UOMO E DONNA LI CREÒ:
FILOSOFIA E TEOLOGIA DELLA FEMMINILITÀ IN EDITH STEIN

Angela Ales Bello

 

Negli anni Trenta Edith Stein prende posizione nei confronti della condizione femminile in una serie di conferenze raccolte sotto il titolo La donna - Il suo compito secondo la natura e la grazia(1). Si tratta di una risposta indiretta nei confronti dei movimenti femministi che ella ben conosce, probabilmente anche attraverso la sua giovane discepola di Friburgo, Gerda Walther(2) che aveva militato nei gruppi appartenenti alla corrente marxista prima della sua conversione al cattolicesimo, come racconta nella autobiografia intitolata significativamente Sull'altra sponda(3).

E' soprattutto l'attività di docente che sollecita E.Stein ad esaminare il ruolo e la funzione della donna, in quanto si domanda quale possa essere il futuro delle sue alunne che si preparano a diventare maestre presso l'Istituto Santa Maddalena delle Domenicane di Speyer.

Questa insegnante, che vive nove anni 'nascostamente' insieme alle suore uniformandosi alla loro vita, in realtà è un personaggio che ha una solida formazione filosofica, testimoniata da parecchi lavori dedicati appunto al tema antropologico e condotti all'interno della scuola fenomenologica sotto l'ispirazione del maestro Edmund Husserl. Non si può dire che abbia fatto una brillante carriera accademica; pur essendo stata assistente di Husserl a Friburgo, ha pagato il fatto di essere donna, forse di essere un'ebrea convertita al cattolicesimo, con l'esclusione dalla docenza universitaria(4). Ma ciò non ha interrotto il suo cammino di ricerca filosofica che si rivolge allo studio del passato, quello in cui si è delineato l'incontro fra la filosofia e il cristianesimo, quindi l'età medievale e quello nel quale si sono poste le fondamenta dello stesso sapere filosofico, l'età antica(5).

Le conferenze e il testo Problemi dell'educazione della donna coprono un arco di tempo che va dal 1928 al 1932, le prime rappresentano la sua collaborazione al Movimento scolastico cattolico e al Movimento femminile cattolico, il secondo il manoscritto delle lezioni tenute nell'Istituto di Pedagogia Scientifica presso il quale era stata chiamata nel semestre estivo del 1932. Le prime hanno un andamento divulgativo, il secondo è un testo elaborato per la pubblicazione, ma solo in parte pubblicato(6). Tutti rimandano, però, agli studi filosofici condotti dall'autrice in particolare sul tema antropologico(7).

La questione femminile dal punto di vista filosofico

Fin dalla sua dissertazione di laurea su Il problema dell'empatia, Edith Stein aveva affrontato un argomento che sarà centrale per la scuola fenomenologica, quello dell'alterità, il rapporto fra la propria soggettività e quella altrui e la conoscenza dell'altro, preliminare alla presa di posizione affettiva ed etica. All'interno di questo studio aveva rintracciato rispetto alla soggettività umana la dimensione corporea come indispensabile strumento di comunicazione, ma anche la dimensione della psiche e quella dello spirito.

Muovendo dall'analisi degli atti che caratterizzano l'essere umano, mettendo fra parentesi ciò che la tradizione aveva insegnato ma non per questo negando ad essa valore, la pensatrice aveva analizzato quei fenomeni che ci si presentano come atti specifici della psiche e dello spirito(8) e aveva colto attraverso tale indagine l'essenza di quegli atti giungendo alla conclusione che l'essere umano è costituito dalla corporeità, psichicità e dallo spirito. L'analisi fenomenologica confermava ciò che le correnti filosofiche classiche avevano insegnato sulla struttura dell'essere umano(9).

La lettura delle opere dell'età antica e medievale consentivano alla fenomenologa di approfondire il tema dell'essenza, in particolare l'opuscolo di Tommaso d'Aquino su De ente et essentia, in tal modo ella poteva conferire all'essenza stessa una consistenza metafisica, cosa che il suo maestro non aveva fatto(10).

Tenendo presenti queste brevi indicazioni si possono comprendere alcuni punti centrali della sua trattazione sul quella che si può definire un'antropologia 'duale', in quanto ella ritiene che: "...la specie uomo" - meglio si potrebbe tradurre la parola tedesca Mensch con essere umano, ricordando ciò che è stato osservato all'inizio di questo contributo - "si articoli in due specie: specie virile specie muliebre, e che l'essenza dell'uomo, alla quale nell'un caso e nell'altro nessun tratto può mancare, giunga in due modi diversi ad esprimere se stessa, e che solo l'intera struttura dell'essenza renda evidente l'impronta specifica"(11).

La differenza fra femminile e maschile è sostenuta accanto all'insistenza sull'unità specifica dell'essere umano, infatti la donna e l'uomo sono esseri umani e in ciò consiste la loro uguaglianza, ma sono anche diversi nel senso che :"non solo il corpo è strutturato in modo diverso, non sono differenti solo alcune funzioni fisiologiche particolari, ma tutta la vita del corpo è diversa, il rapporto dell'anima col corpo è differente, e nell'anima stessa è diverso il rapporto dello spirito alla sensibilità, come rapporto delle potenze spirituali tra loro"(12).

Importante è stabilire in che cosa consista tale differenza, questo è un punto centrale per indagare in quale modo la vita dell'uno e dell'altra si debba svolgere e quindi per intervenire da punto di vista pedagogico. Brevemente ed efficacemente la Stein indica i momenti fondamentali della distinzione: "La specie femminile dice unità, chiusura dell'intera personalità corporeo-spirituale, sviluppo armonico delle potenze; la specie virile dice elevazione di singole energie alle loro prestazioni più intense"(13). Su questa differenza ella si basa per indicare sia il destino della donna, che quello dell'uomo, indicando la necessità di ripensare il significato del femminile in relazione al maschile, per individuare un rapporto equilibrato fra i due.

L'analisi compiuta dall'Autrice si snoda attraverso la ricerca dei caratteri distintivi che coinvolgono la sfera conoscitiva, quella affettiva e i rapporti intersoggettivi. La donna intuisce il concreto, il vivente e il personale, ha una particolare sensibilità per conoscere ogni oggetto nel suo valore specifico; fa propria la vita spirituale altrui e desidera portare alla massima perfezione l'umanità nelle sue espressioni specifiche attraverso un amore pronto a servire; tende ad attuare uno sviluppo armonico di tutte le energie. L'uomo ha l'impulso di conoscere, di impossessarsi dell'oggetto conosciuto per poterne godere e per plasmarlo secondo i suoi desideri. Ognuna di queste attività, però, lo coinvolge così fortemente che non può portarle ad armonia, se ne coltiva una, tralascia le altre proprio perché tende ad un forte dispiegamento di alcune energie.

Uno dei testi più interessanti di E.Stein contenuti nel volume La donna verte sul tema della Vocazione dell'uomo e della donna; ella sostiene che il termine Beruf, che nella lingua tedesca corrente significa professione, deve essere ricondotto alla sua etimologia che lo lega alla 'chiamata' - berufen, infatti, vuol dire essere chiamati -. La chiamata non è solo di ordine sociale, ma soprattutto di carattere religioso, infatti, "Chi chiama è, in fondo, Dio stesso"(14).

La chiamata, come si è notato sopra, è già impressa nella natura umana e può essere messa in evidenza attraverso una riflessione filosofica e attraverso un esame attento della storia, ma "Dio stesso ce ne parla nelle parole dell'Antico e del Nuovo Testamento".

Qui si pone la questione della finalità della vita umana nel contesto sociale, ma ancora più a fondo in una visione globale che coinvolge il destino ultimo. Tutto ciò non può essere affidato al caso, è necessario un impegno comunitario di sostegno che si deve esercitare soprattutto nei confronti dei più giovani. Ci si chiede, allora, quali siano i mezzi educativi che rendono possibile una consapevolezza individuale e una collaborazione reciproca perché nessuno può vivere isolatamente ed è pertanto necessario stabilire equilibrati rapporti interpersonali, in particolare fra i due sessi che sembrano essere perennemente in conflitto.

Si giustifica in tal modo la molteplicità dei metodi di approccio alla questione femminile e maschile usati dalla Stein e da lei indicati nei Problemi dell'educazione femminile. Si tratta in particolare del metodo delle scienze naturali (psicologia speciale degli elementi), del metodo della scienza dell'anima (psicologia individuale speciale), del metodo filosofico e del metodo teologico.

L'interesse della pensatrice per molteplici ambiti del sapere e la sua competenza in ciascuno di essi è testimoniata nei suoi scritti. Si può ricordare la sua presa di posizione nei confronti della psicologia e delle scienze umane con l'intento di richiamarle alle radici filosofiche dalle quali è pericoloso allontarsi, come è affermato in Psicologia e scienze delle spirito -Contributi per una fondazione filosofica(15), la sua conoscenza delle dottrine politiche e della dottrina dello Stato, come è testimoniato in Una ricerca sullo Stato (16) e la sua descrizione essenziale della realtà data in Essere finito e essere eterno, un testo che può essere considerato una sorta di Summa, come quelle scritte dai medievali, nel quale affronta questioni metafisiche e teologiche.

Con questo bagaglio di conoscenze e di elaborazioni teoretiche unite alla esperienza didattica vissuta quotidianamente e con un'attenzione straordinaria ai temi sociali e politici del suo tempo, la questione femminile viene esaminata da Edith Stein con una completezza che rappresenta un caso forse unico nella storia della riflessione antropologica cristiana sulla donna.

L'indagine fenomenologica le aveva consentito di elaborare una classificazione estremamente utile per cogliere la singolarità senza perdere di vista la universalità, infatti, se le indicazioni teoretiche sono indispensabili per orientarsi sulla duplicità delle specie umana, se la psicologia ci aiuta a scoprire gli impulsi e le tendenze dell'essere umano, maschio e femmina, esistono le tipologie che ci consentono di avvicinarsi al particolare, ma esiste soprattutto il singolo essere umano. E' molto utile meditare il seguente brano tratto dai Problemi dell'educazione della donna: "La specie, virile e muliebre, si esprime negli individui in modo diverso. Anzitutto essi sono realizzazioni più o meno perfette della specie; poi essi esprimono con più forza i tratti dell'una o dell'altra. L'uomo e la donna hanno gli stessi tratti fondamentali umani nella loro essenza, e alcuni di questi prevalgono non solo nei sessi, ma anche negli individui di questo o quel sesso. Perciò alcune donne possono presentare una forte approssimazione alla specie virile, e viceversa. Il che può essere connesso con la missione individuale. Certo, per tutto il sesso femminile, il matrimonio e la maternità sono il primo compito, ma non lo sono per ogni individuo particolare"(17). In tal modo si giustifica che : "Vi possono essere donne chiamate a particolari opere culturali, e a queste sono consone le loro doti", ma anche la chiamata alla verginità, allo stato religioso - che la Stein ha sentito potentemente fino al punto di entrare nel Carmelo di Colonia - esprime una particolare predisposizione tesa non ad eliminare l'attenzione verso ciò che personale, la cura degli altri o anche la dimensione affettiva, anzi quella dell'eros, ma a rivolgerla verso la divinità "che compenetra tutta la vita"(18).

L'analisi della natura umana nella sua dualità è in fondo l'analisi della persona che vive in un contesto storico e sociale particolare, ma che ha in sé un nucleo profondo e unico, si può chiamare appunto l'anima spirituale, in cui si colgono i segni della soprannatura, come dimostrano ulteriormente i saggi di E.Stein su Goethe e sulla struttura ontica della persona(19).

Se è fondamentale la descrizione della natura umana ciò non significa che la cultura non possa essere una componente importante. Si risponde in tal modo a chi come Simone de Beauvoir negava la differenza fra i generi perché la riteneva fonte di discriminazione e attribuiva le diversità solo alle stratificazioni culturali. Gli esseri umani sono persone, secondo la Stein, pur nelle loro differenze, hanno tutti una diginità, certamente non sono sempre rispettati e non si rispettano essi stessi perché non giungono a riconoscere tale dignità - e questo accade per motivi culturali - perciò è urgente intervenire sulla formazione della mentalità e l'educazione può contribuire migliorare la convivenza umana, riconoscendo ciò che è essenziale e ciò che è legato alle circostanze(20).

Si introduce qui, in ultima analisi, il problema del male ed è a questo proposito che la tradizione ebraico-cristiana dà un contributo determinante per la comprensione dell'origine della dualità umana e anche del conflitto fra uomo e donna. La questione teologica diventa fondamentale quando riflette sull'atteggiamento etico dell'essere umano e sulla tendenza verso il male dovuta alla natura decaduta.

Chi si interessa dell'antropologia cristiana, infatti, non può fare a meno di porsi il problema del rapporto fra riflessione filosofica e riflessione teologica perché, come dimostra emblematicamente l'indagine condotta da Edith Stein, la ragione può giungere a cogliere il significato della natura umana ma alcune questioni ultime non possono essere risolte se non con l'ausilio della Rivelazione. Quest'ultima illumina la mente indicando la direzione da prendere nella soluzione dei problemi che essa si pone. Per tale ragione si vedrà come l'interpretazione delle Scritture sia stata e sia fondamentale per comprendere la questione femminile.

La questione femminile sotto il profilo teologico

Due punti dell'Antico Testamento sono centrali per l'impostazione del tema antropologico: i racconti della creazione dell'uomo e della donna contenuti in Genesi 1 e 2 e quello del peccato originale in Genesi 3. Per quanto riguarda il Nuovo Testamento significative sono le Lettere di san Paolo ai Corinzi, agli Efesini e a Timoteo. Questi sono i testi ai quali si interessa E.Stein e intorno ai quali ruota non solo l'interpretazione più recente riguardo alla distinzione dei ruoli del maschile e del femminile, ma anche, quella del passato.

Nella conferenza già citata Vocazione dell'uomo e della donna ella commenta in primo luogo il brano di Genesi 1, 26-28, in cui si dice che Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza: "E Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creo, maschio e femmina li creò". "Già nella prima narrazione della creazione dell'uomo si parla subito della differenza in maschio e femmina"(21). Il triplice compito che ad essi è assegnato, essere immagine di Dio, procreare una posterità e dominare la terra, non è affidato specificamente all'uno o all'altra, ma che ci sia una diversità, "lo si può considerare eminentemente enunciato dalla stesa distinzione in sessi"(22).

Più esplicito il secondo racconto sulla nascita dell'uomo e della donna, E.Stein si sofferma sul fatto che nel mondo animale Adamo non aveva trovato "un aiuto che corrispondesse a lui"; ella osserva che l'espressione ebraica Eser Kenegdo è difficilmente traducibile in tedesco e propone di intenderla come: "un aiuto a lui dirimpetto" e aggiunge: "Si può dunque pensare a una immagine speculare in cui l'uomo possa vedere la sua propria natura (...) si può pensare anche ad un completamento, a un pendant, in cui le due parti di corrispondano; tuttavia non in senso pieno, ma in modo che si completino a vicenda come una mano rispetto all'altra"(23). Il Signore trasse la donna dalla costola di Adamo perché la riconoscesse come carne della sua carne e i due, infatti, saranno una sola carne.

La duplicità dell'essere umano in maschio e femmina è giustificata dall'Autrice in modo originale facendo riferimento alla unità e trinità di Dio e alla sua connotazione essenziale: l'amore. "Ma Dio è uno e trino: come dal Padre procede il Figlio, e dal Figlio e dal padre lo Spirito, così la donna è uscita dall'uomo, e da ambedue discendono i posteri. E ancora: Dio è amore. Ma fra meno che due non vi può essere amore"(24). Che la vita della prima comunità umana fosse caratterizzata dall'amore è confermato dal fatto che qui non si parla di dominio dell'uomo sulla donna ma di compagnia e di aiuto reciproco, in armonia di intenti. Si può notare che complementarità e reciprocità sono messi in evidenza dalla Stein senza che ci sia conflitto fra i due momenti.

Il peccato offusca l'armonia della vita comunitaria, anzi inficia la parità, stabilisce il dominio dell'uno sull'altra. Ma in che cosa consiste il peccato? E.Stein non crede che si tratti semplicemente di un atto di orgoglio, crede al contrario che sia implicata proprio la sfera sessuale - "un tipo di unione reciproca che contraddiceva all'ordine originario"(25) che ha uno stretto rapporto con la generazione della prole. Eva è sensibile a questo e la pena per lei stabilita è legata, infatti alla difficoltà della generazione.

La colpevolezza non è, però, da attribuire solo alla donna, anche Dio rimprovera Adamo perché invece di assumersi la responsabilità dell'atto di disobbedienza ne fa carico solo alla sua compagna. La frase che Dio pronuncia nel giudizio di condanna del serpente è per la pensatrice particolarmente importante, la donna con la quale Egli pone l'inimicizia del serpente, non è solo Maria, ma già la prima donna come Madre di tutti i viventi; a tutte le donne, allora, è affidato come compito la lotta contro il male e la collaborazione nella Redenzione.

La centralità del femminile per la salvezza è ribadita da Edith Stein; quest'ultima crede che Dio l'abbia affidata a tutte le donne e che Eva se ne renda conto quando riconosce che: "Dio mi ha dato un figlio"(26).

D'altra parte la salvezza entra potentemente nella storia attraverso Maria che genera il Figlio di Dio. Una donna ha dato la sua collaborazione per la fondazione del regno di Dio e la redenzione ci è giunta per mezzo del nuovo Adamo.

L'ordine della Redenzione tende alla restaurazione dell'equilibrio originario fra uomo e donna, ma nonostante la Redenzione è difficile superare il conflitto e comprendere questa verità. Lo stesso san Paolo se da un lato ritiene nella lettera ai Galati, 3,4ss. che: "ora che è giunta la fede... non vi è più né giudeo né greco, né schiavo né libero; non vi è più né uomo né donna. Tutti siete, infatti, uno in Cristo Gesù", dall'altro nella lettera ai Corinzi e in quella agli Efesini ribadisce l'inferiorità della donna secondo l'uso del suo tempo. Ma il grande sforzo che i cristiani debbono compiere è proprio quello di tendere a restaurare l'ordine originario, quindi di far scomparire il conflitto fra uomo e donna.

Si è parlato finora di complementarità e di aiuto reciproco fra i sessi; ciò non deve, però, far credere che non sia possibile uno sviluppo autonomo di ogni persona umana; proprio perché c'è un' essenza della donna e dell'uomo, ognuno può svilupparla in modo personale anche al di fuori di un legame matrimoniale. Si giustifica in tal modo la vita consacrata, alla quale E.Stein si è dedicata, ma sulla quale ha anche riflettuto soprattutto in relazione al crescente impegno della donna in compiti ecclesiastici, nonostante le difficoltà che ella riconosceva presenti nel suo tempo. Ma il suo sguardo pieno di speranza era rivolto al futuro: "Le donne cattoliche hanno il loro sostegno più valido nella Chiesa, la quale ha bisogno delle loro forze. La Chiesa ha bisogno di noi, cioè il Signore ha bisogno di noi"(27).

Certamente Gesù ha fatto distinzione fra uomo e donna , ad esempio ha dato il sacerdozio ai suoi apostoli, per questo motivo sottolinea l'Autrice "...ritengo che l'esclusione delle donne dal sacerdozio non sia una semplice prassi del nostro tempo", tuttavia Egli manda doni di grazia sia agli uni che alle altre; ciò significa anche una possibilità di collaborazione all'interno della Chiesa attraverso le vocazioni personali. E "si deve anche tener presente che, dove si manifesta una vocazione cooperano natura, libertà e grazia perché possa perseverare e che essa possa venir meno. Da ciò particolari problemi e particolari compiti dell'opera educativa"(28).

Quella di Edith Stein è una delle prime teorizzazioni di un'antropologia duale fondata, come si è indicato sopra, sia filosoficamente che teologicamente in modo adeguato. Ella ci insegna che non è più possibile nel nostro tempo prescindere dalla unità-distinzione dell'essere umano e ciò comporta anche conseguenze importanti sotto il profilo etico. D'altra parte ella aveva auspicato che il Magistero ecclesiastico prendesse posizione nei confronti della questione femminile; la sua speranza è stata realizzata, il pontefice Giovanni Paolo II con l' Enciclica Mulieris dignitatem ha risposto all'appello della pensatrice anche al dilà delle sue e delle nostre aspettative(29). Si tratta ora di interiorizzare e seguire praticamente quanto la Santa Teresa Benedetta ci ha indicato e il Santo Padre autorevolmente ci insegna.

 

 

 

1. E.Stein, Die Frau. Ihre Aufgabe nach Natur und Gnade. Werke V, Herder , Louvain-Freiburg i. Br. 1959; tr. it. La donna. Il suo compito secondo la natura e la grazia, di O. Nobile, Pref. di A.Ales Bello, Città Nuova, Roma 1987.
2. Ho trattato alcuni aspetti fondamentali del pensiero di Gerda Walther in Fenomenologia dell'essere umano. Lineamenti di una filosofia al femminile, Città Nuova, Roma 1992.
3. G.Walther, Zum anderen Ufer - Von Marxismus und Atheismus zum Christentum, Otto Reichel Verlag, Remagen 1960.
4. Si vedano alcune lettere degli anni 1917-1920 , indirizzate a Roman Ingarden in Briefe an Roman Ingarden 1917-1938, Einleitung von Hanna-Barbara Gerl, Anmerkungen von Maria Amata Neyer, Werke XIV, Herder, Freiburg i.Br. 1991.
5. A.Ales Bello, La passione per la verità, Edizioni Messaggero Padova, 1998.
6. E.Stein, La donna etc., cit. p.36.
7. Ho trattato il tema antropologico in Edith Stein nel mio Fenomenologia dell'essere umano ect., cit..
8. A.Ales Bello, Lo studio dell'anima fra psicologia e fenomenologia in Edith Stein, in Sogno e Mondo a cura di Bianca Maria d'Ippolito, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1995.
9. E.Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomonelogie und phänomenologischen Philosophie, Bd.II; tr. it. Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica di E.Filippini, Einaudi, Torino 1965.
10. E.Stein, Endliches und ewiges Sein. Versuch eines Aufstiegs zum Sinn des Seins, Werke II, Louvain- Freiburg i. Br. 1950; tr.it. Essere finito e Essere eterno, di L.Vigone, Revisione e Presentazione di A.Ales Bello, Città Nuova, Roma 1988.
11. E.Stein, La donna ect.,, cit., p.204.
12. Ibidem.
13. Ibidem.
14. Ivi, p.68.
15. E.Stein, Beiträge zur philosophischen Begründung der Psychologie und der Geisteswissenschaften, Niemeyer, Tübingen 1970; it.it. Psicologia e scienze dello spirito - Contributi per una fondazione filosofica di A.M.Pezzella, Intr. di A.Ales Bello, Città Nuova, Roma 1996.
16. E.Stein, Eine Untersuchung über den Staat, Niemeyer, Tübingen 1970; tr. it. Una ricerca sullo Stato, a cura di A.Ales Bello, Città Nuova, Roma 1993.
17. E.Stein, La donna etc., pp.205-206.
18. Ivi, p.206.
19. E.Stein, Natura Persona Mistica, a cura di A.Ales Bello, Città Nuova, Roma 1997.
20. A.Ales Bello, La passione per la verità, cit..
21. E.Stein, La donna etc., p.69.
22. Ibidem.
23. Ivi, p.70.
24. Ivi, p.70-71.
25. Ivi, p.73.
26. Ivi, p.74.
27. Ivi, p. 170.
28. Ibidem.
29. La dignità della donna - Scritti di Giovanni Paolo II sulla questione femminile a cura di M.Nicolais, Postfazione di A.Ales Bello, Edizioni del Lavoro, Roma 1998.