Origene su Matteo 115


DALLA PARTE DI DIO

116
16. LC

Partito di là, Gesù si ritiro verso le parti di Tiro e di

Sidone. Ed ecco una donna Cananea... .

Di là: da dove, se non dalla terra di Genèsaret, di cui si è parlato in precedenza: Compiuta la traversata, approdarono nella terra di Genèsaret ? Si ritiro, forse, perché i Farisei si scandalizzavano (1) sentendo dire: non quello che entra, ma quello che esce contamina l'uomo . Ma che a volte si sia ritirato a causa di quelli che sospettava che complottassero contro di lui, risulta chiaro dalle parole: avendo sentito dire che Giovanni era stato arrestato, si ritiro nella Galilea (2). Per questo motivo, forse, anche Marco nel riferire questo racconto, dice: alzatosi, ando nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse ed è

non potrà separarci dal suo amore. Sebbene infatti sia anch'essa una virtù e rimanga nella natura, tuttavia è tale la forza dell'amore da attrarre a sé ogni cosa e associare e rivendicare a sé tutte le virtù" (Cm Rm V, X, cit., I, 300; cf. Cocchini, La quaestio sul libero arbitrio , cit., 109-113).

(25) Gal 4, 26. Cf. Princ IV, 3, 8, 524 e nota 43 di Simonetti; Sgherri, Chiesa, 408-411; M. Harl, La préexistence des âmes dans l'oeuvre d'Origène , in Origeniana quarta , 249ss. (il "mondo simbolico" e il maturarsi della riflessione origeniana sulla prescienza divina); Norelli, Marcione , in Il cuore indurito , 14s.; H. Strutwolf, Gnosis als System. Zur

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probabile che evitasse i Farisei, scandalizzati dal suo insegnamento, in attesa del momento più adatto (3) alla Passione, quel momento ben determinato (4). Uno poi potrebbe dire che Tiro e Sidone sono scelti per indicare i pagani, per cui egli si ritira da Israele e si reca dalle parti dei pagani. Orbene, nel nominare Tiro, gli ebrei lo pronunciano alterandolo in Sor, che significa riunione, mentre Sidone nella pronuncia ebraica significa cacciatori (5). Tra i pagani ci sono sia cacciatori, o spiriti maligni (6), sia riunione numerosa di gente che vive nel vizio e nelle passioni. Partito dunque da Genèsaret, Gesù si ritiro da Israele e venne non a Tiro e Sidone, ma verso le parti di Tiro e Sidone (7), per il fatto che per ora quelli che appartengono ai pagani vedono in parte; in quanto, se fosse giunto in tutta Siro e Sidone, non vi sarebbe rimasto neppure uno non credente.

3 Cf. 2 Re 24, 7. 4 Cf. 2 Re 19, 8ss.

Rezeption der valentinianischen Gnosis bei Origenes, Göttingen 1993,

267-269.

(26) Cf. Gn 15, 15. Il richiamo è rilevante per la problematica gnostica sottesa alla terminologia del brano; da Abramo discendono "le stelle del cielo" - il popolo dei cristiani - e "l'arena del mare" - il popolo giudaico -, ma, dice altrove Origene: "Io ritengo piuttosto che l'uno e l'altro esempio si possano applicare ad entrambi i popoli. Infatti anche in quel popolo ci furono molti giusti e profeti, ai quali meritatamente si addice l'esempio delle stelle del cielo; e nel nostro popolo ce ne sono molti i quali "sentono secondo la terra"... Ma neppure noi sentiamoci al sicuro; giacché fino a che ciascuno di noi non depone l'"immagine del terrestre" e riveste l'"immagine del celeste", viene paragonato ad esempi terrestri" (Om Gn IX, 2, 159). Puo accadere che, nella simbologia, la chiamata dei gentili venga "a perdere - in un'assoluta disincarnazione - ogni visibile concretezza e ad assumere categorie tipicamente gnostiche", ma da un lato resta ferma per Origene la possibilità per i singoli di convertirsi da uno stato all'altro, e dall'altro che la lettura normale dell'entrata delle genti nella Chiesa è in chiave storico-salvifica (cf. Om Gs VII, 5, 123ss. e note; Sgherri, Chiesa, 298).

Commento a Matteo, Libro XII, 1-2 265

Stando a Marco, Gesù si levo e venne nei territori di Tiro , "riunione dei pagani", perché anche i credenti provenienti da quelle parti potessero salvarsi (8), una volta che ne fossero venuti fuori. Fa', infatti, bene attenzione alle parole: ecco una donna cananea che era uscita da quelle regioni si mise a gridare, dicendo: Pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio . E a mio avviso non avrebbe potuto gridare con grande fede (9), come bene è testimoniato, se non fosse uscita da quelle regioni. Ed è secondo la misura della fede (10) che uno esce dai confini dei pagani, quelli che l'Altissimo quando divise le nazioni stabili secondo il numero dei figli d'Israele (11), impedendo loro di oltrepassarli.

Qui si parla dunque di territori di Tiro e Sidone, mentre in Esodo si parla dei territori del Faraone, nei quali

- dicono - avvengono flagelli contro gli egiziani (12). Ed è certamente da credere che ognuno di noi, quando è in

(28) Cf. 1 Cor 10, 18. Gesù viene inviato e crocifisso per il genere umano: "Certo era estraneo alla natura e divinità di lui assumere

"sangue e carne"; ma proprio per noi assunse quelle realtà che gli erano estranee, al fine di rendere familiari a sé noi che eravamo diventati estranei a motivo del peccato" (Om Is VII, 1, 145); chi credesse che Cristo è venuto soltanto per Israele, penserebbe in realtà come un Ebionita (cf. testi e discussione in Sgherri, Chiesa, 285ss.298); d'altra parte l'economia salvifica passa per Israele, e la discriminante è alla fine solo la fede (cf. Om Lv III, 1, 60). Nelle pagine non facili del Cm Mt che stiamo esaminando, emerge quella ricerca "sui principi" che attraversa tutta l'opera origeniana come una vena nascosta (cf. Monaci Castagno, Origene, 103ss.112ss.148s.251ss.).

(29) 2 Cor 5, 16. Più perspicaci... più familiari. Continua il duplice registro di discorso: "Lo stare fuori e l'entrare nella casa è mistico.

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peccato, si trova nei territori di Tiro e di Sidone, oppure in quelli del Faraone, in Egitto, o in uno dei paesi fuori dell'eredità data da Dio, ma quando si converte dal vizio alla virtù, esce dai territori delle realtà perverse e giunge alle regioni che sono parte di Dio: tra questi esiste una differenza, che apparirà chiara a coloro che sono capaci di stabilire una analogia tra quello che è parte della ripartizione e della eredità d'Israele e la legge spirituale (13).

Fa' poi attenzione a questo andare di Gesù verso la donna cananea: è come se lui si recasse verso le parti di

(30) Cf. Rm 10, 19; cf. Dt 32, 21. Sui cristiani, ""non-nazione", perché non erano una nazione unica ma, se cosi si puo dire, una nazione di tutte le nazioni... perfino stolta... (in questo mondo) per poter essere sapiente presso Dio", cf. Cm Rm VIII, VI, cit., II, 51 e Introduzione, nota 15.

22 Sal 8, 3; cf. Mt 21, 16. 23 Mt 15, 26.

(31) Mt 15, 25-26. "L'impossibilità e il difetto non riguardano Dio, ma l'uomo" (Ireneo, Contro le eresie IV, 38, 2, cit., 399).

(32) Cf. Mt 20, 28; Fil 2, 7. Gesù, "insegnando nel Tesoro, non pronunzio tutte le parole che possedeva, ma solo quelle che quel luogo poteva accogliere, perché neppure il mondo, io penso, potrebbe contenere la Parola di Dio nella sua totalità. E tuttavia... Gesù non fu preso da nessuno, perché le sue parole erano più forti di quelli che lo volevano afferrare" (Cm Gv XIX, X, 579); la vita di Gesù ha donato al mondo soltanto una "misura di potenza": è soprattutto in Cm Mt che si trova questo termine di "misura" nel senso di "quantità limitata": la

"debolezza" dell'uomo non è capace di ricevere tutta la gloria divina del

Figlio, la cui manifestazione è riservata per la sua seconda venuta

(Harl, Origène et la fonction, cit., 233).

(33) Lc 8, 46. Cf. Cm Mt X, 19, nota (48).

24 Cf. Mt 15, 28.26.

(34) Cf. Es 22, 30. "Dacché il Verbo ci ha aperto gli occhi

Commento a Matteo, Libro XII, 2 267

Tiro e Sidone, mentre lei che era uscita da quelle regioni si è messa a gridare dicendo: Pietà di me Signore Figlio di Davide (14). La donna era cananea, parola che si traduce: preparata all'umiliazione. I giusti sono "preparati" al regno dei cieli e all'esaltazione nel regno di Dio ; mentre i peccatori sono "preparati" all'umiliazione del loro vizio, degli atti compiuti nel vizio a cui da se stessi si

"preparano", e del peccato che regna in questo corpo mortale (15).

Comunque la Cananea uscendo da quei confini, si allontanava da questo essere preparata all'umiliazione, allorché si mise a gridare e a dire: Pietà di me, Signore Figlio di Davide (16).

117
17. F

Raccogli dai Vangeli e confronta, quali persone lo chiamano Figlio di Davide, come costei (17) e i ciechi di

dell'anima, e possiamo vedere la differenza tra la luce e le tenebre, preferiamo restare in ogni modo nella luce... E "la luce verace"... che è animata, conosce bene a chi dovrà mostrare i suoi raggi fulgenti, e a chi dovrà mostrare la sua luce, senza rivelare tutto il suo splendore, a causa della debolezza ancora persistente negli occhi degli uomini" (C Cel VI, 67, 561s.; cf. Girod, Introduzione, cit., 34ss.).

(35) Cf. Ct 2, 14. "E dolce la voce della Chiesa cattolica che confessa la vera fede e... amara e sgradevole la voce degli eretici che non proferiscono dottrine di verità ma bestemmie" (Cm Ct IV, cit., 266; cf. H. de Lubac, Storia, 76ss.): cosi è per l'insegnamento estraneo della metensomatosi (cf. Cm Mt X, 20 e note [5].[6]; G. Dorival, Origène a-t- il enseigné la transmigration des âmes dans les corps d'animaux? A propos de P Arch I, 8, 4 , in Origeniana secunda, 20.29.31s.; U. Bianchi, L'anima in Origene e la questione della metensomatosi, in

"Augustinianum" XXV 1/2 [1986], 33-50; M. Maritano, L'argomentazione scritturistica di Origene contro i sostenitori della metensomatosi, in Origeniana sexta , 251-276).

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Gerico e quali invece lo chiamano Figlio di Dio, oppure quali non aggiungono veramente, come gli indemoniati che dicono: Che cosa abbiamo in comune con te, Figlio di Dio? e quali invece aggiungono veramente, come quelli che nella barca l'adorarono, dicendogli: veramente tu sei il Figlio di Dio (18). E infatti, penso, sarà utile la raccolta di queste persone, allo scopo di osservare la differenza tra coloro che si avvicinano a lui: quali si accostano a lui come a colui che è nato dal seme di Davide secondo la carne , quali invece si avvicinano a lui, come a colui che è stato costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione , e di questi chi usa l'avverbio "veramente", e chi invece no. Fa' inoltre attenzione: la Cananea prega non per un figlio (non risulta neanche che ne abbia avuto uno), ma per una figlia terribilmente tormentata dai demoni; un'altra madre accoglie vivo un figlio trasportato fuori morto . E una volta il capo della sinagoga prega per sua figlia di dodici anni che si ritiene morta , mentre l'ufficiale regio prega per il figlio ancora malato e prossimo

(36) Mt 15, 27. La conversione rende figli: i "piccoli" possono divenire in verità "grandi", figli di Dio che non permangono nella condizione di "cani", ma escono "dalla disposizione all'abbassamento" e si incamminano per la via della divinizzazione. "Pensiamo a cio che ha lasciato scritto Giovanni: "A quanti l'hanno ricevuto, a quelli che credono nel suo nome, diede il potere di diventare figli di Dio"... Queste parole non significano che Cristo ci eleva alla natura di Dio, ma che ci comunica la sua grazia e ci conferisce la sua dignità" (Om Lc Fr. 73, 280s.; cf. Crouzel, Théologie, cit., 176ss.232).

(37) Cf. 2 Pt 2, 22; Prv 26, 11. Gli esseri privi di ragione sono immagine dell'uomo peccatore, estraniato dalla propria natura, al quale peraltro rimane aperta la via della conversione: "Il Figlio di Dio è il pittore di questa immagine: e poiché tale e cosi grande è il pittore, la sua immagine puo essere oscurata... (non) cancellata" (Om Gn XIII, 4,

207); occorre "strappare" dal volto - in senso battesimale - l'immagine del "principe delle tenebre" "per riprendere quella secondo la quale all'origine noi fummo creati" (Om Lc XXXIX, 5, 243; cf. il tema in

Commento a Matteo, Libro XII, 2 269

a morire (19). Sia la figlia tormentata dal demonio sia il figlio morto avevano ciascuno una madre, la figlia già morta e il figlio mortalmente malato avevano rispettivamente un padre: l'uno era capo di sinagoga, l'altro ufficiale regio. Sono persuaso che questi dettagli contengano motivi concernenti i differenti generi delle anime che Gesù guarisce dando loro la vita (20). E tutte quante le guarigioni operate nel popolo e soprattutto quelle riferite dagli evangelisti, sono avvenute certo allora, affinché coloro che non credevano, se non vedevano segni o prodigi (21), credessero; ma i fatti di allora erano simboli di realtà che ogni volta Gesù compie con la sua potenza. Infatti non c'è tempo in cui ogni cosa scritta non si realizzi, per effetto della potenza di Gesù e secondo il merito di ciascuno.

Dunque la Cananea, in considerazione della sua

Gregorio di Nissa, Vita di Mosè II, 316 [M. Simonetti], Milano 1984,

248s.; Crouzel, Théologie , cit., 141ss.175ss.186ss.). Il passo di Cm Mt sancisce, tra l'altro, "il principio ermeneutico della interpretazione allegorica dei nomi di animali, riferendoli alle diverse condizioni morali dei soggetti" (Bendinelli, Il Commentario, 201; cf. F. Bisconti, Letteratura patristica ed iconografia paleocristiana, in Complementi , cit.,

389-393; M.P. Ciccarese, Il simbolismo antropologico degli animali nell'esegesi cristiana antica: criteri e contenuti ermeneutici, in ASE 7/2

[1990], 529-567).

25 Mt 15, 27.

(38) Cf. Mt 15, 28. Cristo ha potuto convertire "persone irragionevoli, soggette alle proprie passioni... Ancor oggi fa questo... che da intemperanti essi divengano saggi, ...da iniqui... giusti, ...da dissennati... accorti, ...da deboli e vili... valorosi e costanti" (C Cel II,

79, 215; cf. una attualizzazione del tema patristico in Teologia della redenzione [Commissione Teologica Internazionale], "Il Regno- Documenti" 3/96, 96-98). Una esegesi recente del brano considerato si trova in J.-F. Baudoz, Les miettes de la table. ?tude synoptique et socio-religieuse de Mt 15, 21-28 et de Mc 7, 24-30 , Paris 1995.

(1) Cf. Mt 15, 29-31; 15, 21; Lc 5, 1. Su Genèsaret, cf. Cm Mt XI,

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razza, non meritava neppure una risposta da parte di Gesù, il quale ammette di non essere stato mandato dal Padre se non alle pecore perdute della casa d'Israele (22), alla stirpe perduta delle anime chiaroveggenti. A motivo pero della sua libera scelta e dell'essersi prostrata davanti a Gesù Figlio di Dio, le tocca una risposta che ne scopre l'origine indegna ma ne mostra anche il merito: ella meritava le briciole come un cagnolino e non il pane (23). Ma avendo teso la sua libera scelta e accettato la parola di Gesù, ella reclama che le tocchino le briciole anche come a cagnolino, e riconosce padroni quelli di stirpe superiore; è allora che riceve una seconda risposta, che rende testimonianza alla sua grande fede, e le promette il compimento di quanto vuole (24). Ora io penso che per analogia con la Gerusalemme di lassù (25), madre libera di Paolo e dei suoi simili, occorrerà intendere che la Cananea, madre di colei che era terribilmente tormentata dai demoni, assurga a simbolo di madre di ogni anima di questo genere. E cerca di capire se sia assurdo che ci siano molti padri e molte madri, in analogia con i padri di Abramo, verso cui andava il patriarca (26) e in analogia con la Gerusalemme madre, cui si riferisce Paolo quando parla di se stesso e dei suoi simili .

E probabile che costei, di cui la Cananea è simbolo, uscita dai territori di Tiro e Sidone, che erano prefigurati

6, nota (19) e il richiamo all'inizio di Cm Mt XI, 16.

(2) Cf. Mt 5, 14. Quella che è più comunemente chiamata Chiesa:

cf. Cm Mt X, 13, nota (20); Cm Mt XVI, 22.24; Introduzione, nota 40.

(3) Cf. Mt 5, 1. Quanto alla Chiesa, "se qualcuno di noi che siamo detti sue membra, sta male e soffre per un qualche peccato, cioè, se brucia per la macchia di un qualche peccato e non è soggetto a Dio, giustamente, lui, Cristo, si dice che non è ancora sottomesso perché sono sue membra coloro che non sono soggetti a Dio" (Om Sal XXXVI,

Commento a Matteo, Libro XII, 3 271

dai luoghi terrestri, si sia avvicinata al Salvatore e l'abbia supplicato, e continui tuttora a supplicarlo, dicendo: Abbi pietà di me Signore Figlio di Davide, mia figlia è terribilmente tormentata da un demonio .

Dopo Gesù, volgendosi anche a quelli che sono fuori e ai discepoli, nel momento che occorreva, rispose: Non sono stato mandato... (27), facendoci capire che ci sono anime superiori, intelligenti e chiaroveggenti che si sono perdute, allegoricamente chiamate pecore della casa d'Israele; e, secondo me, ritenendo che queste si riferiscano all'Israele secondo la carne (28), i più semplici

(4) Cf. Mt 15, 30. L'ecclesiologia origeniana, assoluta nelle sue esigenze di verità e purezza, vede nella misericordia del Salvatore i Gabaoniti, che si salvano "non senza subire un marchio d'infamia" (Om Gs X, 1, 168), l'"Egiziano, l'Idumeo e i figli generati da loro (alla) terza generazione; il Moabita poi e l'Ammonita solo dopo la decima generazione, allorché abbia compimento il secolo" (Pregh XX, 1, 94) e quanti sono detti "estranei, certo in confronto degli intimi... ma non troppo distanti da questi", cosi che "mentre gli intimi odono chiaramente, essi odono confusamente perché a loro si parla in parabole... tuttavia odono" (Princ III, I, 17, 391).

(5) Cf. Mt 11, 5. "Chi vi ha riuniti, o catecumeni, nella chiesa? Quale stimolo vi ha spinti... per trovarvi insieme in questa assemblea? Non siamo stati noi che abbiamo visitato ad una ad una le vostre case; ma il Padre onnipotente, con la sua invisibile forza, ha ispirato nei vostri cuori... questo ardore che vi porta alla fede quasi vostro malgrado... soprattutto agli inizi della vostra vita cristiana, quando, trepidanti e paurosi, accogliete con timore la fede della salvezza. Vi supplico dunque, o catecumeni, non tornate indietro" (Om Lc VII, 7-8, 77s.; cf. Sgherri, L'ecclesiologia, 225ss.).

(6) Cf. Mt 15, 29-31. La Chiesa - spazio della meraviglia per le opere di Dio - riscopre incessantemente il dono di una chiamata e appartenenza gratuite: "Noi che desideriamo essere della Chiesa",

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si sentono indotti ad ammettere che il nostro Salvatore non fu mandato dal Padre se non a quei Giudei perduti. Noi, invece, che ci gloriamo di dire in verità: Anche se un tempo abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più cosi (29), sappiamo che l'opera principale del Logos è quella di salvare le persone più dotate di intelligenza; queste infatti si trovano in rapporto più familiare con lui di quelli che sono più deboli.

Ma poiché le pecore perdute della casa d'Israele , eccetto il resto conforme a un'elezione per grazia , non credettero al Logos, per questo egli ha scelto cio che nel mondo è stolto, cio che non è né Israele né chiaroveggente, per confondere i sapienti d'Israele, e cio che è nulla l'ha chiamato nazione intelligente (30) affidandogli cio di cui era capace, la follia della predicazione , e si compiaceva di salvare coloro che vi credono, procurandosi una lode dalla bocca dei bimbi e dei lattanti , per confondere le cose che sono , essendo gli altri diventati nemici della verità.

La Cananea venne, dunque, si prostro a Gesù come

(7) Cf. Mt 11, 5. C'è solidarietà fra le membra ecclesiali: la Chiesa si appoggia già su questi catecumeni che "hanno in sé non poca fiducia e molta speranza di diventare un giorno anche loro alberi fruttiferi per essere piantati nel paradiso di Dio proprio dal Padre, ch'è l'agricoltore"

(Cm Ct III, 211; cf. J. Chênevert, L'?glise dans le Commentaire d'Origène sur le Cantique des cantiques, Bruxelles-Paris-Montréal

1969, 268ss.; cf. anche Cm Mt X, 3, nota [17]; X, 19, note [47].[48]).

(8) Is 35, 6. Lo sviluppo ricorre in Origene: "Il cervo è nemico e avversario dei serpenti: con il soffio delle sue narici li fa uscire dalle tane e, vinta la forza mortifera del veleno, se ne pasce con diletto" (Om Ct II, 11, note 132.133, 87; Sgherri, Chiesa, 141, note 44.45).

2 Cf. Is 35, 6. 3 Is 42, 18. 4 Cf. Is 42, 18. 5 Sap 13, 5.

Commento a Matteo, Libro XII, 3-4 273

davanti a un dio, e gli disse: Signore, aiutami. E lui: Non è lecito prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini (31). Ci si potrebbe porre il quesito: quale il senso inteso

da questo testo? In effetti: o c'era una quantità misurata di pane, per cui non potevano mangiarne i figli e i cagnolini di casa, oppure c'era pane di qualità, ben fatto, per cui non era possibile, logicamente, dare da mangiare a cagnolini il pane dei figli, ben fatto. Ma niente di tutto cio sembra plausibile in rapporto alla potenza di Gesù, capace di rendere partecipi sia i figli che quelli che chiama cagnolini. Vedi percio se, riguardo alle parole: non è lecito prendere il pane dei figli, ci sia da dire che colui che ha umiliato se stesso assumendo la condizione di servo (32), abbia portato una certa misura di potenza, quanta ne potevano accogliere le realtà del mondo. E senti uscire da lui una quantità di tale potenza, come risulta chiaro dalle parole: Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me (33). Da questa misura di forza egli traeva, dandone di più a coloro che erano progrediti, e si chiamavano figli;

6 Mt 15, 31.

(9) Rm 1, 20. La vista è completamente riacquistata nello sguardo della fede; cf. Cm Mt XI, 14, nota (64).

(10) Cf. Rm 3, 29. Nel Cristo si realizzano le profezie, a gloria dell'unico Dio d'Israele e Padre di Gesù; per questa sutura anti- marcionita, cf. Cm Mt X, 15, nota (22); XI, 14, nota (57). Paradossalmente, peraltro, l'Israele non credente resta al di fuori di questo giubilo: ""Tutta la terra grida con gioia". Gli infelici Giudei ammettono che cio si riferisce alla presenza tra noi di Cristo ma... non ne riconoscono la persona, quando vedono adempiersi cio che è stato scritto. Quand'è infatti che la terra di Britannia o il paese dei Mauri o, in una sola volta, tutto il mondo si trovo d'accordo nel culto d'un unico Dio prima della venuta di Cristo? Ora invece a motivo delle Chiese... "tutta la terra grida con gioia" al Dio d'Israele" (Om Ez IV, 1, 86; cf. Fédou, La sagesse, 334ss.).

(11) Cf. Mt 15, 29-31. La Chiesa deve conformarsi nel suo agire

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di meno a coloro che non lo erano, come a cagnolini. Ma, pur stando cosi le cose, nondimeno dove trovo gran fede, il pane dei figli lo diede, come a una figlia, a lei che si trovava ad essere cagnolino a motivo dei suoi bassi natali in Canaan .

Puo darsi che, tra le parole di Gesù, alcune siano pane che si puo dare soltanto a quelli più dotati di logos, come a figli, e altre che, per cosi dire, sono "briciole" del gran convito, della mensa di nobili e signori. Di queste briciole potrebbero disporre alcune anime che sono come cani. E nella Legge di Mosè, circa alcuni cibi, è prescritto che siano gettati al cane (34) e lo Spirito Santo ebbe cura che, per alcuni alimenti, si ordinasse di darli ai cani. Che stiano pure a immaginare certuni, estranei

(43).(44); Introduzione, nota 80; Perrone, La passione, 225ss.; Mosetto,

Cristo ieri, 298s.; Roselli, O technites Theos, in Il cuore indurito, 72.

(12) Mt 15, 32. Cf. Cm Mt X, 23, nota (41). Ai discepoli compete di portare a compimento la convocazione ecclesiale del Cristo: "Il Creatore del mondo dopo essersi ristretto nella nostra carne, comincio ad avere una patria umana, comincio ad essere cittadino della nazione giudaica, ad avere parenti, per invitare come amore, attrarre come carità, avvincere come affetto e persuadere come generosità quelli che la tirannide aveva respinto, la paura aveva disperso e la violenza aveva reso profughi" (cf. la silloge da san Pier Crisologo, in A. Quacquarelli, Riflessioni sul gesto (Actio) di alcune scene della iconografia evangelica dei primi secoli, in Retorica, cit., 116).

(13) Mt 15, 30. Il passo rende ragione del formarsi della Chiesa attraverso misteriosi e tenaci concatenamenti con il Cristo: "Non esiste un tempo, in cui Dio non ha voluto rendere giusta la vita umana, (ma) sempre egli si è preoccupato di offrire occasioni per conseguire la virtù, e raddrizzare percio l'essere razionale... Dopo numerosi profeti, che avevano convertito in meglio le genti di Israele, il Cristo è giunto come riformatore del mondo intero" (C Cel IV, 7.9, 302s.; cf. Bardy, La théologie, 148ss.).

7 Mt 15, 32.

Commento a Matteo, Libro XII, 4 275

all'insegnamento della Chiesa (35), che le anime passino da corpi di uomini in corpi di cani, secondo differenti gradi di malizia. Quanto a noi, dal momento che questo punto non lo troviamo nella maniera più assoluta nella divina Scrittura, asseriamo che una condizione più dotata di logos si cambia in una meno dotata, e tale male lo subisce per grande indolenza e noncuranza; cosi pure, una volontà libera, ma non più dotata di logos per aver negletto il Logos, torna a volte ad essere dotata di logos, come chi una volta era cagnolino, desiderando mangiare le briciole che cadono dalla tavola dei suoi padroni (36), perviene alla condizione di figlio. In gran misura infatti una virtù contribuisce a fare di qualcuno un figlio di Dio, e un vizio, la furia di parole offensive e l'impudenza, nel farne uno che, secondo la parola della Scrittura, si chiami cane (37). E intenderai allo stesso modo anche gli altri nomi degli animali irragionevoli. Comunque, colui al quale si

(15) Mt 14, 14-15.

La "sinossi" origeniana delle moltiplicazioni dei pani ne sviluppa l'ermeneutica profonda: c'è una linea che conduce dalla presenza del Logos-Cristo al kerygma e da questo all'eucaristia: entrambi congiungono la Chiesa con il Logos (cf. Lies, Eucharistische, 176-179).

(16) Cf. Mt 15, 32. "A quanti sono imperfetti e si trovano ancora agli inizi, viene detto di camminare dietro al Signore Dio loro; e degli altri è detto: "Non voglio mandarli via digiuni, perché non capiti che vengano meno per strada"" (Cm Rm V, VIII, cit., I, 285); il che non significa che il cammino possa avere un termine temporale: "Di coloro che procedono per la via della sapienza di Dio, (Balaam) ammira "le tende", nelle quali sempre camminano... e, quanto più progrediscono, tanto più... (la via) si allunga e tende all'infinito" (Om Nm XVII, 4, 241).

20 Cf. Mt 14, 19. 21 Cf. Mt 15, 35. 22 Gv 6, 10-11.

23 Cf. Mt 15, 29. 24 Cf. Mt 15, 32. 25 Cf. Mt 14, 15. 26 Cf.

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rimprovera di essere cane, e che senza sdegnarsi che gli si dica di non esser degno di ricevere il pane dei figli, con ogni rassegnazione dice la parola di quella Cananea: Si, o Signore, ma anche i cuccioli mangiano dalle briciole che cadono dal tavolo dei loro padroni , gli toccherà la risposta più grata, quando Gesù gli dirà: Grande è la tua fede, avendo accolto tale fede, e dichiarerà: Avvenga a te come tu vuoi (38), si che anch'egli venga guarito, e se mai ha portato frutto bisognoso di guarigione, costui potrà ottenerla a sua volta.

(17) Cf. Mt 14, 13. Sul rapporto pianura-montagna (anche il deserto è un luogo piano), cf. Cm Mt X, 8, nota (13); X, 23, note

(28).(29).(34).(36); Cm Mt XI, 4, nota (2); XI, 5, nota (13). Nei passi citati il tema è svolto prevalentemente in chiave storico-salvifica: dal deserto- pianura, luogo vuoto di Dio, simbolo della realtà pagana, esce la Chiesa delle genti; nel nostro passo Origene esamina l'eucaristia anche in rapporto al cammino del credente: gli stati della vita interiore sono alimentati da una eucaristia "non automatica", che discerne e insieme accompagna la dinamica della fede.

(18) Cf. Gv 6, 9-13. "E quelli che mangiano, non mangiano alla stessa maniera, bensi in modo diverso, ciascuno secondo la propria capacità... Anche il Vangelo conosce la medesima differenza allorché il Salvatore "sazia quelli che lo seguono" non con pani simili, bensi differenti: ad alcuni di essi infatti "spezza"... pani di grano, agli altri invece... "di orzo"" (Sulla Pasqua I, 23, 91, con nota 4 di Sgherri). Cf. Cm Mt XI, 2, nota (13).

28 Cf. Mt 14, 14. 29 Cf. Mt 15, 30. 30 Cf. Mt 15, 31.

31 Cf. Mt 14, 17.19. 32 Cf. Mt 15, 34. 33 Cf. Mt 14, 17. 34 Cf. Mt 15, 35. 35 Cf. Mt 14, 19. 36 Cf. Mt 14, 20. 37 Cf. Mt 15, 35.

38 Cf. Mt 14, 19.

(19) Cf. Mt 15, 34.36. Sono migliori... capaci di doni migliori, verrà precisato poco più sotto. Su questa "capacità", cf. Cm Mt X, 1, nota (2); Cm Mt X, 25, nota (54); Cm Mt XI, 2, nota (14).

Commento a Matteo, Libro XII, 4 277

NELLA CHIESA

(20) Cf. Mt 15, 37. "Il numero sette sta a significare la legge dei comandamenti... Quando raggiungerai il numero sette, vale a dire la scienza della Legge, ricerca allora la tua libertà" (Om Gs X, 3, 173 e nota 17); sette è numero privilegiato nella numerologia patristica,

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118
18. L

Allontanatosi di là (da quanto detto in precedenza, risulta chiaro che questo luogo apparteneva al territorio di Tiro e Sidone) Gesù giunse presso il mare di Galilea, quello che solitamente si chiama il lago di Genèsaret, e di nuovo sali sul monte e, una volta lassù, si mise a sedere (1).

Si puo dunque dire che su questo monte, dove Gesù si mette a sedere, non salgono soltanto quelli che sono sani, ma assieme ai sani salgono anche quelli che hanno subito varie sofferenze. E forse questa montagna, sulla quale Gesù sale e si mette a sedere, è quella che più comunemente si chiama Chiesa (2), che per opera del Logos di Dio è stata elevata al di sopra di tutto il resto della terra e dei suoi abitanti. Vi accedono non i discepoli, che hanno lasciato le folle, come in occasione delle Beatitudini (3), ma molte folle, di cui non è indicato che fossero sorde o affette da qualche sofferenza, ma che

(gammadia) Z, largamente usata nella iconografia paleocristiana: una catechesi perenne. La gammadia Z comunicava a largo raggio principi basilari dell'Antico e del Nuovo Testamento su una linea di continuità che il fedele ben recepiva" (A. Quacquarelli, Numerologia ed esegesi patristica, in Retorica, cit., 109).

(21) Is 40, 6. Il dato biblico della sarx creata nella positività originaria e nella fragilità conseguente al peccato, persiste in Origene insieme alla considerazione platonica della corporeità come "luogo"

Commento a Matteo, Libro XII, 5 279

recavano con sé persone del genere. E infatti si puo vedere, in compagnia delle folle che accedono a questa montagna ove si mette a sedere il Figlio di Dio, alcuni divenuti sordi a cio che viene proclamato, altri ciechi nell'anima non vedendo la luce vera , altri zoppi e incapaci di camminare secondo ragione, e altri storpi e incapaci di operare secondo ragione. Orbene, coloro che sono afflitti da queste infermità spirituali e ascendono sulla montagna su cui si trova Gesù accompagnandosi alle folle, fino a quando restano lontani dai piedi di Gesù (4), egli non li guarisce; quando invece, affetti come sono da tali mali, sono deposti dalle folle ai suoi piedi, cioè presso l'estremità del corpo di Cristo, pur non essendone degni per quanto è in loro, egli li guarisce.

E quando, nell'adunanza di quella che più

della caduta. "La "contaminazione" derivante dal corpo, senza implicare un antisomatismo di tipo gnostico, si configura per l'"uomo a immagine" come una qualità specifica e caratterizzante del suo essere creatura vivente in carne, là dove la caro equivale al corpo materiale e terrestre dell'uomo fenomenico" (G. Sfameni Gasparro, Le Sordes

[Rhupos] , cit., 180s.). Cf. Cm Mt XI, 3, nota (25).

(22) Cf. Mt 15, 32. La sequela del Cristo parte dalla casa e arriva alla pienezza del dimorare con Dio: ""Dirai questi precetti... in casa,

...per via, quando ti riposerai, quando ti alzerai'... Quando sediamo nella casa e ci riposiamo, significa... nella Chiesa che è la casa di Dio, naturalmente nella presente condizione carnale... Per via, significa... per quella via che dice: "Io sono la via". Quando infine ci alziamo, significa che, una volta destati dal sonno della morte nella risurrezione, allora parliamo il linguaggio della perfezione" (Om Sal XXXVI, V, I,

216s., nota di Prinzivalli 442). Cf. anche in questo stesso paragrafo la nota (16).

(23) Lc 13, 12. Cf. Cm Mt XI, 5, nota (12).

(24) Mt 15, 23. La Cananea non è congedata, ma per la fede entra a far parte del popolo che "fugge con Gesù": "Il popolo che sta

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comunemente è chiamata Chiesa, vedi deposti dietro gli ultimi membri di essa, in certo senso presso i piedi del corpo di Gesù, ossia della Chiesa, i catecumeni venuti con la loro sordità, cecità, claudicazione e deformità, e guariti col tempo, secondo la parola di Gesù (5), non saresti nel falso dicendo che tali uomini, saliti in compagnia delle folle della Chiesa sulla montagna dov'è Gesù, sono stati deposti ai suoi piedi e da lui guariti, tanto che la folla della Chiesa è piena di stupore nel vedere (6) cambiamenti in bene avvenuti da siffatti mali, e potrebbe dire: questi che prima erano sordomuti, adesso dicono la parola di Dio, e gli zoppi camminano (7), compiendosi a livello non solo corporale ma anche spirituale la profezia di Isaia: Allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua dei muti sarà chiara (8). E se non è detto a caso in questo testo: come cervo salterà lo zoppo, diremo che non senza ragione quelli che prima erano zoppi e per opera di Gesù saltano come cervi, sono stati paragonati al cervo: animale puro, ostile ai serpenti, cui il loro veleno non puo far male. Nell'assistere ai sordomuti che parlano si compie anche la

(25) Mt 15, 28. La figura della Cananea appare emblematica alla prima Chiesa per esprimere la fede delle genti: "(Io) come cagnolino sedevo alla tavola altrui; non potevo mangiare il pane, ma, come parassita al banchetto di altri, raccoglievo le briciole cadute. Dal momento pero che tu (Israele) non hai riconosciuto la manna che viene dal cielo, è a me che è stato trasferito il pane perché ho creduto e da cane che ero eccomi ormai divenuto figlio" (Anonimo Quartodecimano, Sulla santa Pasqua 55, in I più antichi testi , cit., 70).

(26) Siamo stati capaci per il momento: se queste formule contribuiscono a sottolineare il carattere di provvisorietà o quasi di

Commento a Matteo, Libro XII, 5-6 281

profezia che dice: Chiara sarà la lingua dei muti , o meglio quella che dice: Sordi, ascoltate . Anche i ciechi ci vedono, secondo la profezia che dopo aver detto: Ascoltate, sordi, soggiunge: Recuperate la vista, o ciechi . Ma i ciechi vedono quando, guardando il mondo, dalla grandezza della bellezza delle creature, per analogia ne contemplano l'autore e quando dalla creazione del mondo discernono le perfezioni invisibili che si possono contemplare con l'intelletto nelle opere da lui compiute (9), nel senso che le vedono e le comprendono attentamente e chiaramente.

Nel vedere queste cose, le folle glorificavano il Dio d'Israele e lo glorificavano perché erano persuase che il Padre di colui che ha guarito la gente di cui si è parlato è lo stesso che il Dio d'Israele. Non è solo, infatti, il Dio dei Giudei, ma anche delle nazioni (10). Facciamo dunque ascendere assieme a noi, sulla montagna ove Gesù si asside - la sua Chiesa - coloro che vogliono ascendervi in nostra compagnia: i sordi, ciechi, zoppi,

estemporaneità delle soluzioni origeniane, la modestia che esprimono, e la sollecitazione alla fatica del lettore, non possono non rinviare al segreto sempre più inesauribile della Parola che amministrano; cosi queste proclamazioni, "lungi dall'essere pura retorica, esprimono cio che vi è di più personale in Origene, la sua fede religiosa e, al di là del lavoro scientifico, una mistica dell'esegesi" (Harl, Introduzione a Philocalie , 147; cf. Bendinelli, Il Commentario , 71ss.).

1 Mt 16, 1-(4). 2 Cf. Lc 23, 12.

(1) Cf. Mt 22, 23-28; At 4, 1-2; 23, 6-8. Cf. Cm Mt X, 20, note (2) e (3). Origene continua a riflettere sulle correnti teologiche giudaiche di cui trova menzione nei Vangeli; ricorda cosi che l'errore dei Sadducei deriva dall'intendere in maniera carnale le benedizioni spirituali di cui parlano Legge e profeti (cf. Om Lc XXXIX, 1-3, cit., 240ss.).

(2) Lc 23, 21. Nel passo Israele è chiamato sia il popolo che la nazione dei Giudei ; peraltro, l'attenzione del commentatore è sul dramma cosmico che coinvolge nella morte di Gesù forze e dinamismi

282

storpi e molti altri malati, e deponiamoli ai piedi di Gesù, e facciamo si che le folle siano piene di stupore per la guarigione di costoro (11). Dei discepoli non è scritto, infatti, che si fossero stupiti di queste cose, pur essendo allora presenti accanto a Gesù, come risulta chiaro dal testo: Allora Gesù chiamo a sé i discepoli e disse: Sento compassione di questa folla... e cosi via (12).

Forse, poi, se facessi bene attenzione alle parole: si avvicinarono a lui molte folle (13), troveresti che i discepoli non si erano accostati a lui in quel momento, ma già da tempo avevano iniziato a seguirlo e lo seguirono ancora sulla montagna. Si avvicinarono a lui quelli inferiori ai discepoli e fu allora che gli si avvicinarono per la prima volta coloro che non erano affetti dagli stessi mali di quelli saliti in loro compagnia. Osserva poi, nel Vangelo, chi siano quelli che, è scritto, hanno seguito Gesù, chi quelli che gli si sono avvicinati e chi quelli che sono stati portati da lui, e chi quelli tra cui distinguere chi lo ha preceduto da chi lo ha seguito, e chi quelli che si sono avvicinati a lui, tra cui distinguere quali si sono accostati a lui in casa e quali altrove. Molti elementi infatti troveresti, a partire da questa osservazione, confrontando cose spirituali con cose spirituali (14), elementi degni della sottile sapienza dei Vangeli.

83s.318).

(3) Cf. 2 Tm 3, 12; 1 Pt 4, 4.14. Anche adesso: accenno attualizzante: "Tutte le volte allora che un cristiano è "processato", colui che è "processato" è Cristo... Chi dunque non "mette sotto processo" il

Commento a Matteo, Libro XII, 6 283

119
19. L

Allora Gesù, chiamati i discepoli, disse... . Precedentemente, in riferimento al racconto simile a

questo sui pani, prima della moltiplicazione dei pani, Gesù, sceso dalla barca, vide una gran folla, e senti compassione per loro e guari i loro malati. Sul fare della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: il luogo è deserto e ormai è passata l'ora, congedali, con cio che segue (15). Ora invece, dopo la guarigione dei sordi e di tutti gli altri malati, sente compassione per questa folla, che da tre giorni resta con lui e non ha di che mangiare . Li sono i discepoli che pregano a favore dei cinquemila ; qui è lui stesso che parla dei quattromila . Quelli vengono

Verbo dei cristiani? Chi tra le genti non lo scruta seppure semplicisticamente? Chi tra i giudei non parla delle cose dei cristiani? Chi tra i greci? Chi tra i filosofi? Chi tra i semplici? Dappertutto Gesù è processato" (Om Ger XIV, 7-8, 174s.). Di questa lotta Origene coglie la radice - "Chi ricerca l'amicizia di Gesù, sia consapevole di dover subire le inimicizie di molti" (Om Gs XI, 2, 176, nota 8) - e le espressioni multiformi (su Origene e la filosofia, in particolare, cf. Crouzel, Origene,

215-224; H. de Lubac, Storia, 91-106; J.W. Trigg, Origen: the Bible and

Philosophy in the Third-century Church, London 1985).

5 Mt 16, 1. 6 Cf. Mt 4, 23.

(4) Sal 2, 2. "Quattro generi di uomini... insorsero contro Gesù: genti che fremettero contro di lui, e popoli che meditarono cose vuote, e re della terra che insorsero con principi che cospirarono insieme. E pensiamo che con "genti" siano designati gli uomini estranei alla fede,

... con "popoli" invece quelli (dalla circoncisione), i quali meditarono cose vuote, non avendo compreso il Cristo annunciato nelle parole profetiche che meditavano. Con "re della terra e principi" invece Erode e Ponzio Pilato, e i capi del popolo dei Giudei" (Sel Sal II, 1-2, PG 12,

1101).

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nutriti a sera, dopo aver passato la giornata con lui ; questi, a seguito della sua testimonianza che sono restati tre giorni con lui, comunicano ai pani per non venire meno nel cammino (16). E mentre nel primo caso i discepoli dicono di aver solo cinque pani e due pesci senza che lui faccia domande , nel secondo invece, a lui che domanda rispondono che hanno sette pani e pochi pesci . Nel primo caso Gesù ordina alle folle di adagiarsi sull'erba , non di sedersi; anche Luca infatti ha scritto fateli adagiare , e Marco: diede loro ordine di farli tutti adagiare ; in questo caso, invece, non ordina, ma invita la folla a sedersi . Ancora, nel primo caso i tre evangelisti dicono con le stesse parole: prese i cinque pani e i due

(5) Cf. 1 Cor 2, 8. Con gradi diversi di responsabilità e consapevolezza, attori umani e potenze invisibili realizzano, loro malgrado, il disegno divino, che solo parzialmente conoscono:

"Troverai che la volontà di Cristo fu sempre di lasciare il diavolo nell'ignoranza a proposito della venuta del Figlio di Dio... Il mistero del Salvatore è stato dunque celato ai principi di questo secolo... Il più grande nel delitto, il più malizioso, il più malvagio, proprio perché è più grande nel male, non è stato capace di riconoscere il Figlio di Dio" (Om Lc VI, 5-6, 69s.).

7 Cf. Gb 1, 16.

(6) Cf. Mt 9, 34; 12, 24. "(I Giudei non si decidono a credere) in Gesù che è stato indicato dalle profezie: quel Gesù che ha mostrato in modo lampante stando in mezzo ai discepoli dopo il tempo della sua incarnazione che egli sopportava queste sofferenze per la salute dell'umanità, ...avendo come fine il diffondere per mezzo dei miracoli la sua dottrina... con una particolare virtù divina a tutto il genere umano... Non hanno prestato fede in lui, quando svelava la sua effettiva virtù, ma hanno dichiarato che egli scacciava i demoni dall'anima degli uomini

"per opera di Beelzebul"" (C Cel II, 38, 171; cf. Mosetto, I miracoli, cit.,

96ss.).

(7) Cf. Mt 25, 14-30; 1 Ts 5, 21. Non essendo essi "provetti banchieri": logion amato e ripetuto da Origene. "Queste monete che sono offerte che altro possono essere se non le parole divine che

Commento a Matteo, Libro XII, 6-7 285

pesci, rivolse gli occhi al cielo e disse la benedizione , mentre qui, stando a quanto hanno riferito Matteo e Marco, dopo aver reso grazie, Gesù lo spezzo... . Mentre nel primo racconto la gente si mette a sedere sull'erba , qui si adagiano per terra . Ricercherai poi, in questi racconti, le varianti apportate da Giovanni, il quale, a proposito di quell'azione, ha scritto che Gesù disse: Fate adagiare la gente, e che rese grazie e diede dei pani alle persone che erano adagiate , mentre non ha menzionato neanche l'inizio di questo secondo racconto. Facendo attenzione dunque alla differenza tra i vari testi della moltiplicazione dei pani, sono del parere che questa gente sia di un grado superiore rispetto a quella precedente; ecco perché questi ultimi sono nutriti sulla montagna e i primi in un luogo deserto (17); e mentre questi ultimi sono rimasti ben tre giorni con Gesù , quelli una giornata appena, ed a sera sono stati nutriti . Inoltre, se non è la stessa cosa cio che Gesù compie da sé e quello che fa ascoltando i discepoli , considera se non siano superiori coloro che Gesù benefica spontaneamente, avendoli nutriti allo scopo di mostrare loro benevolenza. Se, secondo Giovanni, i pani di cui avanzarono dodici cesti (18) erano pani d'orzo, mentre

portano impressa l'immagine del Gran Re e sono contemplate da esperti cambiavalute, capaci di distinguere quelle buone da quelle false che si presentano come buone, applicando quel precetto di Gesù che dice:

"Siate dei provetti cambiavalute"...?" (Cm Gv XIX, VII, 575; cf. Orbe,

Parabolas, II, 38ss., con molteplici rimandi).

(8) Cf. 1 Cor 12, 10.15; 1 Gv 4, 1. "Per l'anima che progredisce, quando giunge a incominciare ad avere ormai il discernimento (da li) si proverà che è "spirituale"... Fra i doni spirituali si ricorda che uno dei doni dello Spirito Santo è il "discernimento degli spiriti"" (Om Nm XXVII,

11, 389; cf. Om Gs VI, 2, 111).

(9) Cf. Es 7, 8-10, 29; 12, 29-30. "E se poi l'esito dei miracoli, se l'intera nazione dei Giudei fondata sulla base dei miracoli di Mosè,

286

niente del genere viene detto di questi ultimi pani, non saranno questi migliori dei primi? Nel primo caso guari i malati , mentre qui Gesù guarisce quelli che sono assieme alle folle e non sono malati, ma ciechi, zoppi, sordi e storpi ; per questo i quattromila sono pieni di stupore per loro , mentre niente del genere è detto a proposito dei malati. Sono migliori, penso io, coloro che hanno mangiato dei sette pani sui quali fu detto il ringraziamento (19), che quelli che mangiarono dei cinque pani sui quali fu pronunciata la benedizione , e sono migliori quelli che hanno mangiato dei pochi pesciolini , rispetto a coloro che mangiarono dei due pesci ; forse anche quelli che si sono adagiati per terra sono migliori di coloro che non si sono che seduti sull'erba . Quelli, da più pochi pani hanno lasciato dodici cesti ; questi, da pani più numerosi, hanno lasciato sette panieri (20), essendo capaci di doni migliori. E forse questi si elevano al di sopra di tutti i luoghi della terra e si siedono su di essi , mentre quelli che si adagiano sull'erba si appoggiano soltanto sulla loro carne: ogni carne, infatti, è come erba (21).

E dopo cio, fa' attenzione al fatto che Gesù non vuole lasciarli andare digiuni, perché non svengano, privi dei pani di Gesù, e non avvenga loro di vacillare lungo il cammino verso casa (22).

Nota poi se da qualche parte sia riferito che Gesù

testimoniano chiaramente a suo riguardo che era proprio Dio quello che operava queste cose, perché non dobbiamo credere lo stesso, e ancora più, nei riguardi di Gesù, che ha fatto molto più di Mosè?" (C Cel II, 52,

185; cf. Mosetto, I miracoli, 120s.).

8 2 Ts 2, 9. 9 Cf. 2 Ts 2, 3. 10 2 Ts 2, 9ss. 11 Cf. Es 7,

11.

(10) Cf. Gb 1, 15-17. I predatori: l'immagine resterà nella

Commento a Matteo, Libro XII, 7-8 287

abbia congedato le folle, per vedere la differenza tra quelli che egli congeda dopo averli nutriti, e gli altri che congeda in altre condizioni; esempio di congedo in altre condizioni è la parola: Donna, sei "congedata" dalla tua malattia (23). Inoltre, i discepoli che sono sempre con Gesù, non li congeda; congeda invece le folle, dopo che hanno mangiato.

Allo stesso modo, ancora, i discepoli senza alcun gran disprezzo per la Cananea, dicono: Congedala, perché ci grida dietro (24), ma non sembra affatto che il Salvatore la congedi. Dicendole infatti: O donna, grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri, ne guari la figlia da

letteratura spirituale per indicare le turbe demoniache. "I demoni, nella loro astuzia, si appostano al momento opportuno: capita che l'uomo rilassi il suo cuore pensando che abbiano smesso e allora all'improvviso essi balzano sulla misera anima e la ghermiscono" (Isaia anacoreta, La custodia dell'intelletto 11, in La Filocalia [M.B. Artioli - M.F. Lovato], I, Torino 1982, 91).

(11) Cf. Is 7, 11-13. Altrove Origene commenta: "(Acaz) ha detto:

"Non chiedero e non tentero il Signore"; considera dunque una tentazione il "chiedere un segno", e gli vien detto: "Ascoltate, dunque, o casa di Davide: è forse poco per voi mettervi in lotta con gli uomini, che volete mettervi in lotta anche con il Signore?". Certo non "si mette in lotta con il Signore" - ma neppure "con gli uomini" io penso che "si metta in lotta" - chi "chiede un segno nel profondo o nell'eccelso"! Davvero è "lotta" per Dio come salvare l'uomo: dunque, non "si mette in lotta con il Signore" chi si rifugia nella salvezza" (Om Is II, 1, 77).

12 Cf. Mt 12, 24.

(12) Cf. 2 Ts 2, 3. Le parole tra parentesi vengono aggiunte in base a una lettura congetturale del Klostermann per colmare una lacuna presente nel testo.

(13) Mt 16, 1. In Om Es, i segni operati da Mosè sono letti da un lato come profezia del trionfo della croce - la Verga che, "gettata a terra... creduta e professata dagli uomini", divora le verghe, "la sapienza degli Egiziani, cioè di questo mondo" -, e dall'altro come sacramenti dell'agire di Dio: "in alcuni casi noi dobbiamo essere

quell'istante (25) ma certo non sta scritto che la congedo. Tutto questo siamo stati capaci, per il momento (26),

di esaminare e considerare in riferimento al testo che ci sta davanti.

(Aronne), in altri... dalla conoscenza della legge divina (Mosè); (nei casi più difficili) c'è bisogno della potenza del Signore stesso" (Om Es IV,

6.8, 88.94s.).

(14) Cf. Mt 16, 1. Le parole dei profeti nelle azioni di Gesù: il Cristo è stato profetizzato; la dimostrazione delle profezie "è la più efficace e potente dei cristiani" (cf. C Cel I, 49; II, 28; IV, 2, 97s.163.296; cf. Mosetto, I miracoli, 160ss.).

13 Cf. Gv 11, 39. 14 Gn 1, 26. 15 Cf. Mt 8, 26. 16 Cf. Mt 22, 37-40. 17 Cf. Mt 14, 33.

(15) Cf. 1 Cor 8, 6. Dalle opere di Gesù alla sua divinità, attraverso le profezie: "Anche quando il Dio dell'universo con la sua potenza discende con Gesù... anche quando il Verbo "che in principio

Commento a Matteo, Libro XII, 9 289

(16) Mt 11, 4; cf. Lc 7, 22; Is 35, 5s. "I prodigi operati da (Cristo) potevano indurre a credere i contemporanei del Signore, ma non potevano conservare il loro carattere di dimostrazione dopo molto tempo, allorché li si sarebbe potuti considerare addirittura come miti. Più dei prodigi compiuti allora vale, per la persuasione, la profezia esaminata ora alla luce dei miracoli stessi, in quanto impedisce che chi li esamina rifiuti di credere in essi" (Cm Gv II, XXXIV, 265; cf. Mosetto, I miracoli, 98s.); i "segni" non sono "prodigi", ma "simbolo di qualcosa d'altro, al di là dell'accadimento sensibile" (Cm Gv XIII, LXIII, 561).

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Origene su Matteo 115