Slavorum Apostoli 16

V - Senso cattolico della Chiesa

16 16. Non è soltanto il contenuto evangelico della dottrina annunciata dai santi Cirillo e Metodio che merita una particolare accentuazione. Molto espressivo e istruttivo per la Chiesa d'oggi è anche il metodo catechetico e pastorale, che essi applicarono nella loro attività apostolica tra popoli che non avevano ancora sentito celebrare i divini misteri nella loro lingua natia, né avevano ancora udito annunciare la parola di Dio in modo pienamente conforme alla propria mentalità e nel rispetto delle concrete condizioni di vita, loro proprie.

Sappiamo che il Concilio Vaticano II, vent'anni fa, ebbe come compito precipuo quello di risvegliare l'autocoscienza della Chiesa e, mediante il suo rinnovamento interiore, di imprimerle un nuovo impulso missionario in ordine all'annuncio dell'eterno messaggio di salvezza, di pace e di reciproca concordia tra i popoli e le nazioni, al di là di tutte le frontiere che ancora dividono il nostro pianeta, destinato, per volontà di Dio creatore e redentore, ad essere dimora comune per l'intera umanità. Le minacce, che ai nostri tempi si accumulano sopra di esso, non possono far dimenticare la profetica intuizione di papa Giovanni XXIII, che convoco il Concilio nell'intento e nella convinzione che esso sarebbe stato in grado di preparare e di avviare un periodo di primavera e di rinascita nella vita della Chiesa.

E, in tema di universalità, lo stesso Concilio, tra l'altro, così si è espresso: "A formare il nuovo popolo di Dio sono chiamati tutti gli uomini.

Perciò, questo popolo, pur restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia il proposito della volontà di Dio, il quale in principio creo la natura umana una, e volle alla fine radunare insieme i suoi figli che erano dispersi (cfr.
Jn 11,52)... La Chiesa, cioè il popolo di Dio, inaugurando questo regno, nulla sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario favorisce e accoglie le capacità e le risorse e le consuetudini dei popoli, in quanto sono buone, e accogliendole le purifica, le consolida e le eleva... Questo carattere di universalità, che adorna e distingue il popolo di Dio, è un dono dello stesso Signore... In virtù di questa cattolicità, le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, e così il tutto e le singole parti s'accrescono comunicando ognuna con le altre e concordemente operando per la pienezza nell'unità" (LG 23).

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17. Possiamo tranquillamente affermare che una tale visione, tradizionale e insieme estremamente attuale, della cattolicità della chiesa - sentita come una sinfonia delle varie liturgie in tutte le lingue del mondo, unite in un'unica liturgia, o come un coro armonioso che, sostenuto dalle voci di sterminate moltitudini di uomini, si leva secondo innumerevoli modulazioni, timbri e intrecci per la lode di Dio da ogni punto del nostro globo, in ogni momento della storia - corrisponde in modo particolare alla visione teologica e pastorale, che ispiro l'opera apostolica e missionaria di Costantino filosofo e di Metodio e ne sostenne la missione tra le nazioni slave.

A Venezia, davanti ai rappresentanti della cultura ecclesiastica, che essendo attaccati a un concetto piuttosto angusto della realtà ecclesiale, erano contrari a questa visione, san Cirillo la difese con coraggio, indicando il fatto che molti popoli avevano già introdotto in passato e possedevano una liturgia scritta e celebrata nella propria lingua, come "gli armeni, i persiani, gli abasgi, i georgiani, i sugdi, i goti, gli avari, i tirsi, i khazari, gli arabi, i copti, i siriani e molti altri".

Ricordando che Dio fa sorgere il suo sole e fa cadere la pioggia su tutti gli uomini senza eccezione, egli diceva: "Non respiriamo forse tutti l'aria nel medesimo modo? E voi non vi vergognate di stabilire tre sole lingue (l'ebraico, il greco e il latino) decidendo che tutti gli altri popoli e stirpi restino ciechi e sordi! Ditemi: sostenete questo, perché considerate Dio tanto debole da non essere in grado di concederlo, oppure tanto invidioso da non volerlo?". Alle argomentazioni storiche e dialettiche, che gli venivano opposte, il santo rispondeva facendo ricorso al fondamento ispirato della Sacra Scrittura: "Ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore per la gloria di Dio Padre"; "ogni terra ti adori, levi a te canti; inneggi, Altissimo, al tuo nome"; "Lodate il Signore, genti tutte, e lodatelo, popoli tutti" ("Vita Constantini".



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18. La Chiesa è cattolica anche perché sa presentare in ogni contesto umano la verità rivelata, da essa custodita intatta nel suo contenuto divino, in modo tale da farla incontrare con i pensieri elevati e le giuste attese di ogni uomo e di ogni popolo. Del resto, l'intero patrimonio di bene, che ogni generazione trasmette ai posteri insieme con l'inestimabile dono della vita, costituisce come una variopinta e immensa quantità di tessere che compongono il vivo mosaico del "Pantocràtor", il quale si manifesterà nel suo totale splendore solo al momento della parusia.

Il Vangelo non porta all'impoverimento o allo spegnimento di ciò che ogni uomo, popolo e nazione, ogni cultura durante la storia riconoscono e attuano come bene, verità e bellezza. Piuttosto esso spinge ad assimilare e a sviluppare tutti questi valori: a viverli con magnanimità e gioia e a completarli con la misteriosa ed esaltante luce della rivelazione.

La dimensione concreta della cattolicità, inscritta da Cristo Signore nella costituzione stessa della Chiesa, non è qualcosa di statico, astorico e piattamente uniforme, ma sorge e si sviluppa, in un certo senso, quotidianamente come una novità dall'unanime fede di tutti coloro che credono nel Dio uno e trino, rivelato da Gesù Cristo e predicato dalla Chiesa con la forza dello Spirito Santo.

Questa dimensione scaturisce del tutto spontaneamente dal reciproco rispetto - proprio della carità fraterna - per ogni uomo e ogni nazione, grande o piccola, e dal riconoscimento leale degli attributi e dei diritti dei fratelli nella fede.

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19. La cattolicità della Chiesa si manifesta, altresi, nell'attiva corresponsabilità e nella generosa collaborazione di tutti in favore del bene comune. La Chiesa attua dappertutto la propria universalità accogliendo, unendo ed esaltando nel modo che le è proprio, con premura materna, ogni autentico valore umano. Al tempo stesso, essa si adopera in ogni latitudine e longitudine geografica e in ogni situazione storica per guadagnare a Dio ciascun uomo e tutti gli uomini, per unirli tra loro e con lui nella sua verità e nel suo amore.

Ogni uomo, ogni nazione, ogni cultura e civiltà hanno un proprio ruolo da svolgere e un proprio posto nel misterioso piano di Dio e nell'universale storia della salvezza. Era questo il pensiero dei due santi fratelli: il Dio "misericordioso e benevolo, attendendo che tutti gli uomini si pentano, perché tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità... non tollera che il genere umano soccomba alla debolezza e perisca cadendo nella tentazione del nemico, ma in tutti gli anni e tempi non cessa di elargirci una grazia molteplice, dall'origine fino ad oggi, allo stesso modo: prima, per il tramite dei patriarchi e dei padri e, dopo di loro, per il tramite dei profeti; e ancora per il tramite degli apostoli e dei martiri, degli uomini giusti e dei dottori, che egli sceglie in mezzo a questa vita tempestosa".

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20. Il messaggio evangelico, che i santi Cirillo e Metodio hanno tradotto per i popoli slavi, attingendo sapientemente dal tesoro della Chiesa "cose antiche e nuove", è stato trasmesso mediante l'annuncio e la catechesi in conformità alle verità eterne e adattandolo, nello stesso tempo, alla concreta situazione storica.

Grazie agli sforzi missionari di entrambi i santi, i popoli slavi poterono per la prima volta prender coscienza della propria vocazione a partecipare all'eterno disegno della santissima Trinità, nell'universale piano di salvezza del mondo. Con ciò riconoscevano pure il proprio ruolo a vantaggio dell'intera storia dell'umanità creata da Dio Padre, redenta dal figlio Salvatore e illuminata dallo Spirito Santo. Grazie a questo annuncio, approvato a suo tempo dalle autorità della Chiesa, i vescovi di Roma e i patriarchi di Costantinopoli, gli slavi poterono sentirsi, insieme con le altre nazioni della terra, discendenti ed eredi della promessa, fatta da Dio ad Abramo. In questo modo, grazie all'organizzazione ecclesiastica creata da san Metodio e alla consapevolezza della propria identità cristiana, essi presero il posto a loro destinato nella Chiesa, ormai sorta anche in quella parte d'Europa. Per questo, i loro odierni discendenti conservano un grato e imperituro ricordo di colui che è diventato l'anello che li unisce alla catena dei grandi araldi della divina rivelazione dell'Antico e del Nuovo Testamento: "Dopo tutti costoro Dio misericordioso, al nostro tempo, suscito in favore del nostro popolo - di cui nessuno si era mai preoccupato - per la buona impresa il nostro maestro, il beato Metodio, le cui virtù e lotte noi paragoniamo senza arrossire, ad una ad una, a quelle di tali uomini graditi a Dio".

VI - Il Vangelo e la cultura 2

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21. I fratelli di Salonicco erano eredi non solo della fede, ma anche della cultura della Grecia antica, continuata da Bisanzio. E si sa quale importanza questa eredità abbia per l'intera cultura europea e, direttamente o indirettamente, per quella universale. Nell'opera di evangelizzazione, che essi compirono - come pionieri in territorio abitato da popoli slavi - è contenuto al tempo stesso un modello di ciò che oggi porta il nome di "inculturazione" - l'incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone - e insieme l'introduzione di esse nella vita della Chiesa.

Incarnando il Vangelo nella peculiare cultura dei popoli che evangelizzavano, i santi Cirillo e Metodio ebbero particolari meriti per la formazione e lo sviluppo di quella stessa cultura o, meglio, di molte culture.

Infatti, tutte le culture delle nazioni slave debbono il proprio "inizio" o il proprio sviluppo all'opera dei fratelli di Salonicco. Questi, infatti, con la creazione, originale e geniale, di un alfabeto per la lingua slava, diedero un contributo fondamentale alla cultura e alla letteratura di tutte le nazioni slave.

La traduzione poi dei libri sacri, eseguita da Cirillo e Metodio unitamente ai loro discepoli, conferi capacità e dignità culturale alla lingua liturgica paleoslava, che divenne per lunghi secoli non solo la lingua ecclesiastica, ma anche quella ufficiale e letteraria, e persino la lingua comune delle classi più colte della maggior parte delle nazioni slave e, in particolare, di tutti gli slavi di rito orientale. Essa veniva usata anche nella Chiesa di Santa Croce in Cracovia, presso la quale si erano stabiliti i benedettini slavi.

Qui furono pubblicati i primi libri liturgici, stampati in questa lingua. fino ad oggi è questa la lingua usata nella liturgia bizantina delle Chiese orientali slave di rito costantinopolitano sia cattoliche che ortodosse nell'Europa orientale e sudorientale, nonché in diversi Paesi dell'Europa occidentale, ed è anche usata nella liturgia romana dei cattolici di Croazia.

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22. Nello sviluppo storico degli slavi di rito orientale tale lingua ebbe un ruolo pari a quello della lingua latina in Occidente. Essa, inoltre, si è conservata più a lungo - in parte fino al XIX secolo - e ha esercitato un influsso molto più diretto sulla formazione delle lingue native letterarie, grazie agli stretti rapporti di parentela con esse.

Questi meriti per la cultura di tutti i popoli e di tutte le nazioni slave rendono l'opera di evangelizzazione svolta dai santi Cirillo e Metodio, in un certo senso, costantemente presente nella storia e nella vita di questi popoli e di queste nazioni.

VII - Irradiazione del millennio cristiano nel mondo slavo

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23. L'attività apostolico-missionaria dei santi Cirillo e Metodio, che cade nella seconda metà del IX secolo, può considerarsi la prima efficace evangelizzazione degli slavi. Essa interesso in diverso grado i singoli territori, concentrandosi principalmente su quelli dello Stato della Grande Moravia di allora. Prima di tutto, abbraccio le regioni della metropolia, il cui pastore era Metodio, cioè la Moravia, la Slovacchia e la Pannonia, cioè una parte dell'odierna Ungheria.

Nell'ambito del più vasto influsso esercitato da questa attività apostolica, specialmente da parte dei missionari preparati da Metodio, si trovarono gli altri gruppi di slavi occidentali, anzitutto quelli di Boemia. Il primo principe storico della Boemia della dinastia dei Premyslidi, Bozyvoj (Borivoj), fu battezzato probabilmente secondo il rito slavo. Più tardi questo influsso raggiunse le tribù serbolusaziane nonché territori della Polonia meridionale. Tuttavia, dal momento della caduta della Grande Moravia (circa 905-906), a questo rito subentro il rito latino e la Boemia fu attribuita ecclesiasticamente al vescovo di Ratisbona e alla metropolia di Salisburgo. Merita, pero, attenzione il fatto che ancora verso la metà del X secolo, ai tempi di san Venceslao, esisteva una forte compenetrazione degli elementi di entrambi i riti con un'avanzata simbiosi di tutte e due le lingue usate nella liturgia: la lingua slava e la lingua latina. Del resto, non era possibile la cristianizzazione del popolo senza servirsi della lingua natia. E solamente su una tale base poté svilupparsi la terminologia cristiana nella Boemia, e da qui, successivamente, svilupparsi e consolidarsi la terminologia ecclesiastica in Polonia. La notizia sul principe dei Vislani nella "Vita di Metodio" è il più antico cenno storico riguardante una delle tribù polacche.

Mancano i dati sufficienti per poter collegare con questa notizia l'istituzione nelle terre polacche di un'organizzazione ecclesiastica in rito slavo.

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24. Il Battesimo della Polonia nel 966, nella persona del primo sovrano storico Mieszko, che sposo la principessa boema Dubravka, avvenne principalmente per mezzo della Chiesa boema, e per questa via il cristianesimo giunse in Polonia da Roma nella forma latina. Resta, comunque, il fatto che i primordi del cristianesimo in Polonia si collegano in qualche modo con l'opera dei fratelli partiti dalla lontana Salonicco.

Tra gli slavi della penisola Balcanica le sollecitudini dei santi fratelli fruttificarono in modo ancor più visibile. Grazie al loro apostolato si consolido il cristianesimo già da tempo radicato in Croazia. Principalmente per il tramite dei discepoli, espulsi dall'originario terreno di azione, la missione cirillo-metodiana si affermo e sviluppo meravigliosamente in Bulgaria. Qui, grazie a san Clemente da Ocrida, sorsero dinamici centri di vita monastica, e qui trovo sviluppo particolare l'alfabeto cirillico. Da qui pure il cristianesimo passo in altri territori, fino a raggiungere, attraverso la vicina Romania, l'antica Rus' di Kiev ed estendersi quindi da Mosca verso Oriente. Tra alcuni anni, precisamente nell'anno 1988, ricorrerà il millenario del Battesimo di san Vladimiro il Grande, principe di Kiev.

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25. Giustamente, dunque, i santi Cirillo e Metodio furono presto riconosciuti dalla famiglia dei popoli slavi come padri tanto del loro cristianesimo, quanto della loro cultura. ln molti dei territori già nominati, benché ci fossero stati diversi missionari, la maggioranza della popolazione slava conservava, ancora nel secolo IX, consuetudini e credenze pagane. Solamente sul terreno coltivato dai nostri santi, o almeno da loro preparato per la coltivazione, il cristianesimo entro in modo definitivo nella storia degli slavi durante il secolo successivo.

La loro opera costituisce un contributo eminente per il formarsi delle comuni radici cristiane dell'Europa, quelle radici che per la loro solidità e vitalità configurano uno dei più solidi punti di riferimento, da cui non può prescindere ogni serio tentativo di ricomporre in modo nuovo e attuale l'unità del continente. Dopo undici secoli di cristianesimo tra gli slavi, vediamo chiaro che il retaggio dei fratelli di Salonicco è e resta per loro più profondo e più forte di qualunque divisione. Entrambe le tradizioni cristiane - l'orientale che deriva da Costantinopoli e l'occidentale che deriva da Roma - sono sorte nel seno dell'unica Chiesa, anche se sulla trama di diverse culture e di un diverso approccio verso gli stessi problemi. Una tale diversità, quando ne sia ben compresa l'origine e siano ben considerati il suo valore e il suo significato, può soltanto arricchire sia la cultura dell'Europa, sia la sua tradizione religiosa, e diventare, altresi, una base adeguata per il suo auspicato rinnovamento spirituale.

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26. Fin dal IX secolo, quando nell'Europa cristiana si stava delineando un nuovo assetto, i santi Cirillo e Metodio ci propongono un messaggio che si rivela attualissimo per la nostra epoca, la quale, proprio in ragione dei tanti e complessi problemi di ordine religioso e culturale, civile e internazionale, cerca una vitale unità nella reale comunione di varie componenti. Dei due evangelizzatori si può dire che caratteristico fu il loro amore alla comunione della Chiesa universale sia in Oriente che in Occidente e, in essa, alla Chiesa particolare che stava nascendo nelle nazioni slave. Da essi anche per i cristiani e gli uomini del nostro tempo deriva l'invito a costruire insieme la comunione.

Ma è sul terreno specifico dell'attività missionaria che vale ancor più l'esempio di Cirillo e Metodio. Tale attività, infatti, è compito essenziale della Chiesa, ed è oggi urgente nella forma già accennata dell'"inculturazione". I due fratelli non solo svolsero la loro missione nel pieno rispetto della cultura già esistente presso i popoli slavi, ma insieme con la religione eminentemente e incessantemente la promossero e accrebbero. Analogamente, oggi le Chiese di antica data possono e debbono aiutare le Chiese e i popoli giovani a maturare nella propria identità e a progredire in essa.

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27. Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale fra la tradizione orientale e la tradizione occidentale, che confluiscono entrambe nell'unica grande tradizione della Chiesa universale. Essi sono per noi i campioni e insieme i patroni nello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d'Oriente e d'Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l'unità visibile nella comunione perfetta e totale, "l'unità che - come dissi in occasione della mia visita a Bari (26 febbraio 1984) - non è assorbimento e neppure fusione". L'unità è l'incontro nella verità e nell'amore, che ci sono donati dallo Spirito. Cirillo e Metodio, nella loro personalità e nella loro opera, sono figure che risvegliano in tutti i cristiani una grande "nostalgia per l'unione" e per l'unità tra le due Chiese sorelle dell'Oriente e dell'Occidente.

Per la piena cattolicità, ogni nazione, ogni cultura ha un proprio ruolo da svolgere nell'universale piano di salvezza. Ogni tradizione particolare, ogni Chiesa locale deve rimanere aperta e attenta alle altre Chiese e tradizioni e, nel contempo, alla comunione universale e cattolica; se rimanesse chiusa in sé, correrebbe il pericolo di impoverirsi anch'essa.

Attuando il proprio carisma, Cirillo e Metodio recarono un contributo decisivo alla costruzione dell'Europa non solo nella comunione religiosa cristiana, ma anche ai fini della sua unione civile e culturale. Nemmeno oggi esiste un'altra via per superare le tensioni e riparare le rotture e gli antagonismi sia nell'Europa che nel mondo, i quali minacciano di provocare una spaventosa distruzione di vite e di valori. Essere cristiani nel nostro tempo significa essere artefici di comunione nella Chiesa e nella società. A questo fine valgono l'animo aperto ai fratelli, la mutua comprensione, la prontezza nella cooperazione mediante lo scambio generoso dei beni culturali e spirituali.

In effetti, una delle aspirazioni fondamentali dell'umanità di oggi è quella di ritrovare l'unità e la comunione per una vita veramente degna dell'uomo a livello planetario. La Chiesa, consapevole di essere segno e sacramento universale di salvezza e di unità del genere umano, si dichiara pronta ad assolvere questo suo dovere "che le condizioni del tempo rendono più urgente, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti da vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano conseguire anche la piena unità in Cristo".

Conclusione

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28. Conviene, pertanto, che tutta la Chiesa celebri con solennità e con gioia gli undici secoli trascorsi dalla conclusione dell'opera apostolica del primo arcivescovo ordinato a Roma per i popoli slavi, Metodio, e di suo fratello Cirillo, ricordando l'ingresso di questi popoli sulla scena della storia della salvezza e nel novero delle nazioni europee che, già durante i secoli precedenti, avevano accolto il messaggio evangelico.

Tutti possono comprendere con quale profonda esultanza intende partecipare a questa celebrazione il primo figlio della stirpe slava chiamato, dopo quasi due millenni, a occupare la sede episcopale che fu di san Pietro in questa città di Roma.

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29. "Nelle tue mani consegno il mio spirito": noi salutiamo l'XI centenario della morte di san Metodio con le stesse parole, che furono da lui pronunciate - secondo quanto riferisce la sua "Vita" in lingua paleoslava - prima di morire, mentre stava per riunirsi ai suoi padri nella fede, nella speranza e nella carità: ai patriarchi, ai profeti, agli apostoli, ai dottori, ai martiri. Con la testimonianza della parola e della vita, sostenuta dal carisma dello Spirito, egli dette l'esempio di una vocazione feconda sia per il secolo in cui visse, sia per i secoli successivi e, in modo particolare, per i nostri tempi.

Il suo beato "transito", nella primavera dell'anno 885 dall'incarnazione di Cristo (e secondo il computo bizantino del tempo, nell'anno 6393 dalla creazione del mondo), avvenne in un periodo in cui inquietanti nubi si addensavano sopra Costantinopoli e ostili tensioni minacciavano sempre di più la quiete e la vita delle nazioni, e persino i sacri vincoli della fratellanza cristiana e della comunione tra le Chiese dell'Oriente e dell'Occidente.

Nella sua cattedrale, colma di fedeli di stirpi diverse, i discepoli di san Metodio resero solenne omaggio al defunto pastore per il messaggio di salvezza, di pace e di riconciliazione che aveva portato e al quale aveva dedicato la sua vita: "Celebrarono un ufficio sacro in latino, greco e slavo", adorando Dio e venerando il primo arcivescovo della Chiesa, da lui fondata tra gli slavi, ai quali aveva annunciato il Vangelo insieme al fratello nella loro propria lingua.

Questa Chiesa si rafforzo ancor di più quando, per esplicito consenso del Papa, ricevette una gerarchia autoctona, radicata nella successione apostolica e collegata in unità di fede e di amore sia con la Chiesa di Roma, sia con quella di Costantinopoli, dalla quale la missione slava aveva preso inizio.

Mentre si compiono undici secoli dalla sua morte, desidero ritrovarmi almeno spiritualmente a Velehrad, dove - come sembra - la Provvidenza permise a Metodio di concludere la sua vita apostolica. Desidero anche fermarmi nella basilica di San Clemente a Roma, nel luogo ove fu sepolto san Cirillo; e presso le tombe di entrambi questi fratelli, apostoli degli slavi, desidero raccomandare alla santissima Trinità la loro eredità spirituale con una speciale preghiera.

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30. "Nelle tue mani consegno...".

O Dio grande, uno nella Trinità, io ti affido il retaggio della fede delle nazioni slave: conserva e benedici questa tua opera! Ricorda, o Padre onnipotente, il momento nel quale, secondo la tua volontà, giunse per questi popoli e per queste nazioni la "pienezza dei tempi" e i santi missionari di Salonicco adempirono fedelmente al comando che il tuo Figlio Gesù Cristo aveva rivolto ai suoi apostoli; seguendo le loro orme e quelle dei loro successori, essi recarono nelle terre abitate dagli slavi la luce del Vangelo, la buona novella della salvezza e, davanti a loro, testimoniarono: che tu sei Creatore dell'uomo, che ci sei Padre e in te noi uomini siamo tutti fratelli; che per mezzo del Figlio, tua parola eterna, hai donato l'esistenza a tutte le cose e hai chiamato gli uomini a partecipare alla tua vita senza fine; che tu hai tanto amato il mondo da fargli dono del tuo Figlio unigenito, il quale, per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo; che, infine, hai inviato lo Spirito della potenza e della consolazione, perché ogni uomo, redento da Cristo, potesse in lui ricevere la dignità di figlio e diventare coerede delle indefettibili promesse, da te fatte all'umanità! Il tuo piano creatore, o Padre, culminato nella redenzione, tocca l'uomo vivente e abbraccia l'intera sua vita e la storia di tutti i popoli.

Esaudisci, o Padre, ciò che da te implora oggi tutta la Chiesa e fa' che gli uomini e le nazioni, che, grazie alla missione apostolica dei santi fratelli di Salonicco, conobbero e accolsero te, Dio vero, e mediante il Battesimo entrarono nella santa comunità dei tuoi figli, possano continuare ancora, senza ostacoli, ad accogliere con entusiasmo e fiducia questo programma evangelico e a realizzare tutte le proprie possibilità umane sul fondamento dei loro insegnamenti! Possano essi seguire, in conformità alla propria coscienza, la voce della tua chiamata lungo le vie loro indicate per la prima volta undici secoli or sono! La loro appartenenza al regno del tuo Figlio non possa esser considerata da nessuno in contrasto col bene della patria terrena! Possano rendere a te la lode dovuta nella vita privata e in quella pubblica! Possano vivere nella verità, nella carità, nella giustizia e nel godimento della pace messianica, che abbraccia i cuori umani, le comunità, la terra e l'intero cosmo! Consci della loro dignità di uomini e di figli di Dio, possano avere la forza di superare ogni odio e di vincere il male col bene! Ma anche a tutta l'Europa, o Trinità santissima, concedi che per intercessione dei due santi fratelli senta sempre maggiormente l'esigenza dell'unità religioso-cristiana e della fraterna comunione di tutti i suoi popoli, così che, superata l'incomprensione e la sfiducia reciproca e vinti i conflitti ideologici nella comune coscienza della verità, possa essere per il mondo intero un esempio di giustizia e pacifica convivenza, nel mutuo rispetto e nell'inviolata libertà.

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31. A te, dunque, Dio Padre onnipotente, Dio Figlio che hai redento il mondo, Dio Spirito che sei sostegno e maestro di ogni santità, desidero affidare l'intera Chiesa di ieri, di oggi e di domani, la Chiesa che è in Europa e che è diffusa su tutta la terra. Nelle tue mani io consegno questa singolare ricchezza, composta da tanti diversi doni, antichi e nuovi, immessi nel tesoro comune da tanti figli diversi.

Tutta la Chiesa ringrazia te, che chiamasti le nazioni slave alla comunione della fede, per il retaggio e il contributo da esse apportato al patrimonio universale. Ti ringrazia per questo, in modo particolare, il Papa di origine slava. Tale contributo non cessi mai di arricchire la Chiesa, il continente europeo e il mondo intero! Non venga meno nell'Europa e nel mondo d'oggi! Non manchi nella coscienza dei nostri contemporanei! Noi desideriamo accogliere integralmente tutto ciò che di originale e di valido le nazioni slave hanno recato e recano al patrimonio spirituale della Chiesa e dell'umanità. La Chiesa tutta, consapevole della comune ricchezza, professa la sua solidarietà spirituale con loro e ribadisce la propria responsabilità verso il Vangelo, per l'opera di salvezza che è chiamata ad attuare anche oggi in tutto il mondo, fino ai confini della terra. E' indispensabile risalire al passato per comprendere, alla sua luce, la realtà attuale e presagire il domani. La missione della Chiesa è, infatti, sempre orientata e protesa con indefettibile speranza verso il futuro.

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32. Il futuro! Per quanto possa umanamente apparire gravido di minacce e di incertezze, lo deponiamo con fiducia nelle tue mani, Padre celeste, invocando l'intercessione della Madre del tuo Figlio e Madre della Chiesa, quella dei tuoi apostoli Pietro e Paolo e dei santi Benedetto, Cirillo e Metodio, di Agostino e Bonifacio e di tutti gli altri evangelizzatori dell'Europa, i quali, forti nella fede, nella speranza e nella carità, annunciarono ai nostri padri la tua salvezza e la tua pace, e con le fatiche della semina spirituale dettero inizio alla costruzione della civiltà dell'amore, al nuovo ordine basato sulla tua santa legge e sull'aiuto della tua grazia, che alla fine dei tempi vivificherà tutto e tutti nella Gerusalemme celeste. Amen. A voi, fratelli e sorelle carissimi, la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 2 giugno 1985

Data: 1985-06-02 Data estesa: Domenica 2 Giugno 1985




Slavorum Apostoli 16