GIOVANI

Educazione all’amore

per un progetto di famiglia

Prof.ssa Lia Ronch

i

Esperienza condotta nelle Scuole di Vita Familiare promosse fin dal 1918 dall’Istituto Pro Familia secondo il carisma del proprio fondatore, G.Battista Zuaboni

La Scuola di vita familiare educa all’amore e orienta, fin dalla preadolescenza, ad un progetto di coppia e di famiglia cristiana chi è chiamato al matrimonio.

L’intervento educativo si pone come "risposta" ai problemi e agli interrogativi che emergono lungo l’età evolutiva e come "sostegno" mentre l’identità personale si va strutturando ed integrando in tutte le sue dimensioni: corporea, psicologica, sessuale, spirituale. Matura intanto, via via, nell’adolescente la capacità di una relazione generativa di sé e dell’altro/a. Tale relazione presuppone il consolidamento della identità sessuale - mascolinità o femminilità - chiamata al dono reciproco ed alla comunione nel matrimonio e nella famiglia. Pertanto, nella preadolescenza e nella prima adolescenza, i maschi vengono divisi dalle femmine, nei gruppi, per favorire - in momenti formativi distinti - la scoperta e l’accoglienza della propria specificità, pur nel reciproco riferimento.

In prossimità del matrimonio, dopo un lungo cammino nella Scuola di vita familiare e nel fidanzamento, Camilla scrive:

So bene che cosa mi aspetterà fra sette giorni; lo conosco bene perché l’ho preparato in otto anni di discussioni, di verifiche, di angoli smussati, di sacrifici, ma anche di gioie, di crescita, di arricchimento, di continua ricerca di una maggiore armonia e comprensione.

(........)

Il matrimonio non è una bacchetta magica che improvvisa l’unità, la condivisione e l’armonia se queste non erano state costruite in precedenza.

(........)

Giurandoci amore eterno davanti a Colui che è Eterno è come se facessimo una "polizza-vita" sul nostro matrimonio, come se Dio ci assicurasse che non ci lascerà mai soli e che, se prenderemo strade traverse o indugeremo nel cammino verso la meta che Lui stesso ci ha predestinata, si farà sentire nei mille modi che Lui sa.

Conto su queste "tirate d’orecchi" e sulle tante "frecce segnaletiche" che porrà sapientemente sulla nostra strada di sposati in Lui attraverso il sacramento del matrimonio.

Non ci si improvvisa capaci di amare. Tale capacità deve essere costruita fin dalla preadolescenza, a partire da un rapporto pacifico con se stessi, per giungere alla consapevole assunzione della propria identità personale.

Laura, quattordicenne, alla domanda: "Hai già intravisto quale può essere il tuo progetto?" risponde:

Assolutamente no! Non so chi sono, non so dove vado, non so perché vado e non so perché lo faccio.

Sono accorate richieste di aiuto di una preadolescente di fronte all’impegno di autodefinirsi e autovalutarsi per poter poi intravedere il suo progetto di vita.

Qual è il giusto momento in cui l’educatore deve affiancarsi al ragazzo/a?

Il momento in cui i fenomeni fisiologici richiamano l’attenzione dell’adolescente sul proprio corpo che si va trasformando; il momento in cui egli riconosce ed assume la propria identità sessuale; il momento in cui sviluppa, con difficoltà, la propria capacità di relazione con "gli altri", con "l’altro" di sesso diverso, con Dio.

 

L’adolescente vive i fenomeni di maturazione con una autoconsapevolezza che nell’infanzia non c’era. Tale autoconsapevolezza lo spinge a scrutarsi durante i cambiamenti che si succedono con intensa risonanza interiore. Lo turbano sentimenti di incertezza, insicurezza, dubbio. Nasce allora in lui un forte bisogno di conoscersi, di capirsi, di accettarsi, di comprendere il significato di tutto quanto gli sta avvenendo. Cerca punti di riferimento con cui confrontarsi e li trova:

- nel gruppo dei coetanei

- in famiglia

- nell’adulto significativo (l’educatore).

Naturalmente l’educazione alla vita e all’amore spetta innanzi tutto alla famiglia; è un diritto dovere dei genitori con i quali il cammino educativo deve essere di continuo condiviso.

L’intervento dell’educatore segue le tappe dell’età evolutiva, facendo leva sulle forze vitali che si esprimono, e si svolge secondo un metodo ciclico: ogni tappa viene dalla precedente, ma procede alla luce di quanto segue, con continuità, progressività e con la possibilità di approfondire sempre più, in risposta ai nuovi bisogni che via via si manifestano.

L’adolescente viene guidato ad una triplice lettura delle sue esperienze:

- lettura antropologica di crescita, con l’aiuto delle scienze umane;

- lettura religiosa, alla luce della Parola;

- lettura etica, che conduce all’impegno di promuovere e proteggere la ricchezza personale per costruire il proprio futuro.

I tre momenti di riflessione si richiamano, integrandosi. L’uno richiede l’altro affinché emergano i significati a cui orientare la vita.

Ciò trova conferma in "Evangelizzazione e cultura della vita umana" (C.E.I.): "Assumendo gli interrogativi che gli uomini del nostro tempo si pongono, prenderemo le mosse dai dati dell’esperienza umana, li illumineremo e interpreteremo con la luce della fede e puntualizzeremo le esigenze etiche che ne derivano" (n. 17).

Il corpo: un dono, un valore, un compito

La prima tappa di questo cammino è costituita dalla scoperta dei valori del proprio corpo.

Il preadolescente si avvia alla comprensione dei fenomeni di crescita per giungere alla definizione della propria identità corporea.

Riflette sull’importanza di appropriarsi del suo corpo, non come di qualcosa a lui estraneo, ma come di una realtà che gli consente di realizzare la vocazione alla quale Dio lo chiama.

Ascoltiamo alcuni adolescenti:

Luciano (anni 15):

Vivo con ansia e, a volte, con rabbia il mio iter di crescita fisico.

Lo sviluppo in altezza e la trasformazione dei miei lineamenti da bambino in quelli da ragazzo sono accompagnati da una esplosione di brufoli in particolare sulla faccia.

Tale evento desta in me la difficoltà nel riuscire ad allacciare rapporti sereni con i coetanei e adulti.

Lettura antropologica di crescita - Luciano nutre ansia nei confronti del suo processo di trasformazione, perché non ne conosce ancora il significato e non ne vede le conclusioni. Va aiutato a vedere che si tratta di scompensi temporanei. Reagirà meno negativamente e con più facilità supererà i conflitti interiori fino ad accogliersi con serenità.

Lettura religiosa - Potrà allora scoprire che quanto va maturando in lui è dono di Dio; dono da ridonare in un personale progetto di amore.

Lettura etica - Se aiutato a comprendere che l’appropriazione pacifica della propria identità corporea è supporto indispensabile della costruzione della identità personale e presupposto della capacità di porsi in positiva relazione con gli altri e con Dio, Luciano potrà consapevolmente impegnarsi a superare la difficoltà ad "allacciare rapporti sereni con i coetanei e adulti".

 

Roberta (anni 14):

Io non sono soddisfatta del mio corpo per molti motivi.

Uno di questi è perché sono grassa e per me è un vero problema. Ora sono a dieta, ma quando mi vengono delle crisi "esistenziali", durante le quali piango, non so perché, mangio il doppio.

Per me è difficile accettarmi, perché ogni volta che parlo con il mio "io" mi sento una nullità e non trovo un senso per cui vivere.

In Roberta, buio totale sul valore del corpo.

Con più frequenza che nel passato dobbiamo fare i conti con il rifiuto del corpo: certe forme di anoressia delle ragazze e ora anche di qualche maschio ne sono un sintomo chiarissimo.

Rifiuto che rimanda anche alla "cultura odierna del corpo".

Il messaggio che la cultura dà è che il corpo bello è l’unica modalità secondo la quale viene giudicata la persona. Si tratta di una cultura narcisistica.

Tale cultura:

- rende più difficile il rapporto di accettazione del proprio corpo (in particolare per l’adolescente)

- non è in grado di andare al di là della corporeità

- non permette quindi di scoprire il vero valore del corpo e proprio questo desta maggiore ansietà nell’adolescente per il suo corpo che va sviluppandosi

- non consente di leggere i significati veri di vita che la persona - attraverso il corpo - incontra.

Come aiutare Roberta? Attraverso due processi (circolarità, non interventi giustapposti):

- il confronto con i coetanei

- le reazioni dell’adulto significativo.

Ne dà conferma Carla (anni 13) con la sua preghiera:

Grazie Signore di avermi aiutato ad accettare - almeno in parte - il mio corpo prima tanto odiato.

Grazie Signore di avermi fatto trovare molte amiche che avevano gli stessi miei problemi.

Grazie Signore per avermi dato delle persone che mi sono state vicino nei momenti difficili.

La condivisione dei problemi con le amiche del gruppo e la comprensione degli adulti vengono riconosciute da Carla quale dono del Signore per giungere ad accettare un corpo "prima tanto odiato".

Il sentirsi in un gruppo di amiche le renderà più facile vivere il valore scoperto.

E così prega Valentina:

Prometto che cercherò di mantenere questo meraviglioso clima che si è instaurato nel gruppo e spero che il mio impegno sia anche quello delle altre.

Aiutaci, Signore, a capire chi siamo veramente. Sono certa che aiutandoci l’un l’altra ce la faremo.

Grazie!

Nel gruppo, guidato dall’educatore, si va stabilendo una amicizia sostenuta dalla capacità di:

- ascolto (cercare di vedere le cose dal punto di vista dell’amica/o, sentire come sente lui/lei...)

- un rapporto di reciproca fiducia

- favorire l’autostima in ciascun membro del gruppo

- giungere insieme ad una realistica accettazione del limite proprio e altrui

- imparare a perdonarsi.

Sono gli atteggiamenti che permettono una relazione reciprocamente generativa.

Per creare il "clima educativo" nel gruppo si attuano anche attività creative e di vita pratica. Attività che stimolano la creatività e l’autostima che deriva dal sentirsi capaci di esprimere il dono di sé nella concretezza del quotidiano, oggi, nella famiglia di origine, in vista della famiglia futura.

 

Francesco (anni 17):

...Quando ero piccolo non mi guardavo mai allo specchio, forse perché conoscevo a memoria il mio corpo o più probabilmente perché non gli davo importanza.

Da quando ho iniziato a cambiare non c’è stato un giorno che non mi sia venuta voglia di andare a specchiarmi, di vedere come ero, anche se l’avevo già fatto il giorno precedente.

Guardando la mia immagine riflessa mi sono trovato diverso come se mi fossi incontrato con un nuovo me stesso. E probabilmente è vero che sono cambiato; così come ho continuato a trasformarmi quando ero bambino anche adesso mi trasformo, con la differenza che i cambiamenti sono più marcati.

Ora, di fronte a una situazione simile si possono verificare due atteggiamenti: 1) quello di chi dice che non vuole diventare grande perché nel suo vecchio aspetto si trovava benissimo e a suo agio; 2) e quello di chi accoglie in modo sereno questi cambiamenti, accettandosi così com’è.

È logico che il primo atteggiamento (che è poi quello nel quale più volte mi ritrovo) ostacola l’evoluzione del corpo, mentre il secondo (che è il comportamento che tento di assumere) la promuove.

Lettura antropologica di crescita - Francesco raggiunge una nuova consapevolezza: "mi sono incontrato con un nuovo me stesso". Diventa sempre più protagonista della sua nuova identità, pur nella difficoltà della evoluzione del corpo.

Lettura religiosa - Aiutiamolo a chiedersi: questa naturale evoluzione da dove viene, dove mi conduce? Chi guida la mia storia? Perché?

Dalla risposta a queste domande, potrà comprendere che, così com’è, è progetto di un Padre che ci ama.

Lettura etica - Quindi avrà motivazioni più forti per assumere l’atteggiamento di chi "accoglie in modo sereno questi cambiamenti". Si sentirà sostenuto da un personale dialogo col Padre.

 

Chiara (anni 15):

Guardandomi allo specchio, ho riflettuto spesso sul mio corpo. Alla mia età non posso ancora dire di conoscere il mio corpo profondamente, ma se non altro ho capito che il suo ruolo non è da sottovalutare. Che farei senza poter usare il mio corpo? Nulla. Sarei rinchiusa nella mia solitudine, senza alcuna possibilità di comunicare con gli altri; non potrei più assaporare momenti di gioia, di serenità, che posso manifestare con il mio corpo. Attraverso il mio corpo, posso rendere felice me stessa e chi mi vuol bene. Ho scoperto inoltre di poter utilizzare il mio corpo come dono per gli altri che magari sono meno fortunati di me.

Il cammino di conoscenza del mio corpo è solo all’inizio, ma già da ora mi sta dando notevoli soddisfazioni. Spero davvero di poter scoprire e utilizzare al meglio le mie possibilità ancora nascoste. La mia fiducia però è grande: so che anche se scoprirò solo una parte delle mie qualità, mi sentirò ricca di qualcosa di mio, di autentico, di vero.

Lettura antropologica di crescita - Chiara comprende che il corpo comunica qualcosa di molto più grande della sua fisicità: manifesta la "persona". Una persona che comunica con se stessa ("assaporare momenti di gioia e di serenità") ed è capace di aprirsi agli altri.

Aiutiamo Chiara a leggere i vari messaggi del suo corpo, anche quelli non gratificanti, e a cogliere i messaggi non verbali provenienti dagli altri.

(Si possono invitare i ragazzi/e del gruppo ad osservare i gesti caratteristici di persone per loro significative e aiutarli a vedere, attraverso quei gesti la persona che si manifesta)

Lettura religiosa - Chiara si è già scoperta come "dono". È questa la iniziale rivelazione del "significato sponsale del corpo", cioè della sua capacità di esprimere l’amore.

Chiediamole: dono di chi? Per quale progetto le sono state date le "possibilità" che va conoscendo in sé? Conduciamo Chiara a superare il senso di "onnipotenza" (che molti adolescenti vivono), ad accogliere pure il valore del limite, presente in ogni creatura, e a radicare in Dio la fiducia che già nutre in se stessa: è Lui il solido fondamento della sua identità.

Lettura etica - Chiara comprende l’importanza di una comunicazione corporea "autentica e vera" e già vive la gioia del "dono di sé" a chi le vuole bene e a chi è meno fortunato di lei.

Si potrà impegnare quindi:

- a porsi sempre nella comunicazione con gli altri con responsabilità per stabilire un dialogo costruttivo;

- a non disperdere quanto già accolto in sé come ricchezza personale e ad orientarlo secondo il progetto di Dio.

La capacità - acquisita durante l’adolescenza - di osservare il linguaggio del corpo dell’altra persona, per coglierne i bisogni a cui rispondere nell’amore, dà i suoi frutti nel matrimonio.

Ecco la testimonianza di una giovane sposa.

Mariella:

Quale grande magìa c’è in ogni piccola parte del nostro corpo, capace di dire più delle parole!

Il suo (dello sposo) modo di muoversi mi dice se è stanco o se è nervoso, il modo di guardarmi o di sfuggire il mio sguardo esprime bisogni o tensioni, il suo sorriso e il tirarmi a sé tutto il desiderio di starmi vicino.

E io stessa mi rendo conto che attraverso il mio corpo posso isolarmi, rendermi impermeabile a tutto e farlo soffrire, ma posso anche trasmettere calore, emozioni, desideri, affetto e protezione.

(.......)

Il nostro corpo parla spontaneamente sia nel bene che nel male.

 

Colui che è in cattivo rapporto con la propria corporeità farà fatica a vedere in essa il dono di amore che il Padre ha dato ai suoi figli per la realizzazione del progetto personale.

Aiutare l’adolescente a superare un eventuale cattivo rapporto con la propria corporeità vuol dire creare le condizioni per sviluppare la capacità di comunicare con se stesso e con gli altri e soprattutto per maturare la fiducia e la confidenza in Dio. Questo è possibile nell’incontro con Cristo e il suo Vangelo.

 

Annalisa (anni 13):

Anche se sono sempre pronta a disprezzarlo, a criticarlo, a trovargli i più brutti difetti, Signore, io ti ringrazio tantissimo per il mio corpo, brutto o bello che sia.

Ti ringrazio di avermelo fatto così perché bene o male mi sento a mio agio in lui, mi ha accompagnato e mi accompagnerà per tutta la vita.

Anche se fosse il corpo più malandato del mondo, ti ringrazierei comunque perché è il mio (e solo mio) segno di riconoscimento, la mia vita.

Grazie immensamente, Signore.

La fede illumina la vita!

Che tipo è Gesù? Come si pone quando guarisce i corpi e dona "la sua pace"?

Egli è vicino a ciascuno di noi, ci ama e ci aiuta ad accoglierci con gratitudine.

 

Il cammino presentato dovrebbe via via far maturare anche una avveduta capacità critica nei confronti della cultura odierna, così da scoprire che tanto più il corpo è esaltato, tanto più manifesta una forma di povertà umana.

L’impegno di vita dell’adolescente, sostenuto da una vita di fede condivisa con l’educatore e il gruppo dei coetanei, deriverà allora non da imposizioni di regole, ma dall’accogliere e portare a termine quel progetto che è nascosto nella realtà del corpo.

Sessualità e reciprocità

Il corpo dell’adolescente, a causa delle trasformazioni dovute alla maturazione dei caratteri sessuali, incomincia a "farsi sentire", è colto soprattutto nelle sue caratteristiche di corpo maschile o di corpo femminile, cioè sessuato.

La nuova consapevolezza della propria sessualità e la presa di coscienza del significato di essa sul "chi sono io?" costituisce un nuovo spazio educativo privilegiato per scoprire il valore, il compito e la vocazione della propria sessualità, per accettarla e appropriarsene quindi responsabilmente.

L’intervento educativo affianca l’adolescente che si trova al bivio fra due opposte scelte:

1. nella presa di coscienza della propria sessualità: fra il considerarla nella sola dimensione fisica (sesso) e il riconoscerla invece come il modo particolare di vivere e di esprimere il proprio essere uomo o donna (vedi le seguenti testimonianze di Luciana, Pietro, Filippo, Alessandro, Mattia);

2. nella accettazione della propria sessualità, in tutte le dimensioni della persona: fra il rifiuto di generare la vita e l’accoglienza invece della personale vocazione alla maternità o alla paternità (vedi le testimonianze di Bruno, Katia, Mariella e Franco);

3. nella accettazione della differenza: fra un atteggiamento competitivo con l’altro sesso e quello invece di consapevolezza che nel reciproco riferimento positivo ognuno costruisce la propria identità sessuale (vedi Patrizia, Carlo, Giorgio, Gianni);

4. nel vivere l’esperienza di autentica amicizia: fra la scelta di incontri ludici per la propria gratificazione (= essere con...) e quella invece di sperimentare l’essere per in una relazione reciprocamente generativa (vedi Michela);

5. nelle successive tappe del divenire coppia (cotta, innamoramento...): fra la ricerca del proprio piacere e la costruzione invece di una relazione più impegnata che, se non è definitiva in ordine al matrimonio, conduce però decisamente verso quella prospettiva (vedi Merj, Mariella e Franco).

L’adolescente nel cammino di maturazione, accompagnato dall’educatore, giunge a comprendere che:

- acquisire l’identità maschile e femminile è camminare nella strada che Dio - dalla eternità del Suo amore - ha pensato per l’uomo e per la donna

- la mascolinità e la femminilità portano inscritta la vocazione ad essere dono reciproco

- l’"essere dono" può venire realizzato soltanto nella accettazione dell’altro dono

- l’uomo, attraverso il suo farsi dono alla donna, rende più ricco il dono stesso della donna; e la donna, che si fa dono all’uomo, rende più ricco il dono dell’essere maschile dell’uomo

- vivere la castità significa promuovere l’amore verso la sua piena realizzazione.

 

1. Presa di coscienza della propria sessualità

 

- Nell’immagine che hai di te stesso quale importanza assume il tuo essere maschio o femmina?

 

Luciana (anni 14)

... mi condiziona essere femmina...

Pietro (anni 14)

Ha molta importanza, perché mi sento tale!

 

- Quali caratteristiche vuoi sottolineare del tuo essere maschio o femmina?

Pietro (anni 15)

Il mio sesso.

L’adolescente maschio è portato a identificare l’identità sessuale nella sola dimensione fisica; può giungere a pensare che si debba necessariamente vivere la sessualità a livello fisico - di attività genitale - per essere veri uomini.

 

- A quale livello (fisico - psichico - spirituale) esprimi meglio la tua mascolinità/femminilità?

Filippo (anni 15)

Secondo me la mia mascolinità si esprime in tutti i campi: perché sia il livello fisico, sia quello psichico, che quello spirituale sono complementari e la mancanza di uno determinerebbe un vuoto.

In Filippo è già presente che la sessualità esprime la persona in tutte le sue dimensioni.

 

- La sessualità che cosa comunica della persona?

Alessandro (anni 15)

La sessualità, della persona, comunica, in quanto maschio, forse la potenza, ma anche l’amore, la dolcezza, la purità, l’unità.

 

Mattia (anni 20)

Comunica molto di me, in quanto io, prima di essere ottimista o pessimista, allegro o malinconico, colto o ignorante, loquace o silenzioso, sono innanzi tutto uomo o donna.

È opportuno un discorso chiarificatore:

a) sia sulle manifestazioni fisiche della sessualità

b) sia sulla loro accettabilità religioso-morale anche nell’aspetto di attrazione-piacere che comportano.

 

L’adolescente deve imparare a considerare normali le manifestazioni fisiche e psicologiche della sua sessualità, deve accettarle per giungere a star bene con se stesso.

È certamente opportuno introdurre gli aspetti fisico-biologici della sessualità maschile e femminile con una lettura scientificamente corretta.

Proprio l’aspetto biologico della sessualità si presta in modo egregio come base per una esatta comprensione del suo significato ultimo: la sessualità è invito ad uscire da sé per donarsi all’altro/a con amore gratuito.

La masturbazione, quindi, è chiusura su di sé, incapacità/rifiuto di donarsi all’altro, mentre la castità è energia spirituale che difende e promuove l’amore.

Il ragazzo deve, inoltre, conoscere la sessualità anche fisica della ragazza e viceversa, imparando così ad accettarsi meglio nella diversità chiamata alla reciprocità. È il presupposto perché si comprendano i metodi naturali nella logica di un amore autentico (accoglienza, rispetto).

 

2. Accettazione della propria sessualità

 

- Con quali sentimenti vivi il tuo essere maschio/femmina?

 

Bruno (anni 14)

Vivo in modo aperto e gioioso il mio essere maschio, anche se spesso mi ritrovo con le idee confuse.

 

Isa (anni 14)

Con decisione e orgoglio: io amo essere femmina ed amo il mondo che circonda la femminilità.

Questa accettazione gioiosa della propria sessualità favorisce l’accoglienza della vocazione.

Katia (anni 15)

Io non cambierei mai il mio sesso. Solo al pensiero di non poter avere figli e non provare ogni mese quel senso di felicità per aver preparato il mio corpo ad accogliere una nuova vita, mi toglie immediatamente quelle strane idee dalla testa circa il preferire l’altro sesso al mio.

Il significato totale del corpo, "compreso" nella tappa precedente, si esprime ora in un "senso di felicità" per tutto quanto si va preparando per accogliere una "nuova vita". Felicità e senso di responsabilità espressi da Mariella e Franco, giovani sposi invitati a testimoniare al gruppo degli adolescenti il loro vissuto di genitori.

 

Mariella - sposa e madre (anni 28)

Il mio fisico, che durante la gravidanza andava trasformandosi per adattarsi e accogliere la creatura che cresceva in me, mi appariva bello nelle sue forme così strane e capivo che la potenziale ricchezza del mio essere donna, intuita fin dall’adolescenza e custodita negli anni della giovinezza, ora stava affiorando in tutta la sua potenza e la sua bellezza insieme al fiorire del mio corpo......

La sensazione grande di aver portato alla luce quella nuova vita che Dio aveva posto nel mio grembo... è indescrivibile.

 

Franco - sposo e padre (anni 30)

Essere padre significa avere la grande opportunità di essere attivo protagonista della Creazione.

 

3. L’accettazione della differenza

 

- Scoprire la diversità dell’altro (di sesso diverso) che cosa ha suscitato in te?

Patrizia (anni 13)

Curiosità per il diverso, per il semplice desiderio di conoscere qualcosa che ancora non si sa...

Carlo (anni 15)

Scoprire la diversità dell’altro suscita in me curiosità e voglia di comunicare.

Giorgio (anni 15)

La sessualità sottolinea le differenze fra i due sessi nel fisico, nei gusti, nella mentalità, nel modo di vedere e giudicare la vita, nelle scelte...

 

- Non hai mai pensato che in questa divisione fra maschi e femmine c’è una chiamata rivolta a ciascuno di noi?

Gianni (anni 17)

Sì, l’ho pensato qualche volta. Una chiamata questa che cerca di (...) far gestire a ciascuno i propri talenti, in modo da sfruttarli pienamente per una maggiore comprensione reciproca.

 

4. Esperienza di autentica amicizia

 

- Quali sono le caratteristiche dell’amicizia fra un ragazzo e una ragazza? Quali finalità permette di raggiungere?

 

Michela (anni 15)

Io ritengo che l’amicizia fra persone di sesso diverso sia meravigliosa. Forse è più difficile da instaurare, ma una volta ottenuta, è un bene da non perdere. Ritengo un grande onore il fatto che un ragazzo mi scelga come una sua vera amica, e mi confidi i suoi problemi (e viceversa). Ciò permette di acquistare più confidenza con l’altro sesso, che magari ci è sempre apparso lontano; di perdere l’imbarazzo che solitamente caratterizza il dialogo fra un ragazzo e una ragazza.

L’amicizia fra sessi diversi vista da Michela come un "bene da non perdere" va però vissuta come un "grande onore" reciproco.

Nell’amicizia c’è simultaneamente un sostenersi a vicenda e una esplorazione di se stessi oltre che dell’altro; è lo scoprire e accettare consapevolmente (nel rapporto migliore) che si è "vicini", complementari tra uomo e donna: nell’affetto, nell’intelligenza, nella biologia, nella volontà.

L’amicizia vera è il primo apprendistato di un amore autentico. Se decade in una strumentalizzazione facile a servizio della gratificazione (magari sessuale) si bruciano

- le possibilità di uno sviluppo psico-sessuale liberante

- la capacità di distinguere sentimenti di affetto e di amicizia da altri sentimenti più legati ad un rapporto univoco di amore orientato al matrimonio.

 

5. Tappe del divenire coppia

 

Merj (anni 14)

Con lui è stato un ricevere e dare speciale - diverso - unico - meraviglioso.

Con lui è stato: conoscere quello che completa una donna, capire cosa vuol dire voler bene a qualcuno, trovare l’amore diverso dall’amore familiare, sentirmi protetta, cercata, piaciuta..., poter esprimere questo sentimento meraviglioso: l’amore.

Con lui è stato sentirmi persa di fronte al nostro amore distrutto da una ragazza che era disposta a dare a lui tutto ciò che io non ritenevo giusto dargli (...). Senza di lui sento di nuovo quello strano vuoto che lui non potrà mai colmare.

Anche una esperienza negativa può diventare generativa: Merj prende consapevolezza del proprio bisogno di essere amata e di amare, consolida la propria identità femminile, conserva la propria autonomia nella relazione perché capace di "guardare avanti" forse anche grazie alla testimonianza di Mariella e Franco presenti nel gruppo.

Mariella e Franco, sposi

Mi ricordo ancora, tanto da riprovarne le emozioni quando ci ripenso, i primi sguardi intensi che ho amato in Franco, il suo primo bacio, la sua prima carezza, il suo primo abbraccio.

A distanza di quasi otto anni ci ritroviamo ad abbracciarci con la stessa intensità di allora e spero che sarà così anche fra... quaranta o cinquant’anni.

(.......)

Ma abbiamo presto scoperto anche che spesso c’è bisogno che la nostra testa comandi al nostro cuore, che lo guidi per portarlo verso l’altro anche quando ciò non avverrebbe istintivamente.

Se io non mi sforzassi, a volte, di donare affetto a Franco, attraverso i miei abbracci e le mie carezze, tanta ricchezza rimarrebbe chiusa in me, prigioniera della stanchezza o della "non voglia". Se lui pretendesse la mia disponibilità di affetto sempre, in ogni momento, senza rispettare i miei momenti di stanchezza, il nostro comunicare col corpo diverrebbe uno scambio preteso e concesso, non certo una comunicazione d’amore.

Perciò l’amore coniugale non è solo emozione, né solo sentimento, ma è relazione tra persone, una ben specifica relazione che richiede dedizione e donazione reciproca.

Solo in una relazione di amore autentico la sessualità trova il suo significato e anche la pienezza della sua gratificazione.

Il cammino educativo dell’adolescente si evolve dalla reciprocità alla comunione. È questa la meta a cui tende l’educazione all’amore per un progetto di famiglia: "L’uomo e la donna, creati come unità dei due nella comune umanità, sono chiamati a vivere una comunione d’amore e in tal modo a rispecchiare nel mondo la comunione d’amore che è in Dio" (Mulieris Dignitatem, n. 7).

 

L’educatore

L’educatore può donare solo quello che egli è. Deve, quindi, aver raggiunto:

- una totale e pacifica accoglienza di sé

- la capacità di una consueta triplice lettura (antropologica - religiosa - etica) delle proprie esperienze

- la capacità empatica: sapersi porre in ascolto per accogliere, comprendere profondamente, sostenere sempre il processo di autoriconoscimento, autodefinizione, autovalutazione dell’adolescente

- la capacità di relazioni reciprocamente generative.

Egli ha inoltre il dovere di una formazione permanente che richiede studio aggiornato dell’antropologia cristiana, del Magistero della Chiesa e una approfondita conoscenza dell’età evolutiva e del cammino educativo all’amore.

Ma gli è soprattutto indispensabile una solida vita di fede per poter condurre l’intervento educativo come compito affidatogli da Dio.