Origene su Geremia 13

13


OMELIA XIII


SULLA PAROLA: «CHI TI RISPARMIERÀ, GERUSALEMME?» FINO A: «SONO STATA PRIVATA DI FIGLI»

1. Vogliamo comprendere le parole dette a Gerusalemme con grande minaccia, che suonano cosi: Chi ti risparmierà, Gerusalemme? O chi si rattristerà su di te nel suo volto? O chi ritornerà sui suoi passi per darti un saluto di pace? Tu mi hai allontanato da te, dice il Signore: andrai indietro e stendero la mia mano su di te e ti distruggero e non ti lascero più. E li disperdero nella dispersione. E poi: Sono stata privata di figli . Una difficoltà mi avvinghia. Prendo l’esempio di un nemico dichiarato del re di una regione: a questo tale non è permesso nemmeno far parte (ad altri) della sua misericordia, perché nessuno pensi che offenda il re che l’ha condannato; e poiché non è permesso nemmeno che questo tale riceva da altri misericordia, alcuni giungono fino al punto di non oscurarsi nemmeno nel volto per la tristezza su di lui, perché non sembrino, con l’oscurarsi, essere in disaccordo col giudizio pronunciato dal re. Se hai compreso questo, su, guarda colui che è stato condannato da Dio per i suoi molti peccati e osserva che questo tale, quando lo vedono gli angeli deputati ad aiutare la natura degli uomini, non riceve misericordia da nessuno di loro. Poiché ciascuno degli angeli vede che il giudice è Dio, colui che si è allontanato è il Demiurgo ; e vedendo che la natura dei peccati è tale che il buon Dio è costretto, per cosi dire, a pronunciare la sentenza contro


82

il peccatore, ciascuno degli angeli spettatori non fa grazia , non si oscura, non fa misericordia, non ritorna a chiedere la pace per un tale uomo.

Questa Gerusalemme dunque – poiché è cosi che si legge secondo la lettera – abbia pure peccato contro il mio Gesù e abbia fatto cose tali che Gesù di lei ha detto: Gerusalemme Gerusalemme, che uccide i profeti e lapida gli inviati a lei, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina raccoglie i suoi piccoli sotto le ali, e non avete voluto: ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta . Sia pure abbandonata questa Gerusalemme come è stata abbandonata. Gli angeli che sempre aiutano Gerusalemme, mediante i quali fu promulgata anche la legge di Mosè, promulgata mediante gli angeli per mano di un mediatore , abbandonino Gerusalemme e dicano: I suoi peccati sono divenuti grandi, hanno ucciso Gesù, hanno messo le mani su Gesù: finché i suoi peccati erano più piccoli, potevamo ancora supplicare e implorare per loro, potevamo risparmiare Gerusalemme. Ma per questo delitto chi la risparmierà? Se un uomo che pecca pecca contro un uomo, pregheranno per lui; ma se pecca contro il Signore, chi pregherà per lui? . Ha peccato gravemente Gerusalemme, per questo è tutta squassata ; e si dica pure proprio a lei per prima cosa: Chi ti risparmierà, Gerusalemme? E chi si rattristerà su di te nel suo volto? . Noi non diventiamo scuri in volto per Gerusalemme e le sue sventure e quello che capita a tutto quel popolo, poiché per la loro caduta è venuta la nostra salvezza, cosi da ingelosirli , e poiché la loro caduta è stata un tale peccato che dalla voce del Signore è stato detto: Chi dunque ti risparmierà, Gerusalemme?, dico a mia volta a colei che ha ucciso il mio Gesù: Chi ti risparmierà,




Gerusalemme? E chi si rattristerà su di te nel suo volto?

2. Passo dalla lettera – anche se ha fin d’ora offertouna via, che il Verbo ci ha donato – a considerare ciascuna anima già resa degna di vedere la pace, poiché dopo gli insegnamenti divini sei divenuta Gerusalemme, mentre prima era Gebus (la storia dice che il nome di quel luogo era Gebus) e in un secondo momento cambio nome e divenne Gerusalemme . Gebus, dicono i bambini ebrei, significa calpestata. Gebus dunque, l’anima calpestata dalle potenze avverse 12, è stata cambiata ed è divenuta Gerusalemme, visione di pace . Se dunque, dopo essere stato cambiato da Gebus in Gerusalemme, hai peccato e hai calpestato il Figlio di Dio e il sangue del nuovo patto anche tu come lei hai ritenuto profanoe sei caduto in peccati gravi, si dirà anche di te: Chi ti risparmierà, Gerusalemme? E chi si rattristerà su di te nel suo volto, se sei divenuto tale da consegnare Gesù? Ognuno di noi quando pecca, soprattutto se gravemente, pecca contro Gesù, e se giunge perfino all’apostasia, fa a Gesù ancora di più, spiritualmente, di quello che gli fece Gerusalemme corporalmente. Percio

di quale peggiore castigo sarà ritenuto degno colui che ha calpestato il Figlio di Dio e ha ritenuto profano il sangue del patto nel quale è stato santificato e ha oltraggiato lo Spirito della grazia? . Se hai calpestato il Figlio di Dio e oltraggiato lo Spirito della grazia, chi ti risparmierà? Chi si rattristerà su di te nel suo volto? Chi ritornerà sui suoi passi per darti un saluto di pace? . Il Figlio stesso di Dio, che implorava per te la pace , lo ha






92 Rom. 2, 23.


consegnato l’anima di un peccatore: chi puo ancora ritornare sui suoi passi per implorare la pace? Sapendo dunque che è impossibile che quanti sono stati illuminati una volta per tutte e hanno gustato il dono sovraceleste e sono stati resi partecipi dello Spirito santo e hanno gustato la bella Parola di Dio e le potenze del secolo futuro e poi sono caduti, (è impossibile che) siano rinnovati a penitenza, poiché crocifiggono di nuovo in se stessi il Figlio di Dio e lo espongono al ludibrio18, (sapendo questo), cerchiamo di fare tutto il possibile perché non si dica anche di noi: Chi ti risparmierà, Gerusalemme? Chi si rattristerà su di te nel suo volto? Chi ritornerà sui suoi passi per darti un saluto di pace?

3. A entrambe le interpretazioni di Gerusalemme siaccorda anche la seguente: Tu mi hai allontanato da te, dice il Signore; andrai indietro . Poiché hai allontanato da te il Figlio di Dio e nell’allontanare il Figlio di Dio hai allontanato Dio, cosa bisogna più dire? E poiché ha allontanato il Cristo la Gerusalemme di Giudea – per la quale dobbiamo comprendere per sineddoche tutti i giudei –, per questo andrai indietro. Vi era infatti un tempo in cui non andava indietro, ma avanti; ora va indietro: sono ritornati col cuore in Egitto 21, è chiaro che significa andare indietro. Quanto al significato dell’espressione andrai indietro o di quella: protendersi a cio che sta davanti, presenteremo questa interpretazione: Il giusto si protende verso cio che sta davanti, si dimentica di cio che sta indietro. E evidente che chi è in disposizioni contrarie a quelle del giusto si ricorda di cio








101 Mt. 17, 19.


che sta indietro e non si protende verso cio che sta avanti. Chi si ricorda di cio che sta indietro disubbidisce a Gesù che insegna dicendo: Non ritorni indietro a prendere la sua veste , disubbidisce a Gesù che dice: Ricordatevi della moglie di Lot; disubbidisce a Gesù che dice: Nessuno che abbia posto mano all’aratro e si volga indietro è adatto per il regno di Dio 25. E nella Legge sta scritto che gli angeli dissero a Lot uscito da Sodoma: Non guardare indietro e non fermarti in nessuno dei dintorni; mettiti in salvo sul monte, per non essere afferrato insieme a loro . E questo poi ha un senso degno di uno spirito angelico: Non guardare indietro, protenditi sempre in avanti; hai lasciato Sodoma, non ritornare a Sodoma; hai abbandonato il male e il peccato, non tornare ad esso e non fermarti in nessuno dei dintorni. Anche se tu osservassi il primo comando che dice: Non guardare indietro, non ti basta per essere salvato se non ascolti anche il secondo comando che dice: Non fermarti in nessuno dei dintorni . Non bisogna infatti che chi ha cominciato a progredire si fermi nei dintorni di Sodoma anche se è già passato oltre Sodoma, ma bisogna che oltrepassi i dintorni senza fermarsi e si salvi sul monte, secondo la parola: Non guardare indietro e non fermarti in nessuno dei dintorni; mettiti in salvo sul monte, per non essere afferrato insieme a loro. Se non vuoi essere afferrato insieme ai sodomiti, non volgerti mai indietro e non fermarti nei dintorni di Sodoma e non andare in altro luogo dal monte, poiché soltanto là è possibile essere salvati. Il monte poi è il Signore Gesù, al quale è la gloria e la potenza nei secoli. Amen.


103


14


OMELIA XIV

SULLA PAROLA: «OHIMÈ, MADRE», FINO A: «PERCIÒ QUESTO DICE IL SIGNORE: SE RITORNERAI, TI REINTEGRERÒ»

1. I medici dei corpi, che si avvicinano ai malati e sidedicano sempre alla cura dei malati, come esige l’arte medica, vedono cose tremende e toccano cose ripugnanti; dalle disgrazie altrui colgono per sé tristezzee la loro vita è sempre in pericolo, non sono mai con persone sane bensi sempre con i feriti, con gli ulcerosi, con quelli che sono pieni di pus, febbri, svariate malattie; cosi, se qualcuno vuole esercitare l’arte medica, non disdegnerà né trascurerà cio che esige l’arte che ha assunto quando si trova con coloro di cui abbiamo ora parlato.

Ho fatto questo preambolo perché anche i profeti sono come i medici delle anime e si impegnano sempre là dove c’è bisogno di cure, poiché non hanno bisogno i sani del medico, ma quelli che stanno male; e cio che i medici patiscono da parte di malati incorreggibili, lo patiscono anche i profeti e i maestri da parte di quelli che non vogliono essere curati. Sono infatti odiati perché prescrivono qualcosa di contrario a cio che i malati sceglierebbero secondo il loro desiderio e perché impediscono godimenti e piaceri a coloro che, pur essendo nella malattia, non vogliono prendere i farmaci adatti alla loro malattia. I malati incorreggibili fuggono dunque i medici spesso anche ingiuriandoli e insultandoli e facendo tutto quello che un nemico farebbe a un nemico, poiché essi non si accorgono che i medici si accostano a loro come


amici, mentre essi guardano solo l’aspetto penoso della terapia, il dolore inferto dal colpo del bisturi dei medici e non il risultato che seguirà al dolore e li odiano come se generassero solo sofferenze ma non sofferenze tali da condurre i pazienti alla sanità.
* 2. Quel popolo dunque era malato, svariate malattiec’erano nel popolo che si diceva di Dio. Dio mandava a loro come medici i profeti. Uno di essi era proprio Geremia: accusava i peccatori, volendo convertire gli operatori di male, ma essi, mentre avrebbero dovuto ascoltare quelle parole, incolpavano il profeta, e lo incolpavano davanti a giudici simili a loro, cosi che il profeta era sempre sotto processo da parte di quelli che aveva più che mai curati col porli davanti alla sua profezia ma che per la loro disubbidienza non si erano lasciati curare. Di fronte a questi eventi egli allora dice: E ho detto: Non parlero e non nominero più il nome del Signore. E divenne come un fuoco ardente che bruciava nelle mie ossa, e vengo meno da ogni parte e non posso resistere . Altra volta poi, vedendosi processato, oltraggiato, accusato, oggetto di falsa testimonianza, dice: Ohimè, guai a me, madre, quale mai mi hai partorito? E diceva: Un uomo che non fa processi ma è processato e non contesta ma è contestato per tutta la terra . E poiché i malati non lo ascoltavano quando dava buoni consigli medici, dice: Non ho fatto del bene. E mentre lui prestava a interesse i suoi danari spirituali, poiché quelli a cui parlava non volevano ascoltare cosi da trarre giovamento da quanto udivano, dice: Nessuno ha fatto debiti con me, né io con nessuno. * 3. Ma ho detto questo per anticipazione, prima dispiegare la frase: Non ho fatto debiti con alcuno né alcuno li ha fatti con me . C’è una doppia «lezione»: nella




111 Sir. 16, 21.


maggior parte dei codici: Non ho fatto del bene né alcuno ha fatto del bene a me; ma in quelli più esatti e concordanti con quelli ebraici: Non ho fatto debiti né alcuno li ha fatti con me. Bisogna dunque spiegare anche cio che fa parte del corso ordinario e abituale di letture nelle chiese, ma insieme non lasciare inesplicato cio che proviene dalle Scritture ebraiche.

(Geremia) dunque predicava la Parola, ma nessuno accoglieva le cose dette da lui: come fa anche un medico, esauriva i farmaci poiché i malati erano incorreggibili e adempivano i propri desideri. E cosi anche lui come un medico diceva: Non ho fatto del bene né alcuno ha fatto del bene a me. Forse vi è reciprocità a causa dell’amore della persona beneficata verso il benefattore, cosi che anche colui che parla riceve beneficio, poiché è beato chi parla a orecchie di gente che ascolta . Di questo beneficio dunque sarebbe beneficato un maestro da parte di ascoltatori che fanno progressi e migliorano, sarebbe beneficato dal raccogliere frutti in loro . Ma poiché dai giudei non li raccoglie, Geremia dice: Nessuno mi ha fatto del bene. Se chi parla dovrebbe raccogliere frutti negli ascoltatori, ma supponiamo che chi ascolta travisi cio che sente e resti al di fuori delle cose dettegli, si dice la frase: Neppure uno mi ha fatto del bene. Poiché non è beneficato di quel beneficio di cui sarebbe stato beneficato se l’ascoltatore, ricevuto il beneficio, fosse divenuto causa di progresso e di beatitudine per il benefattore. Ma in altro modo ancora chi insegna, per il solo fatto di insegnare, quanto più l’allievo è intelligente, riceve beneficio dalle materie che insegna e che l’altro impara: quelli che parlano diventano più forti nelle







discipline che trasmettono quando quelli che ascoltano sono intelligenti e non si accontentano semplicemente di ricevere, ma investigano scientificamente, pongono domande ed esaminano il pensiero che viene loro sottoposto.

4. dunque io ho fatto del bene né alcuno ha fatto del bene a me; ma poiché anche un’altra spiegazione è necessaria a causa delle copie più esatte che dicono cosi: Non ho fatto debiti né alcuno li ha fatti con me, spiegheremo il testo anche sotto questa forma. Colui che rende a tutti il dovuto: a chi il timore, il timore, a chi l’imposta, l’imposta, a chi il tributo, il tributo, a chi l’onore, l’onore e rende a tutti cio che conviene cosi da non avere debiti con nessuno, onorando, ad esempio, i genitori come genitori, i fratelli come fratelli, i figli come figli, i vescovi come vescovi, i presbiteri come presbiteri, i diaconi come diaconi, i fedeli come fedeli, i catecumeni come catecumeni, se rende tutto cio che deve, non è più in debito, ma se deve ancora pagare dei debiti e non lo fa, non puo dire: Non ho fatto debiti, perché, essendo in debito, non ha pagato.

Come spieghero allora anche le parole: Né alcuno ha fatto debiti con me? Io prestavo a interesse e volevo dare ricchezze spirituali, ma essi si volgevano lontano dalle mie parole e non si mostravano cosi ricettivi da contrarre un debito; percio neppure uno ha fatto debiti con me. Chi infatti ha ricevuto in deposito le parole che sono state pronunciate, cosi da divenire, mediante questo deposito, debitore di cio che ha udito e da sentirsi reclamare come debitore gli interessi di queste parole?

5. Stando cosi le cose, è meglio per chi ascoltaaccettare da chi parla il denaro spirituale ed essere


120 Cf. Gal. 4, 9.

debitore piuttosto che, non ricevendolo o non accettandolo, non essere nemmeno in debito, poiché abbiamo a rimprovero la parola che dice: Neppure uno ha fatto debiti con me. Quanto alle parole: Ohimè, madre, quale mai mi hai generato, uomo processato e contestato su tutta la terra? , non credo che si addica agli altri profeti come a Geremia parlare cosi, poiché la maggior parte dei profeti hanno cominciato a profetizzare una volta mutati, dopo anni, dopo il male, dopo i peccati, mentre Geremia profetizza fin da bambino. Si puo darne un esempio dalle Scritture. Isaia non ha sentito dirsi: Da prima di plasmarti nel ventre ti conosco e prima che tu uscissi dal grembo ti ho santificato, profeta per le genti ti ho posto , e nemmeno disse: Non so parlare, perché sono troppo giovane , ma quando vide la visione descritta nella sua profezia, vide e disse: Ahimè miserabile, poiché io con labbra impure sto in mezzo a un popolo da labbra impure e il Re Signore delle schiere ho visto con i miei occhi , e fu mandato – dice – a me uno dei serafini e tocco le mie labbra e disse: Ecco, ho tolto via le tue iniquità e questo purificherà i tuoi peccati . Dunque dopo i peccati, che prima aveva commesso, Isaia divenne degno dello Spirito santo e profeto . Potresti trovare qualcosa di analogo per un altro, ma per Geremia non è cosi: adorno dello Spirito profetico ancora in fasce, profeto fin da fanciullo. Percio diceva: Ohimè, guai a me madre, quale mai mi hai generato, uomo processato e contestato su tutta la terra? . Ma uno dei miei predecessori , che si è applicato a questo luogo, dice che (Geremia) rivolgeva queste parole non alla madre










130 Atti 13, 46.


secondo la carne bensi alla madre che genera i profeti: ma chi genera i profeti se non la sapienza di Dio? Diceva pertanto: Ohimè, guai a me madre, quale mai mi hai partorito, o Sapienza? Anche nel Vangelo si tratta dei figli della sapienza: e invia la sapienza i suoi figli 22.

E detto dunque: Ohimè, guai a me, madre, mia Sapienza, quale mai mi hai partorito, uomo processato! Chi sono io da esser stato generato a siffatto scopo, per essere processato, per essere contestato a motivo dei rimproveri, dei biasimi, dell’insegnamento che ho rivolto a tutti quelli che sono sulla terra? Se Geremia dice cosi: quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra?, non posso spiegare le parole: su tutta la terra, poiché non su tutta la terra fu contestato Geremia. Oppure, facendo violenza (al testo), diremo che «tutta la terra» sta al posto di «tutta la Giudea»? Poiché, quando egli profetava, in quel tempo la sua profezia non raggiungeva tutta la terra. Non forse invece, come abbiamo mostrato in mille altri passi, cioè che Geremia era nominato al posto del Signore nostro Gesù Cristo, diremo cosi anche per questo luogo? All’inizio abbiamo spiegato il significato del brano: Ecco ti ho costituito oggi sopra genti e regni, per sradicare e demolire e distruggere ed edificare e piantare ; questo non lo fece Geremia; ma è Gesù Cristo che ha sradicato i regni del peccato e ha demolito le costruzioni della malvagità e al posto di quei regni ha fatto regnare la giustizia e la verità nelle nostre anime. Come dunque conveniva riferire quelle parole al Cristo piuttosto che a Geremia, cosi ritengo che sia opportuno anche per molte altre parole.




135 Lc. 18, 8.


6. Prima di tutto bisogna parlare del: Ohimè, dato che è una espressione ingiuriosa: puo il Salvatore dire: Ohimè, lui che chiama miserabili gli altri? Ma noi mostreremo da citazioni concordi, che non si confanno ad altri che al Salvatore, in che modo ha perfino pianto su Gerusalemme. L’esclamazione ohimè è voce di uno che piange e si trova nel Vangelo che lui, vedendo Gerusalemme, pianse su di essa e disse: Gerusalemme Gerusalemme, che uccide i profeti e lapida gli inviati a lei, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli 26 e il seguito. E chiaro che è ancora il Salvatore a dire la stessa cosa nel brano: Ohimè, che sono divenuto come uno che alla mietitura raccoglie paglia e alla vendemmia racimoli, mentre non c’è spiga cosi da mangiare le primizie. Ohimè, anima, perché l’uomo pio è sparito dalla terra e non c’è tra gli uomini chi si comporti rettamente: tutti sono processati per il sangue (versato) . Come uno che raccoglie paglia alla mietitura: è venuto infatti per mietere e trova molti peccatori e dice: Ohimè, che sono divenuto come uno che raccoglie paglia alla mietitura; è venuto a cogliere un frutto di vita tra gli uomini, trova molti peccati in noi e per questo dice: come (uno che coglie) racimoli alla vendemmia mentre non c’è spiga cosi da mangiare le primizie. Altrove dice ancora qualcosa di simile rivolgendosi al Padre: Quale vantaggio nel mio sangue, nel mio discendere nella corruzione? . Perché ho fatto tanto bene agli uomini? Che cosa hanno compiuto di degno del sangue che ho effuso per loro? Quale vantaggio nel mio sangue, nel mio discendere? Dai cieli sono disceso, sono venuto sulla terra, ho consegnato


137 Prov. 16, 5s. e passim.


me stesso alla corruzione, ho portato un corpo umano ; che cosa hanno realizzato gli uomini di degno di tutto questo? Quale vantaggio nel mio sangue, nel mio discendere nella corruzione? Ti confesserà forse la polvere o annuncerà la tua verità?.

Qualcosa di simile è costituito anche dalle parole dette qui all’inizio dal Salvatore: Ohimè, guai a me, madre, quale uomo mai hai partorito? Non in quanto Dio il Salvatore dice l’Ohimè, madre! ma in quanto uomo, come dice nel profeta: Ahimè, anima, perché l’uomo pio è sparito dalla terra . La sua anima era umana, percio è stata anche turbata , percio era anche tutta triste , mentre il Verbo che era in principio presso Dio non è stato turbato, egli non potrebbe dire l’ohimè né infatti il Verbo riceve la morte, ma è la natura umana ad averla ricevuta, come abbiamo sovente mostrato.

7. Quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra? . Se vedi dunque i martiri processati dappertutto, in ogni chiesa presentati ai giudici, vedrai in che modo Gesù Cristo è processato in ciascuno dei martiri, poiché è lui ad essere processato in quelli che rendono testimonianza alla Verità; e sarai persuaso ad accogliere cio vedendolo dire che non sei tu in prigione quando tu sei in prigione, ma lui stesso; non sei tu che hai fame quando tu hai fame, ma lui stesso; non sei tu che hai sete, ma lui stesso: Ero in prigione e siete venuti a me, avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi

1 avete dato da bere . Se dunque un cristiano è processato, non per qualcos’altro, nemmeno i propri peccati, ma per il fatto che è cristiano, è Cristo ad essere processato. In tutta, dunque, la terra, è Cristo Gesù ad essere processato. Tutte le volte allora che un cristiano è processato, colui che è processato è Cristo, non solo davanti a questi tribunali; metti anzi che un cristiano sia calunniato con l’accusa ingiusta di qualcosa, anche allora Cristo è ingiustamente processato. Quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra! .

8. E anche cosi potrai comprendere come è processato e contestato su tutta la terra. Chi dunque non mette sotto processo il Verbo dei cristiani? Chi tra le genti non lo scruta seppure semplicisticamente? Chi tra i giudei non parla delle cose dei cristiani? Chi tra i greci? Chi tra i filosofi? Chi tra i semplici? Dappertutto Gesù è processato e giudicato e da alcuni è condannato mentre da altri non è condannato. Se non è condannato, viene subito accolto ; tu apri uno spiraglio , entra da te , credi in lui . Ma se, sentendo parlare di cristianesimo, non l’hai accolto, non hai fatto nient’altro che condannare Gesù come un mentitore, come un ingannatore degli uomini, come uno che non dice la verità, poiché non hai creduto alla Parola che lui insegna.

Quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra! . Quanti non gli credono affatto, lo condannano; e quanti non sono increduli ma dubitano, lo contestano. Due trattamenti patisce Gesù tra


gli uomini: dagli increduli è condannato, dai dubbiosi è contestato: se porti l’immagine del celeste dopo aver rigettato l’immagine del terrestre , non sei una terra che lo condanni e non sei nemmeno una terra in cui viene condannato e neppure sei una terra che lo contesta.

9. La mia forza è venuta meno tra quelli che mi maledicono . L’Apostolo dice del Salvatore che è stato crocifisso per la sua debolezza , e il profeta dice parole simili a queste nel brano: Signore, chi ha creduto a cio che ha udito da noi? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? Abbiamo dato di lui questo annuncio: è come un fanciullino davanti a Lui , come una radice in terra assetata; l’abbiamo visto e non aveva né aspetto né bellezza, ma il suo aspetto era spregevole e veniva meno più che (quello de)i figli degli uomini : uomo che si trovava nel dolore e nella pena e ha saputo portare la debolezza, percio il suo viso è stato rivolto indietro per il disonore: è stato disprezzato e non è stato considerato. Ma è lui che porta le nostre iniquità e soffre per noi, e noi lo abbiamo ritenuto immerso nel dolore e nella pena e nell’oppressione; ma lui si è fatto colpire per le nostre iniquità e si è fatto debole per i nostri peccati: il castigo della nostra paceè su di lui e dal suo livore siamo stati sanati. Ha assunto dunque l’infermità dei nostri peccati e ci ha portati ed è venuto presso quelli che lo maledicono; e di lui che discende dai cieli è venuta meno la forza per causa di coloro che lo maledicono, poiché ha assunto la





14 Ebr. 10, 29.


forma dello schiavo e insieme ha svuotato se stesso, come dice l’Apostolo: ha svuotato se stesso prendendo forma di schiavo55.

10. E venuta meno – dice dunque – la mia forza fra quelli che mi maledicono . Vediamo se, per il dono del Verbo stesso, possiamo dire qualcosa di più chiaro delle cose già dette sulle parole: La mia forza è venuta meno fra quelli che mi maledicono. (Egli) era la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo . Il Figlio di Dio è la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo, e chi è dotato di ragione partecipa della luce vera: e ogni uomo è dotato di ragione. Dunque, tra tutti gli uomini che partecipano del Verbo , in alcuni la forza del Verbo è cresciuta mentre in altri viene meno. Percio se vedi un’anima passionale e peccatrice, vedrai là venir meno la forza del Verbo mentre se vedi un’anima santa e giusta vedrai la forza del Verbo fruttificare di giorno in giorno e applicherai ai giusti le parole dette su Gesù:

Gesù progrediva in sapienza e in età e in grazia presso Dio e gli uomini , ma è in ciascuno di quelli che accettano di progredire in sapienza e in età e in grazia che Gesù progredisce in sapienza e in età e in grazia presso Dio e gli uomini.

Dice dunque il Verbo , il Figlio di Dio, presente in colui che parla cosi: Ohimè, guai a me, madre , e il seguito; (dice dunque): La mia forza è venuta meno tra quelli che mi maledicono 61. Se qualcuno maledice il Verbo, costui subito riceve il castigo per aver maledetto il Verbo, per aver biasimato la dottrina di Gesù; la forza di Gesù infatti viene meno in un tale uomo e non vi è forza







del Verbo in lui; come, viceversa, se benedici Gesù e lo accogli, la sua forza subisce il contrario di quanto ha subito tra quelli che lo maledicono: come infatti è venuta meno là, tra quelli che lo maledicono, cosi cresce qui tra quelli che lo benedicono.

11. Sia cosi, Signore, se essi camminano diritto; davvero sono stato davanti a te nel tempo delle loro sventure . Sia cosi, Signore, che cosa? Chi lo puo, aggiunga da sé al sia cosi qualcosa di simile: Sia cosi, Sovrano, Signore, se essi camminano diritto, sia la forza che viene meno tra quelli che maledicono, quando, dopo aver detto male di me, pentitisi, riprendono la retta via e la percorrono.

Sia cosi, Sovrano, se essi camminano diritto; davvero sono stato davanti a te – poi si giustifica, rispetto a quelli che dicono male di lui, dicendo –: davvero sono stato davanti a te nel tempo delle loro sventure: è stato davanti al Padre come propiziazione per i nostri peccati e ha supplicato per essi proprio nel tempo delle nostre sventure, poiché non è stato davanti al Padre dopo il tempo delle nostre sventure, ma mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi : Davvero sono stato davanti a te nel tempo delle loro sventure, nel tempo delle loro tribolazioni, per il loro bene contro il nemico ; anche nel tempo della loro tribolazione, dice, quella dovuta al nemico, io sono stato davanti a te in loro favore. Ma chi è il nemico se non il nostro avversario, il diavolo, che ci ha posti nella tribolazione? Poiché è evidente che nel tempo dell’inimicizia di costui contro gli uomini, si è posto davanti al Padre il nostro Salvatore e ha supplicato per noi prigionieri affinché siamo riscattati e liberati dal nemico.

12. Siano state dette queste parole dal Salvatore o


dal profeta – poiché anche il profeta puo aver detto tali cose e aver pregato per il popolo al tempo delle loro sventure –, riguardo ad esse Dio risponde al popolo accusato dal profeta o dal Cristo e gli dice cosi: La tua forza è un ferro e un manto di bronzo67, dura, inflessibile, irriducibile: la tua forza è un ferro e un manto di bronzo, è come una forza che taglia e divide, poiché non è una forza per il bene.

E io daro i tuoi tesori al saccheggio in cambio di tutti i tuoi peccati . Quali tesori dei peccatori Dio dà al saccheggio e li dà in cambio di tutti i peccati? Sono forse i tesori ammassati da loro sulla terra? Ogni uomo infatti tesaurizza sulla terra, se è cattivo, se invece è buono, in cielo, come l’Evangelo ci ha insegnato. O vuol dire forse a quel popolo: A causa dei tuoi peccati sto per dare i tuoi tesori al saccheggio? Quali tesori di quel popolo sono stati dati al saccheggio? Vedi, uno dei tesori era Geremia, un altro tesoro Isaia, e anche Mosè era un tesoro. Questi tesori Dio li ha presi a quel popolo, e mediante Cristo che ha detto: Sarà tolto a voi il regno di Dio e sarà dato a una nazione che darà i suoi frutti, li ha dati a noi.

Daro – dunque – a causa dei tuoi peccati i tuoi tesori al saccheggio, e ha dato i tesori di quel popolo a noi, poiché sono loro i primi a cui erano stati affidati gli oracoli di Dio , quindi dopo di loro sono stati affidati a noi: tolti a loro e dati a noi; percio diciamo che la parola: Sarà tolto a voi il regno di Dio e sarà dato a una nazione che darà i suoi frutti è stata detta dal Salvatore e si è compiuta, non che sia stata tolta a loro la Scrittura, ma ora non hanno più la Legge e i profeti dato che non vedono il senso riposto in essi. Hanno dunque i Libri, ma come è stato loro tolto il regno di Dio? E stato loro tolto il senso delle Scritture, non




26 Gen. 19, 17.


è più rimasta presso di loro esegesi della Legge o dei profeti, ma sono gente che legge e non capisce. Con la discesa di Cristo tra gli uomini si compie la parola: Di’ a quel popolo: Bene udrete ma non comprenderete, e bene guarderete ma non vedrete, perché è ingrassato il cuore di questo popolo ; si compie anche cio che è stato detto da Isaia: Toglierà il Signore dalla Giudea e da Gerusalemme l’uomo forte e la donna forte, il gigante e l’uomo di guerra, il giudice e il profeta, l’indovino e il saggio architetto e l’ascoltatore sapiente : tutte queste cose ha tolto Dio a loro e le ha date, se noi le accogliamo, a noi che proveniamo dalle genti.

Questo per le parole: E i tuoi tesori daro al saccheggio. In cambio di tutti i tuoi peccati e sui tuoi territori , come se dicesse: A causa dei tuoi peccati che hanno invaso tutti i tuoi territori: non vi è infatti alcun territorio di quel popolo che non sia stato riempito di peccati. E come ogni loro territorio non doveva essere riempito di peccati, uccidano – per quanto sta in loro – la Giustizia, se Cristo è la Giustizia, uccidano la Sapienza, se Cristo è la Sapienza, uccidano la Verità, se Cristo è la Verità ! Con la condanna a morte del Figlio di Dio hanno rigettato e perduto tutte queste cose. E una volta risuscitato dai morti il mio Signore Gesù non si è più manifestato a quelli che lo avevano ucciso: non troviamo infatti nella storia che si manifestasse a quelli che l’avevano ucciso, ma ai soli credenti si manifesto dopo essere risuscitato dai morti.

13. E ti rendero schiavo in mezzo ai tuoi nemici in una terra che non conoscevi – è stato fatto schiavo quel popolo in mezzo ai nemici ed è venuto in una terra che non conosceva, poiché fuoco è divampato dal mio furore,


1bis Lc. 5, 31.


su di voi arderà.

Dopo questo e dopo le parole di minaccia dette al popolo, colui che prima ha pregato completa la preghiera e aggiunge questo alle parole precedenti: Tu sai, Signore, ricordati di me e visitami e fammi giustizia dai miei persecutori, senza longanimità . Dica pure queste cose anche il profeta quando è perseguitato da chi è stato accusato (da lui), odiato da quelli che non danno spazio alla verità: è divenuto infatti nemico per i suoi uditori dicendo loro la verità. Ma dica pure queste cose anche il nostro Salvatore, lui che fu anch’egli perseguitato dal suo popolo. Poi dice: Senza longanimità. Che cosa significa senza longanimità? Tu sei sempre stato longanime con questo popolo con i suoi peccati, ma con tutto cio che hanno osato commettere contro di me non essere longanime. Ed è vero che Dio non è stato longanime. Se esamini gli anni della passione e della caduta di Gerusalemme e della distruzione della città e in che modo Dio ha abbandonato quel popolo, poiché avevano ucciso il Cristo, vedrai che non ha più usato longanimità con quel popolo; ma se vuoi, ascolta: dall’anno quindicesimo di Tiberio Cesare fino alla distruzione del tempio sono passati quarantadue anni. Bisognava si che fosse concesso 81 un certo po’ di tempo perché si pentissero, soprattutto per quelli tra il popolo che avrebbero creduto in seguito ai segni e ai prodigi operati dagli apostoli.

14. Sappi come sono stato oltraggiato per amor tuo da coloro che cancellano le tue parole. Sia pure il profeta, nella misura in cui parla ed è disprezzato per cio che dice, ad essere rigettato dai peccatori; egli dice in


effetti: Ho continuato ad essere irriso . Era oltraggiato dunque da coloro che cancellavano le parole dette mediante lui da Dio, e prega di essere aiutato da Dio in questi oltraggi, dicendo: Sappi come sono stato oltraggiato per amor tuo da coloro che cancellano le tue parole: consumali!86. Lo dica pure il profeta, ma la parola «consumali» sembra più propriamente pronunciata dal Salvatore: venne infatti la consumazione per la regione di Gerusalemme e per il popolo con gli eventi seguiti alla congiura del popolo contro il nostro Salvatore.

Dopo questo, poiché i profeti hanno molto sofferto accusando e facendo da ambasciatori della Parola e dicendo le cose comandate da Dio, è necessario ricordare a chi ascolta la loro vita e le promesse fatte a loro e la scelta che ci è proposta, affinché nella misura del possibile, se vogliamo ottenere il riposo insieme ai profeti, imitiamo le opere dei profeti. Voglio dire questo: spesso nelle preghiere diciamo: Dio onnipotente, donaci di aver parte insieme ai profeti, donaci di aver parte insieme agli apostoli di Cristo , per essere trovati col Cristo stesso. Ma dicendo cosi non ci rendiamo conto di quello che chiediamo , poiché di fatto è come dire: Donaci di patire cio che hanno patito i profeti, dona anche a noi di essere odiati come sono stati odiati i profeti, donaci di dire parole tali da essere odiati per causa loro, donaci di piombare in tanti pericoli come gli apostoli. Il dire infatti: Donami di aver parte insieme ai profeti, senza patire cio che hanno patito i profeti e senza volerlo patire, è ingiusto; il dire: Donami di aver parte insieme agli apostoli, senza voler dire in tutta verità, con le disposizioni di Paolo: In fatiche molto più (di loro), in battiture molto di più, nelle prigioni senza



9 Sir. 25, 9 (12).


paragone, nella morte molte volte, e il seguito, è la cosa più ingiusta di tutte. Se vogliamo dunque essere con i profeti, guarda le vite dei profeti, come per le loro accuse, rimproveri, biasimi, venivano processati, contestati : furono lapidati, segati, torturati, morirono di spada, andarono attorno in pelli di pecore e di capre, bisognosi, tribolati, maltrattati, erranti in deserti 94, e mentre a quei tempi vi erano molte sinagoghe dei giudei, essi erano

erranti in deserti e monti e spelonche e nelle grotte della terra. Che c’è dunque da stupirsi se volendo imitare la vita dei profeti, accusando, biasimando il peccatore, si è calunniati, odiati, esposti alle congiure? Cosi come anche al presente doveva avvenire un fatto simile nella Chiesa di Dio: un condannato è stato condannato, il tale che sedeva ha fatto cosi: bisognava che ci fosse una sanzione ecclesiastica e c’è stata, colui che aveva avuto l’incarico ha fatto cio che doveva fare; ma l’altro va in giro a dir male di colui che ha reso giustizia alla verità. Ma noi, non facciamo cosi! Non porgiamo l’orecchio a quelli che, per essere stati cacciati, dicono che ha fatto male chi li ha cacciati o chi ha sottoscritto la sentenza (...) . I meravigliosi apostoli, insultati migliaia di volte per amore della verità, dicono: Mi diletto in debolezze, in ingiurie e necessità, in persecuzioni e angosce, per amore di Cristo . Se soltanto sapessi, quando sono ingiuriato, che per nessun altro motivo lo sono se non per il Cristo; e se sapessi, quando sono nelle angosce, che la ragione delle angosce è il Cristo; potessi, quando sono oltraggiato, sapere che il pretesto dell’oltraggio non è altro che il mio rendere giustizia alla verità e l’essere ambasciatoredelle Scritture, perché tutto avvenga secondo la parola di Dio: per questo sono




diffamato.

Noi tutti dunque, per quanto possiamo, tendiamo alla vita dei profeti, alla vita degli apostoli, senza fuggirne le difficoltà, perché, se l’atleta fugge le difficoltà della gara, non gusterà la dolcezza della corona .

15. E sarà la tua parola per me fonte di letizia . Non lo è adesso, ma lo sarà; poiché se al presente la tua parola è per me fonte di prigionie, processi, beghe, calunnie, pene, la fine di tutto questo sarà invece letizia. E sarà la tua parola per me fonte di letizia e gioia del mio cuore, poiché è stato invocato il tuo nome su di me, Signore onnipotente. Anche se è il Cristo che parla, il nome del Padre è stato invocato su di lui .

Non mi sono seduto nel consesso di coloro che scherzano . Se mai il profeta vedesse il consesso di gente che scherza invece di impegnarsi seriamente, eviterebbe di associarvisi piuttosto di mostrare zelo per una riunione di gente che scherza. Bisogna dunque che tu comprenda la differenza tra un consesso di gente che scherza e un consesso di gente seria. Questo sinedrio è serio e fa tutto con serietà e fa cose degne di serietà e secondo il detto: Seria la parola, seria la vita, e allora il consesso non è affatto di gente che scherza ma di gente seria. Ma quando il consesso, abbandonata la serietà richiesta per le cose necessarie, si dà agli scherzi di questo secolo, scherzi che derivano dalla malvagità, diventa consesso di gente che scherza. Dice allora il profeta: Non mi sono seduto nel consesso di quelli che scherzavano ma ero preso da timore davanti alla tua mano . Davanti


miseria; ma come Pietro davanti al Signore (Lc 5,8), cosi Isaia

davanti alla grandezza di Dio si vede miserabile.

all’alternativa, o prendere posto nel consesso di gente che scherza e offendere te, Dio, e non piacere a te, oppure alzarsi dal consesso di gente che scherza e fare cio che a te è caro, ho preferito alzarmi dal consesso di quelli che scherzano ed essere tuo amico piuttosto che, facendo il contrario, divenire nemico della tua beatitudine .

Non mi sono seduto nel consesso di quelli che scherzavano, ma ero preso da timore davanti alla tua mano . Anche il nostro Salvatore non si è seduto nel consesso di loro che scherzavano, ma si è alzato e se ne è andato da loro, e il segno che il Salvatore si è alzato da un consesso di gente che scherza è questa sua parola: Vi è lasciata deserta la vostra casa : il Verbo di Dio infatti ha abbandonato il sinedrio dei giudei e si è fatta un’altra assemblea, la Chiesa dalle genti.

16. Da solo sedevo . La lettera stessa qui edifica: quando vi è una moltitudine di peccatori e non sopportano che il giusto viva con giustizia, non c’è niente di fuori luogo se egli, fuggendo il consesso della malvagità, imita colui che ha detto: Da solo sedevo , imita anche Elia che diceva: Signore, i tuoi profeti hanno ucciso, i tuoi altari hanno rovesciato, e io sono stato lasciato completamente solo e cercano la mia vita per prenderla . Forse poi se esamini in modo più approfondito le parole: da solo sedevo, vi troverai un qualche senso degno della profondità profetica: quando imitiamo la vita della grande maggioranza, cosi che la mia vita non è separata né migliore né eccellente rispetto ad essa, non posso dire: Da solo sedevo, ma: con un gran numero di persone



23 Vedi Om. I, 6, pp. 33s.


sedevo. Ma se la mia vita diviene di cosi difficile imitazione da essere tale che nessuno mi assomigli per usanze, parola, azioni, sapienza, allora posso dire, per il fatto che sono talmente solo e che nessuno mi imita: Da solo sedevo.

E dunque possibile, anche se non sei né presbitero né vescovo né insignito di alcuna dignità ecclesiastica, dire cosi, imitare il: Da solo sedevo, e avere zelo di perseguire una vita che permetta di dire: Di amarezza sono stato saziato . Se stretta e angusta è la via che conduce alla vita , bisogna che tu sia saziato di amarezza in questa vita, non puoi godere alcuna dolcezza. Forse non sai che la tua festa si celebra con erbe amare? Quando celebri la festa – dice infatti – mangerai azimi con erbe amare . Che vuole dire il Verbo affermando che chi celebra la festa per Dio deve mangiare azimi con erbe amare? Dobbiamo riflettere. Quanto agli azimi, l’Apostolo lo ha spiegato, non è mia la interpretazione: e il seguito della interpretazione deve necessariamente essere conforme alla spiegazione apostolica . L’Apostolo ha dato spiegazione degli azimi dicendo: Celebriamo la festa non con vecchio fermento né con fermento di malizia e di malvagità, bensi con azimi di sincerità e verità . E necessario render conto delle erbe amare in connessione col fatto che gli azimi sono di sincerità e verità: abbi davvero sincerità e verità e



27 Mic. 7, 1s.


ci saranno per te erbe amare e tu mangi con erbe amare gli azimi della sincerità e della verità 121; come Paolo: poiché mangiava gli azimi di sincerità e verità, mangiava anche erbe amare. Come mangiava erbe amare? Dicendo: Nemico vostro sono diventato col dirvi la verità . Come mangiava erbe amare? Con fatica e travaglio e con veglie frequenti, con fame e sete , a parte tutto il resto. Non era forse questo verità con erbe amare, azimi con erbe amare?

Dunque la legge ha detto: Azimi con erbe amare mangiate, e non ha detto: Azimi con erbe amare mangiate finché siate saziati, come è detto per altre cose: Mangerete e sarete saziati . E il profeta spinge oltre il discorso dicendo, non: Ho mangiato amarezza, ma: Sono stato saziato di amarezza; avevo parte quanto è possibile a cose amare tanto da aver parte ad erbe amare fino al colmo della sazietà.

17. Perché quelli che mi odiano prevalgono? . Ebbe molte sventure, pati da parte di coloro che non volevano intendere la verità, i quali erano più forti di lui in questo secolo, poiché il regno di Dio non è di questo mondoma di regioni superiori, come dice il Salvatore: Se fosse di questo mondo il mio regno, i miei servi lotterebbero affinché io non fossi consegnato ai giudei. Quelli dunque che affliggevano il profeta prevalevano su di lui in questo mondo. Quanto al fatto che prevalgono, guardate i martiri: il giudice siede giudicando e dilettandosi in tribunale; il cristiano, nel quale il Cristo è processato , è stato saziato di amarezza e viene sopraffatto dall’ingiusto e condannato.







35 Ger. 15, 10.


18. La mia ferita è dura, donde saro guarito? . Quelli che prevalgono su di me mi colpiscono e la mia ferita è dura. Sia che profetizzi la propria croce – poiché ferita dura è la croce, quanto almeno ai suoi crocifissori –, sia che parli di tutti i giusti nei quali riceve una dura ferita, o anche applichi pure questo al profeta – poiché anche lui ha patito cio che è riportato nella profezia –, il testo assume questo significato secondo la parola che dice: La mia ferita è dura. Donde saro guarito? Se è il Salvatore a dire: Donde saro guarito?, profetizza la risurrezione dei morti dopo la dura ferita; e se si riferisce al giusto, dopo le ferite viene di nuovo la guarigione.

E divenuta davvero per me come un’acqua menzognera che non ha fedeltà, poiché non rimane la ferita, bensi passa.

Percio cosi dice il Signore: Se ritornerai, allora ti reintegrero . Questo è detto ancora a ciascun membro, che Dio sempre esorta a ritornare a lui. Mi sembra che un mistero sia manifestato qui, nel: Ti reintegrero. Nessuno è reintegrato in un luogo senza esserci mai stato, ma la reintegrazione avviene nel proprio luogo. Per esempio, se una delle mie membra è disarticolata, il medico cerca di fare la reintegrazione del membro disarticolato; e quando per esempio uno si trova fuori dalla patria sia giustamente che ingiustamente, riceve poi la facoltà di essere di nuovo in patria secondo le leggi, è stato reintegrato nella sua patria; pensa la stessa cosa riguardo a un soldato cacciato dal proprio battaglione e quindi reintegrato. Dice dunque qui a noi che ci siamo allontanati che, se


ritorneremo, ci reintegrerà. Tale infatti è il termine della promessa, come è scritto negli Atti degli Apostoli: fino ai tempi della reintegrazione di tutte le cose, di cui ha parlato Dio per bocca dei suoi santi profeti da semprein Cristo Gesù, al quale è la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.


sia Verbo che dottrina.






Origene su Geremia 13