Origene su Matteo 243


N'E

Per gli indici scritturistico e dei nomi e delle cose notevoli si rimanda al terzo volume.

395


Origene


COMMENTO AL VANGELO DI MATTEO/2

(Libri XIII-XV)

Note a cura di Maria Ignazia Danieli

Traduzione di Rosario Scognamiglio

Copertina di György Szokoly. Restyling di Rossana Quarta

c 1999, Città Nuova Editrice, via degli Scipioni 265 - 00192
Roma


Con approvazione ecclesiastica ISBN 88-311-3151-6

00165 Roma - tel. 06-5813475/82

N L'arco narrativo coperto dai libri XIII-XIV-XV del


Commento origeniano inquadra il Vangelo di Matteo da 17,

10 a 20, 16; le titolature da noi apposte a sezioni e paragrafi segnalano le opzioni ermeneutiche con cui Origene ha svolto l'esegesi del testo evangelico, commentato in lectio continua:

Il ritorno di Elia: Cm Mt XIII, 1-2 su Mt 17, 10-13: la presenza di Elia nella storia del giudaismo e della Chiesa; Il "mal di luna": Cm Mt XIII, 3-7 su Mt 17, 14-20: l'episodio rivela l'impotenza onnipotente della fede che si

rimette a Dio;

Il Figlio consegnato: Cm Mt XIII, 8-9 su Mt 17, 22-23: nella solitudine del Figlio dell'uomo si opera la riconciliazione degli uomini con Dio;

La tassa del tempio: Cm Mt XIII, 10-13 su Mt 17, 24-

27: dalla halacha sul tributo emerge il rapporto della comunità cristiana con il giudaismo e, per estensione, con lo stato;

Il Bambino: Cm Mt XIII, 14-19 su Mt 18, 1-5: il discorso sul Bambino come modello-simbolo-metafora del Regno dei cieli;

Gli scandali necessari: Cm Mt XIII, 20-26 su Mt 18, 6-

9: non scandalizzare coloro che si fanno piccoli per la fede in Gesù;

Gli angeli: Cm Mt XIII, 27-29 su Mt 18, 10-14: gli

6 angeli custodiscono presso Dio la segreta grandezza dei discepoli;

La correzione ecclesiale: Cm Mt XIII, 30-31 su Mt 18,

15-18: il perdono nella comunità dei fratelli rende presente in Gesù la misericordia del Padre;

La Chiesa-sinfonia: Cm Mt XIV, 1-4 su Mt 18, 19-20: la comunione delle membra nella Chiesa esprime e chiede un dono divino, tenuto in vita dalla preghiera;

La Chiesa fra misericordia e giudizio: Cm Mt XIV, 5-

13 su Mt 18, 21-35: la parabola del servo impietoso: la misericordia gratuitamente ricevuta deve farsi dono;

Interludio: le parole "piene": Cm Mt XIV, 14-15 su Mt

19, 1-2: dal discorso ecclesiologico al viaggio verso

Gerusalemme, dalla profezia alla realtà;

La Chiesa-Sposa: Cm Mt XIV, 16-25 su Mt 19, 3-11: la halacha in ordine al matrimonio restaurato dal Cristo secondo il disegno divino;

Per il regno dei cieli: Cm Mt XV, 1-5 su Mt 19, 12: nella prospettiva unitaria della sequela: parole sulle nozze e sulla verginità per il Regno;

La benedizione dei bambini: Cm Mt XV, 6-9 su Mt 19,

13-15: all'annuncio del Regno-Bambino si congiunge il dono di grazia riserbato ai piccoli;

Ricchezza e povertà: Cm Mt XV, 10-20 su Mt 19, 16-

26: l'episodio del giovane ricco esprime l'assoluto della sequela;

La sequela tra tempo ed eterno: Cm Mt XV, 21-27 su Mt 19, 27-30: primi/ultimi, capovolgimento escatologico dei valori nel Regno;

La Chiesa-Vigna: Cm Mt XV, 28-37 su Mt 20, 1-16: a Dio la chiamata per grazia a lavorare nella vigna, all'uomo la celebrazione del Donatore nella condivisione del Dono.

Se per le linee di raccordo fra Matteo e Origene
7 rinviamo alla Introduzione generale, con cui abbiamo iniziato il percorso dal primo volume, le note cercheranno di trasmettere i dati più specifici dei libri editi in questa seconda parte, nella quale vorremmo confluisse qualcosa degli interessi che speriamo già suscitati dalle ricchezze inizialmente elargite: <Ricevendo il danaro del Signore, state attenti a come tenere pronti gli interessi per il Signore che viene. Gli interessi della parola di Dio sono nel mettere in pratica, nella vita e nelle azioni, quanto comanda la parola di Dio>; <Non riponiamo "in un fazzoletto la mina" affidataci, e neanche "consegniamo il denaro alla banca", ma prestiamoli con l'interesse al popolo! E, una volta che vi abbiamo affidato la partita del Signore, starà a voi vedere come pagare i debiti "con gli interessi"> (Origene, Omelie sull'Esodo XIII, 1; Omelie su Isaia V, 3).

Il percorso del Vangelo di Matteo non si conclude con la svolta dalla Galilea verso la Giudea, e il Commento origeniano resta per via, con i suoi segnali che tralucono nei nomi del Cristo, il Maestro, la Guida, aprendo il colloquio in molte direzioni: con ogni lucida disperazione umana -

"Nulla ci importa di noi, quali fummo prima... (Non c'è) alcuna differenza dal non essere mai nati, quando la vita mortale è annullata dalla morte immortale" (Lucrezio, La natura delle cose III, 852s.868s.) -; con ogni domanda etica

- "La virtù non è preclusa ad alcuno, è permessa a tutti, accoglie tutti, chiama a sé tutti... Non sceglie la casa o il censo, si accontenta dell'uomo nudo" (Seneca, I benefici III, 18) -; con la filosofia mosaica - "Vi sono due convinzioni... l'una che attribuisce tutto all'intelletto, come... suprema guida di tutto;... l'altra si sottomette a Dio come a quello che è suo Creatore. Simbolo della prima convinzione è Caino, detto possesso... dell'altra... Abele... colui che riporta tutto a Dio" (Filone, I sacrifici di Abele e di Caino 2)

-. Il kérygma della Pasqua del Cristo, al di là di questi

Origene


CVM

300

LIBRO XIII

301 1. U

Allora i discepoli gli domandarono: Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia? .

I discepoli saliti con Gesù ricordavano cio che gli scribi tramandavano: Elia doveva venire prima dell'avvento del Cristo e per lui preparare le anime di coloro che lo avrebbero accolto. Ma la visione sul monte, durante la quale era apparso Elia, sembrava non concordare con quanto detto, giacché a loro era sembrato essere venuto Elia non prima di Gesù, ma insieme a lui. Pertanto dicono questo, pensando che gli scribi affermino il falso (1). Al che

(1) La leggenda di Elia non cesso di crescere nella pietà e nella letteratura tardo-giudaica: Gesù si riporta alle Scritture per affermare da un lato che la venuta di Elia nel Battista non avviene come reincarnazione, e dall'altro che la "restaurazione" apportata con Elia- Giovanni attiene al rinnovamento del popolo nella penitenza e nel perdono; è questa la dimensione fatta propria dalla comunità cristiana che fissa in un unico sguardo il Messia venuto e il precursore (cf. El[e]ias [J. Jeremias], in GLNT IV, 67-100). Peraltro il mistero di Elia - che è fra coloro che non hanno "mai assaggiato la morte" (Quarto libro di Ezra VI, 26, in Apocrifi dell'Antico Testamento [P. Sacchi], I, Milano

1990, 426) - è già noto a Origene nelle estensioni esoteriche che parlano dei "segreti di Elia profeta" (Origene, Commentariorum Series

12

il Salvatore risponde, non negando quello che viene tramandato su Elia, ma affermando che c'è un'altra venuta di Elia prima dell'avvento del Cristo, ignorata dagli scribi, nella quale essi non lo avevano riconosciuto e, divenuti quasi complici del fatto che Erode l'aveva fatto gettare in prigione ed eliminare, lo avevano trattato come avevano voluto . Poi afferma che faranno soffrire a lui la stessa cosa che hanno fatto ad Elia . Questo il quesito dei discepoli riguardo ad Elia, e questa la risposta del Salvatore. Ma quelli, ascoltatolo, compresero che la frase Elia è già venuto , e quello che disse in seguito il Salvatore, avessero riferimento a Giovanni il Battista .

E cio si consideri detto a chiarimento del testo nel suo senso manifesto.

Ma ora, secondo la nostra capacità, indaghiamo anche sul suo senso nascosto (2). In questo, a mio vedere,

4 Mt 17, 12. 5 Mt 17, 12. 6 Mt 17, 12. 7 Cf. Mt 17, 13.

[Mt Ser] 117: PG 13, 1769; cf. ?lie [R.E. Murphy - C. Peters], in DS IV,

1, 564-572); sulla permanenza mistica di Elia presso il popolo d'Israele, cf. gli esempi riportati in I maestri del Chassidismo, a c. di D. Leoni, I, Roma 1993, 162-165; G.G. Stroumsa, Clement, Origen, and Jewish Esoteric Traditions, in Origeniana sexta, 53-70; per una disamina sugli aspetti attuali del problema cf. P. Cantoni, Cristianesimo e reincarnazione, Torino 1997 (per Origene, pp. 36-50).

(2) Il testo nel suo senso manifesto e nascosto : cf. un brano già da noi citato nell'Introduzione al primo volume di Cm Mt: "I testi del Vangelo non sono solo semplici, come pensano taluni, ma presentati come semplici per i semplici per economia, mentre per coloro che vogliono e possono ascoltarli in modo più sottile, celano realtà di sapienza e degne del Logos di Dio" (Origene, Commento al Vangelo di Matteo [Cm Mt] X, 1 [M.I. Danieli - R. Scognamiglio], I, Roma 1998, 77). Origene esegeta "attira cosi l'attenzione del lettore sul contenuto e sulla forma insieme del suo lavoro, per svilupparne quel che gli sembra l'essenziale: l'attività dello spirito umano che scopre i misteri di Dio" (A. Bastit-Kalinowska, Origène exégète du premier Evangile. Thèse pour le Doctorat sous la direction de M. Alexandre, Paris IV (Grec), Paris 1992

Commento a Matteo, Libro XIII, 1 13

non c'è alcun riferimento all'anima di Elia, perché si non abbia a cadere nella credenza circa la metensomatosi, estranea alla chiesa di Dio, non trasmessa dagli apostoli né apparsa in alcun punto delle Scritture (3). In realtà è in contrasto sia con il fatto che le cose visibili sono transitorie , sia con la consumazione che subirà questo mondo , ma anche con il compiersi delle parole: il cielo e la terra passeranno , passa la figura di questo mondo ed i cieli periranno con cio che viene dopo. Se infatti, per ipotesi, nella condizione in cui le realtà sussistono tra l'inizio e la fine del mondo, la stessa anima puo vivere due volte nel corpo, per quale causa dovrebbe essere in esso? Se un'anima a motivo del peccato si troverà due volte nel corpo, perché non potrebbe essere in esso tre o più volte, dato che i castighi per questa vita ed i peccati ivi commessi non saranno scontati in altro modo che attraverso la metensomatosi? Se si concede questa ipotesi, forse si

1-20, SC 302, Paris 1983, 82.108s.; M. Simonetti, La Sacra Scrittura nella Chiesa delle origini [I-III secolo], in Salesianum 57 [1995], 63-74).

8 2 Cor 4, 18. 9 Cf. Mt 13, 39. 10 Mt 24, 35. 11 1 Cor

7, 31. 12 Sal 101 (102), 27.

(3) Si veda H.J. Vogt, Der Kommentar zum Evangelium nach Matthäus, I, Stuttgart 1983, n. 4, 280s., e M. Maritano, L'argomentazione scritturistica di Origene contro i sostenitori della metensomatosi, in Origeniana sexta , 257.274: le affermazioni della Scrittura riprese da Origene ribadiscono la speranza che "tutti gli uomini... sotto la guida del Logos divino (giungano) alla perfezione: i loro corpi saranno cosi rivestiti di qualità migliori, le loro anime si dirigeranno solo verso il bene e i loro spiriti saranno pienamente risvegliati e uniti a Dio" (cf. C. Schönborn, Risurrezione e reincarnazione, Casale Monferrato 1990). In Cm Rm V, 1 l'esclusione della metensomatosi avviene nell'orizzonte di tutta la storia della salvezza: una "unica e medesima vita" si incontra, per ogni uomo, con

il piano salvifico divino, da Adamo a Mosè, ai profeti, al Cristo (Origene,

14

dovrà per conseguenza ammettere che non ci sarà mai un tempo nel quale l'anima non trasmigri in un corpo. Sempre infatti entrerà nel corpo per peccati precedenti, e cosi non avrà luogo la dissoluzione del mondo, per cui cieli e terra passeranno . Ma se, per questa ipotesi, si ammette che un'anima del tutto esente da peccato non entri più in questo corpo creato, dopo quanti cicli cosmici pensi che un'anima sia trovata del tutto purificata e non più bisognosa di trasmigrazione? E tuttavia, anche in queste condizioni, se avviene sempre che una certa anima si distacchi da un numero limitato di anime, e non entri più in un corpo, la generazione dopo tempi in certo senso immensi, dovrà pure finire, riducendosi il mondo ad una, a due o a poche più persone, e dopo che anche queste saranno giunte a perfezione, il mondo si dissolverà, mancando le anime che vengono nei corpi (4).

Ma questo non si accorda con la Scrittura; essa infatti conosce una moltitudine di peccatori al tempo della dissoluzione del mondo, cosa che risulta chiara se si confrontano le parole: Ma il figlio dell'uomo, quando verrà, troverà ancora fede sulla terra? , con cio che in Matteo

13 Mt 24, 35. 14 Lc 18, 8. 15 Mt 24, 37-38ss.

(4) Il testo riflette con intensità quello studio attento su creazione

(génesis), mondo (kosmos), tempi innumerevoli (apeiron chronon ), di cui Gregorio dirà con gratitudine: "Trattava della natura del tutto e di ciascuna parte... Ci teneva (ragionamenti) intorno alla santa armonia dell'universo" (Gregorio il Taumaturgo, Discorso a Origene 8, 110-111

[E. Marotta], Roma 1983, 72); come nota Vogt, Der Kommentar I, n. 6,

281s, ad Origene risulta bene la riflessione greca sul tempo - l'infinito

Commento a Matteo, Libro XIII, 1 15

abbiamo trovato espresso in questi termini: Come fu ai giorni di Noè, cosi sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti come nei giorni che precedettero il diluvio, eccetera .

Ma per coloro che allora saranno ancora vivi, il castigo dei peccati non consisterà nella metensomatosi. Se infatti saranno colti (dalla morte) mentre sono ancora in peccato, o saranno puniti dopo cio con altro genere di castigo, per cui ci saranno due generi di punizione (l'una attraverso la metensomatosi, l'altra fuori di questo corpo: spieghino loro le cause e le differenze di questi modi), oppure non saranno puniti, quasi abbiano respinto in massa i peccati quelli lasciati per la fine del mondo, oppure

(e questa è la soluzione migliore), uno solo è il modo di punizione di coloro che hanno peccato nel corpo: soffrire adeguatamente per i peccati fuori del corpo, (cioè) fuori della condizione di questa vita. Ma ciascuna di queste possibilità, per chi sia capace di considerare la natura delle cose, non fa che confutare la metensomatosi.

Dal momento pero che i Greci che introducono la dottrina della metensomatosi, ammettendone le conseguenze, non accettano poi che il mondo si dissolva, ne segue necessariamente che, pur avendo ben

16 Sus 35 LXX.

(5) Le difficoltà di integrare metensomatosi e rivelazione biblica permangono nella considerazione dell'ebraismo post-biblico e moderno, pur nella positività delle sue espressioni mistiche elevatissime: è la Shekinah, la presenza divina stessa, esiliata nel

16

considerato le Scritture, che mettono in luce la distruzione del mondo, o non ci credono, oppure devono trovare argomenti per spiegare la fine del mondo, cosa che essi, pur volendo, non sono in grado di fare (5).

Inoltre, a coloro che osassero affermare che il mondo non si corromperà, ecco che cosa vorremmo replicare: se il mondo non si corrompesse, ma durasse all'infinito, Dio non conoscerebbe tutte le cose prima che siano . Ma se cosi fosse egli conoscerebbe parzialmente ogni singola cosa, o solo poche cose prima della loro creazione , dopo queste altre ancora. Quello infatti che è infinito, non puo per natura essere abbracciato da una conoscenza, la quale per sua essenza tende a circoscrivere le realtà conosciute. Ne consegue che non si possono fare profezie di qualsiasi realtà, considerato il fatto che tutte le cose sono infinite (6).

302 2. VFD

Ritengo essermi dovuto necessariamente soffermare

(cf. l'Introduzione della Leoni a I maestri, I, 19-73, e anche alcune considerazioni della Prefazione [12-14] che mostrano implicitamente la validità delle grandi domande origeniane da cui siamo partiti).

17 Sus 35 LXX. 18 Lc 1, 13.

(6) "Dove non c'è fine non c'è possibilità di comprensione e di limite. E se fosse stato cosi, Dio non avrebbe potuto abbracciare e ordinare cio che aveva fatto: infatti cio che per natura è infinito è anche incomprensibile" (Origene, I principi [Princ] II, 9, 1 [M. Simonetti], Torino

1968, 317); in Princ IV, 4, 8, 558, Origene risponde alle critiche: "Nessuno

Commento a Matteo, Libro XIII, 1-2 17

ad indagare sull'argomento della metensomatosi, data l'ipotesi avanzata da alcuni, secondo cui la medesima anima (di cui stiamo parlando) fosse in Elia e in Giovanni, anima chiamata prima (col nome di) Elia e poi (di) Giovanni, e questi non senza volere di Dio fosse chiamato Giovanni, come risulta chiaro da cio che disse l'angelo apparso a Zaccaria: Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni , e dal fatto che Zaccaria riacquisto la voce dopo che ebbe scritto sulla tavoletta che colui che era nato si chiamasse Giovanni . Ma se si fosse trattato dell'anima di Elia, anche questo secondo nato si sarebbe dovuto chiamare Elia, o si sarebbe dovuta indicare la ragione del cambiamento di nome, come nel cambiamento da Abràm ad Abraàm , da Sarai a Sara , da Giacobbe a Israele , e da Simone a Pietro : anche se neppure in tale condizione ce ne sarebbe più ragione: infatti nei casi suddetti i cambiamenti di nome sono avvenuti in una sola e medesima vita. Ma qualcuno chiederà: posto che non ci fu la stessa anima prima nel Tesbita e poi in Giovanni, come mai il Salvatore li chiama, in entrambi i casi, Elia? Rispondo che Gabriele nelle parole rivolte a Zaccaria aveva già suggerito che uno stesso essere era in Elia e Giovanni. Dice infatti: ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà davanti con lo spirito e la potenza di Elia . Bada bene: non disse "nell'anima di Elia", come se

si offenda... Se sono delimitati gli esseri che Dio puo tenere sotto il suo controllo, necessariamente c'è limite al numero di quanti egli puo comprendere. Nella sua potenza egli tutto comprende e non è compreso dal pensiero di nessuna creatura" (sulla accezione e i fraintendimenti del testo cf. n. 3 di Simonetti, 317: nel pensiero greco l'infinito fu valutato soprattutto in maniera negativa, solo "con Plotino si arriverà a valutazione positiva dell'infinito in Dio, inteso come pienezza e non come privazione di essere"; cf. Vogt, Der Kommentar I, n. 11, 282s.).

19 Cf. Lc 1, 63. 20 Cf. Gn 17, 8. 21 Cf. Gn 17, 15.

18

avesse avuto luogo la trasmigrazione, ma nello spirito e nella potenza di Elia. La Scrittura sa chiaramente quale è la differenza tra "spirito" ed "anima", poiché il testo: Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo e l'altro: Benedite, spiriti ed anime dei giusti , riportato nel libro di Daniele (secondo la versione dei Settanta), stanno ad indicare la differenza tra spirito ed anima. Giovanni quindi è chiamato Elia a causa non dell'anima ma dello spirito e

27 1 Cor 14, 32. 28 2 Re 2, 15.

22 Cf. Gn 32, 29. 23 Cf. Mt 16, 18. 24 Lc 1, 16-17. 25 1

Ts 5, 23. 26 Dan 3, 86 (LXX).

(7) La "teologia di Giovanni il precursore" occupa un posto importante nella dottrina di Origene, in correlazione anche con l'angelologia, poiché, se il Battista "rappresenta la preparazione visibile della venuta del Verbo" gli angeli "rappresentano la sua preparazione invisibile"; nella meditazione origeniana le frontiere dei mondi creaturali sfumano e ci possono essere "inviati" che dal mondo celeste sono mandati ad assumere la condizione dell'esilio terrestre, preparando le vie del Verbo e la sua discesa redentrice (cf. J. Daniélou, Origene, ed. it., Roma 1991, 297). Proprio per la forza dello spirito e potenza di Elia che anima il Battista, si puo vedere una fusione o comunione delle due figure ancor più necessaria per preparare la parusia gloriosa: "Prima della seconda e più divina venuta di Cristo, è probabile che Giovanni o Elia, un po' prima che si manifesti Cristo, la nostra vita, vengano a rendere testimonianza alla vita" (Origene, Commento al Vangelo di Giovanni [Cm Gv] II, XXXVII [E. Corsini], Torino 1968, 272; cf. G. Sgherri, Chiesa e Sinagoga nelle opere di Origene , Milano 1982, 257).

(8) "Siamo sigillati con lo Spirito Santo affinché,... ricevendo le impronte del Santo Spirito diventiamo santi, e in ciascuno di noi lo spirito dell'uomo che è in noi (
1Co 2,11) diventi santo, e cosi anche, penso, l'anima. Ora, è con lo Spirito Santo che si è sigillati, ma è Dio che sigilla, ed è sigillato dal Padre con lo Spirito Santo chiunque, per il fatto di credere in Dio, "sigilla che Dio è verace" (GV 3,33); e viene sigillato al fine che, custodendo il sigillo e mostrandolo intatto nel

"giorno della redenzione", possa essere annoverato fra i redenti"

Commento a Matteo, Libro XIII, 2 19

della potenza, e se queste cose furono prima in Elia e poi in Giovanni, cio non è affatto in contrasto con l'insegnamento della Chiesa (7). Ma sono gli spiriti dei profeti che devono essere sottomessi ai profeti , non le anime dei profeti che devono essere sottomesse ai profeti. E lo spirito di Elia si è posato su Eliseo . Ma bisogna indagare se lo spirito di Elia si identifichi con lo spirito di Dio che è in Elia, o se queste due realtà si distinguano, e se lo spirito di Elia che era in lui fosse ancora qualcosa di distinto rispetto allo spirito che ogni uomo ha in sé (8). In effetti l'Apostolo ha mostrato chiaramente che lo Spirito di Dio, anche quando è dentro di noi, è diverso dallo spirito di ogni uomo, affermando in un passo: Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio , e in un altro passo: Nessuno degli uomini conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui. Cosi anche le cose di Dio nessuno le ha mai potute conoscere se non lo Spirito di Dio . Ma non ti meravigliare di quello che si dice di Elia: come gli accadde qualcosa di estraneo rispetto a tutti gli altri santi di cui parla la Scrittura, quando fu assunto nel turbine verso il cielo , allo stesso modo il suo spirito aveva qualcosa di particolare, per cui non solo si poso su Eliseo , ma discese anche su Giovanni alla sua nascita, e Giovanni fu in modo singolare pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre ed in maniera singolare cammino davanti al Cristo con lo Spirito e la forza di Elia . Infatti è possibile che in lui ci siano più spiriti, non

29 Rm 8, 16. 30 1 Cor 2, 11. 31 2 Re 2, 11. 32 2 Re

2, 15. 33 Lc 1, 15. 34 Lc 1, 17. 35 Sal 50 (51), 14.

36 Sal 50 (51), 12. 37 Is 11, 2ss. 38 Lc 1, 16. 39 Mt 17,

13. 40 2 Re 2, 15. 41 Lc 1, 17.

20

solo cattivi ma anche buoni. Davide certo prega di essere sostenuto da uno spirito di comando e chiede che nel suo intimo si rinnovi uno spirito retto . Se pero il Salvatore, per farci partecipare al suo spirito di sapienza e intelletto, allo spirito di consiglio e fortezza, allo spirito di conoscenza e pietà, fu anche riempito dello spirito di timore di Dio , è possibile intendere che ci fossero in lui più spiriti buoni.

Questa spiegazione l'abbiamo data, perché è detto che Giovanni cammino davanti al Cristo con lo spirito e la potenza di Elia , si che le parole Elia è già venuto si riferiscono allo spirito di Elia attivo in Giovanni, come avevano compreso anche i tre discepoli saliti con lui, che egli parlava loro di Giovanni Battista . Su Eliseo dunque si era solo posato lo spirito di Elia ; mentre Giovanni camminava innanzi al Cristo non soltanto nello spirito, ma anche con la forza di Elia . Per questo Eliseo non si sarebbe chiamato Elia, mentre Giovanni era lo stesso Elia

42 Ml 3, 22-24. 43 Cf. Mc 9, 12. 44 Cf. Mt 25, 31.

45 Gv 1, 2.

(9) "Elia ha dunque avuto uno spirito (cioè una grazia) particolare, che si è posato in seguito su Eliseo e che è disceso su Giovanni alla sua nascita. Giovanni ha percio avuto il privilegio, da una parte, di essere ripieno di Spirito Santo già nel seno di sua madre,

Commento a Matteo, Libro XIII, 2 21

(9). Ma se bisogna citare la Scrittura, a partire dalla quale gli scribi dicevano che deve venire prima Elia, ascolta che cosa dice Malachia: Ecco, io vi inviero il profeta Elia il Tesbita, eccetera, fino a: cosi che io non venga e colpisca il paese completamente .

Sono queste parole a indicare probabilmente che Elia prepara alla venuta gloriosa di Cristo, per mezzo di alcuni discorsi sacri e di disposizioni nelle loro anime, coloro che erano stati resi adatti allo scopo. Questa venuta gli uomini della terra non l'avrebbero sostenuta, a motivo dell'eccesso di gloria, se non fossero stati prima preparati da Elia. Per Elia intendo non l'anima di quel profeta, ma il suo spirito e la sua potenza (10). Queste le realtà, per mezzo delle quali si ristabilirà ogni cosa , perché per coloro che dalla restaurazione saranno ristabiliti e diventati capaci della gloria di Cristo, venga il Figlio di Dio che apparirà nella gloria . Se Elia fosse come una parola, inferiore alla Parola che è il Logos Dio, il quale in principio era presso Dio , anche questa

e dall'altra di camminare davanti a Cristo nello spirito di Elia"

(Daniélou, Origene, 300). Sulla dinamica dello Spirito nell'uomo, cf. J. Dupuis, "L'esprit de l'homme". ?tude sur l'anthrophologie religieuse d'Origène, Bruges 1967.

(10) Girolamo annota: "Elia, che verrà nel secondo avvento del Signore nella realtà del suo corpo, ora è già venuto, nello spirito e nella virtù di Giovanni" (Commento al Vangelo di Matteo III [S. Aliquo - S. Cola], Roma 1969, 173); sulle riprese origeniane del tema in Girolamo, cf. Y.-M. Duval, Vers l'In Malachiam d'Origène. Jérôme et Origène en

406, in Origeniana septima, 233-259; M. Maritano, Girolamo e l'accusa della metempsicosi contro Origene , Ibid, 261-292; e ancora Sgherri, Chiesa, 258s.; sulla figura di Elia, cf. AA.VV., ?lie le prophète , I e II, Bruges 1956).

46 Cf. Lc 1, 17. 47 Mt 17, 12. 48 Mt 25, 36. 49 Mt 25,

35.

22

"parola" potrebbe venire, quasi un esercizio previo, al popolo che essa prepara perché sia ben disposto all'accoglienza del Logos perfetto.

A questo punto qualcuno potrebbe esprimere un'aporia: lo spirito e la potenza di Elia vennero a soffrire nella persona di Giovanni cio a cui si riferisce la frase: gli hanno fatto tutto cio che hanno voluto ? Al che si risponderà: a livello di spiegazione più semplice, niente di assurdo se per amore gli esseri che aiutano gli altri soffrano cio che giova a coloro che ne sono aiutati (11)

(anche Gesù, percio, dice per amore degli infermi: ero infermo , e degli affamati: avevo fame, e degli assetati: avevo sete ); a livello di spiegazione più profonda invece si risponderà: non si dice "gli", bensi "in lui" hanno fatto tutto cio che hanno voluto; le realtà che hanno sofferto,

(cioè) l'anima di Giovanni (che non si identifica assolutamente con quella di Elia) e forse anche il corpo, erano sorrette dallo spirito e dalla potenza di Elia. Altro il modo con cui anima, spirito e potenza sono nel corpo, altro quello in cui il corpo di un giusto è in realtà migliore, sorretto e dipendente com'è da esse. Ma quelli che vivono

Commento a Matteo, Libro XIII, 2 23

nella carne non possono piacere a Dio. Voi pero non siete sotto il dominio della carne, ma dello spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi . L'anima del peccatore infatti è sotto il dominio della carne, e quella del giusto è sotto il dominio dello spirito (12).

Si potrebbe indagare inoltre su questo punto: a chi si attribuisce "in lui hanno fatto tutto quello che hanno voluto" ? Forse si riferisce agli scribi, sul cui conto i discepoli rivolgono la domanda: Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia? . Ma non sembra proprio che Giovanni abbia subito un torto dagli scribi, se non quello di non credergli o (come abbiamo già detto) di essere diventati complici dei misfatti che Erode oso perpretare contro di lui.

Un altro poi riterrà che le parole: in lui hanno fatto quel che hanno voluto si riferiscano non agli scribi, bensi ad Erodiade, a sua figlia, e ad Erode : furono loro a fare in lui tutto cio che hanno voluto; anche cio che è detto in seguito, mediante le parole: Cosi il Figlio dell'uomo dovrà soffrire molto da parte loro , si potrebbe riferire a loro; se il testo di prima si riferisce agli scribi, <anche questo riguarda gli scribi>; se invece la prima frase riguarda Erode, Erodiade e sua figlia, anche la seconda si deve riferire a loro. E infatti probabile che Erode abbia acconsentito alla morte di Gesù, forse perché anche la donna condivideva con lui questo disegno contro di lui (13).

50 Rm 8, 8-9. 51 Mt 17, 12. 52 Mt 17, 10. 53 Cf. Mt 21,

25. 54 Mt 17, 12. 55 Cf. Mt 14, 6-12. 56 Mt 17, 12.

IL "MAL DI LUNA"

303
3. LL

Venuti essi presso la folla, si avvicino a Gesù un uomo che in ginocchio gli disse: Signore, abbi pietà di mio figlio .

I sofferenti, o i familiari dei sofferenti, stanno insieme alle folle. Percio Gesù, dopo che avrà dispensato (1) cio che trascende le moltitudini, discende verso di loro, perché coloro che non possono ascendere a motivo delle malattie che li opprimono ricevano giovamento dalla discesa del

1995, 141-153).

(13) "Il partito dei Farisei dette il suo assenso alla morte di

Giovanni, cosi come la volontà di Erode ebbe la sua parte

Commento a Matteo, Libro XIII, 3-4 25

Logos dall'alto verso di loro.

Ora, è da indagare (2) nel caso di quali malattie i pazienti giungano alla fede e preghino per la loro guarigione, e di quali malattie invece siano altri a fare cio per loro, come il centurione per un suo servo , il funzionario regale per suo figlio , il capo della sinagoga per la figlia , la Cananea per la figlioletta posseduta da un demonio , ed ora quest'uomo in ginocchio per il figlio epilettico . Insieme a questi casi indagherai quando è che il Salvatore guarisca di sua iniziativa e senza essere pregato da alcuno, come nel caso del paralitico <alla piscina probatica> . Queste guarigioni, confrontate tra loro e sottoposte ad esame, presenteranno, per chi è capace di mettersi all'ascolto della sapienza di Dio nascosta nel mistero , molti insegnamenti concernenti le diverse malattie spirituali e il modo della loro terapia.

304 4. M

nell'assassinio del Signore" (Girolamo, Commento III, 174).

1 Mt 17, 14.

(1) Oikonomia , dispensazione: cf. Cm Mt X, 1; XII, 43, vol. I,

77.366. Nelle discese e salite di Gesù a favore della umanità malata,

"la divina economia si intreccia alle cose umane" (Origene, Omelie su Geremia [Om Ger] XVIII, 6 [L. Mortari], Roma 1995, 232). "Quando (il Cristo) fu appeso alla croce, ebbe fine l'economia della carne;... risorgendo dai morti (egli) ascese al cielo... L'olocausto, (offerto sulla) croce, ha riunito la terra al cielo e il divino all'umano" (Origene, Omelie sul Levitico [Om Lv] I, 4 [M.I. Danieli], Roma 1985, 41). Nella economia salvifica rientrano le singole manifestazioni di grazia, economie, che permangono nella Chiesa, "luogo di cura (per) una moltitudine di malati" (Om Lv VIII, 1, 175) "attraverso la storia del mondo" (cf. Cm Gv I, VII, 129, con n. 16 di Corsini; H.U. von Balthasar, Parola e mistero in

26

A questo punto, trattandosi di indagare non su tutti i casi, bensi su quello che stiamo esponendo, vediamo - secondo un'interpretazione tropologica - chi possiamo individuare nell'epilettico e nel padre che prega per lui, che cosa rappresenti il cadere dell'infermo non sempre, ma spesse volte, nel fuoco e a volte nell'acqua , e cosa significhi il fatto che l'abbia potuto guarire Gesù , e non i discepoli. Cio ha infatti una sua buona ragione (3). Ciascuna delle malattie e ognuna delle infermità "allora" sanate dal nostro Salvatore nel popolo si riferiscono alle varie infermità spirituali: come i paralitici che indicano persone prive di vigore spirituale, il cui animo giace nel corpo, come paralizzato; i ciechi che, essendo tali, rappresentano quelle persone prive di vista per realtà percepibili solo dall'anima, ed i sordi, che sono segno di

41; Vogt, Der Kommentar I, n. 26, 286).

2 Cf. Mt 8, 5-13. 3 Cf. Gv 4, 46-54. 4 Cf. Lc 8, 40-56.

5 Cf. Mt 15, 21-28. 6 Cf. Mt 17, 15. 7 Cf. Gv 5, 1ss. 8 1 Cor

2, 7.

(2) E da indagare: lo sguardo di Origene percorre le folle del Vangelo, seguendo fin dove arriva la penetrazione salvifica di Gesù (cf. Cm Mt XI, 3, vol. I, 180ss., per i gruppi compositi della prima moltiplicazione dei pani). Rispetto al testo greco, la traduzione latina, più ampia, si sofferma sulle forme di "conoscenza" con le quali si attinge il Logos divino-fatto carne; l'originale ha identica portata ecclesiologica per la mescolanza di sani-malati intorno al Cristo e il tema della filantropia medica (cf. S. Fernandez, Cristo médico, segun Origenes. La actividad médica como metafora de la accion divina , Roma 1999, 140ss. 223ss; A. Roselli, 'O tecnivth¦ Qeov¦ : la pratica terapeutica come paradigma dell'operare di Dio in PA III 1, in Il cuore indurito del Faraone. Origene e il problema del libero arbitrio

[L. Perrone], Genova 1992, 65-83).

9 Mt 17, 15. 10 Cf. Mt 17, 16.19. 11 Mt 4, 23.

(3) "Le guarigioni miracolose operate dal Salvatore, pur essendo

Commento a Matteo, Libro XIII, 4 27

quelle persone prive di udito nell'accogliere la Parola di salvezza: in maniera analoga a quei casi (4) ci sarà da indagare anche su cio che riguarda l'epilettico. E una malattia, questa, che per considerevoli tratti non attacca i soggetti che ne soffrono, e durante questi periodi, finché non ci sono attacchi di epilessia, chi ne è affetto dà l'impressione di non differire in niente da chi sta bene. Una simile patologia si potrà riscontrare in alcune anime: molte volte si presume che godano di buona salute nel campo della castità o di altre virtù, ma poi arrivano momenti in cui sono attaccate da una passione come da epilessia, per cui da uno stato di apparente solidità ecco che crollano, dilaniate dall'illusione di questo secolo e da altre bramosie . Forse non ti sbaglieresti nel dire che costoro sono (per cosi dire) epilettici a livello spirituale: attaccati dagli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti , molte volte stanno male per il tempo in cui subiscono l'epilessia delle passioni della loro anima e a volte cadono nel fuoco degli incendi allorché, stando a cio che è detto nel profeta Osea, gli adulteri diventano come forno per consumare con la fiamma ; altre volte invece cadono nell'acqua , quando il re di tutto cio che

1986, 164).

4) Le opere di Gesù vanno lette nel disegno unitario della storia

28

è in acqua , il drago, li fa precipitare dalla condizione in cui credevano poter respirare in libertà, nelle profondità dei flutti del mare che è la vita umana (5).

Nella spiegazione che stiamo dando circa l'epilettico, siamo in accordo con l'autore del Libro della Sapienza che parla da un lato della regolarità del giusto (il discorso del giusto è saggezza per sempre ) e, d'altro lato, di coloro che si lasciano andare: lo stolto invece muta come la luna E in gente del genere è possibile assistere a slanci, che possono rapire sino alla lode quelli che non tengono conto della loro incostanza, tanto che si potrà dire che o sono già al plenilunio, o che poco ci manca. Potrai considerare ancora che quella luce apparente che è in loro va scemando, non essendo più luce diurna ma notturna

(lunare), e la luce apparente non arriva più ad essere visibile in essi. Se pero coloro che per primi hanno dato un nome alle realtà (6), l'epilessia l'abbiano chiamata "mal di luna" per tale motivo oppure no, ricercalo da te stesso.

della salvezza: "vi erano molti defunti al tempo di Gesù, ma risuscitarono soltanto quelli che il Logos riconobbe opportuni per la resurrezione, affinché non soltanto le cose operate dal Signore fossero simboli di alcune verità, ma anche fossero la causa diretta, per poter avvincere la moltitudine al meraviglioso insegnamento del Vangelo" (C Cel II, 48, 179); "Sottolineando, attraverso l'interpretazione spirituale, il potenziale simbolismo dei segni", Origene mostra che i miracoli

"lasciano trasparire l'azione sapiente di Dio e del suo Logos per restaurare la vita spirituale dell'umanità" (Mosetto, I miracoli, 107).

12 Cf. 1 Cor 10, 12. 13 Cf. Mc 4, 19. 14 Cf. Ef 6, 12.

15 Cf. Mt 17, 15. 16 Os 7, 4. 17 Cf. Mt 17, 15. 18 Cf. Gb 41,

26.

(5) L'epilessia è considerata nella trattazione prevalentemente come mal della luna in senso spirituale: se da un lato Origene vuole

Commento a Matteo, Libro XIII, 4-5 29

305 5. "S..."

Padre dell'epilettico sarà forse l'angelo al quale questi è toccato in sorte (se appunto bisogna dire che ogni anima umana è sottomessa ad un angelo <come ad un padre>), angelo che prega il medico delle anime, come per suo figlio, perché lo liberi (dal male), visto che dalla malattia non l'ha potuto liberare la parola meno valida dei discepoli

(7). Ma uno spirito muto e sordo , se lo si puo interpretare in senso tropologico, è segno degli impulsi irrazionali verso un bene apparente; esso viene espulso dal Logos, affinché uno che ha compiuto finora del bene per impulso irrazionale (stimato come un bene da quelli che lo considerano tale) non lo compia più senza ragione, ma

(cf. Fernandez, Cristo , 94); in questo senso portare il lunatico a Gesù vuol dire presentare tutto il suo essere a una evangelizzazione esorcistica che non si limita "alla chiara coscienza", ma si estende anche alle "profondità psichiche inconsce, segno della nostra animalità" (H. Crouzel, Théologie de l'Image de Dieu chez Origène, Paris 1956, 206).

19 Sir 27, 11. 20 Sir 27, 11.

(6) Hanno dato un nome alle realtà : "Il problema consiste in questo: se, come pensa Aristotele, i nomi provengono da convenzione; ovvero, come ritengono i filosofi stoici, da natura, dacché le prime voci furono imitazioni delle cose che si volevano esprimere, e da esse nacquero i nomi veri e propri...; oppure, come insegna Epicuro (in modo diverso da quello che pensano gli Stoici), i nomi provengono da natura, in quanto i primi uomini emisero determinati suoni di voce, diversi secondo gli oggetti" (C Cel I, 24, 67, testo richiamato da Vogt, Der Kommentar I, n. 29, 286s.); questo dibattito del pensiero greco ha un senso profondo, perché c'è "un legame naturale e come esistenziale fra il simbolo e la sua verità, una presenza del significato all'interno del significante" (H. Crouzel, Origène et la connaissance mystique , Bruges

1961, 254-258) e anche in questa luce l'esegesi origeniana ricerca il

30

secondo la ragione dell'insegnamento di Gesù (8).

<Questa malattia è difficile da guarire, è grave: crede di aver agito bene nel fare cio che bene non è; in soggetti simili c'è una forza cosi grande e tale, da poterla paragonare ad una montagna: per fare si che tale forza si sposti da colui che ne è affetto, ci vuole tutta la fede del guaritore. E tutta la fede è quella che si paragona ad un granello di senapa >. Partendo da questa considerazione, anche Paolo dice: Se avessi la fede per spostare le montagne : non una, ma parecchie montagne analoghe a questa sposta chi ha la fede come un granello di senapa . Perché la gente minimizza la fede (9), e questa sembra loro qualcosa di molto piccolo e di poco valore; ma se cade in terra buona (cioè in anima capace di far buona accoglienza a tale seme) diventa un grande albero, tanto che gli esseri, non privi di ali, ma che si levano in volo a livello spirituale, gli uccelli del cielo, possano nidificare tra i rami di un tale albero .

306 6. "P'..."

21 Cf. Mc 9, 25. 22 Cf. Mt 17, 20.

(7) Angelo-padre: "Abbiamo detto più volte che gli angeli hanno la cura e la custodia delle anime che sono nella Chiesa di Dio... Mi pare dunque che anche in questo passo sia... fatto conoscere nel mistero che alcune anime sotto di loro si comportano come figlie" (Origene, Omelie sui Numeri [Om Nm] XXIV, 3 [M.I. Danieli], Roma 1988, 337): le immagini origeniane sottolineano spesso nell'angelo, con "sentimento di calda simpatia", la "presenza di un parente, di un amico e, significativamente, di un pedagogo", con la sua limitatezza di potere rispetto a Dio, "il solo a dover essere pregato e adorato" (A. Monaci Castagno, Origene predicatore, Milano 1987, 175).

(8) Gli impulsi irrazionali - alogoi - sono espulsi dal Logos , affinché il bene non sia più fatto in modo non razionale - alogo -, ma

Commento a Matteo, Libro XIII, 5-6 31

E ora dunque di accostarci al testo. In primo luogo chiediamoci in che senso si dica epilettico chi è vessato da uno spirito sordo e muto, e a qual titolo si chiami mal di luna dal grande luminare celeste, secondo dopo il sole, stabilito da Dio per dominare la notte .

I medici si attengano pure alla fisiologia, dal momento che non ritengono che in questo passo si tratti di spirito impuro, bensi di sintomo fisico e, stando alla fisiologia, spieghino pure che gli umori liquidi della testa fluiscono in base ad una certa "simpatia" con la luce della luna, di natura liquida (10). Noi, che da un lato crediamo al Vangelo, che questa malattia la considera prodotta nei

secondo la parola - logos - dell'insegnamento di Gesù: si vede bene nel testo l'alternanza e la pregnanza nuova della terminologia e della sostanza che esprime: "Assieme a un senso soggettivo, che esprime la partecipazione delle creature ragionevoli al Logos divino, logikos ha un significato oggettivo: affermando un rapporto con una Ragione che è sempre il Figlio di Dio, ne riceve un senso sovrannaturale che lo fa entrare nel vocabolario del mistero" (Crouzel, Origène et la connaissance, 45); la guarigione sarà dunque l'inizio di una vita nuova, condotta secondo il Logos o insieme al Logos (cf. R. Scognamiglio, Proaivresi¦ tra scelta e fede nel Commento a Matteo di Origene , in

"Nicolaus" XXIV, 1/2 [1997], 245-265; H.de Lubac, Storia e Spirito , ed. it., Milano 1985, 376).

23 1 Cor 13, 2. 24 Cf. Mt 17, 20. 25 Cf. Mt 13, 31ss.

26 Cf. Gn 1, 16ss.

(9) La gente minimizza la fede : "Per noi, che vogliamo uscire dall'Egitto, sia questa la prima mansione: nella quale abbandonato il culto degli idoli e l'adorazione dei demoni, che non sono dèi, crediamo che il Cristo è nato dalla Vergine e dallo Spirito Santo, e che il Verbo fatto carne è venuto in questo mondo" (Om Nm XXVII, 3, 374). Dunque, "il fondamento della vita spirituale è la fede. Questo è capitale e ci mostra già dall'origine che non si tratta di una semplice ascesa platonica"

(Daniélou, Origene, 351); e ancor meno si deve attribuire allo sforzo dell'uomo il puro dono che è la fede stessa. Ricordavamo quasi a

32

soggetti ammalati da uno spirito impuro, muto e sordo, e d'altra parte constatiamo che coloro che sono soliti promettere guarigione a tali persone, a somiglianza dei maghi egiziani, sembrano a volte riuscirci (11), diremo che forse per stravolgere le creature di Dio perché proclamino iniquità contro l'alto e levino la loro bocca contro il cielo , questo spirito impuro segue alcune fasi della luna; cosi fa in modo, a partire dalla osservazione che gli essere umani soffrono a seconda delle fasi lunari, da far credere che un cosi grave morbo avvenga per colpa non del demonio muto e sordo , bensi del grande luminare che è nei cieli, stabilito per regolare la notte , che non ha alcun potere nel determinare tra gli uomini un male del genere (12). Ma tutti quelli che individuano nella posizione degli astri il motivo di tutti i disordini che si verificano sulla terra (sia nel loro insieme sia nei singoli casi) proclamano iniquità contro l'alto . Questi tali veramente hanno levato contro il cielo la loro bocca , asserendo che tra gli astri alcuni hanno influssi malefici, altri benefici; mentre il Dio dell'universo non ha creato nessun astro per produrre del male, secondo Geremia, com'è scritto nelle Lamentazioni:

27 Sal 72 (73), 8-9 (LXX). 28 Mc 9, 25.

(10) E una delle sezioni più ampie per l'aspetto delle conoscenze mediche in Origene, il vaglio di esse, e, soprattutto, per come stabilire il rapporto fra fisiologia e fede nel Vangelo, poiché il Cristo medico che si prende cura della umanità dolorante diviene punto di riferimento per lo sviluppo stesso della scienza medica, che andava distinta dal ricorso intensificato e crescente alle pratiche magiche (cf. B. Neuschäfer, Origenes als Philologe, Basel 1987, 199-202; A. Roselli, 'O tecnivth¦ Qeov¦, 82s.; P. Pizzamiglio, Le scienze e la patristica, in Complementi

Commento a Matteo, Libro XIII, 6 33

Dalla bocca del Signore <non> procedono bene e male .

Ma puo anche darsi che, come questo spirito impuro, che causa il cosiddetto mal di luna, osserva le fasi lunari per agire su colui che per alcuni motivi gli è affidato e non ha meritato di avere una protezione angelica, allo stesso modo alcuni spiriti e dèmoni si adeguano alle configurazioni di altri astri, perché non solo la luna, ma anche gli altri astri vengano vituperati da coloro che proclamano iniquità contro l'alto .

Si puo certo dare ascolto agli esperti di oroscopi, i quali fanno risalire il motivo di ogni mania e possessione diabolica alle fasi lunari. Ora che i soggetti che soffrono il cosiddetto mal di luna cadano a volte nell'acqua , è un fatto evidente; ma che cadano anche nel fuoco , è fenomeno che avviene, anche se più di rado. Ed è questo un morbo cosi difficile da guarire, che coloro che hanno il dono di guarire indemoniati a volte ci rinunciano, a volte invece non ci riescono se non con digiuni e preghiere e parecchi sforzi.

interdisciplinari di patrologia [A. Quacquarelli], Roma 1989, 218s.; Fernandez, Cristo, 53-58).

(11) Pare che a volte ci riescano: "Badate dunque che non cada in inganno l'anima di alcuno di voi e ancora non resti nell'ambiguità e nel dubbio, quando sentirà dire di un uomo o di un altro: il demonio ha guarito la tale malattia ad opera del tale idolo, ha predetto questo o quello; tutti questi sono idoli di demoni e di uomini che non conoscono la verità" (Origene, Omelie su Isaia [Om Is] VII, 2 [M.I. Danieli], Roma

1996, 151). Astrologia, divinazione, magia sono affrontate da Origene nell'intersecarsi dei loro "rispettivi percorsi" con vie umane di solitudine e angoscia: "Contro i successi - anche terapeutici - (degli astrologi), Origene contrappone un argomento tradizionale che egli sfrutta a fondo anche contro i successi delle altre forme di divinazione e della magia: le credenze astrologiche sono frutto di una gigantesca beffa ordita dai demoni ai danni dell'umanità, in modo che questa possa cadere più facilmente nelle loro mani" (Monaci Castagno, Origene, 145s.).

29 Gn 1, 16. 30 Sal 72 (73), 8 (LXX). 31 Sal 72 (73) , 9

34

Ti chiederai se tale patologia, come esiste tra esseri umani, cosi sia pure tra gli spiriti, per cui alcuni di essi parlano, altri no; alcuni hanno l'udito, altri l'hanno perduto. Ma si troverà che, come è in loro stessi il motivo del loro essere impuri, cosi è per il loro libero arbitrio che sono condannati ad essere privi di parola e di udito. Infatti anche alcuni esseri umani avranno a subire una condanna simile, se sarà esaudita la preghiera del profeta, espressa nello Spirito Santo, preghiera che, a proposito di alcuni peccatori, dice: rimangano senza parola le labbra di menzogna . Ed è forse in questo senso che coloro che hanno usato male del loro udito ed hanno ascoltato vanità, saranno privati dell'udito da colui che dice: Chi ha fatto colui che ci sente male ed il sordo? , perché non abbiano più ad ascoltare cose vane (13).

(12) "Anche molti uomini considerati come credenti si interrogano con inquietudine se le azioni umane non siano assoggettate alla necessità e se non è impossibile che esse si verifichino in maniera diversa da come le producono gli astri secondo le loro diverse fasi... Ebbene, dobbiamo anche sostenere riguardo agli astri che essi non sono in nulla gli agenti degli accadimenti umani, ma soltanto dei segni "

(Philocalie 21/27. Sur le libre arbitre, 23, 1.14 [?. Junod],
SC 226, Paris

1976, 132s.174s.; cf. Introduzione di Junod, 24-65, che esamina il rapporto fra la teoria origeniana degli astri-segni e la dottrina, propria a Plotino, degli astri-lettere scritte nel cielo). Cf. il tema in Crouzel, Origène et la connaissance, 236-239; G. Bendinelli, Il Peri; Eujch¦ di Origene e la tradizione neoplatonica, in Il Dono e la sua ombra. Ricerche sul Peri; Euch¦ di Origene (F. Cocchini), Roma 1997, 35s.

34 Cf. Mt 17, 15. 35 Cf. Mt 17, 15. 36 Cf. Mt 17, 21.

37 Sal 30 (31), 19. 38 Es 4, 11.

(13) Le considerazioni conclusive del paragrafo sembrano sottolineare la positività di una apparente limitazione e privazione - l'essere sordo, muto, cieco -, come si esprime un altro accenno della

Commento a Matteo, Libro XIII, 7 35

307 7. "O ..."

Poiché dice: O generazione incredula ed adultera , il Salvatore mette in luce che il male è subentrato in seguito ad una perversione, è avvenuto contro natura e ci ha fatto pervertire. Gravato dal peso di tutto il genere umano della terra (14) (penso), per la loro malizia ed il suo vivere con loro, disse: Fino a quando staro con voi? .

Si è già parlato, in parte, di quel detto: Se avete fede quanto un chicco di senapa, direte a questa montagna, eccetera ; nondimeno, per una visione più chiara di questo punto, ecco che cosa resta da dire.

Nel presente contesto ritengo siano dette montagne quelle potenze diventate ostili con enorme effusione di male, potenze che sono, in certo senso, piantate negli animi umani (15). Percio, se uno ha tutta la fede , in modo da non essere più incredulo ad un testo solo delle

45 1 Cor 13, 2. 46 Mt 17, 2.

Filocalia: "Dio, che dispensa tutte le cose riguardanti il mondo in maniera giovevole, a ragione anche ci ha reso ciechi davanti all'avvenire. Poiché la conoscenza dell'avvenire ci farebbe abbandonare la lotta contro il male... Ci giova non sapere se saremo buoni o cattivi... Cosi Dio ha fatto (il medesimo uomo) cieco e vedente, vedente per il presente, ma cieco davanti all'avvenire" (Philocalie

21/27, 23, 10-11, 162-165); o ancora: "Se prima non è chiusa la visione del male, non si spalancherà la vista del bene. Cosi dunque intendo anche quella parola del Dio buono: "Chi ha fatto il vedente e il cieco?"

(Es 4, 11): vedente secondo il Cristo, cieco secondo il consiglio del serpente" (Om Nm XVII, 3, 239). Anche solo da questi riferimenti si vede la risposta agli interrogativi gnostici e marcioniti sulla bontà del Creatore (cf. Fernandez, Cristo, 79).

39 Mt 17, 17. 40 Mt 17, 17. 41 Mt 17, 20.

(14) Il Salvatore sentendo il peso di tutto il genere umano :

36

Sacre Scritture, ed ha una fede come quella di Abramo, che credeva a Dio al punto tale che la sua fede gli venne computata a giustizia , una tale persona dirà a questa montagna (voglio dire: allo spirito muto e sordo presente in colui che è chiamato epilettico): Spostati da qui

(ovviamente, dal malato vessato da esso) a li (magari nell'abisso) ed essa si sposterà . E l'Apostolo, partendo

(credo) da tale punto, affermo con autorità apostolica: Anche se avessi la fede da spostare le montagne . Non una, ma molte montagne simili ad essa è in grado di spostare colui che ha fede quanto un chicco di senapa

(16). Certo, niente sarà impossibile per chi ha fede a tale punto. Ma facciamo ancora attenzione alle parole: questa razza (di demoni) non si scaccia se non con preghiera e digiuno : se mai dovessimo occuparci della guarigione di un soggetto, affetto da un male simile, non mettiamoci a far giuramenti, domande e discorsi allo spirito impuro (17), come se quello ci ascoltasse; ma dedicandoci a preghiera e digiuno riusciamo, pregando

(L'Agnello di Dio) si è sacrificato per prender su di sé il peccato non di pochi ma del mondo intero" (Cm Gv I, XXXII; VI,
Lv 183 Lv 371 cf. le pagine di M. Simonetti su Origene in Storia della Teologia I [E. Dal Covolo], Bologna Lv 1995,167-171).

(15) "Il diavolo è una "montagna tenebrosa, i principi di questo eone votati alla distruzione" sono "montagne tenebrose"; anche il demonio lunatico era un "monte" e un "monte tenebroso", di cui il Salvatore diceva: "Direte a questo monte"..." (Om Ger XII, 12, 156).

"E probabile, e in altre circostanze Origene stesso non avrebbe mancato di farlo notare, che, nella logica del racconto, "questa montagna" rinvii a quella della Trasfigurazione (Mt 17,1-9) dalla quale

per <la salvezza> del malato < che viene da Dio> e col nostro proprio digiuno, ad allontanare da lui lo spirito impuro.

5 Mt 17, 22.

38

Origene su Matteo 243