Dio Padre in san Giovanni

Alberto Piola

 

Con la rivelazione su Dio nell’opera giovannea giungiamo al culmine del messaggio della Scrittura su Dio che ci è Padre. Già ci siamo confrontati con la presenza di questo Padre nella nostra vita: non ce ne possiamo liberare, non si può chiudere in una casa di riposo perché non disturbi più; è il Dio che ci vuole salvare e che Gesù ci ha presentato ripieno di caratteristiche di misericordia ed è il Dio su cui san Giovanni riflette nel suo Vangelo e nelle sue lettere, fino a giungere alla grande sintesi: "Dio è amore".

Sarebbe però sbagliato partire da questa sintesi, senza prima aver ripercorso i passi che l’opera giovannea fa per giungere a questo traguardo; infatti, si tratta di uno slogan ad effetto che può rischiare l’insignificanza (cfr. la pubblicità di uno yogurt: "fate l’amore con il sapore") o che può limitarsi ad un generico "vogliamoci bene" che non ha molto a che vedere con l’immagine ricca e positiva che la Bibbia vuole lasciarci su Dio Padre. Inoltre, dobbiamo chiederci se, oltre all’affermazione di Dio Padre come amore, non coesistono in noi altre immagini di Dio che poco hanno a che vedere con l’identificazione giovannea: il Dio nonnino, il Dio carabiniere, il Dio tappabuchi, il Dio da tenere a bada con l’osservanza scrupolosa dei suoi ordini sono immagini che, seppur rifiutate razionalmente, possono sempre essere presenti dentro di noi.

Un po’ di riassunto

Innanzi tutto chiediamo a san Giovanni di riassumerci con i suoi termini a volte un po’ difficili quanto già sappiamo:

 

 

•Dio è un mistero inaccessibile all’uomo: solo Gesù ce l’ha fatto conoscere: Giovanni 1,18 Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Andiamoci sempre cauti nelle nostre pretese di conoscere Dio abbiamo la fortuna di avere Gesù che ci dà la corretta "foto" di questo Padre che ci ha creati e redenti: non andiamo a cercare altrove (cfr. i nuovi rivoli di spiritualità, gli oroscopi, i segni straordinari). È Gesù la garanzia per conoscere il "vero" Dio, quel Padre che ha mandato il suo Figlio nel mondo. •Dio si è reso accessibile in Gesù: è Gesù Cristo a raccontarci chi è questo Padre che ci vuole bene; servono, ma non bastano la nostra intelligenza, la nostra filosofia, il nostro impegno, i nostri sforzi morali: la conoscenza di Dio è sempre un dono, mai una nostra conquista. Gesù è il Figlio che ha vissuto un’obbedienza radicale al Padre: Giovanni 5,30 non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato; Giovanni 15,10 io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Può allora dire: Giovanni 10,30 Io e il Padre siamo una cosa sola. Tutto ciò fece problema ai giudei del tempo di Gesù, che lo consideravano un bestemmiatore; anche oggi può far sorridere che noi vogliamo conoscere il mistero della vita dell’uomo, il destino di tutto, la spiegazione del male attraverso un uomo vissuto duemila anni fa e finito su una croce: cose da bambini, insomma siamo moderni! Il vangelo di Giovanni ci ricorda che c’è un’uguaglianza nella dipendenza di Gesù dal Padre: Giovanni 5,20 Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi [giudei] ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; da qui la necessità di credere in Gesù: Giovanni 3,36 chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui; 3,18 chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

 

 

 

Le sottolineature dell’opera giovannea

Ma in san Giovanni e specialmente in 1Giovanni troviamo delle accentuazioni originali sulla paternità di Dio, che ci permettono non solo di avere il ritratto "giusto" di Dio (cfr. il messaggio dei Vangeli) o di ricordarci che Dio è sempre un Padre che ci salva (cfr. il messaggio di san Paolo). Attraverso 3 termini chiave proviamo allora a gettare uno sguardo sul mistero stesso di Dio:

 

 

•Dio è Padre: è ormai il nome proprio di Dio; non lo è solo in senso morale, perché agisce verso di noi in senso "paterno", quindi con bontà e misericordia: è veramente l’autore di tutto, fonte dell’essere e della vita. È il Padre di Gesù, ma è anche il Padre di tutti coloro che in Gesù credono: il credente "è nato da lui" (1Giovanni 2,29), in lui accade veramente una nuova nascita: 1Giovanni 5,1 chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio. È interessante provare a pensare alla nostra fede come ad una nuova nascita: siamo rinati un’altra volta grazie al battesimo, non siamo più quelli di prima! 1Giovanni 3,1-3 Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. E questo essere figli di Dio Padre non può essere senza conseguenze nella mia vita pratica: 1Giovanni 2,1-6 vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. La conseguenza più sconvolgente è che il peccato è stato vinto: 1Giovanni 3,9-10 Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello. Resta certo la radicale fragilità dell’uomo, che cade storicamente nel peccato; anzi, esso è sempre da riconoscere con onestà (1Giovanni 1,8-10 Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi). Ma c’è appunto a nostra disposizione la purificazione da ogni colpa, grazie a Gesù Cristo, nostro avvocato presso il Padre. In sintesi: che Dio sia Padre è un grande messaggio di ottimismo. "Questa paternità divina che è una paternità di amore e di perdono dev’esserci di incoraggiamento nelle nostre angosce, quando il nostro cuore (cioè la coscienza) ci condanna per non aver compiuto le opere buone, in particolare le opere di carità, che dovevamo fare. Infatti, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa (1Giovanni 3,20). Egli è il Padre che sempre compatisce e perdona, poiché il suo cuore è infinitamente più grande del cuore dell’uomo, poiché è il cuore di Dio-Amore". •Dio è luce: 1Giovanni 1,5 Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. È proprio bello pensare che Dio in se stesso sia luce: è luce per sua natura, è la luce che ci permette di vederci anche se non la vediamo in sé. E l’assenza di tenebre in Lui ci riempie il cuore di coraggio di fronte ad ogni nostro fallimento: Lui è la positività in persona, è la verità pura, la fonte di ogni bene. E non è un Dio chiuso, ma vuole farsi conoscere a tutti, perché gli uomini possano camminare nella luce: 1Giovanni 1,6-7 se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se sapessimo togliere dalle nostre vite tutte le tenebre che le abbruttiscono! •Dio è amore: è il grande punto di arrivo di tutta la Scrittura. Dio è il Padre di Gesù che ama gli uomini ed ha voluto salvarli: non li ha lasciati nel loro peccato e nella loro condizione di morte: Giovanni 3,16-17 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. È un grande passo essere capaci di rileggere così il Natale, al di là di tutte le esteriorità. Gesù è il regalo ingombrante di Dio, ma è anche il dono supremo che poteva esserci fatto. È qui che si capisce al meglio perché Dio è amore, non solo ha amore. Ed è da qui che deriva che la caratteristica dei discepoli è l’amore; essi sono delle persone che sono state amate: Giovanni 16,27 il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio; Gesù stesso li ha amati sino alla fine: Giovanni 13,1 Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Per questo i discepoli devono rispondere con l’amore, anzi sono chiamati a "rimanere" in quell’amore che hanno ricevuto: Giovanni 15,9-10 Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. D’altra parte sta tutto qui il nuovo comandamento di Gesù: Giovanni 15,12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati; 13,34-35 vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. E allora la 1Giovanni può fare la sua grandissima sintesi: Dio è amore. È il punto più alto della rivelazione cristiana sulla paternità di Dio. Quel Dio che aveva fatto alleanza con Israele, ora in Cristo è amore salvatore; è la risposta concreta per l’uomo che deve essere salvato dal peccato e dalla morte. In Gesù crocifisso si è realizzata la rivelazione più alta su Dio: è lì che si è capito che Dio è amore. È fatto così: agisce verso di noi con infinito amore. La conseguenza "ovvia" di tutto ciò è che i discepoli devono vivere l’amore scambievole: 1Giovanni 4,10-12 In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi; 1Giovanni 3,14-16 Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. E tutto ciò significa concretezza: 1Giovanni 3,17-18 Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.

 

 

Ecco quindi il grande contributo di san Giovanni al nostro identikit di Dio: "se nel suo più profondo mistero Dio è amore, si deve concludere che l’amore (agape) è la realtà divina per eccellenza, e quindi è il valore umano più alto, perché porta l’impronta di Dio. Nel mondo greco il valore umano più alto era la gnosis, la conoscenza, per cui l’uomo ideale era il sapiente; nel mondo romano era la virtus, il valore, la forza, la potenza, e perciò l’ideale umano era l’eroe, l’uomo forte nella buona e nella cattiva sorte, l’uomo che riesce a dominare gli uomini e gli eventi e ad acquistarsi gloria. Rivelando che Dio è amore, il cristianesimo ha fatto dell’amore il valore più alto, anzi il valore che dà senso a tutti gli altri, tanto che se la gnosis e la virtus non hanno amore non valgono nulla. Questo è il perno della civiltà cristiana, ma è anche la novità che il cristianesimo ha introdotto nella storia umana e che ne ha cambiato il corso".

 

Per riflettere e per pregare

Dall’immagine del Padre che in sé è amore, possiamo provare a trarre alcune conseguenze per la nostra vita cristiana di ogni giorno.

Siamo chiamati a riconoscere l’amore di Dio: non è sempre facile, sia perché a volte sembra che Dio ci abbia abbandonati sia perché sarebbe molto meno impegnativo avere un Dio carabiniere. Sono due difficoltà da prendere sul serio:

 

 

1.Se la nostra fede non è superficiale, prima o poi si scontra con un Dio che la pensa diversamente da noi e che allora sembra non ascoltarci più e quindi non amarci più. Credere che Dio ci ami anche in questi momenti è segno di una fede forte. Riconoscere in queste circostanze che abbiamo poca fede è la condizione per crescere. 2.Se Dio fosse solo un carabiniere pronto a coglierci in fallo, non sarebbe poi troppo difficile essergli grati: basterebbe o essere irreprensibili in tutto o non farsi "beccare". Invece è un Padre che ci ama: allora il coinvolgimento è molto maggiore; pensiamo soprattutto al fatto del perdono: lui ci perdona gratis, non vuole niente in cambio! Questo può darci fastidio: il perdono non lo possiamo pagare, la soddisfazione della confessione serve solo per noi, ma non potremo mai far nulla per meritarci o ripagare il suo perdono.

 

 

Ed è questo amore che ci dà la forza di non disperare mai, anche di fronte alle difficoltà più grandi della vita.

Dio è amore: ci ha amati donandoci suo Figlio, ci ha amati sul serio. Si tratta allora di riconoscere il carattere di serietà dell’amore di Dio per noi: a volte siamo forse portati a considerare scontato questo amore di Dio per noi, lo "usiamo" quando ci serve, ma poi tutto finisce lì. E così anche il nostro amore per il prossimo non va fino in fondo. Giovanni 13,1 Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. L’amore di Dio è sempre "fino alla fine": se non si ama per sempre, non è vero amore (cfr. le tante difficoltà dei matrimoni d’oggi). Su questo c’è poco da discutere: o si ama o non si ama!!

Ciò può anche servirci da esame di coscienza: nella mia vita considero l’amore come valore più alto, oppure gli antepongo qualche altro valore (anche positivo)? Di fronte alla positività di tante cose che ci sono nella nostra vita non è sempre facile scegliere, quando si capisce che l’esigenza più grande sarebbe quella della carità (cfr. 1Cor 13). Gesù ci ha proposto un Dio che si prende benevolmente cura degli uomini; questa è stata la sua scelta di campo e solo questa potrà essere la sua volontà: che noi ci prendiamo cura degli altri uomini. Quando abbiamo qualche dubbio su quale sia la volontà di Dio per noi, dobbiamo sempre tenere questo criterio di fondo: quello che vorrei fare serve per amare di più Dio e il prossimo?

Soprattutto la 1Giovanni ci spinge a verificare la nostra prassi di carità: come vivo l’amore scambievole? Quanto si tratta di belle parole e quanto di vita già vissuta? Essere bravi cristiani a parole lo san fare tutti; un’altra cosa è verificare se con le concrete scelte di ogni giorno esprimiamo amore o altro. Il nostro rapporto con i beni di cui possediamo, il modo di accogliere le persone che concretamente incontriamo, le nostre scelte su come usare il tempo che abbiamo a disposizione ci dicono se il nostro comportamento pratico risponda o meno alle affermazioni così chiare ed univoche della 1Giovanni. È tutto sommato facile vivere nell’amore fraterno a basso livello: bastasse non fare il male per voler bene! Lc 6,36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Ecco allora che chiedersi senza ingenuità e senza retorica se nella mia famiglia l’amore è il valore più alto può essere più opportuno che discutere tanto su dove andare in ferie Il ritmo frenetico di certe nostre giornate, il rincorrere le urgenze dei figli o del lavoro, il ritagliarsi il giusto tempo del riposo ecc. possono far calare la tensione sulla serietà del nostro amore.

"L’amore è l’inizio e la fine delle strade che conducono a Dio. Come proclama la Scrittura, Dio è amore; è il Padre che genera eternamente suo Figlio nel legame dell’Amore personale che è lo Spirito Santo. Il mondo fu creato perché delle creature libere fossero introdotte nella comunione dell’amore trinitario. Perfino il peccato non distrusse il piano di Dio, se mai, lo intensificò. Dio ha mostrato fino a che punto vuole spingersi per le sue creature: fino alla croce. Benché appartenga alla natura dell’amore svuotare se stesso per la persona amata, il peccato ha indotto Dio a manifestare la piena estensione di quell’autosvuotamento. L’amore non è solo l’estasi di gioia che unisce chi ama all’amato. L’amore è anche il sacrificio doloroso in cui si sperimenta la profondità dell’abbandono di sé e del rifiuto". In sintesi: non si può amare Dio senza amare l’uomo.

 

Tutto questo ci spinga ad andare oltre l’immagine narcisista di Dio: non si diverte con la sua onnipotenza, non è il Padre-Padrone, non è il severo controllore della nostra ubbidienza, non prende gusto nel metterci alla prova, non è geloso della propria grandezza. È il Dio Padre che ci vuole bene. Punto e basta.