Origene su Matteo 228


LA TRASFIGURAZIONE

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29. LV

Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli (1).

Il Figlio dell'uomo ora è venuto, ma non nella sua gloria. Noi lo abbiamo visto, e non aveva né apparenza né bellezza, ma il suo aspetto era disprezzato e reietto dai figli dell'uomo; uomo che era nella piaga e nel dolore, abituato a portare la debolezza; poiché ci si è distolti dal suo volto, lo si è disprezzato o non se n'è avuta alcuna considerazione , e occorreva che venisse un uomo simile per portare i peccati nostri e patire dolori per noi (2). Non era conveniente, infatti, che chi veniva nella gloria portasse i nostri peccati e patisse sofferenze per noi. Ma egli verrà anche nella gloria, dopo aver preparato i discepoli con la sua venuta senza apparenza e senza bellezza (3), facendosi come loro per farli diventare come lui (4), conformi all'immagine della sua gloria , essendo prima lui diventato conforme al corpo della nostra umiliazione , quando spoglio se stesso assumendo la condizione di servo (5), si ristabili nella condizione divina e ve li rese conformi .

230
30. I

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Se potrai capire i diversi aspetti della parola, annunciata ai credenti nella stoltezza della predicazione e detta ai perfetti nella sapienza (6), vedrai in che modo il Logos, per i principianti prende la condizione del servo, si che possano dire: l'abbiamo visto e non aveva né apparenza né bellezza , mentre per i perfetti viene nella gloria di suo Padre, per cui potranno dire: Abbiamo visto la sua gloria come di Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità . E infatti ai perfetti si manifesta la gloria del Logos, il suo essere Unigenito rispetto al Padre e il suo essere ugualmente pieno di grazia e di verità, cose che non puo comprendere colui che, per credere, ha bisogno della stoltezza della predicazione (7).

Il Figlio dell'uomo verrà nella gloria di suo Padre, non da solo, ma insieme ai suoi angeli . E se puoi capire che tutti i collaboratori della gloria del Logos e della manifestazione della Sapienza (queste realtà non sono altro che il Cristo ) l'accompagnano nella sua venuta, vedrai in che modo viene il Figlio dell'uomo nella gloria di suo Padre, in compagnia dei suoi angeli. E considera se puoi dire, in proposito, che i profeti che nel passato hanno sofferto , prefiguravano il Logos che non aveva né apparenza ne bellezza , non avendo le loro parole né apparenza né bellezza. Ma come viene il Figlio dell'uomo nella gloria di suo Padre (8), cosi le parole dei profeti, diventando angeli, l'accompagnano e sono vicine, pur conservando la somiglianza della propria gloria.

Quando, pero, tale Logos verrà in compagnia dei suoi angeli, renderà ciascuno partecipe della sua gloria e dello splendore dei suoi angeli, secondo la condotta di ognuno .

Questo lo diciamo, senza escludere il senso più semplice della seconda venuta del Figlio di Dio. Quando si

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realizzerà tutto cio? Ma certo al momento in cui si realizzerà la parola dell'Apostolo: Tutti dobbiamo, infatti, comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male (9). E se è vero che renderà a ciascuno secondo la sua condotta, non soltanto secondo la sua buona condotta, ma neanche soltanto secondo la cattiva, non tenendo conto anche di quella buona, è chiaro che renderà a ciascuno secondo tutto cio che avrà fatto di male e tutto cio che avrà fatto di bene. Io pero (fidandomi in questo dell'Apostolo, e facendo un raffronto con il passo di Ezechiele dove è detto che sono cancellati i peccati di chi si è perfettamente convertito e non si tiene conto delle buone azioni anteriori di chi si è totalmente pervertito ) immagino che i peccati di colui che è giunto a perfezione e ha rinunciato assolutamente al male siano cancellati, mentre, per chi ha apostatato completamente dalla pietà, non si tiene conto se egli ha fatto del bene in precedenza; quanto a noi, che ci presentiamo davanti al tribunale di Cristo , a metà strada tra perfezione e apostasia, ci viene data la ricompensa di quello che abbiamo fatto, sia in bene che in male. Difatti non ci siamo mantenuti puri al punto che non si tenga più conto delle nostre cattive azioni, né siamo decaduti al punto che siano dimenticate quelle buone.

231 31. I S

In verità vi dico: Vi sono alcuni tra i presenti che non gusteranno la morte (10).

Queste parole alcuni le riferiscono alla salita, sei giorni dopo (oppure otto, come dice Luca), dei tre apostoli su un alto monte, in compagnia di Gesù, in disparte (11). E coloro che danno questa spiegazione asseriscono che

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Pietro e gli altri due non hanno gustato la morte prima di aver visto venire il Figlio dell'uomo nel suo regno e nella sua gloria. Nel vedere infatti Gesù trasfigurato davanti a loro, tanto che il suo volto brillo , ecc., hanno contemplato il regno di Dio vivente nella potenza . In realtà, come alcune guardie circondano il re, cosi Mosè ed Elia furono visti in colloquio con Gesù da quelli che erano saliti sul monte. Ora, varrebbe la pena di riflettere se il sedere alla destra e alla sinistra del Salvatore nel suo regno si riferisca a costoro, ragion per cui ci sarebbe l'aggiunta per loro: Ma è per coloro per i quali è stato preparato.

Questa spiegazione che i tre apostoli non hanno gustato la morte prima di vedere Gesù trasfigurato, si adatta a quelli che (come li descrive Pietro) sono divenuti come bambini appena nati che bramano il puro latte spirituale . A costoro Paolo dice: Vi ho dato da bere del latte, non del cibo solido . A mio parere, ogni spiegazione letterale, che possa edificare quelli che sono incapaci di realtà più elevate, a giusto titolo la potremmo chiamare latte che scorre dalla Terra santa delle Scritture, terra in cui scorre latte e miele (12). Ma chi è stato svezzato come Isacco (13), degno della festa e del banchetto che Abramo preparo per lo svezzamento del figlio, cercherà quel cibo più solido offerto in questo passo e in tutta la Scrittura (14), cibo che è diverso (credo) da quello che è si alimento, ma non cibo solido, o diverso da quelli che in senso figurato sono detti "legumi": questi sono alimento per chi è svezzato, ma non robusto, bensi affetto da astenia, come dice il testo: Chi soffre di astenia, mangia legumi . Parimenti avviene di colui che come Samuele è svezzato, portato dalla madre davanti a Dio e da lei offerto a Dio (la

1 Cf. Mt 13, 48-49.

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madre era Anna, nome che significa ) (15). E sia pure figlio della grazia colui che, come uno che viene alimentato nel santuario di Dio, va cercando la carne, alimento santo sia dei perfetti che dei sacerdoti.

232 32. LG

Ecco dunque quello che noi scorgiamo, per il momento, nel testo che abbiamo davanti. C'erano alcuni che si trovavano là dov'era Gesù, e le basi delle loro anime stavano saldamente ferme presso Gesù; il luogo in cui stavano i loro piedi era vicino a quello descritto da Mosè nel passo: Ero rimasto sul monte quaranta giorni e quaranta notti (16), essendo stato ritenuto degno della parola: Ma tu resta qui con me (17), detta a lui da Dio quando lo ritenne meritevole di restare con lui. Certo questi che si trovavano presso Gesù, cioè vicino al Logos di Dio, non ne erano degni tutti allo stesso modo: anche tra quelli che stanno presso Gesù c'è una certa differenza. Ecco perché non di tutti quelli che si trovano vicino al Salvatore, ma solo di alcuni di essi, di condizione migliore, si dice che non gusteranno la morte, fino a quando vedranno il Logos, venuto ad abitare presso gli uomini e chiamato per questo Figlio dell'uomo, venire nel suo regno (18). Infatti non tutte le volte che viene il Logos, viene nel suo regno. Per i principianti egli è tale che vedendolo senza gloria, senza grandezza e inferiore a molte parole umane, potranno dire: Lo vedemmo, e non aveva né apparenza né bellezza, ma il suo aspetto era spregevole e reietto rispetto a tutti i figli degli uomini (19). Coloro poi che ne hanno visto la gloria, diranno cio riferendosi ai primi tempi, quando non essendo

3 Cm Mt X, 12.

4 Cf. XI, 12-15.

Excursus 1 373

che agli inizi, quel Logos che essi comprendevano a livello di principianti, non aveva per loro né apparenza né bellezza.

C'è dunque una dignità regale del Logos; questa si rivela, dopo che egli in modo ben visibile ha assunto il dominio su tutte le parole, e la contemplano alcuni di quelli che stanno presso Gesù, se saranno capaci di seguire lui che, precedendoli, ascende sull'alto monte della sua manifestazione. Di cio sono giudicati degni alcuni tra quelli che sono presso Gesù, sia che si tratti di Pietro, sul quale le porte degli inferi non prevarranno , sia che si tratti dei figli del tuono , nati dalla potente voce di Dio che tuona e che dal cielo proclama grandi cose a coloro che hanno orecchi e sono saggi (20). Ebbene, tali sono gli uomini che non gustano la morte.

Ma se, oltre quanto detto, si deve esporre più chiaramente che cosa significhi vedere il Figlio dell'uomo venire nel suo regno e nella sua gloria e che cosa indichi il vedere il regno del Dio venuto nella potenza , esporremo sia cio la cui luminosità risplende nei nostri cuori, sia quel che troviamo lungo la ricerca, con quel che ci viene in mente nel corso delle nostre riflessioni (ognuno la prenda come vuole).

Chiunque veda e comprenda la superiorità del Logos che abbatte e confuta tutti gli argomenti persuasivi di quei mentitori che pretendono dire la verità, vede il Figlio dell'uomo (cioè, secondo la parola di Giovanni, il Logos di Dio) venire nel proprio regno. Ma se un uomo del genere vedesse il Logos non solo abbattere le argomentazioni

5 Cf. 2 Cor 4, 4.

6 Cf. 2 Cor 3, 7-8.

7 Tt 1, 15.

8 Cf. 1 Cor 4, 5.

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degli avversari, ma anche presentare con estrema chiarezza i propri argomenti, ne vedrebbe non solo il regno, ma anche la sapienza. E di certo tale uomo vedrebbe in se stesso il regno di Dio venuto nella potenza . Lo vedrebbe, non trovandosi assolutamente più sotto il dominio del peccato che regna nel corpo mortale dei peccatori, ma per sempre sottoposto al Re, Dio di tutte le cose, il cui regno virtualmente è dentro di noi (21), ma attualmente, con potenza (come dice Marco), e senza proprio alcuna debolezza si trova solo dentro ai perfetti. Questo, dunque, è cio che Gesù annuncio profeticamente ai discepoli li presenti, parlando non di tutti loro, ma solo di alcuni.

233 33. I

Ma si deve capire che cosa significhi gustare la morte . La Vita è Colui che ha detto: Io sono la vita , e questa vita certo è nascosta con Cristo in Dio e quando si manifesterà Cristo, nostra vita, allora insieme a lui saranno manifestati con lui nella gloria (22). Il nemico di questa vita, che è anche l'ultimo nemico ad essere annientato tra tutti i suoi nemici, è la morte: quella morte di cui muore l'anima che pecca, in condizione opposta a quella dell'anima virtuosa, che vive in forza della sua virtù. E quanto è detto nella Legge: Ho posto davanti al tuo volto la vita e la morte, ...scegli la vita , la Scrittura lo riferisce a Colui che ha detto: Io sono la vita , e al suo nemico, la morte. Ognuno di noi sceglie sempre tra questi due, con il suo agire. E quando, pur trovandosi davanti al nostro volto la vita, pecchiamo, si verifica per noi la maledizione che dice: La tua vita ti sarà sospesa davanti, fino alle parole: a causa delle visioni che i tuoi occhi vedranno .

9 Cm Mt XII, 7.

Excursus 1 375

Come dunque la Vita, Colui che è disceso dal cielo e che dà la vita al mondo è Pane vivo, cosi il suo nemico, la morte, è pane morto. Ogni anima dotata di ragione si nutre o di pane vivo o di pane morto, a seconda che accolga dottrine buone o cattive. Dopo, come accade nel caso di cibi ordinari, che a volte ne gustiamo appena, altre volte ne mangiamo di più, allo stesso modo quando si tratta di questi pani, uno ne mangia poco gustandoli appena, un altro invece ne mangia a sazietà; chi è buono, oppure è in cammino verso la bontà, gusta e si sazia del pane vivo disceso dal cielo (23); il cattivo, invece, gusta e si sazia del pane morto, che è la morte; coloro che peccano raramente e lievemente, magari gustano appena la morte, mentre quelli che hanno intrapreso un cammino di virtù, non si contentano di gustare, ma si nutrono continuamente di pane vivo (24). Era dunque logico che Pietro, su cui le porte degli inferi non prevarranno , non gustasse la morte, perché uno allora gusta la morte e ne mangia, quando le porte degli inferi prevalgono su di lui, e gusta appena o mangia la morte, a seconda che le porte degli inferi più o meno numerose prevalgano assai o poco su di lui. Ma pure per i figli del tuono (25), nati da voce potente, cioè dal tuono che è realtà di cielo, era impossibile gustare la morte: la morte è assai lontana dal tuono che li ha generati.

Cio il Logos profetizza a coloro che saranno condotti

11 Diatribe, II, 5, 4-5; in Epitteto, Diatribe, Manuale, Frammenti (G. Reale - C. Cassanmagnago), Rusconi, Milano 1992, 203.

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alla perfezione e per il fatto di stare presso il Logos avranno realizzato un cosi grande progresso, da non gustare la morte, finché non vedranno la manifestazione, la gloria, il regno e la sovreminenza del Logos di Dio, nella quale egli è al di sopra di ogni parola che, sotto parvenza di verità, circuisce e attira dalla parte opposta quelli che non sono capaci di rompere i lacci di questa insidia (26) per portarsi in alto, all'altezza della sublimità del Logos di verità.

234 34. UF

Ma a qualcuno potrebbe sembrare che la promessa del Salvatore ponga un limite di tempo al non gustare la morte: non gusteranno la morte finché vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno (27); la gusteranno invece dopo averlo visto. Percio dobbiamo mostrare che, secondo un uso abituale della Scrittura, il termine finché sta ad indicare un tempo che incombe sulla realtà indicata, non un tempo limitato nel senso che, dopo quel "finché", debba assolutamente avvenire il contrario di cio che è indicato.

Il Salvatore, dopo essere risorto dai morti, disse agli Undici, oltre alle altre cose: Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione del mondo (28). Col dire che sarebbe stato con loro fino alla consumazione del mondo, intendeva forse annunciare che dopo la fine del mondo, sopraggiungendo l'altro mondo (chiamato futuro) non

13 Diatr III, 20, 24.

14 Diatr III, 20, 11-15; in Epitteto, cit., 263-264; cf. Introd. di G. Reale, 17-20.

15 Cm Mt XI, 12.

16 Ibid.

Excursus 1 377

sarebbe stato più con loro, sicché - stando a cio - per i discepoli la situazione anteriore sarebbe stata migliore di quella posteriore alla consumazione del mondo? Non penso proprio che si ardisca affermare che dopo la fine del mondo il Figlio di Dio non sia più insieme ai suoi discepoli, solo perché l'espressione letterale dice che sarà con loro per tanto tempo (almeno) fino a che sopraggiunga la fine del mondo. E chiaro infatti che la questione era se il Figlio di Dio sarebbe stato insieme ai suoi discepoli già prima del secolo futuro e della attesa realizzazione delle promesse di Dio.

Un'altra questione sarebbe poi se, pur offrendo ai discepoli la sua compagnia, Gesù sarebbe stato con loro alcune volte si, e altre no. Ecco perché, liberandoci da questo dubbio ipotetico, rivelo che ormai sarebbe stato insieme ai discepoli, senza abbandonare coloro che aveva istruiti, sino alla fine del mondo, tutti i giorni; ma se il sole fosse tramontato per qualcuno di loro, non sarebbe stato con loro durante le notti.

Ora, se tale è il senso di "sino alla consumazione del mondo", è chiaro che non dovremo per forza ammettere che coloro che hanno visto il Figlio dell'uomo venire nel

a. 3.

17 Ibid.

18 Etica Nicomachea, II, c. 2 , 1104b; S. Tommaso, STh. I-II, q. 18,

19 Komm. Mt. , p. 149 (nota 23). Si adducono altri testi come il

Comm. a 1 Cor (G. Jenkins, in "Journal of Theological Studies", 9,

1908, 507): "La circoncisione non conta nulla, e la incirconcisione non conta nulla; conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio. Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato" (1

Cor 7, 19-20). Il discorso paolino si dilata alla condizione di schiavitù o non schiavitù (v. 21), e si inserisce in quella del cap. 7, sull'essere sposati o liberi da vincoli matrimoniali. Vogt indica questi riferimenti dell'Apostolo come caratterizzanti dell'uso ormai cristiano che Origene

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suo regno gustino la morte dopo essere stati resi degni di vederlo cosi. Ma come nel caso del testo citato a confronto, quello che urgeva sapere era che sino alla consumazione del secolo non ci abbandonerà, ma sarà con noi tutti i giorni, cosi nel caso di questo testo, a mio avviso risulta chiaro, per coloro che sanno scorgere il nesso logico tra le realtà, che una volta che si è contemplato il Figlio dell'uomo venire nel suo regno e si è visto il regno di Dio venuto in potenza, dopo la contemplazione di cosi grandi beni non si potrà più gustare la morte (29)! Senza questa parola di promessa di Gesù, avremmo immaginato, non a torto, di dover gustare la morte fino al momento di essere ritenuti degni di vedere il regno di Dio venuto in potenza (30) e il Figlio dell'uomo venire nella gloria del suo regno .

235 35. "G"

Ma poiché a questo punto è scritto in tutti e tre gli evangelisti: Non gusteranno la morte (31), mentre in altri testi si trovano affermazioni differenti circa la morte, non sarebbe fuori luogo svolgere anche su quei passi un esame comparativo. Orbene, mentre nei salmi è detto: Chi è l'uomo che vivrà e non vedrà la morte? (32) e in un altro passo: Venga la morte su di loro e scendano vivi negli inferi , in uno dei profeti invece sta scritto: La morte,

20 Cf. 1 Cor 7, 17-35.

21 PE XVII, 1; A. Monaci Castagno, Un invito alla vita perfetta: il PERI EUCHS di Origene, in Il dono e la sua ombra. Ricerche sul PERI EUCHS di Origene (SEA 57), Roma 1997, 130.

22 F. Cocchini, La normativa sul culto e sulla purità rituale nella interpretazione di Origene, in ASE 13/1 (1996), 156-158.

Excursus 1 379

prevalendo, li ha divorati , e nell'Apocalisse: La morte e l'inferno accompagnano alcuni. A me pare che in questi testi un conto sia il gustare la morte, un altro vederla, un altro ancora il suo venire su alcuni. Un quarto senso, oltre quelli suddetti, è indicato dall'espressione: la morte prevalendo li ha divorati , e un quinto, diverso da questi, risulta dalle parole: la morte e l'inferno li accompagnano (33). Forse tu, fatta una raccolta di passi, potresti trovare da te stesso altre differenze oltre a queste che abbiamo elencate; confrontandole tra loro e facendo una corretta ricerca, potresti ben trovare il significato di ciascun passo.

In proposito, mi chiedo se non sia un male meno grave il vedere la morte e più grave il gustarla, e se non sia ancora peggio che la morte accompagni uno, e non solo l'accompagni, ma addirittura venga su di lui e afferri colui che prima accompagnava. L'essere poi divorato da essa mi sembra il più grave dei casi citati. Ma se rifletti a quanto detto e alla diversità tra i peccati che si commettono, non esiterai - penso - ad ammettere che è lo Spirito di Dio l'autore di simili verità, Spirito che le ha fatte mettere per iscritto nelle Scritture.

236 36. "S"

Sei giorni dopo (stando a Matteo e Marco) Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li conduce in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato

23 Ibid. , p. 158.

24 Cm Mt XI, 14.

25 2 Cor 4, 6; ibid.

26 Cf.Cm Mt X, 6.

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davanti a loro .

Prescindendo dalla spiegazione che ci pare giusto darne, questo fatto deve aver avuto luogo un tempo, anche secondo il suo senso letterale.

Ora, a me sembra che quelli che Gesù conduce sull'alto monte e li ritiene degni di contemplare in disparte la sua trasfigurazione, non senza motivo siano stati condotti lassù sei giorni dopo i discorsi precedenti.

In realtà, poiché in sei giorni, cifra perfetta, fu creato il mondo intero - questa creazione perfetta (34) - per questo motivo penso che le parole: sei giorni dopo, Gesù prende con sé alcuni di questi, si riferiscano a colui che oltrepassa tutte le realtà perché ha fissato lo sguardo non più sulle cose visibili (queste infatti sono d'un momento), ma soltanto su quelle invisibili (perché queste sono eterne ). Se dunque uno di noi vuole che Gesù lo prenda con sé (35), lo porti su un alto monte e lo renda degno di contemplare in disparte la sua trasfigurazione, che oltrepassi i sei giorni, non fissi più lo sguardo sulle realtà visibili ; che non ami più il mondo e cio che è in esso , non concepisca più alcuna brama mondana , che è brama dei corpi, della ricchezza e della gloria della carne, e abbandoni tutto quello che per natura circuisce e attira l'anima lontano dalle realtà più nobili e divine, la fa decadere e aderire all'inganno di questo mondo , alla ricchezza, alla gloria e a tutte le altre cose ostili alla verità. Quando uno avrà oltrepassato i sei giorni (nel senso che abbiamo detto) (36), celebrerà il nuovo Sabato, esultando

27 H. Schlier, Der Römerbrief, Freiburg-Basel-Wien 1977, 418.

28 1 Cor 10, 31; in Cm Mt XI, 12.

29 Cf. Rm 12, 6; in Cm Mt XI, 15.

30 Cm Mt XII, 15.

31 Cm Mt XI, 12.

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di poter contemplare Gesù trasfigurato davanti a sé sull'alto monte. Il Logos ha in realtà diverse forme, e a ciascuno si manifesta in modo proporzionato a chi vede, a nessuno appare al di là delle sue capacità.

237 37. "D"

Ti chiederai se egli, allorché fu trasfigurato davanti a coloro che aveva condotti su un alto monte , si fece vedere da loro nella condizione di Dio, in cui era prima, avendo assunto per quelli di quaggiù la condizione di servo, e per quelli invece che lo avevano seguito sei giorni dopo, non più in questa condizione, bensi in quella divina . Intendi pero (se ne sei capace) queste parole in senso spirituale; nello stesso tempo fa' bene attenzione: non è detto semplicemente fu trasfigurato, ma c'è un'aggiunta essenziale, riferita da Matteo e Marco: per entrambi fu trasfigurato davanti a loro (37). Ne concluderai, appunto, essere possibile che Gesù nello stesso momento davanti ad alcuni realizzasse questa trasfigurazione, davanti ad altri no. Ma se vuoi vedere la trasfigurazione avvenuta "davanti" a coloro che erano saliti sull'alto monte, in disparte e in sua compagnia, mi devi guardare quel Gesù che dai Vangeli è compreso in maniera certo più semplice e, per cosi dire, conosciuto secondo la carne (38) da parte di coloro che non si elevano, con opere e parole superiori, sull'alto monte della sapienza, ma conosciuto non più secondo la carne, bensi proclamato Dio in tutti i Vangeli e contemplato nella condizione divina (39) secondo la loro conoscenza. E

32 PA IV, 8. Per l'etimologia degli Ebioniti, vedi CC II, 1.

33 CC II, 1.

34 Cosa segnalata anche da A. Monaci Castagno, art. cit., 130

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davanti a costoro che Gesù è trasfigurato, davanti a nessun altro di quaggiù. E quando sarà trasfigurato, anche il suo volto brillerà come il sole, perché si manifesti ai figli della luce che hanno deposto le opere delle tenebre, si sono rivestiti delle armi della luce , non più figli delle tenebre e della notte, ma divenuti figli del giorno , camminando onestamente come di giorno . Una volta manifestato, Gesù non brillerà semplicemente come sole, ma dimostrerà loro di essere il Sole di giustizia (40).

238 38. LS: G

Non solo è trasfigurato davanti a tali discepoli, non solo aggiunge a questa trasfigurazione lo splendore del suo volto come sole; ma le sue vesti appaiono candide come la luce a quelli che Gesù ha portati su un alto monte in disparte (41).

Vesti di Gesù sono le parole e le lettere dei Vangeli, di cui si è rivestito. Ma penso che vesti di Gesù siano anche le rivelazioni su di lui che troviamo presso gli apostoli, vesti che diventano candide per quelli che ascendono sull'alto monte in compagnia di Gesù. Ma siccome ci sono diverse gradazioni di bianco, le vesti di Gesù diventano candide come il bianco più splendido e più puro di tutto: quello della luce.

Quando dunque vedrai che uno non soltanto conosce esattamente la divinità di Gesù, ma spiega anche ogni

(nota 58).
35 CC IV, 45.

36 CC III, 51.

37 Cm Mt XI, 17.

38 Mt 19, 27; in Cm Mt XV, 21.

Excursus 1 383

testo dei Vangeli, non esitare ad asserire: per tale uomo, le vesti di Gesù sono diventate candide come la luce.

Ma se il Figlio di Dio trasfigurato sarà compreso e contemplato in modo che il suo volto brilli come sole e le sue vesti diventino candide come luce, allora dovrebbero subito apparire a chi ha visto Gesù in tale condizione, Mosè, cioè la Legge, ed Elia, che per sineddoche non è uno solo, ma tutti i Profeti, che tutti insieme conversano con Gesù.

Tale il significato delle parole: conversando con lui , e di quelle di Luca: Mosè ed Elia parlavano del suo esodo che avrebbe portato a termine a Gerusalemme (42). Ora, se uno ha visto la gloria di Mosè, e ha compreso che la Legge spirituale (43) altro non è che la parola di Gesù, e la sapienza che è nei Profeti è nascosta nel mistero , costui ha visto Mosè ed Elia nella gloria, avendoli visti insieme a Gesù (44).

239 39. "E "

In seguito, dovendo spiegare anche le parole del Vangelo di Marco: Mentre pregava, fu trasfigurato davanti a loro (45), è da dire che forse possiamo vedere il Logos

39 Cm Mt , framm. 290.

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trasfigurato davanti a noi, se facciamo quanto detto prima: se saliamo sul monte, vediamo il Logos-in-sé (46) conversare col Padre e pregarlo per quelle cose che come sommo sacerdote puo chiedere al solo vero Dio (47). Per conversare cosi con Dio e pregare il Padre, sale sulla montagna.

E allora, secondo Marco, le sue vesti divennero bianche, splendenti come la luce, quali nessun lavandaio sulla terra potrebbe farle diventare cosi bianche . I lavandai della terra sono probabilmente i sapienti di questo secolo , quelli che si prendono cura di un'espressione letterale e la ritengono cosi brillante e pura, da credere che la loro arte da lavandai , per cosi dire, possa rendere belli anche i pensieri indecenti e le dottrine false. Chi invece mostra a quelli ascesi in alto le sue vesti splendenti e più luminose di quanto potrebbe fare la loro arte di lavandai, è il Logos: è lui che nelle espressioni delle Scritture, che molti disprezzano, mostra lo splendore dei pensieri, giacché è la veste di Gesù che, stando a Luca, diventa bianca e sfolgorante (48).

240 40. LP

Dopo cio, vediamo dunque che cosa intendeva Pietro quando rispose a Gesù: Signore è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, ecc. . C'è da indagare su

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queste parole, tanto più che Marco vi ha apportato di suo l'aggiunta: Non sapeva infatti che cosa aveva risposto , mentre Luca dice: Non sapendo cosa diceva (49).

Cercherai dunque di capire, se questo lo dicesse in stato di "estasi", ripieno di uno spirito che lo muoveva a parlare cosi. Questo non puo essere lo Spirito Santo: Giovanni nel suo Vangelo ha fatto capire che nessuno, prima della risurrezione del Salvatore aveva ricevuto lo Spirito Santo: Non c'era infatti ancora lo Spirito, poiché Gesù non era stato ancora glorificato (50).

Ma se è vero che non c'era ancora lo Spirito e che Pietro parlava senza sapere cio che diceva, perché mosso da un certo spirito, a far si che parlasse cosi deve essere stato uno degli spiriti su cui Gesù non aveva ancora riportato trionfo nel legno e non l'aveva ancora reso pubblico spettacolo insieme a quelli di cui è scritto: Avendo

(il Cristo) privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale del legno (della croce) .

Era forse questo lo spirito che Gesù chiamo

"scandalo" quando disse: Vai dietro a me, Satana, tu mi sei di scandalo .

So bene che idee del genere urteranno parecchi lettori: essi ritengono non sia ragionevole discreditare colui

41 Komm. Mt., 156 (nota 41).

42 1 Apol. 46, 3-4; trad. it. G. Girgenti (Milano 1995, 125-127).

1 Bibliografia essenziale: M. Eichinger, Die Verklärung Christi bei Origenes. Die Bedeutung des Menschen Jesus in seiner Christologie, Wien 1969; J.R. Menard, Transfiguration et polymorphie chez Origène, in Epektasis, Mélanges... J. Daniélou, Paris 1972, 367-372; M. Coune, La transfiguration dans l'exégèse des sept premiers siècles, in

"Assemblée du Seigneur", 28 (1963), 64-80; Joie de la transfiguration d'après les Pères de l'Orient. Textes présentés par Dom M. Coune, Abbaye de Bellefontaine 1985; H.J. Sieben, Transfiguration du

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che poc'anzi Gesù ha dichiarato beato, avendo ricevuto dal Padre che è nei cieli la rivelazione sul Salvatore: Gesù è il Cristo e il Figlio del Dio vivente. Ma chi la pensa cosi, cerchi pure di capire l'esatta situazione di Pietro e degli altri apostoli: essi avevano bisogno (essendo ancora proprietà di altri) di Colui che doveva riscattarli dal nemico (51) e comprarli col suo sangue prezioso . Oppure ci dicano, quelli che vogliono affermare che gli apostoli fossero perfetti anche prima della passione di Gesù, come mai Pietro e i suoi compagni fossero oppressi dal sonno al momento della trasfigurazione di Gesù. E, per anticipare alcuni fatti avvenuti in seguito e metterli a confronto con il passo che abbiamo davanti, porrei le seguenti domande: è mai possibile scandalizzarsi riguardo a Gesù senza l'influsso del diavolo, autore dello scandalo? E mai possibile rinnegare Gesù, e cio a causa di una servetta, una portinaia e gente di umile rango , senza che nel rinnegante sia presente lo spirito nemico dello Spirito e della sapienza, che Dio dona a coloro che col suo aiuto lo confesseranno in base a un loro merito ? Orbene, chiunque ha imparato a far risalire le radici dei peccati al diavolo, padre del peccato , non negherà certo che costui ha la sua parte sia nello scandalo degli apostoli sia nel triplice rinnegamento prima di quel famoso canto del

1958; H. Strutwolf, Gnosis als System. Zur Rezeption der valentinianischen Gnosis bei Origenes, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 1993.

2 GCS X, p. 150, 24-27.

3 Antenicene Fathers, vol. X, 1969, 469, 1.

4 Der Kommentar zum Evangelium nach Matth., Bd I, 1983, 196.

5 Il primo rende addirittura il gegonevw pavlai con una perifrasi:

"let it be granted... that this took place long ago..."; il Vogt in maniera

Excursus 2 387

gallo (52).

Ma se le cose stanno cosi, puo darsi che colui che vuole scandalizzare Gesù (per quanto sta in lui) e distoglierlo dal realizzare, nella sua Passione, l'economia salvifica voluta con tanto desiderio a favore degli uomini, metta in atto tutti i mezzi che gli sembrano convergere a questo fine, e ora voglia con inganno, quasi a fin di bene, convincere Gesù a non abbassarsi più fino agli uomini, non andare più da loro, non accettare la morte per loro, ma restarsene sull'alto monte insieme a Mosè ed Elia. E propone anche di fare tre tende: una riservata a Gesù, un'altra a Mosè e un'altra ad Elia, quasi che, dovendo stare in tende e su di un'alta montagna, una sola non bastasse per tutti e tre . Forse anche in questo caso lo spirito che muoveva Pietro a parlare, senza sapere quel che diceva (53), agiva con inganno, volendo che Gesù, Mosè ed Elia si trovassero non insieme, ma separati gli uni dagli altri, col pretesto delle tre tende. Era poi una menzogna dire: E bello per noi essere qui. Se infatti fosse stato bello, vi sarebbero rimasti. Ma se è vero che si tratta di menzogna, ti chiederai chi lo abbia indotto a dire tale falsità, tanto più che secondo Giovanni, quando dice il falso parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna , e come non c'è verità senza impulso di Colui che dice: Io sono la verità , cosi non c'è menzogna senza influsso del nemico della verità. Dentro Pietro percio c'erano ancora due realtà opposte: verità e menzogna. Ispirato dalla verità, diceva: Tu sei il Cristo, Figlio di Dio ; indotto dalla menzogna, diceva: Pietà di te, Signore, cio non ti accadrà , e anche: E bello

più morbida: "Dies soll aber... damals auch wortlich geschehen sein".

6 Die Verklärung Christi , cit., p. 21.

7 Joie de la transfiguration, cit. "Avant même que nous donnions,

388

per noi essere qui .

Quanto poi a colui che si rifiuta di ammettere che Pietro abbia parlato cosi per influsso di spirito malefico, ma ritiene che le sue parole siano semplicemente frutto di libera scelta, se gli si chiede come spiega le espressioni: non sapendo che cosa diceva e non sapeva che cosa rispondere , dirà: in quel caso Pietro avrà ritenuto cosa biasimevole e indegna di Gesù l'ammettere che il Figlio di Dio vivente , quel Cristo che il Padre gli aveva già rivelato, fosse messo a morte. E cosi in questo caso: avrà contemplato le due condizioni di Gesù, e siccome la condizione della trasfigurazione era di gran lunga più bella, quella che lo attirava di più, avrà esclamato: è bello costruire dimore su questo alto monte, per poter godere, lui e i suoi compagni, della contemplazione di Gesù trasfigurato, del suo volto splendente come sole, delle sue vesti bianche come la luce e, oltre questo, contemplare ininterrottamente nella gloria Mosè ed Elia che una volta sola avevano visto cosi, e godere di cio che avrebbero inteso in quel reciproco dialogare e parlare insieme, di Mosè ed Elia con Gesù, e di Gesù con loro!

241 41. "N"

Ma giacché abbiamo fatto queste considerazioni, senza tentare ancora una interpretazione in senso tropologico di questo passo, spingiamo più a fondo l'esame del testo e vediamo se, una volta elevati all'altezza delle dottrine di verità e contemplata la trasfigurazione non solo di Gesù , ma anche di Mosè ed Elia apparsi con lui nella gloria , Pietro - di cui si è parlato

- e i due figli del tuono non intendessero erigere delle

Excursus 2 389

tende dentro di sé, per farvi abitare il Verbo di Dio, la sua Legge contemplata nella gloria, e la Profezia che parlava dell'esodo che Gesù stava per compiere e (vediamo) se, per aver amato davvero la vita contemplativa, preferendone la delizia al vivere agitato in mezzo a tanta gente, Pietro abbia detto: E bello per noi stare qui! (54) con l'intento di offrirne il vantaggio a quelli che la desiderassero. Ma poiché l'amore non cerca il suo tornaconto (55), Gesù non ha fatto quello che Pietro riteneva bello; percio discese dal monte verso coloro che erano incapaci di salirvi e contemplarne la trasfigurazione, perché anche loro contemplassero cio che erano capaci di vedere di lui. Orbene, è proprio del giusto e di chi ha un amore che non cerca il suo tornaconto l'essere libero da tutti gli uomini e farsi schiavo degli uomini di quaggiù per guadagnare la maggior parte di essi (56).

Obiettando a quanto abbiamo detto circa lo stato di

"estasi" di Pietro e l'influsso di uno spirito malefico su di lui trattando delle parole: non sapeva che cosa diceva , uno potrebbe non essere d'accordo con la nostra spiegazione e dire: in Paolo alcuni che pretendono essere maestri della legge non sanno cio di cui parlano, e senza mettere in chiaro la natura dei discorsi che vanno facendo né capirne il senso, danno per sicure cose che non capiscono.
9 CC II, 58.

10 Mt 16, 27ss.

11 Rauer, 243; vedi M. Harl, Origène et la fonction révélatrice, cit., p.

12 Cm Mt XII, 30.

13 Mt 16, 28.

14 Transfiguration et polymorphie (vedi nota 1).

15 CC II, 64 ; vedi ancora IV, 16; VI, 68.

16 Cf. CC II, 63.

17 "In dieser Ebene, nicht in der Ebene einer geschichtich-

390

Qualcosa del genere dev'essere capitato a Pietro. Non si rende conto infatti qual è il bene della economia secondo Gesù, e della contemplazione di Mosè e di Elia sul monte, e dice: E bello per noi rimanere qui, ecc., senza sapere quello che dice: non sapeva infatti che cosa dire (57). Perché se il saggio comprende quello che esce dalla sua bocca e alle sue labbra porta consapevolezza , colui che saggio non è, non capisce quello che esce dalla sua bocca né il senso di quello che sta dicendo.

242 42. L

In seguito, leggiamo: Stava ancora parlando, quand'ecco una nube luminosa li avvolse con la sua ombra, ecc. .

Io penso che Dio distolga Pietro dal fare tre tende sotto le quali, secondo la sua intenzione, avrebbero dovuto trovare dimora, e gli indichi una tenda migliore, diciamo cosi, e di gran lunga superiore : la nube. Se, infatti, funzione della tenda è quella di fare ombra e coprire colui che vi abita, la nube luminosa li copri con la sua ombra: come dire che Dio aveva costruito per loro una tenda più divina e insieme più luminosa, come figura del riposo futuro. Una nube luminosa, infatti, avvolge con la sua ombra i giusti che vi trovano riparo e, nel contempo, li illumina e li fa risplendere. E quale potrebbe essere quella nube luminosa che con la sua ombra avvolge i giusti, se non la potenza paterna? Di li proviene la voce del Padre, che dà testimonianza al Figlio (58), dichiarandolo diletto e oggetto del suo compiacimento, ed esorta coloro che sono sotto la sua ombra ad ascoltare lui, e nessun altro. E lui,

Christi als Ziel des Offenbarungsgeschehens dargestellt" (op. cit. , 23).

18 Gnosis als System , cit., 293-295. L'A. radicalizza

Excursus 2 391

come ha fatto altre volte e come fa sempre, parla per mezzo di coloro che vuole. Questa nube luminosa puo darsi che sia anche lo Spirito Santo: i giusti li copre della sua ombra (59) e parla in profezie, perché è Dio che agisce in questa nube e dice: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto . Oserei dire che tale nube luminosa è anche il nostro Salvatore. Per cui Pietro, quando dice: Facciamo qui tre tende, intende dire che una tenda viene dal Padre, una dal Figlio, e una dallo Spirito Santo. La nube luminosa del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, infatti, avvolge continuamente con la sua ombra i veri discepoli di Gesù . Oppure, questa nube ricopre con la sua ombra il Vangelo, la Legge e i Profeti, per colui che ha la capacità di contemplarne la luce sia nel Vangelo che nella Legge e nei Profeti. E la voce proveniente dalla nube dice forse a Mosè ed Elia: Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto (60), perché bramavano appunto vedere il Figlio di Dio, ascoltarlo e contemplarlo cosi come era nella gloria . Ma forse vuole anche far sapere ai discepoli che Colui che a pieno diritto è il Figlio di Dio, suo diletto, nel quale si è compiaciuto e a cui si deve assoluto ascolto, è proprio quello contemplato, trasfigurato, splendente nel volto come il sole e rivestito di vesti candide come la luce .

243 43. L-P-V

In seguito sta scritto che i tre apostoli, all'udire la voce della nube che dava testimonianza al Figlio, non sopportando la gloria di quella voce e la sua potenza,

indebitamente, a nostro vedere, il discorso di una "Stufenchristologie"

(= cristologia a gradi o livelli), funzionale alla conoscenza raggiunta dai singoli credenti, riprendendo pressoché gli esiti della concezione valentiniana.

392

caddero con la faccia a terra e supplicavano Dio : provarono enorme spavento per la natura straordinaria della visione e delle parole provenienti da essa. Considera se puoi dire, in merito, che i discepoli compresero che il Figlio di Dio, trattenutosi con Mosè, era lo stesso che aveva detto: Nessuno vedrà il mio volto e vivrà (61), e accolsero la testimonianza di Dio sul suo conto, ma siccome non sopportavano i raggi del Verbo, furono umiliati sotto la potente mano di Dio . E dopo che il Verbo li ebbe toccati, levati i loro occhi, videro solo Gesù e nessun altro (62): Mosè, la Legge, ed Elia, il Profeta, sono infatti diventati una cosa sola con Gesù, con il Vangelo! Non sono più nella condizione di prima, quando erano tre, ma i tre sono diventati una sola cosa. Queste cose me le devi intendere

a livello di realtà mistiche: perché, stando a un'interpretazione puramente letterale, Mosè ed Elia, una volta apparsi nella gloria in conversazione con Gesù , avranno fatto ritorno nel luogo da cui erano venuti, per trasmettere forse le parole dette da Gesù parlando con loro, e comunicarle a coloro che per poco ancora non avrebbero avuto tale beneficio da Gesù: lo avrebbero ricevuto al momento della Passione, quando, aperti i sepolcri, molti corpi di santi morti sarebbero entrati nella città santa - non la Gerusalemme su cui aveva pianto Gesù - e li sarebbero apparsi a molti .

A seguito dell'economia compiutasi sul monte, mentre i discepoli ne discendevano per recarsi presso la folla e servire il Figlio di Dio in ordine alla loro salvezza, Gesù

20 Cm Mt XII, 37.

21 Cm Mt XII, 40.

22 Cm Mt XII, 43: Meta; de; th;n ejn tw` o[rei oijkonomivan...

23 Cm Mt XII, 41.

24 Ibid., 260.

25 Cf. Mt 24, 30.

Excursus 2 393

impose loro: Non parlate a nessuno di questa visione fino a quando il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti . Queste parole: Non parlate a nessuno di questa visione sono analoghe a quelle esaminate in precedenza, allorché Gesù diede ordine ai discepoli di non dire a nessuno che egli era il Cristo (63). Per cui, cio che abbiamo detto riguardo a quel passo, puo essere altresi utile a chiarire questo: anche in questo caso Gesù vuole che non si parli della sua gloria, prima che essa si manifesti dopo la sua Passione. In realtà quelli - specialmente le folle - se avessero sentito dire che era stato cosi glorificato, sarebbero stati scossi nel vederlo poi crocifisso. Proprio per questo, data l'affinità tra la trasfigurazione, la visione del suo volto splendente come sole da una parte, e la sua glorificazione nella risurrezione dall'altra, Gesù vuole che ne parlino solo nel momento in cui sarà risorto dai morti.

26 Comm. series in Mt, 32.

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Origene su Matteo 228