C. PEGUY IL PORTICO DEL MISTERO DELLA SECONDA VIRTU'
(Col 1,15-20) (Lc 10,16) (Jn 14,20) (Jn 15,4-5) (Rm 12,9) (1Co 12,27) (1Co 13,1-13)
«Miracolo dei miracoli, bambina, mistero dei misteri.
Perché Gesù Cristo è divenuto nostro fratello carnale
Perché ha pronunciato temporalmente e carnalmente le parole eterne,
In monte, sulla montagna,
É a noi, infermi, che è stato dato,
É da noi che dipende, infermi e carnali,
Di far vivere e di nutrire e di mantenere vive nel tempo
Quelle parole pronunciate vive nel tempo.
Mistero dei misteri, questo privilegio ci è stato dato,
Questo privilegio incredibile, esorbitante,
Di conservare vive le parole della vita,
Di nutrire col nostro sangue, con la nostra carne, col nostro cuore
Delle parole che senza di noi ricadrebbero scarnite.
[...]
O miseria, o gioia, è da noi che dipende,
Tremito di gioia,
Noi che non siamo nulla, noi che passiamo sulla terra qualche annata da nulla
Qualche povera annata miserabile,
(Noi anime immortali)
O pericolo, rischio di morte, siamo noi che siamo incaricati,
Noi che non possiamo nulla, che non siamo nulla, che non siamo sicuri del domani,
Né del giorno stesso, che nasciamo e moriamo come creature di un giorno,
Che passiamo come mercenari, Siamo ancora noi che siamo incaricati,
Noi che al mattino non siamo sicuri della sera,
E nemmeno del mezzogiorno,
E che la sera non siamo sicuri del mattino,
Dell’indomani mattina,
È insensato, siamo ancora noi che siamo incaricati, è unicamente da noi che dipende
Assicurare alle Parole una seconda eternità
Eterna.
Una perpetuità singolare.
E a noi che appartiene, è da noi che dipende assicurare alle parole
Una perpetuità eterna, una perpetuità carnale,
Una perpetuità nutrita di carne, di grasso e di sangue.
Noi che non siamo nulla, che non duriamo,
Che non duriamo si può dire nulla
(Sulla terra)
E insensato, siamo ancora noi che siamo incaricati di conservare e di nutrire eterne
Sulla terra
Le parole dette, la parola di Dio».
C. PEGUY IL PORTICO DEL MISTERO DELLA SECONDA VIRTU'