ARTE E CATECHESI

NELLA CONCEZIONE CATTOLICA

 

Nel corso dei secoli, l’arte ha assunto un ruolo sempre più importante nella Chiesa. Infatti la venerazione delle immagini sacre ha un senso e un significato fondamentale per la dottrina cattolica e la pietà popolare. Si è sempre affermato che onorare le immagini è giusto perché attraverso di esse si onora Dio, il cui amore ha salvato gli uomini. Nelle immagini sacre il fedele non venera ciò che è rappresentato in esse ma la "Persona" che esse evocano, cioè Cristo. La venerazione è un atteggiamento dovuto non all’opera d’arte ma "all’Origine della Salvezza", la quale non viene dall’icona ma da Dio.
La venerazione quindi, non si dà all’oggetto ma a Cristo che è il prototipo per l’uomo. Il culto delle immagini non va perciò confuso con l’adorazione che è dovuta a Dio.

La venerazione non è il modo con cui l’uomo si avvicina all’Onnipotente, ma è piuttosto amore col quale il fedele corrisponde all’amore di Dio.
Anche i santi meritano le immagini perché testimoniano la storia della salvezza; sono quegli uomini che, seguendo gli insegnamenti e le leggi di Cristo sono stati santificati; sono il modello ogni uomo dovrebbe seguire per avvicinarsi all’Onnipotente.
Le vicende personali dei santi sono esempi, storie vissute che si pongono come modello per l’uomo.


Potremmo quindi dire che onorare i santi significa venerare Dio, Padre della loro santità.

Il culto delle immagini è parte importante della fede cattolica, poiché esso contribuisce ad educare il popolo di Cristo, che venerando le sante icone è spinto a convertirsi.

Le immagini sono una catechesi (D) per il popolo poiché gli rendono chiaro ciò che altrimenti rimarrebbe oscuro e spingono ad imitare ciò che è bene e respingere ciò che è male.

Venerando le icone, l’uomo riesce ad instaurare un rapporto confidenziale e sincero con Dio nel quale il bisogno dell’uomo trova risposta adeguata. Tutte le rappresentazioni sono come libri aperti per l’istruzione del popolo di Cristo. Gli uomini, pregando, chiedono a Dio ciò di cui hanno bisogno, cioè di essere liberati dai mali e raggiungere il bene. Ciò avviene tramite il perdono, usato da Cristo per rimettere i peccati. La catechesi delle immagini ha raggiunto il suo obiettivo: la sequela diventa domanda di perdono. Lo scopo delle icone è questo: si propongono all’uomo per spingerlo su un cammino del quale solo Dio conosce le tappe e i tempi.

Dopo il Concilio di Nicea del 787, in seguito alla vittoria dell’ortodossia sull’iconoclasmo, fu dato vigore all’uso delle immagini come forma di catechesi popolare e come mezzo per decorare gli spazi ecclesiali con affreschi e sculture. E’ in questo periodo storico che prende avvio la grande stagione dell’arte religiosa. Lo scopo di tutte queste rappresentazioni è chiaro: come è già stato sottolineato le immagini sono libri per gli analfabeti; esse ammaestrano "con voce senza suono" coloro che le guardano. Quindi l’arte cristiana non è fine a se stessa ma ha uno scopo, una preoccupazione formativa. Le immagini devono essere realistiche cioè devono andare dritte allo scopo rappresentando, nella forma più chiara, ciò che deve essere oggetto di comunicazione (vedi "Barocco (D)"). L’arte all’interno della Chiesa, ha avuto sempre un ruolo importante ma mai come nel periodo della Controriforma (ST).


Nel mondo orientale le immagini sacre costituiscono un ponte fra il fedele e il mistero; se si osservano le icone si nota tutta la bellezza interiore che viene descritta con l’ausilio di linee e di colori.

Invece in occidente, lo scopo delle immagini è di evocare il soggetto: il metodo migliore, quindi è descriverlo nel modo più semplice e senza ricercatezze che potrebbero fuorviare l’osservatore su questioni marginali. Per questo motivo il contenuto delle immagini religiose non è la bellezza fine a se stessa ma il messaggio che esprimono.

Dopo molti secoli il dibattito sulle immagini, così violento nel periodo iconoclastico, si riacutizza con la Riforma Protestante (ST), quando Lutero (SB), nei primi decenni del 1500, sconvolge una tradizione rimasta pressoché inalterata per molto tempo.

Lutero, Zwingli (SB) ed altri protestanti colpirono, con le loro innovazioni, i perni sui quali gli insegnamenti ecclesiastici si erano appoggiati.
L’11 gennaio 1522 Zwingli diede l’avvio all’attacco contro le immagini che, secondo la parola di Dio, sarebbero proibite. Il 24 gennaio con "l’Ordinamento della città di Wittemberg", si ordinava che le immagini sacre fossero rimosse; il 27 dello stesso mese Carlostadio, riformatore tedesco seguace di Lutero, si lamentava che, a distanza di tre giorni dall’emanazione del decreto, non fossero state ancora rimosse le immagini.


Fino al primo settembre 1523 non si erano osati interventi vistosi nella vita liturgica ma, con il protestante Leo Jud, che predicò l’eliminazione dalle Chiese degli idoli, non ci fu più alcun freno: furono frantumate immagini di altare, statue e crocifissi; infrante le lampade perpetue e si mise in ridicolo l’acqua santa. Questo fu il primo dei numerosi atti che colpirono il patrimonio artistico della Chiesa nelle aree riformate. Lo scritto "Una breve istruzione cristiana" di Zwingli affermava che le immagini erano proibite da Dio e che il sacrificio della messa era contrario alle Scritture, perché Cristo era stato offerto una volta per sempre sulla croce (
vedi calvinismo).

Il 15 giugno 1524 uscì un ordine del consiglio per cui si dovevano eliminare le immagini e gli idoli per dar luogo alla parola di Dio. Così nel giro di poco tempo, immagini e reliquie scomparvero dalle Chiese.
Un nuovo atto di vandalismo fu compiuto il 9 febbraio 1529, quando molte Chiese furono forzate e si distrussero crocifissi, immagini e altari. Durante l’epoca della Riforma, le arti figurative in Germania accusarono una profonda decadenza.
Il motivo del decadimento è da ricercarsi nel fatto che l’arte aveva avuto un carattere prevalentemente religioso; il committente principale era stata la Chiesa: per edifici di culto, altari, statue di santi e quadri religiosi (vedi "
Arte fiamminga").
Essa veniva a perdere d’importanza quando non era soffocata con la violenza dai fanatici e dai calvinisti. Però non bisogna credere, che con il protestantesimo si sia soffocata ogni espressione artistica. Infatti una forma d’arte apprezzata anche da Lutero fu la
musica.

Il livello artistico, in un primo tempo, fu molto modesto ma per il loro contenuto religioso, i toccanti Corali luterani, sono di un valore eccezionale.
Dopo la Guerra dei Trent’anni, il livello artistico si elevò e raggiunse nel protestantesimo, dopo Shutz, con Handel e

Bach (SB), i vertici supremi dell’arte musicale.


Il Concilio di Trento è un momento fondamentale della Riforma cattolica, durante il quale furono formulati importanti decreti; tra essi dobbiamo sottolineare quello sull’invocazione, la venerazione, le reliquie dei santi e sulle immagini sacre formulato nel 1563. Con questo decreto si condannarono tutti coloro che affermavano che alle reliquie dei santi non si doveva né venerazione né onore e che perciò era inutile frequentare i luoghi a loro consacrati per ottenere il loro aiuto. Inoltre si stabilì che le immagini di Cristo, della Vergine e degli altri santi dovevano trovarsi nelle Chiese; ad esse si dovevano attribuire il dovuto onore e la venerazione, non perché si chiedevano favori a queste immagini o perché bisognava credere che in esse vi fosse qualche divinità, ma perché l’onore loro attribuito si riferiva ai prototipi che esse rappresentavano.


Attraverso le sacre rappresentazioni si doveva adorare Cristo e venerare i santi di cui esse mostravano le immagini.


Si decise che i vescovi dovevano insegnare con impegno che attraverso la storia dei misteri della Redenzione, espressa con i dipinti il popolo veniva istruito nella fede; inoltre dovevano spiegare che da tutte le sacre immagini si traeva grande frutto, non solo perché venivano ricordati al popolo i benefici e i doni che gli erano stati fatti da Dio, ma perché, attraverso i santi, gli occhi dei fedeli potevano vedere le meraviglie create da Dio e potevano modellare la loro vita e imitazione di quelli.


Il relatore:

Monia Guerrini