Origene su Matteo 326


GLI ANGELI

327
27. I

Uno potrebbe ancora chiedersi in quale momento gli angeli di cui si parla assumano la guida dei piccoli indicati dal Salvatore, se comincino ad esercitare il loro governo su di loro nel momento in cui, mediante il lavacro di rigenerazione (nel quale furono generati), come bambini appena nati bramano il puro latte spirituale , e non sono più soggetti all'influsso di una potenza cattiva; ovvero

(comincino) sin dal momento della nascita (1), costituiti secondo la prescienza di Dio e la sua predestinazione, su questi che Dio ha da sempre conosciuti e predestinati a essere conformi alla gloria di Cristo . E quanto al fatto

inizi dobbiamo prenderli dai "principi d'Israele"... gli "angeli", che il Signore dice che assistono ogni "più piccolo" nella Chiesa... Pero non dobbiamo sempre aspettarci che gli angeli "combattano" per noi, piuttosto è soltanto "nel cominciare", cioè nei nostri inizi, che veniamo aiutati dagli angeli "principi". Col progredire del tempo, pero, bisogna che noi stessi usciamo armati alla battaglia" (Origene, Omelie sui Giudici [Om Gdc] VI, 2 [M.I. Danieli], Roma 1992, 118ss.). Innumerevoli sono i passi origeniani in tal senso, a testimonianza della unità di riflessioni che Cm Mt esprime nella scuola e le omelie nella assemblea liturgica: da essi si ricava che gli angeli custodi sono soprattutto

"compagni invisibili" dell'uomo, con una certa subordinazione rispetto allo spazio che prenderà successivamente il culto dei santi; "Agli angeli non vengono riconosciuti... quei poteri che costituiranno una

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che sin dalla nascita abbiamo degli angeli, si potrebbero citare questi testi: Colui che mi scelse dal seno di mia madre ; Tu sei mio protettore dal seno di mia madre ; Mi hai accolto dal seno di mia madre ; Dal grembo di mia madre a te mi sono affidato , e nell'epistola di Giuda: Ai chiamati, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo , custoditi comunque da angeli (2).

328 28. "E !"

In riferimento poi al momento in cui mediante il lavacro siamo diventati bambini in Cristo (è da dire che) non è un angelo santo ad assisterci mentre siamo ancora nel vizio, ma nel tempo dell'incredulità siamo soggetti agli angeli di Satana, mentre dopo la rinascita Colui che ci ha redento col suo proprio sangue ci affida ad un angelo santo che per purezza vede la faccia di Dio. Su questo punto una terza spiegazione potrebbe dire cosi: come è possibile che un essere umano passi

componente cosi importante del santo tardo-antico" (Monaci Castagno,

Origene, 173-175; cf. Cm Mt XIII, 5, n. [7]).

1 Tt 3, 5. 2 1 Pt 2, 2. 3 Rm 8, 29. 4 Fil 3, 21.

(1) Origene parla abitualmente di un affidamento all'angelo custode per il battesimo: "O angelo, vieni, accogli l'uomo 'vecchio' che si è convertito dal precedente errore... sostienilo e ammaestralo; è ancora 'bambino', è come se nascesse oggi questo vecchio... Conferiscigli "il battesimo della seconda nascita" (
Tt 3,5)" (Om Ez I, 7,

41); "Allorché infatti ti veniva trasmesso il mistero della fede, erano presenti le potenze celesti, le funzioni degli angeli" (Om Gs IX, 4, 155); non mancano peraltro testi che esprimono l'orientamento diverso:

"Credo si debba dire anche generalmente di tutti gli uomini (che) ciascuno ha l'assistenza di due angeli, un angelo di giustizia e un angelo di iniquità"; "Vicino a ciascun uomo vi sono due angeli: uno cattivo che lo incita al male, uno buono che lo spinge verso il bene"

Commento a Matteo, Libro XIII, 30 97

dall'incredulità alla fede, dalla lussuria alla castità, ed in genere dal vizio alla virtù, cosi anche è possibile che quell'angelo al quale un'anima è stata affidata fin dalla nascita, agli inizi sia cattivo, ma poi in modo analogo al credente, giunga alla fede e vi progredisca al punto da diventare, questo angelo, uno di quelli che sempre vedono il volto del Padre che è nei cieli , cominciando da questo momento ad associarsi a colui che è stato già conosciuto e destinato (da Dio) , ad arrivare alla fede proprio in quel momento: mettere insieme tutta questa armoniosa relazione di angeli ed uomini saranno probabilmente i giudizi di Dio, ineffabili ed imperscrutabili come abissi (3)! Inoltre, com'è possibile che, se marito e moglie sono entrambi non credenti, qualche volta è il marito che giunge per primo alla fede e col tempo conduce anche la moglie alla salvezza, e qualche altra volta invece è la moglie che comincia a credere, e dopo finisce col persuadere anche il marito, cosi puo accadere anche nel caso degli angeli e degli uomini (4). Se un fatto del genere per alcuni angeli si verifichi e per altri no, questo è un punto che indagherai per conto tuo. Ma forse non è conveniente dire tale cosa di ognuno degli angeli, che secondo la parola del nostro Salvatore viene stimato a tal punto, da dire che vede

sempre la faccia del Padre che è nei cieli.

Pero, giacché in precedenza dicevamo che sono i piccoli ad avere gli angeli, mentre i grandi hanno già superato tale livello, qualcuno ci farà un'obbiezione a partire dagli Atti degli Apostoli; in essi è scritto che una certa fanciulla Rode, quando Pietro busso alla porta, si avvicino per sentire chi era, ed avendo riconosciuta la

Castagno, Origene, 169ss.; Anges (J. Duhr) in DS I, 586-598.

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voce di Pietro, corse ad annunciare che Pietro era davanti alla porta ; ma quelli che erano radunati nella casa, meravigliati e ritenendo quasi impossibile che veramente Pietro fosse li, dicevano: "E il suo angelo" ; difatti l'obbiettore dirà che quelli, appreso una volta per tutte che ogni credente ha un angelo particolare, sapevano che anche Pietro avesse un angelo. Chi invece si attiene a quello che abbiamo detto in precedenza, replicherà che la parola di Rode non è dogma essenziale, anche perché quelli non si erano forse fatti un'idea esatta di quando uno, ancora piccolo e col timore di Dio, viene guidato da angeli, e di quando è invece guidato ormai da Dio stesso (5).

Dopo queste spiegazioni pero, a riprova che per

"piccolo" si intende quello che abbiamo esposto, si dovrà dire che mentre non abbiamo bisogno di alcun comandamento per non disprezzare i grandi, ce ne occorre invece uno in merito ai piccoli. Ecco perché non è detto semplicemente: Non disprezzate uno di questi , indicando tutti i discepoli, ma uno solo di questi piccoli, indicati da Colui che vede e la piccolezza e la grandezza di un'anima.

329 29. L'D

Commento a Matteo, Libro XIII, 30-31 99

Ma un altro potrebbe anche dire che in questo contesto "piccolo" è detto il perfetto (6), valendosi del detto: Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande , e dirà che chi umilia se stesso e si è fatto come un bimbo in mezzo a tutti i credenti (sia pure apostolo o vescovo) ed è diventato come una madre che nutre ed ha cura dei propri figli , costui è quegli che Gesù indica come piccolo e merita proprio di avere un angelo che vede la faccia di Dio.

In realtà, il chiamare qui piccoli i perfetti, secondo la parola: chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è il più grande e secondo l'espressione di Paolo: A me che sono il più

Bendinelli, Il Commentario, 180.205).

12 Mt 18, 10. 13 Cf. Rm 8, 29.

(3) Questa terza interpretazione è ancor più proposta come indagine: da un lato l'angelo "costituisce un tutt'uno con colui che assiste"

(Princ II, 10, 7, 342), dall'altro la condizione di entrambi - creature - viene considerata come soggetta alla mutevolezza con possibili variazioni, crescita, decadimento: "(Se una natura è santa), essa viene santificata per assunzione e ispirazione dello Spirito Santo e possiede la santità non per natura ma in modo accidentale, si che cio che è presente in modo accidentale puo anche venir meno" (Princ I, 8, 3, 225; cf. anche n. 16 di Simonetti a Princ III, 3, 3, 429; Crouzel, Origene, 285s.). E da notare che l'ipotesi in esercizio si chiude prospettando gli abissi imperscrutabili dei giudizi divini, altrove richiamati per simili intrecci di angelologia come misteri ineffabili (Om Gs XXIII, 3, 291); è significativo il richiamo almeno implicito a Rm 11, 33, con cui Paolo sigilla l'ardua considerazione su Israele.

(4) L'ipotesi che fra uomo e angelo custode si possano verificare scambi e influssi di conversione - come fra gli sposi per quel che riguarda la fede (
1Co 7,16) - sembra invertire il tradizionale rapporto tra gli ordini angelico e umano (cf. Bendinelli, Il Commentario,

206; Vogt, Der Kommentar I, n. 99, 301); il discorso va lasciato nei termini di ricerca in cui si è iniziato, fino all'orizzonte escatologico:

"Ogni angelo, alla fine del mondo, si presenterà al giudizio portando con sé quelli ai quali è stato preposto, che ha aiutato, che ha istruito,

100

piccolo tra tutti i santi, è stata data questa grazia sembrerà non concordare con la frase: Chiunque scandalizzerà uno solo di questi piccoli e con la parola: Cosi il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli . Chi dunque è piccolo nel senso appena ora spiegato, non potrebbe né scandalizzarsi né perdersi. Infatti è grande pace per quelli che amano il nome di Dio e non trovano scandalo , e non si potrebbe perdere neanche il più piccolo tra tutti i discepoli di Cristo, divenuto grande proprio per questo. E dato che non si potrebbe perdere, dirà: Chi ci separerà dall'amore...? eccetera .

Ma chi intende mantenere quest'ultima spiegazione, dirà che anche l'anima del giusto è soggetta a caduta, come testimonia Ezechiele quando dice che il giusto puo allontanarsi dai comandamenti di Dio, per cui non si tiene conto della sua giustizia di prima . Ecco perché è detto: Chiunque scandalizzerà uno solo di questi piccoli, e: Il

(5) La dinamica, il progresso, il passaggio fra gli stati non avrà termine nella beatitudine; sarà tolto l'assillo, non la crescita: "Alla fine e alla restaurazione del mondo... (per i beati) dopo i tutori e i procuratori, Cristo stesso, che è re universale, prenderà il regno: cioè, dopo l'istruzione impartita dalle potenze beate, egli stesso istruirà quelli che lo possono comprendere in quanto sapienza, e regnerà su loro finché li sottometterà anche al Padre" (Princ III, 6, 9, 479; cf. Cm Mt XIII, 26, nn.

[17], [18]; Bendinelli, L'escatologia , 24s.).

16 Lc 9, 48. 17 1 Ts 2, 7. 18 Lc 4, 48. 19 Ef 3, 8. 20 Mt 18,

6.

Padre mio celeste non vuole che si perda uno solo di questi piccoli. Quel che concerne poi le cento pecore, lo leggi nelle mie Omelie su Luca (7).

LA CORREZIONE ECCLESIALE

330
30. CL

Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo tra te e lui solo .

Colui che fa leva sulla lettera e considera l'eccelsa filantropia di Gesù, dirà che siccome le parole non suppongono una differenza di peccati, compiono qualcosa di superfluo e contrario alla bontà di Gesù coloro i quali intendono che queste cose non abbiano luogo che in caso di peccati meno gravi.

Un altro invece, pur basandosi a sua volta sulla lettera e rifiutando di ammettere alcun argomento esterno, obbietterà che questo non si riferisce ad ogni colpa, perché chi commette grandi colpe, non è fratello se non di nome, come afferma l'Apostolo: non mescolatevi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolatra, eccetera . Nessun fratello infatti è idolatra, impudico, avaro. Se ha qualcuno di questi vizi, non porta che in apparenza il nome di Cristo, dicendosi fratello, ma di diritto non si dovrebbe chiamare cosi. Come dunque colui che illudendosi di esaltare la bontà di Cristo non fornirebbe che motivi di offenderla, se affermasse che tali parole sono state dette per ogni colpa, pur trattandosi di peccato di assassinio, avvelenamento, pederastia o qualcosa del genere, cosi viceversa chi stabilisse una netta distinzione tra il fratello e

il cosiddetto fratello, dovrebbe far capire che chi commette anche i più piccoli peccati umani e non si ravvede dopo la correzione è considerato come un pagano o pubblicano , pur trattandosi di peccati che non conducono alla morte , o (come li chiama la Legge nel libro dei Numeri ) di peccati che non portano la morte; ma questo sembrerebbe essere troppo duro. Non penso infatti che si trovi tanto presto chi non sia stato corretto già tre volte a motivo della stessa specie di peccato: mettiamo, per un oltraggio (per cui gli oltraggiatori dicono male dei vicini), un gesto di arroganza, un bere eccessivo, oppure una parola falsa ed oziosa, o una delle colpe commesse dalla maggior parte degli uomini.

Indagherai dunque se per caso sia sfuggita, in questo passo, un'osservazione a coloro che col pretesto della bontà del Logos accordano possibilità d'indulgenza anche a coloro che hanno commesso i peccati più gravi, come pure a coloro che insegnano che anche per i peccati più lievi si debba considerare come pagano e pubblicano chi dopo due o tre correzioni ha peccato ancora alla leggera, e lo mettono fuori della chiesa (1). Quello pero che è sfuggito sia agli uni che agli altri mi pare sia tale punto: il Logos colloco la frase Hai guadagnato tuo fratello solo dopo colui che ha dato ascolto, non la mise più dopo colui che è caduto ed è stato ammonito per la seconda o la terza volta; ma cio che corrispondeva ad Hai guadagnato tuo fratello, da dire sul conto di chi fu corretto per la seconda e la terza volta, la lascio come sospesa in aria. Non è dunque né del tutto guadagnato, né completamente perduto o vulnerato. E fa' bene attenzione al primo passo

104

che dice: se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; e al secondo passo che dice alla lettera: se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché ogni cosa sia risolta sulla parola di uno o due testimoni .

Ma che cosa sia stabilito che avvenga a colui che è ammonito per la seconda volta, dopo che ogni cosa sia stata risolta sulla parola di due o tre testimoni, questo è lasciato alla nostra comprensione. E ancora: Se poi non ascolterà neppure costoro (ovviamente i testimoni assunti), dillo all'assemblea . Non disse che pena subirà, se non avrà ascoltato neppure l'assemblea ; ma insegno che questi, per chi lo ha ammonito tre volte senza trovare ascolto, d'ora in poi dev'essere come il pagano ed il pubblicano. Non è dunque del tutto guadagnato, ma neanche del tutto perduto; pero cio che dovrà un giorno subire chi prima non ascolto ed ebbe bisogno di testimoni, oppure chi non diede ascolto neanche a loro e fu condotto all'assemblea, questo lo saprà

16.17.18 e nn. (9), (11), (16). Quanto Origene ha esaminato inizialmente nel rapporto ecclesiale - come ci si commisura al Bambino, cioè al Logos che "<svuoto se stesso> perché attraverso il suo vuoto fosse riempito il mondo" (Om Ger VIII, 8, 111) - si è esteso successivamente alla considerazione delle cerchie ecclesiali, angeliche e umane insieme. Secondo una delle prime riflessioni della Chiesa,

"nessuno si inganni: anche gli esseri celesti e la gloria degli angeli e i principati visibili e invisibli, se non credono nel sangue di Cristo, anche per essi vi è il giudizio" (Ignazio, Smyrn. VI, 1, 136s.); nelle "due Chiese" chiamate a cooperare per il bene, "quella degli uomini e quella degli angeli" (Om Lc XXIII, 8, 167), giova totalmente l'assenso pieno ai cammini del Verbo.

21 Mt 18, 14. 22 Sal 118, 165. 23 Rm 8, 38. 24 Ez 33,

13.

(7) Non possediamo l'omelia su Lc 15, 4-7, cui Origene rinvia esplicitamente in questo passo, ma possiamo riprendere da altri testi l'esegesi da lui fornita: "In alcune parabole si narra che il pastore ha

Commento a Matteo, Libro XIV, 1 105

Iddio (2). Noi non ci pronunciamo, stando al monito: Non giudicate e non sarete giudicati e: Non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori .

Riguardo poi al fatto che questo sembra essere troppo duro per quelli che hanno peccato lievemente, qualcuno potrebbe chiedersi: non è possibile che uno per due volte di seguito non abbia ascoltato, ma alla terza ascolti, per cui non è più come pagano e pubblicano, e non ha più bisogno della correzione di tutta l'assemblea? Dobbiamo ricordare infatti: cosi il Padre vostro celeste non vuole che si perda uno solo di questi piccoli . Se in realtà tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute nel corpo, sia in bene che in male , ognuno deve con tutta la sua forza fare il possibile per non ricevere la ricompensa di più opere

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cattive compiute mediante il corpo, pur dovendo meritare pene ancora più gravi per tutto quello che ha fatto, giacché con la stessa misura con cui misuriamo, saremo misurati anche noi , e secondo le opere delle nostre mani avverrà anche a noi. E non in misura indeterminata, bensi o due o sette volte, tanto i peccatori riceveranno dalla mano di Dio la ricompensa dei loro peccati, quando non secondo le opere delle sue mani uno sarà ripagato, ma in misura maggiore rispetto a cio che commise. Gerusalemme infatti, come insegno Isaia, ricevette dalla mano del Signore doppio castigo per i suoi peccati ; mentre i vicini di Israele (quali che siano), riceveranno il

3 Mt 18, 17. 4 1 Gv 5, 16. 5 Nm 18, 22. 6 Mt 18, 15.

(1) Questa pagina, meritatamente studiata nell'ambito della teologia della penitenza (cf. Rahner, La penitenza, 693ss., 764ss., 809), esprime uno dei problemi più dibattuti nella Chiesa dei primi secoli: la remissione delle colpe gravi avvenute dopo il battesimo; la progressione dialettica del testo procede in un movimento ascensionale

- la posizione moderata, la posizione rigorista - e sembra evolvere dalla quaestio iniziale alla soluzione preferibile, anche se non rigorosamente data per assoluta (cf. Bastit-Kalinowska, Origène exégète, 204-206); "Origene si rende conto della debolezza di entrambe le posizioni: l'una rischia di recare oltraggio all'infinita bontà di Gesù, l'altra di apparire esageratamente odiosa nella misura in cui commina la condanna anche per colpe lievi" (Bendinelli, Il Commentario, 209).

7 Mt 18, 16. 8 Mt 18, 17. 9 Mt 18, 17.

(2) Origene coglie nella frase di Gesù come sospesa in aria

l'invito a cercare soluzioni adeguate ai casi che si presentano: colui che

"non ascolto" l'ammonimento, "ebbe bisogno di testimoni,... fu condotto all'assemblea", è affidato al giudizio di Dio e all'agire medicinale della Chiesa; rispetto ai dati acquisiti dalla tradizione ecclesiastica, l'Alessandrino sottolinea come esigenze complementari la severità nella misericordia e la carità nel giudizio: "Che razza di bontà, che razza di misericordia è questa: risparmiare uno solo e mettere tutti in pericolo? Tutto il popolo, infatti, viene contaminato a

Commento a Matteo, Libro XIV, 1 107

settuplo, secondo cio che è detto nei Salmi: Rendi sette volte ai nostri vicini, nel loro seno, l'affronto con cui ti hanno insultato, o Signore .

Altri modi della ricompensa si potrebbero trovare: se li comprendiamo, sapremo che giova convertirsi anche dopo i peccati, per grandi che siano, affinché, oltre a non essere puniti per più peccati, ci venga lasciata una certa speranza (3) per le opere buone compiute in seguito, anche se prima si è sbagliato in mille modi: assurdo pensare che ad uno il male venga accreditato, ma non gli giovi il bene compiuto dopo il male. E questo possono apprenderlo anche da Ezechiele quelli che considerano attentamente le parole dette su tale argomento .

331 31. L

A me sembra che sia stata bene aggiunta, per chi dopo

causa di un solo peccatore. Come da una sola pecora malata viene infettato tutto quanto il gregge, cosi pure da uno che commette fornicazione o qualunque altro tipo di colpa, tutto quanto il popolo viene ad essere contaminato... Sei pastore, vedi le pecorelle del Signore... sui precipizi... sui dirupi... Non le trattieni, almeno con la voce, non cerchi di allontanarle gridando il tuo richiamo?" (Om Gs VII, 6, 126s.; cf. Rahner, La penitenza, 758ss.).

10 Mt 7, 1. 11 1 Cor 4, 5. 12 Mt 18, 14. 13 2 Cor 5, 10.

14 Mt 7, 2. 15 Is 3, 11. 16 Is 40, 2. 17 Sal 79, 12.

18 Cf. Ez 33. 19 Mt 18, 18. 20 Prv 5, 22.

(3) Ci venga lasciata una certa speranza: al peccato dell'uomo risponde incessantemente - tutta l'opera origeniana lo ribadisce in mirabile e crescente unità - il disegno riabilitante di Dio, fondato sulla unilateralità del suo patto di amore. "Dio è dunque benevolo, Dio è clemente; veramente <fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi> e certamente <fa piovere sui giusti e sugli ingiusti>; non solo il sole che

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tre ammonizioni fu condannato ad essere come pagano e pubblicano, l'affermazione: In verità, in verità dico a voi

(chiaramente a quelli che hanno giudicato uno ad essere come il pagano ed il pubblicano) tutto quello che legherete sulla terra, eccetera .

A buon diritto infatti chi l'ammoni tre volte senza trovare ascolto, lego quello condannato ad essere come pagano e pubblicano. Percio, cosi legato e condannato da questo tale, quello resta legato, nessuno nei cieli puo sciogliere il giudizio di colui che l'ha legato. Cosi chi ebbe una sola ammonizione e agi in modo da meritare di essere guadagnato, fu sciolto grazie all'ammonizione di colui che lo guadagno, non più legato dalle catene dei suoi peccati circa i quali era stato ammonito, sarà giudicato sciolto da quelli che sono nei cieli (4). Senonché, quei poteri precedentemente conferiti al solo Pietro, sembrano dati apertamente a tutti coloro che rivolgono le tre ammonizioni

226-230).

(4) "Ascolta (quante) siano le remissioni dei peccati nei Vangeli... quando siamo battezzati... nella sofferenza del martirio... grazie all'elemosina... quando anche noi rimettiamo le offese ai nostri fratelli... quando <si converte un peccatore...>... per l'abbondanza della carità... mediante la penitenza..." (Om Lv II, 4, 53s.); "Colui su cui Gesù alito il suo soffio, come sugli apostoli, e dai cui frutti si puo ben riconoscere che ha ricevuto lo Spirito Santo e che è divenuto spirituale... rimette quello che Dio rimette e ritiene i peccati inguaribili... (Gli apostoli) e quelli simili a loro... hanno ricevuto la scienza della terapeutica divina,

Commento a Matteo, Libro XIV, 1-2 109

a tutti i peccatori, per legare sulla terra, se non li avrà ascoltati, chi è stato condannato ad esser come pagano e pubblicano, si che questo tale resti legato anche nel cielo. Ma poiché, anche se è dichiarato un potere comune a Pietro (5) ed a quelli che rivolgono tre ammonizioni ai fratelli, Pietro ne doveva pure avere uno speciale rispetto a quelli che ammoniscono tre volte: per questo motivo per Pietro, in particolare la parola: A te daro le chiavi, è stata premessa all'espressione: Tutto cio che legherete sulla terra..., eccetera .

Se, peraltro, facciamo diligentemente attenzione ai testi del Vangelo, anche in cio che pare comune in riferimento a Pietro e a coloro che ammonirono tre volte i fratelli vi troveremo una grande differenza, ed una

(5) Per Pietro: un potere comune... un potere speciale : abbiamo qui una ripresa importante del tema svolto in Cm Mt XII, 14 con una esegesi "strutturale-ecclesiologica generale" (cf. I vol., 303-307); nel brano presente si direbbe che vi sia una rilettura del "primato" di Pietro in senso "strutturale-ecclesiologico individuale" che "accentua l'attribuzione carismatico-giuridica" dei titoli di "Clavigero/Ostiario" alla persona di Pietro; "al solo Pietro è stato concesso un "peculiare aliquid" in rapporto alle "chiavi", giuridico e pneumatico... fortissimo ed eccellente, poiché egli solo ha ricevuto il potere... di legare e sciogliere ogni realtà, oppure di aprire o chiudere tutte le porte dei cieli e in tutti i cieli, che simboleggiano le "menti immacolate create" o le "virtù" dove le anime abitano" (cf. Galluccio, Origene , 124ss.132). Questo non attenua la trattazione di Cm Mt XII, 14 e soprattutto la reale distinzione origeniana fra gerarchia esteriore e gerarchia interiore nella Chiesa, la cui identità si vorrebbe non come "sogno ideale" ma come "esigenza

110

superiorità di quello che è detto a Pietro rispetto ai secondi.

Non poca infatti è la differenza tra il fatto che Pietro abbia ricevuto le chiavi non di uno, bensi di più cieli, perché tutto quello che legherà sulla terra, sia legato anche in tutti i cieli, rispetto ai molti che legano sulla terra e sciolgono sulla terra, cosi che cio sia legato e sciolto non nei cieli, come nel caso di Pietro, ma in un solo cielo. Non vanno infatti oltre, quanto a potenza, come Pietro, per sciogliere o legare in tutti i cieli. Quanto migliore dunque è colui che lega, tanto più beato è colui che è sciolto, siccome il suo essere sciolto si compie in ogni parte del cielo.

60ss.65; il passo origeniano è commentato in H.J. Vogt, Das Kirchenverständnis des Origenes , Köln-Wien 1974, 151ss.; un recente saggio di W. Pannenberg, Il ministero petrino a servizio dell'unità , in Il Regno 821 [1998], 562-568, riprende la distinzione fra auctoritas e potestas).

1 Mt 18, 19. 2 Lc 15, 25. 3 Cf. Lc 15, 25. 4 Cf. Lc 15,

25. 5 Gn 31, 27. 6 2 Sam 6, 4-5.

7 1 Cor 7, 5. 8 Prv 19, 14 (LXX). 9 1 Cor 7, 5. 10 Mt 18,

19.

(1) Musica spirituale e divina: l'espressione ritornerà verso la fine

Commento a Matteo, Libro XIV, 2-3 111

400

LIBRO XIV

112

1971, 74s.).

11 Mt 18, 20. 12 Mt 7, 14. 13 Cf. Mt 17, 1 par. 14 Cf. 1 Cor

1, 1. 15 Cf. 2 Cor 1, 1. 16 Cf. 1 Ts 1, 1.

(2) Origene celebra in molti testi la vittoria della preghiera in unità:

"Mi pare che questo "giubilare" stia a designare un affetto che si esprime nella concordia e nell'unanimità. Se questo affetto si verifica tra due o tre discepoli di Cristo, qualunque cosa questi chiedano nel nome del Salvatore, il Padre celeste glielo concede. Ma se c'è una beatitudine cosi grande, per cui tutto un popolo rimane concorde e unanime, si che

"tutti dicono le stesse cose, rimanendo in perfetta unione di pensieri e di intenti", allorché questo popolo eleverà all'unisono il suo grido, avverrà cio che sta scritto negli Atti degli Apostoli: "vi fu un gran terremoto"... Sarà distrutto e precipiterà tutto quello che è terreno... (Se) queste cose dentro di te si compongono ormai in concorde armonia,... il mondo per te è già distrutto, abbattuto" (Om Gs VII, 2, 118-120; sul senso del passo, cf. J. Daniélou, Sacramentum futuri, Paris 1950, 246-

256). La Trasfigurazione stessa, ricorda l'Alessandrino, rivela la gloria del "Logos di Dio" a Pietro, Giacomo e Giovanni, uniti nella carità (cf. Crouzel, Origène et la connaissance, 439).

17 Sal 41 (42), 1. 18 Cf. Es 6, 24. 19 Sal 41 (42), 2.

20 Sal 43 (44), 2.

Commento a Matteo, Libro XIV, 3-4 113

LA CHIESA-SINFONIA

401 1. L

Vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno qualunque cosa domanderanno, gli sarà data .

II termine "sinfonia" (consonanza) si usa propriamente in musica ad indicare gli accordi tra le voci; e certo per i musici ci sono suoni che tra loro si accordano, altri che non

"padri... da Ebrei... pervenuti alla fede in Cristo", dicevano che "quei tre figli si dissociarono dalla scellerata riunione (di Core, Datan e Abiron e) unanimente rivolsero a Dio una preghiera di penitenza ed esauditi... meritarono non solo il condono della pena, ma anche la grazia della profezia; e... fu loro perfino concesso... di non dover profetare qualcosa di triste o funesto: e percio (i) salmi che si tramandano con i loro nomi non contengono niente di triste o di severo contro i peccatori" (Cm Rm X, VII, cit., II, 171, con note di Cocchini); la prospettiva sapienziale- rabbinica diventa una luce sul consenso ecclesiale nello Spirito Santo.

si accordano.

Anche la Scrittura, nei vangeli, conosce questo termine usato in senso musicale, li dove dice: Udi accordi e danze . Si addiceva infatti all'armonia dovuta al ritorno del figlio perduto e ritrovato al padre, ascoltare una

"sinfonia" per la gioia della famiglia.

Non conosce invece il termine "sinfonia" il perfido Labano quando parla a Giacobbe: Se tu me l'avessi annunciato, ti avrei congedato con festa e con canti, con musiche, timpani e cetra

Molto affine a tale sinfonia è quello che sta scritto nel Secondo libro dei Regni, quando i fratelli di Aminadàb precedevano l'arca, e Davide e i figli d'Israele facevano festa davanti al Signore con strumenti accordati, con tutta la forza e con canti . In effetti gli strumenti accordati con forza e con canti avevano in sé la "sinfonia" musicale, la quale puo giungere a tal punto, che se solo due, in accordo con la musica spirituale e divina (1), presentano domanda su qualsiasi cosa al Padre celeste, il Padre concede quanto richiesto a quelli che hanno pregato unanimi sulla terra

(cosa assai rara), per aver loro fatto unanimemente riecheggiare nella suddetta sinfonia cio per cui avranno pregato.

E in questo senso anche che intendo la parole dell'Apostolo: Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla

"sinfoniche", mosse da un solo Spirito, una sola voce, una sola anima.

"La profezia ha la sua sede "sotto la palma", giacché "il giusto... fiorirà come palma"... La profezia lo conduce... "alla palma della chiamata

Commento a Matteo, Libro XIV, 5 115

preghiera . Dacché infatti il termine sinfonia è impiegato per coloro che si uniscono in matrimonio secondo Dio, ed è usato in tal senso nel detto dei Proverbi: Casa e patrimonio i padri li distribuiscono ai figli, ma dono di Dio è una moglie che si accorda col marito , dall'accordo che viene da Dio ne consegue il poter beneficiare del nome e dell'effetto della sinfonia, in vista di una preghiera, come dimostra l'espressione: se non di comune accordo .

In seguito il Logos, spiegando che le parole: se due si accordano sulla terra , equivalgono ad essere in accordo col Cristo, aggiunge: dove infatti due o tre sono uniti nel mio nome . Due o tre riuniti, uniti nel nome di Cristo, sono pertanto coloro che si accordano sulla terra: non solo in due, ma a volte anche in tre (2).

Chi puo, cerchi di capire se questa "sinfonia", o unione, in mezzo alla quale è presente il Cristo, la si possa trovare anche presso più persone, dal momento che stretta ed angusta è la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano . Ma neanche in pochi, forse, realizzano tale sinfonia; ma saranno appena due o tre, come Pietro, Giacomo e Giovanni, ai quali il Logos di Dio mostro la sua gloria, perché erano concordi. Concordi in due furono altresi Paolo e Sostene, nello scrivere la Prima

55 Cf. Mt 18, 9. 56 Mt 18, 10.

celeste di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore"" (Om Gdc V, 3, 107, con riferimento a Sal 91 [92], 13 e Fil 3, 14; cf. Sgherri, Chiesa, 178; F. Cocchini, La "lettera", il "velo" e l'"ombra": presupposti scritturistici della polemica antigiudaica di Origene, in ASE 14/1 [1997], 118s.).

21 1 Cor 1, 10. 22 At 4, 32. 23 1 Cor 1, 12. 24 Cf. 1 Cor

1, 10. 25 Cf. 1 Cor 5, 4. 26 Gal 5, 15.

(5) L'accordo fa spazio al Figlio di Dio; nello stesso senso si esprime un altro grande cantore della "musica di Dio", Ignazio di Antiochia. Se agli Efesini scrive: "Nella vostra concordia e

116

Epistola ai Corinzi ed in seguito Paolo e Timoteo, nell'inviare la Seconda Epistola agli stessi ; e concordi in tre erano Paolo, Silvano e Timoteo nell'inviare istruzioni ai Tessalonicesi mediante una epistola.

Ma se, partendo dalle Antiche Scritture, ci sarà da presentare tre che si siano messi d'accordo sulla terra, si da essere il Logos in mezzo a loro per unirli, rifletti sui titoli dei Salmi (3). Ecco che cosa dice il titolo del quarantunesimo: Per la fine. Al consenso dei figli di Core . I figli di Core erano tre, ed i loro nomi li abbiamo trovati nel libro dell'Esodo : Assir (che vuol dire "istruzione"), Elkana, che si traduce

"possesso di Dio", ed Abiasaf, che in greco potrebbe tradursi "assemblea del Padre": profezie non divise, bensi pronunciate e messe per iscritto come da un solo spirito, una sola voce, una sola anima, realmente operante nell'accordo (4). Tutti e tre parlano come fossero una sola persona, e dicono: Come una cerva anela alle fonti delle acque, cosi l'anima mia anela a te, o Dio . Ma si esprimono anche al plurale nel salmo quarantatreesimo: O Dio, coi nostri orecchi abbiamo sentito .

Se poi vuoi contemplare più persone concordi sulla terra, considera coloro che ascoltarono (le parole): siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti , impegnati con

consonante amore, Gesù Cristo è cantato. E voi, ciascuno per la sua parte, diventate coro, affinché consoni in concordia, prendendo il tono di Dio in unità, cantiate in un'unica voce per mezzo di Gesù Cristo al Padre", precisa ai Filadelfesi: "Molti lupi, infatti, come degni di fede, con cattivo piacere fanno schiavi quelli che corrono secondo Dio; ma nella vostra unità non troveranno spazio " (Ephes IV, 1-2, 60s.; Philad II, 2, 120ss.). Il dissenso e la divisione sembrano dunque caratterizzare la eresia e gli eretici; su quanto "le rappresentazioni eresiologiche di Origene" traducano di imbarazzo "davanti all'esistenza nel cristianesimo di divergenze abbastanza grandi

Commento a Matteo, Libro XIV, 5-6 117

zelo a realizzare queste parole: I credenti avevano un cuor solo ed un'anima sola , diventando una sola cosa, nella misura certo del possibile, il più delle volte in modo da non far nascere tra loro il minimo disaccordo, cosi come non si dà dissonanza tra le corde del salterio a dieci corde.

Concordi sulla terra non erano invece coloro che dicevano: Io sono di Paolo, io di Apollo, io di Cefa, ed io di Cristo , producendo "scismi" tra loro: se li avessero eliminati, si sarebbero trovati insieme, loro e lo spirito di Paolo, con il potere del Signore Gesù Cristo , per non mordersi e divorarsi più a vicenda, si da distruggersi gli uni gli altri . Infatti il disaccordo disgrega, mentre l'accordo aggrega e fa spazio al Figlio di Dio (5), che non viene se

8 Sal 21(22), 11. 9 Gd 1. 10 Tt 3, 5. 11 Cf. 1 Cor 3, 1.

perché il concetto di eresia, appesantito da un virulento passato polemico, sia ad esse applicato", cf. Le Boulluec, La notion, 505s.

27 1 Cor 1, 10. 28 Cf. 1 Cor 1, 10. 29 Mt 18, 19. 30 1 Cor

12, 18. 31 1 Cor 12, 25. 32 1 Cor 12, 26.

(6) "Dobbiamo dunque imparare con ogni sforzo la scienza dell'armonia; poiché come nella musica, se l'armonia delle corde è adattata con consonanza, produce il suono soave di un canto modulato; se invece c'è nelle corde una qualche dissonanza, si produce un suono sgradevolissimo e viene guastata la dolcezza del canto; cosi anche per i soldati di Dio, se hanno dissensi e discordie fra loro, tutte le cose saranno sgradite e nulla apparirà accetto a Dio, anche se combattono molte guerre, anche se riportano molte spoglie e presentano molte offerte a Dio" (Om Nm XXVI, 2, 355; cf. de Lubac, Cattolicesimo, 53-55). Su tutto il tratto di Cm Mt XIV, 1 abbiamo richiamato l'attenzione nella Introduzione generale al I vol., 10s., n.

(13), con richiamo a Vogt, Das Kirchenverständnis, 290ss., ove viene sviluppato il senso dell'attesa origeniana in ordine alla Chiesa, che è innanzitutto speranza di concordia, coincidenza, armonia, sinfonia, nei "dogmi" e nella "vita", nella teoria e nella prassi, sulla base del pensiero - noûs - che puo riconoscere e comprendere le verità credute e dell'intento - gnome - chiamato ad attuarle nella vita .

33 Mt 18, 19. 34 Cf. 1 Cor 7, 5.

118

non tra coloro che vivono in accordo. Certo, l'accordo non si realizza propriamente che a due fondamentali condizioni: essere perfettamente uniti (come dice l'Apostolo) nel pensiero nell'avere intenti secondo le medesime verità di fede; e vivere in conformità con lo stesso intento . Considera le parole: se due di voi sulla terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, gli sarà data dal Padre di Gesù che è nei cieli. Dove non viene accordata dal Padre che è nei cieli qualunque cosa sia stata chiesta, è chiaro che li non c'è stato neppure accordo di due sulla terra. Ecco il motivo per cui non siamo esauditi nella preghiera: non siamo concordi gli uni con gli altri sulla terra (6) né nelle verità che crediamo né nella vita che viviamo.

Inoltre, se proprio siamo corpo di Cristo e se Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo affinché le membra abbiano la stessa cura le une delle altre e si trovino concordi tra loro, e se un membro soffre, tutte le membra soffrano insieme, e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscano con il membro glorificato, allora dobbiamo esercitarci in questa sinfonia derivante dalla

492).

(8) Uno dei nostri predecessori: Origene fa seguire allo sviluppo del primo paragrafo un ventaglio di affermazioni dialettiche; il rinvio, diretto o indiretto, è a Taziano, citato da Clemente Alessandrino per un

Commento a Matteo, Libro XIV, 6-7 119

musica divina, affinché, mentre ci raduniamo nel nome di Gesù Cristo (7), sia presente in mezzo a noi il Logos di Dio, la Sapienza di Dio e la sua Potenza.

402 2. P

Cio, dunque, quanto al comune modo di intendere i due o tre che il Logos invita ad accordarsi.

Ma è tempo di trattare di un'altra spiegazione, esposta da uno dei nostri predecessori, che esorta le persone sposate a vivere in castità e purezza (8). Si devono cioè intendere (diceva) i due che il Logos vuole si accordino sulla terra , marito e moglie, che in base ad un loro accordo si astengono dai reciproci rapporti coniugali, per dedicarsi alla preghiera, dal momento che pregando riceveranno qualunque cosa avranno chiesto, concessa loro, grazie a tale accordo, dal Padre di Gesù Cristo che è nei cieli.

A mio parere, questa spiegazione non è da intendere nel senso che sciolga il legame coniugale, ma come

1181; di Clemente cf. anche Il Pedagogo II, X, cit., 349ss.; su Taziano, cf. G. Bosio - E. Dal Covolo - M. Maritano, Introduzione ai Padri della Chiesa I, Torino 1993, 184-186); Origene, che non nomina la fonte evidentemente sospetta di eterodossia encratita, non disapprova la lettura, ma la relativizza, ponendola accanto alle virtualità del testo che svilupperà in seguito (cf. Bastit-Kalinowska, Origène exégète, 110s.).

35 Mt 18, 19. 36 Cf. Mt 18, 19. 37 Rm 6, 12.

(9) La posizione di Origene si puo cogliere nell'interrogativo "di sapere se sia santo e puro rivolgersi a Dio nella preghiera nella stanza dove si compie l'opera della carne, non quella contraria alle leggi"

(Pregh XXXI, 4, 167); il rapporto castità-preghiera non pone certo in

120

sollecitazione all'accordo (9). Per cui, poniamo che uno dei coniugi voglia vivere castamente, e l'altro non voglia (o non possa), e poniamo che per questo motivo il coniuge che vuole e puo realizzare cio che è meglio accondiscenda all'altro che non vuole o non puo, in tal caso allora non varrà per entrambi la promessa, secondo cui il Padre di Gesù Cristo li metterà a parte nei cieli a qualunque cosa avranno domandato .

403 3. S,

Oltre a quella dei coniugi, conosco quest'altra spiegazione circa l'accordo tra i due.

Nei perversi, il peccato dell'anima regna su questo corpo mortale, assiso come sul proprio trono, perché l'anima obbedisca ai desideri di esso . Invece, in quelli che hanno in certo senso detronizzato dal corpo il peccato che prima vi regnava e vi fanno lotta, la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla

(L. Perrone, La preghiera come "problema". Osservazioni sulla forma del PERI EUCHS di Origene in Paideia cristiana, Roma 1994, 333; Id., Il discorso protrettico di Origene sulla preghiera. Introduzione al PERI EUCHS, in Il Dono e la sua ombra. Ricerche sul PERI EUCHS di Origene [F. Cocchini], Roma 1997, 31; F. Cocchini, La Bibbia nel PERI EUCHS, ibid., 113s.).

38 Gal 5, 17. 39 Rm 8, 13. 40 Rm 8, 11. 41 Rm 10, 10.

42 1 Ts 5, 23.

(10) Lo sviluppo della sinfonia assume ora un'altra spiegazione, relativa alla persona umana, che era del resto già nella prima riflessione

Commento a Matteo, Libro XIV, 7 121

carne . In quelli poi che sono pervenuti alla perfezione, lo Spirito ha vinto: ha fatto morire le opere del corpo , e ora comunica la sua vita al corpo, cosi da attuare la promessa: darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo spirito che abita in voi , e da realizzare anche l'accordo tra le due realtà (corpo e spirito) sulla terra; se questo accordo si è ben realizzato, è concorde anche la preghiera

(10) che si eleva da chi col cuore crede per ottenere giustizia, e con la bocca fa professione di fede per avere la salvezza , in modo che il cuore non sia più lontano da Dio ed il giusto sia vicino a Lui, oltre che con il cuore, col corpo e con le labbra.

Cosa ancora più bella sarebbe, se tutte e tre queste

ecclesiale: l'Incarnazione riunisce le membra dell'uomo divise dalla morte e dal peccato (cf. i Frammenti di Melitone, Sull'anima e il corpo, riportati in I più antichi testi pasquali della Chiesa [R. Cantalamessa], Roma 1972,

143s.); l'antropologia tricotomica riceve in Origene una sintesi coerente fra le matrici greche e il disegno biblico; nell'uomo si trovano in difficile equilibrio il corpo, l'anima - con un elemento superiore: principale cordis, e uno inferiore -, lo spirito; quest'ultimo, "distinto dallo Spirito Santo, ne è tuttavia come una partecipazione creata e suo luogo proprio quand'è presente nell'uomo"; il brano che stiamo commentando è dei più emblematici per esprimere il carattere dinamico, tendenziale, di questa antropologia, il cui contesto è il combattimento spirituale per attingere la sinfonia (Crouzel, Origene, 131.129-136; de Lubac, Storia, 173s.).

(11) Il testo esprime con potenza il risucchio del divino che opera la preghiera stessa, immergendo in Dio quella unità che ricrea: "(Davide) dice: "Io ho levato i miei occhi a Colui che abita nel cielo" e: "Io ho levato la mia anima a te, o Dio"... L'anima allora (trasfusa nello spirito) come farà a non deporre la sua natura di anima, per assumere la forma spirituale?"

(Pregh IX, 2, 59s.); la preghiera cristiana implica questa tensione alla deificazione che è sempre cristomorfa: i santi esprimono la filiazione divenuti "conformi a Colui che è nel corpo della gloria, essendo trasformati dalla rinnovazione dello spirito" (Pregh XXII, 4, 100; cf. L. Perrone, La prière des chrétiens selon Origène , in "Prières méditerraneénnes et d'ailleurs" (G. Dorival - D. Pralon) [in corso di stampa]; A. Méhat, Sur deux définitions de la prière, in Origeniana sexta,

115-120).

122

realtà si unissero nel nome di Gesù, in modo da realizzare l'augurio: Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, lo spirito, l'anima ed il corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo .

A proposito della suddetta "sinfonia" tra spirito e corpo, ci si chiederà: è possibile che siano in accordo solo queste due realtà, e non lo sia anche la terza realtà, voglio dire l'anima? Non dovrebbe forse seguirne come conseguenza della "sinfonia" tra quelle due realtà? Una volta che le prime due si sono unite nel nome di Cristo

(11), tutte e tre le realtà si trovano ormai radunate nel nome di Lui, e tra loro viene il Figlio di Dio, giacché tutto

(mi riferisco alle tre realtà) è dedicato a Lui, e non troverà più alcuna opposizione: non solo lo spirito, ma neanche l'anima e il corpo gli si oppongono!

(12) Che gioia! Nel contesto della realtà ecclesiale della prima metà del III sec., fra la dialettica giudeo-cristiana e le proliferazioni gnostiche, Origene ribadisce la Scrittura "nella sua interezza pienamente degna di Dio, senza più turbare la libertà cristiana... Su questo tema Origene è inesauribile... Era sempre lo stesso stupore che generava la stessa gioia!" (de Lubac, Storia, 65.189). "Dobbiamo accostarci alla Scrittura nel suo complesso (considerandola) come un unico corpo, (non spezzando) le tenacissime... connessioni che si tendono attraverso l'armonia della sua composizione complessiva"

(Cm Gv X, XVIII, 405); all'immagine della sinfonia contribuisce la metafora del corpo vivente usata dagli Stoici per descrivere il cosmo, cosi che la connessione dei sensi biblici appare quasi un equivalente della "concatenazione delle cause nell'ordine dell'universo" (cf. Introd. di Harl a Philocalie, 1-20, 72-74 e la nostra Introduzione al I vol. di Cm
Mt 43).

43 Mt 18, 19. 44 Qo 12, 11.

Commento a Matteo, Libro XIV, 7-8 123

404 4. ANT

Che gioia (12) esercitare la ricerca sulla "sinfonia", intendere e spiegare la "sinfonia" anche tra i due Testamenti: tra quello (Antico) anteriore alla venuta corporale del Salvatore, e quello Nuovo! Infatti, li dove c'è

"sinfonia" tra i due Testamenti, in modo da non risultare tra loro alcuna mutua divergenza, potremo trovare preghiere tali, che qualunque cosa chiederanno, sarà loro accordato dal Padre che è nei cieli .

Se poi desideri possedere anche il terzo che mette insieme i due Testamenti, non esitare a dire che questi è lo Spirito Santo (13) giacché le parole dei saggi (sia quelle dette prima della sua venuta, sia quelle dette al momento della sua venuta o dopo di essa) sono come pungoli, come chiodi piantati, che in raccolte furono date da un solo Pastore . E non lasciare inosservato neanche questo dettaglio: (Gesù) ha detto: Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, non già li "saro", bensi li sono in mezzo a loro. Dunque non è che debba ancora venire, non è che tardi, ma appena si realizza la "sinfonia", ecco che si trova anche lui presente in mezzo a loro.

124

Origene su Matteo 326