ESPERIENZE DI FORMAZIONE PERMANENTE IN AMERICA LATINA

di Manuel Rubin De Celis

 

L'America Latina è un sub-continente tanto grande e tanto vario che è troppo difficile fare una sintesi della sua situazione nel settore della formazione permanente. Inoltre, quasi il 50% dei cattolici del mondo si trovano nelle sue nazioni e nelle sue città.

Partendo da quanto appena accennato, sì può affermare che gli incontri ai quali il Celam convoca le regioni si possono dividere cosi:

- regione del Centroamerica, Messico, Caraibi e Antille;

- regione boliviana;

- regione del cono sud.

Queste regioni comprendono molte nazioni e, quindi, esperienze ecclesiali diversificate. Non c'è dubbio che i due più recenti documenti della Chiesa per la vita dei presbiteri, uno del Santo Padre e, come sua attuazione pratica, uno della Congregazione per il Clero, hanno entrambi contribuito enormemente nella coscienza e nella dinamica dei programmi e dei progetti diocesani intorno alla formazione permanente. La suggestiva esortazione apostolica Pastores dabo vobis ci apre orizzonti pieni di speranza, e il concreto Direttorio per la vita e il ministero dei presbiteri ci offre le direttive per la formazione permanente.

Il Direttorio ha voluto rispondere a quattro sfide fondamentali: la sfida dell'unità, di una profonda vita spirituale, l'esigenza della formazione permanente e la vicinanza del pastore alle sue comunità. Queste sfide implicano desiderio di fraternità, di un'anima che dia vita alla spiritualità diocesana, di una formazione che sia sistematica, integrale, progressiva e che risponda alle diverse fasce di età, e, infine, che tutto sia permeato dalla carità pastorale, in vista alla missione di portare il regno dei cieli sino agli estremi confini della terra.

E’ troppo difficile unificare o far coincidere ambienti e situazioni tanto diversi, per questo motivo mi limito a rilevare alcuni aspetti generali che si vivono tra di noi e che, certamente, ci permettono di avvicinare la nostra realtà:

1. Alcune regioni affermano che la molteplicità dei documenti della Santa Sede, del Celam e dei propri episcopati hanno impedito l'approfondimento delle diverse dimensioni della formazione permanente.

2. L'interesse per la formazione permanente è notevole. Non si danno grandi realizzazioni ma abbiamo gli incontri del clero; i ritiri mensili, i corsi di formazione, ecc. Gli incontri si articolano su momenti di preghiera, di riflessione in gruppi, di fraternità. Non mancano giornate di studio a livello nazionale. Esiste la preoccupazione e l'interesse per la costruzione di case sacerdotali, case specializzate per accogliere i presbiteri, sia per incontri che per offrire un'attenzione più specializzata. Tuttavia, in generale, non si riesce ad avere una formazione permanente sistematica, organica, progressiva e integrale.

  1. Occorre creare la coscienza, fin dal seminario, di una formazione che non finisce con il periodo iniziale, che fa parte di tutto un " progetto personale di vita", che implica " imparare ad imparare ", cioè che il lavoro personale e il presbiterio non si esauriscono e che, quotidianamente, si aprono nuove finestre alla nostra conoscenza. Occorre addivenire alla consapevolezza di essere in formazione permanente, in un processo di educazione continua per diventare come Gesù, nostro modello e tipo, pastori in mezzo al popolo sacerdotale, aperti e disponibili alla nuova evangelizzazione.
  2. Si promuovono dappertutto incontri, giornate e corsi di appoggio nelle diocesi. Questi corsi hanno una durata di un mese, quindici giorni o una settimana. Alcune nazioni convocano i rappresentanti dei diversi presbiteri in modo tale da prepararli a divenire animatori fra i propri confratelli. Il problema è che, normalmente, questi corsi si rivolgono all'"agire" del sacerdote e non al suo "essere" come tale, oppure rimangono sul piano dottrinale-intellettuale e poche volte toccano l'aspetto personale.

 

5. Si vede opportuna la creazione di strutture e ministeri in favore della formazione permanente come, per esempio, di vicarìe, di équipe, oppure si propone di approfittare dei Presbiterali e la stessa organizzazione pastorale di ogni diocesi.

6. Si sente la necessità di aiutare i presbiteri a coinvolgere la propria persona e in modo integrale. La maggioranza dei progetti non hanno solidità appunto per questo motivo. Non si riesce a condurre i sacerdoti all'incontro con se stessi.

Occorrerebbe una nuova sistematizzazione della formazione permanente che tocchi la persona (esistono alcune esperienze) in modo tale che il pastore assuma il suo personale progetto di vita e concepisca la sua formazione permanente come un progetto integrale e graduale. t necessaria la presenza di un buon direttore spirituale. Sono queste le necessità più urgenti dei nostri presbiteri.

7. Manca l'esperienza dell'anno sabbatico o di quelle esperienze dì formazione permanente che comportino uno o due mesi durante l'anno. Per il presbitero (e a volte anche per il vescovo) è difficile staccarsi delle sue attività se non è stato educato a farlo. Si astengono del periodo di aggiornamento che è più necessario e che certamente ci eviterebbe di fare brutta figura nella prassi pastorale.

8. Alcune nazioni o diocesi lavorano nella formazione dei formatori, approfittando gli istituti internazionali. I frutti incominciano a vedersi piano piano. Occorrerebbe investire di più in questo settore, consapevoli della sua importanza.

9. Il presbiterio come ambito privilegiato per la formazione permanente non risponde adeguatamente, e si trovano degli ostacoli per la realizzazione di alcuni progetti. Occorrerebbe un maggior impegno in questo settore per poter affrontare le sfide lanciate dal presente e del futuro e prepararci meglio per il terzo millennio fin dalla nuova evangelizzazione, rinnovata nei suoi metodi e nelle sue espressioni. Il vescovo è il primo responsabile.

10. Si constatano progressi nella cura e accompagnamento del clero più giovane. Invece per il clero della terza età mancano strutture, progetti. Tuttavia non possiamo non rilevare gli interessanti lavori in alcuni paesi per quanto riguarda il sistema previdenziale.

11. Nasce un po' dappertutto un positivo impulso alla vita comunitaria: si creano gruppi presbiterali che si riuniscono per diversi motivi, animati da una spiritualità che è seme di speranza per il presbiterio. Occorrerebbe rafforzare le esperienze già esistenti, in modo particolare quelle che puntano a vivere e condividere ciò che si è e non tanto ciò che si fa.

Ho voluto offrire una sintesi di ciò che abbiamo in America Latina per quanto riguarda la formazione permanente.

Personalmente considero che sia la vicinanza delle Chiese allo Spirito Santo ciò che ci porterà alla rinnovazione, alla rinascita: Lui ci dà il senso autentico della Chiesa, della comunione, ci condurrà alla Trinità, alla verità, e a quella fonte di acqua viva.