsabilità e di comunione dell’Ordine stesso.

Nella lettera inviata all’Abate Generale Don Mauro Esteva nella circostanza dell’ultimo Capitolo Generale auspicavo che le vostre deliberazioni valorizzassero il contributo delle Monache alla realizzazione della missione dei Cistercensi nella Chiesa e nel mondo (cfr L’Osservatore Romano, 10 settembre 1995, p.5). Mi compiaccio nel notare che tale obiettivo è stato portato a felice compimento.

171 E’ stato un cammino prudente, preceduto da approfondita riflessione e confortato anche dalle parole che avevo scritto nella Lettera Apostolica sulla dignità e vocazione della donna, pubblicata in occasione dell’Anno Mariano del 1988. Osservavo, infatti, in quel documento che “la dignità della donna e la sua vocazione - oggetto costante della riflessione umana e cristiana - hanno assunto un rilievo tutto particolare negli anni più recenti” (Mulieris dignitatem MD 1).

2. Già da diverso tempo il vostro Ordine aveva intrapreso un itinerario indirizzato a delineare meglio i tratti della propria fisionomia e identità giuridica, anche mediante la partecipazione delle Monache nelle sue strutture di responsabilità e di comunione. In tale cammino si inseriva pure la delicata questione della cooperazione delle Monache all’esercizio della potestà di governo all’interno dell’Ordine stesso.

Questo percorso affondava le sue motivazioni nell’ “accomodata renovatio” della vita religiosa voluta dal Concilio Vaticano II nel decreto Perfectae caritatis (cfr n. 1). Pur considerando il rinnovamento e l’adattamento delle strutture come due aspetti non separabili della medesima realtà, l’Ordine Cistercense ha assegnato al rinnovamento una preminenza ed una funzione ispiratrice e direttrice dell’adattamento, curando però sempre che fosse animato da un reale rinnovamento spirituale.

L’impegno del ritorno alle fonti, sollecitato dal Concilio Vaticano II (cfr Perfectae caritatis PC 2), ha sorretto il vostro Ordine nell’approfondimento della propria identità, spingendolo ad una sincera conversione di cuore e di mente. Tale disamina vi ha permesso in seguito di trovare soluzioni nuove, capaci di esprimere più adeguatamente la presenza delle Monache all’interno del vostro Ordine e la partecipazione più diretta alla sua vita e alle sue realtà.

3. Il cammino compiuto si inserisce in questo solco, trovando il proprio fondamento nella Dichiarazione del Capitolo Generale dell’Ordine svoltosi negli anni 1968- 1969 circa gli elementi principali della vita cistercense odierna. L’assise fraterna di allora affermò che “le Monache cistercensi non costituiscono un “secondo ordine” posto accanto al “primo”, quello dei Monaci, ma fanno parte completamente dello stesso Ordine Cistercense (...). Perciò non vi è dubbio che debba essere promossa, sia pur cautamente ma costantemente ed efficacemente, la partecipazione delle Monache alle decisioni che riguardano non solo la loro vita, bensì anche la loro Congregazione o tutto l’Ordine” (n. 78).

Questo stesso documento fondamentale della vostra Famiglia esprime chiaramente quali sono le fonti della vostra vita: il Vangelo e il Magistero della Chiesa, la tradizione monastica, la Regola di San Benedetto, le tradizioni cistercensi, la partecipazione attiva nella vita della Chiesa e della società, l’azione e l’ispirazione dello Spirito Santo (cfr. nn. 3-10).

In ossequio a tali deliberazioni, “cautamente, ma costantemente” il vostro Ordine ha mosso i suoi passi. Nello spazio di trenta anni, grazie anche alla collaborazione della Commissio pro monialibus e al servizio discreto ma efficace della Curia Generale, i Cistercensi hanno “efficacemente” promosso la partecipazione del ramo femminile alle strutture di responsabilità e di comunione.

4. Con la partecipazione delle Monache al Consiglio dell’Abate Generale, al Sinodo dell’Ordine, all’unico Capitolo Generale, come ad ogni altra forma di collaborazione e di servizio all’interno della vostra Famiglia, la dignità della donna e le manifestazioni del “genio femminile” trovano oggi nell’Ordine Cistercense la possibilità di essere riconosciute, valorizzate e messe a frutto, per la gloria di Dio e a comune vantaggio della Chiesa e dell’umanità, specialmente nel contesto odierno.

A ragione si può ben applicare a voi, care Sorelle claustrali, quanto affermò il Concilio Vaticano II nell’indirizzarsi alle donne: “Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora nella quale la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E’ per questo, in un momento in cui l’umanità conosce una così profonda trasformazione, che le donne illuminate dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l’umanità a non decadere” (Messaggio alle donne).

Mentre con tutta la Chiesa l’Ordine Cistercense si appresta a varcare le soglie del terzo millennio, le opportunità che oggi vi sono riconosciute e affidate, care Sorelle, aprono realmente una nuova era, nella quale potete interpretare un ruolo da protagoniste della vita e della storia della vostra Famiglia religiosa, che quest’anno celebra il nono centenario della fondazione del monastero di Cîteaux da cui trae le suo origini.

Come i vostri Padri, i fondatori del Novum Monasterium, dei quali siete discepole ed eredi, anche voi, care Sorelle, non abbiate timore di intraprendere questo cammino di impegno e collaborazione per vivere con pienezza la vostra vocazione. Continuate a ricercare costantemente e unicamente la volontà di Dio, che vi ha chiamate e poste alla scuola del suo servizio, la scuola dell’amore.

172 Attingete alle fonti proprie della vostra Comunità religiosa, lasciandovi sempre guidare dallo Spirito di Dio nel realizzare la vostra partecipazione alle strutture di responsabilità e di comunione dell’Ordine.

5. Nel formulare un fervido auspicio affinché il cammino svolto nel valorizzare la dignità della donna e il “genio femminile” prosegua con fiducia secondo lo spirito di Cristo, rivolgo il mio pensiero alla Beata Vergine Maria. Ella è la Donna per eccellenza, chiamata dal Padre a partecipare al suo disegno salvifico, cooperando in modo del tutto singolare all’opera della redenzione.

A Lei, teneramente celebrata da San Bernardo, affido voi qui presenti, le vostre Consorelle e l’intero Ordine Cistercense, che è suo sin dal principio. Con tali sentimenti, imparto cordialmente a tutti una speciale Benedizione Apostolica.


GP2 Discorsi 1998 164