Dio Padre nei Vangeli

Alberto Piola

Introduzione

 

 

È proprio nel Nuovo Testamento che la categoria di "Padre" diventa centrale per parlare di Dio. Il motivo è semplice: perché suo Figlio, Gesù di Nazaret, il Cristo, ce lo ha rivelato e ne ha parlato spessissimo come di un "Padre". Anche se non siamo abituati a farlo e se non è certo il metodo migliore per pregare la Parola di Dio, possiamo accostare il Nuovo Testamento e qui incominciamo a vedere i Vangeli cercando di leggere in modo sintetico i versetti in cui Dio è definito Padre.

La novità di Gesù

Il metodo migliore è guardare a Gesù, che ha dimostrato di avere un rapporto singolarissimo con Dio che si concentra appunto attorno alla definizione di "Padre". Da Gesù in poi i cristiani non potranno più parlare di Dio senza dire che è Padre: Padre di Gesù e Padre di tutti gli uomini. Gesù non rivela un "altro" Dio rispetto a quello conosciuto dall’Antico Testamento, ma rivela un Dio "altro": il suo messaggio su Dio è indubbiamente caratterizzato dalla novità.

La novità di Gesù sta in questi aspetti:

Gesù si presenta con la grande pretesa di essere l’unico a poter rivelare appieno il mistero di Dio: Matteo 11,27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. La particolarità del suo rapporto sta in quel "Padre mio", eco di quell’"Abbà" che è rimasto nei Vangeli perché evidentemente era usato spesso da Gesù (cfr. il nostro attuale uso di termini inglesi che sono ormai diventati parte della lingua comunemente usata): Marco 14,36 E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu". È la maniera tipica con cui Gesù prega Dio ed è un termine assolutamente nuovo per l’ambiente di Gesù: ora Dio si può chiamare "papà"!

Gesù non solo presenta la Parola di Dio come Mosè ed i profeti, ma usa un più autorevole: "ma io vi dico"; parla in nome proprio, con una autorità che gli è riconosciuta perché è evidente. Vuole anzi completare l’AT e quello che lì Dio ha detto: avete inteso che fu detto agli antichi ma io vi dico.

La paternità di Dio è il nucleo centrale della rivelazione che fa Gesù: un Padre che non è solo più il creatore o il Padre del popolo d’Israele, ma che è "Padre mio", che farà scrivere a Paolo: Romani 8,15 voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". È un "padre celeste", "nei cieli" perché è un Padre radicalmente diverso da quelli terrestri.

Due espressioni centrali

È stato calcolato che per circa 170 volte nei Vangeli Gesù chiama Dio con il nome di Padre. Analizziamo soprattutto due espressioni:

Padre mio: indica lo specialissimo rapporto che Gesù ha con Dio. Dio dunque è Padre per il Nuovo Testamento in due modi diversi; come Gesù dice alla Maddalena: Giovanni 20,17 va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. È questo il motivo per cui Gesù conosce in pienezza il mistero di Dio: Luca 10,22 Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Ed è di questo Dio che Gesù parla ai suoi discepoli (e noi quanto chiediamo a Gesù di farci conoscere il vero volto del Padre?). Questo rapporto singolarissimo di Gesù con suo Padre ovviamente ci provoca ad esaminare il nostro rapporto con Dio Padre: gli diciamo proprio tutto?

Padre vostro: Gesù usa questa espressione parlando ai suoi discepoli, ma non per tutti gli uomini: come per dire che se Dio è creatore di tutti e a tutti, buoni e cattivi, dà i suoi doni, la paternità di cui parla Gesù è di un altro ordine, non automatica o legata alla creazione, ma all’accoglienza del messaggio portato da Cristo e delle relative esigenze. I discepoli sono dunque chiamati a comportarsi così come Dio si comporta; vediamo alcuni esempi:

Dio ama i "piccoli" della comunità: Matteo 18,10.14 Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli; Matteo 10,42 E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa; Matteo 11,25 Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli; Matteo 25,40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me; Marco 9,42 Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare; Luca 9,48 Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande; Luca 22,25-26 I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve;

è misericordioso e benevolo anche verso gli ingrati: Luca 6,35-36 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro; Matteo 5,7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia; 5,44 amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori;

è sempre pronto a perdonare: Marco 11,25 Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati; e quindi: Matteo 6,14 Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;

guarda nel segreto dell’uomo, al suo cuore: Matteo 6,3-4.16-18 Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

La regola d’oro per il comportamento del discepolo è allora quella di imparare da Dio che è suo Padre: Matteo 5,48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Ma questa paternità divina non è solo un imperativo etico: è prima di tutto essere in un certo rapporto con Dio:

significa accorgersi che Dio si preoccupa per le necessità dei discepoli, che quindi non devono inquietarsi per i problemi dell’esistenza quotidiana: Matteo 6,31-34 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena; Matteo 10,29-31 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!; Luca 12,24-31 Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta;

avere Dio per Padre significa dunque avere fiducia nella sua sconfinata provvidenza e vivere nella sicurezza che Dio ci dà i suoi doni buoni: Matteo 7,11 Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!; Matteo 5,46 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti; Luca 12,32 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno;

da qui nasce un certo stile di preghiera: i discepoli possono pregare Dio e chiamarlo "Padre", come insegna Gesù: Matteo 6,5-8 Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate; Marco 1,35 Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.

L’identikit del Padre

E, al di là delle singole espressioni, dalla predicazione di Gesù, dai suoi comportamenti e dalle sue parabole possiamo tracciare un identikit di Dio Padre: Dio è

Il Dio dei poveri , non il Dio dei potenti, dei ricchi, dei sazi, di chi ha tutto; è il Dio di chi vive con lo spirito del povero, il Dio di chi soffre nel corpo e nello spirito

Il Dio dei piccoli, non il Dio dei grandi, dei sapienti, degli intelligenti; ma il Dio di chi è umile, semplice, di chi non conta, di chi non ha voce, di chi è come un bambino; cfr. Matteo 11,25-27 Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare

Il Dio dei peccatori, non di chi si sente già giusto, di chi disprezza gli altri, non di chi può far a meno di Lui, di chi conta sui propri meriti da far valere. È un Dio che ama gli uomini così come sono.

Gesù ci ha dunque rivelato un Dio Padre che salva, Dio dell’amore (cfr. 1Giovanni) e della misericordia, che non condanna ma anzi salva chi si rivolge a Lui: un amore senza limiti. È un Padre amoroso, misericordioso e provvidente: è per questo che possiamo rivolgerci a Lui con assoluta fiducia; è un Dio onnipotente e santo, trascendente ed infinito, ma anche vicinissimo agli uomini, che ha cura di loro, che conta addirittura i capelli del nostro capo.

Che bella differenza rispetto al Dio di altre religioni e di certi filosofi! Non è come gli dei della mitologia antica, tutti presi nelle loro faccende e nei loro amori, che si cullano in una vita di piaceri, senza curarsi degli uomini, se non per ricevere offerte e sacrifici. È davvero il "Padre nostro", che si preoccupa seppur a suo modo! di tutto ciò di cui noi possiamo aver bisogno. Ed è per questo che ci ha mandato suo Figlio: in lui si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini (Tt 3,4).

Alcuni pensieri conclusivi

Il messaggio che abbiamo ascoltato ci provoca a chiederci se davvero cerchiamo già il vero volto del Padre, o se invece ci accontentiamo di immagini parziali (o forse addirittura false). Dio non è un padre qualsiasi, è un Padre dalle caratteristiche ben precise. Se non ricerchiamo mai questo vero volto del Padre, non stupiamoci se poi la nostra esperienza di Dio quasi non ci dice più nulla. Cfr. il bambino che, crescendo, guarda in modo diverso l’immagine paterna.

Gesù ci ha detto che Dio è il Padre nostro. Non è un possesso esclusivo e geloso: è Padre di tutti gli uomini, senza le differenze che (spesso) facciamo noi. Questo significa che noi siamo tutti fratelli: "il comune Padre ci costituisce fratelli e ci affida gli uni agli altri, intrecciando le singole esistenze nel tessuto di una storia comune. Siamo dunque chiamati ad accogliere gli altri come fratelli, senza discriminare nessuno, ad accettarli così come sono, aiutandoli a valorizzare la loro possibilità di crescita umana e cristiana" (Catechismo degli adulti, n. 824). E qui sta anche l’opzione preferenziale per i poveri: tra i fratelli, chi sta peggio ha sempre diritto a qualcosa di più.

Perché allora non verificare il nostro atteggiamento filiale? È l’atteggiamento proprio di chi sa dire "papà" a Dio. È unire insieme adorazione e confidenza (senza dimenticare nessuno dei due). "Il Padre di Gesù non ha nulla a che fare con l’immagine paterna rifiutata: non soffoca la libertà, non preserva dalla fatica e dalla sofferenza, non favorisce la passività, la viltà, il servilismo, il fatalismo. È un Padre diverso rispetto alle proiezioni del nostro desiderio, come Gesù è un salvatore diverso. È premuroso e onnipotente, ma non invadente; è vicino anche nell’apparente assenza, non impedisce il male, ma ne trae il bene, rispettando la libertà delle creature" (Catechismo degli adulti 334). Anche se a volte è così difficile avere fiducia piena in Dio

Se ce la faremo non ci farà più così paura sentirci dire che la vita cristiana è un cammino verso la casa del Padre. È una prospettiva che non ci spaventa più, se capiamo per davvero chi è questo Padre. D’altra parte, sarebbe possibile concepire una condizione migliore in cui far confluire la nostra vita?!

Un ultimo punto di verifica può essere il pensare alla nostra preghiera: preghiamo noi stessi o Dio che ci è Padre? A chi pensiamo quando diciamo "Padre nostro"? il nostro pregare è veramente un rapporto personale con il Dio Padre? Possiamo anche noi dire come Gesù che Dio è il "Padre mio"? È stato detto che il cristiano vale quanto la sua preghiera: penso che sia vero.

Vivere la paternità di Dio: i Vangeli ci hanno offerto altri stimoli rispetto a quanto avevamo già visto nell’Antico Testamento. Gesù ci offre la vera immagine del Padre: quel Dio che lui ha sperimentato in modo profondissimo come il Padre suo, è lo stesso Dio che è Padre nostro se noi non gli chiudiamo la porta in faccia: Apocalisse 3,20 Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Ed è su questa paternità divina che rifletteranno gli altri scritti del Nuovo Testamento.