C. TRESMONTANT CRISTIANESIMO, FILOSOFIA, SCIENZA

C. TRESMONTANT

Cristianesimo, Filosofia, Scienze.



(Jn 8,53) (Jn 10,30) (Mc 3,6) (Mt 26,4) (Mt 12,14) (He 3,1) (Jn 3,16) (Rm 6,22) (1Tm 6,12)

(1Jn 2,25) (Rm 6,6) (Rm 7,14-24)



«Se si studia il caso di Gesù di Nazareth, si vede che la resistenza incontrata proviene dal fatto che Gesù, con le sue azioni e le sue parole, insegna una dottrina che urta e sconvolge abitu­dini acquisite, rappresentazioni acquisite, preconcetti. Coloro che tra mettono preconcetti e li conservano si ribellano contro questo insegnante di novità. E intollerabile per loro. Lo era e lo è ancor oggi. Lo sarà sempre.

Come spiegare questa resistenza alla novità, questa resistenza all’informazione creatrice da parte dell’umanità, questa nostalgia innata per il passato, l’antico, il primitivo? Si può esprimere l’ipotesi che un animale, sottomesso alla necessità di subire delle metamorfosi per rag­giungere la sua età o piuttosto il suo stato adulto, se fosse cosciente e se conoscesse in ma­niera riflessiva il suo stato antico, il suo stato presente e quest’invito a subire una meta­morfosi, si può esprimere l’ipotesi che esso resisterebbe con tutte le sue forze a questa metamorfosi. Il verme preferirebbe restare verme, la crisalide restare crisalide, piuttosto che subire le trasformazioni che faranno della larva un animale nuovo. È possibilissimo che l’uomo sia precisamente nella stessa situazione. E un animale essenzialmente incompiuto, chiamato da Dio, il Creatore, a un destino soprannaturale, la partecipazione alla vita di Dio, e che può accedere a questo destino solo attraverso una nuova nascita, una trasformazione. […] Quest’animale divinizzabile - è la definizione che Gregorio Nazianzeno dava dell’uomo - resiste con tutte le sue forze a questa trasformazione, a questa nuova nascita, a questa metamorfosi; e perseguita coloro che lo chiamano a questa trasformazione. Preferisce restare l’uomo antico, il vecchio uomo, piuttosto che divenire l’uomo nuovo. O più precisamente, esistono in lui due desideri contraddittori: l’uno lo porta a consentire a questa metamorfosi e l’altro lo porta a tornare indietro, a regredire».


C. TRESMONTANT

L’intelligenza di fronte a Dio



(Jn 6,22-71) (Lc 24,25) (Mc 4,13) (Jn 8,43) (Mt 7,26) (Lc 6,47) (Jn 14,6)

(Ps 46,9) (Jn 1,46) (Jn 1,39)



«È all’intelligenza che Gesù fa costantemente appello. E la sollecita. Il rimprovero costante sulla sua bocca è: non comprendete, non avete intelligenza? Non credete ancora? aggiunge anche. La fede che sollecita non ha nulla a che vedere con la credulità. Questa fede è preci­samente l’accesso dell’intelligenza a una verità, il riconoscimento di questa verità, il sì del­l’intelligenza convinta e non una rinuncia all’intelligenza. […]

Il credere nei Vangeli è que­sta scoperta, questa intelligenza della verità che è proposta. Al ragazzo cui si insegna a nuotare, si spiega che in virtù di leggi naturali non deve aver paura, nuoterà se farà alcuni movimenti molto semplici. Il ragazzo ha paura, si irrigidisce, e non crede. Viene il momento in cui fa esperienza che ciò che gli è stato detto è possibile, crede, nuota. […] Non si dirà che la fede, in questo caso, si oppone alla ragione».




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