Cristianesimo e giudaismo

tra I e II secolo

 

Testi di riferimento:

G.Filoramo, in AA.VV., Storia del cristianesimo. L'antichità, pp. 141-152

A.Segal, Rebecca's Children: Judaism and Christianity in the Roman World, Cambridge-London 1986

 

Nel periodo dal 66-70 al 132-135 si attua la separazione definitiva tra cristianesimo e giudaismo. Il paganesimo è vivace anche dal punto di vista religioso in questo periodo; il giudaismo è presente in modo vivo e dinamico aperto alla sua missione universale. Il cristianesimo si connette alla presenza nel mondo giudaico e mondo pagano. Lo scenario religioso tra 66-135 vede la compresenza di giudaismo, paganesimo e cristianesimo La differenza tra cristiani e ebrei sta fondamentalmente nel rapporto con la figura di Cristo: nelle lettere di Ignazio nel primo decennio del II secolo questa separazione è già attuata. L'atteggiamento dei cristiani nei confronti del giudaismo (attestato per es. da Ignazio) è complesso:

- da un lato odio contro gli ebrei in quanto hanno rifiutato Cristo

- d'altro lato riferimento all'Antico Testamento e ai profeti che vissero in riferimento a Cristo e lo annunciarono (Filad 5,1-2) e riferimento al martirio in continuità con l'esempio dei martiri maccabei.

 

Un tema si sviluppa: è Gesù il messia promesso e i cristiani leggendo la Scrittura vedono come nell'Antico Testamento c'era la promessa di un messia sofferente.

Esempio di questo confronto esegetico sono alcuni testi:

- La lettera di Barnaba. L'Antico Testamento è letto come libro delle promesse in riferimento a Cristo.

- Il Dialogo con Trifone di Giustino: dialogo tra un ebreo e un cristiano

Le Scritture sono lette ponendole nel quadro di una concezione della storia della salvezza in riferimento a Cristo e rivendicate quindi come cristiane. Questo dà al cristianesimo, caratterizzato dalla novità, ossia dall'essere apparso solo tardi nella storia del mondo, un nuovo spessore storico: è il motivo dell'antichità del cristianesimo rispetto al mondo pagano. Progressivamente si sviluppa la rottura col giudaismo e il sorgere di una letteratura antigiudaica:

- Tertulliano scrive Adversus Iudaeos a fine II secolo

- ps. Barnaba

- Omelie di Melitone

Scritti molto diversi: si va da raccolte di testimonia a veri trattati come quello di Tertulliano. Due diverse impostazioni: il giudaismo visto come realtà intemporale e la polemica con ebrei in carne ed ossa. Il primo tipo di scritti è tipico dell'epoca precostantiniana, mentre il secondo è della chiesa imperiale, quando il cristianesimo diviene religione di stato. Nel II secolo si tratta soprattutto di un confronto teologico tra intellettuali; il tentativo da parte cristiana è di delineare una identità

Tre scritti paradigmatici:

- Epistola di Barnaba (130 ca. ambiente siro-palestinese)

- Dialogo con Trifone (Giustino, a metà del II secolo)

 

 

 

 

•Omelia sulla Pasqua di Melitone (circa 170)

 

 

 

 

 

Barnaba: colpisce la sua radicalità

- anticipa le posizioni che saranno quelle di Marcione verso il 144: ossia il rifiuto completo dell'Antico testamento;

- è presente una polemica antilegalistica (sacrifici e digiuno II-III; circoncisione e leggi sulle carni IX-X; sabato e tempio XV-XVI)

- il popolo erede delle promesse è il popolo dei cristiani (XIII-XIV) e l'alleanza non è mai stata di Israele. Gli ebrei sono accusati di infedeltà: essi non avendo obbedito a Gesù hanno portato al culmine il peccato dei loro padri.

Non solo il culto ebraico è senza valore ma anche l'antica alleanza non sarebbe stata una vera alleanza (fu spezzata con la rottura delle tavole della legge: IV 6-9). Condanna generalizzata di tutti gli ebrei: sono esclusi i patriarchi e i profeti, che hanno avuto una conoscenza spirituale e che prefigurano i cristiani La storia di Israele per Barnaba ha per scopo di prefigurare l'incarnazione e la crocifissione di Gesù.

 Giustino

Ha una posizione meno radicale però ugualmente netta rispetto alla critica. Pur se il tono del discorso è più elevato: si tratta di una disputa intellettuale al termine della quale l'ebreo e il cristiano rimangono nelle loro posizioni nel rispetto reciproco, tuttavia la durezza delle accuse è pari a quella di Barnaba. Gli ebrei non hanno avuto amore per nessuno, sono ingannatori, uccisori dei giusti e l'uccisione di Gesù è culmine della loro malvagità; segno distintivo è la circoncisione che ha come scopo che gli ebrei abbiano la punizione per i loro peccati (distruzione del Tempio e di Gerusalemme). Tutto ruota attorno a Cristo; tutto nella Scrittura deve essere letto in rapporto a lui. C'è un piano di salvezza di Dio che si compie nella storia e che culmina in Cristo. Cristo si è manifestato nel corso di questa storia in quelle che gli ebrei ritengono essere le teofanie dell'A.T. ma che in realtà sono cristofanie. Solo chi riconosce che Cristo è Israele è il suo vero erede, ossia il vero Israele. Da qui si sviluppa il modo di esegesi tipologica dell'Antico Testamento ed essa è frutto di un dono di grazia: solo il simile può conoscere il simile. In questa lettura cristologica dell'AT le prescrizioni mosaiche hanno significato e portata limitata.: esse sono state date per la durezza del cuore. L'affermazione secondo cui 'nella Legge di Mosé è prescritto di compiere, a coloro che vi prestano fede, cose buone, sante e giuste per natura' (45,3) permette a Giustino di connettere l'osservanza della Legge per gli ebrei a quello che è l'osservanza della legge naturale per i gentili: la Legge ebraica in quanto ha di buono corrisponde alla legge naturale iscritta da Dio nel cuore di ogni uomo, mentre nei sui aspetti specifici ha solo carattere punitivo e questi sono transitori e cessati con la venuta di Cristo.

Melitone

rinvia alla situazione di Sardi di cui è vescovo nella seconda metà del II secolo. Contrappone antico e nuovo patto e contiene una sezione antigiudaica:

L'antico patto ha un valore relativo e strumentale: 'una volta che la chiesa fu edificata e il vangelo fu messo innanzi, la figura fu resa vana, avendo trasmesso la sua potenza alla verità e la legge fu compiuta, avendo trasmesso al vangelo la sua potenza' (42,287-292)

Quando sono realizzate le prefigurazioni dell'Antico Testamento non hanno più valore e per questo vanno abolite. Melitone contrappone al nomos degli ebrei, il Logos del nuovo patto, che è Cristo: la nuova Legge è Cristo che è Logos e per questo legge universale. Melitone fa un duro attacco a Israele come deicida e popolo che non ha riconosciuto la vera natura di Cristo. A differenza della posizione di Giustino Melitone non pone possibilità di salvezza per gli ebrei.