Direttorio diaconi 37

Diaconía della carità


37 Per il sacramento dell'Ordine il diacono, in comunione con il Vescovo e il presbiterio della diocesi, partecipa anche delle stesse funzioni pastorali, (110) ma le esercita in modo diverso, servendo e aiutando il Vescovo e i presbiteri. Questa partecipazione, in quanto operata dal sacramento, fa sì che i diaconi servano il Popolo di Dio in nome di Cristo. Ma proprio per questo motivo devono esercitarla con umile carità e, secondo le parole di San Policarpo, devono mostrarsi sempre « misericordiosi, attivi, progredienti nella verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti ». (111) La loro autorità, quindi, esercitata in comunione gerarchica con il Vescovo e con i presbiteri, come lo esige la stessa unità di consacrazione e di missione, (112) è servizio di carità e ha lo scopo di aiutare e di promuovere tutti i membri della Chiesa particolare, affinché possano partecipare, in spirito di comunione e secondo i loro carismi, alla vita e alla missione della Chiesa.


38 Nel ministero della carità i diaconi devono configurarsi a Cristo-Servo, che rappresentano, ed essere soprattutto « dediti agli uffici di carità e di amministrazione ». (113) Perciò, nella preghiera di ordinazione, il Vescovo chiede per loro a Dio Padre: « Siano pieni di ogni virtù: sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio... siano immagine del tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire ». (114) Con l'esempio e la parola, essi devono adoperarsi affinché tutti i fedeli, seguendo il modello di Cristo, si pongano in costante servizio dei fratelli.

Le opere di carità, diocesane o parrocchiali, che sono tra i primi doveri del Vescovo e dei presbiteri, sono da questi, secondo la testimonianza della Tradizione della Chiesa, trasmesse ai servitori nel ministero ecclesiastico, cioè ai diaconi; (115) così pure il servizio di carità nell'area dell'educazione cristiana; l'animazione degli oratori, dei gruppi ecclesiali giovanili e delle professioni laicali; la promozione della vita in ogni sua fase e della trasformazione del mondo secondo l'ordine cristiano. (116) In questi campi il loro servizio è particolarmente prezioso perché, nelle attuali circostanze, le necessità spirituali e materiali degli uomini, a cui la Chiesa è chiamata a dare risposte, sono molto diversificate. Essi, perciò, cerchino di servire tutti senza discriminazioni, prestando particolare attenzione ai più sofferenti e ai peccatori. Come ministri di Cristo e della Chiesa, sappiano superare qualsiasi ideologia e interesse di parte, per non svuotare la missione della Chiesa della sua forza, che è la carità di Cristo. La diaconia, infatti, deve far sperimentare all'uomo l'amore di Dio e indurlo alla conversione, ad aprire il suo cuore alla grazia.

La funzione caritativa dei diaconi « comporta anche un opportuno servizio nell'amministrazione dei beni e nelle opere di carità della Chiesa. I diaconi hanno in questo campo la funzione di « esercitare, in nome della gerarchia, i doveri della carità e dell'amministrazione, nonché le opere di servizio sociale » ». (117) Perciò, opportunamente essi possono essere assunti all'ufficio di economo diocesano, (118) o essere cooptati nel consiglio diocesano per gli affari economici. (119)

La missione canonica dei diaconi permanenti


39 I tre ambiti del ministero diaconale, a seconda delle circostanze, potranno certamente, l'uno o l'altro, assorbire una percentuale più o meno grande dell'attività di ogni diacono, ma insieme costituiscono una unità nel servizio al piano divino della Redenzione: il ministero della Parola conduce al ministero dell'altare, il quale, a sua volta, spinge a tradurre la liturgia in vita, che sboccia nella carità: « Se consideriamo la profonda natura spirituale di questa diaconía, allora possiamo apprezzare megliol'interrelazione fra le tre aree del ministero tradizionalmente associate con il diaconato, cioè il ministero della Parola, il ministero dell'altare e il ministero della carità. A seconda delle circostanze l'una o l'altra di queste può assumere particolare importanza nel lavoro individuale di un diacono, ma questi tre ministeri sono inseparabilmente uniti nel servizio del piano redentore di Dio ». (120)


40 Lungo la storia il servizio dei diaconi ha assunto modalità molteplici per poter risolvere le diverse necessità della comunità cristiana e permettere a questa di esercitare la sua missione di carità. Spetta soltanto ai Vescovi, (121) i quali reggono e hanno cura delle Chiese particolari « come vicari e legati di Cristo », (122) conferire a ognuno dei diaconi l'ufficio ecclesiastico a norma del diritto. Nel conferire l'ufficio è necessario valutare attentamente sia le necessità pastorali che, eventualmente, la situazione personale, familiare — se si tratta di uxorati — e professionale dei diaconi permanenti. In ogni caso, però, è di grandissima importanza che i diaconi possano svolgere, a seconda delle loro possibilità, il proprio ministero in pienezza, nella predicazione, nella liturgia e nella carità, e non vengano relegati a impegni marginali, a funzioni meramente supplettive, o a impegni che possono essere ordinariamente compiuti dai fedeli non ordinati. Solo così i diaconi permanenti appariranno nella loro vera identità di ministri di Cristo e non come laici particolarmente impegnati nella vita della Chiesa.

Per il bene del diacono stesso e perché non ci si abbandoni all'improvvisazione, è necessario che l'ordinazione si accompagni ad una chiara investitura di responsabilità pastorale.


41 Il ministero diaconale trova ordinariamente nei vari settori della pastorale diocesana e nella parrocchia il proprio ambito di esercizio, assumendo forme diverse.

Il Vescovo può conferire ai diaconi l'incarico di cooperare alla cura pastorale di una parrocchia affidata ad un solo parroco, (123) oppure alla cura pastorale delle parrocchie, affidate in solidum, ad uno o più presbiteri. (124)

Quando si tratta di partecipare all'esercizio della cura pastorale di una parrocchia — nei casi in cui essa, per scarsità di presbiteri, non potesse avvalersi della cura immediata di un parroco (125) — i diaconi permanenti hanno sempre la precedenza sui fedeli non ordinati. In tali casi, si deve precisare che il moderatore è un sacerdote, poiché soltanto lui è il « pastore proprio » e può ricevere l'incarico della « cura animarum », per la quale il diacono è cooperatore.

Parimenti, i diaconi possono essere destinati alla guida, in nome del parroco o del Vescovo, delle comunità cristiane disperse. (126) « È una funzione missionaria da svolgere nei territori, negli ambienti, negli strati sociali, nei gruppi, dove manchi o non sia facilmente reperibile il presbitero. Specialmente nei luoghi dove nessun sacerdote sia disponibile per celebrare l'Eucaristia, il diacono riunisce e dirige la comunità in una celebrazione della Parola con distribuzione delle sacre Specie, debitamente conservate. (127) È una funzione di supplenza che il diacono svolge per mandato ecclesiale quando si tratta di rimediare alla scarsità di sacerdoti ». (128) In tali celebrazioni, non si mancherà mai di pregare anche per l'incremento delle vocazioni sacerdotali, debitamente illustrate come indispensabili. In presenza di un diacono, la partecipazione all'esercizio della cura pastorale non può essere affidata ad un fedele laico, né ad una comunità di persone; così pure la presidenza di una celebrazione domenicale.

In ogni caso, le competenze del diacono devono essere accuratamente definite per iscritto nel momento del conferimento dell'ufficio.

Tra i diaconi e i diversi soggetti della pastorale si dovranno perseguire, con generosità e convinzione, le forme di una costruttiva e paziente collaborazione. Se è dovere dei diaconi rispettare sempre l'ufficio del parroco e operare in comunione con tutti coloro che ne condividono la cura pastorale, è anche loro diritto essere accettati e pienamente riconosciuti da tutti. Nel caso in cui il Vescovo decida l'istituzione dei consigli pastorali parrocchiali, i diaconi, che hanno ricevuto una partecipazione alla cura pastorale della parrocchia, ne sono membri di diritto. (129) Ad ogni modo, prevalga sempre la carità sincera, che riconosce in ogni ministero un dono dello Spirito per l'edificazione del Corpo di Cristo.


42 L'ambito diocesano offre numerose opportunità per il fruttuoso ministero dei diaconi.

Infatti, in presenza dei requisiti previsti, possono essere membri degli organismi diocesani di partecipazione; in particolare, del consiglio pastorale (130) e, come detto, del consiglio diocesano per gli affari economici; possono anche partecipare al sinodo diocesano. (131)

Non possono, però, essere membri del consiglio presbiterale, in quanto esso rappresenta esclusivamente il presbiterio. (132)

Nelle curie possono essere chiamati a ricoprire, se in possesso dei requisiti espressamente previsti, l'ufficio di cancelliere, (133) di giudice, (134) di assessore, (135) di uditore, (136) di promotore di giustizia e difensore del vincolo, (137) di notaio. (138)

Non possono, invece, essere costituiti vicari giudiziali, né vicari giudiziali aggiunti, né decani, in quanto questi uffici sono riservati ai sacerdoti. (139)

Altri campi aperti al ministero dei diaconi sono gli organismi o commissioni diocesane, la pastorale in ambienti sociali specifici, in particolare la pastorale della famiglia, o per settori della popolazione che richiedono speciale cura pastorale, come, per esempio, i gruppi etnici.

Nell'espletamento dei suddetti uffici, il diacono terrà sempre ben presente che ogni azione nella Chiesa deve essere segno di carità e di servizio ai fratelli. Nell'azione giudiziaria, amministrativa ed organizzativa cercherà, dunque, di evitare ogni forma di burocratizzazione per non privare il proprio ministero di senso e valore pastorale. Pertanto, per salvaguardare l'integrità del ministero diaconale, chi è chiamato a svolgere questi uffici, sia messo, comunque, in condizione di svolgere il servizio tipico e proprio del diacono.


3 SPIRITUALITÀ DEL DIACONO

Contesto storico attuale


43 La Chiesa, adunata da Cristo e guidata dallo Spirito Santo secondo il disegno di Dio Padre, « presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina » (140) verso la pienezza del Regno, (141) vive e annunzia il Vangelo nelle concrete circostanze storiche. « Il mondo che essa ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano e reca i segni degli sforzi suoi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie; il mondo che i cristiani credono creato e conservato in esistenza dall'amore del Creatore; mondo certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma dal Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del maligno, liberato e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento ». (142)

Il diacono, membro e ministro della Chiesa, deve tener conto, nella sua vita e nel suo ministero, di questa realtà; deve conoscere le culture, le aspirazioni e i problemi del suo tempo. Infatti, egli è chiamato in questo contesto ad essere segno vivo di Cristo Servo e, nello stesso tempo, è chiamato ad assumere il compito della Chiesa « di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto ». (143)

Vocazione alla santità


44 L'universale vocazione alla santità ha la sua fonte nel « battesimo della fede », nel quale tutti siamo stati « fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e, perciò, realmente santi ». (144)

Il sacramento dell'Ordine conferisce ai diaconi « una nuova consacrazione a Dio », mediante la quale « sono consacrati dall'unzione dello Spirito e mandati da Cristo » (145) a servizio del Popolo di Dio, « al fine di edificare il Corpo di Cristo » (
Ep 4,12).

« Scaturisce da qui la spiritualità diaconale, che ha la sua sorgente in quella che il Concilio Vaticano II chiama « grazia sacramentale del diaconato ». (146) Oltre ad essere un aiuto prezioso nel compimento delle varie funzioni, essa incide profondamente nell'animo del diacono, impegnandolo all'offerta, alla donazione di tutta la persona a servizio del Regno di Dio nella Chiesa. Come è indicato dal termine stesso di diaconato, ciò che caratterizza l'intimo sentire e volere di chi riceve il sacramento è lo spirito di servizio. Col diaconato si tende a realizzare ciò che Gesù ha dichiarato in merito alla sua missione: « Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » ». (147) Così il diacono vive, per mezzo e nel seno del suo ministero, la virtù dell'obbedienza: quando esegue fedelmente gli incarichi che gli vengono affidati, serve l'episcopato ed il presbiterato nei « munera » della missione di Cristo. E ciò che esegue è il ministero pastorale stesso, per il bene degli uomini.


45 Da ciò deriva la necessità che il diacono accolga con gratitudine l'invito alla sequela di Cristo Servo e dedichi la propria attenzione ad esservi fedele nelle diverse circostanze della vita. Il carattere ricevuto nell'ordinazione produce una configurazione a Cristo alla quale il soggetto deve aderire e che deve fare crescere in tutta la sua vita.

La santificazione, doverosa per ogni fedele, (148) trova per il diacono ulteriore fondamento nella speciale consacrazione ricevuta. (149) Comporta la pratica delle virtù cristiane e dei diversi precetti e consigli di origine evangelica secondo il proprio stato di vita. Il diacono è chiamato a vivere santamente, perché lo Spirito Santo lo ha fatto santo col sacramento del Battesimo e dell'Ordine e lo ha costituito ministro dell'opera con cui la Chiesa di Cristo serve e santifica l'uomo. (150)

In particolare, per i diaconi la vocazione alla santità significa « sequela di Gesù in questo atteggiamento di umile servizio, che non s'esprime soltanto nelle opere di carità, ma investe e modella tutto il modo di pensare e di agire », (151) per cui, « se il loro ministero è coerente con questo spirito, essi mettono maggiormente in luce quel tratto qualificante del volto di Cristo: il servizio », (152) per essere non solo « servi di Dio », ma anche servi di Dio nei propri fratelli. (153)

Rapporti dell'Ordine sacro


46 L'Ordine sacro conferisce al diacono, mediante gli specifici doni sacramentali, una speciale partecipazione alla consacrazione e missione di Colui che si è fatto servo del Padre nella redenzione dell'uomo e lo inserisce, in modo nuovo e specifico, nel mistero di Cristo, della Chiesa e della salvezza di tutti gli uomini. Per questo motivo, la vita spirituale del diacono deve approfondire e sviluppare questa triplice relazione, nella linea di una spiritualità comunitaria in cui si tenda a testimoniare la natura comunionale della Chiesa.


47 La prima e più fondamentale relazione è con Cristo che ha assunto la condizione di servo per amore del Padre e dei suoi fratelli, gli uomini. (154) Il diacono in virtù della sua ordinazione è davvero chiamato ad agire in conformità a Cristo Servo.

Il Figlio eterno di Dio, « spogliò se stesso assumendo la condizione di servo » (
Ph 2,7) e visse questa condizione nell'obbedienza al Padre (cf Jn 4,34) e nell'umile servizio ai fratelli (cf Jn 13,4-15). In quanto servo del Padre nell'opera della redenzione degli uomini, Cristo costituisce la via, la verità e la vita di ogni diacono nella Chiesa.

Tutta l'attività ministeriale avrà un senso se aiuterà a meglio conoscere, amare e seguire Cristo nella sua diaconia. È necessario, quindi, che i diaconi si adoperino per conformare la loro vita a Cristo, che con la sua obbedienza al Padre « fino alla morte e alla morte di croce » (Ph 2,8), ha redento l'umanità.


48 A questa relazione fondamentale è inscindibilmente associata la Chiesa, (155) che Cristo ama, purifica, nutre e cura (cf Ep 5,25-29). Il diacono non potrebbe vivere fedelmente la sua configurazione a Cristo, senza partecipare del suo amore per la Chiesa, « per la quale non può non nutrire un profondo attaccamento, a motivo della sua missione e della sua istituzione divina ». (156)

Il Rito dell'ordinazione mette in luce il legame che viene ad instaurarsi tra il Vescovo e il diacono: soltanto il Vescovo impone le mani all'eletto, invocando su di lui l'effusione dello Spirito Santo. Ogni diacono, perciò, trova il riferimento del proprio ministero nella comunione gerarchica con il Vescovo. (157)

L'ordinazione diaconale, inoltre, pone in risalto un altro aspetto ecclesiale: comunica una partecipazione da ministro alla diaconia di Cristo con cui il Popolo di Dio, guidato dal Successore di Pietro e dagli altri Vescovi in comunione con lui, e con la cooperazione dei presbiteri, continua a servire l'opera della redenzione degli uomini. Il diacono, quindi, è chiamato a nutrire il suo spirito e il suo ministero con un amore ardente e operoso per la Chiesa, e con una sincera volontà di comunione con il Santo Padre, con il proprio Vescovo e con i presbiteri della diocesi.


49 Bisogna ricordare, infine, che la diaconia di Cristo ha come destinatario l'uomo, ogni uomo (158) che nel suo spirito e nel suo corpo porta le tracce del peccato, ma è chiamato alla comunione con Dio. « Dio infatti ha amato tanto il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » (Jn 3,16). Di questo piano d'amore Cristo si è fatto servo, assumendo la nostra carne; e di questa sua diaconia la Chiesa è segno e strumento nella storia.

Il diacono, dunque, per il sacramento, è destinato a servire i suoi fratelli bisognosi di salvezza. E se in Cristo Servo, nelle sue parole e azioni, l'uomo può vedere in pienezza l'amore con cui il Padre lo salva, anche nella vita del diacono deve poter trovare questa stessa carità. Crescere nell'imitazione dell'amore di Cristo per l'uomo, che supera i limiti di ogni ideologia umana, sarà, quindi, compito essenziale della vita spirituale del diacono.

In coloro che desiderano essere ammessi al tirocinio diaconale, si richiede « una naturale propensione dello spirito al servizio della sacra gerarchia e della comunità cristiana », (159) da non intendere « nel senso di una semplice spontaneità delle disposizioni naturali... Si tratta di una propensione della natura animata dalla grazia, con uno spirito di servizio che conforma il comportamento umano a quello di Cristo. Il sacramento del diaconato sviluppa questa propensione: rende il soggetto più intimamente partecipe dello spirito di servizio di Cristo, ne penetra la volontà con una speciale grazia, facendo sì che egli, in tutto il suo comportamento, sia animato da una propensione nuova al servizio dei fratelli ». (160)

Mezzi di vita spirituale


50 I suddetti riferimenti evidenziano il primato della vita spirituale. Il diacono, perciò, deve ricordare che vivere la diaconia del Signore supera ogni capacità naturale e, quindi, ha bisogno di assecondare, in piena coscienza e libertà, l'invito di Gesù: « Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me » (Jn 15,4).

La sequela di Cristo nel ministero diaconale è impresa affascinante ma ardua, piena di soddisfazioni e di frutti, ma anche esposta, talvolta, alle difficoltà e alle fatiche dei veri seguaci del Signore Gesù Cristo. Per realizzarla, il diacono ha bisogno di stare con Cristo affinché sia Lui a portare la responsabilità del ministero, di riservare il primato alla vita spirituale, di vivere con generosità la diaconia, di organizzare il ministero e i suoi obblighi familiari — se coniugato — o professionali in modo da progredire nell'adesione alla persona e alla missione di Cristo Servo.


51 Fonte primaria del progresso nella vita spirituale è senza dubbio l'adempimento fedele e instancabile del ministero in un motivato e sempre perseguito contesto di unità di vita. (161) Questo, esemplarmente adempiuto, non solo non ostacola la vita spirituale, ma favorisce le virtù teologali, accresce la propria volontà di donazione e servizio ai fratelli e promuove la comunione gerarchica. Opportunamente adattato, vale anche per i diaconi quanto affermato per i presbiteri: « sono ordinati alla perfezione della vita in forza delle stesse azioni sacre che svolgono quotidianamente, come anche di tutto il loro ministero... ma la stessa santità... a sua volta, contribuisce non poco al compimento efficace del loro ministero ». (162)


52 Il diacono tenga sempre ben presente l'esortazione della liturgia di ordinazione: « Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l'annunziatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni ». (163)

Per proclamare degnamente e fruttuosamente la Parola di Dio, il diacono deve realizzare « un contatto continuo con le Scritture, mediante la sacra lettura assidua e lo studio accurato, affinché non diventi « vano predicatore della Parola di Dio all'esterno colui che non l'ascolta di dentro », (164) mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della Parola divina, specialmente nella sacra Liturgia ». (165)

Dovrà, inoltre, approfondire questa stessa Parola, sotto la guida di coloro che nella Chiesa sono maestri autentici della verità divina e cattolica, (166) per sentirne il richiamo e la potenza salvifica (cfRom 1, 16). La sua santità si fonda sulla sua consacrazione e missione anche nei confronti della Parola: prenderà coscienza di esserne ministro. Come membro della gerarchia i suoi atti e le sue dichiarazioni impegnano la Chiesa; perciò è essenziale alla sua carità pastorale verificare l'autenticità del proprio insegnamento, la propria comunione effettiva e chiara con il Sommo Pontefice, con l'ordine episcopale e con il proprio Vescovo, non solo circa il simbolo della fede, ma anche circa l'insegnamento del Magistero ordinario e circa la disciplina, nello spirito della professione di fede, previa all'ordinazione, e del giuramento di fedeltà. (167) Infatti, « nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale ». (168) Quanto più si accosterà alla Parola divina, perciò, tanto più fortemente sentirà il desiderio di comunicarla ai fratelli. Nella Scrittura è Dio che parla all'uomo; (169) nella predicazione il ministro sacro favorisce questo incontro salvifico. Egli, quindi, dedicherà le sue più attente cure a predicarla instancabilmente, affinché i fedeli non ne siano privati per l'ignoranza o per la pigrizia del ministro e sarà intimamente convinto del fatto che l'esercizio del ministero della Parola non si esaurisce nella sola predicazione.


53 Ugualmente, quando battezza, quando distribuisce il Corpo e il Sangue del Signore o serve nella celebrazione degli altri sacramenti e dei sacramentali, il diacono verifica la sua identità nella vita della Chiesa: è ministro del Corpo di Cristo, corpo mistico e corpo ecclesiale; ricordi che queste azioni della Chiesa, se vissute con fede e riverenza, contribuiscono alla crescita della sua vita spirituale e all'edificazione della comunità cristiana. (170)


54 Nella loro vita spirituale i diaconi diano la dovuta importanza ai sacramenti della grazia, che « sono ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del Corpo di Cristo, e, infine, a rendere culto a Dio ». (171)

Soprattutto, partecipino con particolare fede alla celebrazione quotidiana del sacrificio eucaristico, (172) possibilmente esercitando il proprio munus liturgico, e adorino con assiduità il Signore presente nel sacramento, (173) giacché nell'Eucaristia, fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione, « è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa ». (174) Nell'Eucaristia incontreranno veramente Cristo, che, per amore dell'uomo, si fa vittima di espiazione, cibo di vita eterna, amico vicino ad ogni sofferenza.

Consapevoli della propria debolezza e fiduciosi nella misericordia divina, si accostino con regolare frequenza al sacramento della riconciliazione, (175) in cui l'uomo peccatore incontra Cristo redentore, riceve il perdono delle sue colpe ed è spinto verso la pienezza della carità.


55 Infine, nell'esercizio delle opere di carità, che il Vescovo gli affiderà, si lasci guidare sempre dall'amore di Cristo per tutti gli uomini e non dagli interessi personali o dalle ideologie, che ledono l'universalità della salvezza o negano la vocazione trascendente dell'uomo. Il diacono ricordi, pure, che la diaconia della carità conduce necessariamente a promuovere la comunione all'interno della Chiesa particolare. La carità è, infatti, l'anima della comunione ecclesiale. Favorisca, quindi, con impegno la fraternità, la cooperazione con i presbiteri e la sincera comunione con il Vescovo.


56 I diaconi sappiano sempre, in ogni contesto e circostanza, rimanere fedeli al mandato del Signore: « Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo » (Lc 21,26 cf Ph 4,6-7).

La preghiera, dialogo personale con Dio, conferirà loro la luce e la forza necessarie per seguire Cristo e per servire i fratelli nelle diverse vicissitudini. Fondati su questa certezza, cerchino di lasciarsi modellare dalle diverse forme di preghiera: la celebrazione della Liturgia delle Ore, nelle modalità stabilite dalla Conferenza Episcopale, (176) caratterizza tutta la loro vita di preghiera; in quanto ministri, intercedano per tutta la Chiesa. Tale preghiera prosegue nella lectio divina, nell'orazione mentale assidua, nella partecipazione ai ritiri spirituali secondo le disposizioni del diritto particolare. (177)

Abbiano altresì a cuore la virtù della penitenza e gli altri mezzi di santificazione, che tanto favoriscono l'incontro personale con Dio. (178)


57 La partecipazione al mistero di Cristo Servo indirizza necessariamente il cuore del diacono verso la Chiesa e verso Colei che è la sua Madre santissima. Infatti, non si può separare Cristo dalla Chiesa suo Corpo. La verità dell'unione con il Capo susciterà un vero amore per il Corpo. E questo amore farà sì che il diacono collabori operosamente all'edificazione della Chiesa con la dedizione ai doveri ministeriali, la fraternità e la comunione gerarchica con il proprio Vescovo e il presbiterio. Tutta la Chiesa deve essere nel cuore del diacono: la Chiesa universale, della cui unità il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è principio e fondamento perpetuo e visibile, (179) e la Chiesa particolare, che, « aderendo al suo pastore e da lui riunita nello Spirito Santo mediante il Vangelo e l'Eucaristia [rende] veramente presente e operante la Chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica ». (180)

L'amore a Cristo e alla Chiesa è profondamente legato alla Beata Vergine, l'umile serva del Signore, che, con l'irrepetibile e ammirevole titolo di madre, è stata socia generosa della diaconia del suo Figlio divino (cf
Jn 19,25-27). L'amore alla Madre del Signore, fondato sulla fede ed espresso nella quotidiana preghiera del santo rosario, nell'imitazione delle sue virtù e nel fiducioso affidamento a Lei, darà senso a manifestazioni di vera e filiale devozione. (181)

A Maria guarderà con venerazione ed affetto profondo ogni diacono; infatti « la Vergine Madre è stata la creatura che più di tutte ha vissuto la piena verità della vocazione, perché nessuno come Lei ha risposto con un amore così grande all'amore immenso di Dio ». (182) Quest'amore particolare alla Vergine, Serva del Signore, nato dalla Parola e tutto radicato nella Parola, si farà imitazione della sua vita. Sarà questo un modo per introdurre nella Chiesa quella dimensione mariana che molto si addice alla vocazione del diacono. (183)


58 Sarà, infine, di grandissima utilità per il diacono la direzione spirituale regolare. L'esperienza mostra quanto contribuisca il dialogo, sincero e umile, con un saggio direttore, non solo a risolvere i dubbi e i problemi, che inevitabilmente sorgono durante la vita, ma a operare il necessario discernimento, a realizzare una migliore conoscenza di se stessi e a progredire nella fedele sequela di Cristo.

Spiritualità del diacono e stati di vita


59 A differenza di quanto richiesto per il presbiterato, al diaconato permanente possono essere ammessi anzitutto uomini celibi, ma anche uomini viventi nel sacramento del matrimonio, e uomini vedovi. (184)


60 La Chiesa riconosce con gratitudine il magnifico dono del celibato concesso da Dio a taluni dei suoi membri e in modi diversi lo ha collegato, sia in Oriente che in Occidente, con il ministero ordinato, al quale è sempre mirabilmente consono. (185) La Chiesa sa pure che questo carisma, accettato e vissuto per amore al Regno dei cieli (cf Mt 19,12), indirizza l'intera persona del diacono verso Cristo, che, nella verginità, dedicò se stesso per il servizio del Padre e per condurre gli uomini alla pienezza del Regno. Amare Dio e servire i fratelli in questa scelta di totalità, lungi dal contraddire lo sviluppo personale dei diaconi, lo favorisce, poiché la vera perfezione di ogni uomo è la carità. Infatti, nel celibato, l'amore si qualifica come segno di consacrazione totale a Cristo con cuore indiviso e di più libera dedicazione al servizio di Dio e degli uomini, (186) proprio perché la scelta celibataria non è disprezzo del matrimonio, né fuga dal mondo, ma piuttosto è modo privilegiato di servire gli uomini e il mondo.

Gli uomini del nostro tempo, sommersi tante volte nell'effimero, sono specialmente sensibili alla testimonianza di coloro che proclamano l'eterno con la propria vita. I diaconi, quindi, non mancheranno di offrire ai fratelli questa testimonianza con la fedeltà al loro celibato, così da stimolarli a cercare quei valori che manifestano la vocazione dell'uomo alla trascendenza. « Il celibato « per il regno » non è soltanto un segno escatologico, ma ha anche un grande significato sociale, nella vita presente, per il servizio al popolo di Dio ». (187)

Per meglio custodire durante tutta la vita il dono ricevuto da Dio per il bene della Chiesa intera, i diaconi non confidino eccessivamente sulle proprie risorse, ma abbiano sempre spirito di umile prudenza e vigilanza, ricordando che « lo spirito è pronto, ma la carne è debole » (Mt 26,41); siano fedeli, altresì, alla vita di preghiera e ai doveri ministeriali.

Si comportino con prudenza nei rapporti con persone la cui familiarità possa mettere in pericolo la continenza oppure suscitare scandalo. (188)

Siano, infine, consapevoli che l'attuale società pluralista obbliga ad attento discernimento circa l'uso degli strumenti della comunicazione sociale.


61 Anche il sacramento del matrimonio, che santifica l'amore dei coniugi e lo costituisce segno efficace dell'amore con cui Cristo si dona alla Chiesa (cf Ep 5,25), è un dono di Dio e deve alimentare la vita spirituale del diacono sposato. Poiché la vita coniugale e familiare e il lavoro professionale riducono inevitabilmente il tempo da dedicare al ministero, si richiede un particolare impegno per raggiungere la necessaria unità, anche attraverso la preghiera in comune. Nel matrimonio l'amore si fa donazione interpersonale, mutua fedeltà, sorgente di vita nuova, sostegno nei momenti di gioia e di dolore; in una parola, l'amore si fa servizio. Vissuto nella fede, questo servizio familiare è, per gli altri fedeli, esempio di amore in Cristo e il diacono coniugato lo deve usare anche come stimolo della sua diaconia nella Chiesa.

Il diacono sposato deve sentirsi particolarmente responsabilizzato nell'offrire una chiara testimonianza della santità del matrimonio e della famiglia. Quanto più cresceranno nel mutuo amore, tanto più forte diventerà la loro donazione ai figli e tanto più significativo sarà il loro esempio per la comunità cristiana. « L'arricchimento e l'approfondimento dell'amore sacrificale e reciproco tra marito e moglie costituisce forse il più significativo coinvolgimento della moglie del diacono nel ministero pubblico del proprio marito nella Chiesa ». (189) Questo amore cresce grazie alla virtù di castità, la quale fiorisce sempre, anche mediante l'esercizio della paternità responsabile, con l'apprendimento del rispetto per il coniuge e con la pratica di una certa continenza. Tale virtù favorisce questa donazione matura che si manifesta presto nel ministero, fuggendo gli atteggiamenti possessivi, l'idolatria della riuscita professionale, l'incapacità ad organizzare il tempo, favorendo invece relazioni interpersonali autentiche, la delicatezza e la capacità di dare ad ogni cosa il suo giusto posto.

Siano curate opportune iniziative di sensibilizzazione al ministero diaconale, rivolte a tutta la famiglia. La sposa del diacono, che ha dato il suo consenso alla scelta del marito, (190) sia aiutata e sorretta perché viva il proprio ruolo con gioia e discrezione, ed apprezzi tutto ciò che riguarda la Chiesa, in particolare i compiti affidati al marito. Per questo motivo è opportuno che sia informata delle attività del marito, evitando tuttavia ogni indebita invasione, in modo da concordare e realizzare un equilibrato ed armonico rapporto tra la vita familiare, professionale ed ecclesiale. Anche i figli del diacono, se adeguatamente preparati, potranno apprezzare la scelta del padre ed impegnarsi con particolare attenzione nell'apostolato e nella coerente testimonianza di vita.

In conclusione, la famiglia del diacono sposato, come, per altro, ogni famiglia cristiana, è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa nelle circostanze del mondo attuale. « Il diacono e sua moglie devono essere un esempio di fedeltà e indissolubilità del matrimonio cristiano dinanzi al mondo che avverte un profondo bisogno di questi segni. Affrontando con spirito di fede le sfide della vita matrimoniale e le esigenze della vita quotidiana, esse rafforzano la vita familiare non solo della comunità ecclesiale ma dell'intera società. Esse mostrano anche come gli obblighi della famiglia, del lavoro e del ministero possano armonizzarsi nel servizio della missione della Chiesa.I diaconi, le loro mogli e i figli possono essere di grande incoraggiamento per tutti coloro che sono impegnati a promuovere la vita familiare ». (191)


62 Occorre riflettere sulla situazione, determinata dalla morte della sposa di un diacono. È un momento dell'esistenza che domanda di essere vissuto nella fede e nella speranza cristiana. La vedovanza non deve distruggere la dedizione ai figli, se ci sono; neppure dovrebbe indurre alla tristezza senza speranza. Questa tappa della vita, anche se dolorosa, costituisce una chiamata alla purificazione interiore e uno stimolo a crescere nella carità e nel servizio ai propri cari e a tutti i membri della Chiesa. È anche una chiamata a crescere nella speranza, giacché l'adempimento fedele del ministero è una via per raggiungere Cristo e le persone care nella gloria del Padre.

Bisogna riconoscere, tuttavia, che questo evento introduce nella vita quotidiana della famiglia una situazione nuova, che influisce sui rapporti personali e determina, in non pochi casi, problemi economici. Per tale motivo, il diacono rimasto vedovo dovrà essere aiutato con grande carità a discernere e ad accettare la sua nuova situazione personale; a non trascurare l'impegno educativo nei confronti degli eventuali figli, nonché le nuove necessità della famiglia.

In particolare, il diacono vedovo dovrà essere seguito nell'adempimento dell'obbligo di osservare la continenza perfetta e perpetua (192) e sorretto nella comprensione delle profonde motivazioni ecclesiali che rendono impossibile il passaggio a nuove nozze (cf
1Tm 3,12), in conformità alla costante disciplina della Chiesa, sia d'Oriente che d'Occidente. (193) Ciò potrà essere realizzato con una intensificazione della propria dedizione agli altri, per amore di Dio, nel ministero. In questi casi sarà di grande conforto per i diaconi l'aiuto fraterno degli altri ministri, dei fedeli e la vicinanza del Vescovo.

Se è la moglie del diacono a restare vedova, essa, secondo le possibilità, non sia mai trascurata dai ministri e dai fedeli nelle sue necessità.


Direttorio diaconi 37