STORIA DELLE RELIGIONI

 

 

Capitolo 3

IL MITO

Le storie delle origini

Delimitati il fine e il metodo degli studi occorrerà fermare adesso l'attenzione su alcuni temi culturali - il mito, il rito, le concezioni dell'aldilà - che hanno costituito di fatto i percorsi sui quali si è formata la Storia delle religioni come disciplina. Se si prescinde dagli elementi esplicitamente dottrinali, frutto di elaborazioni specifiche e che tendono ad organizzarsi in una teologia, ciò che normalmente appare come contenuto specifico di una religione sono le sue storie sacre, cioè i suoi miti, i suoi personaggi extraumani (per esempio gli dei) e i suoi riti particolari.

Praticamente tutti i popoli hanno racconti su esseri non umani (sovrumani o extraumani) dotati di poteri superiori o comunque diversi da quelli degli uomini. Può trattarsi di esseri sovrumani, come gli dei, capaci di agire nell'attualità, nel presente, e in grado di condizionare la vita degli uomini e il corso della natura, oppure di esseri la cui azione ha avuto luogo in un passato remoto e lontanissimo e che con le loro azioni hanno dato origine al mondo cosi come è oggi.

Limitiamo per il momento la nostra attenzione agli esseri di questo secondo tipo: i racconti su tutte quelle azioni che sono avvenute in un passato lontano e che hanno contribuito a formare il mondo di oggi, vengono definiti, con una parola di origine greca, miti. Un mito è dunque un racconto che narra vicende avvenute "tanto tempo fa", in un passato che definiamo "tempo mitico". Quello che distingue il tempo mitico dal tempo attuale non è la distanza cronologica ma il fatto che il tempo mitico è qualitativamente diverso rispetto a quello in cui si vive. Allora, nel tempo mitico, vivevano esseri, animali, piante diversi dagli uomini, dagli animali e dalle piante di oggi: erano possibili allora cose ed azioni che oggi non sono più possibili.

Normalmente il mito racconta di un evento (o di una serie di eventi come nel caso di un ciclo mitico) che si sarebbe verificato tanto tempo fa a seguito di azioni di personaggi extraumani. Un mito è un racconto che ha per oggetto personaggi meravigliosi e fantastici che compiono azioni straordinarie oggi irripetibili. Il mondo in cui questi personaggi vivono è completamente diverso dal mondo attuale: si tratta di un mondo in fieri, senza regole e senza nulla di stabilito, nel quale tutto è possibile proprio perché non esiste ancora nessuna norma. E' un mondo che a confronto con quello di oggi appare disordinato, informe, precosmico. E' da questo mondo caotico, dal mondo del mito, che grazie proprio alle azioni meravigliose e irripetibili dei personaggi mitici, si origina il mondo ordinato di oggi, la normalità quotidiana che costituisce la stabile cornice della nostra esistenza. Il mondo quale oggi appare ai nostri occhi è infatti il risultato ormai immutabile delle azioni compiute nel tempo mitico. Queste azioni hanno portato alla trasformazione del caos che era in principio instaurando nuove condizioni, quelle attuali nelle quali vive la società che racconta il mito.

Ciò che i miti contengono dunque è la narrazione delle origini di qualche cosa: la natura fisica (monti, laghi, mari ...), la separazione del cielo dalla terra, la morte, le istituzioni sociali, ma anche cose apparentemente banali come un fiore o un profumo. Tutto ciò, insomma, che può essere rilevante per la vita di una cultura. Vi sono anche miti che non narrano le origini di nulla: essi descrivono però, attraverso gli eventi che raccontano, le caratteristiche di esseri mitici ai quali, in altri racconti, vengono attribuite le origini di qualcosa. Indirettamente, dunque, anche questi miti si riferiscono alle origini. In conseguenza di ciò ciascun mito si comprenderà solo nel contesto dell'intera mitologia di cui fa parte. Inoltre i miti di un popolo possono essere compresi solo in relazione al complesso delle istituzioni, degli usi, della cultura intera di quel popolo.

Normalmente i miti verranno narrati da persone autorevoli (al limite da personale specializzato) e in occasioni particolari (es.: rituali). A seconda dei contesti e dei narratori il mito potrà presentare numerose varianti. Queste varianti sono tutte di pari valore e nessuna ha una funzione privilegiata rispetto alle altre: non possiamo sceglierne una e chiamarla principale o originale o più completa, dichiarando le altre secondarie, derivate, incomplete. Ciascuna variante contribuisce alla comprensione del sistema mitologico generale - e in secondo grado della cultura nel suo complesso - facendo risaltare aspetti particolari del sistema mitologico. La diversità tra le varianti può essere varia: due miti possono diversificarsi per un solo elemento mitico oppure miti del tutto diversi possono narrare le origini della medesima cosa. Nelle civiltà superiori il mito viene scritto e questo può portare ad un certo irrigidimento. Nel complesso della letteratura però possono conservarsi numerose varianti dello stesso mito.

E' possibile, in qualche caso, che una civiltà nel suo sviluppo storico, dia maggior valore ad una variante particolare scegliendola come versione "canonica". E' il caso, ad esempio, delle tragedie greche che elaborando alcune particolari varianti mitiche le hanno imposte alla cultura greca come varianti principali rispetto alle quali tutte le altre divenivano secondarie. Qui il problema per lo storico è capire come mai sia accaduto ciò.

La funzione del mito

Il tempo mitico, abbiamo visto, è totalmente e definitivamente passato (eccezione: i miti "escatologici" che narrano eventi futuri quali la fine del mondo e preparano un avvenire totalmente mutato, a prezzo però della scomparsa della realtà presente): questo significa che ciò che si è prodotto allora, nel tempo mitico, a causa di azioni eccezionali compiute da esseri del tutto diversi da quelli attuali, oggi non si può cambiare. Questo garantisce la stabilità della realtà attuale ma anche la fonda, le permette di essere intellegibile. La funzione del mito è quella di attribuire alla realtà un senso, di giustificarla, di dare significato al mondo. Alla pura casualità naturale, al caos incommensurabile e incomprensibile, privo di ragionevolezza, il mito sottrae ciò che è essenziale per l'uomo rendendolo stabile e significativo.

Tutto acquista un senso che si fonda sui tempi delle origini, tutto acquista una necessità: sottratta la realtà al caso la società può adattarvisi. Non dunque una curiosità intellettualistica astratta ma un bisogno vitale di donare significato all'esistenza spinge l'uomo a narrare i miti. Raccontando come nel tempo mitico azioni ed esseri irripetibili hanno dato origine al mondo così come è attualmente, la società fonda se stessa e le sue condizioni. Il mito fonda le cose non solo come sono ma anche come debbono essere: infatti la realtà attuale è quella che è perché così è diventata in quel tempo lontanissimo nel quale tutto si è deciso. Il mito garantisce così al gruppo umano il controllo su ciò che altrimenti apparirebbe incontrollabile e rende accettabile ciò che si deve accettare (per esempio: morte, malattie, lavoro, sottomissione) assicurando stabilità alle istituzioni e offrendo modelli corretti di comportamento.

Se il tempo attuale è, grazie ai fatti narrati nei miti, il tempo dell'ordine, il tempo del cosmo ordinato, allora il tempo mitico nel quale potevano avvenire cose oggi irripetibili è un tempo del pre-ordine, tempo precosmico. Il tempo delle origini è un tempo nel quale la realtà era fluida, instabile, priva di normalità, un tempo nel quale i valori che oggi sono consolidati dovevano ancora essere stabiliti e fondati. Gli stessi caratteri avevano le cose, gli animali e i personaggi che agivano in quel tempo: tutti mantengono un carattere precosmico, imperfetto, caotico. I personaggi mitici, che grazie alle loro azioni mediano il passaggio dal caos primordiale all'ordine attuale, possiedono tutti un carattere anomalo, imperfetto, in qualche modo caotico. Essi compiono azioni prodigiose, ammirabili a volte e spregevoli in altre, ma che comunque non debbono ripetersi più perché questo significherebbe riportare il caos nella realtà attuale.

Le azioni mitiche sono perciò tutte azioni "inattuali". La realtà è ormai ordinata e nelle sue linee essenziali non deve più subire mutamenti. Naturalmente quali siano queste linee essenziali ogni cultura lo stabilisce in modo diverso dalle altre. Ogni cultura opera una divisione tra ciò che vuole considerare immutabile e ciò che considera invece mutabile per azione umana: quegli elementi della realtà che si vogliono immutabili sono fatti tali mediante il mito, quegli aspetti che invece si vogliono mutabili per l'azione dell'uomo vengono resi tali dal rito. Mito, rito (ma anche tutta una serie di elementi che normalmente vengono qualificati come religiosi: norme di comportamento, divinità, ...) hanno la funzione, ciascuno in modo diverso, di consentire al gruppo umano di controllare la realtà sottraendola alla sfera disumana della casualità e conferendole un significato umano.

A questo punto occorre una precisazione: il mito non è oggetto di fede. In senso proprio è scorretto dire che si "crede" nel mito: il mito è vero perché lo si racconta. Non avrebbe senso, per le popolazioni che narrano i miti, una disputa sulla verità di un mito. E del resto tante varianti mitiche, diversissime, possono riferirsi allo stesso evento fondatore. Esse sono tutte vere nel senso che senza di esse la cultura di quel popolo sarebbe mutilata e la realtà sarebbe incomprensibile e dunque inagibile. Ma non possiamo dire che si crede al mito nello stesso senso che usiamo quando diciamo che nel cattolicesimo si crede che Dio è Uno e Trino. La nozione di "fede" è anch'essa legata alle mutazioni culturali introdotte dal Cristianesimo ed è inapplicabile meccanicamente ad altre culture. Infine i miti non solo narrano le origini di cose che dal nostro punto di vista sono banali e per le quali, l'origine di un fiore, stenteremmo a dire che sono oggetto di fede, ma sono a volte narrati in un clima e con contenuti del tutto comici tali da avere un connotato dal nostro punto di vista dissacrante: anche in questo caso difficilmente si potrebbe dire che si tratta di oggetti di fede.

Azioni ed esseri mitici

I protagonisti dei racconti mitici possono essere, come accade in certe mitologie, personaggi ben differenziati con nomi propri e ruoli ben definiti. In altre mitologie possiamo invece incontrare esseri totalmente indifferenziati, chiamati genericamente "i vecchi" oppure con nomi di animali. A seconda dei casi questi possono avere caratteri fortemente antropomorfizzati oppure teriomorfi oppure, addirittura, gli attori dei racconti possono essere delle cose. Alcuni di questi personaggi mitici possono aver esaurito il loro ruolo culturale compiendo azioni "tanto tempo fa", all'epoca mitica delle origini. In questo caso si tratta di esseri inattuali, la cui vicenda è conclusa. Proprio la loro inattualità può rendere superflua la loro definizione precisa in termini di identità.

I protagonisti dei miti sono i garanti della stabilità del reale proprio perché le loro azioni sono definitivamente concluse e irripetibili. Voler stabilire un rapporto con loro, renderli attuali, equivarrebbe a ripristinare il tempo caotico delle origini e a sconvolgere la normalità. Devono dunque rimanere inattuali. Nella misura in cui sono mitici questi esseri mediano tutti, con le loro azioni, il passaggio dal caos all'ordine, dal precosmo al cosmo ordinato del presente. Anche se sono i fondatori del reale, poiché la loro azione si esplica in un mondo che non è ancora quello ordinato dell'attualità, tutti, in vario modo, presentano aspetti abnormi, aberranti, mostruosi, non normali.

A seconda dei vari contesti vengono posti in luce diversi aspetti di questi personaggi. E' però chiaro che nessun personaggio mitico, proprio perché agente in un contesto abnorme, può essere connotato solo positivamente. Gli esseri mitici possono essere creatori e ordinatori ma anche stravaganti, falsi, irrazionali. Distruggono mostri pericolosi e donano agli uomini i beni più preziosi (il fuoco, la luce, gli strumenti di lavoro). Contemporaneamente però sono anche mostruosi nell'aspetto e nel comportamento, distruttori, ladri. Fondano costumi e istituzioni, sono promotori di sagge usanze e del vivere civile ma sono anche affamati insaziabili di cibo e sesso, incapaci di obbedire e di rispettare limiti, assurdamente abnormi in tutto. A loro si deve l'origine di metodi di cura per i mali dell'uomo ma dalle loro azioni hanno anche origine le malattie e la stessa morte.

A seconda del tipo di funzioni che vengono operate dai vari personaggi mitici si è pensato di poter elaborare una tipologia: si viene così ad avere, ad esempio, il Creatore ozioso, che esplica la sua azione plasmando la cornice cosmica e naturale dell'universo; il Primo Uomo, capostipite di tutto il genere umano; l'Antenato mitico, capostipite di un gruppo umano particolare o di una famiglia e che, eventualmente, può essere un animale o una pianta; l'Eroe culturale, quello che introduce usi e costumi particolari; i Demoni (o Trickster) che sbagliano tutto e incarnano il contrario di come dovrebbero effettivamente andare le cose. Questa tipologia però può causare molti fraintendimenti facendo ritenere che per i personaggi mitici esistono dei caratteri in grado di distinguerli e magari anche di stabilire gerarchie d'importanza (ad esempio nel senso che un Creatore Ozioso sarebbe più importante di un Primo Uomo).

Il problema che dobbiamo porci a proposito dei personaggi mitici non è chi sono ma cosa fanno. Ciò che li qualifica sono le azioni svolte e non il loro carattere. Queste azioni, queste funzioni mitiche, possono essere svolte dai personaggi più svariati i quali hanno una sola caratteristica fondamentale: di essere accuratamente destorificati, di essere inattuali nel presente e attivi solo nel tempo mitico. Limitiamo la nostra attenzione a due di queste funzioni cominciando dal Creatore ozioso. Il suo compito è quello di aver dato origine a quegli elementi del cosmo (il paesaggio, la morte, le distinzioni tra le specie animali e vegetali ...) che costituiscono il quadro costante dell'universo, tenendo presente che ogni cultura interpreta il quadro costante dell'universo in modo proprio.

In una mitologia la funzione del Creatore ozioso può essere svolta da una pluralità di esseri. Non vi è alcuna necessità che il Creatore ozioso sia unico né che abbia un nome proprio. Come ordinatore mitico e garante dell'ordine delle cose egli è ciò che significa l'ineluttabilità di una condizione. Con lui non occorre stabilire alcun rapporto, anzi un rapporto può essere pericoloso poiché se tornasse ad agire nel presente avremmo di nuovo la mutabilità caotica caratteristica del tempo mitico. Pertanto, poiché a causa della sua inattualità non vi è alcun interesse ad entrare in rapporto con lui, non ha alcun culto. Il suo essere ozioso è funzionale al mantenimento dello status quo: è proprio perché è ozioso, perché non agisce più, che abbiamo la garanzia della stabilità del reale.

E' possibile che alcune particolari categorie (sciamani, indovini ...), per le caratteristiche del loro ruolo, possano dover allontanarsi dal livello della normalità comune a tutti gli uomini per recuperare il tempo mitico e il contatto con il Creatore ozioso. Ciò perché necessitano di quelle capacità, perdute per gli uomini comuni, che erano possibili nel tempo mitico. Si tratta però di riattualizzazioni del Creatore ozioso che avvengono singolarmente per i soli interessati e non di culti che interessano direttamente tutta la comunità.

La seconda funzione è quella degli Eroi culturali, una categoria elaborata sul modello degli eroi della mitologia greca. Hanno questa funzione quelle figure mitiche che mediante le loro azioni danno origine ad alcune istituzioni sociali. Si può trattare delle cose più diverse: da un culto al modo di usare un oggetto, da uno strumento di lavoro ad una dinastia; fino ad elementi del cosmo naturale quale un fiume o una montagna. Si dovrebbero distinguere dal Creatore ozioso perché questo "crea" il mondo. Tuttavia spesso come l'Eroe da origine a realtà naturali, e cioè crea, così il Creatore ozioso da origine a singole istituzioni culturali. In questo senso la distinzione è assai labile. Le due figure mitiche, e tutte le altre, non si distinguono per la qualità delle loro azioni mitiche, come se esistessero azioni da "creatore" che spettano solo al Creatore ozioso distinte da altre di "civilizzatore" che spettano solo all'Eroe. In effetti un medesimo essere mitico può agire di volta in volta da Primo Uomo e dare origine alla specie umana, da Creatore e dare origine alla natura, da Antenato,e dare origine a un gruppo umano particolare, da Eroe e fondare certe istituzioni.

Le funzioni mitiche sono intercambiabili secondo i contesti e non consentono di distinguere categorie precise di esseri extraumani mitici. In una variante un'azione che porta alla fondazione di una realtà può essere compiuta da un essere che è vicino alla tipologia dell'Antenato, mentre in un'altra variante la fondazione può dipendere dall'azione di un essere che somigli alla tipologia dell'Eroe culturale. In altre parole le azioni mitiche non consentono di distinguere categorie precise e le distinzioni tipologiche hanno solo un valore di orientamento iniziale: gli esseri puramente mitici non hanno la necessità, in quanto mitici, di possedere alcuna identità precisa. Tutti, in quanto soggetti mitici, hanno il medesimo, unico, ruolo: destorificare aspetti della realtà rendendoli immutabili e sottraendoli pertanto all'agire umano.

La necessità, per le varie culture, di operare distinzioni particolari, di poter distinguere esseri particolari ben identificati diversi da altri altrettanto bene identificati, sorge ad un altro livello: quello del culto. Sono le azioni attuali, quelle possibili e realizzabili nel presente, a distinguere un essere extraumano da un altro ed è il culto che distingue, ad esempio, il campo d'azione di una divinità dal campo d'azione degli antenati. Se prego una divinità per ottenere qualcosa riterrò quella divinità particolare capace di aiutarmi in un settore dell'esistenza. Analogamente è il culto rivolto agli antenati che definisce il settore dell'esistenza nel quale questi sono eventualmente ritenuti attivi. E' dunque il culto che fa, ad esempio, la divinità distinta dall'antenato. Dopo gli esseri mitici dovremo allora occuparci degli esseri agenti nell'attualità.