CATECHESI

Catechesi era l'istruzione completa e approfondita dopo il Kerygma e gli elementi dell'annuncio. Tali istruzioni - chiamate catechesi da kathxe/w = insegnare a viva voce - erano l'eco di una parola già detta: quella di Dio. In tal senso la catechesi è in primo luogo il riecheggiare della parola di Dio mediante la voce del catechista.

Con Ireneo - Demonstratio e Tertulliano - De baptismo - il genere catechetico entra nei generi letterari. Essi espongono le varie tappe della storia della salvezza usando la tipologia per interpretare in senso cristologico-sacramentale i dati veterotestamentari.

Verso il 180 Panteno fu a capo della scuola catechetica - didaskaleion - probabile continuazione in ambito cristiano di quella giudaica. La catechesi qui aveva forse contenuto prettamente esegetico, diretta a catecumeni e a già battezzati ma non aliena dall'entrare in discussione con le opinioni di eretici e filosofi. Dopo Panteno, Clemente e poi Origene hanno insegnato in tale scuola. Il legame stretto tra catechesi, Bibbia e liturgia obbliga ad una esposizione dottrinale fondata sull'esegesi scritturistica e alla confutazione delle eresie.

Nella settimana di pasqua, i neofiti ascoltavano le catechesi mistagogiche, spiegazioni estese dei sacramenti ricevuti. Cirillo di Gerusalemme nel 348 dopo la Protocatechesi pubblica 18 c. dette degli "illuminati" concernenti la preparazione morale, la penitenza e la misericordia di Dio, il battesimo, una sintesi dogmatica, la fede e i vari elementi del Simbolo (Cat. VI-XVIII). Delle 5 c. mistagogiche - due sul battesimo, la terza sulla confermazione, la quarta e la quinta sull'eucaristia - l'attribuzione più che a Cirillo è da dare a Giovanni, suo successore come vescovo di Gerusalemme.

Una serie di catechesi sono le 8 istruzioni predicate dal Crisostomo ad Antiochia verso il 388: le prime due rivolte agli iscritti per la preparazione immediata al battesimo e le altre ai neofiti e a tutta la comunità.

Delle 16 omelie catechetiche di Teodoro di Mopsuestia le prime 10 spiegano il Simbolo, l'undicesima il Pater, le altre, mistagogiche, il battesimo, l'unzione, l'eucaristia e la confessione.

Ambrogio spiega il Simbolo ai catecumeni e riserva ai neofiti, durante la settimana di Pasqua, la spiegazione, mediante il metodo tipologico, dei sacramenti ricevuti.

Agostino nel De catechizandis rudibus, si rivolge a chi per la prima volta riceve l'annuncio di fede: non si tratta di catechesi per la immediata preparazione al battesimo, ma numerosi sono i richiami all'oggetto specifico della catechesi. Egli enumera le tappe della storia della salvezza: creazione, diluvio, alleanza con Abramo, Davide, ritorno dall'esilio; non si trova l'esodo, anche se i richiami a questo evento sono numerosi. In chiave tipologica il mistero di Cristo e della chiesa è sempre presente. Cristo occupa il posto centrale, la chiesa dimostra nella liturgia che la storia della salvezza continua nel tempo.

L'Enchiridion spiega il Simbolo e il Pater con l'esposizione dei precetti morali. Il Commento al simbolo, che Rufino di Aquileia scrisse intorno al 404 contro gli eretici, spiega ai catecumeni e ai catechisti i singoli articoli, ricordando il canone della scrittura (c. 35-36) e un elenco di eresie (c. 37).

Segno della diffusione del cristianesimo a tutti i livelli, sociali e culturali, è l'Oratio catechetica magna scritta dal Nisseno verso il 385 per un pubblico di intellettuali neoplatonici bisognosi di un discorso particolarmente sistematico.

Omelie esplicitamente catechetiche sono quelle di Cromazio di Aquileia per i catecumeni intorno alla festa di Pasqua, mentre i continui riferimenti allo Spirito santo indicano l'esigenza di adattare la c. alla situazione dottrinale del momento: la lotta contro i pneumatomachi (Serm. 18; 18a; 14,1; 34).

Anche le omelie del Crisologo (Ravenna) per spiegare il Simbolo ai catecumeni, testimoniano l'uso di battezzare a Pasqua e la persistenza della disciplina arcani che proibiva di mettere per iscritto la formula del Simbolo, affinché non andasse nelle mani di eretici e infedeli (Serm.; LVI; LIX; LXI).