Origene su Matteo 313


IL BAMBINO

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14. I

In quel giorno si accostarono i discepoli a Gesù, dicendo: chi è dunque il più grande nel Regno dei cieli ? . Matteo, a nostra istruzione, avrebbe potuto limitarsi a raccontare in che modo, essendosi avvicinati i discepoli a Gesù per fare domande e imparare da lui, rispose al loro interrogativo. Invece aggiunse, stando ad alcuni manoscritti: In quell'ora si avvicinarono i discepoli a Gesù; secondo altri: In quel giorno. Ed è indispensabile non lasciare inesplorata l'intenzione dell'evangelista. Per cui, cercando di capire quel che precede l'espressione in quel

8; IV, 5, 75.87; cf. Sgherri, Chiesa, 134.208s.).

(11) Tributi santi e tributi (per cosi dire) profani : "La precauzione oratoria testimonia della coscienza che l'interprete ha della sua audacia quando crea cosi un "rovescio" della Scrittura, un "negativo" delle sue immagini mediante le sue associazioni strane... (Immagine e moneta sono emblematiche) della natura della rappresentazione figurata per Origene... L'immagine letteraria... assomiglia a una moneta, in cui il diritto non puo andare senza un "rovescio"" (Bastit-Kalinowska, Origène exégète, 285s.). Nel commentare la tassa del tempio , Origene mostra di aver ben presente la diatriba religioso-politica sul tributo e di non voler fare dell'episodio evangelico una lettura tropologica sganciata dalla situazione storica - Ireneo ne aveva parlato nel contesto dell'ossequio dovuto alle autorità disposte da Dio: "Il Signore (ordina)

Commento a Matteo, Libro XIII, 15 57

giorno o in quell'ora, vediamo se sia possibile imboccare da quel punto una strada che ci faccia considerare come essenziale l'aggiunta: in quel giorno o in quell'ora (1).

Erano dunque giunti a Cafarnao , Gesù in compagnia dei suoi discepoli; li gli esattori delle tasse si avvicinarono a Pietro e posero la domanda: Il vostro maestro non paga le tasse? . Dopo che Pietro ebbe detto di si , Gesù, per prevenire l'attacco circa il pagamento dell'imposta, manda Pietro a pescare con l'amo un pesce , sulla cui bocca, disse, avrebbe trovato uno statere, che avrebbe dato per sé e per Pietro . A mio vedere, dunque, avendo ritenuto che questo fosse il più grande onore che a Pietro desse Gesù

(giudicandolo migliore di tutti gli altri discepoli), vollero mettere in chiaro cio che proprio sospettavano, col sentire dire a Gesù, dietro loro domanda, se (come immaginavano) avesse giudicato Pietro superiore a loro (2). Ma al tempo stesso speravano di sapere anche il motivo per cui Pietro veniva preferito agli altri discepoli. Poiché dunque Matteo intendeva indicare (penso) appunto questo, dopo le parole: Presolo (lo statere, ovviamente), consegnalo loro

"Vedendo nella potenza imperiale il simbolo del demonio, Origene prendeva di contropiede tutta una tradizione, sia ellenico-orientale che ebraica... Bisogna vedere in questa identificazione una testimonianza impressionante delle sofferenze della Chiesa, da tanti anni messa al bando dalla società romana, a causa della sua fedeltà al Dio unico, e del suo rifiuto della idolatria imperiale" (Crouzel, Théologie , 196).

1 Mt 18, 1.

(1) In quel giorno o in quell'ora: il paragrafo appare appeso al valore di questa variante, che raccorda gli episodi precedenti della Trasfigurazione e del tributo a una discussione all'interno del collegio apostolico, emblematica di una ricerca sui rapporti ecclesiali (cf. Bendinelli, Il Commentario, 87s.; Bastit-Kalinowska, Origène exégète,

28.89.206). Siamo - con Mt 16, 21 - 20, 34 - nella "parte propriamente

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per me e per te, aggiunse: In quel giorno <o ora> si avvicinarono a Gesù i discepoli e dissero: Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli? . Forse già erano perplessi circa la preferenza accordata ai tre nel contesto della Trasfigurazione, e adesso lo erano anche su chi dei tre fosse ritenuto migliore presso il Signore. Da una parte, Giovanni si era reclinato sul suo petto per amore e logicamente, anche prima della cena, essi avranno assistito a molti segni di particolare stima da parte di Gesù nei confronti di Giovanni (3). Dall'altra Pietro, nella sua confessione di fede, si era sentito chiamare beato, per aver detto: Tu sei il Cristo, figlio di Dio vivente . Ma viceversa, a motivo della parola: Va' dietro a me, satana, mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini erano indotti a pensare che non fosse lui il più grande forse, ma uno dei figli di Zebedeo. E tutto cio riguardo a quell'annotazione: In quel giorno o in quell'ora, in cui era avvenuto l'episodio dello statere.

ecclesiologica del vangelo di Matteo (ove) si tratta soprattutto della organizzazione della vita della comunità, delle sue sofferenze (16, 21 -

17, 22), della sua pratica nuova (19, 1 - 20, 34). Al centro della sezione si situa il discorso comunitario del cap. 18, i cui due temi principali sono l'amore e il perdono" (U. Luz, L'?vangéliste Matthieu: un Judéo- chrétien à la croisée des chemins. Réflexions sur le plan narratif du premier ?vangile , in La mémoire et le temps. Mélanges offerts à Pierre Bonnard [D. Marguerat - J. Zumstein], Genève 1991, 90).

(2) Il mistero di Pietro è stato ampiamente trattato da Origene in Cm Mt XII, 9-11, relativamente alla confessione di Cesarea (cf. ivi le note, I vol., 288ss.). La domanda qui posta nella cerchia degli stretti discepoli avvia - rispetto al commento del dialogo a Cesarea - una rilettura complementare del Pietro evangelico, ripresa al termine del libro XIII: essa sembra indicare, accanto alla dimensione più abituale di una "esegesi ascetico-mistica e strutturale-ecclesiologico generale" dei titoli petrini, una possibile accentuazione della

"attribuzione carismatico-giuridica di tali titoli alla sola persona di

Commento a Matteo, Libro XIII, 15-16 59

315 15. A

In seguito, le parole: Si avvicinarono a lui i discepoli , vanno intese nel senso di scolari che pongono dei problemi al maestro, esaminando chi è il più grande nel regno dei cieli . Da questo punto di vista i discepoli di Gesù sono certo da imitare: se mai tra noi non trovassimo risposta ad un quesito, con ogni concordia circa quel quesito, avviciniamoci a Gesù che è presente dove due o tre sono radunati nel suo nome , ed è pronto con la sua presenza, a seconda delle nostre capacità (4), ad illuminare i cuori di coloro che sinceramente vogliono mettersi alla sua scuola per la comprensione dei quesiti. Non è poi fuori luogo avvicinarci anche ad uno dei maestri

(cf. G.A. Galluccio, Origene L'Adamanzio e il papa, Giugliano in Campania 1990, 117s.124s.; G. Sgherri, L'ecclesiologia di Origene , in DSBP 8, Roma 1994, 212-228.).

8 Cf. Gv 13, 25. 9 Mt 16, 16. 10 Mt 16, 23. 11 Mt 18,

1. 12 Mt 18, 1.

(3) Giovanni: nella lettura origeniana sono attribuite "le parole più grandi e perfette intorno a Gesù a colui che ha poggiato il suo capo sul petto di Gesù", anche se la persona del "figlio del tuono" riveste anch'essa, come Pietro, un ruolo simbolico ed esemplare più vasto:

"Colui che sarà un altro Giovanni deve diventare tale da essere indicato da Gesù, per cosi dire, come Giovanni che è Gesù", in cui "vive Cristo"

(Cm Gv I, IV, 123). Sembra di poter notare, nel discorso ecclesiologico che si inizia, quella globale attenzione alla "Chiesa visibile", quello spostamento di interesse, "esegetico ed ecclesiale insieme... dalla realtà interiore a quella esteriore della Chiesa" che caratterizzano il Commento a Matteo rispetto ad altre opere (cf. M. Simonetti, Origene e i mercanti nel tempio, in Recherches et tradition . Mélanges patristiques offerts à Henri Crouzel [A. Dupleix], Paris 1992, 271-284).

13 Mt 18, 20. 14 Mt 5, 19.

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stabiliti da Dio nella Chiesa e porre a lui un domanda analoga: chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?

Dunque: che cosa, da un lato, i discepoli sapevano già di tale questione, e, d'altro lato, che cosa cercavano ancora di sapere ? Avevano già capito che non c'era uguaglianza tra quelli resi degni del regno dei cieli, e che

(data la disuguaglianza), uno era il più grande, e cosi uno doveva essere il più piccolo. Ma di che specie fosse il più grande, che sorta di vita vivesse il più piccolo, e di che indole fossero i mediocri, questo per loro essi era ancora oggetto di ricerca. Per essere più esatti, si potrebbe dire: già sapevano chi era il più piccolo, in base alle parole: chi violerà uno di questi comandamenti e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà chiamato il più piccolo nel regno dei cieli ; non sapevano pero chi fosse il più grande, pur avendo inteso le parole: chiunque mette in pratica (i comandamenti) e li insegna, costui sarà chiamato grande nel regno dei cieli . In realtà, essendoci più di uno grande, non era loro chiaro chi fosse il più grande fra loro (a livello di esseri umani) (5). E che i grandi siano in molti, ma non tutti lo siano allo stesso grado, lo mostrerà il fatto che il termine "grande" è attribuito ad Isacco, che progredendo divenne più grande, fino a quando non lo divenne assai assai , ma cio viene detto anche di Mosè , di Giovanni Battista e del Salvatore . E certo ognuno ammetterà che, anche se tutti sono grandi

2 Mt 17, 24. 3 Mt 17, 24. 4 Mt 17, 25. 5 Mt 17, 27.

(4) Presenza a seconda delle capacità : il tema dei gradi della rivelazione ha illuminato Cm Mt fin dall'inizio (Cm Mt X, 1 e note, vol. I,

75ss.), esprimendosi nel cammino che i discepoli fanno con Gesù, nello stare e nell'andare a lui, accettandone le presenze e le assenze (cf. Cm Mt XII, 16.32 e note, vol. I, 311s.341ss.). In questo scorcio la comunità

Commento a Matteo, Libro XIII, 16 61

secondo la Scrittura, il più grande di essi pero è il

Salvatore.

Non è senza rischio voler ancora stabilire se Giovanni fosse più grande di Isacco e di Mosè, non essendoci più grandi di lui tra i nati di donna o se egli fosse non il più grande, ma uguale a entrambi o ad uno di loro. E poiché di Isacco non è detto semplicemente: facendo progressi, diventava più grande, finché divenne grande , ma c'è la duplice aggiunta di "assai", possiamo dedurne che tra i grandi si dà una certa differenza: uno è grande, un altro molto grande, un altro grande assai assai. Ora i discepoli, accostandosi a Gesù, cercavano di sapere chi dunque fosse il più grande nel regno dei cieli . E forse volevano sapere e ascoltare da lui una precisa risposta: il tale è il più grande nel regno dei cieli. Ma il discorso egli lo eleva ad un livello più generale (6), e mostra in base a quale requisito uno sia il più grande nel regno dei cieli. Cerchiamo di

143.146; Daniélou, Origene, 63-76; cf. la nostra Introduzione al I vol. di

Cm Mt, 25).

15 Mt 5, 19. 16 Gn 26, 13. 17 Cf. Es 2, 11; Eb 11, 24.

18 Cf. Lc 1, 15. 19 Cf. Lc 1, 32. 20 Lc 7, 28. 21 Gn 26, 13.

(5) "Mostrami con le Scritture dove un qualche peccatore o di piccolo merito sia chiamato "grande"... (Sta) a sentire chi sono quelli che sono chiamati "grandi"... Isacco... Mosè... Giovanni Battista... e ormai Gesù viene detto "grande" e dopo di lui nessuno più è chiamato

"grande"... "Tra i suoi fratelli" dunque "grande" (
Lv 21,10) è Gesù...

"pastore dei pastori", "pontefice dei pontefici", "Signore dei signori" e "re dei re"... grande dei grandi" (Om Lv XII, 2, 254s.). Una volta ribadita la grandezza unica di Gesù, "davvero è audace fare il paragone fra...

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capirlo, secondo le nostre capacità, partendo da cio che sta scritto.

316 16. D

Gesù, infatti, avendo chiamato un fanciullo,

eccetera .

Questo è da spiegare dapprima in un senso semplice. Colui che spiega in senso semplice il discorso del Salvatore, potrebbe dire: se una persona in età virile, nel mortificare le concupiscenze della virilità e nel mettere a morte mediante lo Spirito le azioni del corpo , portando sempre nel corpo la morte di Gesù , è arrivata a tal punto da raggiungere la condizione di un bambino che non ha mai provato sensazioni erotiche e non ha conosciuto impulsi virili, questa persona si è convertita ed è diventata come bambino . E quanto più si avvicina alla condizione infantile riguardo a tali impulsi, tanto più è grande nel

6 Cf. Mt 17, 24-27. 7 Mt 18, 1.

santi e beati uomini", perché "tutti gli uomini sono "piccoli", se li paragoni alla perfezione del Verbo" (Om Is VI, 1; VII, 1, 121.145s.): si dovrà allora dire che c'è un cammino storico salvifico, in relazione alle tappe della rivelazione, che consente un più di luce alla economia evangelica, ma questo itinerario va poi ripreso a livello personale e interiore di realizzazione (cf. Sgherri, Chiesa, 137s.153-170).

22 Mt 18, 1. 23 Mt 18, 2ss. 24 Rm 8, 13. 25 2 Cor 4,

10.

(6) Innalza il discorso a un livello più generale: Gesù porta la discussione, che poteva continuare ad esprimersi in una questione di tipo "rabbinico", a una misura diversa di valutazione: usa la anagogia , eleva! (cf. Cm Mt X, 14, su Lo scriba del regno dei cieli, vol. I, 115ss.). E la misura di insegnamento nuovo che Gesù sta per dare è la kénosi

Commento a Matteo, Libro XIII, 17 63

regno dei cieli rispetto a coloro che, pur facendo ascesi, non sono ancora giunti a quel punto di continenza (7).

Cio si è detto dei bambini nella sfera sessuale, e si potrebbe asserire anche di tutte le altre passioni, malattie e debolezze dell'anima, nelle quali per natura non possono cadere i bambini non ancora giunti al pieno uso di ragione. Mettiamo che un tale si converta e, anche se uomo adulto, in fatto di ira diventi come un pargoletto, e quanto a dolore diventi come un bambino (a volte i bambini ridono e scherzano proprio nel momento in cui è morto il papà, la mamma o un fratello); cosi diventerà come bambino una persona che si è convertita e che razionalmente (8) ha assunto una disposizione che non ammette tristezza, per cui nei confronti del dolore diventa proprio come un fanciullino; la stessa cosa potrai dire della cosiddetta

27 Cf. Mt 18, 3. 28 Cf. Mt 18, 4. 29 Mt 18, 2.

della Incarnazione, la piccolezza assunta: "(Il Salvatore nel farsi uomo) apprende dunque e in qualche modo assume la scienza non delle cose grandi bensi di quelle più manchevoli e più piccole... Dice dunque: "Non so parlare" (Ger 1, 6), so cose più grandi del parlare, so cose più grandi di questo linguaggio umano... Ho la lingua di te, Dio, sono la parola di te, Dio" (Om Ger I, 8, 38s.; sulle immagini kenotiche cf. M. Harl, Origène et la fonction révélatrice du Verbe incarné , Paris

1958, 231s.); la condiscendenza di Dio che Israele aveva conosciuto e magnificato nella liberazione dall'Egitto e nel dono della Legge trovava ora nel Verbum abbreviatum il suo punto di arrivo (F. Manns, L'Israël de Dieu, Jérusalem 1996, 48s.).

26 Cf. Mt 18, 3.

(7) Dal punto di vista della esegesi è interessante la sequenza

"didattica" delle componenti: il senso semplice del paragrafo 16, la ricerca del nesso logico all'inizio del paragrafo 17, la spiegazione a titolo di insegnamento e di esercitazione nel paragrafo 18 (cf. Bendinelli, Il Commentario, 23); il testo sembra a Vogt complesso nel formulare il discorso sulla castità (Vogt, Der Kommentar I, n. 65, 293); ma in ogni caso l'espressione ribadita è significativa, perché come primo dato del

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voluttà, nella quale gli uomini cattivi provano un'emozione irrazionale, e da cui pero sono immuni sia i bambini che quelli che si sono convertiti e sono divenuti come loro .

Per cio dunque che attiene all'esattezza, è stato dimostrato anche da altri, che nessuna delle passioni ricade sui bambini che non hanno raggiunto il pieno uso di ragione. Ma se non si dà passione, è ovvio che non si dà neanche paura; anche se nei bambini si verifica qualcosa che somiglia alle passioni, si tratta di cosa leggera, che ben presto si rimette a posto e si cura; per cui è persona cara colui che convertitosi e divenuto come bambino, è giunto al punto da avere, diciamo cosi, la misura minima di passioni, quanta ne hanno i bambini. Circa la paura, dunque, potrai pensarla in modo corrispondente alle spiegazioni già date: i bambini non sono affetti dalla paura di mali, ma da un altro sentimento, considerato come paura da coloro che non hanno precisa cognizione delle passioni e dei loro nomi. E cosi, ad esempio, che nei bambini non si conserva ricordo del male: mentre stanno piangendo, improvvisamente

Bambino nel Regno emerge una libertà dai sensi che edifica la Chiesa, e della quale Origene parlerà in Cm Mt XV, 5: l' eunuchia per il Regno

(esemplificata in Esdra) che risolleva le macerie di Gerusalemme (cf. H. Crouzel, Virginité et mariage selon Origène , Paris-Bruges 1963, 128s.; Id., Origene, 201).

(8) Sul piano del dolore: abbiamo letto fratello con il latino, più aderente alla realtà del gruppo familiare descritto da Origene. Il greco tinos filou suggerirebbe che per il bambino la morte di un piccolo amico sia come quella di una persona di famiglia, e da questo punto di vista non manca di umana verità. Il testo stabilisce una mirabile relazione fra la libertà dalle passioni del bambino non ancora giunto al pieno uso di ragione e l'uomo convertito che razionalmente fruisce di tale libertà, con

Commento a Matteo, Libro XIII, 17-18 65

cambiano (umore) e si mettono a ridere e scherzare con quelli che secondo loro li hanno rattristati e atterriti, ma che in realtà non l'hanno fatto. E in questo modo che uno si fa piccolo , come quel bambino che Gesù ha chiamato . Infatti un bambino non è preso da pensiero di grandezza, da idea di nobiltà, di ricchezza o di uno dei presunti beni, che tali non sono (9). Ecco perché è dato vedere bimbi che in età tenerissima, sino a tre o quattro anni, sono simili a quelli di bassa condizione, anche se li si ritiene di nobile stirpe, e ai bimbi che sembrano ricchi non vogliono comunque più bene che a quelli poveri.

Se dunque il discepolo di Gesù accetta, guidato da ragione, cio che i bimbi sperimentano semplicemente in base alla loro età, vale a dire il superamento di quelle passioni tali, che esaltano quelli che sono privi di ragione, allora si è abbassato come il bambino che mostro Gesù, non esaltandosi per la sua gloria, non gonfiandosi per la ricchezza né per il vestito, e non sentendosi grande per i

32 Mt 18, 6. 33 Sal 103 (104), 26.

un dono che gli viene dal Logos ("in possesso della pienezza del [suo]

logos", Cm Gv XX, XIII, 624), di fronte al quale egli ha fatto la sua scelta.

"E poiché il logos umano una volta "completo", cioè sviluppato fino all'età adulta, è posto davanti alla necessità di una scelta assoluta che impegna interamente la sua persona, non ci sarà più, dopo questa opzione, una fede propriamente naturale" (von Balthasar, Parola e mistero, 24.31; sulla "partecipazione naturale [al Logos] per lo svilupparsi nell'uomo della vita soprannaturale", cf. Cm Gv I, XXXVII, e n. 83 di Corsini, 193s.).

30 Mt 18, 5.

(9) "Chi chiamerà in senso proprio "nobiltà" quella che cosi si suole chiamare dagli uomini, quando pensa alla nobiltà dei figli di Dio? Lo spirito che ha contemplato il regno incrollabile di Cristo come potrà non avere in nessun conto, in quanto indegno di considerazione, ogni regno della terra? E chi avrà visto... le potenze sopracelesti, nei limiti consentiti ad uno spirito ancora legato al corpo, quando avrà compreso

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suoi nobili natali. Soprattutto quei tali che il Logos ha mostrato convertiti e diventati come quel bimbo mostrato da Gesù, li dobbiamo accogliere e rispettare nel nome di Gesù, perché è in loro soprattutto che si trova il Cristo (10), ed è per questo motivo che egli dice: Chiunque accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me .

317 17. U'

Impresa laboriosa è poi spiegare cio che segue, in logica connessione con quello già detto. Qualcuno potrebbe obbiettare: com'è possibile che chi si è convertito ed è diventato come bambino sia un piccolo tra quelli che credono in Gesù e suscettibile di ricevere scandalo? Tentiamo di chiarire anche questo, a fil di logica. Chiunque dà la sua adesione a Gesù come Figlio di Dio, secondo la vera storia che lo riguarda, ed è in cammino mediante azioni conformi al Vangelo verso la vita della virtù, chiunque si converte e cammina verso lo stato d'infanzia,

(Pregh XVII, 2, 87). Quando Origene scrive queste righe, il suo credo cristiano illumina l'eredità delle filosofie nelle loro reali aspirazioni a vivere il rovesciamento delle realtà mondane, ma poi il suo discorso va oltre la cifra morale dell'uomo e le sue scelte, riconoscendo l' onore dovuto al discepolo di Gesù che si è abbassato - etapeinosen - a somiglianza del Maestro (cf. Fil 2, 8) (cf. A. Monaci Castagno, Un invito alla vita perfetta: il Peri; Eujch¦ di Origene, in Il Dono, 126-134; Scognamiglio, Proaivresi¦, 264s.).

(10) In loro si trova il Cristo ; del discepolo si dirà poco dopo: in lui c'è Gesù (Cm Mt XIII, 18), come già in Cm Gv: "Gesù dice a sua madre:

"Ecco il tuo figlio" (e non già: "Ecco, anche questo è tuo figlio"), cio equivale a dire: "Questi è Gesù che tu hai partorito". Infatti chiunque è perfetto "non vive più", ma in lui "vive Cristo"; e poiché in lui vive Cristo, quando si parla di lui a Maria si dice: "Ecco il tuo figlio", cioè Cristo" (I, IV,

123, testo che abbiamo già richiamato in Cm Mt XIII, 14, n. 3).

Commento a Matteo, Libro XIII, 18-19 67

non è possibile che non entri nel regno dei cieli. Orbene, molti sono in queste condizioni, ma non tutti quelli che si sono convertiti per diventare come bambini, sono giunti al punto da essersi resi simili a loro (11); è lungi dal somigliare ai bambini chiunque lo sia ancora dal loro atteggiamento riguardo alle passioni di cui abbiamo parlato. Pertanto in mezzo a tutta la moltitudine dei credenti ci sono anche quelli che, diciamo, appena adesso si sono convertiti per diventare come bambini , e costoro proprio per il loro essersi convertiti per divenire come bambini, sono chiamati piccoli; e tra questi, coloro che si sono convertiti per diventare come bambini, ma sono ben lungi dal diventare del tutto come loro, sono suscettibili di essere scandalizzati; ognuno di costoro è tanto lontano dal somigliare ai bambini, quanto lo è dal loro atteggiamento di fronte alle passioni, di cui si è parlato: è a questi che non dobbiamo offrire motivo di scandalo. Altrimenti si dovrà appendere una mola da asino al collo di colui che avrà dato motivo di scandalo, e gettarlo nelle profondità del

Ricorderemo anche la bella lettura di Clemente Alessandrino sul Bambino, "Fanciullo di tenera età, a immagine del quale noi siamo bambini... bimbo tenero del Padre, il Verbo fattosi uomo per noi" (Il Pedagogo I, V, in particolare 24, 1-4, 216).

(11) E in cammino... La fede è un porsi nella via: quanto qui è detto dei "discepoli-bambini", altrove è riferibile ai "cristiani-santi": "Santi sono detti, e sono anche peccatori, quelli che si sono consacrati a Dio e hanno separato la propria vita dalla maniera di vivere della folla per servire il Signore... Come colui (che) si ritira da ogni attività per coltivare

(la) medicina (o la) filosofia... non sarà subito cosi perfetto, che non

(sbagli) in qualcosa...e tuttavia, appena entra in scuole di tal genere, è sicuramente annoverato tra i medici o tra i filosofi, cosi anche dei santi è da ritenersi che (appena) uno si vota agli studi della santità, si puo chiamare 'santo' per questo proposito; ma... necessariamente cadrà in molte cose... sarà anche chiamato peccatore" (Om Nm X, 1, 126); le tappe di Israele nel deserto sono paradigmatiche per la sequela del Cristo

(cf. L. Bouyer - L. Dattrino, La spiritualità dei padri, in Storia della spiritualità 3/A, Bologna 1988, 198-220; M.I. Danieli, La teologia e la

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mare , e questo gli gioverà per guarire: In tal modo, la pena adeguata la sconterà nel mare (dove c'è il drago, creato da Dio perché vi si diverta ), ed una volta subito il castigo che gli toccava alla fine, il condannato ne sarà affrancato grazie alle pene sofferte per essere stato portato in basso da una mola di asino (12).

Ci sono infatti differenze tra le macine di mulino: l'una è (per cosi dire) macina da uomo, l'altra da asino. Macina da uomo è quella di cui la Scrittura dice: due donne macineranno alla mola, l'una sarà presa l'altra lasciata ; quella da asino è la macina che verrà appesa al collo a chi avrà dato scandalo . Qualcuno potrebbe dire - non so se a ragione o a torto - che la macina girata da asino è il corpo dell'uomo cattivo, corpo pesante e portato in basso, che assumerà alla risurrezione perché sprofondi nell'abisso detto profondità del mare, dove si trova il drago, che Dio creo perché vi si diverta . Un altro ancora riferirà lo scandalizzare i piccoli indicati da Gesù, che credono in lui , alle potenze invisibili agli uomini. E da loro che vengono molti scandali a coloro che Gesù indica come i piccoli. Ma se scandalizzeranno uno solo dei piccoli

(12) Dice altrove Origene: "I peccatori sono pesanti. Percio anche l'iniquità si mostra "seduta su una massa di piombo", come dice il profeta Zaccaria... Da qui viene che gli iniqui "furono sommersi nel profondo... come piombo nell'acqua violentissima"" (Origene, Omelie sull'Esodo [Om Es] VI, 4 [M.I. Danieli], Roma 1981, 115). L'uso del termine scandalo , collocato sul cammino ancora incipiente dei piccoli, si sposta successivamente nella direzione dell' uomo cattivo autore dello scandalo, e del suo destino: la mola di asino trascinerà in un abisso profondo colui che fa inciampare il bambino ; tuttavia sembra che la pena sopportata sia ancora medicinale, in vista della liberazione. Peraltro Origene non si arresta qui. E se quella macina da asino fosse il corpo pesante dell'uomo cattivo? Si profila il ricordo della caverna platonica? "Pensa ad uomini in una caverna sotterranea... carichi di

Commento a Matteo, Libro XIII, 19 69

indicati da Gesù, che credono in lui , come macina da asino sarà assunto il corpo corruttibile, che appesantisce l'anima, appeso al collo che trascinerà in basso verso le cose di quaggiù, affinché per mezzo di queste venga distrutta la loro arroganza, e avendo scontata la loro pena con una macina da asino, giungano alla condizione che a loro conviene (13).

318 18. IP, SS

Ma a parte quella che stiamo dicendo in termini più semplici, bisogna esporre un'altra spiegazione, a titolo di insegnamento e di esercitazione.

Ricerchiamo chi sia il bambino che Gesù chiamo e pose in mezzo . Ora, vedi se puoi dire che quel bambino chiamato da Gesù e posto nel cuore dei discepoli sia lo Spirito Santo che ha rimpicciolito se stesso , e vedi se Egli voglia farci allontanare da tutte le altre cose e farci volgere agli esempi che lo Spirito Santo ci mette davanti, si da diventare come i bambini, che a loro volta si convertirono e si fecero simili allo Spirito Santo. E questi

270s. Sul rapporto con la caverna platonica, cf. Om Gs XI, 4, 180).

(13) Potenze invisibili ... Un passo ulteriore della medesima amplificazione esegetica considera le potenze come fautrici di scandalo; rispetto a testi di Cm Gv - "occorre chiedersi se, mentre i santi vivevano una vita affatto immateriale e incorporea, colui che è chiamato dragone sia divenuto degno, per esser caduto dalla sua vita pura, di essere incatenato prima di tutti alla materia e nel corpo" (Cm Gv I, XVII, 145) - il passo di Cm Mt considera situazioni di castigo per lo scandalo dato ai piccoli che credono, non direttamente riferite alla creazione e suscettibili di ricupero dopo la purificazione (cf. Vogt, Der Kommentar I, n. 71, 294s.; G. Sfameni Gasparro, Restaurazione

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bambini diede Dio al Salvatore, secondo quel che è detto in Isaia: Ecco, io ed i bambini che Dio mi ha dato . E non è certo possibile entrare nel Regno dei cieli, se prima non ci si è distolti dagli affari terreni e ci si è fatti simili ai bambini, che hanno portato lo Spirito Santo (14). Questo Spirito Santo, disceso dalla propria perfezione verso gli uomini, Gesù lo chiamo e lo pose come bambino in mezzo ai suoi discepoli. Bisogna dunque allontanarsi dai desideri mondani e farsi piccoli, non semplicemente come un bambino, ma secondo quel che sta scritto: come questo bambino. Ma farsi piccoli come quel bambino vuol dire imitare lo Spirito Santo fattosi piccolo per la salvezza degli uomini. E che il Padre abbia mandato il Salvatore e lo Spirito Santo (15) per la salvezza degli uomini, è dichiarato da Isaia, che parla a nome del Salvatore: Ora il Signore ha mandato me insieme con il suo Spirito . E tuttavia da sapere che il testo puo avere due sensi: o Dio mando, e

(14) Quel Bambino... posto nel cuore dei discepoli: "Altri scorgono nel fanciullo lo Spirito Santo che egli pone ora nei cuori dei discepoli, per mutare in umiltà la loro superbia", riprenderà origenianamente Girolamo (Commento III, 179); in verità tutto il brano, visto come esercitazione, riguarda il rinnovamento interiore, la nascita nuova: "Per esortare a questa nascita, Gesù dice ai suoi intimi: "Se non vi convertirete e non diventerete come i fanciulli...". Gesù (vuole) che noi siamo per disposizione d'animo quello che i fanciulli sono per l'età"

(Cm Gv Fr XXXV su GV 3, 5, 844). La lettura "ecclesiale" del brano in

anche lo Spirito Santo mando, il Salvatore; oppure (come l'abbiamo inteso noi), fu il Padre a mandare entrambi, il Salvatore e lo Spirito Santo.

Il più grande nel regno dei cieli è chi si è fatto piccolo, più di tutti quelli che si sono fatti piccoli ad imitazione di quel bambino; molti sono infatti quelli che vogliono farsi piccoli come quel bambino, ma chi si è fatto in tutto più vicino a quel bambino che si è fatto piccolo, è colui che si troverà ad essere chiamato il più grande di tutti nel regno dei cieli. Si deve percio accogliere un tale bambino in nome di Gesù , soprattutto perché in lui c'è Gesù. Come percio chi accoglie un tale bambino nel suo nome, accoglie Gesù, cosi chi non vuole accogliere uno solo di questi bambini nel nome di Gesù, rifiuta e scaccia proprio Gesù

(16). Se c'è pero differenza tra quelli resi degni dello Spirito Santo, ricevendo i credenti in misura più o meno grande lo Spirito Santo, ci saranno pure alcuni di quelli che credono in Dio, i piccoli, che possono ricevere scandalo; vendicando costoro che sono stati scandalizzati, il Logos dice, a proposito di coloro che hanno provocato loro scandalo: sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare . Queste cose andavano dette sul testo di Matteo che stiamo esponendo.

319 19. IR-B

Ma vediamo i testi paralleli degli altri evangelisti. Marco dunque dice che i Dodici avevano discusso

lungo la via chi fosse il più grande tra loro . Per questo

34 Mt 24, 41. 35 Cf. Mt 18, 6. 36 Sal 103 (104), 26.

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Gesù, sedutosi, li chiama e si mette ad insegnare chi è il più grande , dicendo che il migliore tra i primati l'avrà in sorte colui che si farà l'ultimo di tutti mediante l'umiltà e l'affabilità, sicché colui che serve non riceve il posto di chi viene servito, bensi il ruolo di chi serve, e questo non per alcuni si ed altri no, ma in maniera assolutamente generale verso tutti. Considera poi attentamente le parole: Se uno vuol essere il primo tra tutti, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti . In seguito, Marco dice che preso un bambino (Gesù, naturalmente), lo pose in mezzo (ai suoi discepoli), e abbracciatolo disse loro: Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me . Quale bambino prese Gesù e lo abbraccio nel senso più profondo di questo testo? Certo, Spirito Santo (17). Alcuni furono simili proprio a questo bambino; e di loro Gesù disse: Se qualcuno accoglie uno di questi piccoli, accoglie me .

Stando poi a Luca, una discussione sorse tra loro, chi

42 Is 48, 16.

(15) Fu il Padre a mandare entrambi, il Salvatore e lo Spirito Santo: la bella portata teologica - trinitaria - del versetto, emerge da una scelta testuale rispetto a una espressione a doppio senso; nel contesto di una esercitazione emerge cosi il discorso dell'uomo di fede, che sa prendere posizione rispetto a una situazione di ricerca di scuola, con le sue ipotesi e problemi insoluti. Il Commento a Matteo esprime nella riflessione del dono dello Spirito fatto ai "piccoli" la fede di una operazione trinitaria: "C'è anche un'attività specifica del Padre, oltre quella per cui secondo la sua natura ha comunicato a tutti l'essere. C'è anche un ufficio specifico del Signore Gesù Cristo verso coloro ai quali secondo la sua natura ha comunicato la razionalità... C'è poi anche la grazia dello Spirito Santo che è comunicata a chi ne

Commento a Matteo, Libro XIII, 20-21 73

di essi fosse il più grande. Allora Gesù, veduto il pensiero del loro cuore (siccome ha occhi in grado di vedere i pensieri dei cuori, ha visto la discussione che nasceva nel loro cuore, senza nemmeno fargli domande), secondo Luca prese un bambino e lo pose, non solo in mezzo a loro

(come hanno riferito Matteo e Marco), ma se lo mise vicino e disse ai discepoli, non solo: Se qualcuno accoglierà questo fanciullo, o: Se uno accoglie uno di questi fanciulli nel mio nome, accoglie me ma precisa: Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me . Stando pertanto a Luca ognuno di noi deve accogliere quel fanciullo che Gesù prese e mise vicino a sé.

E non so se le parole: Se uno accoglie questo bambino nel mio nome qualcuno le possa esporre non in senso tropologico; infatti occorre che quel fanciullo che allora Gesù prese e pose vicino a sé, ognuno di noi lo accolga nel nome di Gesù. Quel fanciullo vive, essendo immortale, e ognuno lo deve accogliere dallo stesso Gesù, nel nome di Gesù: Gesù non se ne separa, per cui viene presso colui che accoglie il fanciullo, sicché in base a cio è detto: Chiunque accolga questo fanciullo nel mio nome, accoglie me. Inoltre, poiché il Padre è inseparabile dal

è degno, trasmessa da Cristo e operata dal Padre" (Princ I, 3, 7,

177s.). Sul brano che stiamo commentando, cf. F. Cocchini, Lo Spirito Santo in Origene, in "Atti del Convegno Study on the Holy Spirit", Gerusalemme 30 aprile-2 maggio 1998, in corso di stampa; Id., Lo Spirito Santo e le Scritture in Origene, PSV 38 (1998/2), 211-220.

43 Cf. Mt 18, 5. 44 Mt 18, 6.

(16) Ad imitazione di quel bambino: "Ognuno... avendo Cristo come guida del cammino intraprenda la difficile via della virtù: cosi, imitandolo per quanto è possibile, diventiamo partecipi della natura divina... La Parola e la Sapienza, per la cui imitazione siamo detti sapienti e dotati di ragione, diventa tutto a tutti per guadagnare tutti, e

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Figlio, viene anch'Egli (18) presso colui che accoglie il Figlio; ecco perché è detto: E chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato . Ma colui il quale ha accolto il fanciullo, il Salvatore, e colui che lo ha mandato, è il più piccolo tra i discepoli di Gesù, perché si fa piccolo; e più piccolo si fa, più grande diventa; il fatto stesso di ordinare e di farsi piccolo da sé, porta ad una maggiore grandezza. Bada bene alla parola: Chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande. In altri manoscritti abbiamo letto: E sarà grande. Stando a Luca infatti, se uno non accoglie il Regno di Dio come un fanciullo non entra in esso . L'espressione puo avere un doppio significato: o chi accoglie il regno di Dio divenga come un bambino, o accoglie il Regno di Dio, che per lui è diventato come un bambino. E forse quaggiù quelli che accolgono il regno dei

diventa debole con i deboli per guadagnare i deboli; ... "crocifisso per la sua debolezza... vive per la potenza di Dio" (
2Co 13,4)" (Princ IV, 4,

4, 550s.; cf. I. Hausherr, L'imitation de Jésus-Christ dans la spiritualité byzantine, in ?tudes de spiritualité orientale, Roma 1969, 217-245). Il testo di Cm Mt che stiamo considerando, nel cogliere il farsi piccolo dello Spirito e del Verbo, esprime in misura avanzata la kénosi della Incarnazione (cf. Harl, Origène et la fonction, 232); ora

"l'abbassamento di Dio fino alla debolezza dell'uomo ha come fine il progressivo abituarsi dell'uomo a ricevere Dio, e questo si chiama Spirito Santo... Egli opera vigorosamente ma nascostamente, si rivela con Gesù soprattutto nel mistero pasquale, ma non appare, agisce dall'interno" (N. Ciola, La Kenosis dello Spirito e l'onnipotenza "debole" di Dio Padre, RTE II [1998], 4, 217-231).

45 Mc 9, 34. 46 Cf. Mc 9, 34. 47 Mc 9, 35. 48 Mc 9, 36-

37. 49 Mc 9, 37.

(17) Lo abbraccio nel senso più profondo: dell'abbraccio fra il Cristo e lo Spirito, Origene cosi dice altrove: "Allora "sette donne (le potenze, i doni dello Spirito Santo) afferrarono" e veramente tennero stretto "un uomo solo", il nostro Signore Gesù Cristo, nel senso in cui lo si intende "uomo", secondo la nascita, secondo il corpo assunto...

"Siamo chiamate con il tuo nome"... Io, "sapienza", possa essere detta

Commento a Matteo, Libro XIII, 21-22 75

cieli, l'accolgono come se questo regno fosse un bambino, mentre nel secolo futuro non lo accolgono più come tale, ma secondo la grandezza della perfezione che nella maturità spirituale (per cosi dire) si mostra a tutti coloro che nel tempo presente avranno accolto il regno di Dio, che era come un bambino (19).

Gesù, e "intelletto", e "grande consiglio", e "fortezza", e "scienza", e

"pietà" e "timor di Dio" prendano nome da Gesù" (Om Is III, 3, 92-94);

"Gesù è l'Uomo - l'unico - che possa prestare il suo Nome, le sue proprietà umane individuanti, allo Spirito,... connaturalizzando (quel Sostrato divino) con l'uomo. Questo processo non è senza un riflesso di quello che si dà a livello intratrinitario e un'anticipazione o primizia di quel che si darà a livello ecclesiale" (Rius-Camps, El dinamismo, 58).

50 Lc 9, 47-48. 51 Lc 9, 48. 52 Lc 9, 48. 53 Lc 9, 48.

(18) Viene anch'Egli : ""Io e il Padre verremo...". Beata la

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Origene su Matteo 313