GP2 Discorsi 1998 231


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO “COR UNUM”


232
12 novembre 1998




Venerati e cari Fratelli e Sorelle
del Pontificio Consiglio "Cor Unum"!

1. Con grande gioia vi accolgo, in occasione dell'Assemblea Plenaria del vostro Dicastero, che, nell'approssimarsi dell'Anno Duemila, è dedicata al Grande Giubileo. Ringrazio il vostro Presidente, Mons. Paul Josef Cordes, per il cordiale indirizzo rivoltomi a nome di tutti. Esprimo, al tempo stesso, il mio apprezzamento ai Membri, agli Officiali ed ai Consultori del Dicastero per la dedizione con cui svolgono il loro lavoro e, in particolare, per l'impegno posto nel preparare al meglio l'evento giubilare.

Nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente ho proposto a tutti i fedeli di vivere quest'ultimo anno di immediata preparazione all'evento giubilare come "cammino verso il Padre" (n. 50) e come approfondimento della virtù della carità. E' proprio da qui che è tratto il tema del vostro incontro: "Verso il Grande Giubileo - l'anno 1999: il Padre dell'amore". Confido che le vostre riflessioni al riguardo possano contribuire a predisporre utili iniziative in vista della storica scadenza.

2. Da sempre il cuore dell'uomo si interroga su grandi questioni quali, ad esempio, il mistero della giustizia di Dio di fronte al problema del male e del dolore, perché l'essere umano porta in sé l'anelito a vivere e realizzarsi pienamente nell'amore. Per chi guarda al prossimo con amore, la miseria presente nel mondo è motivo di profonda inquietudine e, talvolta, la sofferenza ingiusta di molti può insinuare anche il dubbio sulla bontà e provvidenza di Dio. Dinanzi a tali situazioni non possiamo rimanere indifferenti, anzi, il Grande Giubileo deve diventare occasione propizia per rinnovare l'adesione di fede a Dio, che nella sua paternità ama l'uomo di amore ineguagliabile e infinito, e per intensificare la nostra generosità verso chi si trova in difficoltà.

Il Pontificio Consiglio "Cor Unum" è chiamato a manifestare l'attenzione della Chiesa universale verso i poveri e, in particolare, la sollecitudine del Santo Padre per le loro sofferenze e miserie. Il vostro Dicastero si fa così interprete della missione che la Chiesa da sempre svolge a favore dei più bisognosi, attuando quanto Cristo ha testimoniato con la sua vita ed ha lasciato come testamento ai suoi discepoli. La parabola del Buon Samaritano è emblematica al riguardo: uno straniero si china con amore sulla persona derubata e ferita e mette a disposizione tempo e denaro per curarla. Egli è immagine di Gesù, che ha donato la sua vita per salvare l'uomo: l'uomo sofferente, solo, vittima della violenza e del peccato.

In un'altra pagina ben nota del Vangelo, quella sul giudizio universale, il Signore si identifica con chi ha fame, con chi ha sete, con chi è malato e in carcere (cfr
Mt 25,40 Mt 25,45). In Cristo, perciò, noi contempliamo l'amore di Dio che si incarna ed attraversa tutta la realtà umana, per assumerla, senza alcun compromesso col peccato, anche nei suoi aspetti più dolorosi e problematici. Egli "passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (Ac 10,38). Nella persona del Figlio di Dio fatto uomo si rende manifesto che Dio è amore non solo a parole, ma "coi fatti e nella verità" (1Jn 3,18). Così, la predicazione di Cristo è sempre accompagnata dai segni, che rendono testimonianza a quanto Egli rivela riguardo al Padre. La sua attenzione ai malati, agli emarginati, ai sofferenti rivela che per Dio il servizio all'uomo è più importante dell'osservanza materiale della legge. L'amore di Dio garantisce che l'uomo non è condannato alla sofferenza e alla morte, ma può essere liberato e redento da ogni schiavitù.

Esiste, infatti, un male più profondo, contro il quale Cristo mette in atto una vera e propria lotta. E' la guerra contro il peccato, contro lo spirito del male, che costringe l'uomo in schiavitù. I miracoli di Gesù sono segni della guarigione integrale della persona, che parte sempre dal cuore, come Egli stesso spiegò, quando guarì il paralitico: "Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua" (Mt 9,6). Nella sua predicazione e nelle sue azioni riconosciamo così la sollecitudine per le necessità dello spirito, che chiede amore, e per quelle del corpo, che domanda di essere sollevato dal dolore.

3. Carissimi, voi rappresentate i numerosi organismi cattolici che sostengono in tutto il mondo l'opera caritativa della Chiesa. Desidero esprimervi la mia particolare gratitudine per la molteplice attività che svolgete a nome della Comunità ecclesiale, rendendo testimonianza in molti modi all'amore di Cristo per i più poveri. La vostra opera costituisce un segno di speranza per tanta gente e si inserisce nel solco della nuova evangelizzazione che la Chiesa sta attuando in questo passaggio di millennio. Un'evangelizzazione che chiede di unire alle parole le opere, all'annuncio la testimonianza, diffondendo dappertutto il Vangelo della carità. Presenti nel mondo della miseria e della sofferenza, i cristiani vogliono in tal modo offrire all'uomo di oggi segni eloquenti della paternità di Dio, consapevoli che il Padre celeste ispira ai nostri cuori la carità vera.

So che il vostro Pontificio Consiglio ha preso singolarmente a cuore le indicazioni offerte dalla Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente per il prossimo anno, dedicato appunto al Padre. Sono grato perché avete voluto farvi interpreti di questo messaggio e perché avete voluto promuovere alcune iniziative per dare visibilità a quella condivisione dei beni di cui la prima comunità apostolica offriva commovente testimonianza.

233 In particolare, desidero menzionare i "100 progetti del Santo Padre". Con questa iniziativa alcune Agenzie di aiuto e Diocesi più ricche di risorse hanno sostenuto progetti di sviluppo in zone meno fortunate della terra. Questi progetti trovano un comune denominatore nelle "opere di misericordia corporale e spirituale", che la tradizione ecclesiale ha sempre sottolineato per dare concretezza al comandamento dell'amore e venire incontro all'uomo nelle sue necessità fisiche e spirituali. Si manifesta così come la comunione ecclesiale non conosca divisione di "tribù, lingua, popolo e nazione" (Ap 5,9) e come si prenda cura di tutto l'uomo, allargandosi ad una visione veramente universale.

Anche l'iniziativa denominata "Panis caritatis" merita di essere citata. Si sta diffondendo in Italia e ha come scopo primario quello di rendere visibili i legami di fratellanza e di comunione che devono stringere gli uomini tra loro a motivo del comune riferimento a Dio, Padre di tutta l'umanità.

4. Tutte queste iniziative, oltre ai vasti e significativi programmi che gli organismi cattolici svolgono in molte Nazioni del mondo, manifestano che la Chiesa è sensibile alle necessità dell'uomo. Essa è però consapevole e testimonia al tempo stesso che i bisogni immediati dell'essere umano non sono né i soli né i più importanti. In tal senso si esprime Gesù nel Vangelo: "La vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?" (Mt 6,25). L'uomo è una creatura aperta al trascendente e nell'intimo del suo cuore avverte un anelito profondo alla verità e al bene, che soli danno piena soddisfazione alle sue esigenze. E' la fame e la sete di Dio che ancora oggi, come in ogni tempo, non si spengono nelle coscienze. La Chiesa si sente chiamata a farsi messaggera verso l'uomo contemporaneo dell'annuncio della grazia e della misericordia donate da Dio Padre in Cristo Gesù. L'azione del Pontificio Consiglio "Cor Unum" si colloca in questo ambito come segno di una salvezza più grande, che riguarda l'uomo nella sua dimensione più profonda e che si compie nella vita eterna.

In questa prospettiva, orientata a quella carità "che non avrà mai fine" (1Co 13,8), auspico per l'anno 1999, vigilia del Grande Giubileo, che la vostra opera, così importante per la Chiesa e per la testimonianza cristiana nel mondo di oggi, possa esprimere pienamente ed efficacemente il suo messaggio di amore e di fraternità. A tal fine, vi assicuro un costante sostegno nella preghiera e di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri a quanti, ovunque nel mondo, cooperano con il vostro Dicastero al servizio dei più poveri e bisognosi.




GIOVANNI PAOLO II


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE SUORE DI SANTA ELISABETTA


14 novembre 1998




Carissime Sorelle!

1. A tutte voi il mio benvenuto ed il grazie cordiale per questa visita con la quale avete voluto testimoniare generosa e profonda fedeltà alla Persona ed al Magistero del Successore di Pietro, nel corso del vostro ventunesimo Capitolo Generale. Desidero rivolgere un particolare saluto alla Madre Margarita Wisniewska, alla quale presento anche le mie felicitazioni per la rielezione a Superiora Generale: possa con l'aiuto di Dio continuare a guidare le Consorelle con competenza e saggezza verso una sempre più intensa fedeltà al carisma originario e verso nuovi traguardi di generoso servizio nei confronti dei più poveri.

Il mio pensiero si estende, oltre che alle Capitolari, all'intera Famiglia religiosa delle Suore di Sant'Elisabetta, che in numerose Nazioni del mondo con dedizione ammirevole sono speciale segno della tenerezza di Dio per i fratelli bisognosi ed ammalati, offrendo una testimonianza concreta del mistero della Chiesa, vergine, sposa e madre. Desidero pure incoraggiare i membri della Comunità Apostolica di Sant'Elisabetta, che, vivendo intensamente la loro consacrazione battesimale, condividono il carisma e la missione della Congregazione, rendendo presente con la vita e col lavoro l'amore misericordioso di Dio.

La vostra Congregazione è nata dalla fede e dal cuore di quattro donne della cittadina polacca di Nysa, allora appartenente alla Germania, che nel 1842 di fronte alle necessità dei più indigenti si sentirono chiamate a donarsi con cuore indiviso a Cristo per spendere ogni loro energia a servizio del suo Regno di amore.

In questo loro proposito esse, riferendosi all'icona del buon samaritano e ponendosi sotto la speciale protezione del Cuore Sacratissimo di Gesù, presero a modello una donna piena d'amore per Dio e per i bisognosi del suo tempo, Sant'Elisabetta d'Ungheria, che vollero speciale patrona del nascente Istituto.

2. Carissime Sorelle! Gli insegnamenti e gli esempi dei santi incoraggiano i credenti a porsi sulla via della perfezione evangelica per annunciare con entusiasmo il Regno di Dio e testimoniare il Vangelo con una vita totalmente donata al Signore. Per tale motivo, nell'Esortazione Apostolica Vita consecrata ricordavo che "gli Istituti sono invitati a riproporre con coraggio l'intraprendenza, l'inventiva e la santità dei fondatori e delle fondatrici come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi. Questo invito è innanzitutto un appello alla perseveranza nel cammino di santità attraverso le difficoltà materiali e spirituali che segnano le vicende quotidiane. Ma è anche appello a ricercare la competenza nel proprio lavoro e a coltivare una fedeltà dinamica alla propria missione, adattandone le forme, quando è necessario alle nuove situazioni e ai diversi bisogni, in piena docilità all'ispirazione divina ed al discernimento ecclesiale. Deve rimanere, comunque, viva la convinzione che nella ricerca della conformazione sempre più piena al Signore sta la garanzia di ogni rinnovamento che intenda rimanere fedele all'ispirazione originaria" (n. 37).

234 Anche voi, sostenute dal ricordo sempre vivo delle vostre Fondatrici, in questi giorni di Assise capitolare vi siete poste in ascolto dello Spirito Santo, per leggere con sapienza i segni dei tempi e rispondere con fedeltà creativa alle sfide che vi si propongono in questo scorcio di secolo e di millennio.

Consapevoli che la vita religiosa "appartiene indiscutibilmente alla vita ed alla santità della Chiesa" (Ibid., 29) ed "annuncia e in certo modo anticipa il tempo futuro" (Ibid., 32), avete intrapreso un processo di coraggioso rinnovamento per vivere in maniera più intensa la maternità "secondo lo Spirito" (cfr
Rm 8,4) nella cura dei poveri, dei malati e degli emarginati, nell'educazione cristiana dell'infanzia e della gioventù e nella formazione religiosa degli adulti (cfr Lettera ap. Mulieris dignitatem MD 21).

3. "Ogni volta che avete fatto questo a uno dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). In queste parole del Signore, voi avete individuato la meta ed il programma del vostro vivere da consacrate e la motivazione dell'aggiornamento della vita comunitaria e dell'impegno apostolico.

In effetti, la possibilità di una rinnovata fedeltà al carisma delle origini si fonda innanzitutto sull'attento ed umile ascolto del Signore e sulla capacità di scorgere nei fratelli il volto di Gesù, servendo così il Regno di Dio.

Giustamente avete posto l'accento, nel corso dei lavori capitolari, su una più viva comprensione della Parola rivelata, perché illumini e guidi la vita comunitaria e la renda ricca di contemplazione, di oblatività generosa, di condivisione gioiosa e di carità reciproca.

Il quotidiano confronto con le rapide e profonde trasformazioni in atto nell'odierna società e con una cultura che, pur secolarizzata, è tuttavia sensibile alla testimonianza dei credenti autentici, vi sprona a sviluppare particolarmente la dimensione missionaria, già insita nel vostro carisma e ad interrogarvi su come accogliere tali sfide sociali e religiose.

L'anelito di maggiore fedeltà al carisma delle Fondatrici e di ardente impegno missionario non può non condurvi ad uno sforzo di sempre più generosa corrispondenza alla grazia della vocazione. Ciò suppone un'accurata formazione, estesa a tutte le fasi della vita religiosa, nell'intento di preparare persone mature e coerenti, che sappiano portare il messaggio di Cristo tra le moderne povertà fisiche e spirituali, sanando le ferite e diffondendo speranza. Per i malati, gli anziani, i piccoli e quanti sono colpiti da innumerevoli forme di emarginazione, presenti anche nei Paesi più avanzati, le vostre comunità siano luoghi di accoglienza e case della misericordia.

4. Carissime Sorelle! Affido ciascuna di voi e l'intera vostra Famiglia religiosa alla materna protezione della Vergine Santa e formulo voti che il Capitolo sappia far rivivere alle soglie ormai di un nuovo millennio l'ardore e la fede delle vostre Fondatrici e l'impegno caritatevole della vostra celeste Patrona.

Con tali auspici, invoco sulle vostre persone, sul vostro servizio quotidiano e sui vostri progetti di bene, come pure sui laici che condividono il vostro carisma e la vostra missione e su quanti incontrerete nel vostro cammino le celesti ricompense, a tutti impartendo di cuore la Benedizione Apostolica.



PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DAL F.A.T.A.


(FONDO ASSICURATIVO TRA AGRICOLTORI)


14 novembre 1998




Carissimi Fratelli e Sorelle!

235 A tutti il mio cordiale benvenuto a questo incontro, da voi tanto desiderato, con il quale avete voluto dare ulteriore solennità alle celebrazioni del settantesimo anniversario di fondazione di codesta Istituzione. Saluto il Dottor Giancarlo Giannini, Amministratore Delegato del Gruppo, e lo ringrazio per le cortesi espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome dei presenti e dei membri della Società. Con lui saluto tutti i Dirigenti, esprimendo gratitudine per il loro impegno in favore del mondo agricolo ed incoraggiandoli a proseguire nel sostegno convinto alla realtà rurale.

Le trasformazioni rapide e profonde della società, che hanno portato con sé i fenomeni dell'urbanizzazione e dell'abbandono delle campagne, da alcuni anni stanno costringendo il mondo agricolo a ripensare la sua funzione e ad adeguarsi alle moderne tecnologie. Nonostante tali mutamenti, esso rimane una grande riserva economica e morale della Nazione, una realtà da proteggere e da sostenere per lo sviluppo armonico dell'intera società.

La vostra Società, con la sua presenza diffusa sul territorio italiano, da settant'anni si pone a servizio di tale realtà e della sua crescita.

Nell'esprimere vivo compiacimento per questa benemerita opera, formulo voti che il Fondo Assicurativo tra gli Agricoltori, facendo tesoro dell'esperienza maturata dall'inizio della sua fondazione, possa proseguire con rinnovato impegno il suo servizio al mondo rurale, fornendo non solo garanzie di riuscita economica e produttiva, ma assicurando altresì la permanenza e lo sviluppo della cultura contadina con il suo grande patrimonio di valori cristiani ed umani.

Con questi auspici invoco sul vostro lavoro e sulla vostra Società la materna protezione della Vergine Santa ed imparto a ciascuno di voi, ai membri del vostro Gruppo ed alle rispettive famiglie una speciale Benedizione Apostolica.



PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA FEDERAZIONE


TRA LE ASSOCIAZIONI DEL CLERO IN ITALIA


16 novembre 1998




Carissimi Fratelli!

1. Benvenuti! A tutti voi il mio cordiale saluto, in occasione di questa gradita visita, espressione di quel forte e sentito legame alla Cattedra di Pietro che ha sempre caratterizzato la Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia. Saluto tutti voi con affetto e ringrazio, in modo particolare, il vostro Presidente, che si è fatto interprete dei comuni vostri sentimenti.

Mi sono note le attività che voi svolgete a favore di una larga parte del Clero che vive ed opera in Italia. Voi cercate di venire incontro alle speranze ed alle preoccupazioni che, a diverso livello, interessano la vita spirituale, pastorale, sociale, giuridica ed economica di Presbiteri e Diaconi. Grande è, pertanto, il vostro servizio all'interno delle singole diocesi e nel tessuto connettivo dell'intera Chiesa in Italia.

Di questo mi rallegro, unendomi a voi nel rendere grazie al Signore, che ama i suoi ministri con singolare predilezione e che proprio a loro ha indicato l'atteggiamento del reciproco servizio come modello da testimoniare e da annunciare a tutti i cristiani ed a tutto il mondo.

2. Vorrei, al tempo stesso, incoraggiarvi a perseverare nell'impegno già profuso, intensificando gli sforzi, coordinando gli interventi e superando eventuali ostacoli e scoraggiamenti.

236 Siate consapevoli che la vostra azione ridonda a beneficio dell'intera Comunità ecclesiale, chiamata a rispondere oggi a inedite e molteplici sfide.

Per quanto riguarda la vostra specifica missione al servizio del Clero, tre emergenze mi sembrano di grande rilievo.

Anzitutto la fatica del dialogo nell'epoca dell'indifferenza, particolarmente tra i Confratelli, con il proprio Vescovo, con le comunità, con i lontani, con chiunque sia in difficoltà.

Alla indispensabile presenza di un proficuo dialogo si unisce l'esigenza di una costante collaborazione, che è ricerca di un cammino comune, tra ministri ordinati e laici, per la realizzazione del Regno di Dio nel mondo.

In tale cammino, poi, si rende sempre più necessaria quella che spesso viene definita come la concretezza dei segni nell'epoca dell'inflazione delle parole. Si tratta cioè di costruire, attraverso l'umiltà dei gesti, una trama reale e tangibile di amicizia e di condivisione.

3. Il Signore, cari Fratelli nel Sacerdozio, vi aiuti e vi illumini con la potenza del suo Spirito, perché possiate aiutare la Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia a rispondere a queste istanze con apertura di mente e di cuore.

A tal fine, invoco pure l'assistenza di Maria, Madre della Chiesa, e, mentre vi assicuro un costante ricordo nella preghiera, volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi qui presenti ed a tutti coloro che fanno parte della vostra Associazione.



VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

ALLA “LUISS” - LIBERA UNIVERSITA’ INTERNAZIONALE

DEGLI STUDI SOCIALI - GUIDO CARLI

17 novembre 1998




Signor Presidente,
Magnifico Rettore,
Illustri Ospiti e Docenti,
237 Gentile personale tecnico-amministrativo,
Carissimi studenti!

1. E' per me motivo di grande gioia incontrare quest'oggi la comunità universitaria della Luiss - Guido Carli, con i Membri del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione. Grazie per il vostro invito.

Ringrazio il Presidente, il Magnifico Rettore e il giovane studente per le parole di indirizzo rivoltemi a nome di tutta l'Università. Saluto il Cardinale Vicario, il Ministro per l'Università e la Ricerca scientifica e i Rettori delle Università romane, che con la loro presenza onorano questo nostro appuntamento.

L'odierna visita acquista un particolare significato, poiché precede immediatamente l'apertura dell'anno missionario che la Chiesa di Roma dedica all'annuncio del Vangelo negli ambienti di vita e di lavoro della città.

Le parole dell'apostolo Paolo, poc'anzi proclamate, ci hanno suggerito l'autentico significato della Missione cittadina. Essa è un gesto di amore della comunità cristiana di Roma verso gli uomini e le donne che vivono nella città, ed un invito a lasciarsi guidare dal Vangelo per promuovere dappertutto i grandi valori umani e civili.

2. L'insegnamento di Paolo è, altresì, illuminante per la vita dell'Università, poiché esorta a cercare nella carità le ragioni ultime del suo essere e del suo operare.

In effetti, l'istituzione universitaria, nata dal cuore della Chiesa, si è caratterizzata nei secoli per la coltivazione del sapere e per l'assidua ricerca della verità a servizio del bene dell'uomo.

L'investigazione scientifica, fatta di faticosa e diuturna applicazione, di entusiasmo e di ardimento intellettuale, interessa gli ambiti di antica frequentazione scientifica come quelli più recenti, tra i quali spiccano le discipline economiche e sociali, così fortemente intrecciate con il vissuto quotidiano e gli assetti della società "globale".

Mai essa può ignorare la dimensione umanistica, che investe l'Università sul piano dell'approfondimento del sapere, della sua trasmissione adeguata e della sua insostituibile missione educativa.

L'Università si colloca, infatti, nel solco di quella caritas intellectualis, in cui il sapere e l'esperienza della scoperta scientifica, come dell'ispirazione artistica, diventano doni che si comunicano quale energia propulsiva. La fede cristiana riconosce in questo la vera sapienza, dono dello Spirito Santo (cfr san Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 45, a.3).

238 Nella formazione universitaria, la caritas intellectualis stabilisce, inoltre, rapporti interpersonali significativi che offrono a ciascuno la possibilità di esprimere in pienezza la propria irrepetibile identità e di porre al servizio di tale obiettivo gli strumenti per l'esercizio della professione.

3. Il profilo accademico dell'attività universitaria esige attenzione verso la vita della città, per rendere la professionalità scientifica autentica missione e servizio al progresso di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. Questa attenzione va integrata con forme significative di quella comunione intellettuale e spirituale tra discepoli e maestri che è la nota distintiva dell'università medioevale.

Le esigenze di una specializzazione sempre più articolata e la dispersione delle varie istituzioni universitarie nel tessuto della città non sempre favoriscono tale comunione intellettuale e vitale che, tuttavia, può trovare interessante strumento nelle moderne e rinnovate tecnologie, che aprono vie fino a ieri inimmaginabili di interconnessione e comunicazione.

Il necessario collegamento, poi, tra esigenze economiche e professionali non deve mai offuscare lo scopo principale dell'insegnamento, che mira a creare soprattutto maestri di vita. Ugualmente, la correlazione tra realtà universitaria e mondo dell'economia e dell'impresa, in se stessa legittima e spesso feconda, non può essere condizionata da una visione semplicemente pragmatica che, alla fine, risulterebbe riduttiva e sterile. Essa, piuttosto, deve lasciarsi guidare da criteri improntati alla concezione cristiana della persona e della comunità, tali da rafforzare ed esaltare anche nel nostro tempo la valenza culturale e sociale dell'Università.

4. C'è poi un'altra annotazione importante, che mi sta a cuore proporre. Nell'Enciclica Fides et ratio ho sottolineato il profondo "legame tra la conoscenza di fede e quella di ragione" (n. 16): in virtù di questo legame, la parola della fede, illuminando ed orientando il cammino della ragione, non permette che il dono dell'intelligenza si ripieghi, incerto e sconfitto, dentro un orizzonte dove tutto è ridotto a opinione (cfr ibid., 5). Lo sostiene, invece, e continuamente lo sprona ad alzare lo sguardo, fino ad incontrare i confini stessi del mistero, nucleo generatore ed energia propulsiva di ogni autentica cultura, dove il frammento si fa rivelatore di un Tutto che lo trascende. Infatti, "ogni verità raggiunta è sempre solo una tappa verso quella piena verità che si manifesterà nella rivelazione ultima di Dio" (ibid., 2).

Consapevole di ciò, la Chiesa in Italia è impegnata da alcuni anni nell'elaborazione di un progetto culturale che, a partire dai valori cristiani, intende offrire un ulteriore contributo al rinnovamento del tessuto sociale e culturale della Nazione. In tal modo, la fede cristiana vuole dare risposta agli interrogativi che agitano il cuore dell'uomo e guidare i suoi passi, perché, mentre ci si avvia a varcare la soglia del terzo millennio, si ravvivi la speranza e si rafforzi la solidarietà tra gli uomini.

5. Affido queste mie riflessioni particolarmente a voi, che operate in questa Università, perché possiate contribuire alla sua crescita spirituale e culturale. Desidero, inoltre, ringraziarvi per la vostra collaborazione nella preparazione del Giubileo dei docenti universitari, che si svolgerà nel settembre dell'anno Duemila, e per la generosa disponibilità ad ospitare uno dei congressi previsti da tale manifestazione.

Il mio pensiero va, in special modo, a voi, cari studenti. Accogliete con generosità la via della carità intellettuale, per essere promotori di un autentico rinnovamento sociale, capace di contrastare le gravi forme di ingiustizia che minacciano la vita degli uomini. Amate il vostro studio, siate umili nell'apprendere e pronti a mettere a servizio di tutti le competenze acquisite negli anni preziosi del vostro itinerario universitario.

Vi accompagni tutti la benedizione di Dio, che invoco abbondante su ciascuno di voi.

Dopo la Benedizione finale, al Santo Padre sono stati presentati in dono 50 computer destinati a Paesi dell’Africa e dell’Est europeo. Quindi, dopo aver ricevuto il saluto di venti rappresentanti delle diverse componenti della comunità universitaria, Giovanni Paolo II ha aggiunto:

Prima di congedarmi vorrei dire che il computer ha un poco cambiato il mondo e certamente la mia vita. Grazie per questo incontro e vi auguro di trovare il vostro computer.

239 Infine, prima di rientrare in Vaticano, nel piazzale antistante l’Università, ha detto:

Voi sapete che cosa vuol dire “day off”? Significa giorno libero. Allora vi auguro un giorno libero. Così valeva la pena anche compiere la mia visita.




GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI SU:


“ARTE, VITA E RAPPRESENTAZIONE CINEMATOGRAFICA”


19 novembre 1998




Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Illustri Signori e Signore!

1. Sono lieto di incontrarmi con voi, in occasione del Convegno internazionale di Studi dedicato al tema: «Arte, vita e rappresentazione cinematografica. Senso estetico, esigenze spirituali ed istanze culturali». A ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale benvenuto.

Saluto e ringrazio in modo particolare il Cardinale Paul Poupard per le gentili parole che mi ha rivolto a nome vostro. Esprimo, altresì, il mio apprezzamento ai membri del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali che, in collaborazione con l'Ente dello Spettacolo, hanno riunito studiosi ed appassionati di cinema, proseguendo un'interessante iniziativa, già positivamente sperimentata lo scorso anno. Queste intense giornate vi hanno dato modo di riflettere, con l'aiuto di esperti, registi, sceneggiatori e critici dell'arte e specialisti delle tecniche di comunicazione, sul linguaggio del cinema, non di rado elevato a livello di vera e propria arte, a cui la Chiesa guarda con crescente attenzione ed interesse.

Mi compiaccio con voi che, per affrontare tali tematiche e rispondere adeguatamente alle sfide della cultura contemporanea, avete congiunto le risorse e le competenze dei vostri Dicasteri, al fine di offrire insieme un significativo apporto al comune impegno di evangelizzazione, specialmente nella prospettiva del prossimo millennio. Ai promotori e agli organizzatori, ai relatori ed ai partecipanti, come pure a quanti sono impegnati nell'ambito della cultura, del cinema, delle comunicazioni e delle arti, va il mio più fervido augurio di proficua attività.

2. L'anno passato, ricevendo i partecipanti al Convegno sul "Cinema, veicolo di spiritualità e di cultura", sottolineavo che questa moderna forma di comunicazione e di cultura - se ben pensata, prodotta e diffusa - può "contribuire alla crescita di un vero umanesimo" (Discorso,1° dicembre 1997). Mi rallegro nel vedere che, proseguendo in questa scia, l'incontro di quest'anno è consacrato al cinema ed al valore della vita.

In questi giorni, in effetti, vi siete soffermati a riflettere sul cinema come mezzo consono a difendere la dignità dell'uomo ed il valore della vita. Al riguardo, è quanto mai opportuna l'esortazione dei Vescovi italiani "Comunicare la vita", rivolta ai credenti e ad ogni persona di buona volontà in occasione della ventesima Giornata per la vita. Essa è stata proposta all'interno del "Progetto culturale orientato in senso cristiano", che la Comunità ecclesiale sta approfondendo alle soglie del terzo millennio. In tale progetto non può mancare l'apporto del cinema; anzi, esso assume un ruolo di primo piano, dal momento che costituisce il punto d'incontro tra il mondo delle comunicazioni sociali ed altre forme culturali. Pensiamo a quanto il cinema possa influire positivamente o negativamente sull'opinione pubblica e sulle coscienze soprattutto dei giovani. La vita umana possiede una propria sacralità, che va sempre difesa e promossa. Essa è dono sublime di Dio. Ecco una sfida che va assunta responsabilmente da tutti, per rendere il cinema mezzo espressivo adeguato a presentare il valore della vita, nel rispetto della dignità della persona.

240 3. Il cinema può dare e fare molto in proposito. Lo testimoniano eloquentemente le tre pellicole che voi avete scelto per questo vostro incontro. Sin dal suo nascere, il grande schermo - come poc'anzi ha ricordato il Cardinale Poupard - è lo specchio dell'animo umano che è in costante ricerca di Dio, spesso perfino a sua insaputa. Tra effetti speciali ed immagini sorprendenti, esso sa esplorare in maniera profonda l'universo dell'essere umano. Sa fissare nelle immagini la vita ed il suo mistero. Quando poi raggiunge le vette della poesia, unificando ed armonizzando varie arti - dalla letteratura alla rappresentazione scenica, alla musica, alla recitazione - può diventare fonte di interiore stupore e di profonda meditazione.

Per questo, la libertà creativa dell'autore, facilitata da mezzi tecnologici all'avanguardia, è chiamata oggi ad essere veicolo di trasmissione d'un messaggio positivo che faccia costante riferimento alla verità, a Dio ed alla dignità dell'uomo.

La cultura ed i suoi campi di indagine, le comunicazioni sociali e le loro implicanze vaste e complesse, le arti ed il loro fascino che rendono la vita ricca ed aperta alla bellezza ed alla verità di Dio, sono al centro della missione della Chiesa, al cui cuore sta l'uomo nel suo rapporto costitutivo e vitale con Dio, nelle sue relazioni con i propri simili e con l'intera realtà creata.

La Chiesa, perciò, considera il cinema come una peculiare espressione artistica del Duemila e lo incoraggia nella sua funzione pedagogica, culturale e pastorale. Nelle sequenze filmiche confluiscono creatività e progresso tecnico, intelligenza e riflessione, fantasia e realtà, sogno e sentimenti. Il cinema costituisce un affascinante strumento per trasmettere il perenne messaggio della vita e per descriverne le straordinarie meraviglie. Allo stesso tempo, può diventare forte ed efficace linguaggio per stigmatizzare le violenze e le sopraffazioni. Esso così insegna e denuncia, conserva la memoria del passato, si fa coscienza viva del presente ed incoraggia la ricerca per un futuro migliore.

4. La tecnica cinematografica, però, non deve mai prevalere sull'uomo e sulla vita, asservendoli alla creazione artistica. Il progresso scientifico ha aperto al cinema orizzonti insperati fino a qualche tempo fa, permettendo alle immagini di superare, nel bene e nel male, gli altri prodotti dell'inventiva umana e catturando l'attenzione e lo stupore dello spettatore. Allo stesso tempo, tentato di porsi come fine a se stesso, il cinema ha finito talora con il perdere il contatto con la realtà e con i valori positivi della vita. Quante volte le immagini annichiliscono l'essere umano, deturpandone ed annullandone l'umanità e diventando veicolo di degradazione, anziché di crescita!

Voi, per primi, ne siete consapevoli: il cinema non può esprimere appieno se stesso senza un chiaro e costante riferimento ai valori morali ed ai fini per i quali è nato. Tocca a quanti sono impegnati in questo campo esplorare con competenza ed esperienza il senso positivo della cinematografia, aiutando scenografi, produttori e attori a farsi, con il loro genio e la loro fantasia, araldi di civiltà e di pace, di speranza e di solidarietà; in una parola, araldi di autentica umanità.

Auspico di cuore che gli operatori del mondo del cinema si sentano investiti dal grande compito di promuovere un autentico umanesimo. Invito i cristiani ad essere con loro corresponsabili in questa vasta cooperazione artistica e professionale nella tutela e nella promozione dei veri valori dell'esistenza umana. E' questo un servizio prezioso che essi rendono all'opera della nuova evangelizzazione in vista del terzo millennio.

A tal fine, invoco sulle vostre persone e sulla vostra attività l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo. E quale segno della mia stima e del mio affetto, mi è gradito impartire a voi qui presenti, come pure ai vostri collaboratori ed alle vostre famiglie, una speciale Benedizione Apostolica.




GP2 Discorsi 1998 231