Origene su Matteo 319


GLI SCANDALI NECESSARI

320 20. I""

Guai al mondo per gli scandali! .

La parola "mondo" (kosmos), di per sé e in senso assoluto, è impiegata nel testo: Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe . In senso relativo, invece, ed in connessione con quello che il cosmo esprime, la parola è menzionata nel testo: Affinché alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna e tutto l'ornamento (kosmos) del cielo, tu non

larghezza di quell'anima, beata la via spianata di quella mente, in cui il Padre e il Figlio, e certo anche lo Spirito Santo riposano mangiano e si trattengono" (Cm Ct II, 175): rispetto a questa e a ripetute affermazioni sulla inabitazione trinitaria nell'anima del credente, il testo di Cm Mt mantiene la sua peculiarità di discorso ecclesiale. Il Vangelo opera una separazione del discepolo, che lo pone in condizione di piccolezza: colui che annuncia il regno, la pace, è insieme colui che ha bisogno di essere accolto. La "umanizzazione della figura dei Dodici", la cristologia del Piccolo - la kénosi - sono bene interpretate dalla lettura matteana di Origene: "a immagine del Maestro... il discepolo è invitato a consegnarsi al mondo garantito dalla sola presenza del suo Signore"

(?. Cuvillier, Particularisme et universalisme chez Matthieu: quelques hypothèses à l'épreuve du texte , in "Biblica" 78 [1997], 4, 496.481-

502).

54 Lc 18, 17.

Commento a Matteo, Libro XIII, 22-23 77

sia ingannato e ti prostri davanti a queste cose e le serva . La stessa cosa dirai che è riferita nel libro di Ester, a proposito di costei, quando si dice che si sciolse di tutto il suo "ornamento" . Non è infatti la stessa cosa dire il mondo in senso assoluto, e l'ornamento del cielo, o l'ornamento di Ester. Ma quello che qui stiamo cercando è un'altra cosa. Io ritengo dunque che secondo le divine Scritture il mondo non sia il complesso composto dal cielo e dalla terra, ma soltanto lo spazio terreno, e questo inteso nel senso non di tutta quanta la terra, bensi della nostra terra abitata. Nel mondo infatti era la luce vera, ossia in quel luogo terreno inteso nel senso della nostra terra abitata, eppure il mondo non lo riconobbe , cioè gli uomini che sono nel luogo terreno e forse anche le potenze che appartengono a tale luogo (1): sarebbe assurdo dire che il mondo è il complesso formato dai cieli e dalla terra e quanto è in esso, tanto che sole, luna ed il coro degli astri, e gli angeli che si trovano in tutto questo mondo non riconobbero la luce vera , e pur ignorandola hanno conservato l'ordine costituito loro da Dio. E anche quando il Salvatore dice nella sua preghiera al Padre: E ora, Padre, glorificami presso di te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse

1 Mt 18, 7. 2 Gv 1, 10. 3 Dt 4, 19. 4 Est 4, 17. 5 Gv 1,



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bisogna intendere la parola mondo nel senso del nostro spazio abitato che è in terra. Ma anche quando il Salvatore dice: Ed io vengo a te, e non sono più nel mondo , egli parla del mondo terreno: non si deve pensare che intenda gli esseri ostili se dice: Vengo verso di te, non sono più nel mondo eppure sono nel mondo , ma pensare si riferisca a questo spazio terreno anche nel testo: Dico queste cose mentre sono ancora nel mondo . E infatti da questo mondo che il Padre diede al Figlio degli uomini, e solo per loro prega il Salvatore, e non per tutto il mondo degli

27 Fil 3, 21. 28 Mt 18, 7. 29 Cf. Gv 17, 11.14. 30 Mt 18,

coloro nei quali esse hanno fruttificato" (H. Crouzel, Quand le Fils transmet le Royaume à Dieu son Père, in Les fins dernières selon Origène, XIII, Aldershot 1990, 380).

6 Gv 1, 9. 7 Gv 17, 5. 8 Gv 17, 11. 9 Gv 17, 11.

10 Gv 17, 13. 11 Cf. Gv 17, 9.

(1) Un ampio brano dei Principi estende la pluralità di significati del kosmos greco, cui il termine latino di mundus corrisponde solo in parte: "Mondo... ornamento... la nostra terra con i suoi abitanti... questo universo (formato) dal cielo e dalla terra... Non v'è dubbio che il Salvatore indica qualcosa di più bello e splendido di questo mondo attuale, esortando ad aspirarvi coloro che credono in lui... Possiamo pensare che tutto il complesso di cio che è ed esiste, realtà celesti ultracelesti terrene infernali, venga genericamente definito come un solo e perfetto mondo, nel quale e dal quale sono contenuti tutti questi altri che sono in esso" (Princ II, 3, 6, 256-258, con note di Simonetti); nel brano di Cm Mt che consideriamo il significato che emerge è uomini

- e forse potenze - che sono nel luogo terreno; cf. ancora: "l'esistenza terrena, cioè... di questa terra che in molti luoghi della Scrittura vien di solito indicata come "mondo"" (C Cel VI, 59, 552; sul rapporto fra mondo preesistente-mondo escatologico-mondo simbolico, cf. M. Harl, La préexistence des âmes dans l'oeuvre d'Origène , in Origeniana quarta , 247s.250).

12 Gv 17, 14. 13 2 Cor 4, 18. 14 Gv 17, 21. 23. 15 Rm

1, 8. 16 Cf. 2 Cor 4, 18.

(2) Mondo... gli esseri umani: "In generale in Origene tutti i luoghi,

Commento a Matteo, Libro XIII, 23-24 79

uomini ; questo mondo viene chiaramente significato anche nelle parole: Il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo . In effetti quello che ci ha odiato (da quando non fissiamo più lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili ), a causa dell'insegnamento di Gesù, non è tutto il mondo composto di cielo, terra e di quanto c'è in essi, bensi gli esseri umani che sono con noi (2). L'espressione: Non sono di questo mondo equivale a: non sono di questo luogo terreno. Anche i discepoli di Gesù non sono del mondo, cosi come egli stesso non era di questo mondo. Ma anche la frase: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato (due volte ripetuta nel Vangelo di Giovanni ) non si riferisce alle realtà superiori agli uomini, bensi a quegli uomini che hanno bisogno di

7.

tutti i riferimenti spaziali, tendono ad essere visti come condizioni di esistenza. Esse sono continuamente mutevoli, per la capacità di progresso di ciascuno... C'è in cio un risvolto antignostico... Dio ha riposo come su un trono negli esseri "quorum in caelis est conversatio"

(
Ph 3,20). Se pero qualcuno degli esseri racchiusi nella condizione terrena (gli uomini) mostra di voler diventare celeste, anch'esso si fa trono" (E. Prinzivalli, Omelia I: La creazione , in "Mosè ci viene letto nella Chiesa". Lettura delle Omelie di Origene sulla Genesi [E. Dal Covolo - L. Perrone], Roma 1999, 46s.).

17 Sal 118, 165. 18 Cf. Gv 17, 14-16. 19 Cf. 1 Gv 2, 15.

20 Gv 17, 14.16. 21 Gv 17, 14. 22 Mt 18, 7. 23 Gal 6, 14.

24 2 Cor 5, 4. 25 Fil 3, 21. 26 Fil 3, 21.

(3) "Con la mente, l'intenzione e la fede risorgiamo con Cristo dalle realtà terrene per meditare sulle realtà celesti e ricercare quelle future" (Cm Rm V, IX, cit., I, 292); è questa sapienza della croce che non teme scandalo, perché sa assumere le tribolazioni del cammino nella storia alla luce del mysterium crucis: "Quando si dice che il Signore di Maestà fu crocifisso, lui che era disceso dal cielo, una simile affermazione... quanto è dura a credersi! Tuttavia (il discepolo) non arrossirà della croce del suo Signore... "La fede cristiana non

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credere che il Padre ha mandato il Figlio in questo mondo. Anche per l'Apostolo la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo .

321 21. "N"

Ora, se il Guai per gli scandali vale per gli uomini che sono dappertutto nel mondo, raggiunti anche dagli scandali, e se d'altra parte i discepoli non sono di questo mondo, non fissando lo sguardo sulle cose visibili come non lo è il loro Maestro, la minaccia Guai per gli scandali non è per alcun discepolo di Gesù (3), giacché è pace per coloro che amano la Legge di Dio e non ne hanno scandalo . Se poi qualcuno è chiamato discepolo, ma è ancora di questo mondo , perché ama il mondo e cio che

teme lo scandalo". Questo scandalo si tramuta in trionfo della fede, e quanto sembra "stoltezza" si trasforma in sapienza, "una sapienza cosi grande che divora tutta la sapienza... di questo mondo"" (de Lubac, Storia, 104).

(4) Essere trovati nel mistero della risurrezione: l'esito del testo è molto rilevante. Origene ha parlato della prima risurrezione, battesimale, ecclesiale; ma ora si protende alla risurrezione della carne, con le parole di Fil 3, 21, quando ormai ogni scandalo avrà fine e si avvererà l'unità finale di tutti i risuscitati in Dio, conformi al corpo glorioso del Cristo. Il testo parla della glorificazione degli autentici discepoli del Cristo, ponendosi non tanto in contraddizione con la speranza di una salvezza per tutti gli uomini, ma mostrando che l'unico cammino salvifico e glorificante resta la incorporazione al Maestro, riconosciuto e accolto nella kénosi del Figlio dell'uomo: "I semi, per dir cosi, raccolti dalla fatica fuggevole e leggera delle nostre tribolazioni ci prepareranno oltre misura, incommensurabilmente un peso di gloria eterna" (Cm Rm VII, IV, cit., I, 368; cf. Crouzel, Théologie, 252).

(5) Gli scandali... drappello del diavolo : rispetto al discorso più generale riferibile a Mt 13, 37ss. (cf. Cm Mt X, 2 e note relative, I vol.,

79s.), gli scandali sono qui personificati e designano per metonimia l'esercito demoniaco che li suscita e fomenta nei cuori umani: "Per

Commento a Matteo, Libro XIII, 24-25 81

è in esso (voglio dire che ama la vita di questo luogo terreno, il denaro, le proprietà, o qualunque tipo di avere), non si addicono a lui le parole: Non sono di questo mondo , ma essendo in realtà del mondo , a lui toccherà l'invettiva: Guai a questo mondo per gli scandali .

Chi invece vuole sfuggire a questo "guai", non resti attaccato alla vita, ma dica pure con Paolo: Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo . In realtà i santi che sono in questo corpo, sospirano come sotto il peso del misero corpo , e fanno di tutto per essere degni di essere trovati nel mistero della risurrezione (4), quando il Dio trasfigurerà il misero corpo - non di tutti gli uomini, ma soltanto di coloro che si saranno messi autenticamente alla scuola di Cristo - per conformarlo al corpo glorioso di Cristo. Allo stesso modo, infatti, che nessuno dei "guai" puo colpire un discepolo di Cristo, cosi non potrà colpirlo neppure l'invettiva: Guai al mondo a causa degli scandali . Anche se accadessero migliaia di scandali, non toccherebbero coloro che non sono più di questo mondo . Ma se qualcuno dovesse consentire ad essere scandalizzato a causa dell'instabilità della fede e l'incertezza della sua adesione alla Parola di Dio, sappia costui che da parte di Gesù non è ancora chiamato suo discepolo. Bisogna ritenere che gli scandali che avvengono

questo dobbiamo operare in ogni modo (perché) non li risuscitiamo in noi" (Om Nm XXVII, 8, 384). Origene dipinge al vivo come una geografia in controluce, demoniaca, costituita dai regni del mondo, e che sono il modo con cui il diavolo domina il mondo (cf. Origene, Commento al Vangelo di Luca [Om Lc] XXX, 2 [S. Aliquo - C. Failla], Roma 1969, 196); dalla corte centrale demoniaca partono ambasciatori ed emissari di morte, e sarà cosi fino a " domani, vale a dire dopo la fine di questo mondo" (cf. Om Gs XIV, 197ss.206). Emerge in Origene la

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sono cosi numerosi, che il "guai" non giunga soltanto in alcune parti della terra, ma in tutto il mondo da essa abbracciato.

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22. I ""

E necessità che avvengano gli scandali .

Penso che questi (scandali) non si identifichino con gli uomini per opera dei quali avvengono. Gli scandali che avvengono costituiscono dunque un drappello del diavolo, sono angeli suoi: (5) coro perfido di spiriti impuri, i quali alla ricerca di organi per mezzo dei quali agire, troveranno molte volte quelli che sono completamente estranei alla pietà, ma a volte ne potranno trovare anche tra quelli che si presume credano alla Parola di Dio. Il guai per costoro è più duro del guai detto verso colui che viene scandalizzato, come anche Tiro e Sidone avranno una

(6) Colui che dà scandalo: notiamo almeno di passaggio la forte lettura etica e personalizzata che Origene assume dal vangelo matteano: l'Alessandrino ricorda ad ogni occasione ai discepoli che essi sono responsabili dei loro fratelli nella comunità del Cristo; se il messaggio di Matteo puo anche essere letto sotto l'angolatura di una

"sana perturbazione della Chiesa", capace di tenere aperti nelle vicissitudini storiche i sentieri escatologici tracciati da Gesù, l'Alessandrino intende pienamente coinvolgerci in questa esegesi ecclesiale (cf. G. Strecker, La conception de l'histoire chez Matthieu, in La mémoire et le temps , 110s.).

(7) Le potenze del male - di una malvagità che precede tutti i peccati umani - esercitano il loro influsso sugli uomini: "Cerca poi di

Commento a Matteo, Libro XIII, 25-26 83

sorte meno dura nel giorno del giudizio rispetto a quei luoghi in cui Gesù opero segni e prodigi, senza essere creduto.

E come si potrebbe fare un trattato, per mettere insieme sulla base delle Scritture quelli che sono detti beati e le ragioni per cui sono detti tali, allo stesso modo si potrebbero mettere a confronto i guai riferiti nelle Scritture e i motivi per cui questi guai sono stati proferiti. Inoltre, riguardo alla maggiore durezza del guai da parte di chi opera lo scandalo rispetto a colui che lo subisce, addurrai il detto: chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui, eccetera . Dato che è il piccolo a subire il danno dello scandalo da parte di chi lo ha scandalizzato, a questi conviene che sia pesante ed insopportabile quel che è riferito riguardo a colui che dà scandalo (6). Ma se ci pensiamo più attentamente, ci guarderemo bene dal peccare contro i fratelli, dal ferire la loro coscienza debole, perché non abbiamo a peccare contro Cristo : spesse volte non solo per la nostra scienza , ma anche per altre ragioni, vanno in rovina per colpa nostra dei fratelli, per i quali Cristo è morto ; che non avvenga che, peccando contro Cristo a loro riguardo, abbiamo a scontarne la

33 1 Cor 8, 12. 34 Cf. 1 Cor 8, 11. 35 1 Cor 8, 11. 36 1

capire se (in base all'affermazione: "la nostra battaglia non è contro sangue e carne", ecc.) puoi dire che ogni "potenza" e "dominatore di questo mondo di tenebra", e "spirito del male" che abita nelle "regioni celesti" sia porta degli inferi" (Cm Mt XII, 13 e ivi note, vol. I, 301s.). La malvagità delle potenze - che non deriva "da necessità di condizione naturale", perché non è "ammissibile che la... loro malizia... debba essere attribuita necessariamente al loro Creatore" (Princ I, 5, 3, 191s.)

- contende con gli uomini gli spazi del regno di Dio: "Quanto più ci dilatiamo sulla terra, tanto più concediamo loro spazi ampi nei cieli"

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pena, quando ci si chiederà conto dell'anima di coloro che si perdono a causa nostra.

323 23. D

Dopo cio, resta da esaminare a fondo la parola

"necessità" nella frase: E necessità che avvengano gli scandali, e l'equivalente in Luca: E inevitabile (in luogo di

"impossibile") che avvengano gli scandali . E come per cio che è mortale è necessità che muoia e non puo sfuggire alla morte, e come chi vive nel corpo è necessità che si nutra - per vivere non puo evitare di mangiare -, cosi è necessità che <avvengano gli scandali> ed è inevitabile che gli scandali non avvengano , poiché vige necessità che negli esseri celesti la malizia sussista prima della virtù, malizia dalla quale provengono gli scandali (7). E infatti impossibile che si trovi un essere umano assolutamente senza peccato

(Om Nm VII, 6, 98; cf. Monaci Castagno, Origene, 157.165: "i demoni abitano la terra e le parti basse del cielo"; sul rapporto terra-cielo, cf. Pregh XXVI, 5-6, 117-119).

(8) E impossibile che un essere umano sia trovato impeccabile: che cosa implica nel contesto? Puo trattarsi di un richiamo alla caduta nella preesistenza o all'ereditario stato di peccato da Adamo? Cf. un testo coevo a Cm Mt: i nati di Adamo: "sono stati generati in questo luogo di umiliazione e in questa valle di pianto o perché quelli che da lui nascono furono tutti nei lombi di Adamo e quindi insieme con lui ugualmente furono cacciati: oppure, per una qualunque altra norma ineffabile e nota a Dio solo, si vede che ciascuno sia stato cacciato dal paradiso e abbia ricevuto la condanna" (Cm Rm V, IV, cit., I, 267); dato lo svolgimento del discorso, si direbbe che il passo sottolinei il peso delle potenze avverse nell'istigare al peccato. Ogni peccato ha per Origene "un aspetto psicologico ed un aspetto demoniaco... A seconda delle circostanze egli accentua l'uno o l'altro" (cf. Simonetti, n.18 a

Commento a Matteo, Libro XIII, 26 85

e che esso abbia assunto la virtù senza peccato : la malizia che è nelle potenze perverse, trovandosi alla guida di quella malizia che è negli uomini (8), muove guerra agli esseri umani di questo mondo per poter operare tramite alcuni agenti; ma forse le potenze perverse divengono più aggressive se espulse dalla parola di Gesù, e <si incolleriscono i demoni nutriti del sangue dei sacrifici> perché viene a scemare il loro culto, non offrendosi più loro i soliti sacrifici, ed è necessità che questo avvenga , ma non è necessità che avvenga per una particolare ragione

(9). Ecco perché l'invettiva guai è rivolta all'uomo per colpa del quale avvengono gli scandali , in quanto ha fatto spazio all'energia malvagia con l'intenzione di dare scandalo. Ma non pensare che ci siano alcuni scandali, per natura e costituzione (10) alla ricerca di uomini attraverso i quali aver luogo. Come infatti Dio non fece la morte , cosi non ha creato gli scandali, ma fu il libero arbitrio a generare lo scandalo in alcuni, che non vollero

Princ III, 2, 2, 411s.); Vogt, Der Kommentar I, n. 86, 297s. discute alcune varianti del testo greco-latino.

(9) Le potenze cattive sono espulse dalla parola di Gesù:

"Mettiamo in fuga le insidie delle potenze maligne e gli assalti di demoni perversi (con i) canti della Scrittura (e) l'assiduità nella parola di Dio"

(Om Gs XX, 1, 261); riguardo agli interventi dannosi e crudeli dei demoni, dice ancora Origene che a volte essi compiono gli scandali

"come pubblici esecutori, avendo ricevuto per volere divino il potere di creare tali situazioni, al fine di convertire gli uomini i quali sono incappati nel turbine del male, ovvero per mettere alla prova gli esseri razionali... Se poi i demoni siano talvolta la causa, oltre a questi, di altri malanni, poiché hanno la decisa volontà di crear sempre tali guai, ma non sempre vi riescono, in quanto trovano impedimento, cerchi di indagarlo chi ne ha la possibilità" (C Cel VIII, 31-32, 687s.).

(10) Alcuni scandali, per natura e costituzione alla ricerca di uomini: il testo presenta delle varianti - segnalate e discusse anche in PG 13, 1157 - per cui potrebbe intendersi: "alcuni (esseri), scandali..."

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sottoporsi alle fatiche in vista della virtù.

324 24. L

Sarebbe bene, dunque, che l'occhio e la mano fossero degni di lode, perché non possa a giusto motivo dire l'occhio alla mano: non ho bisogno di te . Ma se nell'intero corpo delle assemblee della Chiesa uno funga da mano per una certa attività (11) e poi cambi e divenga occasione di scandalo, allora l'occhio dica pure a questa mano: di te non ho bisogno; e dopo averlo detto, la tagli e la getti via da sé . E cosi, è bene che una testa sia beata e dei piedi siano degni della testa beata, perché la testa, pur osservando le funzioni ad essa confacenti, non possa dire ai piedi: di voi non ho bisogno . Se pero si trovasse un piede che diventa occasione di scandalo per tutto il corpo, allora dica pure il capo ad un piede del genere: di te non ho bisogno , lo tagli e lo getti via da sé . Giacché

73 Gal 4, 1. 74 Rm 8, 15. 75 Rm 8, 15. 76 Rm 8, 15.

77 1 Gv 4, 18. 78 Sal 33 (34), 8. 79 Sal 90 (91), 15. 80 Gn

o, come traduciamo anche secondo la edizione critica, "alcuni scandali,... "; ci pare peraltro che il valore del passo resti identico, nel riproporre ancora una volta "la fondamentale affermazione antignostica" che "per natura e sostanza nessuno è immacolato o contaminato". Si chiude cosi mirabilmente il paragrafo iniziato con l'intenzione di scrutare a fondo quel graduarsi di necessità fisico- ontologica e morale che, segnando la realtà del mondo, ha le sue delimitazioni nella provvidenza divina e nella libertà delle creature (cf. Princ I, 5, 5; III, 5, 5, e ivi nn. di Simonetti, 197s.457s.; Scognamiglio, Proaivresi¦ tra scelta e fede, 248s., con esplicito riferimento a questo paragrafo; G. Dossetti, La libertà del cristiano nel Nuovo Testamento e

Commento a Matteo, Libro XIII, 26 87

è molto meglio che entri nella vita tutto il resto del corpo

(monco del piede che è stato di scandalo o della mano che ha dato scandalo) anziché, col diffondersi dello scandalo, l'intero corpo venga gettato nella Geenna del fuoco , con tutti due i piedi o tutte e due le mani (12). Cosi pure, è cosa buona che uno, capace di diventare occhio per tutto il corpo, sia degno di Cristo e di tutto il corpo ; e nondimeno, se questo tale dovesse mai cambiare

in alcuni autori della tradizione orientale, in La parola e il silenzio, Bologna 1997, 349-373).

44 Cf. 1 Cor 12, 21. 45 Mt 18, 8. 46 1 Cor 12, 21. 47 1

Cor 12, 21. 48 Mt 18, 8. 49 Cf. Mt 18, 9.

(11) "Se io, che ti sembro la mano destra, io che mi dico presbitero e sembro predicare la parola di Dio, agiro contro la disciplina della Chiesa e la regola del Vangelo, si da arrecare scandalo a te, o Chiesa, ebbene, che tutta quanta la Chiesa convergendo in unanime consenso tagli me, che sono la sua destra, e mi getti via da sé. "Ti conviene", infatti, o Chiesa, "entrare nel regno dei cieli senza" me, tua

"mano", che agendo male ho prodotto uno scandalo, anziché andare nella Geenna con me" (Om Gs VII, 6, 128). Il "significato ecclesiale del peccato" mette il peccatore in "posizione dialettica di fronte alla Chiesa", intesa non soltanto come "la comunità pneumatica degli uomini uniti al Cristo", ma come Chiesa visibile: in questo senso Origene chiede la "scomunica", della quale vede, nello Spirito, l'"intenzione salvifica" (cf. K. Rahner, La penitenza della Chiesa, Roma

divenendo occasione di scandalo, sarà bene eliminarlo e gettarlo via da tutto il corpo, e far si che tutto il resto del corpo si salvi, senza l'occhio, anziché (dal momento che viene danneggiato con esso tutto quanto il corpo) farlo entrare intero nella Geenna del fuoco.

325 25. L

E possibile applicare queste parole anche alle persone a noi più familiari, ed in certo senso nostre membra: pur se considerate membra nostre per la grande familiarità, o per la parentela, o anche per un abituale rapporto di amicizia (per cosi dire), non si devono risparmiare se recano danno alla nostra anima. Dobbiamo infatti recidere da noi, come mano, piede od occhio, il padre o la madre, che vogliano farci fare cose contrarie alla pietà verso Dio, e un figlio o figlia, che (per quanto sta in loro) ci allontanino dalla Chiesa di Cristo e dal suo amore . Ma anche se è la moglie che riposa nel tuo grembo o l'amico che è come te stesso a diventare

(12) Si noterà che, citando tutto l'apologo paolino di 1 Cor 12, 12-

27, Origene afferma l'unità del corpo della Chiesa, "ma è portato a correggere 1 Cor 12, 21 alla luce di Mt 18, 8-9, reintroducendo la regola di esclusione rivolta contro gli eretici, ossia coloro che sono occasione di peccato per i "piccoli"... o i semplici che rischiano di essere ingannati da loro": discorso endo-ecclesiale che mostra implicitamente la eresia come penetrata o suscettibile di penetrare all'interno della Chiesa nella sua realtà concreta (cf. Le Boulluec, La notion d'hérésie, 493s.). Una interessante aggiunta dell'antica versione latina specifica al termine del paragrafo che "capo della Chiesa" è il Cristo, occhi i vescovi, mani i diaconi e gli altri ministri, piedi il popolo (cf. Klostermann, 246s.), cogliendo bene la figura ecclesiale, del resto già presente nel richiamo al vescovo - occhio per il corpo - (stessa immagine in Om Gs VII, 6,

126: il vescovo è "occhio... per osservare... perlustrare... prevedere").

Commento a Matteo, Libro XIII, 27-28 89

occasione di scandalo, non dobbiamo averne pietà, ma reciderli via da noi e gettarli fuori dalla nostra anima, non considerandoli più familiari, ma avversari della nostra salvezza (13). Chiunque infatti non odia suo padre e sua madre, eccetera , quando è il momento di odiarli come persone ostili ed ingannevoli, al fine di poter guadagnare il Cristo , costui non è degno del Figlio di Dio.

A tale proposito si puo anche dire che uno si salva da un pericolo in certo senso essendo zoppo, poiché ha perduto un piede (poniamo, il fratello) ed ereditando da solo il regno di Dio; e si puo dire che uno storpio si salva, senza che si salvi suo padre o sua madre, ma se questi si perdono, egli se ne dissocia per ottenere in sorte le beatitudini. Cosi, chi ha un solo occhio si salva, dopo aver cavato l'occhio della sua casa, cioè la moglie che ha fornicato, perché non vada a finire con tutti e due gli occhi nella Geenna del fuoco.

Puo darsi infatti che la mano che è occasione di scandalo, o il piede che scandalizza, o l'occhio che è motivo di scandalo sia la facoltà dell'anima che in modo peccaminoso <opera e> cammina (per cosi dire), o la

53 Lc 14, 26. 54 Fil 3, 8.

(13) Mt 18, 8-9 viene ora applicato all'amico e familiare che cerchino di portare lontano dal Signore; gli eretici sono "corruttori" di

"famiglie" e "case di Dio" - la comunità e l'anima del cristiano - (cf. Ignazio di Antiochia, Ephes XVI, 1, in Lettres, 72s.). Origene ama confrontare la "carità ordinata" e il suo opposto: "(E) importante accennare (fra le) gradazioni d'amore, anche al sentimento di odio... poiché anche il Signore dice: "Saro nemico dei tuoi nemici..."... (Vi sono passi) in cui è detto: "Onora tuo padre e tua madre", e poi: "Chi non odia padre e madre...": (la) sovrabbondanza di amore per Dio sembra

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facoltà che guarda in modo peccaminoso. Facoltà che è meglio gettare via (14). Meglio spogliarsene ed entrare senza queste facoltà nella vita come uno zoppo o storpio, o con un occhio solo, anziché possederle, e poi perdere tutta la propria anima. Parimenti per l'anima è cosa buona e beata esercitare la propria facoltà per operare cio che è meglio; se invece dobbiamo andare in rovina per una sola facoltà, è preferibile che ne perdiamo l'esercizio, purché ci salviamo con le altre facoltà.

326 26. P

Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli .

A mio vedere, come tra i corpi umani si danno varie dimensioni, per cui alcuni di essi sono piccoli, altri grandi

(14) Dal corpo ecclesiale alla famiglia alle facoltà dell'anima, l'interpretazione attinge il livello interiore dell'essere: "Vi è un rapporto da immagine a modello fra le membra dell'<uomo esteriore> e le facoltà dell'<uomo interiore>" (Crouzel, Origène et la connaissance,

262.506s.): questo giungere alla perdita delle "facoltà dell'anima" per guadagnare l'apice della propria appartenenza cristiana esprime bene il fuoco origeniano che è, nella tensione, martirio. "(Il Cristo) ha posto... la spada a separazione dell'<immagine del terrestre> da quella <del celeste>, affinché con l'assumere nel tempo presente la parte di divino che è in noi, fatti successivamente degni di non soffrire più separazione, ci renda interamente celesti" (Mart XXXVII in Origene, Esortazione al martirio-Omelie sul Cantico dei Cantici [N. Antoniono], Milano 1985, 152).

57 Cf. Lc 2, 52. 58 Cf. Lc 2, 52. 59 Lc 2, 52. 60 Lc 2,

52. 61 Ef 4, 13. 62 Rm 7, 22. 63 1 Cor 13, 11. 64 Cf. Lc

Commento a Matteo, Libro XIII, 28 91

ed altri di media grandezza, e ancora come si danno differenze tra i corpi che sono o più o meno piccoli, e cosi pure tra corpi grandi e tra corpi medi, allo stesso modo tra le anime umane ce ne sono di quelle nate già con i segni caratteristici della loro piccolezza, e di quelle nate con i segni (per cosi dire) della loro grandezza, e - per dirla in breve - con altri segni, che in modo corrispondente alle caratteristiche fisiche, caratterizzano lo stato medio. Ma mentre nel caso dei corpi, se l'uno è corto e piccolo, l'altro grande, e l'altro di media grandezza, cio dipende non dall'uomo, ma da fattori ereditari (15), nel caso delle anime, invece, se una è grande o piccola o si trova tra le mediocri, cio è originato sia dalla nostra libera volontà, sia da tali azioni che da tale senso morale. E dipende dalla nostra libera volontà o il crescere in età progredendo in grandezza, oppure il non progredire e restare piccoli . Ed è in questo senso appunto che, in merito al Salvatore che assunse l'anima umana, io intendo le parole Gesù cresceva ; come infatti dalla libera volontà della sua anima derivava il progredire in sapienza e in grazia, cosi anche il suo

40 Cf. Eb 4, 15. 41 Cf. Mt 18, 7.

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crescere in età . Anche l'Apostolo dice: finché arriviamo tutti all'uomo perfetto, in misura della maturità e della pienezza di Cristo . Arrivare allo stato dell'uomo, anzi dell'uomo perfetto, va riferito all'uomo interiore , che ha oltrepassato quel che è da bambino , e in genere porta alla pienezza che è dell'uomo fatto. In tal senso è da supporre l'esistenza di una certa misura di maturità spirituale, cui puo giungere l'anima per il fatto che

"magnifica" (rende grande) il Signore e diventa grande . E in questo senso, quindi, che divennero grandi coloro di cui è stata riferita questa realtà: Isacco, Mosè, Giovanni, e al di sopra di tutti, lo stesso Salvatore (16); di lui Gabriele disse infatti: E sarà grande . Piccoli sono invece i bambini appena nati che bramano il latte puro spirituale , che hanno bisogno di quei tutori e delle nutrici di cui il profeta Isaia, parlando della chiamata alle nazioni, dice: Porteranno i tuoi figli in seno e le tue figlie solleveranno sulle spalle; i re saranno tuoi tutori, e le loro principesse le loro nutrici . Cercherai percio, grazie a queste parole, di capire se nell'esortazione: Non disprezzate uno solo di questi piccoli , i loro angeli non

Vogt, Der Kommentar I, n. 90, 299s.).

65 Lc 1, 32. 66 1 Pt 2, 2. 67 Is 49, 22-23. 68 Mt 18, 10.

(16) Riguardo a piccolezza e grandezza spirituali, l'analogia con gli aspetti corporei dell'uomo - e le rationes seminales fisiologiche - non è possibile in maniera propria, perché nella creatura il libero arbitrio deve assecondare il dono dall'alto: "Non sai che da questo seme del Verbo di Dio che viene seminato nasce il Cristo nel cuore degli ascoltatori? Lo dice anche l'Apostolo: "fino a che il Cristo sia formato in noi". L'anima dunque concepisce da questo seme del Verbo e forma in sé il Verbo concepito" (Om Lv XII, 7, 266); al Salvatore che ha assunto la natura umana si riferisce il "Gesù cresceva" (
Lc 2,52) - in "sapienza", in "grazia", in "età" -: solo l'anima

"che magnifica il Signore... diventa grande" (Lc 1,46) e "Quando

Commento a Matteo, Libro XIII, 28-29 93

siano per caso quelli che li portano in seno, se figli; oppure se non siano quelli che sollevano sulle spalle le figlie di cui si parla; e tra questi angeli, se non siano tutori i re di cui si parla, e nutrici quelle designate col nome di principesse.

E siccome i piccoli indicati dal nostro Salvatore sono ammaestrati da tutori e nutrici, proprio per questo ritengo che Mosè (17), pur credendo di essere già stabilito nella terra dei grandi, abbia detto: Il mio angelo camminerà davanti a voi , e: Se tu non camminerai con me, mi farai salire di qui . Se infatti colui che è piccolo ed erede - in quanto bambino in nessuna cosa diverso dallo schiavo (dal momento che è un bimbo) - ed in quanto piccolo ha lo spirito di schiavitù che porta alla paura , chi invece non è affatto più in tali condizioni, non ha neppure lo spirito di schiavitù , ma ha lo spirito da figli adottivi , dal momento che l'amore perfetto scaccia il timore , per

(avro) fatto grande l'immagine dell'immagine, cioè la mia anima,... lo stesso Signore (è) magnificato" (Om Lc VIII, 2, 80). Sulla crescita, cf. M.I. Danieli, Omelie X e XVI: La sete e la fame della Parola, in "Mosè ci viene letto nella Chiesa", 109s.

(17) Anche Mosè: sulla discussione relativa alla "grandezza- piccolezza" di Mosè abbiamo già richiamato in Cm Mt XIII, 15, n. (5). Il tratto presente investe una tematica ecclesiale più ampia, estendendo il confronto anche al rapporto con gli angeli: nella Chiesa alcuni perdurano in stato di "piccolezza", segnando una infermità e povertà nel cammino che li tiene ancora come sotto "tutori" e

"amministratori"; questa custodia angelica che tutela i "piccoli" sul piano individuale è come una misericordiosa ripresa ed estensione della economia storico-salvifica dell'Antico Testamento. Propriamente, figli di Dio e della "Gerusalemme celeste" sono quanti, a somiglianza di Paolo, hanno conseguito quella libertà piena della adozione filiale che si esprime in azioni libere, da figli adulti (cf. Rius- Camps, El dinamismo, 231-233).

81 Cf. Is 49, 23. 82 Cf. Gal 4, 2.

(18) "Appena incominciamo a convertirci al culto di Dio, e riceviamo il principio della parola di Dio e della dottrina celeste, questi

te sarà chiaro che in questo senso è detto che l'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva . Ora, in base a questi testi, intenderai che se vicino ai piccoli, guidati da spirito di schiavitù, ci sono angeli del Signore (poiché l'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva), presso i grandi invece c'è il Signore stesso, superiore agli angeli, avendo detto di ciascuno di loro: Saro con lui nella tribolazione . Fintantoché siamo imperfetti e bisognosi di colui che ci aiuta a liberarci dai mali, ci occorre un angelo, del quale Giacobbe dice: l'angelo che mi libera da tutti i mali ; ma una volta giunti a perfezione, passati dalla dipendenza di tutori e nutrici amministratori e tutori , abbiamo la capacità ormai di essere ammaestrati dallo stesso Signore (18).

42 Mt 18, 7. 43 Sap 1, 13.

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Origene su Matteo 319