I FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO

 

 

La risurrezione: fondamento della fede cristiana

 

 INDICE 

 In questo capitolo vedremo 

 che il fondamento del cristianesimo è 

             LA RISURREZIONE DI GESÙ 

 A prova analizzeremo e confronteremo due documenti: 

 a - la prima lettera ai Corinti, cap. 15 

 b - i discorsi kerigmatici degli Atti di apostoli 

1. Introduzione

La nostra precedente indagine ci ha condotti a stabilire che

   a) tra il 30 e il 50 d.C., sorge in Gerusalemme un gruppo religioso di ebrei che afferma di seguire gli insegnamenti di Gesù di Nazareth (che essi chiamano "il Cristo" = portavoce di Dio);

   b) Gesù di Nazareth è un personaggio storico davvero esistito, che ha dato origine ad un movimento religioso e che, per questo, è stato perseguitato e messo a morte;

   c) di lui i suoi seguaci affermano che è risorto da morte;

   d) all'interno delle comunità formate dai suoi seguaci circolano alcuni libri che essi considerano normativi per la loro fede;

   e) questi libri costituiscono il deposito scritto della prima predicazione cristiana;

   f) accettiamo di possedere di essi il testo originale o un testo assai vicino all'originale.

2. L'oggetto della nostra ricerca

Noi vogliamo stabilire che cosa ci dicono i documenti sulla prima predicazione su Gesù di Nazareth, cioè da dove partivano i suoi discepoli quando presentavano il cristianesimo a persone che non ne avevano mai sentito parlare. Vedremo che sarà la risurrezione.

Analizzeremo due documenti:

- un testo di Paolo dalla sua prima lettera ai cristiani di Corinto

- i discorsi kerigmatici contenuti negli Atti di apostoli.

 Primo documento: 1 Cor 15,1-14   Questa lettera (la prima delle due che sono giunte a noi) è stata composta da Paolo ad Efeso tra il 54 ed il 57 d.C., probabilmente nel 56. In essa affronta e risolve vari problemi della vita della comunità, quali le divisioni interne, la verginità e il matrimonio, le carni sacrificate agli idoli, lo svolgimento delle assemblee rituali, i doni dello Spirito...

Alla fine Paolo tratta anche della risurrezione dei morti, che alcuni membri della comunità negavano, ricordando in sintesi la sua predicazione iniziale, fatta nell'anno 51.

È bene notare che Paolo risolve qui una questione diversa dalla nostra. Egli cerca di rispondere alla domanda che si ponevano i Corinzi e cioè "se i morti risorgono".

Indirettamente però risponde al nostro problema, facendoci conoscere il punto di partenza della sua predicazione.

1. Ricordo a voi, fratelli, l'evangelo che vi evangelizzai, che anche riceveste, nel quale anche siete fermi,

* ricordo: ora, nel 56, ciò che aveva già detto nel 51.

* evangelo: lett. bella notizia. Indica un annuncio importante di vittoria, di benessere, di salvezza riguardante la citta o il popolo.

2. per mezzo del quale anche siete salvati, in quel discorso (in cui) vi evangelizzai, se perseverate, eccetto che invano abbiate creduto.

3. Trasmisi infatti a voi in primo luogo (opp. per primi, opp. tra le prime cose) ciò che anche ricevetti:

che Cristo morì sui (per i/in favore dei) peccati nostri

secondo le Scritture

* trasmisi... ricevetti: verbi tecnici dell'insegnamento antico. Il maestro "trasmette" oralmente il messaggio che l'allievo deve "ricevere" imparandolo a memoria.

* Cristo = messia = unto con olio. L'unzione esprimeva per gli ebrei la scelta di una persona destinata da Dio a compiere una missione per il popolo.

* morire sui peccati - morire in favore dei peccati: espressione propria della lingua ebraica, mai usata in greco in questo senso.

* le Scritture: l'espressione usata per indicare l'insieme dei libri sacri degli ebrei, cioè l'Antico Testamento. Qui non cita testi precisi dell'A.T. a cui riferirsi.

4. e che fu sepolto

   e che è stato destato il giorno il terzo

   secondo le Scritture

* il giorno il terzo: espressione che, quantunque sia usata in greco, è caratteristica della lingua ebraica ¹.

¹  In ebraico l'aggettivo va sempre dopo il nome e tra i due è obbligatorio ripetere l'articolo. Questa costruzione si usa, ma raramente, anche in greco. Però il versetto 4 si trova identico anche nei Credo greci con l'unica variante : "il terzo giorno". Evidentemente i greci sentivano brutto "il giorno il terzo" e l'hanno cambiato.

* le Scritture: stessa osservazione fatta per il v. 3. Resta difficile trovare nell'Antico Testamento qualche testo specifico che dica che il Cristo doveva risorgere e "il terzo giorno". Forse ci si può riferire a Is 53,11 e ad Osea 6,2.

5. e che apparve a Kefa

   poi ai Dodici

* apparve: esprime un dato oggettivo, l'inserimento di un evento nel mondo circostante. Al contrario della visione che è puramente soggettiva ¹.

¹  Traduciamo "apparve a" e non "fu visto da", perché qui è costruito al dativo, anziché con apò e il genitivo che caratterizza in greco il complemento di agente.

* Kefa = roccia, pietra. Soprannome aramaico di Simone-Pietro.

* Dodici: espressione mai usata da Paolo. Indica il gruppo dei discepoli più vicini a Gesù, gli apostoli.

6. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta sola, dei quali i più rimangono sino ad ora, alcuni invece si addormentarono.

* vv. 6-11: Elementi di prova a sostegno delle affermazioni fatte nei versetti precedenti. L'apparizione ad un gruppo così numeroso è ricordata solo qui.

* fratelli = cristiani.

* si addormentarono = morirono.

7. Poi apparve a Giacomo, poi agli apostoli tutti.

In nessun altro testo del Nuovo Testamento è ricordata un'apparizione a Giacomo.

* Apostoli = inviati. In un primo tempo sono chiamati così i discepoli più vicini a Gesù, i Dodici che egli si era scelto, e poi i testimoni della risurrezione.

8. Ultimo di tutti, come all'aborto (opp. al figlio di una madre morta dandolo alla luce), apparve anche a me.

9. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, che non sono degno di essere chiamato apostolo, poiché perseguitai la chiesa del Dio.

* aborto/figlio di una madre morta dandolo alla luce: Paolo vuol sottolineare che egli è l'ultimo degli apostoli sia come importanza (aborto) e sia come tempo (se la madre è morta egli è l'ultimo figlio).

* chiesa del Dio = assemblea convocata da Dio.

10. Ma per grazia di Dio sono ciò che sono e la grazia sua in me non divenne vana, ma più abbondantemente di loro tutti mi affaticai, non io, ma la grazia del Dio con me.

* loro tutti = gli altri apostoli.

11. Sia dunque io, sia quelli, così annunciamo e così credeste.

* quelli: Paolo si ricollega alla tradizione unanime degli altri apostoli.

12. Se si proclama che Cristo da morti è stato destato, come dicono alcuni tra voi che non c'è risurrezione di morti?

Paolo affronta ora il suo problema: se i morti risorgono.

13. Se non c'è risurrezione di morti, neppure Cristo è stato destato.

14. Se poi Cristo non è stato destato,

     vuoto allora l'annuncio nostro,

     vuota anche la fede vostra.

Sintesi conclusiva

1. Paolo non vuole qui dimostrare che Gesù è risorto, ma, volendo dire ai Corinzi che i morti risorgono, parte da un punto accettato da tutti, la risurrezione di Gesù.

2. Questo testo ci informa

a) che l'annuncio della morte-risurrezione di Gesù è il punto di partenza della predicazione di Paolo (v. 3);

b) che Paolo non se l'è inventata: così è stato insegnato a lui (v. 3) e così predicavano anche gli altri apostoli (v. 11).

3. Sempre stando alla testimonianza di Paolo, rileviamo che, se si toglie al cristianesimo la risurrezione di Gesù, la fede cristiana non ha più alcuna ragione di esistere (v. 14, cfr. anche vv. 17 e 19).

La risurrezione perciò è il pilastro

che regge tutta la fede cristiana.

 

4. Esaminando in particolare i vv. 3b-5 possiamo dire che:

* i termini e lo stile non sono di Paolo. Li ha ricevuti, come dice;

* la loro formulazione originale, a motivo dei semitismi presenti, era in lingua semita, perciò anteriore alla predicazione ai greci e quindi molto vicina al tempo della morte di Gesù;

* se accettiamo che questi versetti siano:

- o una formula tradizionale di fede che veniva "trasmessa" dal predicatore e "ricevuta" dai cristiani in occasione della loro evangelizzazione,

- o un riassunto sintetico fatto dal maestro alla fine di una lezione più ampia, con lo scopo di far ricordare i punti essenziali del suo discorso,

possiamo supporre che Paolo li abbia ricevuti quando a Damasco si è convertito e fu battezzato, e cioè nel 36-37 (cfr. Atti 9,1-20; 22,6-16; 26, 12-18; Gal 1,11-2,10);

A Damasco esisteva un gruppo giudeo-cristiano che potrebbe aver tradotto dall'ebraico/aramaico in greco la formula fondamentale della fede, onde renderla comprensibile a quelli che non conoscevano le lingue semite.

* avremmo perciò qui una formula della prima predicazione apostolica, risalente a pochi anni (non più di 6-7) dalla morte di Gesù (cfr. anche Atti 17,18; 24,21; 25,19; 26,8.23; Apoc 1,5).

 Secondo documento: I discorsi kerigmatici degli Atti di Apostoli               (Atti 2,14-36; 3,12-26; 4,8-12; 5,29-32; 10,34-43; 13,16-41; 17,18-31)

Il libro degli Atti di apostoli fu scritto da Luca e viene collocato tra il 61 e il 63 (anche fino al 75, secondo alcuni studiosi). Contiene parecchi discorsi.

I discorsi kerigmatici (= di annuncio della fede cristiana) sono complessivamente 7:

                     I DISCORSI KERIGMATICI                    

 

Citaz. Autore Luogo Destinatari  

1.  2,14-36  PIETRO    Gerusalemme  popolo ebraico  

2.  3,12-26       "          "          "  

3.  4, 8-12       "          "   capi ebrei  

4.  5, 29-32       "          "          " 

5.  10,34-43         "   Cesarea   pagano Cornelio  

  1. 13,16-41  PAOLO  Antiochia di Pisidia  ebrei (sinagoga)  
  2. 7.  17,22-31       "  Atene     dotti greci (Areopago)   

Possono essere considerati dei saggi di predicazione, rispettivamente di Pietro o di Paolo, che Luca offre agli evangelizzatori cristiani del suo tempo, perché possano adattare il messaggio ai vari ambienti in cui si trovano a predicare.

Data la notevole convergenza delle idee in essi contenute, presentiamo in una traduzione letterale solo il primo di essi:

 Atti 2,14-36   Luca racconta:

Siamo a Gerusalemme, il giorno di pentecoste. Lo Spirito è disceso sugli apostoli (rinchiusi nel cenacolo per paura degli ebrei) e li ha spinti ad uscire fuori a render testimonianza a Gesù risorto. Quando gli apostoli si mettono a parlare, gli ascoltatori si accorgono che essi si esprimono in varie lingue straniere e annunciano cose simili a quelle predicate dagli antichi profeti d'Israele. Qualcuno si fa beffa di loro e insinua che siano ubriachi. Pietro, a nome di tutti, risponde.

14. Stando in piedi Pietro con gli Undici alzò la sua voce e si rivolse a loro: Uomini Giudei e tutti quanti abitate in Gerusalemme, questo a voi noto sia e prestate orecchio alle mie parole.

15. Non infatti, come supponete, costoro sono ubriachi - è infatti l'ora terza del giorno -

* ora terza = ore 9 del mattino.

16. ma questo è ciò che è stato detto dal profeta Gioele:

* Gioele 3,1-5. Per gli ebrei un fatto che riguarda la fede deve essere previsto dall'Antico Testamento (cfr. Amos 3,7).

17. "E sarà: negli ultimi giorni - dice il Dio - spanderò dal mio spirito su ogni carne e profeteranno i figli vostri e le figlie vostre e i giovani vostri visioni vedranno e gli anziani vostri sogni sogneranno;

* profetare = parlare a nome di Dio, anche in forme strane.

18. e sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni spanderò dal mio spirito e profeteranno.

19. E darò prodigi nel cielo in alto e segni sulla terra in basso, sangue e fuoco e vapori di fumo.

20. Il sole sarà cambiato in tenebra e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, (giorno) grande e sfolgorante.

* giorno del Signore: secondo alcuni profeti (per es. Mich 7; Zac 9-11) il giorno in cui Dio avrebbe liberato Israele, punendone i nemici; secondo altri invece (Gioele, Amos 5; Abdia; Sofonia 1) il giorno in cui Dio avrebbe punito tutti i malvagi, anche tra gli ebrei. Generalmente si pensava che sarebbe stato l'inizio dell'era messianica.

21. E sarà: ognuno che invocherà il nome del Signore sarà salvo".

22. Uomini Israeliti, ascoltate queste parole: Gesù il Nazoreo, uomo accreditato dal Dio presso di voi con potenze e prodigi e segni, che fece mediante lui il Dio in mezzo a voi, come voi stessi sapete,

* v. 22-24: contengono l'indice dei vangeli.

* nazoreo = di Nazareth, oppure uno che ha fatto voto di nazireato (Num 6).

* uomo: stupisce questa "ignoranza teologica" di Pietro (o di Luca) (cfr. Lc 24,19): non sa ancora che Gesù è Dio? o vuole sottolineare che è anche uomo?

23. costui, consegnato con disegno stabilito e prescienza del Dio, crocifiggendo per mano di ingiusti, innalzaste,

24. il Dio lo risuscitò sciogliendo le doglie della morte, poiché non era possibile che essa avesse potere su di lui.

* citazione dei salmi 17(18), 5-6 LXX; 114 (116), 3 LXX.

25. Davide, infatti, dice di lui: "Prevedevo il Signore di fronte a me sempre, poiché è alla mia destra, affinché io non sia scosso.

* scosso: è il cavaliere disarcionato in battaglia.

26. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, inoltre anche la mia carne riposerà in speranza

27. che non abbandonerai la mia anima (= vita) nell'Ade né permetterai che il tuo santo veda corruzione.

* ade = luogo dei morti, secondo i greci e i latini; per gli ebrei è lo Sheòl.

* santo = persona consacrata a Dio. Può sembrare Davide, in realtà, secondo Pietro, si tratta di un altro. Chi?

28. Rendesti note a me strade di vita, mi riempirai di gioia con il tuo volto".

* Citazione del Salmo 16,8-11. Molti salmi erano attribuiti a Davide.

29. Uomini fratelli, lasciatemi dire con libertà di parola a voi riguardo al patriarca Davide che e finì e fu sepolto e il suo sepolcro è tra noi sino a questo giorno.

* Domanda sottintesa: e il cadavere di Gesù dov'è? Il suo sepolcro fu trovato vuoto.

30. Essendo dunque profeta e sapendo che con giuramento giurò a lui il Dio (che) del frutto dei suoi lombi siederà sul suo trono,

* Citazione dei Salmi: 132,11; 89,4-5.

31. prevedendo parlò della risurrezione del Cristo, poiché né fu abbandonato nell'Ade, né la sua carne vide corruzione.

32. Questo Gesù (lo) risuscitò il Dio, di cui tutti noi siamo testimoni.

33. Alla/dalla destra del Dio esaltato dunque e avendo preso da parte del Padre lo Spirito Santo della promessa (lett.: la promessa dello Spirito Santo), spandette questo (Spirito) che voi e vedete e ascoltate.

* dalla destra = dalla potenza di Dio.

* alla destra: indica l'uso dei sovrani orientali di tenere a destra nelle manifestazioni pubbliche il proprio figlio primogenito. Forse è migliore questa interpretazione (cfr. v. 34).

* promessa: quella di Gioele, cfr. sopra vv. 17-21.

34. Non infatti Davide salì nei cieli, eppure egli dice: "Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra,

35. finché ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi".

* Non... salì nei cieli: Davide è morto e sepolto e quindi è sotto terra.

* Citazione del salmo 110,1. Si tratta di una rilettura del salmo. In origine era un salmo di intronizzazione di un re: "Il Signore-Dio disse al mio signore-re...". Avendone in seguito ritenuto autore Davide, diventa un salmo messianico: "Il Signore-Dio ha detto al mio Signore-messia...".

36. Con certezza dunque conosca tutta la casa d'Israele che e Signore e Cristo fece il Dio questo Gesù che voi crocifiggeste.

Sintesi conclusiva

a) Come si vede dal testo, lo stile del discorso, in particolare dei vv. 22-24, è stentato, contrario allo stile normale di Luca che è in genere molto scorrevole. Abilità di scrittore che vuole imitare lo stile di Pietro, oppure rispetto dello storico per una fonte più antica?

Se poi Luca avesse voluto ricostruire lo stile di Pietro, perché non avrebbe potuto ricostruire anche il contenuto della sua predicazione? In particolare l'affermazione su Gesù "uomo accreditato dal Dio" (v. 22)?

Questo problema però, ai fini della ricerca sul nucleo della prima predicazione apostolica, non è di molta importanza: a noi interessa sapere che lo storico Luca ritiene questo discorso come il discorso fondamentale del primo annuncio del cristianesimo.

Si noti anche che i versetti 22-24 si presentano come una sintesi del contenuto dei vangeli.

b) In sintesi il ragionamento di Pietro (o di Luca) è il seguente:

- il risorgere e l'essere esaltato alla destra di Dio erano predetti dall'Antico Testamento per il messia e non per Davide.

- Gesù ha fatto queste due cose risorgendo e mandando lo Spirito.

- Dunque Gesù è il messia previsto dall'Antico Testamento.

c) Da questo discorso (come dagli altri non riportati), emerge il nucleo della prima predicazione cristiana:

GESÙ PREDICATO COME RISORTO (v. 32)

E PERCIÒ CRISTO (v. 36).

 

Confronto fra 1 Cor 15 e Atti 2

a) elementi comuni:

1. Gesù morì.

2. Secondo la prescienza di Dio (le Scritture? 1 Cor 15, 3).

3. Fu sepolto.

4. È stato destato (negli Atti si dice esplicitamente che l'autore della risurrezione è Dio).

5. Pietro e gli altri apostoli sono i testimoni della risurrezione.

b) elementi solo presenti o maggiormente sviluppati in 1 Cor 15:

1. Gesù morì per i peccati: questa non è la semplice affermazione del fatto della morte, come avviene in Atti, ma l'interpretazione teologica del fatto stesso.

2. Gesù è chiamato "Cristo" non "il Cristo". La sua funzione di "Unto" (= Cristo = Messia) è già diventata nome proprio.

3. Si parla chiaramente di apparizioni (v. 5-8), cosa che si fa anche in Atti 10, 41-42 e 13,31.

4. Gesù è risorto il terzo giorno (elemento questo che è presente anche in Luca 24,21 e Atti 10,30).

c) conclusione del confronto

1. Per quanto più breve, la formula di 1 Cor 15,3-5 è più ricca di idee che non i discorsi degli Atti.

2. Vi è un maggior equilibrio in 1 Cor tra gli elementi che la compongono (morte, sepoltura, risurrezione, apparizioni) che non negli Atti, cap. 2 (e anche in tutti gli altri discorsi degli Atti). In questi infatti si dà rilievo molto più ampio alla risurrezione ed alla glorificazione di Gesù che non alla sua sofferenza e morte in croce.

Manca dunque negli Atti quel ripensamento sulla morte di Gesù che è anteriore alla loro stesura e che Luca, compagno di viaggio di Paolo per molto tempo, non poteva certamente ignorare, ma che non ha riportato, forse per essere fedele ai dati storici di cui disponeva sui primi tempi del cristianesimo, oppure perché il documento che qui riporta non l'aveva.

3. Tentiamo di spiegare queste osservazioni con un'ipotesi:

- probabilmente i discorsi degli Atti non riportano le esatte parole degli apostoli, ma il successivo ripensamento di Lc (basta per questo confrontare i discorsi degli Atti con il cap. 24 del vangelo secondo Lc - sono dello stesso autore!);

- tuttavia Luca, nel raccontare, si serve di materiale ancora più antico della formula di 1 Cor 15, facendoci così risalire ad un tipo di predicazione quasi contemporaneo agli avvenimenti che descrive e perciò tanto più attendibile;

- è pure verosimile che lo straordinario annuncio da dare, quello della risurrezione-glorificazione di Gesù, in un primo tempo abbia talmente polarizzato l'attenzione degli apostoli da non permettere loro di riflettere sulla portata religiosa della sua morte.

                             NUCLEO - CRONOLOGIA 

                          - si tratta di un'ipotesi probabile -                            

 FORMATASI    RICEVUTA    PREDICATA    SCRITTA    Formula di 

 1 Cor 15,35 

34 c.a 

36/37 

Conversione 

di Paolo 

51 

a Corinto 

56 

da Efeso 

 Sintesi di 

Pietro 

(Atti 2)  

32 c.a 

61/63 

NB - L'argomentazione non perderebbe il suo valore anche se di fatto la formula di 1 Cor 15 fosse stata creata più tardi. Per Paolo sintetizzerebbe tutto l'evangelo tradizionale.

4. I nostri vangeli attuali si presentano come lo sviluppo dei discorsi kerigmatici degli Atti. Essi sono sorti dalle richieste delle prime comunità cristiane di conoscere meglio la vita e gli insegnamenti di Gesù, per poterli imitare meglio.

3. Conclusione

Questi testi ci presentano dunque il nucleo della predicazione apostolica, che conteneva, in forma non ancora stabilizzata, solo l'affermazione di un fatto: Dio ha risuscitato Gesù dai morti.