COMMENTARI BIBLICI

La necessità di spiegazioni e commenti, per l'esatta e piena comprensione delle opere letterarie, filosofiche, scientifiche, fu avvertita nell'antichità ma molto di più nel Medio Evo, quando assunse denominazioni ed evoluzioni sia cronologiche che tipologiche.

Il commentarium (o commentarius liber) presso gli scrittori tardo-antichi assume l'accezione di commento ampio ed erudito, al posto dell'originale significato di "libro di ricordi", cioè autobiografico.

Inalterato rimane il significato di glossa, d'uso comune in età ellenistica per indicare sia la locuzione rara sia la sua spiegazione (detta anche scolio).

Le Quaestiones sono raccolte di interpretazioni di passi biblici di particolare interesse, le Omelie sono prediche illustrative di passi biblici letti durante le funzioni liturgiche, il Commentario biblico è invece un'opera dedicata all'illustrazione sistematica di un intero libro della Bibbia o di una sezione organica di esso, interpretando il testo sacro versetto per versetto. Esso ha origini giudaiche, il pesher, di cui sono stati trovati Qumrân vari esempi.

Tuttavia i primi commentari cristiani risalgono alla fine del s.II, quando la chiesa si è ormai profondamente ellenizzata, per cui i modelli di questi testi vanno ricercati nell'ambito della letteratura greca. Il commentario grammaticale-letterario consiste in brevi spiegazioni apposte a margine dei testi di poesie e prosa di carattere vario, storico antiquario grammaticale retorico; il commentario filosofico illustra il testo di un pensatore illustre con grande ampiezza e in modo spesso molto personale, come i Commentari platonici di Proclo.

Il Commento a Giovanni dello gnostico Eracleone, è il più antico e risale alla metà del s.II. Dai frammenti si deduce che era di tipo grammaticale e constava di brevi spiegazioni, poco più che glosse, che illustravano in modo non sistematico il IV vangelo. Simili sono quelli di Ippolito a Daniele e al Cantico, anche se l'interpretazione appare più diffusa di quanto non doveva essere in Eracleone.

Invece i Commentari di Origene a Giovanni, Matteo, Cantico, sono più estesi (33 libri su Giovanni, 10 sul Cantico), e seguono il tipo del commentario filosofico, forse anche per tramite di Filone, le cui opere sono in massima parte Commentari a passi del Genesi e dell' Esodo arieggianti questo tipo di commentario.

Nella fioritura dei Commentari dal s.IV in Oriente e mezzo secolo dopo, in Occidente, si hanno esempi dell'una e dell'altra forma. Il Commentario d'ambiente antiocheno, a tendenza letteralista, è piuttosto breve e spedito, mentre quello di scuola alessandrina, privilegiando l'interpretazione di tipo allegorico, è di solito molto più diffuso. In Occidente, soprattutto il De Genesi ad litteram di Agostino, si avvicina per ampiezza di commento al tipo filosofico.

Vario è il modo di composizione. Ambrogio, nel De Abraham, De patriarchis, raccoglie una serie di omelie. Il commento di Gregorio Magno a Giobbe (Moralia in Iob) è una serie di omelie, che però non formano una serie organica perché è stata soppressa la distinzione fra un'omelia e l'altra. Il contario avviene nelle Omelie sulla Genesi e su Matteo del Crisostomo, nelle Enarrationes in Psalmos, nei Tractatus in Ioannem di Agostino.

Destinati solo alla lettura sono il De Genesi ad litteram di Agostino, i Commenti ai profeti di Girolamo, i Commenti ai Profeti minori di Teodoro di Mopsuestia, Cirillo e Teodoreto. Tuttavia non si può escludere che il Commentario a Matteo di Ilario possa derivare da una raccolta di prediche, rielaborate in modo da eliminare ogni traccia della predicazione.

Un posto speciale ha il Commento di origine scolastica, derivato dall'attività magisteriale dell'esegeta, come quelli di ambiente alessandrino, legati all'attività nel Didaskaleion. I Commentari di Origene, anche se rielaborati successivamente, con le continue digressioni dalla linea principale dell'interpretazione, facilmente rivelano l'origine scolastica, come il Commento a Giovanni. I papiri di Tura, dei cinque Commentari di Didimo, quelli ai Salmi e all'Ecclesiaste, riproducono fedelmente la spiegazione del maestro, al punto da riportare anche le interruzioni degli allievi, che chiedono chiarimenti.