Sacramentum caritatis IT 29


Eucaristia ed Escatologia

Eucaristia: dono all'uomo in cammino


30 Se è vero che i Sacramenti sono una realtà che appartiene alla Chiesa pellegrinante nel tempo(99) verso la piena manifestazione della vittoria di Cristo risorto, è tuttavia altrettanto vero che, specialmente nella liturgia eucaristica, ci è dato di pregustare il compimento escatologico verso cui ogni uomo e tutta la creazione sono in cammino (cfr Rm 8,19 ss.). L'uomo è creato per la felicità vera ed eterna, che solo l'amore di Dio può dare. Ma la nostra libertà ferita si smarrirebbe, se non fosse possibile già fin d'ora sperimentare qualcosa del compimento futuro. Del resto, ogni uomo per poter camminare nella direzione giusta ha bisogno di essere orientato verso il traguardo finale. Questa meta ultima, in realtà, è lo stesso Cristo Signore vincitore del peccato e della morte, che si rende presente a noi in modo speciale nella Celebrazione eucaristica. Così, pur essendo noi ancora « stranieri e pellegrini » (1P 2,11) in questo mondo, nella fede già partecipiamo alla pienezza della vita risorta. Il banchetto eucaristico, rivelando la sua dimensione fortemente escatologica, viene in aiuto alla nostra libertà in cammino.

(99) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, LG 48.

Il banchetto escatologico


31 Riflettendo su questo mistero, possiamo dire che con la sua venuta Gesù si è posto in rapporto con l'attesa presente nel popolo di Israele, nell'intera umanità ed in fondo nella stessa creazione. Con il dono di se stesso, Egli ha obiettivamente inaugurato il tempo escatologico. Cristo è venuto per chiamare a raccolta il Popolo di Dio disperso (cfr Jn 11,52), manifestando chiaramente l'intenzione di radunare la comunità dell'alleanza, per portare a compimento le promesse di Dio fatte agli antichi padri (cfr Jr 23,3 Jr 31,10 Lc 1,55 Lc 1,70). Nella chiamata dei Dodici, da porre in relazione con le dodici tribù di Israele, e nel mandato loro affidato nell'Ultima Cena, prima della sua Passione redentrice, di celebrare il suo memoriale, Gesù ha mostrato di voler trasferire all'intera comunità da Lui fondata il compito di essere, nella storia, segno e strumento del raduno escatologico, in Lui iniziato. Pertanto, in ogni Celebrazione eucaristica si realizza sacramentalmente il radunarsi escatologico del Popolo di Dio. Il banchetto eucaristico è per noi reale anticipazione del banchetto finale, preannunziato dai Profeti (cfr Is 25,6-9) e descritto nel Nuovo Testamento come « le nozze dell'Agnello » (Ap 19,7 Ap 19,9), da celebrarsi nella gioia della comunione dei santi.(100)

(100) Cfr Propositio 3.


Preghiera per i defunti


32 La Celebrazione eucaristica, nella quale annunciamo la morte del Signore, proclamiamo la sua risurrezione, nell'attesa della sua venuta, è pegno della gloria futura in cui anche i nostri corpi saranno glorificati. Celebrando il Memoriale della nostra salvezza si rafforza in noi la speranza della risurrezione della carne e della possibilità di incontrare di nuovo, faccia a faccia, coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede. In questo orizzonte, insieme ai Padri sinodali, vorrei ricordare a tutti i fedeli l'importanza della preghiera di suffragio per i defunti, in particolare della celebrazione di sante Messe per loro,(101) affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. Riscoprendo la dimensione escatologica insita nell'Eucaristia, celebrata ed adorata, siamo così sostenuti nel nostro cammino e confortati nella speranza della gloria (cfr Rm 5,2 Tt 2,13).

(101) Vorrei qui richiamare le parole piene di speranza e di conforto che troviamo nella Preghiera eucaristica II: « ricordati dei nostri fratelli che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza: ammettili a godere la luce del tuo volto ».



L'Eucaristia e la Vergine Maria


33 Dalla relazione tra l'Eucaristia e i singoli Sacramenti, e dal significato escatologico dei santi Misteri emerge nel suo insieme il profilo dell'esistenza cristiana, chiamata ad essere in ogni istante culto spirituale, offerta di se stessa gradita a Dio. E se è vero che noi tutti siamo ancora in cammino verso il pieno compimento della nostra speranza, questo non toglie che si possa già ora con gratitudine riconoscere che quanto Dio ci ha donato trova perfetta realizzazione nella Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra: la sua Assunzione al cielo in corpo ed anima è per noi segno di sicura speranza, in quanto indica a noi, pellegrini nel tempo, quella meta escatologica che il sacramento dell'Eucaristia ci fa fin d'ora pregustare.

In Maria Santissima vediamo perfettamente attuata anche la modalità sacramentale con cui Dio raggiunge e coinvolge nella sua iniziativa salvifica la creatura umana. Dall'Annunciazione alla Pentecoste, Maria di Nazareth appare come la persona la cui libertà è totalmente disponibile alla volontà di Dio. La sua Immacolata Concezione si rivela propriamente nella docilità incondizionata alla Parola divina. La fede obbediente è la forma che la sua vita assume in ogni istante di fronte all'azione di Dio. Vergine in ascolto, ella vive in piena sintonia con la volontà divina; serba nel suo cuore le parole che le vengono da Dio e, componendole come in un mosaico, impara a comprenderle più a fondo (cfr
Lc 2,19 Lc 2,51); Maria è la grande Credente che, piena di fiducia, si mette nelle mani di Dio, abbandonandosi alla sua volontà.(102) Tale mistero si intensifica fino ad arrivare al pieno coinvolgimento nella missione redentrice di Gesù. Come ha affermato il Concilio Vaticano II, « la beata Vergine avanzò nella pellegrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr Jn 19,25) soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio ».(103) Dall'Annunciazione fino alla Croce, Maria è colei che accoglie la Parola fattasi carne in lei e giunta fino ad ammutolire nel silenzio della morte. È lei, infine, che riceve nelle sue braccia il corpo donato, ormai esanime, di Colui che davvero ha amato i suoi « sino alla fine » (Jn 13,1).

Per questo, ogni volta che nella Liturgia eucaristica ci accostiamo al Corpo e al Sangue di Cristo, ci rivolgiamo anche a Lei che, aderendovi pienamente, ha accolto per tutta la Chiesa il sacrificio di Cristo. Giustamente i Padri sinodali hanno affermato che « Maria inaugura la partecipazione della Chiesa al sacrificio del Redentore ».(104) Ella è l'Immacolata che accoglie incondizionatamente il dono di Dio e, in tal modo, viene associata all'opera della salvezza. Maria di Nazareth, icona della Chiesa nascente, è il modello di come ciascuno di noi è chiamato ad accogliere il dono che Gesù fa di se stesso nell'Eucaristia.

(102) Cfr Benedetto XVI, Omelia (8 dicembre 2005): AAS 98 (2006), 15-16.
(103) Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, LG 58.
(104) Propositio 4.


SECONDA PARTE

EUCARISTIA, MISTERO DA CELEBRARE

« In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo,

ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero » (Jn 6,32)


Lex orandi e lex credendi


34 Il Sinodo dei Vescovi ha riflettuto molto sulla relazione intrinseca tra fede eucaristica e celebrazione, mettendo in evidenza il nesso tra lex orandi e lex credendi e sottolineando il primato dell'azione liturgica. È necessario vivere l'Eucaristia come mistero della fede autenticamente celebrato, nella chiara consapevolezza che « l'intellectus fidei è sempre originariamente in rapporto con l'azione liturgica della Chiesa ».(105) In questo ambito, la riflessione teologica non può mai prescindere dall'ordine sacramentale istituito da Cristo stesso. Dall'altra parte, l'azione liturgica non può mai essere considerata genericamente, a prescindere dal mistero della fede. La sorgente della nostra fede e della liturgia eucaristica, infatti, è il medesimo evento: il dono che Cristo ha fatto di se stesso nel Mistero pasquale.

(105) Relatio post disceptationem, 4: L'Osservatore Romano, 14 ottobre 2005, p. 5.

Bellezza e liturgia


35 Il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico e liturgico della bellezza. La liturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor.Nella liturgia rifulge il Mistero pasquale mediante il quale Cristo stesso ci attrae a sé e ci chiama alla comunione. In Gesù, come soleva dire san Bonaventura, contempliamo la bellezza e il fulgore delle origini.(106) Tale attributo cui facciamo riferimento non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell'amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce, facendoci uscire da noi stessi e attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l'amore.(107) Già nella creazione Dio si lascia intravedere nella bellezza e nell'armonia del cosmo (cfr Sg 13,5 Rm 1,19-20). Nell'Antico Testamento poi troviamo ampi segni del fulgore della potenza di Dio, che si manifesta con la sua gloria attraverso i prodigi operati in mezzo al popolo eletto (cfr Ex 14 Ex 16,10 Ex 24,12-18; Nb 14,20-23). Nel Nuovo Testamento si compie definitivamente questa epifania di bellezza nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo: (108) Egli è la piena manifestazione della gloria divina. Nella glorificazione del Figlio risplende e si comunica la gloria del Padre (cfr Jn 1,14 Jn 8,54 Jn 12,28 Jn 17,1). Tuttavia, questa bellezza non è una semplice armonia di forme; « il più bello tra i figli dell'uomo » (Ps 45,3 [44]) è anche misteriosamente colui che « non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi » (Is 53,2). Gesù Cristo ci mostra come la verità dell'amore sa trasfigurare anche l'oscuro mistero della morte nella luce irradiante della risurrezione. Qui il fulgore della gloria di Dio supera ogni bellezza intramondana. La vera bellezza è l'amore di Dio che si è definitivamente a noi rivelato nel Mistero pasquale.

La bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra. Il memoriale del sacrificio redentore porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro (cfr Mc 9,2). La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l'azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria.

(106) Cfr Sermo 1, 7; 11, 10; 22, 7; 29, 76: Sermones dominicales ad fidem codicum nunc denuo editi, Grottaferrata 1977, pp.135, 209 s., 292 s., 337; Benedetto XVI, Messaggio ai Movimenti Ecclesiali e alle Nuove Comunità (22 maggio 2006): AAS 98 (2006), 463.
(107) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, GS 22.
(108) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina rivelazione Dei Verbum, DV 2 DV 4.



La Celebrazione eucaristica opera del « Christus totus »

Christus totus in capite et in corpore


36 La bellezza intrinseca della liturgia ha come soggetto proprio il Cristo risorto e glorificato nello Spirito Santo, che include la Chiesa nel suo agire.(109) In questa prospettiva è assai suggestivo richiamare alla mente le parole di sant'Agostino che in modo efficace descrivono questa dinamica di fede propria dell'Eucaristia. Il grande Santo di Ippona, proprio in riferimento al Mistero eucaristico, mette in rilievo come Cristo stesso ci assimili a sé: « Quel pane che voi vedete sull'altare, santificato con la parola di Dio, è il corpo di Cristo. Il calice, o meglio quel che il calice contiene, santificato con le parole di Dio, è sangue di Cristo. Con questi [segni] Cristo Signore ha voluto affidarci il suo corpo e il suo sangue, che ha sparso per noi per la remissione dei peccati. Se voi li avete ricevuti bene, voi stessi siete quel che avete ricevuto ».(110) Pertanto « non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo stesso ».(111) Da qui possiamo contemplare la misteriosa azione di Dio che comporta l'unità profonda tra noi e il Signore Gesù: « Non bisogna credere infatti che il Cristo sia nel capo senza essere anche nel corpo, ma egli è tutto intero nel capo e nel corpo ».(112)

(109) Propositio 33.
(110) Sermo 227, 1: PL 38, 1099.
(111) S. Agostino, In Iohannis Evangelium Tractatus 21, 8: PL 35, 1568.
(112) Ibidem, 28,1: PL 35, 1622.


Eucaristia e Cristo risorto


37 Poiché la liturgia eucaristica è essenzialmente actio Dei che ci coinvolge in Gesù per mezzo dello Spirito, il suo fondamento non è a disposizione del nostro arbitrio e non può subire il ricatto delle mode del momento. Anche qui vale l'irrefragabile affermazione di san Paolo: « Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo » (1Co 3,11). È ancora l'Apostolo delle genti ad assicurarci che, in riferimento all'Eucaristia, egli non ci comunica una sua personale dottrina, ma quello che a sua volta ha ricevuto (cfr 1Co 11,23). La celebrazione dell'Eucaristia implica, infatti, la Tradizione viva. La Chiesa celebra il Sacrificio eucaristico in obbedienza al comando di Cristo, a partire dall'esperienza del Risorto e dall'effusione dello Spirito Santo. Per questo motivo, la comunità cristiana, fin dagli inizi, si riunisce per la fractio panis nel Giorno del Signore. Il giorno in cui Cristo è risorto dai morti, la Domenica, è anche il primo giorno della settimana, quello in cui la tradizione veterotestamentaria vedeva l'inizio della creazione. Il giorno della creazione è ora diventato il giorno della « creazione nuova », il giorno della nostra liberazione nel quale facciamo memoria di Cristo morto e risorto.(113)

(113) Cfr Propositio 30. Anche la santa Messa che la Chiesa celebra durante la settimana, ed a cui i fedeli sono invitati a partecipare, trova la sua forma propria nel giorno del Signore, il giorno della risurrezione di Cristo; Propositio 43.



Ars celebrandi


38 Nei lavori sinodali è stata più volte raccomandata la necessità di superare ogni possibile separazione tra l'ars celebrandi, cioè l'arte di celebrare rettamente, e la partecipazione piena, attiva e fruttuosa di tutti i fedeli. In effetti, il primo modo con cui si favorisce la partecipazione del Popolo di Dio al Rito sacro è la celebrazione adeguata del Rito stesso. L'ars celebrandi è la migliore condizione per l'actuosa participatio.(114) L'ars celebrandi scaturisce dall'obbedienza fedele alle norme liturgiche nella loro completezza, poiché è proprio questo modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i credenti, i quali sono chiamati a vivere la celebrazione in quanto Popolo di Dio, sacerdozio regale, nazione santa (cfr 1P 2,4-5 1P 2,9).(115)

(114) Cfr Propositio 2.
(115) Cfr Propositio 25


Il Vescovo, liturgo per eccellenza


39 Se è vero che tutto il Popolo di Dio partecipa alla Liturgia eucaristica, tuttavia in relazione alla corretta ars celebrandi un compito imprescindibile spetta a coloro che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine. Vescovi, sacerdoti e diaconi, ciascuno secondo il proprio grado, devono considerare la celebrazione come loro principale dovere.(116) Innanzitutto il Vescovo diocesano: egli infatti, quale « primo dispensatore dei misteri di Dio nella Chiesa particolare a lui affidata, è la guida, il promotore e il custode di tutta la vita liturgica ».(117) Tutto ciò è decisivo per la vita della Chiesa particolare non solo in quanto la comunione con il Vescovo è la condizione perché ogni celebrazione sul territorio sia legittima, ma anche perché egli stesso è il liturgo per eccellenza della propria Chiesa.(118) A lui spetta salvaguardare la concorde unità delle celebrazioni nella sua Diocesi. Pertanto deve essere « impegno del Vescovo fare in modo che i presbiteri, i diaconi e i fedeli comprendano sempre più il senso autentico dei riti e dei testi liturgici e così siano condotti ad un'attiva e fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia ».(119) In particolare, esorto a fare quanto è necessario perché le celebrazioni liturgiche svolte dal Vescovo nella Chiesa cattedrale avvengano nel pieno rispetto dell'ars celebrandi, in modo che possano essere considerate come modello da tutte le chiese sparse sul territorio.(120)

(116) Cfr Propositio 19. La Propositio 25 specifica: « Un'autentica azione liturgica esprime la sacralità del Mistero eucaristico. Questa dovrebbe trasparire nelle parole e nelle azioni del sacerdote celebrante, mentre egli intercede presso Dio Padre sia con i fedeli sia per loro ».
(117) ; Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
SC 41; Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Redemptionis Sacramentum -25: AAS 96 (2004), 555-557.
(118) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, CD 14; Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 41.
(119) .
(120) Cfr ibidem.


Il rispetto dei libri liturgici e della ricchezza dei segni


40 Sottolineando l'importanza dell'ars celebrandi, si pone in luce di conseguenza il valore delle norme liturgiche.(121) L'ars celebrandi deve favorire il senso del sacro e l'utilizzo di quelle forme esteriori che educano a tale senso, come, ad esempio, l'armonia del rito, delle vesti liturgiche, dell'arredo e del luogo sacro. La celebrazione eucaristica trova giovamento là dove i sacerdoti e i responsabili della pastorale liturgica si impegnano a fare conoscere i vigenti libri liturgici e le relative norme, mettendo in evidenza le grandi ricchezze dell'Ordinamento Generale del Messale Romano e dell'Ordinamento delle Letture della Messa. Nelle comunità ecclesiali si dà forse per scontata la loro conoscenza ed il loro giusto apprezzamento, ma spesso così non è. In realtà, sono testi in cui sono contenute ricchezze che custodiscono ed esprimono la fede e il cammino del Popolo di Dio lungo i due millenni della sua storia. Altrettanto importante per una giusta ars celebrandi è l'attenzione verso tutte le forme di linguaggio previste dalla liturgia: parola e canto, gesti e silenzi, movimento del corpo, colori liturgici dei paramenti. La liturgia, in effetti, possiede per sua natura una varietà di registri di comunicazione che le consentono di mirare al coinvolgimento di tutto l'essere umano. La semplicità dei gesti e la sobrietà dei segni posti nell'ordine e nei tempi previsti comunicano e coinvolgono di più che l'artificiosità di aggiunte inopportune. L'attenzione e l'obbedienza alla struttura propria del rito, mentre esprimono il riconoscimento del carattere di dono dell'Eucaristia, manifestano la volontà del ministro di accogliere con docile gratitudine tale ineffabile dono.

(121) Cfr Propositio 25.


Arte al servizio della celebrazione


41 Il legame profondo tra la bellezza e la liturgia deve farci considerare con attenzione tutte le espressioni artistiche poste al servizio della celebrazione.(122) Una componente importante dell'arte sacra è certamente l'architettura delle chiese,(123) nelle quali deve risaltare l'unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede. A tale proposito si deve tenere presente che lo scopo dell'architettura sacra è di offrire alla Chiesa che celebra i misteri della fede, in particolare l'Eucaristia, lo spazio più adatto all'adeguato svolgimento della sua azione liturgica.(124) Infatti, la natura del tempio cristiano è definita dall'azione liturgica stessa, che implica il radunarsi dei fedeli (ecclesia), i quali sono le pietre vive del tempio (cfr 1P 2,5).

Lo stesso principio vale per tutta l'arte sacra in genere, specialmente la pittura e la scultura, nelle quali l'iconografia religiosa deve essere orientata alla mistagogia sacramentale. Un'approfondita conoscenza delle forme che l'arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può essere di grande aiuto per coloro che, di fronte a architetti e artisti, hanno la responsabilità della committenza di opere artistiche legate all'azione liturgica. Perciò è indispensabile che nella formazione dei seminaristi e dei sacerdoti sia inclusa, come disciplina importante, la storia dell'arte con speciale riferimento agli edifici di culto alla luce delle norme liturgiche. In definitiva, è necessario che in tutto quello che riguarda l'Eucaristia vi sia gusto per la bellezza. Rispetto e cura dovranno aversi anche per i paramenti, gli arredi, i vasi sacri, affinché, collegati in modo organico e ordinato tra loro, alimentino lo stupore per il mistero di Dio, manifestino l'unità della fede e rafforzino la devozione.(125)

(122) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 112-130.
(123) Cfr Propositio 27.
(124) Cfr ibidem.
(125) Per tutto quanto riguarda questi aspetti occorre attenersi fedelmente a quanto indicato nell'-351.


Il canto liturgico


42 Nell'ars celebrandi un posto di rilievo viene occupato dal canto liturgico.(126) A ragione sant'Agostino in un suo famoso sermone afferma: « L'uomo nuovo sa qual è il cantico nuovo. Il cantare è espressione di gioia e, se pensiamo a ciò con un po' più di attenzione, è espressione di amore ».(127) Il Popolo di Dio radunato per la celebrazione canta le lodi di Dio. La Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha creato, e continua a creare, musica e canti che costituiscono un patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto. Davvero, in liturgia non possiamo dire che un canto vale l'altro. A tale proposito, occorre evitare la generica improvvisazione o l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia. In quanto elemento liturgico, il canto deve integrarsi nella forma propria della celebrazione.(128) Di conseguenza tutto – nel testo, nella melodia, nell'esecuzione – deve corrispondere al senso del mistero celebrato, alle parti del rito e ai tempi liturgici.(129) Infine, pur tenendo conto dei diversi orientamenti e delle differenti tradizioni assai lodevoli, desidero, come è stato chiesto dai Padri sinodali, che venga adeguatamente valorizzato il canto gregoriano,(130) in quanto canto proprio della liturgia romana.(131)

(126) Cfr -41; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
SC 112-118.
(127) Sermo 34,1: PL 38, 210.
(128) Cfr Propositio 25: « Come tutte le espressioni artistiche anche il canto deve essere intimamente armonizzato con la liturgia, partecipare efficacemente al suo fine, ossia deve esprimere la fede, la preghiera, lo stupore, l'amore verso Gesù presente nell'Eucaristia ».
(129) Cfr Propositio 29.
(130) Cfr Propositio 36.
(131) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 116; .



La struttura della celebrazione eucaristica


43 Dopo aver ricordato gli elementi portanti dell'ars celebrandi emersi nei lavori sinodali, vorrei richiamare l'attenzione più specificamente su alcune parti della struttura della Celebrazione eucaristica, che nel nostro tempo necessitano di una particolare cura, al fine di restare fedeli all'intenzione profonda del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II, in continuità con tutta la grande tradizione ecclesiale.

Unità intrinseca dell'azione liturgica


44 Prima di tutto è necessario riflettere sull'unità intrinseca del rito della santa Messa. Bisogna evitare che, sia nelle catechesi che nella modalità di celebrazione, si dia adito ad una visione giustapposta delle due parti del rito. Liturgia della Parola e liturgia eucaristica - oltre ai riti di introduzione e di conclusione - « sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto ».(132) Infatti, esiste un legame intrinseco tra la Parola di Dio e l'Eucaristia. Ascoltando la Parola di Dio nasce o si rafforza la fede (cfr Rm 10,17); nell'Eucaristia il Verbo fatto carne si dà a noi come cibo spirituale.(133) Così « dalle due mense della Parola di Dio e del Corpo di Cristo la Chiesa riceve ed offre ai fedeli il Pane di vita ».(134) Pertanto, si deve costantemente tener presente che la Parola di Dio, dalla Chiesa letta e annunziata nella liturgia, conduce all'Eucaristia come al suo fine connaturale.

(132) ; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 56; Sacra Congregazione dei Riti, Istr. Eucharisticum Mysterium (25 maggio 1967), 3: AAS 57 (1967), 540-543.
(133) Cfr Propositio 18.
(134) Ibidem.


La liturgia della Parola


45 Insieme al Sinodo, chiedo che la liturgia della Parola sia sempre debitamente preparata e vissuta. Pertanto, raccomando vivamente che nelle liturgie si ponga grande attenzione alla proclamazione della Parola di Dio da parte di lettori ben preparati. Non dimentichiamo mai che « quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua Parola, annunzia il Vangelo ».(135) Se le circostanze lo rendono opportuno, si può pensare a poche parole di introduzione che aiutino i fedeli a prenderne rinnovata coscienza. La Parola di Dio per essere ben compresa deve essere ascoltata ed accolta con spirito ecclesiale e nella consapevolezza della sua unità con il Sacramento eucaristico. Infatti, la Parola che annunciamo ed ascoltiamo è il Verbo fatto carne (cfr Jn 1,14) ed ha un intrinseco riferimento alla persona di Cristo e alla modalità sacramentale della sua permanenza. Cristo non parla nel passato ma nel nostro presente, come Egli è presente nell'azione liturgica. In questo orizzonte sacramentale della rivelazione cristiana,(136) la conoscenza e lo studio della Parola di Dio ci permettono di apprezzare, celebrare e vivere meglio l'Eucaristia. Anche qui si rivela in tutta la sua verità l'affermazione secondo cui « l'ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo ».(137)

A questo scopo è necessario che i fedeli siano aiutati ad apprezzare i tesori della Sacra Scrittura presenti nel lezionario attraverso iniziative pastorali, celebrazioni della Parola e la lettura orante (lectio divina). Inoltre, non si dimentichi di promuovere le forme di preghiera confermate dalla tradizione: la Liturgia delle Ore, soprattutto le Lodi, i Vespri, la Compieta e anche le celebrazioni vigiliari. La preghiera dei Salmi, le letture bibliche e quelle della grande tradizione presentate nell'Ufficio divino possono condurre ad un'approfondita esperienza dell'avvenimento di Cristo e dell'economia della salvezza, che a sua volta può arricchire la comprensione e la partecipazione alla Celebrazione eucaristica.(138)

(135) .
(136) Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et Ratio (14 settembre 1998), FR 13: AAS 91 (1999), 15-16.
(137) S. Gerolamo, Comm. in Is., Prol.: PL 24, 17; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, DV 25.
(138) Cfr Propositio 31.


L'omelia


46 In relazione all'importanza della Parola di Dio si pone la necessità di migliorare la qualità dell'omelia. Essa infatti « è parte dell'azione liturgica »; (139) ha il compito di favorire una più piena comprensione ed efficacia della Parola di Dio nella vita dei fedeli. Per questo i ministri ordinati devono « preparare accuratamente l'omelia, basandosi su una conoscenza adeguata della Sacra Scrittura ».(140) Si evitino omelie generiche o astratte. In particolare, chiedo ai ministri di fare in modo che l'omelia ponga la Parola di Dio proclamata in stretta relazione con la celebrazione sacramentale (141) e con la vita della comunità, in modo tale che la Parola di Dio sia realmente sostegno e vita della Chiesa.(142) Si tenga presente, pertanto, lo scopo catechetico ed esortativo dell'omelia. Si ritiene opportuno che, partendo dal lezionario triennale, siano sapientemente proposte ai fedeli omelie tematiche che, lungo l'anno liturgico, trattino i grandi temi della fede cristiana, attingendo a quanto proposto autorevolmente dal Magistero nei quattro ‘pilastri' del Catechismo della Chiesa Cattolica e nel recente Compendio: la professione della fede, la celebrazione del mistero cristiano, la vita in Cristo, la preghiera cristiana.(143)

(139) ; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
SC 7 SC 33 SC 52.
(140) Propositio 19.
(141) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, SC 52.
(142) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, SC 21.
(143) A tale scopo il Sinodo ha esortato ad elaborare sussidi pastorali, basati sul lezionario triennale, che aiutino a legare in modo intrinseco la proclamazione delle letture previste con la dottrina della fede: cfr Propositio 19.


Presentazione dei doni


47 I Padri sinodali hanno richiamato l'attenzione anche sulla presentazione dei doni. Non si tratta semplicemente di un sorta di « intervallo » tra la liturgia della Parola e quella eucaristica. Ciò farebbe venir meno, tra l'altro, il senso dell'unico rito composto di due parti connesse. In questo gesto umile e semplice si manifesta, in realtà, un significato molto grande: nel pane e nel vino che portiamo all'altare tutta la creazione è assunta da Cristo Redentore per essere trasformata e presentata al Padre.(144) In questa prospettiva portiamo all'altare anche tutta la sofferenza e il dolore del mondo, nella certezza che tutto è prezioso agli occhi di Dio. Questo gesto, per essere vissuto nel suo autentico significato, non ha bisogno di essere enfatizzato con complicazioni inopportune. Esso permette di valorizzare l'originaria partecipazione che Dio chiede all'uomo per portare a compimento l'opera divina in lui e dare in tal modo senso pieno al lavoro umano, che attraverso la Celebrazione eucaristica viene unito al sacrificio redentore di Cristo.

(144) Cfr Propositio 20.


La preghiera eucaristica


48 La preghiera eucaristica è « momento centrale e culminante dell'intera celebrazione ».(145) La sua importanza merita di essere adeguatamente sottolineata. Le differenti preghiere eucaristiche contenute nel Messale ci sono tramandate dalla Tradizione viva della Chiesa e si distinguono per una ricchezza teologica e spirituale inesauribile. I fedeli devono essere messi in grado di apprezzarla. L'Ordinamento Generale del Messale Romano ci aiuta in questo ricordandoci gli elementi fondamentali di ogni preghiera eucaristica: azione di grazie, acclamazione, epiclesi, racconto dell'istituzione, consacrazione, anamnesi, offerta, intercessione e dossologia conclusiva.(146) In particolare, la spiritualità eucaristica e la riflessione teologica vengono illuminate se si contempla la profonda unità nell'anafora tra l'invocazione dello Spirito Santo e il racconto dell'istituzione,(147) in cui « si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell'Ultima Cena ».(148) Infatti, « la Chiesa implora con speciali invocazioni la potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli uomini siano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la vittima immacolata, che si riceve nella Comunione, giovi per la salvezza di coloro che vi parteciperanno ».(149)

(145) .
(146) Cfr -79.
(147) Cfr Propositio 22.
(148) d.
(149) c.



Sacramentum caritatis IT 29