Origene su Geremia 15

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OMELIA XV


SULLA PAROLA: «OHIMÈ, GUAI A ME», DI NUOVO E IN UN ALTRO MODO, FINO A: «MALEDETTO L'UOMO CHE METTE LA SUA SPERANZA IN UN UOMO; COSÌ RAFFORZERÀ LA CARNE DEL SUO BRACCIO»

1. Coloro che proclamano beati i profeti e nelproclamarli beati si augurano di aver parte coi profeti , raccolgano dalle parole profetiche il meglio della loro profezia. Cercando dunque possano essere persuasi – se vivranno allo stesso modo, per quanto dura potrà loro sembrare in questa vita l’imitazione della vita profetica – che otterranno il riposo e la beatitudine con i profeti 2. Certamente è possibile in molti luoghi raccogliere il meglio dei profeti, la loro libertà, il vigore, la vigilanza, la prontezza di spirito, e vedere come non si preoccupassero di cadere nei pericoli a causa della loro libertà, purché potessero accusare, purché potessero convertire in qualità di profeti, dicendo con franchezza la parola di Dio in modo da colpire i peccatori, anche se coloro che venivano accusati sembravano essere molto potenti. Ma anche se è possibile raccogliere queste testimonianze dappertutto, vediamo anche cio che si puo trarre dalle letture di oggi.

Molti accuso il profeta e a molti parlo il profeta; poiché visse in un’età di peccatori, come è manifesto dal fatto che la cattività ebbe luogo ai suoi tempi. In quanto accusatore di molti e giudicato da molti si esprime qualche volta cosi.

* 2. Consideriamo dapprima la parola profetica in sé –e poi anche secondo il senso spirituale – per vedere se prima percepiamo vigore e libertà e potenza e franchezza da profeta. Ohimè, guai a me, madre, quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra! . O madre, perché mi hai generato, uomo processato davanti a tutti gli uomini della terra e contestato presso tutti gli uomini della terra? Poiché stava davanti al profeta, a questo, a Isaia, agli altri, la missione profetica: insegnare , accusare e far tornare. Stava pertanto davanti anche al nostro profeta il contestare, l’accusare, il processare, mentre poteva lui pure essere processato coi peccatori e accusare i peccati del popolo. Che si deve inoltre dire quanto a tutto cio che quelli del popolo hanno fatto ai profeti? Uno l’hanno lapidato, un altro segato, un altro ucciso tra il santuario e l’altare , questo l’hanno gettato, poiché li accusava, nel pozzo di fango . Ma più di tutti è il nostro Salvatore a compiere l’opera profetica e molto meglio di costoro, poiché è lui il Signore dei profeti. E infatti, se egli è stato flagellato e crocifisso e consegnato dai giudei o dai maestri dei giudei e dal capo del popolo, è perché aveva detto: Guai a voi scribi e farisei ipocriti!. E aggiunge a ogni Guai! anche: «a causa di questo», questo e quest’altro. Anche noi, dunque, se aspiriamo alle beatitudini dei profeti, compiamo le stesse opere, cosi che, col parlare e con l’essere giudicati davanti a molti uomini, diciamo anche noi: Ohimè, guai a me, madre, quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra! * 3. Questa parola puo essere più propriamenteprofetica se riferita al Salvatore. Poniamo pure che la dica il profeta, ma non la dice in piena verità bensi in certo



qual modo per iperbole, poiché non è stato contestato per tutta la terra. Ma se vengo al mio Salvatore e Signore – e soprattutto a causa delle parole: Verrà per il giudizioe: affinché tu sia proclamato giusto nelle tue parole e vinca quando sei giudicato –, vedro che il mio Salvatore e Signore dovrà stare davanti al Padre, giudicato assieme a noi tutti uomini. Ed è giudicato con tutti gli uomini; dico, giudicato ed esaminato, lui che difende la verità e non accusa.

Ohimè, guai a me, madre, quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra! Non puo un profeta dire: su tutta la terra. Conosco tuttavia persone che vogliono bene al nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, e non solo gli vogliono bene ma anche lo amano, le quali si sdegnano e dicono che non è il Salvatore a parlare perché questa voce non è conforme al Figlio di Dio: bisogna invece mostrare che non è estranea al Figlio di Dio l’espressione: Ohimè, guai a me, madre! Tutta triste è l’anima mia fino alla morte , e: La mia anima è turbata ; e tra le parole che si trovano nei profeti, similmente anche qui: Ohimè, guai a me, madre, quale mai mi hai partorito, uomo processato e contestato su tutta la terra! Oppure, quando si strappa via un racimolo invece di trovare un grappolo: Ahimè, anima, poiché è stato strappato l’uomo pio dalla terra e non c’è tra gli uomini chi pratichi la rettitudine . Chi nello stesso luogo dice: Ahimè, che sono divenuto come uno che raccoglie paglia al tempo della mietitura ? Dunque allora il profeta raccoglieva e vuole raccogliere? Forse dunque ha un




campo il profeta? Ma non è compito di nessuno raccogliere, e raccogliere tutto, dalla mietitura e dagli altri semi, se non del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Poiché dunque vi sono molte cadute tra le genti, ma anche fra noi che passiamo per appartenenti alla Chiesa, si lamenta e fa lutto sui nostri peccati dicendo: Ohimè, guai a me, che sono divenuto come uno che raccoglie paglia!

Ciascuno di noi esamini se stesso: è forse una spiga? Forse che il Figlio di Dio troverà in lui da vendemmiare o da mietere? Troveremo che alcuni di noi sono preda del vento: se dunque abbiamo ancora un pochino in noi stessi, cioè due o tre grani, i nostri peccati sono molti su di noi . Vedendo dunque che anche le cosiddette chiese sono riempite di peccatori, dice: Ohimè, che sono divenuto come uno che raccoglie paglia alla mietitura e un racimolo alla vendemmia . E venuto cercando un frutto nella vigna – poiché ciascuno di noi è piantato proprio come una vigna in un luogo pingue , e: una vite dall’Egitto ha trapiantato , ma io ti avevo piantato come vite fruttifera, tutta genuina –, viene, cerca di vendemmiare, trova qualche racimolo e corti grappoli né rigogliosi né numerosi. Chi di noi ha grappoli di virtù? Chi di noi ha rampolli di Dio? Signore Dio nostro, come è ammirabile il tuo nome su tutta la terra!25.

4. Sia detto questo da me come digressione sul:Ohimè, guai a me, madre. Poiché non è estraneo alla


illuminano a vicenda per il forte contrasto: Ger. 15, 10; Gv. 1, 9.

divinità del nostro Salvatore, vedendo i peccati degli uomini, dire subito l’ohimè, del Salvatore non in quanto Dio ma in quanto uomo, non in quanto Sapienza ma in quanto anima , ho presentato quella parola profetica:

Ohimè, anima, poiché è stato strappato il pio dalla terra, e chi pratichi la rettitudine tra gli uomini non c’è: è venuta nella vita degli uomini quell’anima beata, ha assunto un corpo per amore degli uomini; se vede i peccati dice al Padre: Quale utilità nel mio sangue, nel mio discendere nella corruzione? Forse ti confesserà la polvere?. Ma su di noi non dica l’ohimè, su di noi non lo dicano gli angeli dei cieli. Se il nostro Salvatore dice l’ohimè, anche essi diranno: Ohimè! Poiché non sono superiori al nostro Salvatore e anche essi vedono le nostre cadute. Ma beati quelli su cui gli angeli non dicono l’ohimè, bensi sono detti beati . Infatti c’è gioia in cielo per un solo peccatore che si pente piuttosto che per novantanove che non hanno bisogno di penitenza .

Questo per consolazione. Ohimè, guai a me, madre, quale mai mi hai partorito! Chi chiama madre? Non puo forse nominare tra le donne l’anima e Maria? Ma se qualcuno accoglie il detto: Ora mi ha preso mia madre, lo Spirito santo, e mi ha portato sul grande monte, il Tabor, e il seguito, puo vedere la sua madre.

5. Dovrà essere contestato in tutta la terra. Voglio vedere il seguito: puo essere riferito sia al profeta, secondo una spiegazione, che al Salvatore. Vediamo anche il seguito: Non ho fatto debiti né alcuno li ha fatti con me . Viene il principe di questo mondo, ma non



possiede in me nulla ; e davvero non ha fatto debiti, mentre ciascuno di noi è debitore a causa dei peccati e un debitore che ha l’obbligazione; dopo che la sua obbligazione è stata cancellata , quante altre ne hanno fatte?

Colui che non ha commesso peccato e sulla cui bocca non è stato trovato inganno , non ha fatto una obbligazione. Ma che significa: Nessuno ha fatto debiti con me? Come spiegheremo applicandole al Salvatore le parole: Nessuno ha fatto debiti con me? Anche se abbiamo letto il testo cosi, bisogna pero sapere che la maggior parte dei manoscritti dell’edizione dei Settanta non porta questa «lezione»; ma quando abbiamo esaminato anche le altre «lezioni» abbiamo riconosciuto che si tratta di un errore di copiatura: comunque sia, si puo spiegare il passo nell’uno e nell’altro modo. Come dunque non ha fatto debiti con me nessuno, al punto che non è stato in debito con lui neppure uno? A tutti ha rimesso i loro debiti . Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta. Poiché essi non avevano di che pagare, condono il debito ad ambedue . Vuoi vedere i due debitori, quello che doveva cinquecento e quello che doveva cinquanta? Da due popoli provengono i credenti in Dio: il popolo dei giudei, che non crede in Cristo, è debitore di cinquanta; e probabilmente noi, usciti dalle genti , che eravamo i più empi di tutti, siamo debitori di cinquecento, poiché


anche a noi è rivolto quanto è detto a quella meretrice convertita. Ma qualcuno potrebbe dire: Come si riferiscono a lei i cinquecento denari ? Poiché è l’argomento: e quale genere di donna lo tocca a suscitare la risposta data a Simone: Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta, e il seguito.

Questo per il passo: Non ho fatto debiti né alcuno li ha fatti con me, che era necessario presentarvi. Non ho fatto debiti né alcuno li ha fatti con me: la mia forza è venuta meno tra quelli che mi maledicono ; ma anche se è morto per debolezza, vive pero per la potenza di Dio.

6. Per il succedersi poi di molte parole, ci sarebbe dadire anche su ciascuna di esse, ma non ci sta causa il tempo pressante. Parliamo dunque di cio che è stato letto poi: Maledetto l’uomo che mette la sua speranza nell’uomo . Partendo da questa parola confuteremo quelli che pensano che il Figlio di Dio, il Salvatore, fosse un uomo: hanno osato infatti aggiungere a tanti crimini umani anche questo, cioè il dire che l’Unigenito , il primogenito di ogni creatura non è Dio. Maledetto dunque colui che mette la sua speranza nell’uomo. E manifesto che sono maledetti quelli che mettono la loro speranza nell’uomo. Io posso dire che non metto la mia speranza nell’uomo; poiché spero in Cristo Gesù non lo conosco come uomo. Non solo non lo conosco come uomo, ma lo conosco come Sapienza, come Giustizia sussistente , Verbo per mezzo del quale sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra, sia le visibili che


le invisibili, sia i principati che le potestà . Maledetto l’uomo che mette la sua speranza nell’uomo. Anche se il Salvatore attesta che cio che ha rivestito era un uomo; anche se era veramente uomo, ora pero non è uomo in senso assoluto : anche se infatti abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora invece non lo conosciamo più cosi, dice l’Apostolo. Per causa sua io non sono più uomo se osservo le sue parole, ma dice: Io ho detto: Voi siete dèi e figli dell’Altissimo tutti. Poiché dunque è il primogenito dai morti , cosi è divenuto il primogenito di tutti gli uomini, trasferendoli in Dio.

Maledetto allora l’uomo che mette la sua speranza nell’uomo, cosi rafforzerà la carne del suo braccio , colui che fa valere le cose della carne, colui che, se possiede la forza corporale, combatte secondo la carne . Ma il santo non è cosi, non rafforza la carne del suo braccio; porta in effetti sempre lo stato di morte di Gesù nel suo corpo e fa morire le membra che sono sulla terra, fornicazione, impurità: facendole morire, non rafforza la carne del suo braccio.

Maledetto colui che mette la sua speranza nell’uomo. Ugualmente per chi spera nelle cariche: il tal


dell’assoluto e dell’incomparabilità di Dio. Fosse concesso: analogamente, qui è un passivo teologico che sottintende l’iniziativa divina.


mio amico è centurione, è governatore, il tal mio amico è pure ricco e mi fa elargizioni. Quindi anche a un uomo simile è rivolta la parola: Maledetto l’uomo che mette la sua speranza nell’uomo. In nessun uomo noi speriamo, anche se sembrano essere nostri amici: infatti non in loro ma nel Signore nostro speriamo, al quale è la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.






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OMELIA XVI


SULLA PAROLA: «ECCO IO MANDO I PESCATORI IN GRAN NUMERO, DICE IL SIGNORE»,

FINO A: «IL PECCATO DI GIUDA È SCRITTO CON UNO STILETTO DI FERRO, CON UNA PUNTA DI ACCIAIO È INCISO SUL PETTO DEL LORO CUORE»

1. E riportato nel Vangelo secondo Matteo che il nostro Salvatore venne lungo il mare di Galilea e vide Simone e Andrea suo fratello che gettavano la rete nel mare, poiché erano pescatori ; la Parola aggiunge quindi che il Salvatore vedendoli disse: Venite dietro a me e vi faro pescatori di uomini. Ed essi, lasciate le reti, lo seguirono . E Gesù fece loro riprendere la pesca per pescare degli uomini . E trovo ancora altri due fratelli, Giacomo figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello che riassettavano le reti sulla barca con il loro padre e chiamo anche loro 4 alla stessa scienza5 e fece anche loro pescatori di uomini. Se uno considera coloro che hanno da Dio la grazia di una parola intessuta come reti e intrecciata dalle sacre Scritture come una rete che si getta tutt’intorno, cosi che l’intreccio rinserri le anime degli ascoltatori , se uno considera anche che questo richiede un’arte secondo la scienza insegnata da Gesù, vedrà in che modo, non solo allora ma anche adesso, il





91 Mt. 20, 22 e par. Si noti ancora il continuo procedere per espressioni bibliche.

nostro Salvatore manda pescatori di uomini dopo averli istruiti, affinché possiamo risalire dal mare e sfuggire ai suoi amari flutti.

Ma quei pesci senz’anima entrati nelle sagene e nei giacchi e in qualsiasi rete, o presi all’amo, muoiono completamente di una morte a cui non segue la vita, mentre colui che è stato preso dai pescatori di Gesù ed è risalito dal mare, muore si anche lui ma muore al mondo, muore al peccato e dopo esser morto al mondo e al peccato è vivificato dalla Parola di Dio e riceve un’altra vita. Cosi se hai potuto per ipotesi concepire l’anima di un pesce che si trasforma dopo essere uscita dal corpo del pesce e diventa qualcosa di meglio di un pesce – ho preso un esempio; che nessuno prenda pretesto per (attribuirmi) teorie che non ha mai sentito – concepirai qualcosa di questo tipo: sei risalito dal mare cadendo nelle reti dei discepoli di Gesù; uscendo cambi d’anima, non sei più un pesce che vive nei flutti salmastri del mare, ma subito la tua anima si trasforma e si trasfigura e diventa qualcosa di meglio e di più divino di cio che era prima. Che si trasfiguri e si trasformi, ascolta Paolo che lo dice: Noi tutti a volto svelato rispecchiandoci nella gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come dallo Spirito del Signore . E poiché questo pesce catturato dai pescatori di Gesù è stato cosi trasformato, abbandonate le dimore dei mari si fa delle dimore sui monti, tanto che non ha più bisogno di pescatori che lo facciano risalire dal mare ma di un secondo genere di persone, che sono chiamate cacciatori, i quali cacciano via da ogni monte e da ogni colle.

Quando dunque tu sarai risalito dal mare e sarai stato preso dentro le reti dei discepoli di Gesù, trasformati







allontanandoti dal mare, dimenticalo, vieni sui monti, cioè i profeti e sui colli, cioè i giusti, e conduci li la tua vita, perché in seguito, quando sopraggiungerà per te il momento dell’esodo, ti siano mandati i molti cacciatori diversi dai pescatori . Chi potrebbero mai essere costoro se non quelli assegnati ad accogliere le anime che sono sui colli, le anime che non giacciono in basso? E vedi se non è questo che ha gridato misticamente il profeta con le sue parole e cio di cui ci ha presentato il senso dicendo: Ecco, io mando molti pescatori, dice il Signore, e li pescheranno; e dopo questo mandero molti cacciatori e li cacceranno sopra ogni monte e sopra ogni colle.

2. Se vuoi dunque essere catturato dai cacciatori, vedi di non indugiare nelle valli, non vivere in basso, bensi cerca i monti: sali sulla montagna ove Gesù si è trasfigurato , sali sulla montagna sulla quale Gesù vedendo le folle è salito e i suoi discepoli l’hanno seguito , e là aperta la bocca insegno dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli , e le beatitudini che seguono a questa.

E non è permesso a questi cacciatori di prendere la preda altrove se non dai monti e dai colli e dalle fenditure delle rocce, poiché sono questi i tre luoghi nominati nel profeta: Mandero infatti molti cacciatori e li cacceranno su ogni monte e su ogni colle e fuori dalle fenditure delle


rocce. Donde allora comprendero cosa sono le rocce e le fenditure nelle rocce? Vengo all’Esodo, cerco di trovare una traccia di spiegazione sulle fenditure delle rocce, trovo là Mosè che vuole conoscere Dio e Dio che gliene fa promessa dicendo: Ecco, ti porro nell’apertura della roccia e vedrai cio che è dietro di me, ma il mio volto non sarà visto da te. Se capisci cosa si intende là per roccia e vedi là l’apertura della roccia, in che modo colui che sta sulla roccia e vede l’apertura nella roccia vede Dio attraverso l’apertura della roccia, vedrai anche le molte rocce e le loro fenditure. Chi è dunque quella roccia unica? E la roccia era il Cristo; poiché bevevano da una roccia spirituale che li seguiva, e ha posto sulla roccia i miei piedi , è scritto nel salmo 39. E qual è l’apertura nella roccia? Se vedi l’ingresso di Gesù tra gli uomini, pensando che lui è tutt’intero roccia, vedrai l’apertura in funzione del suo ingresso, apertura attraverso la quale si contempla cio che è dopo Dio, poiché questo è il senso della frase: E vedrai cio che è dietro di me.

3. Ma avendo trovato una sola apertura di una sola roccia, passo col discorso dall’apertura alla fenditura della roccia e cerco le molte rocce. Se vengo al coro sia dei profeti che degli apostoli come pure dei santi angeli i quali sono saliti (nelle altezze), dico che tutti gli imitatori di Cristo, come lui è roccia, diventano rocce . E come lui ha un’apertura attraverso la quale si scorge cio che è dietro a Dio, allo stesso modo ciascuno, offrendo la via di comprendere Dio mediante le parole da Lui pronunciate, fa in se stesso un’apertura o, se vuoi chiamarla diversamente, una fenditura: dalla quale apertura o





103 Ger. 15, 17.


fenditura vedrai tramite Mosè la Legge, tramite Isaia la sua profezia, tramite Geremia altre parole di Dio. Ma fosse anche un angelo a parlare, come ha parlato secondo quanto è detto: l’angelo che parla in me , anche allora mi attengo all’angelo e vedo là una roccia e una apertura nella roccia e vedo Dio alla maniera degli angeli.

4. Ma ho bisogno di un esempio per mostrare comeè possibile venire a un angelo e attraverso un angelovedere Dio. E scritto infatti nell’Esodo: Si fece vedere a Mosè un angelo del Signore nella fiamma di fuoco del roveto, e il roveto non brucia ; e non disse la Scrittura come sopra: Si fece vedere un angelo – cosi aveva detto, angelo del Signore – ma: Io, Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Giacobbe . Là c’era dunque Dio contemplato in un angelo, come Dio si fa conoscere attraverso la roccia e l’apertura che conduce a lui.

Tu non sai dunque quando vengono inviati i cacciatori . Percio non scendere mai dai monti e non lasciare i colli e non uscire dalle fenditure delle rocce, poiché, se sarai trovato fuori, ti sarà detto come a uno che sta fuori e che parla il linguaggio di quelli di fuori:

Insensato! In questa stessa notte richiedono a te la tua anima; e cio che hai preparato, di chi sarà? . Ecco cosa ti verrà detto; e questo ti verrà detto anche se dirai:

Abbattero i miei granai e ne costruiro di più grandi, e diro alla mia anima: Anima, hai riserve di beni per molti anni: riposati, mangia, bevi, rallegrati 33. Vedi come chi è giù dai monti, chi è giù dai colli, chi è fuori dalle fenditure delle rocce, si inganna nel discernimento dei beni, credendo che questi siano beni; percio dice: E diro alla mia anima: Anima, hai riserve di beni per molti anni. Ha creduto che il





109 E notevole l’applicazione di questa frase ai giudei per tornare ancora una volta sul pensiero dell’ingresso delle genti.

grano e l’abbondanza dei prodotti della terra fossero beni, poiché non ha capito che quelli che sono veramente beni non sono nella terra maledetta , bensi quelli che sono veramente beni sono in cielo; e poiché credeva che fossero beni quelli sulla terra, tesaurizzava sulla terra. Ma se qualcuno, persuaso da Gesù, passa dal tesaurizzare sulla terra al tesaurizzare in cielo , non gli verrà detto: Insensato! In questa stessa notte richiedono a te la tua anima , ma i cacciatori che vengono a cercare non gli animali che sono in basso ma quelli che sono sui monti, che sono sui colli, che sono al riparo nelle fenditure delle rocce, li cattureranno e li condurranno lontano da quella caccia: dove? Al riposo dei santi e dei beati in Cristo Gesù.

Poiché i miei occhi, dice, su tutte le loro vie, cioè di costoro: Dio tiene (fissi) gli occhi su tutte le vie di coloro che vivono sui monti e sui colli e nelle fenditure delle rocce.

E questi non si sono nascosti dal mio volto, mentre i cattivi si nascondono dal volto di Dio. Udi Adamo dopo la trasgressione la voce del Signore Dio che camminava nel giardino la sera e si nascose 39, mentre il santo non si nasconde mai bensi tiene il suo cuore davanti a Dio con la franchezza che viene da una vita santa, poiché, se la nostra coscienza non ci condanna, essa ha franchezza davanti a Dio, e cio che chiediamo lo riceviamo da lui . Del resto Adamo, anche se pecco, non pecco di un peccato grave all’estremo: percio si nascose dal volto di Dio ; Caino invece, più peccatore di lui ed empio al massimo grado nel suo fratricidio, che cosa ha fatto? E




uscito (andandosene) dal volto di Dio . Confrontando i due mali, è cosi minore il nascondersi dal volto di Dio, poiché chi si nasconde lo fa non senza arrossire ma provando vergogna davanti a Dio.

Non si sono nascosti, dunque, dal mio volto, questi.

5. A quelli che agiscono cosi capita di trovarsi neipeccati e di essere pescati fuori dai peccati che sono nel mare, affinché quelli che sono pescati e dopo di cio giungono ai monti non suppongano davvero che dalla loro giustizia questo è venuto a loro: la Parola richiama non solo quelli ma anche noi al ricordo dei precedenti peccati; percio è detto dopo la menzione dei benefici: E non sono rimaste nascoste le loro ingiustizie davanti ai miei occhi .

Quanto segue ci farà lottare: se lo considereremo conseguente a cio che precede, ci preoccuperemo seriamente della retribuzione dei peccati ; se ci sembrerà non conseguente con cio che è stato detto sopra riguardo agli uomini che sono oggetto di pesca e di cacciagione, anche cosi la questione ci getta in una lotta non comune. Dice infatti: E prima di tutto rendero loro al doppio la retribuzione delle loro ingiustizie e dei loro peccati per cui contaminavano la mia terra con i cadaveri delle abominazioni e con le loro iniquità di cui hanno riempito la mia eredità . Il prima di tutto o senza pensare l’hanno soppresso alcuni manoscritti o per un motivo di «economia» l’hanno soppresso i Settanta, Dio lo sa; noi peraltro, comparando le altre edizioni, abbiamo trovato il







119 E notevole a questo punto il passaggio dal verbo avere al verbo essere: se uno custodisce un dono, ci sarà per lui la

testo: E prima di tutto rendero loro al doppio la retribuzione delle loro ingiustizie, perché sia manifestato che, anche se fossero degni di beatitudine per le loro seconde opere, poiché sono uomini e si trovano nei peccati, prima di tutto devono pagare i loro peccati. E guarda se questa non è la vera «lezione». Chi non pagherà i peccati se non colui che dopo aver creduto e aver ricevuto la remissione dei peccati cosi da udire Gesù che dice: Ti sono stati rimessi i peccati, non peccare più , davvero non pecca più? Ma se dopo la remissione dei peccati e il sacramento del lavacro della rigenerazione peccassimo, come noi tutti non ancora resi perfetti come gli apostoli, e se dopo il peccato o mentre pecchiamo facessimo certe cose nel modo dovuto, riflettiamo a cio che ci attende.

Se dunque usciamo dalla vita con dei peccati ma anche con delle opere buone, saremo salvati per le buone opere e saremo assolti dai peccati commessi consapevolmente? O saremo castigati per i peccati senza ricevere alcuna ricompensa per le buone opere? Ma né l’una cosa, cioè il ricevere il peggio e non ricevere il meglio è conforme al Dio giusto, né l’altra cosa, cioè il ricevere il meglio e non ricevere il peggio è conforme al Dio giusto, che vuole distruggere e recidere il male. Supponiamo che tu, dopo aver costruito sul fondamento che è Cristo Gesù, come sei stato ammaestrato, vi abbia posto sopra non soltanto oro, argento e pietre preziose , ammesso che tu abbia dell’oro e molto oro o poco. Supponiamo dunque che tu abbia argento e pietre preziose, ma non solo queste bensi anche legna e fieno e paglia, cosa vuoi che ti capiti dopo l’esodo? Forse se mai di entrare nel santuario con il tuo legno e con il tuo fieno e la paglia, cosi da contaminare il regno di Dio? O ancora, per il fieno, per la legna , per la paglia vuoi



rimanere nel fuoco e non ricevere nulla per l’oro e l’argento e le pietre preziose? Nemmeno questo è verosimile. E che allora?

6. Ne consegue che dapprimaricevi per la legna il fuoco che consuma la legna, il fieno e la paglia, poiché il nostro Dio è detto per natura fuoco divorante per quelli che possono comprendere. E il profeta dicendo: Il nostro Dio è fuoco divorante ha taciuto su che cosa divora, lasciandolo pensare a noi. Poiché ha detto: Dio è fuoco divorante, vi è qualcosa da divorare. Che cos’è dunque cio che viene divorato? Certo non divora cio che è secondo l’immagine e la somiglianza , non divora la propria creatura ma il fieno messovi sopra, la legna messavi sopra, la paglia messavi sopra .

Il brano era molto difficile da spiegare; c’erano delle promesse, e dopo le promesse dice: E prima di tutto rendero loro doppia retribuzione delle loro ingiustizie . Era proprio necessario inserire questo prima di tutto, perché prima di tutto viene resa la retribuzione dell’ingiustizia, poi della giustizia, poiché Dio non retribuisce nell’ordine inverso. Se retribuisse prima i beni, bisognerebbe che cessassero i beni affinché ricevessimo i mali; ora invece retribuisce i mali affinché, attraverso la sparizione dei mali, abbia fine l’assoggettamento al castigo perché dopo di questo egli renda i beni. Troverai percio nelle sacre Scritture che Dio parla prima di tutto di quanto sembra essere più cupo e in seguito delle cose migliori: Io uccidero e faro vivere, percuotero e io sanero ; Lui fa soffrire e di nuovo reintegra; ha colpito e le sue mani hanno sanato . A queste cose, colui che comprende e si rapporta piamente alle parole che ode puo


dire: Signore, chi sarà ospite nella tua tenda o chi dimorerà sul tuo monte santo? Chi cammina senza macchia e opera la giustizia, chi dice la verità nel suo cuore, colui che non ha ingannato con la sua lingua, non ha fatto del male al suo prossimo e non ha accolto insulti contro i suoi congiunti – mentre noi insultiamo anche quelli che fanno penitenza e ritornano (a Dio), sebbene la Scrittura dica: non insultare un uomo che si volge indietro dal peccatonon ha accolto insulti contro i suoi congiunti: è un nulla davanti a lui il malvagio, ma glorifica quelli che temono il Signore .

7. Tutti noi dunque che abbiamo materia per quel fuoco, riceveremo prima di tutto il salario dei nostri peccati. Ma qualcuno di quanti ascoltano dirà: Spiega anche il doppio : supponiamo infatti che io riceva prima di tutto il salario dei peccati affinché, quando avro ricevuto il salario dei peccati, dopo questo si compia cio che è detto presso l’Apostolo: Se l’opera di qualcuno sarà arsa, egli subirà un danno ma sarà salvato, in un modo pero come attraverso il fuoco ; ma perché poi ricevo un doppio salario dei peccati? Bisogna pero dire che il servo che ha saputo la volontà del suo signore e non ha agito secondo la volontà di lui, sarà battuto non con poche ma con molte battiture. E dunque conveniente che i peccatori di tra le genti ricevano un salario semplice per i loro peccati e noi invece riceviamo il doppio salario delle nostre cadute, poiché se noi pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più un sacrificio per i peccati ma una spaventosa attesa del giudizio e una gelosia di fuoco che divorerà gli avversari.

E stato profetizzato cio che riguarda quelli che sono

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presi alla pesca e alla caccia e che riceveranno prima di tutto il doppio salario per i loro peccati; dopo questo viene profetizzata più chiaramente la chiamata delle genti , non di quelle che sono chiamate ma di quelle che sono state chiamate e che non ignorano che cosa devono confessare e di cosa devono rendere grazie , ma che l’hanno già appreso. Noi impariamo infatti che dapprima sono state chiamate, prese alla pesca e prese alla caccia, e in un secondo tempo assentiranno.

8. Vediamo cosa la profezia dice di noi che stiamoora imparando a pregare, che anzi abbiamo già imparato:

Signore, mia forza e mio aiuto e mio rifugio nel giorno delle sventure; a te le genti verranno dall’estremità della terra e diranno: Quali falsi idoli hanno acquistato i nostri padri e non vi è in essi alcun vantaggio! . Dall’estremità della terra sono venute le genti a Dio e hanno detto le genti: Idoli falsi hanno acquistato i nostri padri e non vi è in essi alcun vantaggio. Come dall’estremità della terra? Ci sono alcuni della terra che sono primi e ci sono alcuni della terra che sono ultimi . Chi sono i primi, primi della terra, non semplicemente primi? I sapienti del mondo, i nobili, i ricchi, i dignitari. Chi sono gli ultimi? Le cose folli del mondo ha scelto Dio, le ignobili, le spregevoli, quelle che non sono.

Verranno dunque delle genti dall’estremità della terra; è come se dicesse: dagli ultimi uomini che sono sulla terra, dai folli, dagli ignobili , dagli spregevoli, e diranno: Quali falsi idoli hanno acquistato i nostri padri e non vi è in essi alcun vantaggio! Non che vi siano degli idoli veri in opposizione ai quali si parla di falsi, ma ci sono semplicemente degli idoli e per natura sono falsi e


– ad applicare la frase al Salvatore.

nostro Lui, il mio Gesù, come lo chiama tante volte Origene, emerge

non vi è in essi alcun vantaggio.

9. Se un uomo si farà degli dèi . Non solo con le statue degli uomini si fanno degli dèi, ma troverai degli uomini che si fanno degli dèi con le immaginazioni , poiché quanti possono fabbricarsi un dio diverso e una creazione diversa dalla costituzione del mondo disegnata dallo Spirito, diversa dal vero mondo, tutti costoro si sono fatti degli dèi e hanno adorato le opere delle loro mani . E cosi, pensa, per quelli fra i greci che hanno ideato concezioni, per esempio, di questa o quest’altra filosofia, sia, fra le eresie, ai primi che hanno ideato opinioni: questi si sono fatti degli idoli e delle immaginazioni della loro anima e voltisi (ad esse) hanno adorato le opere delle loro mani, prendendo per verità le proprie immaginazioni.

Tutti quelli dunque che si fanno degli dèi sensibilmente e intellettivamente, il Verbo li confuta dicendo: Se un uomo si farà degli dèi, questi allora non sono dèi. Percio io manifestero loro la mia mano in questo tempo e faro loro conoscere anche la mia potenza . In quale tempo se non in questo? Significando poi il tempo della parusia del Signore: E conosceranno – dice – che il mio nome è Signore .

10. Vi è poi un’altra profezia che, non so come, nontroviamo presso i Settanta, mentre la troviamo nelle altre edizioni , evidentemente perché figura nell’ebraico, ed è ripiena di cose necessarissime che possono – se facciamo attenzione – convertire la nostra anima; ecco le

sue parole: Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro; con una punta di diamante è inciso sul petto del loro cuore . E possibile abbandonarsi all’ipotesi più facile e dire: queste cose sono state scritte sui giudei, è il loro peccato che è stato scritto. Ma se consideri, come spesso abbiamo mostrato , che Giuda significa allegoricamente il Cristo, il peccato di Giuda non è forse il peccato di noi che crediamo nel Cristo uscito dalla tribù di Giuda ? E se puoi intendere anche un altro senso più misterioso, forse il profeta parla di Giuda il traditore, come se fosse di lui che la profezia dice: Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro; con una punta di diamante è inciso sul petto del cuore: ma questa volta non si adatta a Lui il termine loro. Non diceva dunque di noi, se diventiamo peccatori, che queste parole profetiche ci afferrano? Abbiamo peccato e il nostro peccato non è stato scritto al di fuori di noi ma nel nostro cuore, ed è scritto con uno stilo di ferro, con una punta di diamante. Che i peccati che commettiamo si iscrivano in noi per il semplice fatto di commetterli, lo mostrerà l’esperienza. Non ero consapevole di questa azione o di quel peccato. Ma, una volta commesso, porto la sua impronta e l’impronta del peccato da me commesso si iscrive in qualche modo nella mia anima. E se il mio peccato fosse scritto con inchiostro, certo lo cancellerei, ma ecco che è scritto con uno stilo di ferro, è scritto con una punta di diamante, è scritto sul petto del nostro cuore, perché io venga al tribunale e si compia la profezia che dice: Non c’è niente di nascosto che non sarà manifestato e niente di occulto che non sarà svelato . Sono stati messi a nudo il mio petto e il mio cuore che portano le lettere del peccato iscritte con lo stilo di ferro, con la punta di diamante, e tutti leggono nel mio petto e nel mio cuore le impronte dei miei peccati, poiché non vi è niente di nascosto che non


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sarà manifestato , ma anche perché i pensieri si accusano e si difendono gli uni con gli altri 84, e: Non giudicate nulla prima del tempo, finché non venga il Signore, il quale anche metterà in luce le cose nascoste della tenebra e manifesterà i consigli dei cuori . A chi manifesterà? Non a se stesso, poiché lui conosce tutte le cose prima della loro nascita . Ma a chi ancora manifesterà? A tutti quelli che vedranno a causa della loro purezza il peccato di chi ha peccato, perché i peccatori risorgano a infamia e vergogna eterna . Ce ne liberi il Dio di tutte le cose, affinché risorgiamo per la gloria che è in Cristo al quale è la gloria e la potenza nei secoli. Amen .







Origene su Geremia 15