Origene su Matteo 107


LA TRADIZIONE DEGLI ANTICHI

108
8. L

Allora si avvicinano a lui Farisei e Scribi venuti da

41 Mt 15, 10.

dargli ulteriore impulso nell'interrogarsi sui problemi del rapporto tra i

Giudei e Cristo, e tra la Sinagoga e la Chiesa" (Sgherri, Chiesa, 50ss.).

(17) Lc 16, 14. Cf. Girod, cit., 314s., note 4 e 5.

(18) Cf. At 4, 5; Eb 13, 7. I capi del popolo (di Dio) devono, come tutti, imparare dalle Sacre Scritture il loro dovere (cf. Om Es XI, 6, 204; Visonà, Pastori, cit., 257).

(19) Cf. Mt 15, 7; Mc 7, 6. La tradizione ebraica manterrà ed evidenzierà in se stessa la contesa positiva fra servizio ai poveri e carità verso i famigliari, unificabili nella dedizione a Dio: "(Rabbi Eleazar di Birta) ando al mercato per comprare il corredo nuziale per sua figlia. I raccoglitori della colletta per la cassa dei poveri lo videro... Egli disse loro: per il servizio divino! (I poveri) vengono prima di mia figlia... A lui rimase un solo zuz. Compro con questo grano... Il granaio (si riempi miracolosamente) di grano... cosi che la porta non si apriva... (Sua figlia gli disse): Vieni a vedere che cosa ti ha fatto colui che ti ama (Dio). Ma lui le disse:... Deve essere per te come un bene santo; tu non hai in esso parte maggiore che uno dei poveri di Israele" (cit. in G. Stemberger, Il Talmud, Bologna 1989, 260s.).

(20) Gv 12, 6. "Il secolo presente è di coloro che non hanno speranza di futura beatitudine. Sopportiamo quindi pazientemente che essi abbiano successo, che ricevano i beni nella loro vita, finché arrivi anche il secolo nostro... i cui beni... rimangono in eterno" (Om Sal

222

Gerusalemme che gli dicono: Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo (1).

Chi avrà osservato in quale momento si avvicinarono a Gesù Farisei e Scribi venuti da Gerusalemme, dicendo: Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi, con quello che segue, saprà che Matteo era obbligato a non riferire semplicemente che Farisei e Scribi venuti da Gerusalemme si erano avvicinati al Salvatore per fargli la domanda esposta, ma doveva scrivere: Allora si avvicinarono a lui, venuti da Gerusalemme. Dobbiamo intendere qual è dunque il momento di questo allora. Fu il momento in cui Gesù e i suoi discepoli, dopo aver compiuta la traversata, erano approdati alla terra di Genèsaret in barca; il vento si era calmato dopo che Gesù era salito sulla barca , la gente di quel luogo lo aveva riconosciuto, ne aveva diffuso la notizia nella regione circostante e gli aveva portato tutti gli ammalati e lo avevano pregato di poter toccare almeno il lembo del suo mantello e ne erano stati guariti quanti lo toccavano :

Chiesa, fa delle cariche fonte di guadagno, saranno in Cm Mt XVI,

21.22 (cf. Bardy, La théologie, cit., 136s.; M.G. Mara, Ricchezza e povertà nel cristianesimo primitivo, Roma 1980; Povertà e ricchezza, in La teologia dei Padri [A. Heilmann - H. Kraft - G. Mura - G. Corti], III, Roma 1982, 224-247).

23 Cf. Lv 20, 9.

(21) 1 Tm 6, 10. Origene sconcettualizza il tema che sta trattando, facendo di Giuda un "caso simile", un esempio aderente a cio che vuol dire: "Origene tradisce un certo imbarazzo di fronte all'affermazione recisa dell'apostolo: la philargyria è cio che ha spinto Giuda a tradire Gesù; in questo senso "forse"... si puo dire che l'"attaccamento al denaro" puo essere definito radice di tutti i mali"

(Monaci Castagno, Origene , 179).

Commento a Matteo, Libro XI, 13-14 223

fu proprio allora che si avvicinarono a lui i Farisei e gli Scribi venuti da Gerusalemme , non presi da stupore per la potenza di Gesù che guariva quanti avevano toccato almeno l'orlo del suo mantello (2), ma con l'intento capzioso di denunciare al maestro la trasgressione non già di un comandamento di Dio, ma di una tradizione di antichi Giudei. E pare che quest'accusa di gente che ama la lite (3) mostri proprio la pietà dei discepoli di Gesù, che nessun pretesto di biasimo per una trasgressione dei comandamenti di Dio forniscono ai Farisei e agli Scribi: essi non avrebbero rivolto accuse contro i discepoli di Gesù di trasgredire il comandamento degli anziani, se avessero potuto biasimare quelli che accusavano e dimostrare che essi trasgredivano un comandamento di

254s.; Id., Il giudaismo, cit., 269).

(23) Cf. Es 21, 17; Dt 27, 16. Si noterà nel passo la difesa della Legge mosaica anche nella "lettera", per la validità della volontà divina che esprime e la positività della lotta che essa instaura contro il peccato

(cf. Introduzione di Cocchini a Cm Rm I, cit., XX-XXIII).

(24) Cf. Mt 15, 4-6. Riguardo a quanto nota Origene, si puo ricordare che già alle soglie del Nuovo Testamento, a Qumran, si muoveva ai Farisei "lo stesso rimprovero fatto nel Nuovo Testamento, ossia - nonostante una comune base ritenuta normativa - di non essere affidabili, anzi di essere ipocriti, di ricercare e insegnare "cio che è liscio" (facile), quindi di tendere ai sotterfugi e ai compromessi, che non sono certo convenienti in una situazione in cui la fine sta iniziando o già è iniziata" (cf. Maier, Il giudaismo, cit., 330).

(25) Cf. Mt 15, 3.6; Mc 7, 13. Se la Legge prescrive di sanzionare chi non aiuta i genitori, la tradizione dei Farisei si pone contro i

224

Dio.

Non pensare pero che questi siano argomenti per dire

che si deve osservare la legge di Mosè secondo la lettera, giacché i discepoli di Gesù l'avevano custodita fino ad allora: prima della Passione, infatti, non ci aveva riscattati dalla maledizione della Legge Colui che nel soffrire per gli uomini divenne maledizione per noi (4). Ma come per convenienza Paolo si fece giudeo coi Giudei, per guadagnare i Giudei (5), che cosa c'è di assurdo che gli apostoli vivendo tra Giudei, pur avendo un'intelligenza spirituale della Legge, adottassero quel comportamento, come Paolo che faceva circoncidere Timoteo e offriva un sacrificio secondo un voto conforme alla Legge, come sta scritto negli Atti degli Apostoli? (6).

Cio nonostante si mostrano proprio alla ricerca di accuse coloro che, pur non avendo nulla da rinfacciare ai discepoli di Gesù riguardo a un comandamento di Dio, lo

48 Gv 16, 11. 49 Cf. Rm 8, 15.

comandamenti divini. Alle riflessioni origeniane sottende che il vero fraintendimento della Legge è poi il non avere accolto e il "non testimoniare la venuta del Cristo"; cosi, "non annunziando al popolo la verità, fanno peccare Israele" (Om Lv III, 2, 62; cf. Sgherri, Chiesa,

62.66s.).

(26) Cf. Lc 1, 6. "Lo sfondo sul quale si distaccano qui Gesù e i suoi discepoli più che quello delle Scritture è quello di una certa interpretazione che, secondo i Sinottici come secondo il IV vangelo, costitui un punto di conflitto tra Gesù e gran parte dei dottori e dei Farisei del suo tempo... Gesù poteva percio passare come il promotore di un nuovo gruppo che proponeva un'interpretazione originale (della Torah)... Il conflitto... poté diventare estremamente aspro solo a partire dal momento in cui i dottori farisei della scuola di Hillel riorganizzarono il Giudaismo sull'unica base della loro propria tradizione" (cf. P. Grelot, Vangeli e storia, in Introduzione al Nuovo Testamento [A. George - P. Grelot], 6, Roma 1988, 248s.).

Commento a Matteo, Libro XI, 14 225

fanno soltanto per una tradizione degli anziani. E soprattutto è cosi che si rivela la loro faziosità: muovono l'accusa davanti a quelli che sono stati guariti dalle loro malattie, e pur dando l'impressione di rivolgersi contro i discepoli, in verità è il maestro che intendono accusare; poiché una tradizione degli anziani considerava il lavarsi le mani come atto essenziale alla pietà. Stando infatti alla loro opinione, immonde e impure erano le mani di quelli che non se l'erano lavate prima di prendere cibo, mentre pure e sante divenivano la mani di quelli che se le erano lavate con acqua, e non in senso simbolico, ma in conformità alla Legge di Mosè secondo la lettera (7).

Noi invece sforziamoci, non secondo la loro tradizione degli antichi , ma seguendo la retta ragione, di purificare piuttosto le nostre proprie azioni e in questo senso lavare le mani delle nostre anime, quando stiamo per mangiare i tre pani (8), che chiediamo a colui che vuole essere nostro amico, Gesù. Non si deve infatti comunicare ai pani con mani immonde, non lavate e impure .

264ss.

(28) Is 29, 13ss. Si apre cosi un altro ampio passo di riflessione sul mistero d'Israele. Is 29, 9ss. rientrava già negli excursus della prima riflessione cristiana al riguardo (cf. Evans, To see and not perceive, cit.,

43ss.153-160).

26 Is 29, 9. 27 Is 29, 10.

(29) Is 29, 9-15. Si noterà l'ampiezza insolita della citazione, mentre in genere i testi biblici sono abbreviati, o per motivi compositivi o per tradizione manoscritta (cf. Bendinelli, Il Commentario, 45ss.).

(30) Is 29, 11; cf. Dn 12, 4.9; Ap 5, 1ss.; 6, 1ss. Libro sigillato è insieme l'agire di Dio nella storia e la Scrittura che lo annuncia; cosi Ireneo: "La Legge, se letta dai Giudei nel nostro tempo, assomiglia a una favola, perché essi non hanno la spiegazione di tutto, che è la

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9. I

Da parte sua, Gesù non li rimprovera per una tradizione degli antichi Giudei , ma per due principalissimi comandamenti di Dio , uno dei quali era il quinto del Decalogo e diceva cosi: Onora tuo padre e tua madre, perché ti trovi bene e tu viva a lungo sulla terra che il Signore tuo Dio ti dà (9), mentre l'altro era scritto nel Levitico in questi termini: Se un uomo maledice suo padre o sua madre, che sia messo a morte; ha maledetto suo padre o sua madre, sarà colpevole (10). Ma poiché noi vogliamo considerare questa parola espressa dal Maestro: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte , devi definire se tale espressione fu presa da quel passo in cui sta scritto: Chi colpisce suo padre o sua madre, sia messo a morte e colui che maledice suo padre o sua madre sia messo a morte. Questo il tenore delle parole della Legge riguardanti i due comandamenti. Ma Matteo le ha citate

(31) Cf. Is 29, 11-12. "Io ritengo che (il passo) non si riferisca esclusivamente alla profezia di Isaia; perché cio è vero anche di tutta quanta la Scrittura" (Cm Gv V, Fr. VII, 282); "(Dio) si rivolge "al popolo", profetizzando quanto sarebbe accaduto all'avvento del Cristo: poiché vi sarebbe stato un tempo nel quale "avrebbero udito e non compreso", dal momento che, quando "udirono" il mio Signore Gesù Cristo, "udirono" soltanto il suono, e non il senso delle parole!" (Om Is VI, 3, 127s.); emerge cosi la rilevanza ermeneutica dell'argomento: "Quando... la Legge comincia ad essere compresa secondo lo Spirito, allora si passa dal Vecchio al Nuovo Testamento" (Om Es VII, 3, 133); cf. H. de Lubac, Storia, 61; Harl, Introduzione a Philocalie, 81ss.101.

(32) Cf. Is 29, 9-10.11. L'oscurità delle Scritture ha valore zetetico, al fine di "sollecitare ogni sforzo per cercare e trovare la verità", ma poiché è il "Cristo che svela le oscurità delle Scritture", il restare fuori

Commento a Matteo, Libro XI, 14 227

parzialmente e abbreviandole, non già nel loro stesso testo (11).

Che cosa poi il Salvatore rimproveri ai Farisei e agli Scribi venuti da Gerusalemme, quando dice che trasgrediscono il comandamento di Dio per osservare la propria tradizione, dobbiamo capirlo. Dio disse: Onora tuo padre e tua madre (12), insegnando che rendesse il dovuto rispetto ai genitori il figlio nato da loro. Parte di questo rispetto verso i genitori consisteva nel sovvenire ai loro bisogni vitali con alimenti, vestiti e qualunque altra cosa si fosse in grado di offrire ai propri genitori.

I Farisei e gli Scribi, invece, hanno prodotto tale tradizione che è in contrasto con la Legge e che in termini meno chiari si trova nel Vangelo. Noi stessi non ci avremmo neppure fatto caso, se un ebreo non ci avesse

56 Cf. 1 Cor 8, 7.

della rivelazione evangelica non consente di cogliere nel dettato veterotestamentario la sua pienezza ultima, poiché solo l'"essere nel Logos" consente di attingere alla fonte stessa di ogni ricerca (cf. S. Zincone, La funzione dell'oscurità delle profezie secondo Giovanni Crisostomo, in ASE 12/2 [1995], 365s.; Perrone, Quaestiones, 30; H. de Lubac, Storia, 63).

(33) Cf. Is 29, 11-13. "(Gesù) "al di fuori", "al popolo", "parlava in parabole", "mentre ai discepoli, in privato", le "spiegava"" (Om Is VI, 3,

128; il "popolo" ebraico diviene tipo delle "folle" che restano al di fuori rispetto ai "discepoli" che seguono Gesù all'interno della casa-Chiesa; cf. Cm Mt X, 16.22 e note relative).

(34) Cf. Is 29, 13-14; 1 Cor 2, 4-13. Israele si è messo per via, in cammino, nella situazione degli altri popoli: "Ora i Giudei giacciono vicino al pozzo stesso, ma i loro occhi sono chiusi, e non possono bere dal pozzo della Legge e dei profeti" (cf. Om Gn VII, 6; XIII, 2, 136.199.201; Sgherri, Chiesa, 119s.).

(35) Cf. Is 29, 14. Si ricordi il commento al "mutismo di Zaccaria":

"Il silenzio di Zaccaria è il silenzio dei profeti nel popolo d'Israele... Un tempo Mosè diceva: "Io sono àlogos" - il che si puo tradurre propriamente: "(io) sono senza parola o senza ragione" - e, dopo aver

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dato su questo punto le seguenti delucidazioni: a volte, dice, c'erano creditori che avevano a che fare con debitori intrattabili che, pur potendo, non volevano restituire il debito; allora assegnavano la somma loro dovuta sul conto dei poveri, per i quali ciascuno di quelli che desideravano aiutarli, secondo il possibile, versava l'offerta nel tesoro del tempio (13). E talvolta nella lingua a loro familiare dicevano ai debitori: E corban quello che mi devi, cioè dono (14), perché ho assegnato questa somma sul conto della mia pietà verso Dio, per i poveri. Allora il debitore, sapendosi in debito non più con gli uomini ma con Dio e con la pietà verso di lui, era obbligato

- diciamo cosi - a restituire suo malgrado il debito non più al creditore, ma ormai a Dio, su quel conto dei poveri a nome del creditore.

Orbene, quello che faceva il creditore col debitore, lo facevano pure alcuni figli con i genitori e dicevano loro: quello che ti è dovuto da parte mia, devi sapere, o padre, oppure o madre, che lo prendi dal corban, dal conto dei poveri affidati a Dio (15). I genitori, nel sentirsi dire che è corban, consacrato a Dio, cio che veniva dato loro, non

(36) Cf. Is 29, 15. L'insistenza sul tema mostra ancora una volta la rilevanza globale che rivestono per Origene "mistero d'Israele" e

"problema giudaico": "Percio dunque anche noi, in tali situazioni, quasi fossimo situati in un palazzo regale, in punta di piedi vi passiamo attraverso, un po' parlando e di più facendo silenzio" (Cm Rm VII, XVI, cit., II, 13; cf. ivi Introduzione Cocchini, XVs.; R. Penna, Interpretazione origeniana ed esegesi odierna di
Rm 9,6-29 , in Il cuore indurito , cit.,

128s.; Monaci Castagno, Origene, 99s.).

Commento a Matteo, Libro XI, 14 229

volevano prenderselo più dai figli, anche se avevano bisogno del necessario. Gli anziani quindi, indicando tale tradizione alla gente del popolo dicevano: Chiunque dica a suo padre o a sua madre che è corban e offerta quello che è dato a uno di loro, costui non è più in debito verso il padre o la madre per la parte da dare per le necessità vitali .

E questa tradizione dunque che il Salvatore biasima, che non è sana, ma contrasta col comandamento di Dio. Se infatti Dio dice: onora il padre e la madre , mentre la tradizione diceva: non è tenuto a onorare con il suo vitalizio il padre o la madre, colui che consacra a Dio come

60 Cf. Mt 15, 17. 61 1 Tm 4, 5.

14.

(37) Cf. Gv 3, 19-21. Di fronte al mistero di queste tenebre e di questa notte, compito dei cristiani "è di includere la speranza di Israele nell'oscurità entro la speranza cristiana nella luce, di portare la responsabilità della luce per gli accecati, ma anche, secondo l'esortazione di Paolo, di nutrire il timore da parte di chi è nella luce che si sa sostenuto dalla oscurità (ogni radice è oscura)" (von Balthasar, Sponsa Verbi , Brescia 1969, 292s.; cf. Danieli, Introduzione a Om Gs, cit., 27-33).

(38) Mc 7, 3-4. Il testo origeniano conclude la citazione parlando anche della purificazione dei letti, particolare non attestato altrove. Sul lavoro filologico, le lezioni, le varianti in Cm Mt, cf. Bendinelli, Il Commentario, 79ss.

32 Mc 7, 19. 33 Cf. Rm 7, 6. 34 Cf. Prov 15, 7.

(39) Cf. 1 Cor 10, 18. Analogo accostamento in Om Gn III, 5:

"Riguardo alla circoncisione della carne, dobbiamo confutare non solo i Giudei carnali, ma anche alcuni di quelli che sembrano avere accolto il nome del Cristo, e tuttavia ritengono sia da ricevere la circoncisione carnale, come gli Ebioniti" (cit., 89). Sugli Ebioniti, "poveri d'intelligenza, che da questa povertà hanno tratto nome", cf. Princ IV,

3, 8, 524; C Cel II, 1, 127s.; annoterà Eusebio che a un approccio letterale della Scrittura e una osservanza carnale della Legge, si

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corban cio che dovrebbe a coloro che lo hanno generato, è chiaro che era il comandamento di Dio sul rispetto dei genitori ad essere abolito da parte della tradizione dei Farisei e degli Scribi, la quale diceva che non era più in dovere di rispettare padre e madre chi una volta per sempre aveva consacrato a Dio quello che sarebbe spettato ai genitori (16).

E proprio come gente avida di denaro i Farisei andavano insegnando tali cose, per prendersi, col pretesto dei poveri, anche cio che si sarebbe dovuto dare ai genitori di uno. E proprio della loro avidità il Vangelo rende

(Hist. Eccl. VI, XVII, cit., 111; cf. H. de Lubac, Storia, 80; Sgherri,

Chiesa, 286-289; Monaci Castagno, Origene, 103s.).

(40) Mt 15, 11. L'etica dell'intenzionalità è nei dati della prima catechesi cristiana: "L'uomo giusto desidera le cose giuste... Intenzione malvagia e sorprendente è per uno spirito lodevole e già provato se desidera un'azione cattiva" (Il pastore di Erma VI, I, I.8; VI, II, 4 in I padri apostolici [A. Quacquarelli], Roma 1986, 244s.). A questo dato Origene unisce la ripresa di un tema stoico: gli esseri si distinguono nella triplice categoria di buono, cattivo, indifferente o medio, per cui, dal punto di vista degli accadimenti, quelli indifferenti (adiaphora) "non provengono da Dio ma non avvengono senza il suo permesso" (Princ III, 2, 7, 422, con note 43.44 di Simonetti) e, dal punto di vista etico, "cio che rende le cose buone o cattive è la sola determinazione della volontà" (C Cel IV,

45, 346; Cm Gv XX, XXV, 648, con nota 39 di Corsini; cf. M. Simonetti,

Cenni sull'interpretazione patristica di Mt 15, 1, in ASE 13/1 [1996], 113-

122). Sul tema degli adiaphora, cf. Vogt, Der Kommentar, cit., nota 23,

149s.; Monaci Castagno, Un invito alla vita perfetta, cit., 129s.

(41) Cf. Sir 28, 25. ""Perseguirai con giustizia cio che è giusto"

(Dt 16,20). (Infatti) è possibile... perseguire cio che è giusto ma non

"con giustizia": perché coloro che fanno un'azione di per sé buona, per esempio verso i poveri, per essere glorificati dagli uomini, fanno bensi cio che è giusto, ma non per virtù di giustizia bensi per vanagloria" (Cm Gv XXVIII, XIII, 708). Gregorio di Nissa dirà che: "Nessun male esiste in se stesso fuori della volontà" (La grande catechesi VII, 3 [M. Naldini], Roma 1982, 67) e ancora: "Il libero arbitrio, che è un bene e un dono concesso da Dio all'umana natura, (è) diventato per la nostra sconsideratezza capacità di volgerci al male" (Omelie sull'Ecclesiaste

Commento a Matteo, Libro XI, 14-15 231

testimonianza dicendo: I Farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui (17). Percio, se uno di quelli che da noi si chiamano anziani, oppure come capita a volte, capi del popolo (18), preferisce in nome della comunità dare ai poveri anziché ai familiari dei donatori, se dovesse capitare che questi siano bisognosi del necessario e che i donatori non siano in grado di compiere entrambi i doveri, si potrebbe chiamare a giusto titolo costui fratello dei Farisei, che invalidarono la parola di Dio in nome della propria tradizione e furono accusati come ipocriti dal Salvatore (19). A distoglierci drasticamente dal prendere, per zelo, cose dal conto dei poveri e considerare che sia fonte di guadagno la pietà verso gli altri c'è non solo quello che stiamo leggendo,

(42) Tt 1, 15. L'intenzione pura, che determina il valore morale dell'opera, coincide con l'orientamento di fede proteso, nel Cristo, verso Dio: "Abbiamo esposto queste cose per indurci a evitare con tutte le forze di essere uomini e ad affrettarci a diventare "dèi"" (Cm Gv XX, XXIX, 657); questa "etica cristica", che di fatto coincide con l'amore, confronta l'intenzione non tanto con le analisi astratte dell'antropologia teologica, quanto piuttosto con i misteri del Cristo consegnati nella Scrittura (cf. voce Intention [H.-J. Fischer], DS VII, 2, 1854; Crouzel, Origene, 140; Scognamiglio, Proaivresi" tra scelta e fede, cit., 253-260).

(43) 1 Cor 10, 31. La buona intenzione diventa allora la designazione debole di una realtà ben più decisiva, cioè di un accordo senza riserva con la volontà e le disposizioni divine, "perché Dio sia glorificato in tutto" (cf. Intention, cit., 1854-1856, con richiamo a H.U. von Balthasar, L'amour seul est digne de foi , Paris 1966).

(44) Cf. Fil 3, 19. Su questa Ragione-Logos che puo comandare alle potenze dell'anima, cf. Vogt, Der Kommentar, cit., nota 24, 150.

38 Cf. At 15, 20.29. 39 Cf. 1 Cor 10, 20; 2 Cor 6, 14-16.

40 Cf. 1 Cor 8, 7.

(45) Rm 14, 23. "Con questa frase Paolo lega con un vincolo alquanto stretto le anime negligenti e pigre dei singoli credenti, affinché

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ma anche cio che sta scritto di Giuda il traditore, egli che sembrava preoccuparsi dei poveri e diceva: si poteva vendere questo unguento a trecento denari e darli ai poveri , ma che in realtà era ladro e siccome aveva la borsa, prendeva quello che ci mettevano dentro (20). Se dunque, adesso ancora c'è taluno che ha la borsa della Chiesa e parla a favore dei poveri come Giuda, ma poi si prende quello che mettono dentro, abbia la sua parte insieme a Giuda, che agi in questo modo. Mediante questo male che come cancrena si annidava nella sua anima, il diavolo gli mise in cuore di tradire il Salvatore e una volta che egli ne accolse il dardo infuocato , in seguito il diavolo stesso, entrato nella sua anima, lo riempi . E probabilmente, quando l'Apostolo dice: radice di tutti i mali è l'attaccamento al denaro (21) si riferisce proprio all'avidità di Giuda, che fu la radice di tutti i mali compiuti contro Gesù.

(46) 1 Cor 8, 8. Il danno o il vantaggio riguardano le opinioni e il ragionamento : "il legame della verità o della teologia con... l'utilità per la salvezza, pensiero spesso presente o soggiacente in Origene,... appare come un'idea fondamentale nel suo pensiero e... come un criterio a posteriori della scienza teologica" (Gögler, 'WFELEIA, cit.,

202).

(47) Col 2, 16. Bisogna comprendere la Bibbia in maniera degna di Dio: "Le parole che ci vengono lette, io ritengo che, in quanto parole di Dio, debbano essere comprese non secondo la incapacità degli

Commento a Matteo, Libro XI, 15 233

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10. T

Ritorniamo dunque al testo precedente, li dove il Salvatore esponeva, in breve, due comandamenti presi dalla legge: l'uno del Decalogo, dall'Esodo (22), l'altro dal Levitico o da altri luoghi di un libro del Pentateuco (23). In seguito, dopo aver spiegato come abrogarono la parola di Dio: Onora tuo padre e tua madre, quelli che dicevano: Non onorerà suo padre o sua madre, chi avrà detto a suo

"Anche nella parola di Gesù apparentemente meno profonda e più semplice, coloro che cercano con giusto criterio (possono) trovare qualcosa di degno della sua sacra bocca" (Cm Gv XX, XXXVI, 668; cf. Crouzel, Origène et la connaissance, cit., 290s.).

(48) Eb 10, 1. "Tutte queste cose che Mosè dice dei cibi o delle bevande, Paolo, che le aveva imparate meglio di costoro che ora si vantano di essere dottori, le dice tutte "ombra dei beni futuri". Percio, come abbiamo detto, dobbiamo salire da questa ombra alla verità" (Om Lv VII, 4, 162). Le disposizioni sui cibi puri e impuri riguardano i vizi e le virtù - da fuggirsi o da appropriarsi da parte del cristiano -, e ripropongono il rapporto tra il "celeste" e il "futuro" della Legge, aspetti intrecciati e implicantisi (cf. H. de Lubac, Storia, 84.148 e ripresa ampia della discussione in Sgherri, Chiesa, 204-226; Crouzel, Origene,

104s.160s.).

(49) Cf. Mt 7, 28; 8, 27; 9, 33; 13, 54; 15, 31... L'inizio del passo è esemplare per il coinvolgimento dell'uditorio che, se riflette la perizia del metodo scolastico di Origene (cf. Bendinelli, Il Commentario , 66ss.), si inoltra poi nell'approfondimento teologico del testo evangelico commentato (cf. Bastit-Kalinowska, L'interprétation , 282).

(50) Cf. Mt 7, 29. Sullo stupore e lo scandalo generati da Gesù, cf. Cm Mt X, 17 e note (17).(18); in Cm Mt XI, 18 l'ammirazione sarà rivolta a tutta l'economia salvifica attuantesi in Gesù.

(51) Cf. Mt 15, 12. Il passo riguarda direttamente i Farisei, ma coinvolge poi ogni rapporto fra peccato e non comprensione delle Scritture nella loro portata ultima: "Davvero tutti i Giudei che allora

"ascoltarono" il Salvatore, lo "ascoltarono con orecchio pesante", e per questo non credettero. E fino ad oggi, quanti, nell'"ascolto" delle

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padre o sua madre: E dono quello che dovresti avere da me, ci si potrebbe chiedere come mai non si aggiunga: colui che maledice il padre o la madre, che sia messo a morte (24). Ammettiamolo pure, infatti: non onora il padre e la madre chi ha consacrato con il cosiddetto corban quello che avrebbe dovuto dare per onorare il padre e la madre; ma com'è che la tradizione dei Farisei potrebbe abrogare la parola: chi maledice il padre e la madre sia messo a morte? Pero, puo darsi che chi dice al padre o alla madre: è dono quello che dovresti avere da me, infligge una specie di oltraggio al padre o alla madre, come se, ad esempio, dichiarasse sacrileghi i genitori perché si prendono cio che è consacrato al corban da parte di chi ve lo ha offerto. I Giudei, percio, quei figli che dicono al padre

"lettera", che è "pesante" e che "uccide", "sono duri d'orecchio"" (Om Is

VI, 6, 140; cf. Sgherri, Chiesa, 74).

(52) Cf. Mt 15, 13. Nel mistero di Dio si intrecciano ira e pentimento: ""Demoliro" è il "decreto finale" detto alla prima nazione, e alla seconda nazione: "Vi ricostruiro". E ai primi dice anche: Vi sradichero; e ai secondi: Vi piantero. Dato allora che è detto "finale", bisogna dunque che venga la "fine"? Dio che non si pente è detto che

"si pente" secondo la Scrittura" (Om Ger XVIII, 6, cit., 230).

(53) Cf. Gv 15, 1-2. La vera vite: "E vera appunto perché i suoi grappoli contengono la verità e i suoi tralci (contengono) i discepoli, i quali, a imitazione di lei, producono anch'essi a loro volta la verità" (Cm Gv I, XXX, 176).

42 Cf. Col 3, 1.2.5. 43 Sal 7, 16. 44 Mt 5, 1.

(54) Col 2, 21-22. "Quel medesimo che si dà il nome di Giudeo e si gloria nella lettera della legge di Mosè, viene accusato come

235

o alla madre: è dono quello che dovresti avere da me, li condannano secondo la legge, in quanto maledicono il padre o la madre; voi invece (Farisei) abrogate i due comandamenti di Dio in nome dell'unica vostra tradizione (25). E dopo, non vi vergognate di rinfacciare ai miei discepoli, che non trasgrediscono alcun comandamento - camminano infatti irreprensibilmente in tutti i suoi comandamenti e osservanze (26) - perché trasgrediscono una tradizione degli antichi, essendo devotamente attenti a non trasgredire un comandamento di Dio. Se anche voi vi foste proposti tale rispetto, avreste osservato il comandamento sul rispetto del padre e della madre e quello che dice: chi maledice il padre o la madre sia messo a morte , e non la tradizione degli antichi (27) che va contro questi comandamenti.

111
11. I

Dopo, volendo mettere sotto accusa tutte le tradizioni dei Giudei per mezzo delle parole dei profeti, cito il detto di Isaia che dice testualmente cosi: E disse il Signore: questo popolo si avvicina a me con le labbra, con cio che segue (28). Abbiamo detto già in precedenza che Matteo non riferisce testualmente l'oracolo del profeta. Se pero, avendolo il Vangelo adottato, dobbiamo spiegare l'oracolo

(Cm Rm II, XI, cit. I, 85).

(55) Cf. Mt 15, 14; cf. Gv 9, 39.41. "La questione è di tal genere: certo, nei riguardi dei ciechi, i giudei allora "vedevano", ma ignoravano la natura della visione, "udivano" "le parabole" che il Salvatore "in privato spiegava ai discepoli", ma quanto a loro "non udivano", non

236

secondo le nostre possibilità, prenderemo avvio dal testo che lo precede, che utilmente, credo, va considerato per intero per spiegare la citazione che nel Vangelo è presa dal profeta.

Il testo, preso dall'inizio, dice cosi: Siate stupiti e restate sbalorditi, ubriacatevi non di bevande inebrianti né di vino, perché il Signore vi ha abbassati, con spirito di torpore, e chiuderà gli occhi loro e dei loro profeti e dei loro capi, essi che vedono le cose nascoste. E per voi tutte queste parole saranno come le parole del libro

avendo conoscenza di quanto veniva detto" (Om Is IX, 1, 169). Sui

"Farisei", cf. Cm Mt XI, 10 e note (24).(26).(27).

(56) Mt 15, 10-11. E giunto il momento opportuno in cui Gesù, imponendo le mani alla folla, la invita ad ascoltare. E un gesto sacramentale di affrancamento (cf. Sgherri, Chiesa, 62).

(57) Cf. Mt 21, 40; 15, 13; Gv 15, 1. Il Dio della Legge... e del

Vangelo: innumerevoli gli sviluppi origeniani in chiave antignostica;

"Noi, quando leggiamo dell'ira di Dio sia nel Vecchio sia nel Nuovo Testamento, non interpretiamo il testo secondo la lettera, ma vi ricerchiamo il significato spirituale, cosi da intenderlo come è degno di Dio" (Princ II, 4, 4, 271, e nota 28 di Simonetti); sulla fondamentale parabola della vigna - Mt 21, 33-46 - Origene tornerà in Cm Mt XVII,

6-14; cf. Orbe, Parabolas I, 240-243; Id., La Teologia, II, cit., 147.488. Sull'atteggiamento di Origene nei confronti di posizioni gnostiche e marcionite, cf. E. Norelli, Marcione e gli gnostici sul libero arbitrio e la polemica di Origene , in Il cuore indurito , cit., 1-30; A. Magris, Trasformazioni del modello biblico di Dio nello gnosticismo, in ASE

12/2 (1995), 236.239.

(58) Mt 15, 13. L'intenzione origeniana, qui orientata in senso storico-salvifico, risale altrove a monte, alla considerazione del cuore:

"All'interno delle anime ci sono cose che "non ha piantato il Padre celeste": tutti "i pensieri malvagi"... Dio è dunque qui accanto coi suoi semi, e il diavolo pure; se diamo "luogo al diavolo", "il nemico semina una pianta che non ha piantato il Padre celeste"... (Se) diamo luogo a Dio, Dio semina con gioia i suoi semi nell'apice della nostra anima"

(Om Ger I, 14, 45; cf. Orbe, Parabolas , I, 349).

(59) Cf. Es 15, 17. Ancora un passaggio in senso antignostico:

""Diventino come pietra fino a che passi il tuo popolo" (Es 15, 16)... Diciamo questo... anche per coloro che accusano il Dio creatore come

Commento a Matteo, Libro XI, 16 237

sigillato. Se lo daranno a un uomo che conosce le lettere, dicendo: Leggilo, egli dirà: Non posso leggerlo perché è sigillato. E se questo libro sarà dato a un uomo che non sa leggere, gli si dirà: Leggi, e dirà: Non so leggere. E dirà il Signore: Questo popolo mi è vicino, con quello che segue fino a: guai a quelli che tengono un consiglio di nascosto e le cui opere saranno le tenebre (29).

Partito dunque da questo testo del Vangelo, ho citato alcuni versetti del contesto antecedente e alcuni di quello seguente, per mostrare in qual modo il Logos minaccia di chiudere gli occhi di quelli del popolo che sono sbalorditi, inebriati e abbeverati di spirito di torpore , e minaccia di chiudere gli occhi ai loro profeti e ai loro capi che dichiarano di vedere le cose nascoste . Queste minacce,

(60) Cf. Mt 15, 13. Nel prolungarsi dell'immagine si rivela l'insistenza già di Ignazio sulla eresia come "erba del diavolo", "erba straniera", pianta cattiva, di quelle "che Gesù Cristo non coltiva, perché non sono piantagione del Padre" (Eph. X, 3; Trall. VI, 1; Philad. III, 1, cit., 66.98.122).

(61) Cf. 2 Ts 2, 12. Erronea interpretazione della Scrittura, accecamento dei pensieri, non fede nella verità, approvazione del male, accomunano "i due fronti", gli "uomini della circoncisione" e "quelli dell'eresia" (cf. Cm Mt X, 15 e nota (22); H. de Lubac, Storia, 59ss.; Monaci Castagno, Origene , 97-115; Sgherri, Chiesa, 74.271).

(62) Cf. Lc 20, 34-35. La "digressione" che Origene stesso dichiara di avere operato, è in verità uno sviluppo teologico che rivela una intenzionale "profondità di campo" rispetto alla analisi esegetica di dettaglio (cf. Bastit-Kalinowska, Origène exégète , 196-200; Bendinelli, Il Commentario, 24ss.).

50 Cf. 2 Cor 4, 4.6.

(63) Mt 15, 14; cf. Rm 2, 19. ""Tu che predichi che non si deve rubare, rubi" la venuta e la presenza di Cristo; ..."tu che dici che non si

238

penso, si sono realizzate dopo la venuta del Salvatore in mezzo a quel popolo. Perché, per loro, le parole di tutte le Scritture e di Isaia in particolare, sono divenute come le parole di un libro sigillato (30). "Sigillato" viene detto, quasi che chiuso per la mancata chiarezza e neppure aperto dalla chiarezza; esso è parimenti oscuro sia per quelli che sanno leggere sia per quelli che dicono di saper leggere, senza intendere il senso delle lettere (31). Bene aggiunge percio che, quando il popolo stordito dai peccati e sbalordito si infurierà contro di lui, si comporterà da ubriaco contro di lui con lo spirito di torpore, che il Signore gli avrà infuso, chiudendo i loro occhi, perché indegni di vedere, e gli occhi dei loro profeti e dei loro capi, che dicono di vedere le realtà nascoste nei misteri delle divine Scritture, ma quando si saranno chiusi i loro occhi, per loro

deve compiere adulterio", lo commetti nei confronti della sinagoga del popolo di Dio... e la fai stare con la lettera della legge, che è esteriore, pur leggendo che di lei sta scritto: "Ogni gloria della figlia del re è interiore"" (Cm Rm II, XI, cit., I, 84); in questo passo di Cm Rm, in analogia con il tratto di Cm Mt che consideriamo, Origene passa da una polemica antigiudaica a una critica diretta ai suoi lettori cristiani e a una ulteriore polemica antieretica (Cocchini, Introd. e note al passo citato, I, XXII.86; cf. Sgherri, Chiesa, 122-127).

(64) Cf. Mt 15, 4. "Soltanto i giusti e i santi, abbracciando (la realtà) nella ragione della Sapienza di Dio, (la) vedono con chiarezza"

(Om Is IX, 1, 172); "Il Logos, che è presente ai discepoli, vuol esortare gli ascoltatori a levare gli occhi... alle campagne della ragione di ciascun essere" (Cm Gv XIII, XLII, 520).

51 Mt 15, 17; Mc 7, 18. 52 Cf. 2 Cor 3, 7. 53 Rm 7, 14.

54 Rm 7, 12. 55 Cf. Mt 15, 13.

(65) Cf. Mt 15, 15-17; Mc 7, 18-20. Da tanto tempo... Cf. Gv 14,

9: "(Molti) pur avendolo visto non lo conobbero. L'ha visto (chi) è stato illuminato da Dio stesso negli occhi dell'anima... Colui che una volta era cieco, essendo stato beneficato in entrambi i modi, dalla vista acquistata e dal Logos, non si limito a dire: "Io credo, o Signore!", ma

"gli si prostro anche innanzi"" (Cm Gv Fr. LXXIII, 874).

Commento a Matteo, Libro XI, 16-17 239

allora le parole dei profeti saranno sigillate e nascoste (32). Cosa che è appunto capitata al popolo di coloro che non credono in Gesù Cristo.

Ma quando le parole dei profeti sono divenute per loro come parole di libro sigillato, non solo per quelli che non sanno leggere, ma anche per quelli che dicono di saper leggere, allora il Signore ha detto che il popolo dei Giudei è vicino a Dio solo con la bocca; dice che lo onora solo con le labbra, giacché il loro cuore è lontano dal Signore (33) a causa della loro mancanza di fede in Gesù.

E specialmente ora, dal momento che hanno rinnegato il nostro Salvatore, Dio potrebbe dire di loro: invano mi onorano; non insegnano più, infatti, i comandamenti di Dio, ma quelli degli uomini, e dottrine che non vengono ormai dallo Spirito di sapienza ma

(66) Cf. 2 Cor 3, 8. (Il Salvatore) "pose le sue mani spirituali sugli occhi della Legge che erano stati accecati dalla intelligenza carnale degli Scribi e dei Farisei e rese loro la vista, cosicché per coloro cui il Signore ha aperto le Scritture, appaia nella Legge la vista e l'intelligenza spirituale" (Om Gn XV, 7, 232).

(67) Cf. 2 Cor 3, 6. "Intendete le cose dette come spirituali e non come carnali: giacché se le accogliete come carnali, vi feriscono invece di alimentarvi. Anche nei Vangeli... anche nel Nuovo Testamento (c'è) una "lettera" che "uccide" colui il quale non intenda spiritualmente le cose dette. Se infatti seguirai secondo la lettera quello che è stato detto:

"Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue", questa

"lettera uccide"" (Om Lv VII, 5, 167). Passi come questi sono particolarmente rilevanti per lo sviluppo di Cm Mt che stiamo seguendo.

(68) Cf. 2 Cor 3, 13-15. Cf. Cm Mt X, 14 e note (11).(13). Ancora:

"Mosè ha scritto di (Cristo) e i profeti lo hanno annunciato. Ma a questo annuncio nel testo del Vecchio Testamento sta sovrapposto un velo. Quando... il velo è tolto (per) la Chiesa volta a Dio, subito essa vede lo Sposo che sale in questi monti, cioè nei libri della Legge... (quasi che) essa veda Cristo saltar fuori di li" (Cm Ct III, cit., 225s.; cf. H. de Lubac, Storia, 330; Cocchini, Il Paolo, cit., 143-148; Neri, Leggere, cit., 29s.66).

(69) 2 Cor 3, 16-17. Assieme al testo di 1 Cor 2, 13 e Rm 7, 14, il passo di 2 Cor 3 consente a Origene di "ricavare ulteriori elementi per

240

dottrine umane (34).

Per cui, dopo che cio è loro accaduto, Dio ha trasformato il popolo dei Giudei, ha distrutto la sapienza dei saggi che sono da loro - perché non c'è più presso di loro alcuna sapienza come non c'è più alcuna profezia - ma l'intelligenza degli intelligenti del popolo Dio l'ha da qualche parte sepolta e nascosta, e non è più splendida e manifesta (35).

Ecco perché, anche se danno l'impressione di realizzare qualche piano in profondità, siccome non lo fanno per il Signore, sono ritenuti infelici (36). E anche se osano annunciare qualcosa di nascosto del consiglio divino, mentono, giacché le loro non sono opere della luce e del giorno, ma delle tenebre e della notte (37).

Ci è sembrato opportuno esporre in breve la profezia e per quanto possibile la sua spiegazione, dal momento che Matteo se n'è ricordato. Anche Marco se ne è ricordato , e da lui sarà utile riportare, circa la trasgressione degli antichi che insegnarono a lavarsi le

l'elaborazione di quella proposta ermeneutica che, dopo di lui, sarebbe diventata patrimonio comune di tutta la tradizione patristica" (Cocchini, Il Paolo, cit., 130s.).

(70) Cf. Mt 15, 11. "Uno non concepisce nel cuore se non è svuotato nel cuore, se non è libero e tutto attento nell'anima; se non è vigilante nel cuore, non puo concepire nel cuore e offrire doni a Dio... Mettiamo ogni sollecita cura a poter concepire nell'anima", e questo vale per la manducazione nella fede del Logos, Parola ed Eucaristia

(Om Es XIII, 3, 224; cf. Cm Mt XI, 2, nota (17); Fédou, La Sagesse, cit.,

339).

57 Rm 14, 23. 58 Cf. 1 Cor 11, 27. 59 Cf. 1 Tm 4, 5.

(71) 1 Tm 4, 5. L'Eucaristia - cose santificate attraverso la Parola di Dio e la preghiera - non santifica automaticamente colui che ne mangia (cf. Lies, Eucharistische , 164s.).

(72) 1 Cor 11, 30. "Chi mangia e beve... - a incancellabile memoria di colui che per noi è morto e risorto, Gesù Cristo, nostro

Commento a Matteo, Libro XI, 17 241

mani quando i Giudei stanno per prendere cibo, i particolari relativi a tale passo e che sono questi: I Farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi e venendo dal mercato non mangiano se non hanno fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavare i bicchieri, stoviglie, oggetti di rame e di letti... (38).

112
12. L'

E chiamata la folla disse loro: Ascoltate e intendete

con quello che segue .

Mediante queste parole il Salvatore ci offre un chiaro

Signore - e non adempie il significato della memoria dell'ubbidienza fino alla morte del Signore... non ne trae alcun vantaggio... Poiché, per il fatto che senza coscienza... rende inefficace cosi grande e tale bene, e si accosta a tale mistero senza gratitudine, soggiace alla condanna della oziosità" (Basilio di Cesarea, Il Battesimo I-3, in Opere ascetiche, cit., 568s.).

(73) 1 Cor 8, 8. "Perché molti sono infermi? Perché... non capiscono cosa significhi essere in comunione con la Chiesa, o accedere a misteri tanto numerosi e tanto grandi" (Om Sal XXXVII, II, VI, 314s.). Nello stesso senso il testo di Basilio sopra citato: "Chi dunque si accosta al corpo e al sangue di Cristo... deve anche mostrare efficacemente la memoria di colui che per noi è morto e risorto, con l'esser morto al peccato... e col vivere per Dio" (Il battesimo I-3, cit.,

570); si potrebbe attualizzare, riguardo alla prassi di una "celebrazione frequente" della eucaristia, che occorre vigilare perché essa non perda

"pian piano di senso, (rischiando) di non dire più niente all'intelligenza spirituale dei singoli e delle comunità, (e) di provocare il giudizio di Dio su coloro (che sviliscono) agli occhi degli uomini l'atto supremo dell'amore di Cristo" (G. Dossetti, L'esperienza religiosa. Testimonianza di un monaco, in "Sussidi biblici" 20, Reggio Emilia

1988, 35).

(74) Cf. Rm 12, 6. Secondo la misura della fede: "Che quindi si

242

insegnamento: leggendo nel Levitico e nel Deuteronomio i dettagli relativi ai cibi puri e impuri, per i quali ci accusano di trasgredire la Legge i Giudei carnali (39) e gli Ebioniti che poco differiscono da loro, non si deve pensare che la Scrittura abbia come scopo il senso materiale di queste realtà. Se infatti non è quello che entra nella bocca a rendere immondo l'uomo, ma cio che esce dalla bocca (40), e dato soprattutto che nel Vangelo di Marco il Salvatore nel dire cio rendeva mondi tutti i cibi , è chiaro che non ci contaminiamo se mangiamo cose che i Giudei, volendo essere schiavi della lettera della Legge , dicono essere impure; ma è chiaro che allora ci contaminiamo, quando pur dovendo legare le nostre labbra con l'intelligenza e fare per le cose che diciamo una bilancia e dei pesi (41), ci mettiamo a dire quello che capita e a discorrere di cose sconvenienti, da cui viene a

trovi in noi tanta fede quanta è capace di meritare una grazia alquanto sublime sembra dipendere dal nostro operare e dal nostro zelo; che invece una grazia sia data per cio che è utile e sia di vantaggio a chi la riceve, questo è giudizio di Dio; oppure sta completamente in lui se voglia che sia data" (Cm Rm IX, III, cit., II, 104). La intenzionalità di una vita secondo il Vangelo costruisce la comunità cristiana: "Cristo stesso... ha accolto con onore quanti erano adorni di misericordia, dando loro il nome di benedetti del Padre suo, ...elargendo loro l'eredità del regno" (Giovanni Crisostomo, A Olimpiade. Lettera II, 4, PG 52,

559s.).

(75) Cf. 1 Cor 11, 27. L'utilità del pane eucaristico riposa sul logos pronunciato su di esso, e la ophéleia del kerygma riposa sulla verità: Origene "reagisce da una parte contro un sacramentalismo magico, dall'altra contro una scienza senza la spiritualità della fede" (Gögler,

'WFELEIA, cit., 202).

62 Cf. Gv 6, 54. 63 Cf. Gv 1, 14. 64 Cf. Gv 6, 51.

(76) Cf. Gv 6, 56. Cio riguardo al corpo tipico e simbolico: "Coloro che sono più semplici intendano il pane e il calice nel senso più comune, come riferiti cioè all'Eucaristia; coloro invece che hanno appreso a ricercare un senso più profondo li intendano in un senso più

Commento a Matteo, Libro XI, 17 243

noi la fonte dei peccati. E si addice certo alla legge di Dio proibire le opere che vengono dal vizio e ordinare quelle conformi alla virtù, ma lasciare da parte quelle azioni che per il loro proprio valore sono indifferenti: esse possono, per la nostra libera scelta e per un ragionamento che è dentro di noi, o essere compiute male, e diventano peccati, oppure essere compiute bene, e diventano virtù. Se uno ci riflette bene, vedrà che anche quel che si ritiene essere un bene, puo diventare peccato se fatto male e per impulso di una passione, e invece quello che si dice impuro, se usato secondo retta ragione, è possibile considerarlo puro.

Come infatti la circoncisione del giudeo che vive nel peccato sarà valutata come non-circoncisione, mentre la non-circoncisione del pagano che vive nella virtù sarà

divino, come riferiti cioè alla promessa della Parola di verità che nutre"

(Cm Gv XXXII, XXIV, 793); "Quello di cui ora parliamo sono le carni del Verbo di Dio... Quando è proferito un discorso mistico, dogmatico, pieno della fede della Trinità, solido; quando... si aprono i misteri del secolo futuro... tutte queste cose sono le carni del Verbo di Dio" (Om Nm XXIII, 6, 319s.): nella prospettiva origeniana "non c'è nessuna contraddizione" tra il "fatto che da una parte l'Eucaristia contenga veramente il corpo e il sangue di Cristo" e che "dall'altra, in senso ulteriore, più elevato e più profondo, dunque più "vero", la Scrittura sia il corpo e il sangue del Logos" (H. de Lubac, Storia, 392ss.398ss.; cf. Fédou, La sagesse, 340; J.N.D. Kelly, Il pensiero cristiano delle origini, Bologna 1984, 262s.; Orbe, La teologia , I, 572-574).

(77) Cf. Gv 6, 51. "(Come) il pane corporale somministrato al corpo di colui che viene nutrito passa nella sua sostanza, cosi "il pane vivo disceso dal cielo", dato allo spirito e all'anima, comunica la propria forza a colui che si procura di nutrirvisi... Il pane sostanziale adatto alla natura razionale... comunica la sua immortalità, perché il Verbo di Dio è immortale" (Pregh XXVII, 9, 127s.): "L'accento è posto sulla manducazione spirituale, certo; ma questo non vuol dire che quella eucaristica sia ignorata: tra l'una e l'altra c'è stretto rapporto

"sacramentale", nel senso che, data l'analogia delle presenze del

244

valutata come circoncisione , cosi pure le realtà ritenute pure saranno considerate impure per colui che non ne usa nel modo dovuto, nel momento dovuto, nella misura dovuta e per lo scopo dovuto; quanto invece a quello che è detto impuro, tutto diventa puro per i puri, ma per i contaminati e gli infedeli niente è puro, sono contaminate la loro mente e la loro coscienza (42). E queste, essendo contaminate, finiscono col contaminare tutte le realtà che toccheranno, come viceversa la mente pura e la coscienza pura rendono tutto puro, anche cio che sembra essere impuro; infatti i giusti fanno uso dei cibi o delle bevande non per sfrenatezza, né per edonismo, né col discernere le due attrattive, ma ricordando che sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualunque altra cosa, fatela a gloria di Dio (43).

E se poi occorre descrivere i cibi impuri secondo il

28. 20 1 Cor 1, 21. 21 1 Cor 1, 28.

Logos, l'una rimanda all'altra" (R. Scognamiglio, Il "Padre Nostro" nell'esegesi dei Padri, Reggio Emilia 1993, 103; cf. L. Bouyer, Mysterion. Du mystère à la mystique, Paris 1986, 198-201).

(78) Cf. Mt 15, 18-20. "Sono dunque il pensiero e la mente che non intende in maniera retta a contaminare l'uomo, non la qualità dei cibi, la quale, di qualsiasi genere sarà stata, ...soddisferà sempre le esigenze di cio che è corruttibile" (Cm Rm IX, XLII, cit., II, 155); poco prima, nello stesso brano di Cm Rm, Origene spiega il termine comune:

"Quella mente dell'uomo che è stata messa da parte per il solo Dio, giustamente è chiamata monda, quella invece che è estranea a Dio, poiché è posseduta non da un solo spirito immondo ma da moltissimi, proprio per questo un tale uomo è chiamato "comune", come uno che sia servo di una moltitudine" (
Rm 151, con nota di Cocchini).

(79) Cf. Mt 15, 19. "Che mi giova, se presso un altro (Cristo) riceve alimento e ristoro dai buoni desideri, dalla bontà della fede e delle opere, mentre presso di me e nel mio cuore è in certo qual modo soffocato e ucciso ad opera dei pensieri cattivi, dei desideri empi, delle

Commento a Matteo, Libro XI, 17 245

Vangelo, diremo che sono quelli procurati dall'ingordigia, nati dalla cupidigia e presi per edonismo e per il ventre onorato al pari di un dio (44), quando questo ventre e i suoi appetiti, e non più la ragione, comandano alla nostra anima.

Ma ancora, quando sappiamo che alcuni cibi hanno avuto rapporti con demoni o, non sapendolo ma supponendolo, quando esitiamo riguardo a cio, se facciamo uso di tali cibi, non li abbiamo usati a gloria di Dioin nome di Cristo , non è solo il sospetto che si tratti di idolotiti a condannare colui che mangia, ma anche il suo essere esitante a riguardo.

Chi infatti è nel dubbio - secondo l'Apostolo - mangiando si condanna, perché non agisce per fede. Infatti tutto quello che non viene dalla fede è peccato (45). Per fede, dunque, mangia colui che è convinto che

quel che sta mangiando non è stato sacrificato in luoghi idolatrici, che non si tratta né di carne soffocata né di sangue , mentre non per fede mangia colui che è nel dubbio su uno di questi punti; ma è in comunione coi

(Om Nm XIII, 1, 174).

(80) Cf. Pr 4, 23. "Voglio... ammonire insieme me stesso e voi sulla protezione dei semi e la cura dei frutti spirituali... Quando subentra il peccato e fa prigioniero lo spirito dell'uomo... va in rovina tutto il raccolto precedentemente riposto nei granai della coscienza... Bisogna dunque "custodire il cuore"" (Om Gdc VII, 2, 130s.); la "spada di silice" della "parola di Dio" "è in grado di circoncidere le impurità dei cuori di quanti l'ascoltano" (Om Gs XXVI, 2, 313; cf. Om Gn III, 6, 95).

65 Cf. Mt 6, 2. 66 Cf. Mt 6, 1. 67 Cf. Mt 6, 2.

(81) 1 Cor 4, 5; cf. Rm 2, 16; Lc 2, 35. "Negli uomini vi erano malvagi pensieri, e sono stati svelati perché, messi in piazza, venissero annientati e... cessassero di esistere, e fosse a distruggerli colui che è

246

demoni colui che pur sapendo che questi cibi sono stati immolati ai demoni , non di meno ne fa uso con la sua fantasia contaminata circa i demoni che hanno comunicato con la vittima . Eppure l'Apostolo essendo cosciente che non la natura dei cibi è di danno a colui che ne usa, o di vantaggio a colui che se ne astiene, bensi le opinioni e il ragionamento che abbiamo dentro, dice: Non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio; né se non ne mangiamo veniamo a mancare di qualche cosa; né mangiandone ne abbiamo un vantaggio (46). Certo egli sapeva che coloro che intendono in maniera più nobile quali sono, secondo la Legge, i cibi puri e quali gli impuri, prese le loro distanze dal modo differente di usare gli alimenti come puri e impuri e dalla superstizione - penso io - che è nelle differenze, trattano indifferentemente gli alimenti, per cui sono giudicati dai Giudei come trasgressori della Legge: per questo motivo Paolo ha detto da qualche parte: Nessuno dunque

(82) Rm 2, 15. Sulla dinamica fra pensieri-atti-segni lasciati nel cuore, cf. Cm Rm II, X: "(Quando) facciamo ragionamenti sia buoni sia cattivi, tanto degli uni quanto degli altri vengono lasciate nel nostro cuore, come succede nella cera, impronte, per dir cosi, e sigilli che, posti ora nella parte segreta del petto, si dice che in quel giorno non saranno rivelati da nessun altro se non da colui che, solo, puo conoscere i segreti degli uomini" (cit., I, 81, con nota 36 di Cocchini; cf. Kelly, Il pensiero, cit., 573).

(83) Cf. Mt 6, 4. "Anche se arriviamo a una grande perfezione... non penso pero che si arrivi a tale purezza di cuore da non essere mai macchiati dal contagio di un pensiero contrario... (Lo stesso Signore apporti in noi) pensieri in cui non si trovi alcunché di contaminato o di sordido che possa accusarci nel giorno del giudizio" (Om Gs XXI, 2,

276; cf. Bardy, La théologie , 138ss.; H. de Lubac, Storia, 209ss.).

(84) 1 Cor 12, 28. Carismi e ministeri nella Chiesa sono considerati secondo la misura della fede nel rapportarsi a Dio: la castità nell'umiltà - "Se qualcuno puo rimanere in castità a onore della carne del Signore, vi resti senza vantarsene: se se ne vanta è perduto"

Commento a Matteo, Libro XI, 17 247

vi giudichi in fatto di cibo e di bevanda, ecc. (47); e cosi ci insegna che le cose secondo la lettera sono ombra, mentre i veri pensieri della Legge nascosti sotto la lettera, sono i beni futuri, grazie ai quali è possibile scoprire quali sono gli alimenti puri dell'anima e quali gli impuri, contenuti nei discorsi menzogneri e ostili, che fanno male a chi se ne nutre: la legge aveva infatti l'ombra dei beni futuri (48).

113
13. I F

Come in molti casi bisogna capire lo stupore espresso dai Giudei in riferimento alle parole del Salvatore (49), perché le diceva con autorità (50), cosi

(85) Cf. 1 Tm 3, 1. "In questa descrizione della Legge divina, ogni sacerdote deve considerarsi come in uno specchio, e da li trarre i gradi del suo merito" (Om Lv VI, 6, 142s.); "Mi torna alla mente quella sentenza: "Non addossarti un peso superiore alle tue forze"... Che mi giova stare in cattedra, a testa alta, sopraelevato, ricevere l'ossequio di chi è maggiore, ma non poter presentare delle azioni in tutto degne della mia carica?" (Om Ez V, 4, 105); cf. Visonà, Pastori, cit., 256-259.

(86) 1 Tm 3, 1. "E bene non precipitarsi a quelle dignità - che vengono da Dio! - , autorità e ministeri nella Chiesa; oh, se davvero imitassimo Mosè e dicessimo con lui: "Provvediti un altro da mandare!". Cosi chi vuol essere salvo, pur se presiede, non viene al governo ma al servizio della Chiesa, se occorre dirlo anche sulla base del Vangelo: "I capi delle nazioni le dominano, e quelli che in esse detengono il potere sono chiamati autorità; fra voi pero non sarà cosi"... Chi dunque è chiamato all'episcopato, non è chiamato al governo, ma al servizio di tutta la Chiesa" (Om Is VI, 1, 123). Cf. ancora Om Gdc III, 2; IV, 3,

248

bisogna fare anche in riferimento a questo passo. Avendo, dunque, chiamato la folla, disse loro: Ascoltate e intendete, ecc. e cio lo diceva essendo i Farisei scandalizzati per questo discorso (51), in quanto, a motivo delle perverse opinioni e della cattiva interpretazione della Legge, non appartenevano alla piantagione del loro Padre celeste e per questo erano sradicati (52). Sradicati perché non avevano accolto Gesù Cristo, la vera vite coltivata dal

- A. Di Berardino, La Chiesa antica: ecclesiologia e istituzioni, Roma

1984, 121-155.

(87) 1 Tm 3, 2. La terminologia origeniana ha bene assunto la struttura tripartita vescovo-presbiteri-diaconi (cf. Grossi-Di Berardino, La Chiesa, cit., 77-120; Visonà, Pastori, cit., 247-251; G. Sgherri, L'ecclesiologia , cit., 227s.).

(88) Mt 15, 20. Con cuore non lavato : cf. Is 1, 16.18. Nella tradizione biblica, la beatitudine promessa ai puri di cuore è la visione di Dio: "E come per coloro che guardano il sole in uno specchio. Cosi,

249

Padre (53). Come potevano, infatti, essere piantagione del Padre, loro che si erano scandalizzati per i discorsi di Gesù, discorsi che li affrancavano dai divieti: Non prendere, non gustare, non toccare? Cose destinate a scomparire con l'uso; sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini (54), cose che invece guidano il loro intelligente uditore per mezzo della ricerca delle cose

di lassù relative a queste realtà, e non delle cose della terra , come facevano i Giudei. E poiché, a causa delle loro perverse opinioni, i Farisei non erano piantagione del Padre celeste, per questo motivo parla di loro come di malati inguaribili e dice ai discepoli: Lasciateli! Lasciateli per questo motivo, perché essendo ciechi, dovrebbero rendersi conto della cecità e cercare delle guide; invece loro, non avendo coscienza della loro cecità, pretendono di guidare dei ciechi, senza pensare di cadere in una fossa (55), quello di cui sta scritto nei salmi: Ha aperto una fossa, l'ha scavata, ma cadrà nel pozzo che ha fatto . Orbene, mentre in altro luogo sta scritto: Viste le folle, sali sulla montagna e messosi a sedere gli si avvicinarono i discepoli , qui invece stende la mano verso la folla, e dopo averla invitata, la affranca dall'interpretazione letterale delle questioni della Legge, nel momento in cui dice per prima cosa: Ascoltate e intendete!, giacché non ancora intendevano quello che ascoltavano, e dopo parla

dice il Signore, anche voi, benché non abbiate la forza necessaria per conoscere la luce, se ritornate alla grazia di questa immagine che è stata deposta in voi fin dall'inizio, troverete in voi stessi quello che cercate" (Gregorio di Nissa, Omelie sulle beatitudini VI, PG 44, 1272B; cf. M. Girardi, Annotazioni alla esegesi di Gregorio Nisseno nel De Beatitudinibus, in Studi sul cristianesimo antico e moderno in onore di M.G. Mara [M. Simonetti - P. Siniscalco], Roma 1995, 161-182).

(89) Cf. Mt 15, 20. Il principale cordis si alimenta delle realtà

250

loro come in parabole: Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce (56).

114
14. L

Vale la pena, dopo cio, considerare la parola usata come calunnia da quelli che affermano che il Dio della Legge non è lo stesso dio del Gesù del Vangelo; costoro dicono che il padre celeste di Gesù Cristo non è il vignaiolo (57) di coloro che credono di venerare Dio secondo la legge di Mosè. Lo stesso Gesù disse che i Farisei, i quali adoravano Dio che aveva creato il mondo e la Legge, erano piantagione non piantata dal suo Padre celeste e per tal motivo sarebbe stata sradicata (58).

Potrebbero dire ancora questo, che se fosse stato il padre di Gesù colui che aveva fatto entrare il popolo uscito dall'Egitto, l'aveva piantato sul monte della sua eredità, nella sua abitazione preparata (59), Gesù non avrebbe detto sul conto dei Farisei: ogni pianta che non è stata

divine nella misura in cui puo puramente accoglierne la vita: "C'è un nutrimento della "sapienza", e parimenti c'è un nutrimento dell'"intelletto" e delle altre "potenze spirituali"" (Om Is III, 3, 92; cf. Cm Mt XI, 1, nota [4]).

1 Mt 15, 21-22. 2 Mt 14, 34. 3 Mt 15, 11. 4 Mc 7, 24.

(1) Cf. Mt 15, 12. Sullo scandalo, cf. Cm Mt XI, 13 e nota (50).

(2) Mt 4, 12; cf. Mc 1, 14. Sul ritirarsi di Gesù a motivo dei complotti, cf. Cm Mt X, 23, nota (30).

(3) Cf. Gv 7, 30; 13, 1; 16, 32; 17, 1. Il momento più opportuno, l'ora giovannea, della quale Origene scruta la maestà: "Se Gesù avesse voluto non sarebbe stato preso: fu preso invece perché umilio se stesso, facendosi obbediente... fino alla croce a quelli che lo prendevano. Infatti quando egli si fece innanzi e disse a quelli che erano venuti nell'orto: "Chi cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazoreo"...

Commento a Matteo, Libro XI, 18 251

piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata (60). Al che risponderemo che quanti, a motivo della loro cattiva interpretazione di cio che è secondo la Legge, non erano pianta del Padre che è nei cieli, costoro erano accecati nelle intelligenze in quanto non credevano alla verità, ma acconsentivano all'impurità (61), per opera di colui che è stato divinizzato da parte dei figli di questo mondo e per questo motivo in Paolo è detto dio di questo mondo . Non crederai che Paolo dica che egli sia veramente nostro dio; come infatti, pur non essendo dio il ventre di coloro che tengono in sommo onore il piacere, più amanti dei piaceri che amici di Dio, Paolo lo chiama loro "dio" , cosi pure il principe di questo mondo che pure non è dio, e del quale il Salvatore dice: adesso è stato giudicato il principe di questo

(4) Cf. Rm 5, 6. La sottolineatura spazio-temporale rapporta l' ora al frutto delle genti: "Ecco dunque qual è "la novità", che è venuta dopo il tempo della passione di Gesù:... gli eventi di quella città e di tutta la nazione dei Giudei, e la nascita improvvisa della stirpe dei cristiani che sembrava, per dir cosi, spuntata fuori in un istante" (C Cel VIII, 43, 698; cf. B. Psephtogas, La passion de notre-Seigneur Jésus-Christ dans la théologie d'Origène , in Origeniana secunda, 319).

(5) Cf. Gs 11, 8. "Sidone la grande... (Se risalgo) al significato del nome, che vuol dire "cacciatrice" e "cacciatori", vedo che delle forze avversarie - tra cui ci sono molte differenze - alcune sono per la caccia piccola, altre per quella grossa, nel senso che le anime le catturano, alcune per mezzo di piccoli, altre di grandi peccati" (Om Gs XIV, 2,

203). Sul passaggio di Gesù ai pagani, cf. Cm Mt X, 23, nota (36); Bastit-Kalinowska, L'interprétation , 275s.

(6) Cf. 1 Pt 5, 8. Cf. Cm Mt X, 2, nota (9).

(7) Cf. Mt 15, 21. C'è una progressione nelle visite del Signore, una anticipazione, nel caso, che consente di rivedere in filigrana tutta la

252

mondo , è detto essere dio di coloro che non hanno voluto accettare lo spirito di adozione onde diventare figli dell'altro mondo e della risurrezione dei morti, per cui sono rimasti nella filiazione del mondo presente di quaggiù (62). Queste le spiegazioni che, anche se a mo' di digressione, mi è sembrato necessario assumere a motivo delle parole: sono ciechi e guide di ciechi (63). Chi dunque? Ma i Farisei, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, essendo senza fede, perché non hanno creduto in Gesù Cristo, e li ha accecati, perché non splendesse ad essi lo splendore della gloria di Dio nel volto di Cristo . Non solo bisogna evitare di lasciarsi guidare da quei ciechi che sono coscienti di avere bisogno di guide, per il fatto di non avere ancora avuta la facoltà di vedere da se stessi; ma bisogna anche, nei riguardi di tutti coloro che dichiarano di guidare con sano insegnamento, dare prudente ascolto e apportare un sano giudizio su cio che dicono, onde evitare di metterci alla mercé dell'ignoranza di gente cieca e che non vede le realtà della sana dottrina, e presentarci a nostra volta come ciechi, per il fatto di non vedere il senso delle Scritture, si

storia della salvezza; Gesù viene con una rivelazione parziale, per non accecare con una luce che ancora non puo essere completamente portata, ed è questo il senso stesso della economia dell'Incarnazione

(cf. Cm Mt X, 14, nota [12]; Cm Mt X, 17, nota [16]; Cm Ct III, cit., 245).

5 Mc 7, 24. 6 Mt 15, 22.

(8) Cf. Mc 16, 16. "La Chiesa dei pagani... dimentica la sua gente e la casa di suo padre e viene a Cristo" (Cm Ct II, cit., 108; cf. Sgherri, Chiesa, 341).

(9) Cf. Mt 15, 28. "Quando (Abramo) "usci dalla sua terra e dalla sua parentela", allora gli furono rivolti responsi più sacri, ...il patto di Dio e la circoncisione, segno della fede, che non avrebbe potuto ricevere finché era nella casa paterna, fra i congiunti secondo la carne" (Om Gn III, 3, 85s.); la Chiesa dalle genti "esce dalla casa del padre" suo, empio e iniquo, e viene "per essere lavata dai peccati" (Om Es II, 4,

61): la Cananea mostra e realizza nella sua uscita la fede che le è stata

Commento a Matteo, Libro XI, 18 253

che entrambi, chi guida e chi è guidato, cadono nella fossa di cui abbiamo parlato precedentemente (64).

Dopo queste cose, è scritto in che modo Pietro rispondendo al Salvatore - in quanto non aveva capito le parole: non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca - disse: spiegaci la parabola. Al che il Salvatore dice: Siete ancora senza intelligenza anche voi? (65), come a dire: Da tanto tempo siete con me e ancora non capite l'intenzione delle cose che dico, e ancora non comprendete che per questo motivo non contamina l'uomo, perché quello che gli entra nella bocca entra nel ventre e uscendo da questo, va a finire nella fogna ? Non per motivo della Legge, alla quale sembravano credere, i Farisei non erano pianta del Padre di Gesù, ma per la cattiva interpretazione della Legge e di quanto vi è scritto.

donata.

(10) Rm 12, 6. L'Esodo è, per Israele e per la Chiesa, paradigma di cio che si deve lasciare alle spalle nel cammino verso Dio: "A mezzanotte viene la voce, in quell'ora in cui i figli d'Israele uscirono dall'Egitto, nella quale anche il Cristo è risorto dai morti. La voce è la tromba che risuscita i morti e li fa uscire dai sepolcri. E questo: Uscite, ha poi anche un senso mistico; se infatti non usciremo, non potremo andare incontro allo Sposo" (Cm Mt Fr. 500; cf. Scognamiglio, La vita cristiana come esodo, cit., 129-140; M.I. Danieli, La teologia e la spiritualità dell'esodo, in DSBP 18, 58).

(11) Dt 32, 8. Secondo il numero dei figli d'Israele: Origene cita in questo caso il testo ebraico, come altre volte il testo greco: "secondo il numero degli angeli di Dio" (cf. Princ I, 5, 2, 190, e nota 10 di Simonetti); significativa la citazione dall'ebraico, che mostra i pagani venuti al Cristo partecipare ai beni del primo popolo, con sottolineatura della continuità rispetto alla tematica complementare della sostituzione d'Israele: "Un tempo non "era piena della gloria" di Dio "tutta la terra", ma soltanto un angolo... quando si diceva: "Dio è conosciuto nella Giudea, in Israele è grande il suo nome". Gloria a Dio, "che ha mandato il suo Figlio" perché "tutta la terra fosse piena della sua gloria"" (Om Is

254

Se infatti si intendono due ministeri secondo la Legge

- il ministero della morte impresso nelle lettere che non ha niente in comune con lo Spirito, e il ministero della vita (66), quello inteso secondo la Legge spirituale - coloro che per loro disposizione alla verità erano capaci di dire: sappiamo che la Legge è spirituale e per questo è santa la Legge, e santo, giusto e buono il comandamento , costoro erano piantagione piantata dal Padre celeste , mentre coloro che non erano tali, ma circondavano di rispetto soltanto la lettera che uccide (67), erano piantagione non di Dio, ma di colui che aveva indurito il loro cuore, ponendo un velo su di esso, che restava in vigore in loro fino a quando ci sarebbe stata la conversione al Signore (68); quando infatti ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto; ma il Signore è lo Spirito (69).

Chiesa, 290ss.).

(12) Cf. Es 7, 17ss. Si noterà la progressione del Vangelo come racconto teologico attraverso il commentario origeniano: dopo il discorso sulle leggi di purità nella loro funzione storico-salvifica,

Mt 14:

v. 13:Si ritiro... in deserto v. 14:vide... folla e senti compassione e guari

v. 15:i discepoli dissero: Congeda la folla

v. 16:Date loro voi stessi

v. 17:cinque pani - due pesci v. 19:ordinato alla folla di

sedersi per terra...

pronunzio la benedizione

... diede ai discepoli e i discepoli alla folla

v. 20:dodici ceste di pezzi avanzati

v. 21:cinquemila

Mt 15:

v. 29: Gesù salito sul monte v. 30: folla recando malati... ai suoi piedi... li guari

v. 32: Chiamo i discepoli... Sento compassione

v. 33: Dove potremo?

v. 34: sette - pochi pesciolini vv. 35s.: ordinato alla folla di

sedersi sull'erba... rese grazie... dava ai discepoli

v. 37: dei pezzi avanzati

e i discepoli alla folla sette sporte

v. 38: quattromila

Commento a Matteo, Libro XI, 18-19 255

Giunto a questo punto, uno potrebbe dire che come non è quello che entra nella bocca che contamina l'uomo (70), benché si ritenga impuro da parte dei Giudei, cosi non è quello che entra nella bocca che santifica l'uomo, benché si ritenga, da parte dei più integri, che santifichi quello che chiamiamo pane del Signore. Questo discorso, a mio avviso, non è da disprezzare, e per questo ha bisogno di una chiara spiegazione, che a me pare essere la seguente. Come non è l'alimento a contaminare colui che mangia, ma la coscienza di chi mangia con dubbio - chi è infatti nel dubbio se mangia è condannato perché non agisce per fede -, e come per chi è contaminato e non ha fede nessuna cosa è pura non già a motivo di se stessa, bensi a motivo dell'essere contaminato e non aver fede in lui, cosi cio che è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera (71), santifica colui che ne usa non in forza della propria parola. Se cosi fosse, infatti, santificherebbe anche colui che

8 Cf. Mt 15, 32. 9 Cf. Mt 14, 21. 10 Cf. Mt 15, 32.38.

11 Cf. Mt 14, 15. 12 Cf. Mt 14, 17. 13 Cf. Mt 15, 34. 14 Cf. Mt 14, 19. 15 Cf. Lc 9, 14. 16 Mc 6, 39. 17 Mt 15, 35.

18 Mt 14, 19; Mc 6, 41; Lc 9, 16. 19 Mt 15, 36; Mc 8, 6.

esprimente la distinzione di Israele dai popoli pagani, si apre significativamente l'era messianica in cui - per la fede - Israele si mescola alle genti e le genti devono entrare in Israele (Carbone, La comunità, 150).

(13) Cf. Dt 32, 8-9. "Quando uno è condotto dalle tenebre dell'errore alla conoscenza della luce e si converte dal modo di vivere terrestre a una condotta di vita spirituale, appare come uscito dall'Egitto... C'è anche l'altra figura di uscita dall'Egitto: quando l'anima lascia le tenebre di questo mondo e la cecità della natura corporea"

(Om Nm XXVI, 4, 360s.).

(14) Mt 15, 22. Cananea, preparata all'umiliazione: "seme sempre instabile, sempre malsicuro: questo significa Cananeo" (Om

256

mangia in modo indegno del Signore , e per aver mangiato di questo cibo non ci sarebbe alcun infermo, malato o morto. Una tale realtà appunto Paolo ha espresso nelle parole: è per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti (72). Orbene, riguardo al pane del Signore, chi lo usa ne ha vantaggio quando vi comunica con anima incontaminata e coscienza pura. Cosi non dipende dal fatto stesso di non mangiare del pane santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera il mancare noi di qualche bene, e neppure dal fatto in sé di mangiare, l'abbondare noi di qualche bene: cio infatti che determina la mancanza sono la malizia e i peccati, e cio che determina l'abbondanza sono la giustizia e le buone azioni; per cui è quasi lo stesso quello che dice Paolo: Né se mangiamo abbiamo un vantaggio, né non mangiando veniamo a mancare di qualcosa (73). Se tutto quello che entra nella bocca passa nel ventre e va a finire nella fogna anche l'alimento santificato dalla parola di

7 Cf. Mt 25, 34. 8 Cf. Mt 20, 30.

(15) Cf. Rm 6, 12; Fil 3, 21. "I santi che "sono in questa tenda, gemono gravati" per il corpo della umiliazione, e tutto fanno per diventare degni di essere trovati nel mistero della risurrezione, quando Dio "trasformerà il corpo della umiliazione"... conforme (al corpo) glorioso del Cristo" (Cm Mt XIII, 21); l'anelito alla conversione è assimilato al desiderio della unione con Dio, "quando per quella che è considerata morte, viene il tempo di spogliarsi del corpo di morte e di essere esauditi" (Mart 3: PG 11, 566, cit. in C. Noce, La morte in Origene, PSV 32, Bologna 1995, 296).

(16) Mt 15, 22. Ha inizio il viaggio della conversione: "Si comincia infatti a osservare, a scorgere la speranza futura, a contemplare l'elevatezza dei progressi, e si cresce a poco a poco... L'anima, dunque, avendo davanti agli occhi la salita dell'osservatorio e la magnificenza delle realtà future, si pasce e si nutre (di) grandi speranze" (Om Nm XXVII, 9, 386).

Commento a Matteo, Libro XI, 19 257

Dio e dalla preghiera , in quanto realtà materiale, passa nel ventre e va a finire nella fogna. Ma reca utilità, in base alla preghiera fatta su di esso, secondo la misura della fede (74) e produce la chiara visione della mente che discerne cio che è utile; e non è già la materia del pane, bensi la parola pronunciata su di esso, che reca vantaggio a chi ne mangia in maniera non indegna del Signore (75).

Cio per quanto riguarda il corpo tipico e simbolico. Ma si potrebbero dire anche molte cose sullo stesso Logos che si è fatto carne e vero cibo (76); chi ne mangia vivrà assolutamente in eterno ma nessuno che sia malvagio ne potrebbe mangiare: se infatti fosse possibile che questi, pur restando malvagio, mangiasse il Logos diventato carne che è anche pane vivo (77), non starebbe scritto: Chiunque mangia di questo pane vivrà in eterno .

(17) Cf. Mt 15, 22. Si noterà ancora una volta come il metodo della

"raccolta" porta a percepire il senso globale della Scrittura, "diffuso, disseminato attraverso tutti gli scritti come semenze sparse qua e là nei testi, ..."indicazioni" che permettono di scoprire verità su Dio, sull'uomo, sul mondo, ... sulla economia del Cristo" e forse, dopo una lunga e amorosa familiarità con l'insieme dei testi "di cui il lettore si impregna", gliene sarà dato il senso "come proveniente da Dio" (Introduzione di Harl a Philocalie, cit., 144.157.156).

9 Mt 8, 29. 10 Rm 1, 3. 11 Rm 1, 4. 12 Cf. Lc 7, 13-15.

13 Cf. Lc 8, 41-42.

(18) Mt 14, 33. In queste annotazioni cristologiche, a seconda dei titoli dati al Cristo, diverso appare l'approccio della fede: "Se, infatti, aver visto Gesù con gli occhi del corpo fosse lo stesso che aver visto la Parola di Dio, in questo caso Pilato, che condanno Gesù, avrebbe visto il Verbo, come anche lo avrebbero visto il traditore Giuda e tutti coloro che gridavano: "Crocifiggilo"" (Om Lc I, 4, 48). La pedagogia del Verbo, lungi dall'imporsi, rispetta la libertà degli uomini nelle "tappe del loro cammino verso Dio" (Fédou, La sagesse, 194).

(19) Cf. Gv 4, 46-47. La divinità di Gesù "ha per testimonianza le chiese di quelli che egli ha beneficato, le profezie fatte a suo riguardo,

258

115
15. L

In seguito, vediamo in che senso cio che esce e contamina l'uomo, non lo contamina perché esca dalla bocca, ma è nel cuore il motivo di questa contaminazione, dal momento che da questo provengono, prima ancora di venire fuori dalla bocca, propositi malvagi, tra cui specialmente omicidi, adultèri, prostituzioni, furti, false testimonianze, bestemmie; queste sono le cose che rendono immondo l'uomo (78), quando escono dal cuore e uscite da questo passano per la bocca, perché se non venissero fuori dal cuore ma vi restassero chiuse da

(C Cel III, 33, 247; cf. Mosetto, I miracoli, cit., 88).

(20) Cf. 1 Cor 15, 45. Il Dio amante della vita (
Sg 11,26 Sg 12,

13) opera nel Cristo, Spirito vivificante i differenti generi delle anime; negli uomini malati, non distinti in "nature fisse", si iscrive l'operazione della misericordia divina: Dio "non resta lo spettatore passivo ed esterno di questa avventura di salvezza ma vi partecipa in prima persona" (Perrone, "La passione della carità", cit., 228).

(21) Gv 4, 48. Lo sguardo origeniano si volge dai titoli cristologici alla tipologia delle persone che, lungo i secoli, grideranno a Gesù con la fede: "Le guarigioni miracolose operate dal Salvatore... giovarono a coloro che ricevettero il beneficio, perché li indussero alla fede" e insieme sono "simboli (della guarigione) di coloro che sono liberati da ogni malattia e debolezza per l'opera perenne del Logos di Dio" (Cm Gv VI, XXXIII, 338); Dio terrà conto "della preghiera degli uomini, delle loro disposizioni, della loro fede, della loro volontà (e) ogni cosa sarà compresa convenientemente nella disposizione della Provvidenza"

(Pregh VI, 4, 52; cf. Cignelli, Il tema "Logos-Dynamis", cit., 252-255).

(22) Mt 15, 24. La stirpe perduta delle anime chiaroveggenti : c'è un contrasto voluto nella espressione! Israele - "ognuno che, per la

Commento a Matteo, Libro XI, 19 259

qualche parte, senza avere il consenso di esprimersi attraverso la bocca, ben presto sparirebbero e l'uomo non ne sarebbe contaminato. Fonte, dunque, e principio di ogni peccato sono i propositi malvagi (79); se questi infatti non prendono il predominio, non ci saranno né omicidi, né adultèri, né alcun altro di tali peccati. E per questo che ognuno deve custodire il proprio cuore con ogni

sincerità della fede e la purezza della mente, vede Dio" (Om Nm XVI,

7, 228) - sarebbe, in quanto tale, il tipo delle anime più perspicaci, cui si rivolge il Logos; la prospettiva storico-salvifica della vicenda d'Israele, sempre presente al pensiero origeniano, corregge la punta gnostica del testo (cf. Sgherri, Chiesa, 118, nota 263; Orbe, La teologia, II, cit., 596).

(23) Cf. Mt 15, 26. La lettura gnostica è decisamente messa da parte; la conversione fa uscire la Cananea dalla sua "razza": "Se dunque vogliamo capire che dipende da noi trasformarci da serpenti, da porci, da cani, impariamo dall'Apostolo... "Quando rispecchiamo sul volto senza velo la gloria del Signore, siamo trasformati secondo la medesima immagine"... Se eri uno che abbaia e la Parola ti ha plasmato e rifatto, tu sei stato trasformato da cane in uomo" (Eracl. 14, cit. in Cignelli, Il tema "Logos-Dynamis", cit., 248).

(24) Cf. Mt 15, 28. Avendo tesa la sua libertà , con una protensione che fissa l'anima nell'amore per Dio: "La libertà dell'arbitrio

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vigilanza (80); infatti nel giorno del giudizio il Signore verrà a mettere in luce i segreti delle tenebre e a manifestare le intenzioni dei cuori (81) di mezzo a tutti i ragionamenti degli uomini, che ora li accusano ora li difendono (82), allorché i loro stessi propositi li sconvolgeranno.

E i propositi malvagi arrivano a tal punto, che talvolta anche quelle realtà che sembrano buone e, almeno al giudizio dei molti, lodevoli, essi le rendono vituperevoli. Ad esempio, se facciamo l'elemosina davanti agli uomini avendo di mira, nei nostri intenti, di essere ammirati come filantropi dagli uomini ed essere esaltati per questa filantropia, abbiamo già ricevuto la nostra ricompensa dagli uomini; e, in una sola parola, tutto cio che si compie e implica, in chi agisce, la coscienza di agire per essere lodato dagli uomini, non riceve alcun premio da parte di Colui che vede nel segreto (83) e che rende la ricompensa a coloro che sono puri nel segreto.

Lo stesso, dunque, ne è di quella che si crede castità, se ha pensieri rivolti alla vanagloria o al guadagno; oppure di quel che si presume sia insegnamento ecclesiastico, se diventa indegna ricerca di adulazione nelle parole, o con pretesto di guadagnare di più, o di cercare una gloria degli

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uomini per l'insegnamento, questo non è più l'insegnamento inteso da coloro che sono posti da Dio nella Chiesa prima come apostoli, dopo come profeti e in terzo luogo come dottori (84).

Lo stesso dirai per colui che aspira all'episcopato (85) per gloria umana o per adulazione della gente, o per un guadagno da parte di quelli che vengono ad ascoltare la parola e che danno, con la scusa della pietà. Un vescovo del genere, insomma, non desidera un nobile lavoro (86), né puo essere irreprensibile, sobrio, saggio (87), ubriaco com'è di gloria e di questa insaziabilmente ambizioso. Lo stesso dirai pure circa presbiteri e diaconi.

Queste riflessioni, anche se alcuni avranno l'impressione che le abbiamo dette per divagare, considera se non fosse necessario farle, perché i cattivi propositi sono fonte di tutti i peccati e hanno il potere di contaminare persino quelle azioni le quali, invece, giustificherebbero chi le ha compiute, se fossero eseguite non per effetto di questi propositi.

Abbiamo dunque esaminato, secondo le nostre capacità, quali sono le cose che contaminano. Il mangiare poi con mani non lavate non contamina l'uomo (88), ma se

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si deve parlare con audacia, quel che contamina è il mangiare con cuore non lavato tutto cio che la nostra ragione è per natura portata a mangiare (89).

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Origene su Matteo 107