Origene su Matteo 509


RICCHEZZA E POVERTA

510 10. C?

Ed ecco un tale si avvicino e gli disse: Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? eccetera, sino a: Molti primi saranno gli ultimi, e gli ultimi

162s. Ibid., cf. n. 82 di Simonetti sul termine Bontà-in-sé per il Padre; riguardo alla coniazione di questi termini per il Cristo, citiamo un passo significativo: "Tutto cio che in Dio è tale, è il Cristo: sapienza di Dio: lui; potenza di Dio : lui; giustizia di Dio: lui; santificazione : lui; redenzione: lui..." (Om Ger VIII, 2, 104s.; non si tratta della partecipazione statica a un modello, ma di una partecipazione dinamica a Dio che agisce: cf. Vogt, Der Kommentar I, n. 140, 233-236).

(3) L'importanza del passaggio viene rilevata dagli studiosi anche nel confronto con testi all'apparenza opposti: "Il Salvatore (rifiuta) di accettare, in senso proprio, vero e pieno, l'appellativo di "buono" che gli è dato, per riferirlo pieno di gratitudine al Padre... Noi, quindi, affermiamo che il Salvatore e lo Spirito Santo non sono da una parte neppur paragonabili con tutti gli esseri che sono stati fatti, ma li superano con una sovreminenza e una trascendenza infinita; essi pero sono a loro volta superati dal Padre" (Cm Gv XIII, XXV, 492); anche Cm Gv esprime la parola del "Cristo durante la sua vita terrestre", del Salvatore che, "pur partecipando pienamente della Bontà divina, si è radicalmente annientato davanti alla Sorgente di ogni bontà"; cosi compresa, la formula stessa di Cm Gv più che esprimere subordinazionismo, dice audacemente la kénosi del Cristo (cf. Fédou, La Sagesse, 290-310; Daniélou, Origene, 302-313; Vogt, Der Kommentar II, n. 25, 145); non diversamente il brano di Cm Mt

226

primi .

In base alla supposizione che l'uomo sia capace di operare il bene, nei Salmi sta scritto: Chi vuole la vita, ama vedere giorni buoni? Trattieni la lingua dal male, e le labbra dal pronunziare inganno. Allontanati dal male e fa' il bene . Qui invece, a colui che gli chiede: Che cosa devo fare di buono per ereditare la vita eterna?, dato che il vero bene non si puo riferire a nessun altro se non a Dio, il Salvatore dice: Perché mi interroghi su cio che è buono? Uno solo è buono . Ora occorre tenere conto che propriamente in questo passo il termine buono è applicato solo a Dio (1); per le altre realtà, si tratti delle azioni "buone", dell'uomo

"buono" , come dell'albero buono, esso è riferito impropriamente. Anche tu potresti trovare il termine

"buono" impiegato in parecchi casi. Ma non si deve

considera la superiorità - uperoché - del Figlio dell'amore del Padre (
Col 1,13 in C Cel V, 11), nella cui economia salvifica si attua la passione della carità (cf. Crouzel, Théologie , 95s.; Om Ez VI, 6, 119, e Cm Mt XIII, 8, n. 3).

14 Lc 17, 10. 15 Sal 33 (34), 15. 16 Sal 142, 2. 17 Mt 19,

17.

(4) In senso improprio: azioni e realtà umane possono dirsi buone abusive, come rende la Vetus interpretatio. La bontà risulta per l'uomo il cammino, il progresso verso il Bene che è Dio stesso: la natura creata

"è immagine di Dio. Ma la sua differenza radicale con Dio è che i beni che Dio possiede per natura, (l'uomo) li possiede per grazia... Se cessa di restare aperto alla grazia... o se per stanchezza o timore dello sforzo si arresta e smette di aprirsi a dei nuovi beni", l'uomo diventa preda del male che è questo stesso arrestarsi (Daniélou, Origene, 256).

18 Mt 19, 17. 19 Dt 6, 4.

(5) "Siamo convinti (che) le cose visibili e invisibili, temporali ed eterne, vengono dal Dio creatore, che è uno solo e il medesimo in tutto con il Padre del nostro Signore e Salvatore, Dio buono, giusto e

Commento a Matteo, Libro XV, 16-17 227

pensare che la domanda: Che cosa devo fare di buono? sia in contrasto con la replica: Perché mi interroghi su cio che è buono? Uno solo è buono , rivolta a colui che aveva posto la domanda: Maestro, cosa devo fare di buono? Matteo, dunque, con le parole: cosa devo fare di buono? ha riferito una domanda rivolta al Salvatore circa un'azione buona da fare. Marco e Luca, invece, asseriscono che il Salvatore abbia detto: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo , in quanto il termine "buono", che è applicato a Dio, non si potrà riferire ad alcun altro essere: non si potrà dire: "Dio è buono" allo stesso modo di come si dice "buono"chi trae fuori il bene dal tesoro del suo cuore .

Ma lo stesso Salvatore, come è immagine di Dio in- visibile , cosi è immagine della sua bontà ; e in rapporto a qualunque bene inferiore, cui si applichi il termine

"buono", quello che si dice di Lui ha tutt'altro senso, dal momento che in rapporto al Padre (Egli) è immagine della

(sua) bontà , mentre in rapporto a tutti gli altri esseri Egli è cio che la bontà del Padre è riguardo a Lui.

Oppure si puo vedere tra la bontà di Dio ed il

Salvatore, che è l'immagine della sua bontà, un'analogia

sapiente. E verso questo scopo che noi ci sforziamo di condurre la Scrittura: mostrare che tutto appartiene al Dio buono, giusto e sapiente...; per quel che riguarda accordare o meno i testi alla bontà, giustizia e sapienza di Dio, abbiamo bisogno del Dio salvatore" (Philoc

27, 3, cit., 278s.); il Dio dell'Antico Testamento è Dio con e per l'uomo, e il Nuovo Testamento lo rivelerà illuminandoci attraverso la concentrazione cristologica - la Delimitazione del Padre che è il Figlio

-: "possiamo vivere nel regno di Dio onnipotente, cioè nel regno della sapienza, della pace, della giustizia e della verità, cose tutte che sono riunite nel Figlio unico di Dio" (Om Lc XXXVI, 3, 231; cf. Princ II, 9, 1,

316; Wolinski, Le recours aux epivnoiai du Christ, 477s.485s.; B. Studer, Das Christusbild des Origenes und des Ambrosius, in Origeniana septima, 571-590).

228

più stretta di quella che c'è tra il Salvatore e un uomo buono, un'azione buona ed un albero buono (2). Ed infatti, la superiorità rispetto ai beni inferiori che è nel Salvatore in quanto immagine della bontà dello stesso Dio, è maggiore di quanto lo sia la superiorità di Dio, che è buono, rispetto al Salvatore che ha detto: Il Padre che mi ha mandato è più grande di me , e che è immagine della bontà di Dio relativamente agli altri (beni) (3).

Ma forse da cio che è detto in risposta alla domanda: Che cosa devo fare di buono? (la replica è stata: Perché mi interroghi su cio che è buono? Uno solo è buono) dipende pure il senso inteso dalle parole: Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare . Cioè: neanche nel caso che avremo compiuto tutto quanto ci è stato ordinato (stando alle parole di questo passo) avremo fatto qualcosa di buono. Se fossero buone le azioni compiute, Gesù non ci avrebbe detto di dover dire, per aver fatto quanto ordinato: Siamo servi inutili .

E pero possibile asserire, in senso improprio (4), che cio è buono, al pari delle parole: Allontanati dal male e fa'

201-203; cf. Fernandez, Cristo médico, 196ss.).

20 Dt 32, 39. 21 Gb 5, 18. 22 Gb 5, 18. 23 Gb 5, 18

(LXX). 24 Eb 12, 7. 25 Eb 12, 11. 26 Cf. Dt 32, 39. 27 Gb

Commento a Matteo, Libro XV, 17-18 229

il bene . Ritengo che chi mette in pratica cio che è prescritto nelle parole: Allontanati dal male e fa' il bene, faccia il bene rispetto alle azioni compiute dagli altri uomini, ma non rispetto a cio che veramente è buono. Ma come nessun vivente davanti a Dio è giusto , perché qualunque giustizia umana si scopre come non-giustizia se si considera quella di Dio, cosi non si dovrà chiamare

"buono" davanti a Dio buono neanche chi si potrebbe definire tale in confronto agli esseri inferiori.

511 11. S-S-B

Ma ecco che qualcuno potrebbe dire: il Salvatore conosceva che la disposizione e l'intenzione di colui che poneva la domanda erano ben lungi dal fare il bene raggiungibile da esseri umani, e percio a lui (che chiedeva: Che cosa devo fare di buono?) replico: Perché mi interroghi su cio che è buono? come per dire: chiedi che cosa debba fare di buono per ereditare la vita eterna, ma non sei disposto verso cio che ti verrà detto su cio che è buono. In seguito fa capire che uno solo è veramente

5, 18 (LXX). 28 Cf. Rm 1, 18 e passim.

(7) Medico... Padre: "Respingendo con energia (le contrapposizioni gnostiche), Origene si sforza di sviluppare un pensiero che dimostri come Dio, il Padre del Verbo e di tutte le creature, sia a un tempo giusto e buono, interessato al mondo e partecipe della sua sorte. D'altra parte... difende l'idea cristiana dell'uomo come essere dotato di libero arbitrio e percio responsabile della propria sorte, sia pure entro un itinerario di redenzione in cui Dio non l'abbandona mai a se stesso ma l'accompagna costantemente con il suo aiuto fedele" (Perrone, "La passione della carità", 227).

(8) "Noi, quando leggiamo dell'ira di Dio sia nell'Antico che nel

Nuovo Testamento, non interpretiamo il testo secondo la lettera, ma vi

230

buono : Colui del quale anche la Legge dice: Ascolta

Israele, il Signore nostro Dio, è un solo Signore . E infatti,

"Salvatore" in senso proprio; "Signore" in senso proprio, e

"Buono" in senso proprio è soltanto Costui: di lui solo ho la certezza che realizza tutto in quanto è buono (5).

Ti chiederai come possano esprimere la sua bontà le parole non comprese da coloro che, per quanto è in loro potere, calunniano il Dio della Legge e gli lanciano accuse che non sarebbe forse facile fare neanche a riguardo di un uomo (6). Ne sono infatti persuaso: la parola Sono io che do la morte, ne esprime la bontà non meno che: io faccio vivere; io percuotero, non meno che: io guariro . Se fa soffrire , si tenga conto che molte volte anche un medico fa soffrire; ma Dio, dopo che ha fatto soffrire, di nuovo ristabilisce . Cosi, quelli che percosse, è per bontà che li ha percossi . In effetti Dio ci tratta come figli che vuole educare (7). Qual è il figlio che non è corretto dal padre? . Pure, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo pero arreca un frutto di pace e

ricerchiamo il significato spirituale, cosi da intenderlo come è degno di Dio" (Princ II, 4, 4, 271); Dio ha nascosto la sua bontà perché non ci si prenda gioco di essa: "Tutto quel che si potrebbe dire su questo argomento non puo essere esposto a tutti, e cade fuori del nostro compito presente; d'altra parte non è neanche senza pericoli affidare alla Scrittura la spiegazione di questa materia, dal momento che il gran pubblico non ha bisogno di una istruzione più approfondita... Non reca alcun vantaggio (oltrepassarne) i limiti... poiché vi son di quelli che a stento il timore dell'eterno castigo trattiene in qualche modo lontano dal vortice del male" (C Cel VI, 26, 513); "Il Dio della Legge e dei profeti nasconde la ricchezza della sua bontà non a coloro che lo amano, ma a coloro che lo temono. Sono infatti ancora bambini e non possono con proprio vantaggio comprendere perché siano amati dal Padre" (Om Ez I, 3, 33): "Ci si ingannerebbe pero profondamente se si volesse far dire ad Origene che i perfetti possono sapere che tutto andrà bene, mentre i cristiani comuni dovrebbero invece conservare il timore dell'inferno... Purificati, bruciati, bisogna esserlo... Dio non divora la propria creatura ma... la paglia messavi sopra (Om Ger XVI, 6)" (cf. H.U. von Balthasar,

Commento a Matteo, Libro XV, 18-19 231

di giustizia a tutti quelli che per mezzo suo sono addestrati . Ecco perché Dio, come ha percosso, cosi guarisce ; la verità è che se ferisce, le sue mani risanano . Sembrerà paradossale quello che sto per dire, ma lo diro ugualmente: persino quello che chiamiamo

"furore" appartiene al Dio buono, ed ha una funzione salutare nel punire, e quella che chiamiamo la sua ira (in quanto "ira" del Dio buono), altro non fa che educare (8).

Si potrebbero dire molte cose a quelli capaci di non lasciarsi trarre in inganno circa la benignità di Dio e la ricchezza della sua bontà . Questa bontà a ragione l'ha nascosta a quelli che lo temono , onde evitare che si prendano gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua longanimità , e secondo la loro durezza ed il cuore impenitente, accumulino su loro stessi un'ira più grave, che non avrebbero accumulato se fosse rimasta nascosta loro la ricchezza della benignità di Dio.

Quanto dunque alla domanda: Chi è il buono? e alla spiegazione della parola: Che cosa devo fare di buono?, andava detto quanto siamo stati capaci di vedere in questo brano.

Sperare per tutti, ed. it. Milano 1989, 126.128).

34 Gv 11, 25; 14, 6. 35 Lam 4, 20. 36 Rm 7, 24. 37 Mt

4, 16. 38 Col 3, 3-4.

(9) Nell'opera origeniana troviamo testi a conferma nei due sensi:

"Se noi comprendiamo a fondo la vita che è stata fatta nel Logos, il quale ha detto: "Io sono la vita", diremo che nessuno di quelli che sono fuori della fede di Cristo vive" (Cm Gv II, XVI, 235): in rapporto all'attesa dell'Antico Testamento e di quanti sono al di fuori del Cristo, l'economia dell'Incarnazione è la verità; d'altra parte - leggendo Lam 4, 20 ed Eb

10, 1 in riferimento alla vita sulla terra come ombra, si possono considerare i passaggi: umbra (AT) - imago (NT) - veritas (fino

232

512 12. "E"

Andiamo avanti. Resta da considerare in che senso siano state dette le parole: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti . A tal proposito, fa' attenzione al fatto che Gesù, a colui che lo interroga su cio che è buono, dice come ad uno che si trova ancora fuori della vita: Se tu vuoi entrare nella vita.

Qui mi chiedo in quanti modi si debbano intendere rispettivamente l'"essere fuori" e l'"entrare" nella vita. Puo darsi, da una parte, che sia fuori della vita chi è separato

39 Mt 19, 17. 40 Mt 9, 38. 41 Cf. Eb 9, 14. 42 Cf. Eb 4,

12. 43 Cf. Gv 6, 68. 44 Mt 19, 17.

(10) Si ricorderà il tratto di Cm Mt XII, 33 su Il pane vivo e il pane morto (vol. I, 344-346); la simmetria bipolare che segna inizialmente un dittico fra campi opposti (vita-morte; salvezza-perdizione) non sembra perdurare fino alle ultime conseguenze: se il procedimento analitico sul testo evangelico consente all'esegeta di raggruppare atti temporali ed eterni nella loro proiezione - mietitura, opere di vita, parole viventi - gli esiti di valutazione si fermano al di qua della soglia: entreremo nella vita... nel grado più beatificante ... in quello medio... o in qualunque altro grado. "Le cose ultime sono e restano velate... Cio che a noi rimane non è un sapere, ma la speranza cristiana" (cf. von Balthasar, Sperare,

133; Daniélou, Origene , 327ss.; Bendinelli, L'escatologia origeniana, cit.).

45 Mt 19, 18. 46 Mt 19, 18. 47 Cf. 1 Cor 6, 9-10.

48 Cf. 2 Tm 2, 4.

Commento a Matteo, Libro XV, 19-20 233

da colui che disse: Io sono la vita , e non gli appartiene; dall'altra, puo darsi che chiunque è sulla terra (fosse anche giustissimo) si trovi all'ombra della vita (9) e dica: Respiro del nostro volto è Cristo Signore: alla sua ombra, dicemmo, vivremo tra le nazioni ; non che cio avvenga in questa vita, dal momento che egli è ancora circondato da corpo mortale e dice: Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? , e: Dimorando in paese e ombra di morte , non essendo ancora giunto nella terra dei viventi. Ma nascosta in Dio era non solo la vita dei perversi, bensi anche quella di Paolo e degli apostoli mentre erano ancora sulla terra. Percio (Paolo) dice: La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando si manifesterà il Cristo, vostra vita, allora anche voi sarete con lui manifestati nella gloria .

Osserverai inoltre tutto cio che riguarda il "dentro" e il

"fuori", per scegliere quel che è adatto alle parole: Se vuoi entrare nella vita . Ad esempio: Pregate il padrone della messe che mandi operai "dentro" la sua messe. Ti porrai il quesito: "che mandi", da dove? E dal momento che gli operai mandati nella messe del padrone sono in questo posto, vuol dire che sono "fuori" del luogo dal quale sono stati inviati. E dopo aver compiuto bene i lavori della mietitura, entreranno nella vita, purificati dalle opere morte , e compiendo le opere opposte a quelle, le opere vive, senza proferire più parole di morte, ma parlando in conformità alla viva ed efficace parola di Dio . Cosi, in analogia alle parole di vita eterna , ci saranno pure parole contrarie ai ragionamenti che accusano, allorché, nel giorno del giudizio, mentre i ragionamenti ora accusano ora difendono, chi sarà difeso dai suoi ragionamenti si

33 Gv 1, 14. 34 1 Cor 12, 27. 35 1 Cor 12, 27. 36 Rm

234

salverà, e chi sarà accusato dai suoi ragionamenti si perderà.

Se pertanto anche noi vogliamo entrare nella vita, diamo ascolto a Gesù che dice: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti ; e nella misura in cui li avremo osservati, entreremo anche noi "nella" vita e ne saremo partecipi (10): o nel grado più intimo e beatificante, oppure in quello medio, o in qualunque altro grado della vita ci conduca mai l'osservanza dei più piccoli e insignificanti comandamenti.

513 13. "O"

Quegli, nel sentirsi dire: Osserva i comandamenti, risponde: Quali? , perché apprendiamo quali siano soprattutto i comandamenti che Gesù vuole che osserviamo. Alla domanda: Quali? (Gesù ) rispose: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso . E forse basta questo perché uno entri nell'inizio (chiamiamolo cosi) della vita;

108; M.G. Mara, Ricchezza e povertà nel cristianesimo primitivo, Roma

1980; Schirone - Scognamiglio, Ricchi per ogni generosità , 140: "Se vuoi essere perfetto ... nella teologia [di Matteo] indica semplicemente l'essere cristiani").

Commento a Matteo, Libro XV, 20 235

ma queste ed altre simili condizioni non bastano a fare entrare uno nella perfezione della vita, per cui chi è colpevole contro uno solo di questi comandamenti non puo accedere neanche all'inizio della vita. Chiunque percio voglia giungere sia pure all'inizio della vita, dovrà essere puro (di peccato) di adulterio, di omicidio e di furto qualunque; come infatti non potrà entrare nella vita un adultero ed un assassino, cosi non potrà accedervi neppure uno che commetta furto . E rèi di furto sono molti (11) che si dicono credenti in Cristo, ma poi vengono smentiti dagli affari della vita comune , dalle gestioni economiche loro affidate, e dalle arti mediocri che mettono in atto come gente non indenne da furto. Ma nella vita non entrerà non solo il ladro, ma anche chi se ne fa socio e complice. In Isaia sta scritto: complici di ladri (sono) quelli che bramano regali ; ed il Salmo quarantanovesimo dice che non narrino i decreti di Dio i compagni dei ladri, cui piacciono i regali, e che non abbia sulle labbra la sua alleanza colui che viene accusato cosi: Se vedevi un ladro correvi con lui ( ecco il primo capo di accusa) e con gli

49 Is 1, 23. 50 Sal 49 (50), 16.18 (LXX). 51 Mt 19, 18; Es 20,

16. 52 Mt 19, 19; Es 20, 12. 53 Mt 19, 19. 54 Rm 13, 9.

(12) "Gesù muove dalla Legge giudaica concentrata nel decalogo e non mette in discussione la Torà, ma la oltrepassa... Gesù vede il potere seducente, demoniaco, della ricchezza... interpella l'uomo (in) profondità, nel senso che dà alla sua esistenza: la sua intera vita ottiene un significato se egli la vive con lo sguardo rivolto a Dio, che un giorno gliene chiederà conto e che solo puo conferire ad essa la vera pienezza" (R. Schnackenburg, Il messaggio morale del Nuovo Testamento, I, Brescia 1989, 81.175). La parola evangelica trova in Origene una risonanza personale della quale Eusebio ci documenta l'obbedienza radicale: "Pensava che al di sopra di tutto dovevano essere osservate le parole del Salvatore nel Vangelo: Non possedere due tuniche, non fare uso di sandali,... (non) preoccuparsi per l'avvenire" (Hist Eccl VI, III, 10, 89; cf. R. Scognamiglio, Povertà-

236

adulteri ponevi la tua parte . E <bada che> dice che questi non è né il ladro né l'adultero, ma colui che "corre con" un ladro e "pone la sua parte" con gli adulteri. Occorre poi che chi entrerà nella vita non testimoni il falso , e che dalla vita venga escluso chi non osserva il comandamento: Onora il padre e la madre .

Ma forse non è proprio difficile osservare questi comandamenti, mentre è impresa più ardua e di maggiore utilità, per quelli indotti ad esso dai precedenti

(comandamenti), praticare questo: amerai il prossimo tuo come te stesso . Giacché anche secondo l'Apostolo il precetto: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, e qualsiasi altro comandamento si riassume in queste parole: Ama il prossimo tuo come te stesso . Ma

Ricchezza, in Dizionario origeniano [A. Monaci Castagno], in preparazione).

55 Mt 19, 21.

(13) "Malgrado la forma condizionale di Matteo 19, 21 - se vuoi essere perfetto - l'esigenza è categorica e la sua osservanza non è affatto facoltativa" (Schirone - Scognamiglio, Ricchi per ogni generosità , 141). L'importanza del commento sta proprio nell'unire la parola: amerai il prossimo tuo come te stesso all'invito ulteriore: se vuoi essere perfetto ; gli sviluppi esegetici partono da un "orizzonte ermeneutico" preciso: "La domanda fondamentale che (Origene) si pone riguarda la relazione tra l'adempimento - professato dal ricco come già avvvenuto - del precetto dell'amore e l'invito del Maestro ad una povertà radicale come ulteriore cammino di perfezione: ed è chiaro fin dall'inizio che Origene sembra propendere per la non conciliabilità di un concreto amore del prossimo, regola della perfezione, con il possesso della ricchezza" (Dal Covolo, L'episodio del giovane ricco,

102s.).

56 Mc 10, 21. 57 Lc 18, 22. 58 Rm 13, 9. 59 Mc 10, 21.

60 Mt 19, 21.

(14) In questo paragrafo famoso, meritatamente ripreso, si

(se) è perfetto colui che ha messo in pratica ogni comandamento (12), è chiaro che dovrebbe esserlo anche colui che ha realizzato il comandamento: Amerai il prossimo tuo come te stesso.

514 14. P

Se questi è perfetto, ci si potrebbe chiedere come mai, avendo il giovane detto: Tutte queste cose le ho osservate dalla mia giovinezza; che cosa mi manca ancora?, il Salvatore consideri non ancora perfetto colui che aveva fatto quelle cose, pur assentendo alle sue parole: tutte queste cose le ho fatte, e gli replica: Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutti i tuoi averi, e dalli ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi . Fa' dunque bene attenzione, se al presente quesito - per un verso - possiamo rispondere cosi: pensare che magari amerai il prossimo tuo come te stesso non è stato il Salvatore a inserirlo a questo punto, ma qualcuno l'ha aggiunto, non avendo inteso il senso esatto delle parole (13). L'ipotesi che le parole amerai il prossimo come te stesso siano state aggiunte è convalidata dal racconto del passo parallelo in

"giungere alla versione più autentica e sicura dei testi in esame": il confronto e la correzione degli esemplari biblici, in età in cui le opere venivano diffuse tramite le copiature a mano, assumono un valore storico e spirituale esemplare (cf. Bendinelli, Il Commentario, 79s.).

(15) Mancanza di attenzione... nefasto ardire... hanno aggiunto o tolto; notiamo accenti simili nelle omelie, come in questo tratto su Is

7: "Gli esemplari (di) questo profeta dicono: Chiamerai; peraltro in Matteo... si legge: E chiameranno il suo nome Emmanuele... Come mai il Vangelo presenta questo testo? Dipende forse da qualcuno che non ha capito e ha fatto ricorso a un'espressione più facile, oppure il Vangelo si è espresso cosi fin dal principio?... Un tale... leggendo nel

238

Marco e Luca: nessuno dei due ha aggiunto le parole amerai il prossimo tuo come te stesso ai comandamenti riferiti in questo passo da Gesù. Certo, colui che vorrà sostenere l'ipotesi dell'aggiunta fuori luogo delle parole amerai il prossimo tuo come te stesso, dirà che, dal momento che nei tre evangelisti sono riferiti gli stessi concetti in termini diversi, Gesù non avrebbe detto: Una cosa sola ti manca , oppure: Una cosa ancora ti manca, a colui che aveva dichiarato di aver realizzato il comandamento: amerai il prossimo tuo come te stesso, soprattutto se, stando all'Apostolo, i comandamenti: non ucciderai, ecc. e qualsiasi altro comandamento si riassumono in queste parole: amerai il prossimo tuo come te stesso . Ma poiché in Marco Gesù, avendo fissato questo ricco (che aveva risposto: tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza), lo amo , pare che abbia accettata la sua dichiarazione di aver già compiuto tutto cio. Lo scruto infatti interiormente, e vide un uomo che in buona coscienza professava di aver messo in pratica i presenti comandamenti; se Gesù, oltre agli altri comandamenti,

58 Dt 24, 3. 59 Cf. Gn 3, 15. 60 Cf. Dt 24, 3. 61 1 Cor

15, 26. 62 Dt 24, 3. 63 Rm 11, 25.26.

principio delle scritture evangeliche: E chiamerai il suo nome Emmanuele, disse fra sé:...Chi chiamerà? Acaz?... dopo molte generazioni? E cosi, al posto del testo: chiamerai, scrisse: chiameranno" (Om Is II, 1, 77s.).

(16) Nell'ultima frase è la eco di critiche rivolte a Origene per l'impiego di un testo della Bibbia della LXX revisionata in base ad altre traduzioni dall'ebraico; il passo attesta uno degli scopi fondamentali delle Esaple origeniane, un "Antico Testamento in colonne che presentava in maniera sinottica l'ebraico translitterato in caratteri greci e quattro versioni greche, alle quali Origene aggiunse in seguito una quinta e una sesta versione" (cf. Nautin, Origène, 303.303-361; O. Munnich, Les Hexaples d'Origène à la lumière de la tradition manuscrite de la Bible grecque, in Origeniana sexta , 167-185; G.J.

Commento a Matteo, Libro XV, 21 239

avesse aggiunto: amerai il prossimo tuo come te stesso, Marco e Luca non avrebbero omesso il comandamento più capitale ed eccellente; a meno che non si dica che questi passi sono si paralleli, ma non trattano dello stesso argomento (14). Ma allora in che senso, ad uno che oltre a tutti gli altri comandamenti, aveva osservato anche questo: amerai il prossimo tuo come te stesso, Gesù avrebbe detto, quasi che non fosse ancora perfetto: se tu vuoi essere perfetto, va', vendi tutti i tuoi averi e dalli ai poveri , eccetera ?.

E se non ci fosse divergenza in molti altri punti tra gli esemplari, per cui non tutte le edizioni del Vangelo di Matteo concordano sempre tra loro, e cosi anche gli altri vangeli, potrebbe dare l'impressione di empietà uno che sospettasse che a questo punto è stato aggiunto il comandamento amerai il prossimo tuo come te stesso, pur non avendolo detto il Salvatore al ricco. Ma in questo caso è evidente che si è prodotta una grossa divergenza tra gli esemplari, sia per disattenzione da parte di copisti, sia per nefasto ardire da parte di alcuni nell'apportare una correzione al testo delle Scritture, sia per il fatto che nella

(17) Orbene - ergo -: questa conclusione è preceduta nella Vetus interpretatio da un lungo testo che sviluppa i ragionamenti precedenti convalidandoli con parole attribuite a Gesù dal Vangelo degli Ebrei: se il ricco ha molti beni e i suoi fratelli, figli di Abramo, muoiono di fame,

240

correzione alcuni hanno aggiunto o tolto a loro piacimento

(15).

Quanto dunque alle divergenze tra gli esemplari dell'Antico Testamento, con l'aiuto di Dio abbiamo trovato rimedio, utilizzando come criterio le altre edizioni; quando risultava esservi incertezza presso i Settanta per mancanza di accordo tra gli esemplari, abbiamo giudicato a partire dalle altre edizioni, ed abbiamo conservato le lezioni in accordo con quelle; alcune lezioni le abbiamo segnate con l'obelos, in quanto non presenti nel testo ebraico (non osando eliminarle del tutto), altre le abbiamo invece segnate con l'asterisco, perché risultasse chiaro che, pur non essendo presenti nei Settanta, le avevamo aggiunte a partire dalle altre edizioni in accordo con il testo ebraico. Chi vuole, puo accogliere queste lezioni; a chi invece cio risulta di inciampo, puo fare (quanto all'accettazione o meno) quello che vuole (16).

Orbene (17), chi è del parere che il comandamento:

"L'ampliamento rimane in ogni caso significativo, in quanto chiarisce

"autorevolmente" il punto di vista di Origene" (Dal Covolo, L'episodio del giovane ricco, 103; A. Van den HoeK, Clement and Origen as Sources on "Noncanonical" Scriptural Traditions during the late second and earlier third centuries, in Origeniana sexta , 103s.; Vogt, Der Kommentar II, n. 30, 146).

61 Cf 1 Cor 7, 31.

(18) Il senso letterale... l'allegoria: nello spirito di Origene, "ci si guarderà particolarmente dalla tendenza a trascurare la lettera di certi precetti per elevarsi subito all'allegoria o sfuggire con la tropologia; un simile spiritualismo non è di buona qualità, e la più raffinata perfezione di cui si vanta rischia di far mancare ai doveri elementari del cristiano"

(de Lubac, Storia, 113s.).

(19) Origene ricorda anche altrove questo discepolo di Diogene e massimo fra gli esponenti del movimento cinico, che ha lasciato il ricordo non solo di una filosofia dell' oscurità e della povertà, ma in più di calda umanità e filantropia; egli puo ben fare parte di quegli uomini

Commento a Matteo, Libro XV, 21-22 241

Amerai il Signore Dio tuo sia stato non inserito qui in seguito, ma detto realmente in quel tempo dal Signore, dopo aver enumerato i precedenti (precetti) dirà che, volendo il Salvatore pacatamente e senza odio rimproverare a quel ricco di non aver detto la verità, che aveva osservato anche il comandamento Amerai il prossimo tuo come te stesso, gli disse: Se vuoi essere perfetto, va', vendi i tuoi beni e dalli ai poveri. Solo cosi si vedrà che dici la verità, di aver osservato il precetto Amerai il prossimo tuo come te stesso.

515 15. E

Ma se considerando l'infermità umana e la difficoltà di realizzare una scelta simile in vista della perfezione in Dio, uno disprezzasse il senso letterale e si volgesse all'allegoria (18), avrebbe da arrossire di fronte ad alcuni racconti greci, i cui personaggi in vista della saggezza dei Greci hanno messo in pratica cio che il Salvatore ha

159; A. Van den HoeK, Origen and the Intellectual Heritage of Alexandria. Continuity or Disjunction? , in Origeniana quinta , 40-50). Abbiamo ricordato il valore di questa esemplificazione nella Introduzione a Cm Mt, vol. I, 37.

62 At 2, 44-47. 63 At 4, 32-35. 64 At 5, 1-2.

(20) Credere e praticare perfettamente : la ripresa dei testi di At 2,

44-47 e 4, 32-35 ci pare sottolineare il senso della povertà per la sequela Christi come chiamata alla perfezione di Cristo donata a tutta la Chiesa nella nuova economia: Origene ha ben presente che nel popolo di Dio ci sono i deboli e i forti, i combattenti e i sommi combattenti che aiutano gli altri con la loro fede più salda e la loro virtù più avanzata (cf. Om Nm XXVI, 1-2, 352ss.); ma la "perfezione individuale" di alcuni è solo un paradigma e un incoraggiamento alla evangelicità totale della comunità cristiana (cf. P.C. Bori, Chiesa

242

chiesto al ricco in questo passo. Di Cratete di Tebe, che per amore di libertà scelse l'esempio di una vita modesta, e volle (come pensava) mostrarsi beato ai Greci e non bisognoso di nessuna cosa (di questo mondo ) si dice abbia venduto le sue sostanze e le abbia donate al popolo di Tebe dicendo: "Oggi Cratete concede la libertà a Cratete" (19). Ma se costui ha compiuto un gesto simile in virtù della saggezza greca e di opinioni liberanti per l'animo dell'uomo, come non sarà maggiormente possibile che si comporti cosi uno che desidera accogliere in sé la perfezione di Cristo?

Se pero è a partire dalla divina Scrittura che ci si vuole convincere della possibilità di una simile scelta, si ascolti cio che Luca racconta negli Atti degli Apostoli circa quelli esortati dalla potenza presente negli apostoli a credere e a praticare perfettamente secondo la parola di Gesù (20). Il testo dice: Tutti quelli che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune, eccetera, fino a: lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo . E poco più avanti è scritto, nello stesso libro: La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva

primitiva, Brescia 1974, 54-57).

(21) Castigo inflitto con la morte comune : la subitanea condanna che sottrae Anania e Saffira alla vita (sulle varie specie di morti , cf. Cm Mt XIII, 9, n. 5) è spiegata nel suo valore medicinale anche in altro testo:

"Pietro... non si è soltanto preoccupato della edificazione degli uomini che, alla vista di questi eventi, sarebbero divenuti più saldi nella fede nel Cristo, ma anche di quelli che erano morti: ha voluto che si separassero dal loro corpo, purificati da questa morte improvvisa e inattesa, avendo anche qualcosa che li giustificava, poiché avevano dato la metà dei loro beni per le necessità dei bisognosi" (Philoc 27, 8, cit., 294s.; nota Junod: "Questa morte adempie alla funzione del fuoco eterno che deve

Commento a Matteo, Libro XV, 22-23 243

un cuor solo e un'anima sola, eccetera, fino a: portava l'importo e lo deponeva presso gli apostoli .

In seguito, è aggiunto l'episodio di Anania e Saffira. Questi avevano venduto un loro podere, ma sottrassero una parte dell'importo, e non tutto, ma solo una parte deposero ai piedi degli apostoli ; per questo motivo subirono il castigo raccontato. Meritavano infatti di ricevere, per intervento divino, la punizione per il loro peccato di frode, perché fossero più puri nel lasciare questa vita, purificati dal castigo inflitto loro con la morte comune, giacché erano pur sempre credenti e avevano deposto una parte ai piedi degli apostoli (21).

A mio parere Anania, all'udire queste parole, per questo cadde a terra e spiro , perché non resse al rimprovero di Pietro, ma sentendosi tormentato subi tale condanna da spirare, raggiunta che fu la sua anima dalle parole di Pietro. Non dobbiamo pensare che fu Pietro, in questa circostanza, a far morire Anania, ma che fu Anania a non reggere alla violenza delle parole di Pietro: Perché mai satana si è impossessato del tuo cuore, eccetera, sino

47s.).

(22) Uno dei compiti fondamentali dei vescovi è quello di ripresentare ai fedeli il modello della primitiva comunità gerosolimitana: si tratta di una chiave ecclesiologica proponibile a tutti i credenti o di un orientamento già monastico nelle prospettiva prima ancora che negli esiti? L'immagine della sinfonia invita a vedere in questo letteralismo evangelico il volto di una Chiesa che è perennemente un camminare, un esodo : per cui la lettura prospettica che aspira alla santità personale non è mai riduzione solipsistica a moduli di perfezione avulsi dalla ricerca comunitaria; al limite resterà profezia che si rimette ai tempi del

244

a: Un grande timore si diffuse... in quanti vennero a sapere queste cose .

La spiegazione su Anania, a difesa di Pietro, urterà probabilmente con alcuni punti a motivo di Saffira, giacché costei entro, ignara dell'accaduto. E Pietro le chiese: Dimmi, avete venduto il campo a tal prezzo? Ed essa: Si, a tanto. Allora Pietro le disse: Perché vi siete accordati per tentare lo spirito del Signore? Ecco alla porta qui i piedi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te. Difatti d'improvviso cadde ai piedi di lui e spiro .

Tuttavia si potrà dire che lei, con l'animo agitato e oppresso (da una parte per il rimprovero, la disgrazia del marito e il dolore per lui, e dall'altra per il dolore che è

68; discussione in Bori, Chiesa primitiva, 60s.).

69 Cf. Mt 19, 21.

(23) Nella pagina risuonano modulazioni dell' etica stoica: "gli Stoici mostrarono un interesse accentuatissimo per la fenomenologia delle manifestazioni empiriche (delle passioni). Distinsero quattro specie di passioni fondamentali: desiderio, paura, dolore e piacere, e una serie di sottospecie di passioni subordinabili a queste quattro... Siccome le passioni provengono direttamente dal logos, perché sono errori del logos... il saggio, curando il suo logos, e facendolo essere il più possibile retto, non lascerà neppure nascere nel suo cuore le passioni, o le annienterà nel loro stesso nascere. E questa la celebre apatia stoica" (Reale, Storia della Filosofia antica III, 426ss.; cf. Vogt, Der Kommentar II, n. 37, 147ss.).

(24) Si noterà la forza del quesito che investe in particolare l'esegesi delle Scritture: "Solo chi è sapiente veramente in Cristo puo spiegare completamente tutta la connessione dei passi profetici, che hanno un senso nascosto" (C Cel VII, 11, 591; cf. Simonetti, La Sacra Scrittura nel Contro Celso, in Discorsi di verità , cit., 103.110). Se diventare saggio è "una partecipazione alla Sapienza di Dio, cosi come ogni virtù lo è alla virtù del Cristo" (Crouzel, Origène et la connaissance, 455), la rinuncia ai beni implica già una introduzione a

Commento a Matteo, Libro XV, 23 245

secondo Dio ) spiro, avendo Pietro previsto nello Spirito cio che le sarebbe toccato.

Tutto cio l'abbiamo detto, allo scopo di mostrare che è ben possibile che uno voglia diventare perfetto e per questo obbedisca a Gesù che dice: Va', vendi i tuoi beni e dalli ai poveri.

Ma ritengo che a persone nobili, con tutte le doti che caratterizzano il vescovo, spetta il compito di esortare quanti sono capaci e ossequienti alla loro esortazione, ad invogliare altri a fare questa scelta, elargendo loro risorse erogate da una cassa comune: ne risulterebbe l'immagine di quella "sinfonia" che distingueva la vita dei credenti in èra apostolica (22).

100 Rm 7, 3.

quella "stoltezza di Dio (più) sapiente ... degli stessi uomini sapienti"

(Om Ger VIII, 8, 112), a quella Sapienza che "è interamente spossessamento di sé", che "permette al mondo di esistere, viene a soggiornare fra gli uomini, si umilia fino a presentarsi come il suo proprio contrario, la follia della Croce" (Fédou, La Sagesse, 331).

70 1 Cor 7, 10.

(25) Il perfectus et peccator è da leggersi come un lontano antecedente del simul justus et peccator della teologia luterana? (cf. Vogt, Der Kommentar II, n. 39, 149); gli sviluppi ulteriori chiariranno il discorso origeniano. E intanto da notarsi che il passaggio postula quella conversione fondamentale dell'etica, già avvenuta in Filone, per cui il rapporto di fede con il Dio della rivelazione diviene la sorgente dell'agire morale in obbedienza alla Parola divina: "Questo fine, celebrato presso i filosofi di dottrina eminente - vivere conforme alla natura - (si) realizza quando l'intelletto, entrato nel sentiero della virtù, cammina sulle tracce della retta ragione e segue il suo Dio...

"(Abramo) se ne ando, come gli aveva detto il Signore"... Come Dio

246

#516
16. U

Ci si porrà allora la domanda, di come possa diventare perfetto colui che vende tutti i suoi beni e li dà ai poveri, dal momento che è perfetto chi possiede tutte le virtù e non agisce più mosso da malizia. Ammettiamo pure che uno abbia compiuto tale gesto, come diventerà simultaneamente privo di iracondia, se egli è facile all'ira? Come potrà simultaneamente essere anche libero di affanni e superiore a qualunque cosa possa accadere e provocargli sofferenza? Come sarà anche assolutamente privo di paura verso sofferenze o morte, e tutte quante le realtà che possono incutere paura all'anima ancora imperfetta? Ed in che modo colui che ha venduto i suoi beni e li ha dati ai poveri sarà libero di ogni concupiscenza? Qualcuno potrebbe anzi affermare che è

49 Dt 28, 66. 50 Dt 28, 66. 51 Mt 19, 28. 52 Cf. Gv 5,

41. 53 Mt 6, 2. 54 Gv 5, 44. 55 Mt 19, 28; cf. Mt 25, 31.

56 Gv 17, 5. 57 Gv 1, 14.

parla - e parla perfettamente senza nulla di biasimevole - cosi l'uomo zelante esegue ogni cosa dirigendo in maniera irreprensibile il sentiero della sua vita, di modo che le opere del sapiente non si distinguono dalle parole divine" (Philon d'Alexandrie, La migration d'Abraham 128-129 [R. Cadiou], Paris 1957, 58s.). Sul passaggio dal camminare secondo ragione al vivere secondo il Logos, cf. Scognamiglio, Proaivresi¦ tra scelta e fede, già citato, al riguardo, in Cm Mt XIII, 5, n. (8); sul compito globale della ricerca, cf. Perrone, Quaestiones, 36.

71 2 Cor 8, 14. 72 Cf. Mt 19, 21.

(26) Questa luminosa parola cristiana puo echeggiare un testo caro a Origene: "Il ricco che solleva il povero e gli somministra il necessario, crede che, se si adopera per il povero, potrà trarne la ricompensa presso Dio. Il povero è ricco nella sua preghiera e nella confessione e la sua preghiera ha grande forza presso Dio... Il povero aiutato dal ricco prega Dio per lui e lo ringrazia per lui che l'ha beneficato. E l'altro si preoccupa

Commento a Matteo, Libro XV, 23-24 247

possibile che chi subisce un danno umano, per la povertà dovuta al fatto stesso di aver venduto tutti gli averi, abbia a pentirsi dell'azione che oso compiere e desideri le proprietà del prossimo. Se poi il cosiddetto piacere, essendo un irrazionale movimento dell'anima, è una passione, come puo uno, non appena ha venduto tutti i suoi averi e li ha dati ai poveri, essere immediatamente indenne da questo movimento irrazionale? (23).

Al problema si potrebbe aggiungere un altro quesito, di come puo uno, col vendere i beni e darli ai poveri, diventare saggio, e ricevere la sapienza di Dio, in modo da dare spiegazioni a chiunque gli ponga una domanda sulla sua fede, su ogni punto della sua fede e di ogni affermazione celata nelle Sacre Scritture? (24).

Bada che la questione è molto ampia, laboriosa e di non facile soluzione. Infatti, se dicessimo che una persona diventa perfetta soltanto per questo fatto, pur non ricevendo le suddette virtù, cadremmo nell'assurdità di asserire che uno è nel contempo perfetto e peccatore (25).

(E infatti peccatore l'iracondo e chi si rattrista della

tristezza del mondo , chi teme le sofferenze o la morte, e

73 Cf. Gn 26, 13. 74 Cf. Ap 14, 13.

(27) L'intervento divino comincerà a condurlo: abbiamo già ricordato riguardo a Cm Mt XIII, 17, n. (11), un suggestivo testo di Om Nm sul senso della vita in Cristo come cammino, che ben si adatta al brano che commentiamo: "Santi sono detti, e sono anche peccatori, quelli che si sono consacrati a Dio..." (Om Nm X, 1, 126). Quanto al tema privilegiato in Origene della crescita di Isacco, cf. Cm Mt XII, 31, I vol., 339s. e Om Gn, ove Isacco che cresce è visto anche come figura

248

chi desidera cio che gli manca e chi nell'animo subisce un movimento irrazionale per cose non buone, come se lo fossero); oppure asseriamo che uno, non appena vende il suo patrimonio e lo distribuisce ai poveri, divenuto in certo senso uomo di Dio, ha ricevuto tutte le virtù e si è spogliato di ogni vizio: questo lo diremo secondo la fede (per dirla in maniera più comune), ma non so se lo potremo dire secondo verità. E magari quelli che udiranno tale soluzione ci derideranno come gente che non dice cose assennate.

517 17. C'

A qualcuno percio sembrerà cosa più saggia mantenere la spiegazione letterale e non interpretarne assolutamente il contenuto in senso tropologico: cosi si presenterà certo come interprete fedele, ma tu stesso giudicherai se intenda le cose che dice in maniera adeguata o no al contenuto di questo passo.

75 Prv 13, 8. 76 Cf. Os 4, 12; 5, 4.

(28) Tra i beni c'è una sostanza buona ed una contraria: il senso morale del brano esige di scavare il termine beni, sostanze. In senso figurato, tropologico, le passioni che si accumulano nell'anima sono ricchezze cattive, che vanno vendute, gettate via, perché prendano vigore e possano espandersi quelle ricchezze buone che in qualche misura possono coesistere con le altre: e perché non intendere anche a questo livello l'invito del Salvatore al giovane ricco? Il testo origeniano riprende in misura larga sviluppi e motivazioni già di Clemente Alesssandrino, confluenti nella via dell'ascesi - distacco interiore dalla ricchezza - e nella via della beneficenza e condivisione con il prossimo - ispirata al precetto evangelico dell'amore - (cf. Dal Covolo, L'episodio del

Commento a Matteo, Libro XV, 24-25 249

Dirà dunque: se è vero che colui che dà ai poveri viene soccorso dalla loro preghiera in ordine alla sua salvezza, ricevendo l'abbondanza spirituale degli indigenti sul piano materiale per supplire alla sua indigenza sul piano spirituale

(come diede a capire l'Apostolo nella Seconda Epistola ai Corinzi ), a chi altri potrà avvenire questo ed essere soccorso con grande aiuto, esaudendo Dio le preghiere di tanti poveri sollevati, tra i quali ci saranno forse alcuni simili agli apostoli o di poco inferiori ad essi, poveri come loro di cose materiali, ma ricchi di realtà spirituali? (26). Ma (cio avverrà) appunto a costui, che ha sostituito la ricchezza con la povertà per essere perfetto (in ossequio alle parole di Gesù ): sarà aiutato di colpo a divenire sapiente in Cristo,

3 Cf. Mt 13, 10.13. 4 Cf. Lc 10, 21. 5 2 Cor 3, 6.

giovane ricco, 87s.; Van den Hoek, Origen and the Intellectual Heritage of Alexandria, cit.).

77 Cf. Lc 10, 5-6. 78 Mt 19, 21.

(29) Il peccatore è pieno di spiriti: il ricordo dei dialoghi platonici, poco dopo direttamente richiamati nel Tifone di Fedro 230, serve efficacemente ad attualizzare quella forza immaginifica dei miti con cui Platone aveva insegnato a leggere le profondità dell'anima umana, contesa fra le mostruosità del peccato e l'aspirazione a ritrovare la sua essenza divina; biblicamente si puo approfondire: "Siamo noi che, invece di indossare l'immagine del Salvatore, ci rivestiamo di altre immagini; al posto dell'immagine del Verbo, della sapienza, della giustizia e di tutte le altre virtù, assumiamo l'aspetto del diavolo, tanto che possiamo essere chiamati "serpenti, generazione di vipere". Indossiamo anche la maschera del leone, del drago e delle volpi... del caprone" (Om Lc VIII, 3, 81); sono le tinte sinistre delle passioni a sfigurare la bella immagine dipinta da Dio sovrapponendovi la

"immagine del terrestre che Dio non ha creato in te" (Om Gn XIII, 4,

207; cf. Crouzel, Théologie, 197-206; Vogt, Der Kommentar II, n. 46,

151).

(30) Si noterà che Origene, pur comprendendo che la lettura allegorica del tratto evangelico puo apparire forzata, di fatto la sviluppa con grande attenzione (cf. Monaci Castagno, Origene , 185); e ora

250

forte, giusto, casto, e libero da ogni passione, come gli apostoli di Cristo.

Colui che porta a sua difesa con tale interpretazione, dirà che non si deve per forza intendere che cio avvenga nello stesso giorno a chi ha venduto i suoi beni e li ha dati ai poveri, ma che probabilmente a partire da quel giorno l'intervento divino comincerà a condurlo a tali risultati, voglio dire a quell'immunità da passioni, che è degna di lode, e ad ogni virtù (27). Progredendo poi come Isacco, mediante l'aiuto di Dio in Cristo, diventerà più grande, sino a che crescendo, diventi assai, assai grande in ogni virtù, essendo scomparso ogni vizio dal suo animo. E chi avrà proposto questa spiegazione non sarà certo tenuto a dire che un uomo, pur se commette gli altri peccati, diventi ipso facto perfetto, per aver dato i suoi beni ai poveri.

518 18. I

Un altro invece (non so se perché si trovi già nella

(31) Clemente aveva espresso una parola di fede: "Più prezioso di ogni tesoro è il Logos, ricchezza... donata da Dio solo... che non puo essere tolta... che rende l'uomo veramente beato" (Il Pedagogo III, VI,

36, 2, 414); quasi al termine del percorso esegetico sull'episodio evangelico, Origene ripropone ancora gli apostoli come i ricchi nel cielo che hanno seguito Gesù.

82 1 Cor 13, 11.

(32) Ci piace il desiderio: l'approdo della filosofia aveva compreso

Commento a Matteo, Libro XV, 25 251

pienezza della fede e della presunta convinzione di essere in cammino verso la saggezza, ma non so se perché abbia anche cercato e trovato su questi passi una qualche elevatezza di concetti degni di Dio) abbandonerà il senso letterale e si eleverà ad un senso morale, e dirà che beni per ognuno sono quelli che lo seguono dopo la morte , sicché tra i beni c'è una sostanza positiva per i giusti, ed una negativa per i cattivi (28). In questo caso, dunque, dirà che il ricco che possedeva molte proprietà è simbolo di chi ha acquistato molte realtà cattive: tra queste puo esserci l'amore della ricchezza, l'amore della gloria ed altre realtà terrene che gli riempiono l'anima di ricchezza riprovevole. Poiché dunque chi è ricco in questo senso talvolta puo astenersi da alcuni vizi, come l'adulterio, l'omicidio, il furto, la falsa testimonianza, e con certo rispetto rendere quel che spetta ai genitori, e puo essere addirittura filantropo con il prossimo, ma non perfetto, il Salvatore comanda a costui, in senso simbolico, di vendere gli averi cattivi e

(Invece) quando il profeta Daniele desidero conoscere la volontà del Signore - per cui fu chiamato anche uomo dei desideri -... gli fu inviato un angelo ad istruirlo su tutti i progetti e i giudizi di Dio... Se siamo uomini di desideri... ricerchiamo con fedeltà e umiltà i giudizi di Dio" (Cm Rm VII, XVII, cit., II, 17s.).

(33) Tale infatti era nell'animo: "Giovanni parla di fanciulli, di adolescenti, di giovani, anche di padri, secondo l'età dell'anima, non del

252

consegnarli in qualche modo alle potenze che li hanno prodotti, che sono povere di ogni bene e per questo motivo non sopportano la minaccia, come sta scritto: Ma il povero non sopporta minaccia .

So bene, pero, che questa spiegazione sembrerà troppo forzata: essa risolve, si, egregiamente i problemi circa la perfezione, ma non risulta del tutto convincente sul come ci si spogli del vizio e della sostanza che ne deriva, e la si dia ai poveri.

Essendosi già occupato di questo passo, chi si presenta con questa opinione dirà che il peccatore, in proporzione dei suoi peccati, è pieno di spiriti. Ad esempio, il fornicatore sarà pieno dello spirito chiamato nei Profeti

"spirito di fornicazione" ; se è irascibile, sarà pieno dello spirito dell'ira, e cosi pure il maldicente dello spirito di maldicenza. Questi beni dunque uno li acquisto perché era cattivo e, comunicando con spiriti perversi, si è aggrovigliato più di Tifone (29). Ma come acquisto quei beni, comprandoli con la sua libertà che soccombe al male, allo stesso modo potrebbe venderli e darli a quei poveri, ai quali questa parola vuole che si diano per obbedire a Gesù. Come infatti la pace degli apostoli torna

a loro se non c'è un figlio della pace che ascolti quel Pace a voi , cosi la fornicazione e tutti gli altri peccati potranno ritornare ai poveri, responsabili dei peccati. Cosi non ci sarà da dubitare che diventi (subito) perfetto chi ha venduto in questo modo tutti i beni che abbiamo spiegato e li dà ai poveri. Se poi è per molto tempo che i beni si

6 Cf. Mt 19, 11. 7 Cf. Mt 19, 12.

corpo... Paolo (dice): Allorché sono diventato uomo, ho eliminato cio ch'era del piccolo" (Cm Ct Pref, 38s.); Gesù ha invitato il giovane a crescere, ad uscire verso il Buon Pastore - per continuare nella

Commento a Matteo, Libro XV, 25-26 253

debbano rendere e ce ne voglia molto per darli a quei poveri di cui abbiamo detto, la valutazione del tempo (in proporzione dei beni che si rendono ai poveri) non potrà in nulla impedire che divenga perfetto chi compie cio. Chiaramente chi ha compiuto queste cose avrà un tesoro in cielo ed egli stesso diventa celeste. Qual è infatti il terreno - cioè il maligno - (30) tali sono anche i terreni; e qual è il celeste - cioè il Cristo - tali sono anche i celesti . Nella sua parte di cielo, pertanto, avrà un tesoro chi vuole diventare perfetto, avrà venduto tutti i suoi beni e dato ai poveri. Non pensare pero di poter trovare un tale uomo tra i ricchi di cose temporali. Chi di loro infatti si è spogliato dall'attaccamento alle ricchezze e (chiamiamolo cosi) dall'amore del mondo? Chi depose totalmente lo spirito di

86 Mt 19, 24. 87 Cf. Lv 11, 4. 88 Cf. Gn 18, 14; Lc 1, 37.

(34) La conclusione è riecheggiata nella polemica con Celso:

"(Gesù avrebbe letto Platone) e compiaciutosi della sua massima sui ricchi: E impossibile ad un uomo eccezionalmente buono essere nello stesso tempo eccezionalmente ricco, (l'avrebbe) volta in peggio (con) la sentenza: E più facile per un cammello passare nella cruna di un ago... Se Celso (avesse) letto i Vangeli... spinto dall'amore del vero, egli avrebbe potuto soffermarsi a considerare perché mai sia stato scelto... un animale deforme... fra quelli impuri della Legge... Ancora non avrebbe tralasciato di esaminare i luoghi, dove Gesù dichiara che i poveri sono beati ed i ricchi sono miseri..."; questo vale per la duplice interpretazione: "sia che si debba intendere per ricco semplicemente l'uomo attirato dalla ricchezza ed impedito, quasi dalle sue spine, di far maturare i frutti del Verbo, sia invece l'uomo ricco di opinioni bugiarde..." (C Cel VI, 16; VII, 23, 502.603).

89 Mt 19, 23. 90 Mt 19, 25. 91 Mt 19, 26; cf. Lc 1, 37.

92 Cf. Mt 11, 27. 93 Cf. Es 27, 16.

254

vanagloria, per fare spazio nel suo cielo al tesoro della gloria di Dio ed alla ricchezza che è in ogni parola e sapienza di Dio ? Chi ha deposto lo spirito della concupiscenza, del timore, del piacere e dell'ira?

Chi vuole investigare le cose per amore di verità si contenti di asserire questo degli apostoli (31).

Chi ha venduto tutto ed ha un tesoro in cielo (nel senso che abbiamo spiegato), costui è anche capace di seguire Gesù: infatti nessun possedimento cattivo lo distoglierà dal seguire Gesù.

519 19. "S"

Dopo di cio sta scritto che il giovane, avendo udito quel discorso, se ne ando triste; infatti aveva molti beni . Considererai (secondo una interpretazione anagogica) in che modo abbiamo profondamente radicato nel nostro animo il convincimento che le ricchezze o la gloria di quaggiù siano qualcosa di buono. Ma siccome ci piace il

11 Mt 26, 52. 12 Lc 10, 4. 13 Lc 10, 4.

(35) "Queste battute finali del commento non ne attenuano per nulla l'intuizione fondamentale, estremamente inquietante per il ricco: la salda congiunzione, fin dall'inizio, dell'invito alla povertà con il precetto dell'amore - ed è qui, in sostanza, l'apporto dottrinale di Origene sul tema - fa si che tale invito del Maestro suoni indistintamente per tutti i credenti come un impegno esigente ed ineliminabile" (Dal Covolo, L'episodio del giovane ricco, 106s.); ai discepoli è chiesto ancora una volta di riconoscere che la salvezza è il proprio di Dio, e che essi devono, a differenza del giovane ricco, lasciarsi togliere ogni sicurezza per attendere tutto da Dio, in Gesù (cf. Schirone - Scognamiglio, Ricchi per ogni generosità , 143s.).

(36) Quello che adesso c'è da dire e da chiarire - légein e

Commento a Matteo, Libro XV, 26 255

desiderio (32), preferiamo addirittura che ci capitino cose che desideriamo male, anziché essere affrancati dalla brama stessa; preferiamo non imbatterci in realtà che immaginiamo paurose, anziché spogliarci di quella stessa paura che è contraria al timore di Dio.

Ma qui non si fa avanti una persona anziana, già affermata, né un uomo che ha abbandonato cio che era da bambino , bensi un giovane che avendo ascoltato il discorso, se ne ando via triste. Tale infatti era nell'animo

(33), e per questo motivo, abbandonato Gesù, se ne ando

(è detto "se ne ando" in senso di rimprovero). E se ne ando triste, di quella tristezza del mondo che produce la morte . Infatti aveva molti beni, che amava - amando adirarsi e

safenizein -: questo passaggio esegetico, questa sosta teoretica rivelano l'anima del commentatore; il lungo percorso su "ricchezza e povertà" non avrebbe ancora termine: resterebbero verità nascoste da chiarire, da portare dalla tenebra alla luce, poiché solo il Verbo è il vero Rivelatore delle Scritture "grandi, piene di pensieri segreti, misteriosi e difficili da comprendere" (cf. Philoc 1, 29, 214s.; ibid. Harl, 86.254; Cm Mt XIV, 6, n. [6]). Si potrà ricordare un passo che riguarda il cucito spirituale e che si ispira a quell'arte di ricamatore di cui parlano Es 26,

36 e 27, 16: "Con le vesti degli Egiziani sono stati eseguiti gli addobbi per i quali fu necessario, come si esprime la Scrittura, un lavoro di cucitura, l'opera cioè di sarti che, in virtù della saggezza loro ispirata da Dio, congiungessero le stoffe le une alle altre, per farne veli e cortine all'interno e all'esterno del Santo dei Santi" (Lettera a Gregorio il Taumaturgo 2, 101; cf. Vogt, Der Kommentar II, n. 51, 152).

(37) La Vetus interpretatio aggiunge una esemplificazione in chiave storico-salvifica: "l'ingresso delle genti - i poveri - nel regno dei cieli" è più facile che non per i "ricchi Giudei" (cf. Sgherri, Chiesa, 336): l'aggiunta coglie comunque uno dei termini ricorrenti della riflessione origeniana, e in ogni caso si salda bene con la sospensione che chiude il paragrafo, e che non appare soltanto un appello all'uditorio scolastico e alla buona volontà dei lettori, ma rinvia a quel di più sulle risorse divine

256

rattristarsi -, per cui se ne ando triste, amando tutte le realtà derivate dal vizio, che ne avevano soggiogato l'animo.

Se dunque ti atterrai alla storia secondo la spiegazione data ai testi precedenti, scoprirai che questo giovane merita per alcuni versi lode, per altri biasimo.

In quanto non ha commesso adulterio, non ha ucciso, non ha reso falsa testimonianza; ma essendo ancora giovane, ha anche onorato il padre e la madre, e si è rattristato per le parole di Gesù che proponevano la perfezione e gliela promettevano se avesse venduto i suoi averi, c'è in lui qualcosa di positivo.

In quanto invece se ne ando via da Gesù rattristato a motivo delle proprietà, mentre avrebbe dovuto rallegrarsi che in cambio di quelle avrebbe avuto un tesoro nel cielo, e camminare seguendo Gesù sulle orme del Figlio di Dio, si rese meritevole di biasimo.

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in ordine alla salvezza finale degli uomini che è uno dei lasciti origeniani più rilevanti per il cammino della Chiesa (cf. indicazione di Klostermann per Philoc 26, 6. Sul Sal 4: Chi ci mostrerà i beni? , 254-257, ripresa da Vogt, Der Kommentar II, n. 52, 152s.; Crouzel, Quand le Fils, 381; Bendinelli, Il Commentario, 69).

1 Mt 19, 27.

(1) Grande offerta dei ricchi ... spiccioli della vedova: la vedova è lodata per la sua intenzione, come in altro passo: "(Gesù) vedeva come coloro che erano ricchi per le loro possibilità e quindi in grado di contribuire in misura grande al bene comune gettavano invece nei doni di Dio soltanto una minima parte dei contributi che erano in grado di dare, traendola dal loro superfluo. Per contro, egli conosce bene anche l'indigenza estrema della vedova e quale violenza ella fa a se stessa, gettando nel Tesoro del tempio quanto possedeva, offrendo cosi a Dio

Commento a Matteo, Libro XV, 27 257

Dopo che se ne fu andato, Gesù disse ai suoi discepoli: In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli . In merito, si deve notare l'acutezza del discorso del Salvatore qui riferito. Infatti, non disse che il ricco non entrerà nel regno dei cieli, perché se avesse detto cosi, avrebbe <assolutamente> escluso il ricco dal regno dei cieli. Dice invece che un ricco difficilmente entrerà, mostrando la difficoltà, non l'impossibilità della salvezza del ricco. Il che sembra motivato dal testo in sé, in quanto i ricchi possono con difficoltà opporsi alle passioni e ai peccati, cosi da non esserne del tutto soggiogati (34).

Se invece si intenderà il ricco in senso tropologico, ti chiederai come possa, sia pur difficilmente, entrare nel regno dei cieli. La difficoltà di accedere <alla salvezza da parte del ricco> inteso nell'uno e nell'altro modo, è messa in luce dalla parabola: E più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno

"vedova povera" che non poteva dare più di due spiccioli né ricco da dare solo del suo superfluo" (Cm Gv XIX, VIII.X, 576.578; cf. M. Simonetti, Origene e la povera vedova. Commento a Giovanni XIX, 7-

10 (40-58), in RSLR [1991] 3, 475-481).

(2) Inseparabilmente: il termine greco aperispastos corrisponde al sine distractione di 1 Cor 7, 35, in ordine alla sequela; "Seguire Gesù da vicino o da lontano; molto indietro o avanzare verso di lui e al suo fianco; seguire Gesù... senza avere lasciato tutto o, al contrario, avendo lasciato tutto...: siamo in presenza di una nuova rappresentazione dell'itinerario spirituale" di cui tracciare la curva vivente (cf. Bertrand, Mystique de

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dei cieli . Il ricco è paragonato in questa parabola ad un cammello, non soltanto per l'impurità di questo animale, come insegno la Legge , ma anche per la sua totale tortuosità; il regno dei cieli invece è paragonato alla cruna di un ago, ad indicare che l'ingresso al regno dei cieli da parte di entrambi i ricchi è assai stretto ed oltremodo tribolato. Indica poi chiaramente che <come> di per sé è impossibile che il cammello passi per la cruna di un ago <mentre è possibile riguardo a Dio>, cosi anche per il ricco, per quanto dipende da lui, è impossibile entrare nel regno dei cieli. Invece a Dio, per il quale sono possibili tutte le cose a motivo della sua potenza ineffabile, è possibile anche una cosa del genere, <o> col diminuire lo spessore del male, o col rendere la strettezza dell'ingresso capace di farlo passare (35). La ragione per cui prese l'esempio della cruna e del cammello per mostrare come sia difficile - non impossibile - che il ricco entri nel regno dei cieli risulta chiara dal fatto che ai suoi discepoli (che chiedevano: Chi si

6 Cf. Lc 4, 38s. e par. 7 Mt 4, 19. 8 Mt 4, 19. 9 Lc 9,

61. 10 Lc 9, 59. 11 Mt 4, 20.

(3) Quasi vulnerati: "Se uno osserva il grande numero di coloro che sono feriti dall'amore di Dio, come è la Sposa del Cantico dei cantici che dichiara: "Io sono ferita d'amore", all'origine di questa ferita d'amor divino impressa nelle anime non troverà se non colui che dice: "Ha fatto di me una freccia scelta"" (Cm Gv I, XXXII, 181). Il Cristo è insieme la freccia che imprime il desiderio di Dio e la spada che consente il distacco per la sequela: "Se qualcuno è ferito dalla nostra parola, se qualcuno è ferito dal magistero della Scrittura divina... è proprio questo che gli succede" (Om Ct II, 8, 82; cf. H. Crouzel, Origines patristiques d'un thème mystique: le trait et la blessure d'amour chez Origène, in Kyriakon, Münster Westfalen

1970, 309-319).

12 Mt 19, 21. 13 Cf. Mt 19, 28.

(4) La franchezza - parresia - di Pietro si è espressa inizialmente

Commento a Matteo, Libro XV, 27 259

potrà dunque salvare? ) abbia risposto: Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile . Orbene, è possibile che il cammello passi per la cruna di un ago, non già presso gli uomini: nello stesso senso è possibile che il ricco entri nel regno di Dio. I mezzi, poi, con cui Dio renderà possibile questo, è lui a conoscerli e il suo Cristo, e colui al quale il Figlio suo li abbia rivelati .

Chi dunque abbia progredito in sapienza e parola, avrà l'ardire di procedere ulteriormente nella spiegazione dell'ago e della cruna. Quanto a noi, ci limiteremo ad aggiungere che alcuni lavori contenuti nella Legge si compiono con l'arte di un ricamatore che adopera l'ago, perché secondo la sapienza di Dio si compiano le opere del mestiere che uno ha imparato. A seconda pertanto che si intenderanno i lavori del ricamatore e a seconda che si intenderà quell'ago, si intenderà anche cio che è detto in questo punto. Quello che adesso è da dire e chiarire (36), supera forse le nostre capacità, e potrebbe magari indurre chi sa ad una lunga e inopportuna digressione. Avendo davanti due realtà: il passaggio del cammello per la cruna di un ago, e l'ingresso del ricco nel regno dei cieli, Gesù

dice che la prima è più facile da realizzare. E cercherai certo tra gli uomini uno che come un cammello passi attraverso la cruna di un ago, e un altro che pur essendo ricco (cio che è impossibile agli uomini è possibile a Dio) entri nel regno di Dio. Lo stesso vale anche per il cammello e per la cruna di un ago: qualunque persona si trovi ad essere cammello, e qualunque cruna di ago ci si immagini, egli vi passerà: ché se è impossibile presso gli uomini, anche questo è possibile presso Dio (37).

Se poi tutto cio metta in luce e indichi verità misteriose che riguardano la fine, e conducano o no ad una fine per vie che sono possibili soltanto a Dio, su questo indaghi pure chi ne è capace.

14 Mt 19, 27. 15 Mt 16, 17.16. 16 Mt 16, 18. 17 Mt 19,

21. 18 Lc 5, 8.

(5) Il senso nobile si ha nell'interpretazione anagogica: sulla anagogia - movimento di ascensione e levitazione del testo biblico che esprime riassuntivamente la cifra ermeneutica origeniana -, cf. Cm Mt X, 14, n. (7); XII, 36, n. (36), vol. I, 117.351; XIII, 15, n. (6); "il termine,

Commento a Matteo, Libro XV, 28 261

Origene su Matteo 509