Origene su Matteo 214


IL MISTERO DI GESU

215

15. LC

Allora ordino ai suoi discepoli di non dire ad alcuno

21 Rm 14, 2.

XXXII, XXVIII, 801).

17 Gv 16, 11. 18 Gv 12, 31.32. 19 Cf. Mc 10, 14ss. e parall.

(15) Cf. 1 Cor 2, 2. La croce, celebrata da Origene con accenti inequivocabili, è la grande lezione sconosciuta alla gnosi: "Gli eretici non insegnano la dottrina degli uomini della Chiesa "pronti a prendere la croce" e a seguire il Salvatore" (Om Ez III, 4, 72), e alla quale non giunge il giudaismo: "L'unico vanto giusto è quello per la fede nella croce di Cristo, fede che esclude tutto quel vanto proveniente dalle opere della Legge" (Cm Rm III, IX, cit., I, 166).

(16) Mt 16, 20. "(Vangelo è) tutto cio che stabilisce la venuta di Cristo, ne prepara la presenza e la attua nelle anime di quelli che vogliono accogliere il Logos di Dio che sta alla porta e picchia e vuole entrare" (Cm Gv I, IV, 124): i discepoli esprimono nell'annuncio la loro accoglienza, assimilazione, sequela del Vangelo, cioè del Cristo pasquale (cf. von Balthasar, Con occhi semplici, cit., 19).

(17) Mt 16, 21. Il Cristo - che annuncia se stesso - dona agli annunziatori la vista spirituale, quel "di più" che la fede conferisce agli eventi: "(Il) compito dell'evangelista... non è tutto e soltanto nel narrare in che modo il Salvatore ha guarito un cieco dalla nascita, ha risuscitato

Commento a Matteo, Libro XII, 31-32 341

che egli era il Cristo .

Più su sta scritto che Gesù mando i Dodici dicendo loro: Non andate nella via dei pagani (1) con tutto quanto è riferito che disse loro quando li invio in missione. Voleva dunque che essi, mentre già compivano la loro opera di apostoli, annunciassero che egli era il Cristo? Se lo voleva, è il caso di chiedersi perché mai adesso ordini ai discepoli di non dire che egli è il Cristo. Se non lo voleva, come si puo allora svolgere un vero apostolato? Riguardo a tale passo ci si potrebbe porre il quesito: quando invio i Dodici, non li invio perché pensavano che egli fosse il Cristo? Ma se lo pensavano i Dodici, lo pensava chiaramente anche Pietro! Come mai, allora, viene dichiarato beato? Eppure il testo, nelle sue stesse parole, lascia capire che quella fu la prima volta che Pietro lo confesso come Cristo, Figlio del Dio vivente (2).

Matteo ha scritto, stando ad alcuni esemplari: allora ordino ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il

(Cm Gv I, III, 121; I, XII-XV; cf. Danieli, Vangelo, evangelizzazione , cit.,

137s.).

(18) Mt 16, 21. Poiché "le cose corporee sono tipo di realtà spirituali" e "i fatti storici di realtà intelligibili", seguire il Cristo pasquale significa incamminarsi verso "la terza Pasqua, che sarà celebrata tra miriadi di angeli nell'adunanza festosa (cf. Eb 12, 22) perfettissima e nell'"esodo" beatissimo" (Cm Gv X, XVIII, 405s.; cf. H. de Lubac, Storia,

310-320).

20 Mt 10, 39. 21 Cf. 1 Cor 15, 20. 22 Cf. 1 Cor 15, 20.

23 Cf. Rm 6, 5; 8, 29.

(19) Lc 13, 33. Il tema della salita a Gerusalemme si collega nel passo commentato al mistero stesso della città santa: visione di pace, città posta in alto, osservatorio, segno sacramentale - sulla terra - della Gerusalemme dell'alto, celeste (cf. Introduzione, nota 16).

(20) Cf. Gal 4, 26. In certo senso è l'operazione del Cristo a

342

Cristo , mentre Marco: impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno ; Luca invece: ordino loro severamente di non dire questa cosa a nessuno . Qual era questa cosa? Certamente cio che, secondo Luca, Pietro aveva risposto (alla domanda: Voi chi dite che io sia?): Il Cristo di Dio (3). E da sapere, inoltre, che alcuni codici del Vangelo secondo Matteo hanno la variante li riprese severamente. Il quesito mi pare estremamente serio, e si deve cercare per esso una soluzione ineccepibile. Chi la trova, la proponga pure, a condizione che sia più convincente di cio che io nella mia mediocrità sto per proporre.

Rifletti, dunque: puoi dire che conta meno il credere che Gesù è il Cristo che il riconoscere quanto creduto? C'è forse anche una differenza nel riconoscere che Gesù è il Cristo, nel senso che non chiunque lo riconosce, lo riconosce allo stesso modo? Che dunque il credere senza riconoscere conti meno del riconoscere, risulta chiaro dal Vangelo di Giovanni: Se rimarrete nella mia parola,

"distruggere" la Gerusalemme terrena, per edificare quella celeste:

"Una volta terminata l'opera per cui era stato foggiato il modello di fango, non c'è più bisogno di esso - intendi qualcosa di simile anche per le cose scritte o compiute nella Legge e nei Profeti... Prima c'era Gerusalemme, grande regale città, in cui era stato costruito a Dio il tempio famosissimo... Fu distrutta quella terrestre quando apparve quella "celeste"" (Om Lv X, 1, 233s.); è il passaggio dalla lettera allo spirito: "Si possono avere dei dubbi che in tutte queste cose la lettera della Legge sia morta?" (Cm Rm VI, VII, cit., I, 326; cf. ivi note di Cocchini 32 e 33; Sgherri, Chiesa, 105s.).

24 Mt 16, 21. 25 Cf. 2 Cor 3, 3. 26 Cf. Mt 6, 13. 27 Cf. Gv 8, 44. 28 Cf. 1 Ts 5, 23.

(21) Cf. Eb 12, 22. Occorre cogliere la dinamica profetica, positiva, di questa dialettica terra-cielo che riguarda la distruzione di Gerusalemme: "Se dunque, o Giudeo, quando vieni a Gerusalemme città

Commento a Matteo, Libro XII, 32 343

riconoscerete la verità, e la verità vi farà liberi (4). E che ci sia differenza nel riconoscere che Gesù è il Cristo, nel senso che non tutti quelli che riconoscono lo fanno allo stesso modo, anche questo risulta evidente, per poco che si cerchi di capirlo. Chi infatti non ammetterà che (tanto per dire) Timoteo, nel riconoscere che Gesù è il Cristo non sia stato illuminato in questa conoscenza di lui, altrettanto che l'apostolo Paolo? E chi, d'altra parte, non ammetterebbe che, anche se parecchi parlano con verità di Dio e dicono: Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose (5), affermano cio, senza capire con uguale chiarezza e comprensione le verità riconosciute, e senza riconoscere lo stesso numero di verità?

Ma il fatto che coloro che riconoscono non lo facciano tutti allo stesso modo, non attiene soltanto alla differenza nel riconoscere, ma anche a cio che determina questo riconoscere, sicché in tale senso chi ha riconosciuto il Figlio perché glielo ha rivelato il Padre (come ha testimoniato Pietro), possiede il grado più alto di beatitudine (6).

Se la mia affermazione regge, cercherai di capire se i Dodici in un primo momento credevano ma non riconoscevano, poi a seguito del credere incominciarono anche a riconoscere, ma riconoscevano ancora poche cose

terrena, la troverai abbattuta, ...non piangere, ...non ti lamentare, ma al posto della città terrestre, cerca quella celeste... C'è un altare nei cieli e vi celebra il Gran Sacerdote "dei beni futuri", eletto da Dio "secondo l'ordine di Melchisedec" (Eb 10, 1; 5, 10)" (Om Gs XVII, 1, 237; cf. Daniélou, Sacramentum futuri, Paris 1950, 213ss.).

(22) Cf. 2 Cor 11, 14. Ancora una annotazione sulla "trinità malefica" - cf. Cm Mt XI, 6, nota (25) - in efficace contrapposizione alla menzione che subito segue sulle Tre divine Persone.

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di lui; successivamente fecero progressi nel riconoscere, si da poter accogliere il riconoscimento da parte del Padre, che rivelava il Figlio. In tali condizioni era Pietro, quando fu dichiarato beato: beato, non solo per avere dichiarato Tu sei il Cristo , ma anche per aver aggiunto il Figlio di Dio vivente. Ecco perché Marco e Luca, che hanno riferito la risposta di Pietro: Tu sei il Cristo , ma non il seguito che si trova in Matteo, il Figlio di Dio vivente, non hanno riportato neanche la beatitudine motivata da questa affermazione e la benedizione successiva alla beatitudine: Tu sei Pietro .

216
16. L

Ma è ora di indagare anche sul primo punto, e cioè che essi proclamavano altre cose su di lui, come uomo grande e meraviglioso, ma non annunciavano ancora che era il Cristo, perché non si avesse l' impressione che il Salvatore togliesse loro quel potere di proclamarlo Cristo, a loro conferito prima. Qualcuno potrebbe forse avanzare tale idea: i Giudei, da principianti, furono istruiti dagli apostoli sugli aspetti gloriosi di Gesù affinché al momento opportuno vi potessero fondare anche l'affermazione che

29 Cf. Mt 16, 16. 30 Cf. Mt 16, 22. 31 Cf. Mt 16, 16.22.

(24) Cf. Mt 16, 22. Anche il Battista ha patito una sofferenza simile a quella di Pietro, "avendo ascoltato e concepito cose grandi riguardo al Cristo"; quando Pietro esclama: "Il Signore ti sia propizio",

Commento a Matteo, Libro XII, 33 345

egli è il Cristo. Ma forse (potrebbe pensare) molte affermazioni destinate a loro erano espresse per tutti quelli che virtualmente erano credenti. Infatti non si applicava ai soli apostoli il monito: Sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani (7) e magari non erano destinate neppure esclusivamente agli apostoli, bensi a tutti quanti avrebbero creduto, le parole: Il fratello darà a morte il fratello, ecc. . Ma anche le altre parole: Chiunque mi riconoscerà, ecc. (8) furono rivolte non agli apostoli in particolare, bensi a tutti i credenti in genere. In tal senso, in cio che è detto agli apostoli c'è stata un'anticipazione di quell'insegnamento, successivamente utilizzato tanto dagli apostoli quanto da ognuno che avrebbe insegnato.

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17. "D..."

(25) Rm 3, 25. Origene svolge il senso della espressione greca di propiziazione: nel profilarsi della croce si esprime il beneplacito divino. L'excursus origeniano sulla confessione di Cesarea, con i suoi sviluppi cristologici, legge nel mostrare da parte di Gesù la necessità della Passione, una ineluttabilità che non riguardava "né la determinazione individuale o eroica di Gesù, né l'opposizione crescente dei suoi avversari, ...né una fatalità cieca, né l'arbitrio (di) una divinità lontana,

...ma un disegno di Dio, certo impenetrabile agli increduli, ma percepibile alla fede" (Bonnard, L'évangile selon saint Matthieu, cit., 247).

32 Mt 4, 19. 33 Mt 16, 23.

(26) Mt 16, 23. Origene legge le parole di Gesù a Pietro - "Vieni dietro di me, Satana" - come uno scuotimento dal torpore dell'ignoranza, "conferendo cioè a tutta l'affermazione in questione una

346

Ora, chi intende che l'essere lui il Cristo fosse stato annunciato prima già dagli apostoli, che si erano sentiti dire: Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce, e quello che ascoltate nell'orecchio, predicatelo sui tetti , dirà che (Gesù) in un primo momento volle dare, diciamo cosi, una catechesi meno esplicita per coloro che avrebbero inteso il titolo Cristo dagli apostoli, e in secondo momento la lascio in certo senso maturare nelle menti della gente che l'aveva ascoltato, affinché dopo esserci stato un certo silenzio, senza proclamare tale suo titolo, sulla catechesi precedente si venisse più opportunamente a innestare Gesù Cristo, crocifisso (9) e risorto dai morti. Questa realtà, agli inizi, neppure gli apostoli la conoscevano. Sta scritto, infatti, nel testo che stiamo commentando: Da quel momento Gesù comincio a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire questo e quello... (10). Se appena ora gli apostoli vengono a sapere da Gesù quello che affronterà, cioè che gli anziani gli tenderanno insidie, lo metteranno a morte, e il terzo giorno risorgerà, che altro si deve pensare della prima conoscenza di Gesù in quelli che ricevevano l'istruzione dagli apostoli, se non che, anche se ci fu l'annuncio di Cristo, fu annuncio per principianti, che non presentava

rilevanza positiva, quasi l'invito rivolto al discepolo di ricollocarsi al seguito del Signore, dopo essersene sottratto con l'affermazione, proferita sotto l'istigazione di Satana, "cio non ti sia mai Signore""

(Bendinelli, Il Commentario , 222ss.); la lettura origeniana ritorna nella esegesi contemporanea: "Gesù invita Pietro a stare al suo posto di discepolo che lo segue e viene dietro a lui. Quando Pietro pretende di mettersi davanti a Gesù per proporgli il suo modo di vedere fa il gioco dell'avversario e diventa pietra di inciampo" (Fabris, Matteo, cit., 365).

(27) Mt 4, 9-10. Confronta assieme... dopo aver raccolto... e aver confrontato : questo capitoletto è esemplare della metodologia esegetica origeniana, secondo la quale occorre "con libertà di spirito riscontrarsi e confrontarsi con la Scrittura divina, e applicare "cose

Commento a Matteo, Libro XII, 33-34 347

punti ancora chiari su di lui? E infatti il nostro Salvatore, ordinando ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo, voleva riservare l'insegnamento più perfetto su di lui a un tempo più opportuno, quando i discepoli sarebbero stati in grado di dare testimonianza sulla risurrezione a coloro che l'avevano visto crocifiggere, essendo stati loro stessi spettatori non solo della crocifissione, ma anche della sua risurrezione.

Se infatti gli apostoli, che pure erano sempre con lui, che avevano visto tutti i miracoli compiuti e davano testimonianza che le sue erano parole di vita eterna , si erano scandalizzati nella notte del suo tradimento , cosa pensi che sarebbe capitato a coloro che avessero sentito dire in precedenza che egli era il Cristo? Fu per risparmiarli

(credo) che egli diede quell'ordine.

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18. I

Chi, invece, intende riferire le parole dette ai Dodici in tempi posteriori e affermare che gli apostoli non avevano ancora proclamato ai loro ascoltatori che Gesù è il Cristo, dirà che egli voleva riservare il titolo di Cristo, associato al nome di Gesù, ad una predicazione più perfetta e salvifica, come la proponeva Paolo in base alla sua esperienza, quando diceva ai Corinzi: Io poi ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso . Percio

[19].[20].[21]).

34 Mt 4, 19; Mc 1, 17. 35 Mt 10, 38. 36 Cf. Os 11, 10.

37 Sir 18, 30. 38 Gv 1, 38.

(28) 1 Re 18, 21. La sequela deve essere totale, altrimenti: "Noi

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prima predicavano che Gesù compiva tali cose e insegnava tali altre sul suo conto. Ma adesso che Pietro confessa che egli è il Cristo, Figlio di Dio vivente , dà ordini ai discepoli di non dire ad alcuno che egli è il Cristo, quasi non voglia che si predichi già che egli è il Cristo, affinché se ne proclami anche la crocifissione in un momento più opportuno. E che in certo senso sia questa la sua intenzione nel proibire che si proclami che egli è il Cristo, risulta chiaro dalle parole: Da quel momento Gesù comincio a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani (11), e dalle parole che seguono. Allora, in quel preciso momento in cui i discepoli riconobbero che Gesù era il Cristo Figlio del Dio vivente, per rivelazione fatta loro dal Padre, era come annunciare loro che (anziché credere in Gesù Cristo già "crocifisso") (12) dovessero credere in Gesù Cristo che "sarebbe stato crocifisso", ma era anche come se insegnasse loro che

(anziché credere in Gesù Cristo, e in lui "risuscitato dai

che non seguiamo il nostro Signore con fede integra e perfetta e ci siamo allontanati dagli dèi stranieri, come posti in una qualche zona intermedia di confine, da un lato siamo battuti da loro come disertori, dall'altro non siamo difesi dal nostro Signore perché instabili ed esitanti" (Om Es VIII, 4, 156).

(29) Mt 16, 23; cf. Lc 22, 61. "Pietro un giorno era quasi perduto ed era stato strappato dalla consacrazione del novero apostolico - a istigazione del diavolo - per bocca di una "serva del pontefice": ma appena Gesù soltanto "lo guardo", volse a lui l'aspetto del dolce volto, subito egli, rientrato in se stesso... "pianse" (e) ricupero col pianto il suo posto" (Om Lv XVI, 7, 317).

39 Mt 16, 23. 40 1 Cor 13, 7-8. 41 Sal 144 (145), 14; 145

(146), 8.

(30) Sal 118(119), 165. Il passo è tipicamente posto come quaestio et responsio : se la Scrittura afferma che i giusti non patiscono scandalo, questo, a fortiori, non dovrebbe valere per Gesù? Origene,

Commento a Matteo, Libro XII, 34-35 349

morti" ) credessero in Gesù Cristo, che "sarebbe stato risuscitato dai morti"; ma poiché ha privato della loro forza i Principati e le Potestà e ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro sulla croce (13), se uno si vergogna della croce di Cristo, si vergogna anche dell'economia, grazie alla quale quelle potenze furono condotte in trionfo ; deve invece gloriarsi nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (14) chi questo lo crede e lo ha riconosciuto. Grazie al Cristo, il mondo è crocifisso a colui che crede, i Principati e le Potestà furono resi pubblico spettacolo e condotti in trionfo, e tra questi Principati (credo) c'era anche il Principe di questo mondo . Ecco perché, avvicinandosi alla Passione, Gesù disse: Ora è il giudizio del Principe di questo mondo, ora il Principe di questo mondo sarà gettato fuori ed io quando saro elevato (dice) dalla terra attirero tutti a me ,

52; Perrone, Quaestiones, 34; Id., Perspectives sur Origène et la littérature patristique des "Quaestiones et responsiones", in Origeniana sexta, 160; Bendinelli, Il Commentario , 215s.).

(31) 2 Cor 11, 29. Ritorna qui uno dei temi fondamentali in Origene: la impossibilità dello scandalo per il Cristo, e per chi attinge la perfezione dell'amore, e insieme la "passione della carità", con il paradosso della condivisione volontaria, da parte di Dio nel Cristo, della sorte dei peccatori e degli esclusi, e quindi il suo "subire lo scandalo" della condizione umana. Per questo: "Non c'è altro modo di diventare figli del Padre nei cieli se non quello di amare i propri nemici e pregare per i propri persecutori" (Cm Gv XX, XXXIII, 662; (cf. H. de Lubac, Storia, 266s.; Perrone, "La passione della carità", 233-235).

(32) Cf. Prv 4, 12. Si deve pensare secondo Dio: "Se (ti) chiedi come mai anche le eresie siano annoverate tra le opere della carne, troverai che esse procedono da un pensiero carnale. Cosi infatti si esprime l'Apostolo a proposito di un tale: "Insuperbito senza ragione a causa dei suoi pensieri carnali e non rimanendo fedele al capo" (
Col 2,

18s.)" (Cm Rm VI, I, cit., I, 302).

45 Mt 16, 24-27. 46 Cf. 1 Cor 1, 30.

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dal momento che il Principe non puo più, quanto prima, impedire che vengano a Gesù quelli che Gesù attira a sé.

219
19. I

Pertanto, se si predica Gesù Cristo, è necessario annunciarlo crocifisso (15). Incompleto è l'annuncio che non parla della sua croce! Non cosi incompleto, mi pare, dire che Gesù è il Cristo tralasciando qualcuno dei suoi prodigi, come invece il tralasciare la sua crocifissione!

Percio, nel riservare la predicazione più perfetta su di lui ai suoi apostoli, egli diede loro ordine di non dire a nessuno che era il Cristo (16) crocifisso e risorto dai morti. Da quel momento comincio non solo a dire, e si spinse fino ad insegnare, ma anche a mostrare ai discepoli che egli doveva andare a Gerusalemme, ecc. (17). Fa' attenzione al verbo "mostrare" perché, come nel caso delle cose sensibili si dice che sono mostrate, cosi pure nel caso di quelle che Gesù dice ai discepoli, è detto che sono

"mostrate". Non penso che, a coloro che l'hanno visto subire fisicamente molte sofferenze da parte degli anziani del popolo, Gesù abbia mostrato ciascuna delle realtà che vedevano, allo stesso modo in cui mostrava ai discepoli la sua manifestazione come Logos.

(33) Cf. Mt 16, 24. La conversione ha una sua portata soteriologica:

"E l'opera stessa della conversione a fare vendetta contro (i demoni seduttori). Se uno che era stato sedotto dai demoni a fornicare, si converte alla purezza, ...si fa vendetta contro l'autore della seduzione. Lo stesso avviene se uno ritorna dalla superbia all'umiltà, dalla lussuria alla sobrietà: in questi singoli aspetti flagella e tormenta i demoni che in essi lo avevano sedotto" (Om Nm XXVII, 8, 383).

Commento a Matteo, Libro XII, 35-36 351

220
20. LG

Allora comincio a mostrare (18). Forse in seguito, con quelli che ne erano capaci, lo fece in modo ancora più chiaro, e non resto più agli inizi del mostrare, come si fa coi principianti, ma avanzo nel modo di mostrare. E se peraltro è ragionevole pensare che Gesù, quel che aveva iniziato lo aveva portato compiutamente a termine, deve aver pur dato assoluto compimento a cio che aveva iniziato a mostrare ai discepoli sul suo dover soffrire le cose descritte. Nel momento, infatti, in cui si apprende dal Logos la conoscenza perfetta di questi misteri, in quel momento - si deve dire -, contemplando la mente le realtà mostrate per una manifestazione del Logos, si è compiuta la manifestazione per chi questi misteri ha volontà e capacità di contemplarli, e li contempla. Ma, poiché non

47 Gv 19, 17-18.

(35) Mt 10, 32-33; Lc 12, 8-9. "Non basta che tali cose si dicano solo nominalmente e a parole, ma bsogna adempierle con i fatti... A che giova che io dica che il Cristo è venuto soltanto in quella carne che ha assunto da Maria, e non mostri che è venuto anche in questa mia carne?... Mostro che il patto di Dio è nella mia carne, se potro dire con Paolo che "sono con-crocifisso con il Cristo" (
Ga 2,19)" (Om Gn III,

7, 96s.; cf. Fédou, La sagesse, 177.334ss.).

(36) Cf. Gal 2, 20. "Anche il Cristo, che noi seguiamo, per la nostra redenzione ha versato il suo sangue, cosi che ne usciamo lavati

352

era possibile che un profeta perisse fuori di Gerusalemme (19), un perire che implica che chi perde la sua vita a causa mia la troverà , per questo doveva andare a Gerusalemme, perché soffrendo molto e messo a morte in quella città, offrisse le primizie della risurrezione dai morti , quella che avverrà nella Gerusalemme di lassù (20), abbandonando, abolendo e dissolvendo la Gerusalemme terrena con ogni suo culto. Fino a quando, infatti, il Cristo non è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti e finché non sono risorti con lui coloro

che sono diventati conformi alla sua morte e risurrezione , si ricercavano quaggiù la città di Dio, il tempio, le purificazioni e tutte le altre realtà. Ma una volta che tutto questo si è realizzato, sono da cercare non più le cose di quaggiù, bensi quelle di lassù! E perché queste avessero luogo, occorreva che egli partisse per la Gerusalemme di quaggiù e li soffrisse molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli Scribi del popolo ; e cio, perché fosse glorificato dagli "anziani" celesti, capaci

di accoglierne i benefici, e dai più divini sommi sacerdoti sottoposti all'unico Sommo sacerdote, e fosse glorificato

Cristo per la via stessa per cui il Cristo le ha precedute" (Om Gdc VII,

2, 132.135: tutto il passo sviluppa la imitazione-sequela-martirio);

"Questa croce, ...per avere, in quelli che l'avranno compresa, la pienezza della sua realizzazione, ...deve diventare la croce della Chiesa, il che si realizza nella croce che tutti portiamo, ciascuno per la sua parte al seguito di Gesù" (Bouyer-Dattrino, La spiritualità dei padri

3/A, cit., 205).

(37) Cf. Gv 19, 17. "Come bisogna intendere tali parole?...

"Porto la croce per se stesso" come una cosa che, per lui, aveva un grande valore... Gesù non porta la croce come un condannato a morte che subisce il supplizio suo malgrado... No, Cristo porta la croce "per se stesso", in quanto strumento privilegiato della sua opera di salvezza, segno del suo trionfo e della sua sovranità.

Commento a Matteo, Libro XII, 37-38 353

da quegli Scribi del popolo, che si occupano delle lettere, non quelle scritte con inchiostro, ma quelle manifestate dallo Spirito del Dio vivente ; occorreva che fosse ucciso nella Gerusalemme di quaggiù, per regnare da risorto sul monte di Sion e nella città del Dio vivente, nella Gerusalemme celeste (21).

Risorse dai morti il terzo giorno perché, avendo sottratti quei morti al Maligno e al suo figlio (in cui era la menzogna, l'ingiustizia, la guerra e tutto quanto è in antitesi con cio che è il Cristo), ma anche allo spirito immondo che si camuffa da spirito santo (22), acquistasse per i credenti il diritto di essere battezzati, in spirito, anima e corpo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (23), Persone che rappresentano i tre giorni, simultaneamente ed eternamente presenti a coloro che sono divenuti, grazie a loro, figli della luce.

221
21. L

(38) Cf. Mt 27, 32; Mc 15, 21; Lc 23, 26. ""Bamot"... significa: avvento della morte... Se uno segue l'ordine della via della salvezza, deve far strada per tutte queste tappe che abbiamo ricordato e, dopo molto, giungere a questo luogo... Sono le Scritture poi ad ammaestrarci che c'è una morte nemica e una morte amica del Cristo,... (morte amica) per la quale "moriamo con lui, per vivere con lui" (
2Tm 2,11

1 Ts 5, 10),... morte beata" (Om Nm XII, 3, 167; cf. H. de Lubac, Storia,

105s.).

(39) Gal 2, 20. "Se perdiamo (la nostra anima) a causa di Cristo, gettandola ai suoi piedi nella morte per lui, noi le acquisteremo la vera salvezza. Se faremo il contrario, comprenderemo che non serve a niente guadagnare il mondo sensibile a prezzo della personale rovina o del proprio danno" (Mart 12: PG 11, 580, tr. Antoniono): se la sequela del Cristo morto e risorto è scelta di vita in Cristo, già in atto nella realtà

354

Ma poiché Pietro riteneva che la Passione fosse indegna del Cristo, Figlio del Dio vivente e inferiore alla dignità del Padre che cosi grandi cose aveva rivelato di lui

(non gli aveva rivelato infatti quello che Gesù avrebbe sofferto), per questo lo prese in disparte e, quasi obliando la dignità di Cristo e che il Figlio di Dio vivente non dice né compie alcuna cosa meritevole di rimprovero, comincio a rimproverarlo (24) e, quasi avesse bisogno di espiazione

(non sapeva ancora, infatti, che Dio l'aveva prestabilito come strumento di propiziazione per mezzo della fede nel suo sangue [25]), gli disse: Pietà per te, Signore . Approvando la sua intenzione ma biasimando la sua ignoranza, in virtù della sua intenzione che era retta, gli disse: Vai dietro a me, come se stesse parlando a uno che a motivo della sua ignoranza e del suo parlare non retto aveva smesso di seguire Gesù. A motivo poi della sua ignoranza, che in qualche misura contrastava con le cose di Dio, gli disse: Satana, termine che in ebraico vuol dire . Ora, se Pietro non avesse parlato per ignoranza e non avesse rimproverato il Figlio di Dio vivente dicendogli: Pietà per te, o Signore, questo non ti accadrà

cristiana in quanto tale, il martirio ne esprime la efficacia suprema, come vittoria sulle potenze e anticipo della risurrezione (cf. R. Scognamiglio, Il salmo 8 nella teologia dei Padri, Atene-Bari 1996, pro- manuscripto , 37).

50 Cf. 1 Cor 1, 30. 51 Cf. Gal 3, 13; Dt 21, 22. 52 Gal 2,

20.

(40) Cf. Ef 2, 14.16; Col 1, 20. Attraverso l'offerta del Cristo "è purificato il mondo errante che arriva alla conversione", ed è il Cristo a rappacificare "tutte le cose nel sangue della sua croce, avendo ucciso l'inimicizia" (cf. Sulla Pasqua II, 47, cit., 128, e ivi note Sgherri).

(41) Cf. 1 Cor 1, 20.23-24. E proprio di Origene condensare le

epinoiai del Cristo in sintesi di rara potenza: "La croce di Cristo, la cui

Commento a Matteo, Libro XII, 38-39 355

mai , Gesù non gli avrebbe detto: Vai dietro a me, come a uno che ha smesso di stare dietro di lui e di seguirlo; e non avrebbe detto neppure Satana, come a uno che ha contraddetto le sue parole. Ma colui che aveva seguito Gesù, o aveva camminato dietro a lui, Satana riusci a distoglierlo dal seguire e trovarsi dietro al Figlio di Dio; e a motivo di quelle parole dette per ignoranza, riusci a renderlo meritevole di sentirsi dire dal Figlio di Dio Satana e scandalo, perché non pensava secondo Dio, ma secondo gli uomini (26). Ma che Pietro in precedenza (prima di commettere questo peccato) stesse dietro al Figlio di Dio, risulta chiaro dall'invito di Gesù: Venite dietro di me, faro di

53 Cf. 1 Cor 2, 7.

predicazione appariva "stoltezza", ...pervenuta a essere creduta e professata dagli uomini, fu mutata in sapienza... "Dio ha reso stolta la sapienza di questo mondo", dopo che manifesto che "Cristo, che fu crocifisso, è potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Co 1, 20ss.)" (Om Es IV, 6, 88; cf. Cm Mt XII, 11, nota [20]; XII, 12, nota [28]).

(42) Cf. Rm 6, 2. La vittoria sulla tentazione prolunga il trionfo pasquale; Origene esplicita il collegamento, inserendo il combattimento spirituale del battezzato nel cuore del mistero di morte-risurrezione del Cristo, secondo la prospettiva "paolina" (cf. Steiner, La tentation, cit.,

168-183; Scognamiglio, Il salmo 8, cit., 35-37; cf. Cm Mt XI, 5, nota

[15]).

(43) Gal 6, 14. "Il Cristo è immolato... per quelli che possono dire: "Per me il mondo è stato crocifisso ed io per il mondo"" (Sulla Pasqua II, 15, 82; "l'immolazione è a favore di tutti, ma ne viene a beneficiare solo chi guarda verso la croce (Nb 21,9) e la lascia agire sulla propria vita" (Sgherri, ivi, nota 6).

(44) Cf. Gal 2, 20; Col 2, 15. "Il diavolo è il "martello della terra intera" (Ger 27 [50], 23)... Gesù Cristo "spezzo e sminuzzo il martello della terra intera"... Similmente anche da ciascuno di noi è veramente

"spezzato" quando siamo introdotti nella Chiesa e accediamo alla fede, viene poi "sminuzzato" e spezzettato quando giungiamo alla perfezione" (Om Ger L. I, 1-2, 285.286s.; cf. H. de Lubac, Storia,

210s.).

(45) Mt 16, 25. Già nel paragrafo 25 Origene ha parlato della

356

voi pescatori di uomini .

222
22. IG

Intanto metterai a confronto il fatto che Gesù ha detto a Pietro: Vai dietro a me, Satana , con quello che ha detto al diavolo che prometteva Tutte queste cose ti daro se prostrandoti mi adorerai (27): Allontanati, Satana, senza l'aggiunta: dietro di me. Lo stare dietro a Gesù è cosa buona, e per questo dice: Venite dietro di me, faro di voi pescatori di uomini . Dello stesso genere sono le parole: Chi non prende la sua croce e viene dietro di me, non è degno di me . Considera, in via del tutto generale, l'espressione dietro: positiva, se il cammino si fa dietro al

54 Mc 9, 3. 55 Cf. 1 Cor 2, 6. 56 Cf. Mc 9, 3.

morte al peccato come con-crocifissione con il Cristo; il discorso si prolunga, manifestando "l'ascetismo cristocentrico della croce in Origene... Con la sua passione sulla croce il Cristo ha distrutto la morte nemica, senza evitare la morte comune - quella detta naturale

- ch'egli ha subito nel suo corpo umano" (Psephtogas, La passione , cit., 317; sulla "morte comune", le "morti" e la "morte per amore" che è il martirio, cf. Noce, La morte in Origene, cit., 290-293.297s.).

(46) Cf. Mc 8, 35: per il Vangelo. Cf. Sir 4, 28. Il Logos incarnato

"ha posto la spada a separazione dell'"immagine del terrestre" da quella "del celeste" (
1Co 15,49), affinché con l'assumere nel tempo presente la parte di divino che è in noi, fatti successivamente degni di non soffrire più separazione, ci renda interamente celesti" (Mart 37: PG

11, 612, tr. Antoniono e cf. sua Introd., 7-9); tale fu la sorte di amoroso martirio per Origene stesso, "quanto egli sopporto per la parola del Cristo" e come, "dopo tutto questo, lascio ancora parole piene di utilità per coloro che avevano bisogno di essere confortati" (Eusebio, Hist. Eccl. VI, XXXIX, 5, cit., 142).

53 Mt 16, 25. 54 Cf. 1 Pt 1, 9.

(47) Cf. Mt 16, 25; 1 Pt 1, 9. La salvezza... la perdizione:

Commento a Matteo, Libro XII, 39-40 357

Signore Dio e ci si mette dietro al Cristo; negativa, se ci si getta dietro le parole di Dio, oppure si trasgredisce il precetto: Dietro alle tue passioni non andare . Anche Elia, nel terzo libro dei Regni, dice al popolo: Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, andate dietro a lui! Se invece lo è Baal, andate dietro a Baal! (28).

Questo Gesù dice a Pietro, dopo essersi voltato (29). Anche questo gesto lo compie per elargire un beneficio. Se percio metti insieme tanti esempi con l'espressione voltatosi (riferita appunto a Gesù) facendone ricerca comparata, scoprirai che l'espressione non è li priva di motivo. A tal proposito basta citare dal Vangelo di Giovanni: Voltatosi Gesù e vedendo che lo seguivano

(Pietro e Andrea, chiaramente), disse: che cercate? . Considera infatti che, anche in questo caso, l'essersi

57 Mt 17, 4. 58 Mc 9, 6.

"Nessuno puo sperare in due padroni... Nessuno puo sperare nei principi e in Dio... Nessuno puo sperare nel mondo e in Dio... (lui che) dona la vita ai morti e chiama le cose che non sono come se fossero... E solo lui che salva quanti in lui sperano" (Om Sal XXXVI, V, VII, 244s.; cf. Crouzel, Le Christ Sauveur, cit., 85; Studer, Dio Salvatore, 128).

(48) Cf. Gal 2, 19-20. "Frequentemente la morte fisica di Cristo è accostata alla morte al peccato del cristiano che si conforma alla morte di Cristo... Questa (morte beata) che ci vivifica con il Cristo, Origene la trova in numerose espressioni paoline" (cf. Crouzel, Origene, 318s.).

(49) Gal 6, 14. "Voglia il cielo che il mio Signore Gesù, Figlio di Dio, mi conceda, mi comandi, di calpestare con i miei piedi lo spirito di fornicazione, porre i piedi sul collo dello spirito dell'ira e del furore, calpestare il demone dell'avarizia, calpestare la vanità, schiacciare coi piedi lo spirito dell'orgoglio, e dopo aver compiuto questo, non attribuire a me il merito fondamentale dell'opera compiuta, ma appenderlo alla croce del Signore, seguendo le parole di Paolo: per mezzo di Cristo, "il mondo per me è stato crocifisso"" (Om Gs XII, 3, 189).

(50) Mt 16, 26. Il termine ophéleia viene arricchito da Origene di

358

voltato di Gesù è a beneficio delle persone verso cui si è rivolto.
223
23. L

Successivamente, è da ricercare in che senso Gesù ha detto a Pietro: Tu mi sei di scandalo , tanto più che Davide dice: Grande pace per quelli che amano la tua legge, e non è per loro scandalo (30). Qualcuno infatti potrebbe dire: se nel profeta cio è detto perché quelli che hanno l'amore sono stabili e inattaccabili da parte dello scandalo (l'amore infatti tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, l'amore non viene mai meno ), come mai il Signore, lui che sostiene quelli che vacillano e rialza quelli che sono caduti , disse a Pietro: Tu mi sei di scandalo? Ma è da dire che inattaccabile dallo scandalo lo è non solo il Salvatore, ma chiunque sia perfetto nell'amore. Per quanto dipende da lui, pero, colui che parla o agisce in tal modo, è di scandalo anche a chi non si lascerebbe scandalizzare. A meno che Gesù non chiami ogni discepolo che pecca "scandalo" per lui stesso, dato che in virtù dell'amore a più forte ragione di Paolo potrà dire: Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? (31), cio che potrebbe anche voler dire: Chi riceve scandalo, che io non ne riceva? Orbene, se allora Gesù chiamo Pietro "scandalo"

una dimensione che porta dalla utilità etica al guadagno spirituale: se è preferibile perdere il mondo e "guadagnare come ricompensa la doxa del Padre che il Cristo, al suo ritorno, conferirà alla nostra anima",

"questo scambio è possibile solo con una condotta conforme alla morte e alla risurrezione del Cristo... Ophéleia (è) divenuto un termine soteriologico che ha di mira un bene escatologico... Una perdita diventa cosi un'offerta. Ophéleia s'inserisce nella spiritualità origeniana del martirio" (Gögler, 'WFELEIA, cit., 200; cf. Cocchini, La Bibbia nel PEAI

Commento a Matteo, Libro XII, 40 359

(per avere detto: Pietà per te, Signore, questo non ti avverrà ) nel senso che, parlando cosi, non pensava secondo Dio, ma secondo gli uomini, che diremo di tutti quelli che si dichiarano discepoli di Gesù, ma non pensano secondo Dio, non guardano all'invisibile e all'eterno, ma pensano secondo gli uomini e guardano solo alle cose visibili e transitorie ? Che diremo? Di certo che gente del genere Gesù l'avrebbe definita ancora di più scandalo per lui, perché quelli che sono di scandalo ai fratelli sono di scandalo anche per lui! Riguardo a questi, come dice: Avevo fame e mi avete dato da mangiare , allo stesso modo dirà: stavo correndo, e mi avete fatto inciampare (32). Non dobbiamo pertanto credere che sia un peccato qualsiasi pensare secondo gli uomini, mentre in tutto si deve pensare secondo Dio. Conviene poi dire cio a chiunque si sia allontanato dalle verità di Dio, dalle parole della Chiesa e dal senso della verità, ritenendo vere

(ad esempio) le opinioni di Basilide, di Valentino, di Marcione o di qualcuno di coloro che idee umane le vanno insegnando come verità divine.

224 24. L

(51) Cf. Gal 6, 14. "Come infatti ci sono due monete, l'una di Dio, l'altra del mondo, e ognuna di esse porte su di sé la propria impronta: gli infedeli quella di questo mondo, i fedeli invece, nell'amore, l'impronta di Dio Padre mediante Gesù Cristo: e se mediante lui non scegliamo spontaneamente di morire nella sua passione, il suo vivere non è in noi" (Ignazio, Magn. V, 2, cit., 82s.).

55 Cf. 1 Cor 13, 3. 56 Cf. 1 Cor 6, 20; 7, 23; Ap 5, 9.

(52) Mt 16, 26. Antallagma, commutatio : il termine evoca il complesso cammino che si è compiuto dall'ambito neotestamentario, e in generale strettamente biblico, alla riflessione della prima patristica, su riscatto-redenzione-liberazione (cf. B. Studer, Redenzione, in DPAC II,

360

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuol venire dietro di me, ecc. .

Con queste parole Gesù mostra che voler venire dietro a lui e seguirlo non dipende dall'ordinario valore umano, e che nessuno puo venire dietro a Gesù se non ha rinnegato se stesso (33). Rinnega se stesso colui che cancella la sua vita precedente, vissuta in malizia, mediante un considerevole cambiamento, come chi (per portare un esempio) prima era un lussurioso e si rinnega come lussurioso vivendo in castità, e via discorrendo.

A questo punto qualcuno potrebbe forse obiettare: se uno si professa cosi come si è rinnegato, rinnega certo se stesso come ingiusto, ma intanto professa se stesso come giusto. Orbene, poiché Cristo è la giustizia , colui che accetta la giustizia professa non se stesso, bensi Cristo. Cosi chi ha trovato la sapienza, per il fatto stesso di avere la sapienza, confessa il Cristo. E un uomo tale che col cuore crede nella giustizia (34), e con le opere rende testimonianza al Cristo, siccome in tutto questo ha riconosciuto Cristo davanti agli uomini, questi a sua volta lo riconoscerà davanti al Padre che è nei cieli. Cosi, a chi non ha rinnegato se stesso, ma il Cristo, sarà rivolta la minaccia: anch'io lo rinneghero (35). Per questo ogni nostra considerazione e pensiero, ogni parola e azione deve partire dal rinnegamento di noi stessi e dalla testimonianza e confessione del Cristo e in Cristo. Sono infatti convinto che ogni azione dell'uomo perfetto costituisca una testimonianza a Gesù Cristo, e che l'astensione da ogni peccato sia un rinnegamento di se

68 Gv 8, 44. 69 Cf. Gv 14, 6. 70 Mt 16, 16. 71 Mt 16,

22. 72 Mt 17, 4. 73 Lc 9, 33. 74 Mc 9, 6. 75 Cf. Mt 16, 16.

76 Cf. Lc 9, 31.

Commento a Matteo, Libro XII, 40-41 361

stessi che conduce dietro a Gesù. Un tale uomo è stato crocifisso col Cristo (36), prende la sua croce e segue lui che porta la sua per noi, secondo quanto è detto in Giovanni: Presala, dunque, la posero su di lui, fino a: dove lo crocifissero, con quanto segue . Ma il Gesù giovanneo

(se cosi posso chiamarlo), portava la croce "per se stesso", e portandola usci (37), mentre quello matteano, marciano e lucano non la prende per se stesso: è Simone di Cirene a portarla (38). E costui forse rappresenta noi, che abbiamo preso la croce per Gesù, mentre Gesù la prende per se stesso. E cosi ci sono due modi di intendere la croce: una croce è quella che porta Simone di Cirene, l'altra quella che Gesù porta "per se stesso" .

225 25. CC

Inoltre, quanto alle parole rinneghi se stesso , mi pare sia utile l'espressione di Paolo, nel rinnegare se

2974-2977 e il già cit. testo Teologia della redenzione, specie 93-96; A. Schenker, Ko- per et expiation, in "Biblica" 63 [1982], 32-46).

(53) 1 Pt 1, 18-19. "(Al diavolo) eravamo stati venduti per colpa dei nostri peccati. Egli dunque chiese come prezzo per noi il sangue di Cristo. Ma fin tanto che fosse dato il sangue di Gesù, che è stato tanto prezioso da bastare esso solo per la redenzione di tutti, fu necessario che quanti venivano formati nella Legge, ciascuno per sé donasse il suo sangue, quasi a imitazione della redenzione futura; e appunto per questo noi, per i quali è stato versato interamente il prezzo del sangue di Cristo, non abbiamo bisogno di offrire un prezzo per noi stessi, cioè il sangue della circoncisione" (Cm Rm II, XIII, cit., I, 105s.; cf. ivi nota di Cocchini; Studer, Redenzione, cit., 2975s.; Crouzel, Origene,

263ss.).

(54) Is 43, 3-4; cf. Es 4, 22-23;14, 27-28. "Essendosi l'azione e l'immolazione sacra compiuta in mistero secondo l'ordine di Dio nel tempo antico a salvezza dei primogeniti dei figli d'Israele, per il

"riversarsi dell'ira" (
Rm 3,5) sul Faraone e su quelli che secondo il

362

stesso: Non sono più io che vivo, è il Cristo che vive in me (39). Infatti, le parole non sono più io che vivo erano voce di chi ha rinnegato se stesso quasi spogliandosi della propria vita e assumendo in se stesso il Cristo, perché questi viva in lui come giustizia, come sapienza, come santificazione , come nostra pace (40) e come potenza di Dio (41) che tutto opera in lui.

Considera attentamente anche questo punto: si puo morire in tanti modi, ma il Figlio di Dio fu crocifisso appeso a un legno , perché tutti quelli che muoiono al peccato (42), non vi muoiano se non attraverso la morte di croce. Ecco perché essi diranno: sono stato crocifisso con Cristo , e: per me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso e io al mondo (43). Puo darsi, infatti, che ognuno di quelli che sono crocifissi con Cristo, abbia privato della loro forza i Principati e le Potestà, ne faccia pubblico spettacolo e mediante il legno della croce le conduca in trionfo (44); o meglio, è il Cristo ad operare tutto cio per

suo comando "non obbedivano" (Rm 2,8) alla parola di Dio... (io cerco) dunque, con la grazia di (Dio, di esporre) il senso (spirituale), affinché divenga evidente, a quelli che desiderano istruirsi, l'efficace (salvezza) di Dio realizzatasi nel Cristo" (Sulla Pasqua II, 39.40, cit., 113s. 115s.; cf. ivi note di Sgherri).

(55) Sal 129 (130), 8. Nella Chiesa del Dio vivente "è il vero Israele, in Cristo Gesù nostro Signore", dice con formula pregnante la chiusa di Om Gs (XXVI, 3, 317): a mostrare che se la tematica del "vero Israele" è quella dell'Israele spirituale (Chiesa) che si sostituisce a quello carnale (AT), il rinvio è sempre anche alla trascendenza, escatologica si, ma già esistente nei cieli; il nostro passo di Cm Mt rinvia appunto all'escatologia dei redenti (cf. Sgherri, Chiesa, 359), aprendo la prospettiva degli scambi salvifici alle dimensioni infinite del cuore di Dio.

1 Is 53, 2-3.

(1) Mt 16, 27. Possiamo propriamente far cominciare da questo

Commento a Matteo, Libro XII, 41-42 363

mezzo di loro.

226 26. M

Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà (45).

Il primo membro della frase si puo intendere in due sensi. Da una parte, si puo intendere che, se uno ama la vita e ritiene la vita presente essere un bene, si prende cura della sua anima mentre vive nella carne e teme di morire come se la perdesse con questa morte: costui perderà la sua anima proprio perché vuole salvarla in questo senso, escludendola dalle condizioni della beatitudine; se uno, invece, fa poco conto della vita presente grazie alla mia parola che lo ha convinto a lottare sino alla morte per la verità (46) consegnandola per la pietà a quella che comunemente chiamiamo morte, costui che per causa mia ha "perduto" l'anima, per contro la salverà e l'acquisterà.

D'altra parte, la parola si potrà interpretare anche in un altro senso: se uno si è reso conto che cos'è davvero la salvezza, e vuole guadagnare questa salvezza per la propria anima, costui deve rinunziare a questa vita, rinnegare se stesso, prendere la sua croce e seguirmi, e

paragrafo il lungo tratto di Cm Mt dedicato alla Trasfigurazione, uno dei vertici della lettura biblica origeniana: "A lungo o in breve, l'esegeta ritorna sempre alla "polimorfia" del Cristo, ossia alla sua Persona unica che noi, credenti, accostiamo e contempliamo in maniere cosi diverse. Il Cristo non è mai quello che noi vorremmo fissare a un certo punto nel nostro spirito, nel nostro cuore, nella nostra fede o nel nostro sistema di Chiesa" (M. Coune, Joie de la Transfiguration d'après les Pères d'Orient , Bellefontaine 1985, 14).

(2) Cf. Is 53, 4. "La mediazione del Logos include addirittura una kenosi, una rinuncia alla dignità divina che ha trovato finalmente il suo punto massimo nella morte di Gesù... Da questo punto comincia anche il grande rivolgimento della risurrezione" e l'umanità di Gesù costituisce

"il modello della nostra ascesa al Padre" (Studer, Dio Salvatore, 128s.).

364

perdere la sua anima per il mondo. Perché se la perde a causa mia e di tutto il mio insegnamento, in cambio di siffatta perdita si procurerà la salvezza (47).

227 27. P

Nello stesso tempo, osserva che all'inizio è detto: Chi vorrà, ma in seguito chi la perderà . Dal momento dunque che vogliamo salvare l'anima, dobbiamo pur perderla per il mondo, crocifissi con Cristo (48), e gloriandoci nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per il quale il mondo sarà crocifisso a noi e noi al mondo (49), per conseguire come premio, la salvezza delle nostre anime , salvezza che si realizza a partire dal fatto che perdiamo l'anima a causa del Logos. Ma se pensiamo che è motivo di beatitudine salvare l'anima, in quanto cio avviene in relazione alla salvezza in Dio e alle beatitudini che sono presso di lui, ci deve pur essere una perdita

12. 90 Cf. Mt 17, 5.

2 Rm 8, 29. 3 Fil 3, 21. 4 Cf. Rm 8, 29; Fil 3, 21. 5 Cf.

1 Cor 1, 21.

(3) Is 53, 2s. "C'è un avvento di Cristo che si è compiuto nell'umiltà, un altro... che si spera nella gloria" (Om Gs VIII, 4, 137s.).

(4) Cf. Eb 2, 14-17. "Certo era estraneo alla natura e divinità (del nostro Salvatore) assumere "sangue e carne"; ma proprio per noi assunse quelle realtà che gli erano estranee, al fine di rendere familiari a sé noi che eravamo diventati estranei a motivo del peccato" (Om Is VII, 1, 145; cf. Harl, Origène et la fonction, cit., 238ss. 279-285.342).

Commento a Matteo, Libro XII, 42-43 365

buona dell'anima, che avviene per amore del Cristo e sarà come un preludio della salvezza beata. Mi pare dunque che ciascuno debba perdere la propria anima in maniera analoga al proprio rinnegarsi, come si è già detto.

Che ognuno dunque la perda, la propria anima peccatrice, affinché dopo aver perduto quella che pecca, assuma quella che si salva con l'agire virtuoso. Ma niente gioverà all'uomo se guadagna il mondo intero (50). Il mondo lo "guadagna" (penso) colui per il quale il mondo non è crocifisso. E colui, per il quale il mondo non è crocifisso (51), avrà la perdita della sua anima. Ora davanti a noi ci sono due scelte: o guadagnare l'anima e perdere il mondo, o guadagnare il mondo e perdere l'anima. Di gran lunga preferibile perdere il mondo e guadagnare l'anima, che si è "perduta" per amor di Cristo.


228
28. I

(5) Fil 2, 7. Apokathistatai, restituat: è per una "ragione pedagogica" che "Origene considera separatamente nel Cristo le realtà congiunte dell'uomo e del Dio"; la pienezza della divinità era sempre in Gesù, anche se "il Verbo incarnato, questa immagine "verso il basso" della divinità "dall'alto", appare a Origene come una mescolanza misteriosa, ...in cui il corpo rivestito serve di velo più che di rivelazione" (Harl, Origène et la fonction, cit., 198-200; cf. G. Bostock, Origen's exegesis of the Kenosis Hymn [Philippians 2 5-11], in Origeniana sexta , 531-547).

(6) Cf. 1 Cor 2, 6. All'evento della Incarnazione deve corrispondere la inabitazione del Verbo di Dio nell'anima del credente, che attua come una "seconda venuta" del Cristo nei "perfetti", tali non per privilegi di natura, ma per il loro elevarsi da una fede superficiale e incoata a una fede sempre più intensa, capaci cosi di assimilarsi ai patimenti e alla risurrezione gloriosa del Maestro (cf. H. de Lubac, Storia, 97-102; Fédou, La sagesse, 361).

(7) Cf. 1 Cor 1, 21. Su questo tratto, cf. Cm Mt XII, 16-17-18, specie alle note (9).(10).(12).(15). La grandezza-umiltà del Verbo incarnato rovescia le misure umane di comprensione: "Come io imparo a balbettare facendo violenza a me stesso quando parlo con dei bambinetti... allo stesso modo anche il Salvatore, essendo nel Padre e

366

Quanto alle parole: O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? (52), sembrerà che, dette in senso di domanda, vogliano dire che l'uomo in cambio della propria anima, dopo aver peccato, dia tutta la sua sostanza per dare i suoi averi da mangiare ai poveri , credendo con questo di salvarsi. Dette pero in senso affermativo, credo che queste parole vogliano dire: l'uomo non ha nulla che possa dare in cambio della propria anima vinta dalla morte, per riscattarla dalle mani di questa. L'uomo dunque non potrebbe dar nulla in cambio della propria anima; Dio invece, in cambio dell'anima di tutti noi, diede il sangue prezioso di Gesù , in quanto siamo stati comprati a caro prezzo, non a prezzo di cose corruttibili, di argento o di oro, riscattati, ma con il sangue prezioso di Cristo agnello senza difetti e senza macchia (53). Anche in Isaia è detto riguardo a Israele: Ho dato l'Etiopia, l'Egitto e Soene come prezzo di riscatto per te, poiché tu sei divenuto prezioso davanti a me, sei stato glorificato (54).

nella magnificenza della gloria di Dio, non parla in linguaggio umano... Dice dunque: "Non so parlare" (Ger 1, 6), so cose più grandi del parlare... Ho la lingua di te, Dio, sono la parola di te, Dio, con te so conversare" (Om Ger I, 8, 38s.; cf. Fédou, La Sagesse, cit., 175).

(8) Cf. Mt 16, 27. "(Questa Chiesa) parli cosi:... I suoi angeli santi mi hanno prestato ossequio... Anche i profeti mi hanno prestato il loro servizio... Mi hanno detto tutto per mostrarmi e indicarmi il Figlio di Dio... Ma poiché ormai i tempi son quasi alla fine... venga proprio lui e

"mi baci con i baci della sua bocca" (
Ct 1,2)... i baci che Cristo ha dato alla sua Chiesa... presente nella carne" (Cm Ct I, cit., 74s.). Il ruolo dei profeti, conclusosi quanto alla loro attività pedagogica "angelica" di annuncio per la fase storica dell'Antico Testamento, conserva nella Chiesa la proporzione della propria gloria, immessa nella gloria dell'Annunciato (cf. Crouzel, Origène et la "connaissance", cit., 292; Pesty, Origène et les prophètes, cit., 411-416).

(9) 2 Cor 5, 10. "Ciascuno di noi ritiene, poiché non ha praticato l'idolatria, poiché non ha fornicato - e magari fossimo puri da questi

Commento a Matteo, Libro XII, 43 367

Un prezzo di riscatto, per esempio, furono i primogeniti degli egiziani per i primogeniti di Israele, e gli egiziani morti in cambio d'Israele durante tutte le altre piaghe venute in Egitto, e affogati nel mare dopo le piaghe.

Partendo pero da tale punto, chi ne è capace esamini se Dio, che libera Israele da tutte le sue iniquità (55), dia la vera Etiopia e (se posso dire cosi) l'Egitto spirituale e Soene di Egitto quale prezzo di riscatto per il vero Israele. Ma per rendere più ardita l'idea: forse c'è Soene per Gerusalemme, l'Egitto per la Giudea, e l'Etiopia per i timorati di Dio, che sono altra cosa rispetto a Israele, alla casa di Levi e alla casa di Aronne.

368

Origene su Matteo 214