LA CREAZIONE NEL NUOVO TESTAMENTO

di Rinaldo Fabris

La creazione nel Nuovo Testamento 

In Gesù di Nazaret, riconosciuto come Cristo, Figlio di Dio e Signore dalle prime comunità cristiane di origine ebraica, si manifestano la forza creatrice di Dio e il suo amore che libera e risana. 

- Dio creatore si rivela nei gesti di Gesù 

- Gesù contempla la creazione di Dio 

- La creazione nelle lettere di Paolo 

- Il mondo creato solidale con il destino umano 

- Gesù Cristo è la parola creatrice e incarnata 

 

1. Dio creatore si rivela nei gesti di Gesù 

Gesù accoglie e risana le persone malate anche nel giorno di sabato. Di fronte a quelli che lo contestano come violatore della legge del riposo sacro egli si appella allo statuto originario del sabato "fatto per l'uomo", per "fare il bene" e "salvare la vita".

Nel quarto vangelo, posto sotto il nome di Giovanni, si riporta una discussione di Gesù con i capi giudei che lo perseguitano perché egli ha guarito un uomo infermo in giorno di sabato e ha consentito all'uomo guarito di portarsi via il suo lettuccio attraverso l'area sacra del tempio. Gesù allora risponde: "il Padre mio opera sempre e anch'io opero" (Gv 5,17). Nel seguito del dibattito Gesù rivendica il diritto di agire in piena comunione con Dio, come un Figlio con il Padre: "come il Padre dà la vita e risuscita i morti, così il Figlio dà la vita a chi vuole" (Gv 5,19.21).

 

I gesti di guarigione non sono altro che un anticipo e prefigurazione della grande  "opera" di Dio iniziata con la creazione che arriva al suo compimento con la risurrezione. Gesù infatti di fronte al cieco nato annuncia il suo programma che consiste nel compiere le   finché "opere di Dio" finché è giorno (Gv 9,4). Ma anche la notte che incombe sulla sua giornata di lavoro "creativo"  non può spegnere la luce che fin dalla creazione brilla nelle tenebre. Infatti proprio attraverso la sua morte, come supremo atto di amore, Gesù apre ai suoi amici la via verso la risurrezione e la vita (Gv 11,9-10.25-36).

 

2. Gesù contempla la creazione di Dio

Gesù si muove nell'orizzonte della creazione. Il suo messaggio e la sua preghiera esprimono la sua relazione intensa e immediata con Dio, il Padre creatore. Egli rilegge sullo sfondo di questa azione libera e gratuita di Dio la reazione dei suoi contemporanei: la resistenza di alcuni e l'adesione pronta degli altri. In una preghiera spontanea egli riconosce l'iniziativa di Dio, Padre, creatore del cielo e della terra, che sceglie i "piccoli"  come destinatari della sua azione benefica (Mt 11,25-26//Lc 10,21).

Gesù proclama "beati"  i discepoli, perché sono destinatari del regno di Dio. Egli li invita ad amare come il Padre celeste per essere suoi figli. L'amore di Dio gratuito e universale si manifesta nella creazione. Dio Padre infatti riversa i benefici della sua azione su tutti, fa sorgere il sole e manda la pioggia "sui malvagi e i buoni, sopra i giusti e gli ingiusti" (Mt 5,45; Lc 6,35).

Nel rapporto di totale fiducia in Dio Padre creatore i discepoli possono trovare la radice della libertà di fronte alle preoccupazioni della vita. Ancora una volta Gesù invita i discepoli a contemplare l'opera creatrice di Dio che si prende cura degli uccelli del cielo e riveste di splendore gigli del campo. I discepoli non devono lasciarsi sopraffare dalle preoccupazioni quotidiane, come i pagani, perché il Padre celeste sa che essi hanno bisogno di pane, bevande e vestiti per vivere. Dio creatore, che sta all'origine della vita, dona gratuitamente e con generosità quello che serve per vivere. L'unica condizione è che i suoi figli si aprano per ricevere tutto come un dono da condividere. In questo consiste la ricerca prioritaria del "regno di Dio e della sua giustizia"  (Mt 6,25-33; Lc 12,21-22; cf. Mt 10,28-31).

Anche per proporre il progetto della relazione sponsale nella logica del regno di Dio, Gesù si richiama all'azione creatrice di Dio: "Al principio della creazione di Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola" (Mc 10,6-8; Gen 1,27 2,24).

E' soprattutto nelle parabole che Gesù apre l'orizzonte dell'agire umano a quello della creazione sovrana e libera di Dio. Il   "regno di Dio" è il processo vitale che va dalla germinazione del grano sotto terra alla sua piena maturazione nella spiga pronta per la mietitura (Mc 4,3-9.26-29).

3. La creazione nelle lettere di Paolo

Paolo di Tarso, scopre nel volto di Gesù crocifisso il Cristo, il Figli di Dio, che egli riconosce come il "mio Signore" . In questo nuovo orizzonte della fede cristiana egli riesprime la sua fede biblica ed ebraica in Dio creatore e Signore dell'universo. Di fronte alla pluralità di "dei"  e "signori" , venerati da quelli che non conoscono Dio, egli afferma: "per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose, noi esistiamo per lui" (lCor 8,6).

La fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio "nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio, secondo lo spirito di santificazione", si innesta sulla fede in Dio, Padre del Signore Gesù Cristo. Creazione e incarnazione si intrecciano in modo armonico nelle lettere di Paolo e in quelle della sua tradizione.

Nel dibattito con i giudeo-cristiani nostalgici dei privilegi di appartenenza ebraica - circoncisione, legge e osservanze rituali - Paolo afferma la svolta radicale della storia umana portata da Gesù Cristo. lui, il Messia e Figlio di Dio, si realizzano le promesse fatte ad Abram a favore di tutti i popoli. Perciò quanti sono uniti vitalmente a Gesù Cristo mediante la fede battesimale, formano un solo essere nuovo; le vecchie discriminazioni etnico religiose, sociali e antropologiche sono sparite: "non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo e donna, poiché voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28). Questa unificazione e liberazione dei credenti si realizzano dentro la storia umana. Essa infatti raggiunge il suo compimento nell'incarnazione del Figlio Dio: "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal 4,4-5).

Ma la missione storica del Figlio di Dio arriva al suo compimento nella solidarietà estrema di Gesù con il destino umano: la morte di croce. Infatti Cristo riscatta quelli che sono schiavi sotto la legge, diventando lui stesso  "maledizione per noi" (Gal 3,13; cf. 2Cor 5,21).

Nelle ultime righe della lettera ai Galati, Paolo scrive di proprio pugno la sintesi del suo pensiero: la morte di Gesù in croce, apice della sua solidarietà per amore, mette fine sempre alle vecchie divisioni tra religioni e popoli. Quelli che sono uniti a lui, il Cristo crocifisso, sono una "nuova creatura"  (Gal 6,15). Paolo riprende questa espressione nella seconda lettera ai Corinzi, nel contesto del dibattito sul ruolo e autorità dell'apostolo costituito da Dio proclamatore del vangelo. Anche in questo caso Paolo richiama l'evento della morte e risurrezione di Gesù come massima espressione dell'amore che cambia radicalmente criteri di valutazione e rapporti tra le persone (2Cor 5,14-16). Egli conclude con una frase sintetica che afferma la novità battesimale sullo sfondo della   "nuova creazione" annunciata dai profeti: "quindi se uno è in Cristo è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove" (2Cor 5,17; cf. Is 43,18-19).

 

4. Il mondo creato solidale con il destino umano

La "nuova creazione"  è concentrata e anticipata in Gesù Cristo, il nuovo e definitivo Adamo. Egli è il capostipite della nuova umanità, che in antitesi con quella inaugurata dal primo Adamo, sottoposta al regime del peccato e della morte, è aperta al regno della grazia e della vita (Rm 5,12-19). Gesù risorto infatti è costituito da Dio come secondo definitivo Adamo, prefigurato dal gesto iniziale della creazione: "sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivo, ma l'ultimo Ádam divenne uno spirito datore di vita" (lCor 15,45; Gen 2,7).

Nella tradizione delle lettere paoline il tema della "nuova creazione"  dell'"uomo nuovo"  si fondono insieme nel progetto della catechesi battesimale. I cristiani sono invitati a spogliarsi della vecchia esistenza e a rivestire l'uomo nuovo, quello che si rinnova ad immagine del suo creatore (Col 3,9-10; Ef 4,23-24). Si tratta dell'essere umano che ha suo prototipo in Gesù Cristo. Egli infatti è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di tutta la creazione, che come la sapienza dà unità consistenza a tutte le cose (Col 1,15-18). In Gesù Cristo si rivela progetto originario di Dio, il "mistero della sua volontà" , realizzato nella pienezza dei tempi e che consiste nel "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e della terra" (Ef 1,9-10). Questo progetto di unificazione e ricapitolazione del mondo creato, ha la sua prima ed esemplare attuazione in Cristo crocifisso, il quale nella sua carne ha abbattuto il muro divisorio dei popoli, ha sradicato l'inimicizia, per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace (Ef 2,14-15).

Questo intimo legame tra creazione e incarnazione, tra mondo creato storia umana, è presentato in modo drammatico nel quadro profetico della lettera ai Romani. Tutta la creazione, dice Paolo, è solidale in forza dell'atto creativo di Dio con il destino umano. Essa perciò è trascinata, causa del peccato, nella coducità e nella schiavitù della corruzione. Ma nello stesso tempo è resa partecipe del processo redentivo inaugurato dalla morte e risurrezione di Gesù Cristo. Perciò la creazione attende con impazienza la "rivelazione dei figli di Dio" per essere liberata e  "entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rom 8,18-21). I credenti, che hanno le primizie dello Spirito, sono in grado di ascoltare interpretare il gemito della creazione che soffre nelle doglie del parto della nuova creatura.

Un'eco di questa prospettiva di speranza per tutta 1a creazione, inaugurata dalla  "nascita" dei credenti battezzati, si trova anche nella lettera di Giacomo: "il Padre della luce, ci ha generati con la parola di verità perché fossimo come una primizia delle sue creature" (Gc 1,17-18).

5. Gesù Cristo è la parola creatrice e incarnata

La forma più alta della contemplazione cristiana in cui si fonde insieme la fede in Dio creatore e solidale con il destino umano si ha nelle pagine di apertura del Quarto Vangelo: l'inno alla parola. Qui si danno appuntamento i temi biblici della parola creatrice e della sapienza che pone la sua dimora tra gli uomini. La sua struttura può essere tracciata in questo modo:

- la parola nel suo rapporto con Dio e nella creazione, Gv 1,1-5

- la parola come luce vera entra nel mondo e pianta la sua tenda in mezzo agli uomini, Gv 1,9-14

- la pienezza di amore fedele del Figlio unigenito si riversa sui credenti, Gv 1,16-18.

Dall'espressione di Gv 1,14 "e la parola si fece carne"  deriva il termine della catechesi cristiana "incarnazione" . Esso non indica solo la nascita di Gesù dentro la storia delle generazioni umane, ma anche la sua immersione storica che culmina con la morte di croce. La parola diventata carne è quella che "diventa pane di vita"  perché è "data per la vita del mondo"  (Gv 6,51).