Presbyterorum Ordinis IT


PAOLO VESCOVO SERVO

DEI SERVI DI DIO

UNITAMENTE AI PADRI DEL SACRO CONCILIO

A PERPETUA MEMORIA

DECRETO SUL MINISTERO E LA VITA DEI PRESBITERI

PRESBYTERORUM ORDINIS


PROEMIO


1 Più di una volta questo sacro Sinodo ha ricordato a tutti l'alta dignità dell'ordine dei presbiteri nella Chiesa (1). Ma poiché questo ordine ha un compito estremamente importante e sempre più arduo da svolgere nell'ambito del rinnovamento della Chiesa di Cristo, è parsa di somma utilità una trattazione più completa e più approfondita sui presbiteri. Quanto verrà qui detto va applicato a tutti i presbiteri - specialmente a quelli che si dedicano alla cura d'anime - fatti i dovuti adattamenti nel caso dei presbiteri religiosi.

I presbiteri, in virtù della sacra ordinazione e della missione che ricevono dai vescovi, sono promossi al servizio di Cristo maestro, sacerdote e re; essi partecipano al suo ministero, per il quale la Chiesa qui in terra è incessantemente edificata in popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Questo sacro Sinodo, dunque, affinché il ministero dei presbiteri, nelle attuali circostanze pastorali e umane, spesso radicalmente nuove, possa trovare sostegno più valido, e affinché si provveda più adeguatamente alla loro vita, dichiara e stabilisce quanto segue.

(1) CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium: AAS 56 (1964), pp. 97ss; Cost dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium: AAS 57 (1965), pp. 5ss; Decr. sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus; Decr. sulla formazione sacerdotale Optatam totius: AAS 58 (1966), pp. 713ss.



CAPITOLO I


IL PRESBITERATO NELLA MISSIONE DELLA CHIESA


Natura del presbiterato


2 Nostro Signore Gesù, « che il Padre santificò e inviò nel mondo » (Jn 10,36), ha reso partecipe tutto il suo corpo mistico di quella unzione dello Spirito che egli ha ricevuto (2): in esso, infatti, tutti i fedeli formano un sacerdozio santo e regale, offrono a Dio ostie spirituali per mezzo di Gesù Cristo, e annunziano le grandezze di colui che li ha chiamati dalle tenebre nella sua luce meravigliosa (3). Non vi è dunque nessun membro che non abbia parte nella missione di tutto il corpo, ma ciascuno di essi deve santificare Gesù nel suo cuore (4) e rendere testimonianza di Gesù con spirito di profezia (5).

Ma lo stesso Signore, affinché i fedeli fossero uniti in un corpo solo, di cui però « non tutte le membra hanno la stessa funzione » (Rm 12,4), promosse alcuni di loro come ministri, in modo che nel seno della società dei fedeli avessero la sacra potestà dell'ordine per offrire il sacrificio e perdonare i peccati (6), e che in nome di Cristo svolgessero per gli uomini in forma ufficiale la funzione sacerdotale. Pertanto, dopo aver inviato gli apostoli come egli stesso era stato inviato dal Padre (7), Cristo per mezzo degli stessi apostoli rese partecipi della sua consacrazione e della sua missione i loro successori (8), cioè i vescovi, la cui funzione ministeriale fu trasmessa in grado subordinato ai presbiteri (9) questi sono dunque costituiti nell'ordine del presbiterato per essere cooperatori (10) dell'ordine episcopale, per il retto assolvimento della missione apostolica affidata da Cristo.

La funzione dei presbiteri, in quanto strettamente vincolata all'ordine episcopale, partecipa della autorità con la quale Cristo stesso fa crescere, santifica e governa il proprio corpo. Per questo motivo il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i sacramenti dell'iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell'unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, capo della Chiesa (11).

Dato che i presbiteri hanno una loro partecipazione nella funzione degli apostoli, ad essi è concessa da Dio la grazia per poter essere ministri di Cristo Gesù fra le nazioni mediante il sacro ministero del Vangelo, affinché le nazioni diventino un'offerta gradita, santificata nello Spirito Santo (12). È infatti proprio per mezzo dell'annuncio apostolico del Vangelo che il popolo di Dio viene convocato e adunato, in modo che tutti coloro che appartengono a questo popolo, dato che sono santificati nello Spirito Santo, possano offrire se stessi come « ostia viva, santa, accettabile da Dio» (Rm 12,1). Ma è attraverso il ministero dei presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto nell'unione al sacrificio di Cristo, unico mediatore; questo sacrificio, infatti, per mano dei presbiteri e in nome di tutta la Chiesa, viene offerto nell'eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore (13).

A ciò tende e in ciò trova la sua perfetta realizzazione il ministero dei presbiteri. Effettivamente, il loro servizio, che comincia con l'annuncio del Vangelo, deriva la propria forza e la propria efficacia dal sacrificio di Cristo, e ha come scopo che « tutta la città redenta, cioè la riunione e società dei santi, offra a Dio un sacrificio universale per mezzo del sommo Sacerdote, il quale ha anche offerto se stesso per noi con la sua passione, per farci diventare corpo di così eccelso capo » (14).

Pertanto, il fine cui tendono i presbiteri con il loro ministero e la loro vita è la gloria di Dio Padre in Cristo. E tale gloria si dà quando gli uomini accolgono con consapevolezza, con libertà e con gratitudine l'opera di Dio realizzata in Cristo e la manifestano in tutta la loro vita. Perciò i presbiteri, sia che si dedichino alla preghiera e all'adorazione, sia che predichino la parola, sia che offrano il sacrificio eucaristico e amministrino gli altri sacramenti, sia che svolgano altri ministeri ancora in servizio degli uomini, sempre contribuiscono all'aumento della gloria di Dio e nello stesso tempo ad arricchire gli uomini della vita divina. E tutte queste cose - le quali scaturiscono dalla pasqua di Cristo - troveranno pieno compimento nella venuta gloriosa dello stesso Signore, allorché egli consegnerà il regno a colui che è Dio e Padre (15).

(2) Cf. Mt 3,16 Lc 4,18 Ac 4,27 Ac 10,38.
(3) Cf. 1P 2,5 1P 2,9.
(4) Cf. 1P 3,15.
(5) Cf. Ap 19,10; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 35: AAS 57 (1965), pp. 40-41 [pag. 201].
(6) Cf. CONC. DI TRENTO, Sess. XXIII, cap. I e can. 1: Dz 957 e 961 (DS 1764 DS 1771).
(7) Cf. Jn 20,21; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 18: AAS 57 (1965), pp. 21-22 [pag. 155].
(8) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 28: AAS 57 (1965), pp. 33-36 [pag. 185ss].
(9) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 28: AAS 57 (1965), pp. 33-36 [pag. 185ss].
(10) Cf. Pontificale romanum, Ordinazione dei Presbiteri, Prefazio. Queste parole si trovano già nel Sacramentarium veronense: ed. L. C. Möhlberg, Romae 1956, p. 122; parimenti nel Missale Francorum: ed. L. C. Möhlberg, Romae 1957, p. 9; anche nel Liber Sacramentorum Romanae Ecclesiae: ed. L. C. Möhlberg, Romae 1960, p. 25; inoltre nel Pontificale romanum-germanicum: ed. Vogel-Elze, Città del Vaticano 1963, vol. I, p. 34.
(11) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 10: AAS 57 (1965), pp. 14-15 [pag. 137ss].
(12) Cf. Rm 15,16.
(13) Cf. 1Co 11,26.
(14) S. AGOSTINO, De Civitate Dei, 10,6: PL 41, 284.
(15) Cf. 1Co 15,24.


I presbiteri nel popolo di Dio

3 I presbiteri sono stati presi fra gli uomini e costituiti in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici in remissione dei peccati (16) vivono quindi in mezzo agli altri uomini come fratelli in mezzo ai fratelli. Così infatti si comportò Gesù nostro Signore, Figlio di Dio, uomo inviato dal Padre agli uomini, il quale dimorò presso di noi e volle in ogni cosa essere uguale ai suoi fratelli, eccettuato il peccato (17). È un esempio, il suo, che già imitarono i santi apostoli; e san Paolo, dottore delle genti, « segregato per il Vangelo di Dio» (Rm 1,1), dichiara di essersi fatto tutto a tutti, allo scopo di salvare tutti (18). Così i presbiteri del Nuovo Testamento, in forza della propria chiamata e della propria ordinazione, sono in un certo modo segregati in seno al popolo di Dio: ma non per rimanere separati da questo stesso popolo o da qualsiasi uomo, bensì per consacrarsi interamente all'opera per la quale li ha assunti il Signore (19). Da una parte, essi non potrebbero essere ministri di Cristo se non fossero testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena; ma d'altra parte, non potrebbero nemmeno servire gli uomini se si estraniassero dalla loro vita e dal loro ambiente (20). Per il loro stesso ministero sono tenuti, con speciale motivo, a non conformarsi con il secolo presente ma allo stesso tempo sono tenuti a vivere in questo secolo (21) in mezzo agli uomini, a conoscere bene, come buoni pastori, le proprie pecorelle, e a cercare di ricondurre anche quelle che non sono di questo ovile, affinché anch'esse ascoltino la voce di Cristo, e ci sia un solo ovile e un solo pastore (22). Per raggiungere questo scopo risultano di grande giovamento quelle virtù che sono giustamente molto apprezzate nella società umana, come la bontà, la sincerità, la fermezza d'animo e la costanza, la continua cura per la giustizia, la gentilezza e tutte le altre virtù che raccomanda l'apostolo Paolo quando dice: «Tutto ciò che è vero, tutto ciò che è onesto, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è degno di amore, tutto ciò che merita rispetto, qualunque virtù, qualunque lodevole disciplina: questo sia vostro pensiero » (Ph 4,8) (23).

(16) Cf. He 5,1.
(17) Cf. He 2,17 He 4,15.
(18) Cf. 1Co 9,19-23 Vlg.
(19) Cf. Ac 13,2.
(20) “Questo studio di perfezionamento spirituale e morale è stimolato anche esteriormente dalle condizioni in cui la Chiesa svolge la sua vita. Non può essa rimanere immobile e indifferente davanti ai mutamenti del mondo circostante. Per mille vie questo influisce e mette condizioni sul comportamento pratico della Chiesa. Essa, come ognuno sa, non è separata dal mondo; ma vive in esso. Perciò i membri della Chiesa ne subiscono l’influsso, ne respirano la cultura, ne accettano le leggi, ne assorbono i costumi. Questo immanente contatto della Chiesa con la società temporale genera per essa una continua situazione problematica, oggi laboriosissima. (...) Ecco come san Paolo medesimo educava i cristiani della prima generazione: Non unitevi a un giogo sconveniente cogli infedeli; poiché che cosa ha a che fare la giustizia coll’iniquità? e che comunanza v’è tra la luce e le tenebre?... che rapporto tra il fedele e l’infedele? (2Co 6,14-15). La pedagogia cristiana dovrà ricordare sempre all’alunno dei tempi nostri questa sua privilegiata condizione e questo suo conseguente dovere di vivere nel mondo ma non del mondo, secondo il voto stesso sopra ricordato di Gesù a riguardo dei suoi discepoli: Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come Io non sono del mondo (Jn 17,15-16). E la Chiesa fa proprio tale voto. Ma questa distinzione non è separazione. Anzi non è indifferenza, non è timore, non è disprezzo. Quando la Chiesa si distingue dall’umanità non si oppone ad essa, anzi si congiunge”: PAOLO VI, Encicl. Ecclesiam Suam, 6 ag. 1964: AAS 56 (1964), pp. 627 e 638.
(21) Cf. Rm 12,2.
(22) Cf. Jn 10,14-16.
(23) Cf. S. POLICARPO, Epist. ad Philippenses, VI, 1: “I presbiteri siano inclini alla compassione, misericordiosi verso tutti, riconducano gli erranti, visitino tutti gli infermi, non trascurando la vedova o l’orfano o il povero; sempre invece solleciti del bene davanti a Dio e agli uomini, astenendosi da ogni ira, preferenza di persone, giudizio ingiusto, stando lontano da ogni avarizia, non pensando facilmente male di qualcuno, non troppo severi nel giudizio, sapendo che noi tutti siamo debitori del peccato”: ed. F. X. Funk, Patres Apostolici, I, p. 273.



CAPITOLO II


IL MINISTERO DEI PRESBITERI


I. Funzioni dei presbiteri

I presbiteri ministri della parola di Dio

4 Il popolo di Dio viene adunato innanzitutto per mezzo della parola del Dio vivente (24) che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei sacerdoti (25). Dato infatti che nessuno può essere salvo se prima non ha creduto (26), i presbiteri, nella loro qualità di cooperatori dei vescovi, hanno anzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Dio (27) seguendo il mandato del Signore: « Andate nel mondo intero e predicate il Vangelo a ogni creatura » (28) e possono così costituire e incrementare il popolo di Dio. Difatti, in virtù della parola salvatrice, la fede si accende nel cuore dei non credenti si nutre nel cuore dei credenti, e con la fede ha inizio e cresce la comunità dei credenti, secondo quanto ha scritto l'Apostolo: « La fede è possibile per l'ascolto, e l'ascolto è possibile per la parola di Cristo » (Rm 10,17). Pertanto i presbiteri sono debitori verso tutti, nel senso che a tutti devono comunicare la verità del Vangelo (29) di cui il Signore li fa beneficiare. Quindi, sia che offrano in mezzo alla gente la testimonianza di una vita esemplare, che induca a dar gloria a Dio (30) sia che annuncino il mistero di Cristo ai non credenti con la predicazione esplicita; sia che svolgano la catechesi cristiana o illustrino la dottrina della Chiesa; sia che si applichino a esaminare i problemi del loro tempo alla luce di Cristo: in tutti questi casi il loro compito non è di insegnare una propria sapienza, bensì di insegnare la parola di Dio e di invitare tutti insistentemente alla conversione e alla santità (31). Inoltre se la predicazione sacerdotale, che nelle circostanze attuali del mondo è spesso assai difficile, vuole avere più efficaci risultati sulle menti di coloro che ascoltano, non può limitarsi ad esporre la parola di Dio in termini generali e astratti, ma deve applicare la perenne verità del Vangelo alle circostanze concrete della vita.

In tal modo il ministero della parola viene esercitato sotto forme diverse, in rapporto alle diverse necessità degli ascoltatori e secondo i diversi carismi dei predicatori. Nelle regioni o negli ambienti non cristiani, per mezzo del messaggio evangelico gli uomini vengono attratti alla fede e ai sacramenti della salvezza (32); e nella comunità dei cristiani, soprattutto per quanto riguarda coloro che mostrano di non capire o non credere abbastanza ciò che praticano, la predicazione della parola è necessaria per lo stesso ministero dei sacramenti, trattandosi di sacramenti della fede, la quale nasce e si alimenta con la parola (33). Ciò vale soprattutto nel caso della liturgia della parola nella celebrazione della messa, in cui si realizza un'unità inscindibile fra l'annuncio della morte e risurrezione del Signore, la risposta del popolo che ascolta e l'offerta con la quale Cristo ha confermato nel suo sangue la Nuova Alleanza; offerta cui si uniscono i fedeli sia con i loro voti e preghiere sia con la ricezione del sacramento (34).

(24) Cf. 1P 1,23 Vlg; Ac 6,7 Ac 12,24. “(Gli Apostoli) hanno predicato la parola di verità e generato la Chiese”: S. AGOSTINO, Enarr. in Ps., 44,23: PL 36, 508.
(25) Cf. .
(26) Cf. Mc 16,16.
(27) Cf. 2Co 11,7. Anche per i Presbiteri vale quello che è detto dei Vescovi, in quanto sono cooperatori dei Vescovi. Cf. Statuta Ecclesiae Antiqua, c. 3 (ed. Ch. Munier, Paris 1960, p. 79); Decretum Gratiani, C. 6, D. 88 (ed. Friedberg, I, 307); CONC. DI TRENTO, Sess. V, Decr. 2, n. 9 (Conc. Oec. Decreta, ed. Herder, Romae 1962, p. 645); Sess. XXIV, Decr. De reform., c. 4 (p. 739); CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 25: AAS 57 (1965), pp. 29-31 [pag. 175ss].
(28) Cf. Constitutiones Apostolorum, II, 26, 7: “(I Presbiteri) siano maestri della scienza divina, poiché il Signore stesso ci ha inviati dicendo: Andate e ammaestrate...”: ed. F. X. Funk, Didascalia et Constitutiones Apostolorum, I, Paderborn 1905, p. 105. - Sacramentarium leonianum e gli altri Sacramentari fino al Pontificale Romano, Prefazio nell’Ordinazione dei Presbiteri: “Con questa provvidenza, Signore, li hai aggregati associandoli come Maestri della fede agli Apostoli del tuo Figlio, e con questi validi predicatori (o: con queste valide predicazioni) essi riempirono tutto il mondo. - Liber Ordinum Liturgiae Mozarabicae, Prefazio per ordinare un Presbitero: Maestro delle genti e capo dei suoi fedeli, mantenga intatta la fede cattolica, e annunzi a tutti la vera salvezza”: ed. M. Férotin, Le Liber Ordinum en usage dans l’Eglise Wisigothique et Mozarabe d’Espagne: Monumenta Ecclesiae Liturgica, vol. V, Paris 1904, col. 55, lin. 4-6.
(29) Cf. Ga 2,5.
(30) Cf. 1P 2,12.
(31) Cf. il Rito dell’Ordinazione del Presbitero nella Chiesa Alessandrina dei Giacobiti: “Raduna il tuo popolo alla parola della dottrina, come una nutrice che cura i suoi figli”: H. Denzinger, Ritus Orientalium, Tom. II, Würzburg 1863, p. 14.
(32) Cf. Mt 28,19 Mc 16,16; TERTULLIANO, De baptismo, 14,2 (Corpus Christianorum, Serie latina, I p. 289,11-13); S. ATANASIO, Adv. Arianos, 2,42: PG 26, 237A-B; S. GIROLAMO, In Mt. 28,19: PL 26, 226D: “Prima ammaestrano tutte le nazioni, poi dopo averle ammaestrate le immergono nell’acqua. Non può infatti essere che un corpo riceva il sacramento del battesimo, se prima l’anima non ha ricevuto la verità della fede”; S. TOMMASO, Expositio primae Decretalis, § 1: “Il nostro Salvatore, mandando i discepoli a predicare, ingiunse loro tre cose: primo di insegnare la fede; secondo di amministrare i sacramenti ai credenti”: ed. Marietti, Opuscula Theologica, Taurini-Romae 1954, 1138.
(33) Cf. CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 35,2: AAS 56 (1964), p. 109 [pag. 37ss].
(34) Cf. CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 33 SC 35 SC 48 SC 52: pp. 108-109, 113, 114 [pag. 197ss, 201ss, 233ss, 347].


I presbiteri ministri della santificazione con i sacramenti e l'eucaristia

5 Dio, il quale solo è santo e santificatore, ha voluto assumere degli uomini come soci e collaboratori, perché servano umilmente nell'opera di santificazione. Per questo i presbiteri sono consacrati da Dio, mediante il vescovo, in modo che, resi partecipi in maniera speciale del sacerdozio di Cristo, nelle sacre celebrazioni agiscano come ministri di colui che ininterrottamente esercita la sua funzione sacerdotale in favore nostro nella liturgia, per mezzo del suo Spirito (35). Essi infatti, con il battesimo, introducono gli uomini nel popolo di Dio; con il sacramento della penitenza riconciliano i peccatori con Dio e con la Chiesa; con l'olio degli infermi alleviano le sofferenze degli ammalati; e soprattutto con la celebrazione della messa offrono sacramentalmente il sacrificio di Cristo. Ma ogni volta che celebrano uno di questi sacramenti i presbiteri - come già ai tempi della Chiesa primitiva attesta S. Ignazio martire (36) - sono gerarchicamente collegati sotto molti aspetti al vescovo, e in tal modo lo rendono in un certo senso presente in ciascuna adunanza dei fedeli (37).

Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere d'apostolato, sono strettamente uniti alla sacra eucaristia e ad essa sono ordinati (38). Infatti, nella santissima eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa (39), cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua, lui il pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante dà vita agli uomini i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire assieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create. Per questo l'eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione, cosicché i catecumeni sono introdotti a poco a poco a parteciparvi, e i fedeli, già segnati dal sacro battesimo e dalla confermazione, ricevendo l'eucaristia trovano il loro pieno inserimento nel corpo di Cristo.

L'assemblea eucaristica è dunque il centro della comunità dei cristiani presieduta dal presbitero. I presbiteri insegnano dunque ai fedeli a offrire la vittima divina a Dio Padre nel sacrificio della messa, e a fare, in unione con questa vittima, l'offerta della propria vita. Nello spirito di Cristo pastore insegnano altresì a sottomettere con cuore contrito i propri peccati alla Chiesa nel sacramento della penitenza, per potersi così convertire ogni giorno di più al Signore, ricordando le sue parole: « Fate penitenza perché si avvicina il regno dei cieli » (
Mt 4,17). Insegnano inoltre ai fedeli a partecipare così intensamente alle celebrazioni liturgiche, da poter arrivare anche in esse alla preghiera sincera; li spingono ad avere per tutta la vita uno spirito di orazione sempre più attivo e perfetto, in rapporto alle grazie e ai bisogni di ciascuno; e invitano tutti a compiere i doveri del proprio stato, inducendo quelli che hanno fatto maggiori progressi a seguire i consigli del Vangelo, nel modo che meglio convenga a ciascuno. Quindi istruiscono i fedeli in modo che possano cantare in cuor loro al Signore Gesù Cristo (40).

Le lodi e il ringraziamento che rivolgono a Dio nella celebrazione eucaristica, i presbiteri li estendono alle diverse ore del giorno con il divino ufficio, mediante il quale pregano Iddio in nome della Chiesa e in favore di tutto il mondo.

La casa di preghiera - in cui l'eucaristia è celebrata e conservata; in cui i fedeli si riuniscono; in cui la presenza del Figlio di Dio nostro Salvatore, offerto per noi sull'altare del sacrificio, viene venerata a sostegno e consolazione dei fedeli - dev'essere nitida e adatta alla preghiera e alle celebrazioni liturgiche (41). In essa i pastori e i fedeli sono invitati a rispondere con riconoscenza al dono di colui che di continuo infonde la vita divina, mediante la sua umanità, nelle membra del suo corpo (42). Abbiano cura i presbiteri di coltivare adeguatamente la scienza e l'arte liturgica, affinché per mezzo del loro ministero liturgico le comunità cristiane ad essi affidate elevino una lode sempre più perfetta a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

(35) Cf. CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 7, pp. 100-101 [pag. 21]; PIO XII, Encicl. Mystici Corporis, 29 giu. 1943: AAS 35 (1943), p. 230 [in parte DS 3813].
(36) S. IGNAZIO M., Smyrn., 8, 1-2: ed. F. X. Funk, p. 240; Comstitutiones Apostolorum, VIII, 12. 3: ed. F. X. Funk, p. 496; VIII, 29, 2: ibid., p. 532.
(37) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 28: AAS 57 (1965), pp. 33-36 [pag. 185ss].
(38) “L’Eucaristia è come il compimento spirituale della vita e il fine di tutti i sacramenti”: S. TOMMASO, Summa Theol., III 73,3c; cf. Summa Theol., III 65,3.
(39) Cf. S. TOMMASO, Summa Theol., III 65,3, ad 1; III 79,1 c e ad 1.
(40) Cf. Ep 5,19-20.
(41) Cf. S. GIROLAMO, Epist., 114, 2: “...i sacri calici e i santi paramenti ed il resto che riguarda la Passione del Signore... sono da venerare con lo stesso onore del suo Corpo e Sangue, per l’attinenza al Corpo e al Sangue del Signore”: PL 22, 934. Cf. CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 122-127: AAS 56 (1964), pp. 130-132 [pag. 81ss].
(42) “Durante il giorno i fedeli non omettano di fare la visita al santissimo Sacramento, che dev’essere custodito in luogo distintissimo, col massimo onore, nelle chiese, secondo le leggi liturgiche, perché la visita è prova di gratitudine, segno d’amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore là presente”: PAOLO VI, Encicl. Mysterium Fidei, 3 sett. 1965: AAS 57 (1965), p. 771.



I presbiteri, guide ed educatori del popolo di Dio

6 Esercitando la funzione di Cristo capo e pastore per la parte di autorità che spetta loro, i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo (43). Per questo ministero, così come per le altre funzioni, viene conferita al presbitero una potestà spirituale, che è appunto concessa ai fini dell'edificazione (44), Nell'edificare la Chiesa i presbiteri devono avere con tutti dei rapporti improntati alla più delicata bontà, seguendo l'esempio del Signore. E nel trattare gli uomini non devono regolarsi in base ai loro gusti (45) bensì in base alle esigenze della dottrina e della vita cristiana, istruendoli e anche ammonendoli come figli carissimi (46) secondo le parole dell'Apostolo: «Insisti a tempo e fuor di tempo: rimprovera, supplica, esorta con ogni pazienza e dottrina » (2Tm 4,2) (47).

Perciò spetta ai sacerdoti, nella loro qualità di educatori nella fede, di curare, per proprio conto o per mezzo di altri, che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo a sviluppare la propria vocazione personale secondo il Vangelo, a praticare una carità sincera e attiva, ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati.(48) Di ben poca utilità saranno le cerimonie più belle o le associazioni più fiorenti, se non sono volte ad educare gli uomini alla maturità cristiana (49). Per promuovere tale maturità, i presbiteri sapranno aiutarli a diventare capaci di leggere negli avvenimenti stessi - siano essi di grande o di minore portata - quali siano le esigenze naturali e la volontà di Dio (50). I cristiani inoltre devono essere educati a non vivere egoisticamente ma secondo le esigenze della nuova legge della carità, la quale vuole che ciascuno amministri in favore del prossimo la misura di grazia che ha ricevuto e che in tal modo tutti assolvano cristianamente propri compiti nella comunità umana. Ma, anche se sono tenuti a servire tutti, ai presbiteri sono affidati in modo speciale i poveri e i più deboli, ai quali lo stesso Signore volle dimostrarsi particolarmente unito (51) e la cui evangelizzazione è presentata come segno dell'opera messianica (52). Anche i giovani vanno seguiti con cura particolare, e così pure i coniugi e i genitori; è auspicabile che tali persone si riuniscano amichevolmente in gruppo, per potersi aiutare a vicenda a vivere più pienamente come cristiani nelle circostanze spesso difficili in cui si trovano. Ricordino inoltre i presbiteri che i religiosi tutti - sia uomini che donne - costituiscono una parte insignita di speciale dignità nella casa del Signore e meritano quindi particolare attenzione, affinché progrediscano sempre nella perfezione spirituale per il bene di tutta la Chiesa. Infine, abbiano cura specialmente dei malati e dei moribondi, visitandoli e confortandoli nel Signore (53).

Ma la funzione di pastore non si limita alla cura dei singoli fedeli: essa va estesa alla formazione di un'autentica comunità cristiana. Per fomentare opportunamente lo spirito comunitario, bisogna mirare non solo alla Chiesa locale ma anche alla Chiesa universale. A sua volta la comunità locale non deve limitarsi a prendersi cura dei propri fedeli, ma è tenuta anche a sentire lo zelo missionario, che spinge ad aprire a tutti gli uomini la strada che conduce a Cristo.

In primo luogo poi alla comunità incombe il dovere di occuparsi dei catecumeni e dei neofiti, che vanno educati gradualmente alla conoscenza e alla pratica della vita cristiana.

D'altra parte non è possibile che si formi una comunità cristiana se non assumendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità (54). A sua volta la celebrazione eucaristica, per essere piena e sincera, deve spingere sia alle diverse opere di carità e al reciproco aiuto, sia all'azione missionaria e alle varie forme di testimonianza cristiana.

Inoltre, mediante la carità, la preghiera, l'esempio e le opere di penitenza, la comunità ecclesiale esercita una vera azione materna nei confronti delle anime da avvicinare a Cristo. Essa infatti viene ad essere, per chi ancora non crede, uno strumento efficace per indicare o per agevolare il cammino che porta a Cristo e alla sua Chiesa; e per chi già crede è stimolo, alimento e sostegno per la lotta spirituale.

Infine, nell'edificare la comunità cristiana i presbiteri non si mettono mai al servizio di una ideologia o umana fazione, bensì, come araldi del Vangelo e pastori della Chiesa, si dedicano pienamente all'incremento spirituale del corpo di Cristo.

(43) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 28: AAS 57 (1965), pp. 33-36 [pag. 185ss].
(44) Cf. 2Co 10,8 2Co 13,10.
(45) Cf. Ga 1,10.
(46) Cf. 1Co 4,14.
(47) Cf. Didascalia, II, 34, 3; II, 46, 6; II, 47, 1; Constitutiones Apostolorum, II,47,1: ed. F. X. Funk, Didascalia et Constitutiones, I, pp. 116, 142 e 143.
(48) Cf. Ga 4,3 Ga 5,1 Ga 5,13.
(49) Cf. S. GIROLAMO, Epist., 58, 7: “Che utilità c’è se le pareti risplendono di gemme e Cristo è in pericolo nei poveri per la fame?”: PL 22, 584.
(50) Cf. 1P 4,10ss.
(51) Cf. Mt 25,34-45.
(52) Cf. Lc 4,18.
(53) Potrebbero essere citate altre categorie, per es. gli emigranti, i nomadi ecc. Di essi si parla in: CONC. VAT. II, Decr. sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa, Christus Dominus, CD 18: AAS 58 (1966), p. 682 [pag. 369].
(54) Cf. Didascalia, II, 59, 1-3: “Nell’insegnare comanda ed esorta il popolo a frequentare la chiesa e a non mancare assolutamente mai, ma a recarvisi sempre e a non angustiarla, sottraendosi ad essa e rendendo più esiguo il corpo di Cristo... Poiché siete membra di Cristo, non separatevi dalla chiesa, quando non partecipate all’assemblea. Avendo come capo Cristo, presente e in comunione con voi secondo la sua promessa, non trascuratelo né alienate il salvatore dalle sue membra, né lacerate e smembrate il suo corpo...”: ed. F. X. Funk, I, p. 170; PAOLO VI, Discorso tenuto ad Orvieto al clero italiano partecipante alla XIII settimana “di aggiornamento pastorale”, 6 sett. 1963: AAS 55 (1963), pp. 750ss.



II. Rapporti dei presbiteri con gli altri

Il vescovo e i presbiteri

7 Tutti i presbiteri, in unione con i vescovi, partecipano del medesimo e unico sacerdozio e ministero di Cristo, in modo tale che la stessa unità di consacrazione e di missione esige la comunione gerarchica dei presbiteri con l'ordine dei vescovi (55) manifestata ottimamente nel caso della concelebrazione liturgica, questa unione con i vescovi è affermata esplicitamente nella celebrazione eucaristica (56).

I vescovi pertanto, grazie al dono dello Spirito Santo che è concesso ai presbiteri nella sacra ordinazione, hanno in essi dei necessari collaboratori e consiglieri nel ministero e nella funzione di istruire, santificare e governare il popolo di Dio (57). Il che è vigorosamente affermato fin dai primi tempi della Chiesa nei documenti liturgici, là dove essi implorano solennemente da Dio per colui che viene ordinato sacerdote l'infusione dello « spirito della grazia e del consiglio, affinché aiuti e governi il popolo con cuore puro » (58) proprio come lo spirito di Mosè nel deserto fu trasmesso a settanta uomini prudenti (59) «con l'aiuto dei quali egli poté governare agevolmente la moltitudine innumerevole del popolo » (60).

Per questa comune partecipazione nel medesimo sacerdozio e ministero, i vescovi considerino dunque i presbiteri come fratelli e amici (61), e stia loro a cuore, in tutto ciò che possono, il loro benessere materiale e soprattutto spirituale. È ai vescovi, infatti, che incombe in primo luogo la grave responsabilità della santità dei loro sacerdoti (62): essi devono pertanto prendersi cura con la massima serietà della formazione permanente del proprio presbiterio (63). Siano pronti ad ascoltarne il parere, anzi, siano loro stessi a consultarlo e a esaminare assieme i problemi riguardanti le necessità del lavoro pastorale e il bene della diocesi. E perché ciò sia possibile nella pratica, è bene che esista - nel modo più confacente alle circostanze e ai bisogni di oggi (64) nella forma e secondo norme giuridiche da stabilire (65) - una commissione o senato di sacerdoti in rappresentanza del presbiterio, il quale con i suoi consigli possa aiutare efficacemente il vescovo nel governo della diocesi.

I presbiteri, dal canto loro, avendo presente la pienezza del sacramento dell'ordine di cui godono i vescovi, venerino in essi l'autorità di Cristo supremo pastore. Siano dunque uniti al loro vescovo con sincera carità e obbedienza (66). Questa obbedienza sacerdotale, pervasa dallo spirito di collaborazione, si fonda sulla stessa partecipazione del ministero episcopale, conferita ai presbiteri attraverso il sacramento dell'ordine e la missione canonica (67).

L'unione tra i presbiteri e i vescovi è particolarmente necessaria ai nostri giorni, dato che oggi, per diversi motivi, le imprese apostoliche debbono non solo rivestire forme molteplici, ma anche trascendere i limiti di una parrocchia o di una diocesi. Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, senza unire le proprie forze a quelle degli altri presbiteri, sotto la guida di coloro che governano la Chiesa.

(55) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium,
LG 28: AAS 57 (1965), p. 35 [pag. 185ss].
(56) Cf. la cosiddetta Constitutio Ecclesiastica Apostolorum, XVIII: i Presbiteri sono sýmmystai (concelebranti) e synepímachoi (alleati) dei Vescovi: ed. T. Schermann, Die allgemeine Kirchenordnung, I, Paderborn 1914, p. 26; A. HARNACK, Die Quellen der sog. apostolischen Kirchenordnung, T. u. U., II, 5, p. 13, n. 18 e 19; PSEUDO GIROLAMO, De Septem Ordinibus Ecclesiae: “... con la benedizione diventano con i Vescovi partecipi dei misteri”: ed. A. W. Kalff, Würzburg 1937, p. 45; S. ISIDORO DI SIVIGLIA, De Ecclesiasticis Officiis, II, c. VII: “Sono a capo della Chiesa di Cristo e sono partecipi con i vescovi nella consacrazione del divino corpo e sangue, come pure nella catechesi del popolo e nel dovere di predicare”: PL 83, 787.
(57) Cf. Didascalia, II, 28, 4: ed. F. X. Funk, p.108; Constitutiones Apostolorum, II, 28, 4; II, 34, 3: ibid. pp. 109 e 117.
(58) Cf. Didascalia, VIII, 16,4: ed. F. X. Funk, I, p. 523; cf. Epitome Const. Apost., VI: ibid. II, p. 80, 3-4; Testamentum Domini: “...da’ a lui lo spirito di grazia, di consiglio e di coraggio, lo spirito del presbiterato... per coadiuvare e governare il tuo popolo con l’opera, con il timore, con il cuore puro”: trad. [latina] di I. E. Rahmani, Moguntiae 1899, p. 69. Anche nella Trad. Apost.: ed. B. Botte, La Tradition Apostolique de Saint Hippolyte, Münster i. W. 1963, p. 20.
(59) Cf. Nb 11,16-25.
(60) Pontificale romano, Ordinazione dei Presbiteri, Prefazio; le stesse parole sono già nel Sacramentarium leonianum, Sacramentarium gelasianum e Sacramentarium gregorianum. Espressioni simili si trovano nelle Liturgie Orientali: cf. Trad. Apost.: “...volgi lo sguardo a questo tuo servo e infondigli lo spirito di grazia e di consiglio del presbitero, perché aiuti e governi il tuo popolo con cuore puro, come hai guardato al tuo popolo eletto e hai comandato a Mosè di scegliere degli anziani, che hai riempito del tuo spirito, che tu hai donato al tuo servo”: dall’antica versione latina Veronese: ed. B. Botte, La Tradition Apostolique de S. Hippolyte. Essai de reconstruction, Münster i. W. 1963, p. 20; Const. Apost., VIII, 16, 4: ed. F.X. Funk, 1, p. 522, 16-17; Epit. Const. Apost., VI: ed. F. X. Funk, II, p. 80, 5-7; Testamentum Domini: trad. I. E. Rahmani, Moguntiae 1899, p. 69; Euchologion Serapionis, XXVII: ed. F. X. Funk, Didascalia et Constitutiones, II, p. 190, lin. 1-7; Ritus Ordinationis in ritu Maronitarum: trad. H. Denzinger, Ritus Orientalium, II, Würzburg 1863, p. 161. Tra i Padri si possono citare: TEODORO DI MOPSUESTIA, In 1 Tim. 3,8: ed. Swete, II, pp. 119-121; TEODORETO, Quaestiones in Numeros, XVIII: PG 80, 369C-372B.
(61) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 28: AAS 57 (1965), p. 35 [pag. 185ss].
(62) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Sacerdotii Nostri primordia, 1° ag. 1959: AAS 51 (1959), p. 576; S. PIO X, Esortazione al clero Haerent animo, 4 ag. 1908: S. Pii X Acta, vol. IV (1908), pp. 237ss.
(63) Cf. CONC. VAT. II, Decr. sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, CD 15 e CD 16 [pag. 365ss].
(64) Nel diritto vigente c’è già il Capitolo Cattedrale come senato e consiglio del Vescovo (cf. CIC, c. CIS 391) [nel nuovo codice l’espressione è stata eliminata: cf. CIC 503], oppure, se manca, il Consiglio dei consultori diocesani (CIC, cc. CIS 423-428). Si desidera che queste istituzioni siano riformate, per meglio provvedere alle odierne situazioni e necessità. E evidente che tale Consiglio Presbiterale differisce dal Consiglio Pastorale di cui parla il Decr. Christus Dominus sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa, del CONC. VAT. II, 28 ott. 1965, CD 27 [pag. 379ss], del quale fanno parte anche laici, e al quale spetta soltanto studiare quanto concerne le opere pastorali [cf. nel nuovo Codice can. CIC 495-501 CIC 511-514]. Sui Presbiteri come consiglieri del Vescovo si possono vedere la Didascalia, II, 28, 4: ed. F. X. Funk, I, p. 108; poi Const. Apost., II, 28, 4: ed. F. X. Funk, I, p. 109; S. IGNAZIO M., Magn. 6,1: ed. F. X. Funk, p. 194; Trall., 3,1: ed. F. X. Funk, p. 204; ORIGENE, Contra Celsum, III, 30: i Presbiteri sono consiglieri, cioè boúleytai: PG 11, 957D-960A.
(65) S. IGNAZIO M., Magn., 6, 1: “Esorto a sforzarvi di compiere tutto nella concordia di Dio, sotto la presidenza del vescovo rappresentante di Dio e dei presbiteri rappresentanti il senato apostolico e dei diaconi, a me carissimi, ai quali è stato affidato il ministero di Gesù Cristo, che era presso il Padre prima del tempo e alla fine apparve”: ed. F. X. Funk, p. 195; S. IGNAZIO M., Trall., 3, 1: “Similmente tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, così come rispettano anche il vescovo, che è la figura del Padre, i presbiteri come il senato di Dio e la comunità degli apostoli. Senza di loro non si può parlare di chiesa”: ibid., p. 204; S. GIROLAMO, In Isaiam, II, 3: PL 24, 61D: “Anche noi abbiamo nella Chiesa il nostro senato, la classe dei presbiteri”.
(66) Cf. PAOLO VI, Discorso ai parroci e ai quaresimalisti di Roma, pronunciato nella Cappella Sistina il 1° marzo 1965: AAS 57 (1965), p. 326.
(67) Cf. Const. Apost. VIII, 47, 39: “I presbiteri... non facciano nulla senza consultare il vescovo, perché è a lui che è stato affidato il popolo di Dio e a lui sarà chiesto conto delle loro anime”: ed. F. X. Funk, p. 577.




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