Origene su Matteo 1025

LIBRO XI

22 Mt 14, 22.

differenza di sesso, ma sia l'uomo che la donna sono designati in base alla diversità dell'animo. Quante di sesso femminile sono annoverate tra gli uomini forti davanti a Dio e quanti di sesso maschile vanno considerati della categoria delle "donne" fiacche e indolenti?" (Om Gs IX, 9, 163.165).

12 Mt 14, 21. 13 Cf. 1 Cor 10, 16.

(21) Nm 1, 18. "Non tutti sono degni dei numeri divini, ma sono certe e determinate qualità a designare quelli che devono essere inclusi nel numero di Dio... Non viene computata l'età puerile... Delle donne

(non) ne è recensita proprio nessuna. Che dirne? Possono tali cose essere prive di misteri e si crederà che lo Spirito Santo - che ha dettato queste cose da scrivere - si sia occupato soltanto di farci sapere quanti

192

28. 27 Cf. Mt 14, 29. 28 Cf. Mt 14, 32.

allora furono recensiti in quel popolo e quanti rimasero senza numero?... Seguendo il giudizio di Paolo, crediamo che "la Legge è spirituale" e ascoltiamo spiritualmente quel che essa contiene" (Om Nm I, 1, 39s.).

(22) 1 Cor 3, 1. In senso tropologico: qui nel senso più diretto di linguaggio figurato, simbolico. "Negli schemi, un termine, passando dal senso proprio a quello figurato, sviluppa le immagini caratteristiche di una particolare situazione che sono da cogliere per la comprensione dei contenuti. La conoscenza dei tropi è necessaria per risolvere questioni della Bibbia nelle sfumature sia di scene raffigurate che di passi esegetici che concernono i medesimi soggetti" (A. Quacquarelli, Le premesse, in Retorica, cit., 26). Quanto alla tropologia spirituale origeniana che, partendo dalla "storia" biblica, ne enuncia il "mistero" e perviene alla spiegazione "morale", cf. H. de Lubac, Esegesi medievale,

Commento a Matteo, Libro XI, 5-6 193

LA PRIMA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI

101
1. L'

I suoi discepoli si avvicinarono a lui quando si fece sera .

Vale a dire: alla fine del mondo, per cui si puo ben dire

(23) 1 Cor 13, 11. La proporzionalità dei cibi implica anche l'aspetto pedagogico delle tappe nel cammino spirituale: "Il primo cibo è quello che uscendo dall'Egitto ci siamo portati con noi... piccola erudizione ricevuta alla scuola... (Nel deserto), lo stato di vita in cui siamo, ci alimentiamo con la manna... della legge divina... Nella terra della promessa... troverà il frutto della palma colui che... giungerà alle promesse!" (Om Gs VI, 1, 109).

(24) Mt 14, 19-20. Per il tutte le folle , cf. Mc 6, 39.

(25) Is 40, 6. La citazione ritornerà in Cm Mt XI, 19 nella stessa accezione: la carne non è tuttavia genericamente condannata con disprezzo non cristiano, nonostante affermazioni estreme ("La carne... non è capace di vera bellezza, ma è tutta turpitudine", Pregh XVII, 2,

87); la sua chiamata alla risurrezione, che sopravanzerà la grazia primitiva, è certa: "C'è bisogno di orecchie che sappiano intendere quale sia la carne che perisce e quale quella che vedrà la salvezza di Dio" (Cm Rm II, XIII, cit., I, 108).

(26) Cf. Rm 8, 6. Per mangiare i pani delle parole divine bisogna assoggettare la carne, vincerne il sentire. Su questo punto la lotta che ha condotto Origene è, ben più che una ascesi convinta, un appassionato anti-millenarismo: "Il Verbo di Dio, l'Uomo-Dio, deve insegnare cio che serve alla salvezza dell'uditore, cio che l'esorta alla continenza, a una condotta sana, a tutto cio cui deve dedicarsi un uomo

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a proposito: è l'ultima ora, parola che si trova nell'Epistola di Giovanni . Loro, non intendendo ancora che cosa stava per compiere il Logos, gli dicono: questo luogo è deserto , nel vedere l'assenza della legge e del Logos divino presso le moltitudini. Gli dicono inoltre: l'ora è già avanzata (1), come a dire che è già passato il tempo propizio della legge e dei profeti.

Puo darsi che questo lo dicessero riferendo il motivo per cui Giovanni era stato decapitato ed erano giunti alla fine la Legge e i Profeti, che arrivavano fino a Giovanni (2). E avanzata dunque l'ora - dicono - e non c'è qui nutrimento, non essendone più il momento propizio, per cui quelli che ti hanno seguito nel deserto ottemperino alla Legge e ai Profeti. E i discepoli aggiungono: Congedali dunque (3), perché ciascuno, anche se incapace di procurarsi cibi dalle città, li acquisti almeno dai villaggi, luoghi più disprezzati.

Queste cose affermavano i discepoli, ignorando che, dopo essere stata abrogata la lettera della Legge e cessate le profezie, le folle avrebbero trovato alimenti straordinari e nuovi. Quanto a Gesù, considera che cosa

(27) "Un Dio solo, ...una sola dimora santa della preghiera, un solo altare degli olocausti, un solo incensiere per gli incensi, e un solo gran sacerdote di Dio" (C Cel V, 44, 459): la bellezza della monade attiene alla purezza stessa del monoteismo (cf. Sgherri, Chiesa, 17); d'altra parte il cento, numero esatto e infinito insieme, indica il massimo della perfezione (cf. A. Quacquarelli, Numerologia ed esegesi patristica, in Retorica, 102s.).

(28) Cf. Es 23, 16; Lv 23, 15-16; Dt 16, 9; At 2, 1. "Quanto al numero cinquanta, abbiamo mostrato in molti passi della Scrittura... che esso rappresenta il sacramento della remissione e dell'indulgenza. Il cinquantesimo anno è... quello detto del Giubileo, nel quale si attua

Commento a Matteo, Libro XI, 6 195

risponde ai discepoli, quasi gridando e dicendo apertamente: Voi pensate che questa grande folla, che ha bisogno di mangiare, se si allontana da me, troverà da mangiare nei villaggi piuttosto che da me, tra masse di uomini abitanti in villaggi e non in città, piuttosto che rimanendo insieme a me (4). Io invece vi assicuro: non è di quello che state pensando voi che hanno bisogno, non è di andare via che hanno necessità. Ma proprio di colui di cui pensate che non abbiano bisogno, è di me che secondo voi non sarei capace di dare loro da mangiare, è proprio di me - al di là di quanto possiate immaginare - che hanno bisogno. Orbene, dal momento che col mio insegnamento vi ho reso capaci di dare a coloro che ne hanno bisogno un cibo spirituale, date voi stessi da mangiare alle folle che mi hanno seguito (5): avete un

la remissione delle proprietà, della schiavitù e dei debiti; e il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua è consegnato come festa nella Legge" (Om Nm V, 2, 72). Il tema appare già in Filone (cf. per es., Il mutamento dei nomi 228 [C. Kraus Reggiani], in Commentario , cit.,

1046; Philon d'Alexandrie, De Decalogo 164 [V. Nikiprowetzky], Paris

1965, 124s.).

(29) Mt 19, 28. Un mistero: niente che riguardi il Cristo e il popolo di Dio è privo di mistero (cf. H. de Lubac, Storia, 217); nel passo sembra delinearsi un rapporto "sacramentale" fra troni-cesti-dodici tribù - il popolo di Dio che si raduna nell'eucaristia - come in altri testi si ricerca la rappresentatività mistica delle tribù. "Si comanda di fare "dodici pani da" questo "fior di farina", secondo il numero delle tribù che allora erano l'Israele secondo la carne. Mi sembra che in questo sia racchiusa l'immagine di tutta la natura razionale: si pensa infatti che siano dodici gli ordini generali delle creature razionali, la cui figura era in quelle dodici tribù" (Om Lv XIII, 4, 276).

(1) Mt 14, 22. Sul rapporto discepoli-folle, cf. già Cm Mt X, 1, note

(3).(4); Girod, Introduzione, cit., 68ss.

(2) Mt 5, 1-3. Cf. Cm Mt X, 8 e nota 13; cf. ancora Cm Mt XI, 19, per la folla che potrà salire la montagna. E da notare che, dietro queste ascensioni e discese del Verbo, sta il mistero della sua inaccessibilità divina e della sua mirabile condiscendenza, della sua katabasis,

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potere ricevuto da me, un potere di dare da mangiare alle folle; se ne aveste avuto consapevolezza, avreste compreso che io posso nutrirli in misura ben più grande, e non avreste detto: congeda le folle, perché vadano a comprarsi da mangiare (6).

102
2. I

Gesù dunque, in virtù di quella forza che aveva dato ai discepoli di nutrire anche altri, disse: Date voi loro da mangiare (7). E quelli, senza negare di poter dare dei pani, ma credendo che fossero molto di meno e insufficienti a nutrire quanti avevano seguito Gesù, non consideravano che avendo preso ogni pane o parola, Gesù lo fa aumentare quanto vuole, rendendolo bastevole per tutti quanti voglia nutrire, e dicono: Non abbiamo qui se non

1, 103; F. Mosetto, Cristo ieri e oggi , cit., 298).

(3) Cf. Lc 5, 31. Origene ritorna sull'unicità del Cristo medico:

"Immagina di vedere con me una città piena di un gran numero di ammalati e con molti medici che vi prestano servizio. Supponiamo che vi siano malattie di ogni genere (e che i medici) non siano più capaci di trovare nuovi rimedi, né di vincere la vastità del male con la loro scienza medica... Arriva un medico eccezionale, che possiede una perfetta conoscenza del suo mestiere: i medici che prima non erano stati capaci di sanare le piaghe, vedendo che sotto la mano del maestro si arresta la cancrena delle ferite, non diventano invidiosi, non si fanno rodere dalla gelosia, ma prorompono in lodi verso questo genio della medicina e esaltano Dio, che ha mandato ad essi e agli ammalati un uomo dotato di tale scienza" (Om Lc XIII, 2, 103; cf. Introduzione, nota 80).

(4) Mt 12, 50. La tematica origeniana della familia Dei per la fede perverrà a mirabili sviluppi nella storia della spiritualità: "Tutti quelli che agiranno cosi e persevereranno sino alla fine, "su di loro riposerà lo Spirito del Signore e farà in essi" abitazione e "dimora", e saranno "figli del Padre celeste", di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri

Commento a Matteo, Libro XI, 6-7 197

cinque pani e due pesci . Cinque, perché forse intendevano enigmaticamente (8) che i cinque pani sono i discorsi sensibili delle Scritture e per questo sono dello stesso numero dei cinque sensi; invece i due pesci rappresentano la parola pronunciata e quella interiore, come "companatico" per i sensi riposti nelle Scritture, oppure forse la parola giunta fino a loro circa il Padre e il Figlio (9). Per questo motivo egli mangio anche del pesce arrostito : essendo risorto ne prese una parte dai discepoli (10) e ricevette quell'insegnamento teologico sul Padre, quello che essi potevano parzialmente annunciare (11). Questo il senso dunque che da parte nostra siamo stati capaci di trovare per il testo dei cinque pani e dei due pesci; ma probabilmente quelli più di noi capaci di mettere a confronto i cinque pani e i due pesci potrebbero, da parte loro, darne un senso più grande ed elevato (12).

C'è tuttavia da notare che i discepoli dicono di avere cinque pani e due pesci in Matteo , Marco e Luca ,

del nostro Signore Gesù Cristo... Sposi, quando mediante lo Spirito

Santo l'anima fedele si unisce a Gesù Cristo... Fratelli, quando

"facciamo la volontà del Padre suo che è in cielo"... Madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo mediante l'amore... e lo partoriamo mediante il santo operare" (Francesco d'Assisi, Litterae quas misit omnibus fidelibus 48-53, in Les opuscules de saint François d'Assise [D. Vorreux], Paris 1955, 174); cf. Familiarité avec Dieu (G. Marié - G. Lefebvre), in DS V, 47-61.

(5) Lc 8, 10. Cf. Cm Mt X, 4, nota (2); X, 16 e note.

(6) Cf. Lc 1, 31-33; Mt 1, 21.23.25; Fil 2, 9. Il nome di Gesù: Origene vi accede con ammirazione e ardore, considerando il nome di Dio in sé: "La nostra idea di Dio è sana, se possiamo vedere la sua proprietà di creatore... provvidente... giudice, ossia come egli crea, provvede, giudica, sceglie, ricompensa e castiga... In queste... vedute è per cosi dire caratterizzata la qualità propria di Dio... espressa nella Sacra Scrittura col nome di Dio" (Pregh XXIV, 2, 107s.), e ritrovando poi

198

senza specificare se fossero pani di frumento o di orzo. Giovanni invece è il solo a dire che i pani erano d'orzo, ed è forse per questo motivo che i discepoli dichiarano di non averli con sé nel Vangelo di Giovanni, ma secondo questo evangelista dicono: C'è un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci (13). E fin quando questi cinque pani e i due pesci i discepoli non li portarono a Gesù, non aumentarono, non si moltiplicarono, né poterono nutrire parecchi; ma quando il Salvatore li prese, in primo luogo levo gli occhi al cielo, quasi a farne discendere, con i raggi dei suoi occhi, una potenza che avrebbe permeato quei pani e quei pesci destinati a nutrire cinquemila uomini, in secondo luogo benedisse i cinque pani e i due pesci, facendoli aumentare e moltiplicare con la parola e la benedizione, e in terzo luogo li divise, li spezzo e li diede ai discepoli perché quelli li porgessero alle folle (14); allora i pani e i pesci bastarono alle folle, sicché tutti mangiarono e si saziarono (15) e non si poté mangiare tutti i pani che

nel dono di Gesù "lo splendore di questo nome", "il senso simbolico del suo mistero" (Om Es XI, 3, 199; Om Gs I, 1, 49 e note 9.11; cf. R. Scognamiglio, Giosuè nell'esegesi dei padri, 2. "Iesus": mistero e potenza del nome, in "Parole di vita" 3 [1986], 64s.). La riflessione origeniana introduce una linea spirituale: "Il nome di Gesù allontana i turbamenti... i demoni e le infermità, e istilla... tranquillità d'animo e amore del prossimo..." (C Cel I, 67, 121; cf. H. de Lubac, Storia, 72; F. Bertrand, Mystique de Jésus chez Origène , Paris 1951).

5 Cf. Mt 13, 36. 6 Cf. Mt 14, 13-14. 7 Cf. Mt 14, 15.

(7) Mt 13, 11. "La superiorità dei discepoli sulla folla è una grazia venuta da Gesù, una scelta immeritata, alla quale risponde tuttavia la loro generosità personale, il dono che essi fanno liberamente di se stessi. Ed essa non ha altro scopo se non di metterli al servizio della folla e della massa umana" (Girod, Introduzione, cit., 72).

Commento a Matteo, Libro XI, 7 199

erano stati benedetti. Cio infatti che avanzo alle folle non era di quanto avevano con loro, bensi di cio che c'era presso i discepoli, capaci di portare via i pezzi avanzati e riporli in ceste che si riempivano di resti, e il cui numero era quello delle tribù di Israele. Ora nei salmi sta scritto a proposito di Giuseppe: le sue mani hanno lavorato nel portare la cesta (16), mentre a proposito dei discepoli di Gesù sta scritto che portarono via i pezzi avanzati (17), i dodici - penso - raccolsero dodici cesti non mezzi pieni, ma tutti pieni. Fino a questo momento - credo - e sino alla fine del mondo i dodici cesti, pieni del pane di vita (18) che le folle non sono capaci di mangiare, restano presso i discepoli che sono superiori alle folle.

Coloro che mangiarono dei cinque pani, prima che si raccogliessero dodici cesti di pezzi avanzati, avevano un elemento in comune col numero cinque, avendo raggiunto per primi gli alimenti sensibili ed essendo per questo cinquemila (19), oppure agli alimenti sensibili erano pervenuti quelli che avevano mangiato, perché anch'essi erano stati nutriti da Colui che aveva rivolto gli occhi in alto, li aveva benedetti e spezzati , e non vi erano compresi né i fanciulli né le donne, ma erano solo uomini .

'WFELEIA, cit., 203; Cm Mt XII, 41, nota [54]). Cosi sono visti carismi e compiti: "Contempla ora il popolo di Dio che è nella Chiesa: quanti sono fra essi quelli che possono combattere per la verità, che possono resistere ai contraddittori, che sanno combattere le guerre della parola... Beati costoro, che possono combattere per tutto il popolo, difendere la gente di Dio e riportare un grande bottino dai nemici!" (Om Nm XXV, 4, 347).

8 Cf. 1 Cor 10, 16. 9 Mt 14, 22.

(9) Cf. Mt 14, 20. Lacuna nel testo: l'integrazione è suggerita dal

Koetschau.

200

Ci sono infatti differenze - credo - tra gli alimenti, si che alcuni sono di quelli aboliti, alimenti da bambino , e altri di quegli esseri ancora infantili e carnali in Cristo (20).

103
3. L'

Queste le cose affermate sul testo: Coloro che mangiarono erano cinquemila, senza i bambini e le donne . Il testo puo avere due sensi: o quelli che mangiarono erano effettivamente cinquemila, e tra loro non c'era alcun bambino o donna, oppure solo gli uomini erano cinquemila, senza contare né bambini né donne. Orbene, taluni l'hanno preso nel senso che abbiamo già anticipato: né donne né bambini furono presenti alla crescita e moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci. Ma si potrebbe dire che se molti avevano mangiato o comunicato in base alla loro dignità e capacità, ai pani della benedizione , quelli meritevoli di essere contati allo stesso modo degli Israeliti annoverati nel libro dei Numeri (21), erano uomini; quelli invece non meritevoli di essere cosi calcolati e annoverati, erano bambini e donne. Ma mi devi spiegare in senso tropologico sia la parola bambini secondo le parole: Non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali ma come esseri carnali, come a bambini in

Commento a Matteo, Libro XI, 8 201

Cristo (22), sia il termine donne, secondo l'affermazione: Voglio presentare tutti voi quali vergine casta a Cristo ; mentre la parola uomini, devi spiegarla secondo il testo: quando sono diventato uomo ho lasciato perdere quello che era da bambino (23).

Ma non andiamo oltre lasciando senza spiegazione il tratto: Avendo ordinato alle folle di sdraiarsi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e alzati gli occhi al cielo, disse la benedizione, spezzo i pani e li diede ai discepoli e li diedero alla folla. E mangiarono tutti (24).

Che cosa sta a significare l'espressione: avendo ordinato a tutte le folle di sdraiarsi sull'erba e quale senso, adatto all'ordine di Gesù, possiamo intendere in questo passo? Io ritengo che ordinasse alla folla di sedersi sull'erba nel senso della parola di Isaia: Ogni carne è come l'erba (25), e cioè di assoggettare la carne e sottomettere l'orgoglio della carne (26), per poter partecipare ai pani benedetti da Gesù.

Inoltre, essendoci diversi gruppi di persone bisognose del nutrimento che viene da Gesù, perché non

6, 280s.; su questa ermeneutica "verticale", che è sequela di Gesù nella Pasqua, cf. Cm Rm VII, IV.V, cit., I, con note Cocchini, 367.378s.; H. de Lubac, Storia, 311.319s.; S. Leanza, Origene , in La Bibbia nell'antichità, cit., 377ss.).

(12) Cf. Mt 14, 22. Origene tornerà, al termine di Cm Mt XI, 19, sul duplice senso del verbo congedare, come liberare, rinviare, esaudire. Si ricordi il commento a Lc 2, 29: ""Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace"; infatti finché io non sostenevo Cristo, finché le mie braccia non lo sollevavano, ero prigioniero e non potevo liberarmi dai miei vincoli. Dobbiamo intendere queste parole come se

202

tutti si nutrono degli stessi insegnamenti, penso che per questo motivo Marco abbia scritto: E ordino loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi o gruppetti di cento o di cinquanta , e Luca: e disse ai suoi discepoli: fateli sedere a gruppi di circa cinquanta .

Occorreva infatti che coloro che dovevano trovare riposo nei nutrimenti di Gesù, fossero o in un gruppo di cento, cifra sacra e relativa a Dio a motivo della monade (27), o in un gruppo di cinquanta, cifra implicante il perdono, stando al mistero dei giubilei che ci celebravano ogni cinquanta anni, e a quello della festa di Pentecoste (28). Credo poi che i dodici cesti si trovassero presso i discepoli cui era stato detto: Sederete sui dodici

(13) Cf. Mt 14, 23. Il discorso del passaggio all'altra riva rivela, attraverso successivi distacchi, i gradi della sequela di Gesù: le folle restano nella pianura rispetto alla montagna sulla quale Gesù sale a pregare, e restano sulla riva rispetto alla barca sulla quale salgono i discepoli: cf. Cm Mt X, 8 e nota (13); XI, 4 e nota (2).

15 Mt 14, 22. 16 Cf. Mt 14, 24. 17 Cf. Mt 14, 25-26.

18 Cf. Mt 14, 32. 19 Cf. Mt 14, 22. 20 Cf. Mc 6, 47. 21 Cf. Mt

14, 26ss.

(14) Cf. Mt 14, 34. Gesù obbliga i discepoli a salire nella barca, a fare quello che possono, rivela ad essi la loro incapacità a fare il viaggio e insieme va a loro nella prova: "Viene la "calma", si placano le grandi onde, sono repressi i venti contrari, tace la rabbia dei flutti" (Om Ct II, 9,

85). Per una ripresa contemporanea della "ascondità" di Dio - "presenza nell'assenza, azione nel non intervento" -, cf. F. Varone, Un Dio assente?, Bologna 1995, 84ss.108ss.

(15) Cf. Mt 14, 22. La barca che si inoltra nel mare della prova si avvia ad essere uno dei simboli privilegiati della Chiesa; il Cristo ha già vinto e vuole associare i credenti alla sua vittoria: "Egli... che non cade, è sceso fino a te che eri caduto; si è abbassato e t'ha preso per mano.

Commento a Matteo, Libro XI, 8 203

troni a giudicare le dodici tribù di Israele (29). E come si potrà dire che un mistero è il trono di chi giudica la tribù di Ruben, un altro mistero è il trono di chi giudica la tribù di Simeone, un altro quello della tribù di Giuda, e cosi via, allo stesso modo potrà essere un mistero il cesto di cui si nutre Ruben, un altro il cesto di Simeone, e un altro quello di Levi.

Ma adesso, nel discorso che stiamo facendo, non è consentito sconfinare cosi tanto dal nostro argomento, e mettere insieme quello che riguarda le dodici tribù, e in particolare ciascuna di esse, e dire cosa rappresenti ciascuna tribù d'Israele.

346s.; cf. Bastit-Kalinowska, Origène exégète , cit., 124; Id., Conception, cit., 689; H. Rahner, L'ecclesiologia dei Padri. Simboli della Chiesa, EP, Roma 1971, 467.499s.597; Id., Miti greci nell'interpretazione cristiana, Bologna 1971, 377; M. Steiner, La tentation de Jésus dans l'interprétation patristique de saint Justin à Origène, Paris 1962, 107-192).

(16) Mc 6, 45. La riflessione che segue, sul possessivo applicato a Gesù nel testo di Marco - i suoi discepoli - fa emergere quella familiarità con l'umanità del Salvatore, quelle note di pietà umana, di devozione, di "tenero affetto" (Cm Rm V, X, cit., I, 295), che sono fra le

204

LA NAVIGAZIONE SUL LAGO

104
4. D

E subito obbligo i discepoli a entrare sulla barca e di precederlo sull'altra sponda in attesa che avrebbe congedato le folle (1).

In merito a questi stessi passi è da osservare quante

Storia, 68ss.).

(17) Cf. Mt 14, 22. "Ecco l'utilità della tentazione. Quello che la nostra anima ha in sé ricevuto è nascosto a tutti, anche a noi stessi, tranne che a Dio. Tutto cio è reso manifesto dalle tentazioni, affinché il nostro particolare essere non rimanga più occulto, e noi conosciamo noi stessi e con la buona volontà abbiamo coscienza delle nostre malizie, si da rendere grazie a Dio per i beni derivatici dalle tentazioni. Ci vengono le tentazioni perché si renda noto qual mai siamo e siano svelati i pensieri reconditi del nostro cuore... Nei tempi, pertanto, intermedi, mentre le tentazioni si susseguono, stiamo saldi e prepariamoci a tutto quello che ci potrà accadere, in modo che qualunque cosa sopravvenga, non ci si possa accusare di essere stati impreparati, ma invece si veda che siamo disposti... Quello che ci difetta a causa dell'umana fragilità, se faremo quello che è in nostro potere, lo compirà Dio..." (Pregh XXIX, 17.19, 157ss.; cf. Monaci Castagno, Un invito alla vita perfetta, cit., 134).

(18) Cf. Mt 14, 30-31. "Dobbiamo darci molto da fare non perché la nostra fede sia divulgata presso gli uomini, ma perché sia approvata presso Dio. Non è poco poi avere davanti a Dio una fede che puo essere approvata. Presso Dio infatti perfino la fede degli apostoli è giudicata piccola, per cui viene detto a Pietro: "Uomo di poca fede,

Commento a Matteo, Libro XI, 9 205

volte ricorre il termine le folle e l'altro termine i discepoli, affinché, in base all'osservazione e al confronto di essi, si possa scoprire che l'intenzione degli evangelisti era quella di farci vedere - nel racconto evangelico - le differenze tra coloro che si accostano a Gesù: di questi, alcuni sono folle e non si chiamano discepoli, altri sono discepoli e sono superiori alle folle.

Per il momento è sufficiente citare pochi testi, perché indotto da questi uno possa fare l'uguale ricerca in tutti quanti i Vangeli.

E scritto dunque, che mentre le folle si trovano giù, i discepoli possono avvicinarsi a Gesù salito sulla montagna, dove le folle non erano capaci di accedere: Viste le folle, sali sulla montagna e messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. E aperta la bocca, prese a insegnare loro dicendo: Beati i poveri in spirito... (2).

In un altro passo ancora è stato detto che, avendo le masse bisogno di guarigione, lo seguirono molte folle e le guari , pero non abbiamo trovato alcuna guarigione riferita sul conto dei discepoli; poiché se uno è già discepolo di Gesù, questi è sano e, siccome sta bene, ha bisogno di Gesù, ma non come medico (3), bensi per le altre virtù.

perché hai dubitato?". E percio dunque veramente grande chi ha davanti a Dio una fede che puo essere approvata" (Cm Rm X, IV, cit., II, 162).

29 Cf. 1 Cor 10, 13. 30 Mt 14, 22. 31 Cf. Mc 6, 47; Mt 14,

24. 32 Cf. Mt 14, 26-27.

(19) Mt 14, 34. Girolamo fa eco: "Se sapessimo come rendere nella nostra lingua Genèsaret, capiremmo in qual modo Gesù, attraverso le metafore degli apostoli e della barca, trasporta la Chiesa, liberata dal naufragio delle persecuzioni, alla riva e la fa riposare in un tranquillissimo porto" (Commento II, su
Mt 14, 34, cit., 146s.); del lago di Gennesar e della regione adiacente ha lasciato splendida e accurata

206

In un altro passo ancora è scritto: mentre egli parla alle folle, sua madre e i fratelli se ne stavano fuori, cercando di parlargli. Questo glielo indico qualcuno. A lui Gesù rispose, stendendo la mano, non verso le folle, ma verso i discepoli e disse: Ecco mia madre e i miei fratelli : e nel rendere testimonianza ai discepoli che compivano la volontà del Padre che è nei cieli e per questo meritavano il nome di parenti e di strettissimi familiari di Gesù, alle parole Ecco mia madre e i miei fratelli, aggiunge: Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre (4).

In un altro passo ancora sta scritto: tutta la folla rimaneva sulla spiaggia ed egli parlo loro di molte cose in parabole . Poi, in seguito alla parabola del seme, si avvicinarono - non più le folle, bensi i discepoli - e gli dissero, non: "Perché parli a noi in parabole?", bensi: Perché parli loro in parabole? . Allora egli rispose e disse, non alle folle ma ai discepoli: A voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, mentre agli altri è detto in parabole (5). Tra quelli pertanto che si accostano al nome di Gesù (6), quelli che conoscono i misteri del regno dei cieli si potranno chiamare discepoli, quelli invece ai quali non è stato elargito questo dono, si chiamano folle, inferiori

descrizione Giuseppe Flavio: magnifica la natura, ininterrotti i frutti

(Guerra giudaica III, 10, 516-521 [G. Ricciotti], Torino 1963, 424ss.).

(20) Cf. Mt 14, 32.34. L'immagine biblica risponde agli interrogativi della sapienza umana sulla traversata della vita:

"Trattandosi di questi argomenti, non è possibile se non fare una di queste cose: o apprendere da altri quale sia la verità; oppure scoprirla da se medesimi; ovvero, se cio è impossibile, accettare, fra i ragionamenti umani, quello migliore e meno facile da confutare, e su quello, come su una zattera, affrontare il rischio della traversata del

Commento a Matteo, Libro XI, 9 207

ai discepoli. Infatti, fa' bene attenzione: mentre ai discepoli disse a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, riguardo alle folle invece disse: ma a loro non è dato (7).

In un altro passo ancora Gesù lascia le folle (non i discepoli) ed entra nella casa; ed è nella casa sua che gli si avvicinarono, non le folle, ma i suoi discepoli, per dirgli: spiegaci la parabola della zizzania del campo .

Ma anche in un altro passo, quando ebbe sentito notizie di Giovanni, Gesù in una barca si ritiro in un luogo deserto, in disparte, le folle lo seguirono, ed egli uscito vide una grande folla e senti compassione per loro e guari i loro malati : questi malati appartenevano alle folle, non ai discepoli.

Sul far della sera, gli si accostarono, non le folle, ma i discepoli superiori alle folle, dicendo: Congeda le folle, perché vadano nei villaggi a comprarsi da mangiare .

Ma pure quando ebbe presi i cinque pani e i due

113); "Noi - perché questo discorso è fatto tra cristiani, che hanno ascoltato e accolto nella fede la parola di Dio - sappiamo che questa

"barca" esiste" (G. Biffi, Linee di escatologia cristiana, Milano 1984, 17).

33 Cf. Mt 14, 22. 34 Cf. Mt 14, 24. 35 Cf. Mt 14, 23.

36 Cf. Mt 14, 22. 37 Cf. Mt 14, 24. 38 Cf. Mt 14, 24.

(21) Cf. 1 Cor 10, 16; quanto al "congedo" delle folle, cf. Cm Mt

XI, 5 e nota (12).

(22) Cf. Lc 22, 32. ""Abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto"... Sta davanti all'altare e offre per noi la propiziazione... Effondeva la preghiera al Padre... Vuole abitare in questo corpo della sua Chiesa, e in queste membra del suo popolo, lui, come l'anima, per averne tutti i movimenti e tutte le opere secondo la sua volontà" (Om Lv VII, 2, 151ss.).

(23) Cf. Mt 14, 22. "Il miracolo di Gesù che cammina sulle onde

208

pesci, alzati gli occhi al cielo, disse la benedizione, spezzo i pani, e li diede non alle folle, bensi ai discepoli, perché i discepoli li dessero alle folle (8), che non erano capaci di prenderli da lui, ma a stento tramite i discepoli potevano ricevere i pani della benedizione di Gesù ; e le folle non li mangiano tutti quanti, perché essendosi saziate hanno lasciato gli avanzi in dodici ceste colme: <sono chiare le

differenze tra le folle e i discepoli> (9).

105
5. L

La ragione che ci ha indotti a intraprendere queste ricerche è il dato che abbiamo davanti: Gesù, separati i discepoli dalle folle, li obbligo a salire sulla barca e a

17 1 Tm 6, 5. 18 Mc 14, 5. 19 Cf. Sir 4, 1ss. 20 Cf. Gv

13, 2. 21 Cf. Ef 6, 16. 22 Cf. Lc 22, 3; Gv 13, 27.

per andare a ridare coraggio ai suoi discepoli contiene lezioni preziose per la vita spirituale, che Origene spiega minutamente in un lungo e bel commento" (H. de Lubac, Storia, 221).

39 Cf. Mc 6, 47; 1 Tm 1, 19. 40 Cf. Rm 13, 12; Ef 6, 12; Col 1,

13. 41 2 Ts 2, 3-4. 42 Rm 13, 12.

(24) Cf. Mt 14, 24. "Sia nelle opere che nella fede c'è molta difficoltà e molto travaglio; giacché quelli che vogliono agire secondo Dio incorrono in molte tentazioni e ostacoli... Giungi anche al mare e ne incontri i flutti" (Om Es V, 3, 102s.); in questa stessa omelia sull'Esodo, Origene esprime con un mirabile grido di fede la sua speranza nell'itinerario verso Dio, comunque intrapreso, oltre ogni prova: "E meglio morire per via andando alla ricerca della vita perfetta che non partire neppure alla ricerca della perfezione" (Om Es V, 4, 105; cf. R. Scognamiglio, La vita cristiana come esodo: tematiche origeniane , in Riv Sc Rel VIII/1 [1994], 137).

(25) Cf. Ap 13, 14. Su questa "triade di corruzione" o "trinità

Commento a Matteo, Libro XI, 9-10 209

precederlo sull'altra sponda, fino a che avrebbe congedato le folle . Le folle infatti non avrebbero potuto partire per l'altra sponda, non essendo esse spiritualmente "ebree", nome che vuol dire "quelli dell'altra riva" (10). Questo impegno invece apparteneva ai discepoli: dico il partire per l'altra sponda, l'oltrepassare le realtà visibili e corporali, perché provvisorie, e giungere a quelle invisibili ed eterne (11).

Per le folle dunque l'essere congedate da Gesù costituiva un beneficio sufficiente che Gesù dava loro, non potendo esse partire per l'altra sponda, dato che erano folle (12). Questo congedo nessuno ha il potere di darlo se non il Cristo solo e non è possibile che alcuno venga

"congedato" se prima non ha mangiato dei pani che Gesù benedice, e non è possibile che uno mangi i pani della

malefica" - il diavolo/l'anticristo/lo spirito maligno - opposta alla Trinità, cf. voce Révélation-Apocalypse (E. Cothenet), DS 13, 469s.; A. Orbe, La teologia dei secoli II e III, II, Roma 1995, 489s. Rispetto alla lettura origeniana, la tradizione conosce anche simbologie più consuete: "Il riposo e le veglie dei soldati si dividono in spazi di tempo di tre ore ciascuno. Quando dunque l'evangelista dice che il Signore va dai discepoli alla quarta vigilia della notte, mostra che essi sono stati in pericolo per tutta la notte e che nell'ultima parte di essa, cioè, in senso figurato, alla fine del mondo, verrà loro offerto aiuto" (Girolamo, Commento II, cit., 144).

43 Cf. Mt 14, 26. 44 Cf. Mt 14, 27. 45 Cf. Mt 14, 29.

46 Mt 14, 30. 47 Cf. Mt 14, 30.

(26) Cf. Mt 14, 26; 21, 33ss.; Mc 12, 1ss.; Lc 20, 9ss. Il Salvatore viene, si è esiliato fra di noi: cf. Cm Mt X, 14 e nota (12) sulla epidemia del Cristo. "Sul piano della storia, l'assenza (del Cristo) si configura come espediente pedagogico divino volto a destare negli uomini vigilanza e cammino" (Scognamiglio, Anthropos..., 198).

(27) Cf. Eb 6, 1. Se tra noi si trovasse un Pietro: Pietro porta in sé tutti i discepoli dei quali vince la prova della fede. "Egli vacilla

210

benedizione di Gesù senza che Gesù abbia ordinato di farlo e di sedersi sull'erba , come abbiamo già spiegato. Ma anche questo è impossibile che le folle lo facessero, se dalle loro proprie città non avessero seguito Gesù, che si era ritirato in un luogo deserto, in disparte . E sebbene i discepoli l'avessero prima pregato di congedare le folle , non le congedo prima di nutrirle con i pani delle benedizione. Adesso invece le congeda, ma prima ha obbligato i discepoli a salire sulla barca , e le congeda mentre si trovano in un luogo basso, - infatti è in basso il luogo del deserto - mentre egli sali sulla montagna a pregare (13).

Va notato questo: che subito dopo aver nutrito i cinquemila, Gesù obbligo i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra sponda . Pero i discepoli non riuscirono a precedere Gesù sull'altra sponda, ma giunti in mezzo al mare, essendo la barca agitata a causa del vento

(Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca X, 84 [G. Coppa], Milano-Roma 1978, 454ss.).

48 Cf. Mt 8, 29. 49 Cf. Mt 14, 34. 50 Cf. Mt 14, 22.

(28) Mt 14, 31. "I santi non sono sommersi, ma camminano sopra le acque, perché sono leggeri e non sono gravati dal peso del peccato... Il Signore e Salvatore "cammino sulle acque"; giacché è lui che veramente non conosce peccato... Pietro "cammino", pure se con un po' di trepidazione, giacché non era cosi grande e tale da non avere in sé alcuna mescolanza della sostanza del piombo. Ne aveva, anche se poco. E per questo che il Signore gli dice: "Uomo di poca fede,

Commento a Matteo, Libro XI, 10-11 211

contrario , ebbero paura quando Gesù venne verso di loro alla quarta veglia della notte . E se Gesù non fosse salito nella barca, il vento non avrebbe cessato di essere contrario alla navigazione dei discepoli e i naviganti compiuto il tragitto non sarebbero giunti all'altra sponda (14). E puo darsi che, poiché voleva insegnare loro tramite l'esperienza che non è possibile partire per l'altra sponda senza di lui, li obbligo a salire sulla barca e a precederlo su quell'altra sponda : ma giacché non riuscivano a compiere la traversata oltre la metà del mare , egli apparendo loro e agendo come sta scritto , mostro che chi va verso l'altra riva, vi giunge solo se Gesù lo accompagna nella navigazione. Ma che cosa rappresenta la barca nella quale Gesù obbligo i discepoli a entrare (15)? Si tratta forse della lotta delle tentazioni e delle difficoltà, lotta nella quale uno si imbarca, costretto dal Logos, e vi entra per cosi dire di controvoglia dal momento che il Salvatore vuole fare esercitare i suoi discepoli in questa imbarcazione agitata dai flutti e dal vento contrario.

Poiché obbligo subito i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra sponda e anche Marco, variando un poco l'espressione, ha riferito: obbligo subito i suoi discepoli

perché hai dubitato?"" (Om Es VI, 4, 115; cf. Mosetto, Cristo, cit., 299).

(29) Cf. Mt 14, 33-34. La confessione cristologica è completa nella Chiesa: cf. ancora Cm Mt XI, 17; che il centurione confessi il Cristo nella sua morte di croce, implica ch'egli è divenuto discepolo; cf. Mt 27,

54 e la considerazione di Origene sull'evento: "quasi a morire fosse stato un re che con grande potenza e autorità ha messo in opera cio che aveva ritenuto giusto fare" (Cm Gv XIX, XVI, 588).

51 Mt 14, 36. 52 Cf. Mt 14, 34. 53 Cf. Mt 14, 35.

212

a salire sulla barca e a precederlo sull'altra sponda a Betsaida (16), è inevitabile soffermarci sul verbo obbligo, dopo aver previamente considerato la lieve variante di Marco che precisa un ulteriore elemento con l'aggiunta del possessivo; non risulta infatti il medesimo senso dal testo: obbligo subito i discepoli, c'è un elemento in più nell'espressione i suoi discepoli, riferita da Marco, rispetto al semplice i discepoli. Puo dunque darsi, ritornando al testo, che i discepoli sentendosi a disagio lontani da Gesù, non possano separarsi da lui neppure per caso, perché vogliono rimanere con lui; ma lui, giudicando che debbano avere la prova dei flutti e del vento contrario, che non ci sarebbe stato se fossero stati con Gesù, impone loro l'obbligo di staccarsi da lui e di salire sulla barca (17). Il Salvatore quindi obbliga i discepoli a salire sulla barca delle tentazioni, di precederlo sull'altra sponda e di oltrepassare le congiunture riportando vittoria su di esse. Quelli, da parte loro, una volta giunti in mezzo al mare , in mezzo ai flutti delle prove e ai venti avversi che impediscono loro di andare verso la riva opposta, pur lottando non sono riusciti senza Gesù a vincere i flutti e il vento contrario e giungere all'altra riva. Ecco perché il Logos ne ebbe pietà, avendo essi fatto tutto

(30) Mt 14, 35. Diffusero la notizia... gli portarono i malati : la predicazione di Gesù e il poterlo toccare sono sull'altra sponda, spazio di fede ove opera la comunità del Cristo, in successive aperture di grazia - dall'altra riva dei fiumi degli Etiopi -, anche per quanti, attualmente fuori dall'orizzonte della Chiesa, stanno ora "indietro, al di là di questi spazi nei quali corre e si diffonde la salvezza" (Cm Ct II, cit.,

120).

(31) Cf. Mt 9, 20-22; Mc 5, 28; Lc 8, 44. Le guarigioni si operano in graduale prossimità al Cristo: si incontrerà in questo stesso libro, Cm Mt XI, 18, un testo ecclesiologico in cui la soteriologia trova espressioni di ineguagliata chiarezza. Si avverte, in queste pagine, "il rafforzarsi dell'aspetto pastorale, poiché ormai (Origene), con la sua predicazione, è più direttamente a contatto con l'assemblea dei fedeli" (H. Crouzel,

Commento a Matteo, Libro XI, 11 213

quel che dipendeva da loro per giungere alla riva opposta, e venne verso di loro camminando sul mare , in cui non c'erano né flutti né vento che potessero, pur volendolo, opporsi a lui. Infatti non è scritto che venne da loro camminando sui flutti, bensi sulle acque. Pietro disse: Comanda che io venga da te, non sulle onde, ma sulle acque . E quando Gesù sulle prime gli disse: Vieni!, scendendo dalla barca si mise a camminare sulle acque, non sui flutti, per andare verso Gesù , ma cominciando a dubitare, vide la violenza del vento (18), che non vi sarebbe stata per chi avesse abbandonato la mancanza di fede e il dubbio. Una volta che Gesù sali sulla barca con Pietro, il vento cesso : non poteva fare più nulla contro la barca, essendovi salito Gesù.

106
6. L

E allora i discepoli, compiuta la traversata,

(32) Cf. Mt 14, 36. Origene sottolinea gli effetti spirituali delle guarigioni e il contesto di fede in cui esse maturano o che esse provocano: "Sottolineando, attraverso l'interpretazione spirituale, il potenziale simbolismo dei segni, Origene completa la legittimazione razionale dei miracoli compiuti da Gesù: nonché puri eventi paradossali, che sconcerterebbero gratuitamente l'ordine della natura, essi lasciano trasparire l'azione sapiente di Dio e del suo Logos per restaurare la vita spirituale dell'umanità" (Mosetto, I miracoli, cit., 107).

(33) Mt 9, 22. Se ci sia una differenza... lo stabilirai da te : è l'appello al "lettore collaborativo" (cf. Perrone, Quaestiones, cit., 31; H.J. Vogt, Wie Origenes in seinem Matthäus-Kommentar fragen offen lässt , in Origeniana secunda, 191ss.; Bendinelli, Il Commentario, 66s.). Si noterà l'attrazione spirituale che esercita su Origene l'episodio dell'emorroissa, vista ripetutamente come figura della Chiesa dalle genti che previene, "col tocco della fede" la guarigione della Sinagoga

(cf. Om Gdc V, 5, 112; Om Ct I, 6, 51; cf. Sgherri, Chiesa, 338ss.).

(1) Mt 15, 1-2. Il momento di questo "allora": si puo rilevare come l'analisi narrativa - nel caso è una congiunzione che suggerisce l'approccio del testo - facesse ben parte del sistema esegetico e

214

approdarono a Genèsaret (19): nome che se ne conoscessimo il significato, potrebbe forse esserci utile per la spiegazione del passo che ci sta davanti.

Osserva pero - dato che Dio è fedele e non permette che le folle siano provate al di sopra delle loro forze - il modo di fare del Figlio di Dio: i discepoli li obbligo a salire sulla barca essendo più forti e capaci di giungere in mezzo al mare e sopportare la prova dei flutti fino al momento che diventano meritevoli dell'aiuto divino e vedono Gesù, lo sentono parlare e una volta salito anche lui a bordo, possono compiere la traversata e approdare alla terra di Genèsaret (20); le folle invece le congedo senza che ricevessero - essendo più deboli - la prova della barca, delle onde e del vento contrario , e sali sulla montagna a

1 Mt 14, 34. 2 Cf. Mt 14, 32. 3 Mt 14, 35-36. 4 Mt 15,

1.

(2) Mt 14, 36. Comandamento di Dio... tradizione di antichi: dal capitolo 8 al 15 si sviluppa un discorso unitario: anche il bene si puo fare male, e la materialità dei comandamenti irreggimentati dagli uomini puo sacrificare il senso profondo della Legge. "C'è chi dice cosi: se c'è qualcosa da osservarsi totalmente secondo la lettera, perché non mantenere tutto? Se invece il contenuto della Legge è da riferirsi alla intelligenza spirituale, il discernimento deve essere per tutto secondo lo Spirito... Moderando l'eccesso dell'una e dell'altra asserzione, tenteremo di mostrare, con l'autorità delle Scritture divine, quale regola sia da osservarsi riguardo a questi passi della Legge" (Om Nm XI, 1,

132; cf. Sgherri, Chiesa, 420ss.).

Commento a Matteo, Libro XI, 11-12 215

pregare in disparte . A pregare per chi se non, probabilmente, per le folle, affinché dopo aver mangiato (21) i pani di benedizione non compissero alcunché di contrario al congedo ricevuto da Gesù, e per i discepoli, affinché, costretti da lui a salire sulla barca e a precederlo sulla riva opposta non avessero a soffrire alcun male sul mare né da parte dei flutti che squassavano la loro barca, né da parte del vento contrario ?

E oserei dire che, grazie alla preghiera di Gesù rivolta al Padre per i suoi discepoli (22), questi non hanno subito alcun male, malgrado l'infuriare del mare, delle onde e del vento avverso contro di loro.

Che si accontenti pure, uno più semplice, del racconto storico. Quanto a noi, se un giorno veniamo a imbatterci in prove ineludibili, ricordiamoci che è stato Gesù a obbligarci a salire nella barca volendo che lo precedessimo sull'altra sponda (23). Non è infatti possibile approdare sull'altra riva se non si sono sostenute prove di flutti e vento contrario . Dopo, quando ci vedremo circondare da molte e penose difficoltà e saremo stanchi di navigare tra esse per tanto tratto con le nostre modeste forze, dovremo pensare che la nostra barca proprio allora è in mezzo al mare, agitata da flutti che vogliono farci naufragare nella fede o in qualche

5 Cf. At 16, 3.

(4) Gal 3, 13. La Pasqua è insieme redenzione e rivelazione: cf. Cm Mt X, 17 e note (18).(19); anche in questo senso occorre convertirsi

"alla Passione, che è la nostra risurrezione" (Ignazio, Smyrn. V, 3, cit.,

136s.): "Nella festa di "Pasqua", sta scritto che è "un agnello" che purifica il popolo... e questo agnello diciamo che è il nostro Signore e Salvatore in persona... Percio celebriamo le feste in spirito e immoliamo

216

altra virtù. Ma quando vediamo il soffio del Maligno contrastare le nostre realtà, dobbiamo capire che proprio allora il vento ci è contrario (24). Or dunque, quando pur subendo questi mali, avremo trascorso tre veglie della notte nell'oscurità delle tentazioni e avremo ben lottato, facendo del nostro meglio, e ci saremo guardati dal fare naufragio nella fede o in qualche altra virtù, essendo la prima veglia il padre delle tenebre e del male, la seconda suo figlio, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto , e la terza lo spirito avverso allo Spirito Santo (25), è allora che dobbiamo credere, che

102ss.).

(5) Cf. 1 Cor 9, 20. Origene riporta alla intelligenza spirituale della Legge anche i santi della economia antica: "Io ritengo che non solo gli apostoli, ma anche i profeti e quanti sapienti vi fossero allora nel popolo di Dio siano stati coscienti che la Legge è spirituale, nonostante si siano mostrati custodi anche dell'osservanza carnale a causa della moltitudine. Né ci si deve meravigliare, dal momento che anche Paolo stesso dice: "Mi sono fatto, per cosi dire, Giudeo..."" (Cm Rm VI, VII, cit., I, 323s.; cf. Cocchini, Il Paolo, cit., 130).

(6) Cf. At 18, 18; 21, 23. L'agire della Chiesa si conforma alla economia della Incarnazione, cioè alla divina condiscendenza: "Paolo non puo recare giovamento per la salvezza ai Giudei secondo la carne

(se non facendosi) giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei: allo stesso modo colui che è posto a salvezza di molti non puo servirsi soltanto del vangelo interiore per migliorare e stimolare verso cio che è migliore e più alto quelli che sono ai primi rudimenti di un cristianesimo soltanto esteriore" (Cm Gv I, VII, 129s.).

6 Cf. Mc 7, 2. 7 Cf. Mt 15, 2. 8 Cf. Mc 7, 2.

(7) Cf. Rm 2, 27. In verità Cristo "quello che vuole facciano i Farisei, molto di più e con maggiore abbondanza vuole che sia compiuto dai discepoli... "E stato detto agli antichi: non uccidere"... ma ai discepoli dice: "E io dico a voi che, se qualcuno si adira contro il suo fratello, sarà reo di giudizio"" (Om Nm XI, 2, 137; cf. Monaci Castagno, Origene, 97ss.).

(8) Cf. Lc 11, 5. Occorre lavarsi dalle proprie azioni di male per accostarsi al Verbo: nell'ascolto, nella eucaristia, nella vita ecclesiale;

Commento a Matteo, Libro XI, 12 217

giunta la quarta veglia, quando la notte è avanzata e il giorno si avvicina , verrà verso di noi il Figlio di Dio, per conciliarci il mare camminando su di esso.

E quando vedremo apparirci il Logos saremo turbati finché non avremo capito chiaramente che il Salvatore è venuto (26) da noi e credendo di vedere un fantasma ci metteremo a gridare dallo spavento; ma lui subito ci parlerà e dirà: Coraggio, sono io, non abbiate paura . Mosso con più fervore da questa parola, Coraggio, se tra noi si troverà mai un Pietro, in cammino verso la perfezione (27) ma non ancora divenuto tale, scenderà dalla barca, come ad uscire dalla tentazione in cui veniva agitato, e sulle prime camminerà, volendo andare da Gesù sulle acque , ma essendo ancora uomo di poca fede e avendo ancora dei dubbi, vedrà la violenza del vento , ne avrà paura e comincerà ad affondare, ma questo non gli accadrà, perché invocherà Gesù a gran voce e gli dirà: Signore, salvami! . Subito dopo, mentre Pietro starà ancora parlando e dicendo: Signore, salvami!, il Logos stenderà la mano, gli porgerà aiuto, lo afferrerà nel momento in cui comincia ad affondare e lo biasimerà per la poca fede e il dubbio.

cf. Cm Mt X, 25, nota (56). Girolamo farà eco: "Le mani, ossia le opere non del corpo ma dell'anima, debbono essere lavate, affinché scenda in esse la parola di Dio" (Girolamo, Commento II, cit., 148).

9 Cf. Mt 15, 2. 10 Cf. Mt 15, 3. 11 Mt 15, 4. 12 Es 21,

15.

(9) Es 20, 12; cf. Lv 19, 3; Dt 5, 16; Ef 6, 2. La riflessione origeniana coglie il cuore dei comandamenti; poiché Dio ama l'uomo, si fa garante dell'ordine dell'amore: "La Parola divina vuole che tu "ami" il padre, il figlio, la figlia; la Parola divina vuole che tu "ami" il Cristo e non ti dice di non "amare" i figli e di non essere unito ai genitori mediante la

218

Tuttavia, osserva che non dice: incredulo, bensi uomo di poca fede, e che è detto: Perché hai dubitato? (28) e, pur avendo della fede, ti sei inclinato verso il suo contrario?

107
7. L'

E intanto sia Gesù che Pietro saliranno sulla barca, il vento si placherà e quelli che sono sulla barca, rendendosi conto da quali pericoli sono stati salvati, si prostreranno dicendo, non semplicemente: "Sei Figlio di Dio", come i due indemoniati , ma: Veramente tu sei il Figlio di Dio. E questo lo dicono i discepoli che sono nella barca (29); non credo infatti che l'abbiano detto altri discepoli. E quando, con tutte queste prove, avremo compiuta la traversata , approderemo in quella terra in cui Gesù ci ha dato ordine di precederlo . Viene poi forse svelato qualche mistero ineffabile e nascosto riguardo ad alcuni che sono salvati

36 Cf. 1 Cor 10, 31. 37 Cf. Col 3, 17.

"carità". Ma che cosa ti dice? Non avere una "carità" disordinata... E perché, dopo Dio, ci sia ordine anche fra noi, il primo comandamento è che "amiamo" i genitori... "Ordinate in me la carità"" (Om Ct II, 8, 78ss.). Sul valore delle "dieci parole" come oggetto di riflessione e fonte di gioia per Israele, cf. G. von Rad, Teologia dell'Antico Testamento , I, Brescia

1972, 222ss.

(10) Lv 20, 9. "Il nome di padre è un grande mistero e il nome di madre è di arcana riverenza. "Padre" secondo lo Spirito ti è Dio; madre la "Gerusalemme celeste"... In primo luogo dunque ti è padre Dio, che ha generato il tuo spirito... In secondo luogo ti è padre il padre della carne, per il cui ministero sei nato nella carne... Simili cose sono da pensarsi anche riguardo alla madre per la cui fatica, cura, ministero, sei nato e sei stato allevato. E bisogna che, secondo l'Apostolo, tu renda ai

Commento a Matteo, Libro XI, 12 219

da Gesù nelle parole: Gli uomini di quel luogo, chiaramente il luogo della riva opposta, riconosciutolo, diffusero la notizia in tutta la regione dei dintorni dell'altra sponda - non nel posto stesso della riva, ma nei dintorni - e gli portarono tutti i malati (30). A questo punto osserva che non gli portarono soltanto dei malati, ma tutti i malati che erano in quei dintorni. Ma i malati che gli furono portati lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello . Gli chiedevano questa grazia, perché non erano come la donna emorroissa da dodici anni, che si avvicino a lui di dietro e tocco l'orlo del suo mantello, poiché diceva dentro di sé: se tocchero almeno il suo mantello saro guarita - nota la corrispondenza delle parole: l'orlo del suo mantello -, per questo il flusso del suo sangue si fermo all'istante (31).

Quelli poi che venivano dai dintorni della terra di

Genèsaret, dove erano approdati dopo la traversata Gesù

(11) Cf. Mt 15, 4; Es 20, 12; 21, 15.17; Lv 19, 3. Ancora una volta il lettore è invitato ad ampliare l'esame dei testi (cf. Bendinelli, Il Commentario, 67).

(12) Es 20, 12. Girolamo riprenderà dettagliatamente le considerazioni origeniane: "Nella Scrittura l'onore consiste non tanto in saluti e inchini, quanto in elemosine e offerta di doni... Il Signore aveva stabilito, considerando sia la debolezza sia la vecchiaia sia la miseria dei genitori, che i figli li onorassero provvedendoli di cio che è necessario alla vita" (Commento II, cit., 148s.).

(13) Cf. Mc 12, 43; Lc 21, 1. Sulle tradizioni attinte dai rabbini, cf. la voce Origène (J. Daniélou), DBS VI, in particolare 889-891, e Sgherri, Chiesa, 49ss., con discussione del tema.

(14) Cf. Mc 7, 11. "Gesù non intende tanto rivolgersi contro una certa pratica rabbinica, quanto piuttosto porre in evidenza come i suoi avversari, nella loro preoccupazione di compiere la lettera, non riescano

220

e i suoi discepoli , non si avvicinarono a Gesù da se stessi, ma furono portati da coloro che ne avevano diffuso la notizia , perché erano incapaci, per via del loro estremo malessere, di avvicinarsi da sé, e non da soli gli toccarono l'orlo, come fece l'emorroissa, ma ci furono quelli a rivolgere la preghiera.

E tuttavia tra questi, quanti lo toccarono furono guariti (32).

Ora, se ci sia una differenza tra il furono guariti detto di questi malati e la guarigione di quella - infatti all'emorroissa è detto: la tua fede ti ha salvata (33) - lo stabilirai da te.

poi ad osservare la legge divina" (cf. voce Qorban [K.H. Rengstorf], in

GLNT V, 857ss.873).

(15) Cf. Mt 15, 5; Mc 7, 11. Preso in sé, senza le implicazioni controversistiche, il testo di Matteo potrebbe esprimere "il conflitto di due doveri: quello di mantenere un voto - consacrazione dei beni al tempio - e quello di assistere i genitori. La tradizione successiva, testimoniata dalla Mishna, mette in guardia contro i voti inconsiderati, che ledono i diritti altrui e in particolare il dovere verso i genitori"

(Fabris, Matteo, cit., 342).

16 Cf. Mt 15, 6.

(16) Cf. Mt 15, 6; Mc 7, 13. Origene ha cercato nella scienza ebraica "una chiarifica del contesto storico, o dell'espressione letteraria, di cio che la Scrittura puo aver sottinteso: è dagli Ebrei che essa proviene, è quindi comprensibile che per Origene essi abbiano, in questi problemi, un vantaggio... Dobbiamo pero guardarci dal ritenere che l'Alessandrino sia soltanto andato a cercare i maestri Giudei per essere illuminato... Il contatto e il confronto... non poteva far altro che

Commento a Matteo, Libro XI, 12-13 221

Origene su Matteo 1025