D I Z I O N A R I O S I N T E T I C O

DI PATRISTICA

CÉSAR VIDAL MANZANARES

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Ebioniti. (inizio)

Letteralmente i " poveri ". Setta giudeo-cristiana caratterizzata dalla pretesa di seguire rigorosamente la legge mosaica- sebbene è possibile che, come la setta del Mar Morto, preferisse il culto del tempio- e dalla negazione della divinità di Cristo considerato figlio fisico di Giuseppe. Vedi Vangeli apocrifi.

Editto perentorio. (inizio)

Vedi Callisto.

Efrem Siro. (inizio)

Nato a Nisibi in Mesopotamia agli inizi del secolo IV e successivamente stabilitosi ad Edessa, Efrem fu senza dubbio uno dei più fecondi poeti di tutti i tempi- si pensa abbia scritto circa tre milioni di versi soltanto in onore di Maria fra il 360 e il 370-. Fu uno dei grandi diffusori del culto mariano e iniziatore del movimento monastico in Oriente. Si distinse, inoltre, nella lotta alle eresie del suo tempo e specialmente nella battaglia contro l'origenismo, l'arianesimo- che combatté appoggiandosi alle tradizioni ecclesiali precedenti- e lo gnosticismo. Vedi Ario; Gnosticismo; Origene.

Egemonio. (inizio)

Vita: Non possediamo dati riguardo la sua vita.

Opere: Gli si è attribuita la redazione della Disputa del vescovo Archelao contro Mani, tenuta a Carcara, città della Mesopotamia, fonte molto importante per lo studio del manicheismo, anche se manca di valore storico.

Egesippo. (inizio)

Vita: Nacque in Oriente da una famiglia molto probabilmente ebrea. Convertitosi al cristianesimo e preoccupato del diffondersi dello gnosticismo, visitò Roma durante l'episcopato di Aniceto (154-165) e vi rimase anche sotto quello di Eleuterio (174-189). Approfittò di quella visita per raccogliere informazioni riguardo agli insegnamenti impartiti nelle Chiese principali e con particolare attenzione a quelli della Chiesa di Roma.

Opere: I suoi scritti ci sono giunti in modo frammentario, il che dispiace poiché erano in particolar modo riferiti alla Chiesa primitiva e, soprattutto, a quella giudeo-cristiana. Scrisse cinque libri di Memorie diretti soprattutto contro gli gnostici ma nei quali vi sono anche riferimenti alla dottrina della Chiesa dell'epoca.

Teologia: Egesippo viene considerato- in base alla testimonianza di Eusebio- uno dei primi testimoni non biblici vicini ad una tradizione apostolica trasmessa alla Chiesa. Inoltre, Egesippo sottoscrive la tesi della successione episcopale per la quale i vescovi erano i successori in linea diretta degli apostoli (anche se C.H. Turner ed E. Caspar hanno sostenuto, a nostro giudizio non molto fondatamente, l'impossibilità che Egesippo abbia difeso una tesi simile). In campo mariologico, però, i dati fornitici da Egesippo si scontrano con l'insegnamento cattolico successivo su Maria, giacché considerava Giacomo " fratello di Gesù nella carne ", non parente o cugino e, inoltre, forniva i nomi di due sorelle del Cristo, secondo quanto indicato in Mc 6,3 e in Mt 13,55. Vedi Giudeo-cristianesimo.

Egeria. (inizio)

Vita: Nata in Galizia- non nelle Gallie come sostenne Geyer- alla metà del IV secolo, chiamata Eteria da Fezotin. Egeria era una dama distinta, legata ad una comunità religiosa che, secondo A. Hamman, era più una comunità di devote che un monastero. Benché alcuni dati provenienti dal basso medioevo la definiscano badessa, tali notizie risultano estremamente discutibili. La data del suo viaggio in Terra Santa ha suscitato numerose controversie: 415-418 (E. Dekkers), 414-416 (Lambert), 380 (J. Campos), 381-384 (P. Devos).

Opere: La sua unica opera di enorme importanza per certi versi è l'Itinerario o Pellegrinaggio ai luoghi santi. In essa vengono narrati quattro viaggi con ricchezza di dati relativi alla Bibbia, alla storia e alla liturgia. Inoltre, l'opera contiene informazioni molto importanti in relazione all'organizzazione della Chiesa e alla vita monastica.

Elcasaiti. (inizio)

Eretici giudaizzanti per i quali il cristianesimo si limitava ad un giudaismo che accettava il Messia ma la cui cristologia negava la divinità di Cristo e il suo significato soteriologico come è contemplato nel cristianesimo.

Eleuterio. (inizio)

Papa (174-189). Vita: Di origine greca, nacque a Nicopoli. Fu diacono durante l'episcopato di papa Aniceto. Verso il 177-178 ricevette la visita di Ireneo di Lione nel corso della quale quest'ultimo lo mise in guardia sui pericoli del montanismo. Sembra che il papa non mostrasse inquietudine all'apparire di tale movimento spirituale. Morì certamente durante il decimo anno dell'impero di Commodo (189). Il suo nome non compare fra quelli dei martiri fino al martirologio di Ado di Vienne, della seconda metà del secolo IX. Vedi Ireneo; Montanismo.

Endelechio. (inizio)

Vita: Praticamente non sappiamo quasi nulla di Severo Endelechio. Lo si situa a Roma, sul finire del IV secolo, dove sembra esercitasse l'oratoria. La sua origine sembra essere nelle Gallie.

Opera: Fu autore di un Canto sulla morte dei bovi, nel quale si svolge un dialogo fra due pastori pagani e uno cristiano che si conclude con la conversione dei primi due.

Epifane. (inizio)

Autore gnostico della fine del II secolo e inizi del III. Figlio di Carpocrate. Scrisse un trattato Circa la giustizia del quale ci sono pervenuti soltanto alcuni frammenti. Secondo quanto tramandatoci da Clemente di Alessandria, difendeva la comunione dei beni fino al punto di dichiarare la appartenenza comune anche delle donne (Strom., III, 2, 5-9). Morto all'età di diciasette anni, venne adorato come dio dagli abitanti di Cefalonia. Vedi Carpocrate; Gnosticismo.

Epifanio di Salamina. (inizio)

È l'unico rilevante teologo originario dell'isola di Cipro.

Vita: Nacque a Eleuteropoli, in Palestina, verso il 315. Dopo aver conosciuto il monachesimo dell'Egitto, fondò verso il 335 un monastero nei pressi della sua città, governandolo per una trentina d'anni. Nel 367 fu eletto metropolita di Costanza, l'antica Salamina, dai vescovi di Cipro. Difensore del metodo che venne chiamato realista-tradizionalista, Epifanio si oppose a qualsiasi tipo di speculazione metafisica. Questo spiega perché detestasse l'interpretazione allegorica di Origene, che considerava, non a torto, una fonte di conflitti e un'arma ideale per gli eretici. L'attacco di Epifanio risultò così convincente da indurre Girolamo ad abbandonare l'origenismo e a sollecitare Giovanni di Gerusalemme a condannare Origene. Epifanio esercitò una politica repressiva contro gli origenisti. Alleatosi con Teofilo di Alessandria, collaborò all'espulsione degli adepti egizi di Origene. Venendo costoro accolti, nel 400, da Giovanni Crisostomo, Epifanio, su istanza di Teofilo, si recò a Costantinopoli con l'intento di affrontare gli origenisti della città. È probabile però che sia reso conto di essere stato manipolato da Teofilo di Alessandria, poiché non attese la destituzione di Crisostomo nel " Sinodo della Quercia " ma ritornò a Cipro. Morì in un naufragio nel 403.

Opere: Fu nemico dell'ellenismo, forse perché cosciente del danno che l'infiltrazione di esso avrebbe provocato nella teologia cristiana. Fu molto letto a suo tempo perché il linguaggio da lui usato era un linguaggio popolare (K. Holl). Fra le sue opere ricordiamo: Ancoratus (un'esposizione della fede della Chiesa); il Panarion o Botichin (una specie di enciclopedia delle eresie e loro confutazione); Sulle misure e i pesi (in realtà un dizionario esplicativo sui termini biblici); Sulle dodici gemme (un opuscolo relativo al pettorale del sommo sacerdote ebraico). Scrisse, inoltre, alcune lettere e tre trattati Contro le immagini (dove si rivela totalmente contrario alla fabbricazione e al culto delle immagini di Cristo, Maria, i martiri, gli angeli e i profeti, poiché era sua opinione che ciò fosse una manifestazione idolatrica). Inoltre gli sono state attribuite alcune opere spurie.

Teologia: Come si è già detto, Epifanio fu uno strenuo difensore della fede contro l'origenismo in particolare e l'ellenismo in generale. Forse però il contributo più interessante- e successivamente di maggiore influenza- è stato quello della sua radicale opposizione alla fabbricazione e al culto delle immagini. Egli stesso nella sua lettera 57 racconta come lacerò in una chiesa di Anablata un drappo raffigurante l'immagine di Cristo giustificandosi con il dire che essa era " contraria alla dottrina delle Scritture ". Inoltre, nella sua lettera all'imperatore Teodosio I, intorno al 394,- di fondamentale importanza per lo studio dell'arte cristiana- sottolinea che le immagini non sono altro che una tentazione di satana per indurre i cristiani all'idolatria poiché, a parte la proibizione decretata dalle Scritture, nessuno dei Padri o dei vescovi giammai disonorò Cristo custodendo una sua immagine. Epifanio suggerisce di ritirare dalle chiese le immagini, di coprire di bianco i dipinti alle pareti e di evitare la distruzione dei mosaici vietando però di commissionarne altri.

Epigramma di Paolino. (inizio)

Poema anonimo attribuito a Vittorio (Gagny), a Paolino di Béziers (Schenkl) e ad altri. Scritto dopo le invasioni barbariche del 407-409, è un dialogo fra due monaci e un ospite chiamato Salomone circa la decadenza della società e l'effetto prodotto su quest'ultima dagli assalti dei barbari.

Epitaffio di Abercio. (inizio)

Vedi Abercio.

Epitaffio di Pettorio. (inizio)

Vedi Pettorio.

Erma. (inizio)

Vedi Pastore di Erma.

Esichio di Gerusalemme. (inizio)

Vita: Possediamo pochi dati sulla sua vita, eccezion fatta per quelli che attestano la sua opzione per lo stato monastico, il suo sacerdozio e la predicazione nella Chiesa di Gerusalemme intorno al 412. Morì verso il 450.

Opere: Seguendo il metodo alessandrino di esegesi allegorica, sembra che Esichio abbia composto dei commenti praticamente su tutti i libri della Bibbia, sebbene ce ne siano pervenuti soltanto frammenti. Scrisse inoltre Glosse sopra i cantici biblici, alcuni sermoni, una Storia della Chiesa ed una Collezione di obiezioni e soluzioni.

Espe. (inizio)

Vita: Vescovo di Spoleto della fine del IV secolo o inizi del VI.

Opera: Fu autore di un poema di dodici versi in onore del martire Vitale, che morì crocifisso e il cui corpo fu rinvenuto dal vescovo.

Eteria. (inizio)

Vedi Egeria.

Eucherio di Lione. (inizio)

Vita: Nacque in una famiglia abbiente, probabilmente cristiana. È probabile che fosse stato un senatore. Sposatosi con Galla, insieme decisero di rinunciare ai loro beni e di ritirarsi a Lérins, lasciando i loro figli nel monastero di san Onorato. Venne eletto vescovo di Lione intorno al 432, partecipò al Concilio di Orange (441), e morì nel 450.

Opere: Compose un opuscolo dal titolo: Lode all'eremo e un altro Sul disprezzo per il mondo. Fu inoltre autore di alcune Regole per stabilire il senso spirituale, di diverse Istruzioni a Salonio (uno dei suoi figli), di una Passione di san Maurizio martire e dei suoi compagni e di una Lettera al vescovo Salvio.

Euchiti. (inizio)

Vedi Messaliani.

Eunomiani. (inizio)

Seguaci di Eunomio.

Eunomio di Cizico. (inizio)

Vita: Sappiamo poco dell'infanzia dell'indiscutibile capo del neo-arianesimo. Studiò, sembrerebbe, stenografia e, dopo essere stato ordinato diacono, nel 360 fu promosso alla sede di Cizico. Da questa città venne espulso dal popolo stanco del suo forbito linguaggio. Passò quindi a Costantinopoli di cui si considerava vescovo titolare. Alla morte di Aezio, divenne il capo principale dei neo-ariani, e si ritirò nella sua proprietà di Calcedonia. Nel 383 partecipò al sinodo di Costantinopoli, venendo esiliato poco dopo da Teodosio. Morì sul finire del IV secolo.

Opere: Benché fosse un fecondo autore, ci sono pervenuti soltanto frammenti della sua opera letteraria, poiché dopo il 398 vennero promulgati diversi editti imperiali nei quali si ordinava la distruzione di tutta la sua opera. Si conserva la sua prima Apologia- confutata da Basilio il Grande- nella quale Eunomio insiste nell'affermare che il Figlio non è della stessa natura del Padre. Della sua seconda Apologia rimane qualche frammento e nulla delle sue Confessioni di fede, del suo Commentario alla lettera ai Romani e delle sue lettere. Vedi Aezio; Ario; Basilio il Grande.

Eusebiani. (inizio)

Setta ariana estremista formata dai seguaci di Eusebio di Nicomedia. Vedi Ario; Eusebio di Nicomedia.

Eusebio di Cesarea. (inizio)

Vita: Nacque verso il 263 a Cesarea di Palestina. Educato da Panfilo, con il cui nome preferiva essere chiamato, fuggì a Tiro durante la persecuzione di Diocleziano e da questa città nel deserto della Tebaide dove fu catturato e imprigionato. Nel 313 fu nominato vescovo di Cesarea. Favorevole ad un compromesso nel conflitto provocato dall'eresia di Ario, scrisse diverse lettere in favore dell'ortodossia di quest'ultimo e influì nel sinodo di Cesarea che dichiarò la confessione di Ario conforme alla fede. Per il suo rifiuto di una formula diretta contro l'arianesimo, Eusebio venne scomunicato da un sinodo tenutosi ad Antiochia (325). Nel Concilio di Nicea (325) cercò di condurre una politica riconciliatrice che proponeva il riconoscimento della divinità di Cristo in termini biblici e il rifiuto della dottrina omousiana di Atanasio. Sebbene abbia firmato il simbolo conciliare, lo fece più per accondiscendere al desiderio imperiale che per sua propria convinzione. Poco dopo si alleò con Eusebio di Nicomedia e intervenne nei sinodi di Antiochia (330) e di Tiro (335) i quali, rispettivamente, deposero Eustachio e scomunicarono Atanasio. Intimo amico dell'imperatore, probabilmente riuscì ad influenzarlo perché dettasse le misure contro i vescovi ortodossi. Morì verso il 339 o 340.

Opere: Uomo di grande erudizione, Eusebio dedicò la sua attenzione al campo del panegirico (Vita di Costantino, Sull'assemblea dei santi, Odi a Costantino), dell'apologetica (Introduzione generale elementare, Preparazione evangelica, Dimostrazione evangelica, Teofania, Contro Porfirio, Contro Ierocle), dell'esegesi (I canoni evangelici, l'Onomasticon, Domande e risposte sui Vangeli, Commento ai salmi, Commento a Isaia, Sulla pasqua, ecc.), del dogma (Difesa di Origene, Contro Marcello, Sulla teologia ecclesiastica), della oratoria sacra, epistolare e della storia. Proprio in quest'ultimo campo si avrà il suo apporto più notevole (Chronicon, Martiri Palestinesi e, soprattutto, Storia ecclesiastica).

Teologia: L'opera di Eusebio riveste un'importanza eccezionale riguardo il tema della successione apostolica. Di fatto, la sua Storia ecclesiastica ha fra i suoi obiettivi quello di mostrare la realtà storica di quest'ultima, sebbene escluda nettamente il primato romano. La Chiesa per Eusebio è una vergine madre che soltanto l'eresia ha infangato. Eusebio rifiuta qualsiasi legame del cristianesimo con il giudaismo, mostrando come in seno al cristianesimo non si rispetti il sabato né esista proibizione alcuna di mangiare certi alimenti, tutto ciò in armonia con le Scritture. In relazione al canone, l'informazione fornita da Eusebio è di enorme importanza. Considera la lettera di Giacomo e quella di Giuda non canoniche, benché ammetta che si leggono in quasi tutte le Chiese (HE, I, 23). In quanto alle lettere di Pietro, considera autentica la prima, rifiutando la seconda, benché ne riconosca l'utilità (II, 3). Allo stesso tempo non considera canonici il Vangelo, gli Atti e l'Apocalisse di Pietro. Di Paolo riconosce quattordici lettere, benché ammetta che la lettera agli Ebrei non sia universalmente accettata. Inoltre sottolinea la diversità di opinione in relazione al Pastore di Erma. In quanto alle lettere di Giovanni, la prima viene riconosciuta come canonica, ma le altre due sono oggetto di discussione. Le opinioni riguardo le apocalissi sono egualmente discordanti (HE, II, 24). In campo escatologico, ammette la credenza in un castigo eterno per i condannati (HE, IV, 18) e si professa nettamente anti-millenarista. In campo mariologico, sembra rifiutare, sebbene indirettamente, la verginità perpetua di Maria, in quanto considera i fratelli di Gesù come fratelli di carne (I, 20) e adduce a suo favore testimonianze storiche. Tuttavia, l'aspetto della teologia di Eusebio posto maggiormente in discussione è stato quello cristologico. In verità, il fondamento della sua posizione iniziale- ossia il desiderio che le categorie cristologiche fossero solo bibliche e il timore di scivolare nel sabellianismo se si fosse accettata la tesi omousica di Atanasio- risulta comprensibile, ma non è meno certo che la negazione dell'uguaglianza della natura fra il Padre e il Figlio collocava quest'ultimo in una posizione di creatura, il che risultava contrario al messaggio della Scrittura e alla credenza sostenuta dal cristianesimo fin dalle sue origini. Infine, tale tesi tendeva a fondersi con l'arianesimo, cosa che venne evidenziata dall'influenza che Eusebio ebbe sull'imperatore in favore dei seguaci di Ario danneggiando così gli ortodossi. Eusebio era convinto che l'alleanza con il potere imperiale si traduceva in qualcosa di benefico per la Chiesa. È certo che l'atteggiamento " costantiniano " di Eusebio portò soltanto al tragico cesaropapismo orientale e all'alleanza dei poteri civile e religiso contro l'ortodossia cristiana.

Eusebio di Emesa. (inizio)

Vita: Nacque ad Emesa verso il 300. Fu discepolo di Eusebio di Cesarea. Studiò a Cesarea e ad Alessandria, dove strinse amicizia con l'ariano Giorgio. Venne eletto vescovo di Emesa, dopo aver rifiutato di esserlo in Antiochia come gli era stato proposto da un sinodo ariano. A causa della sollevazione popolare contro la sua nomina, giacché il popolo non desiderava un vescovo erudito, fuggì ad Antiochia e grazie all'intervento del patriarca di questa città poté ritornare ad Emesa, dove morì prima del 359.

Opere: Si sono conservati una trentina di discorsi e una parte dei suoi commenti biblici che seguono il metodo storico-letterale degli antiocheni.

Teologia: Non è facile inquadrare la teologia di Eusebio di Emesa. Girolamo lo considerò ariano. In favore di questa tesi va considerato il fatto che Eusebio sostenne che il Padre era maggiore del Figlio, ma Teodoro di Ciro mitiga tale posizione considerando l'arianesimo di Eusebio non radicale. Quasten lo ha definito, a nostro giudizio correttamente, un semiariano. Vedi Ario.

Eusebio di Nicomedia. (inizio)

Vita: Discepolo di Luciano di Antiochia, fu vescovo di Berito e, dal 318, di Nicomedia. Quando Ario arrivò, dopo essere stato scomunicato in Alessandria, nella sua città, lo appoggiò facendo da mediatore con la corte. Nel Concilio di Nicea presentò un proprio simbolo, che fu considerato blasfemo e, benché abbia firmato la formula nicena, poco dopo capeggiò il partito più estremista dell'arianesimo, quello degli eusebiani. Costantino lo esiliò nelle Gallie tre mesi dopo il concilio, ma grazie alla sua influenza sull'imperatrice ottenne il rientro, guadagnò l'appoggio imperiale e fece destituire Eustazio di Antiochia (330), Atanasio (335) e Marcello di Ancira (336). Nel 337 battezzò Costantino e l'anno seguente fu nominato vescovo di Costantinopoli. Morì fra il 341-342.

Opere: Si sono conservate varie lettere. È particolarmente importante quella diretta ai vescovi del Concilio di Nicea, dalla quale si deduce che Ario si difese correttamente e che venne perdonato. Bardenhewer ha prospettato la possibilità che questa lettera fosse una falsificazione; dello stesso parere è G. Bardy.

Teologia: Eusebio sostenne chiaramente la creazione del Figlio e il suo inizio. In questo senso la persona del Figlio non era altro che una mera creatura divina, nel senso che si trattava di un dio inferiore o di una divinità minore, il che non era altro che una forma di politeismo con un'infarinatura cristiana. Vedi Ario.

Eusebio di Vercelli. (inizio)

Vita: Nacque in Sardegna, fu lettore della Chiesa di Roma e primo vescovo di Vercelli. Venne deposto dal Concilio di Milano (355) per non aver sottoscritto la condanna di Atanasio e per questo venne esiliato a Scitopoli e successivamente nella Tebaide. Prese parte al concilio di Alessandria del 362 e, successivamente, in quello di Antiochia si scontrò con Lucifero di Cagliari. Cercò- infruttuosamente- di mantenere lontano dalla sede di Milano l'ariano Aussenzio. Morì verso il 370.

Opere: Si sono conservate solo tre lettere, benché gli si sia attribuito- erroneamente- il trattato pseudo-atanasiano Sulla Trinità (V. Bulhart). Vedi Ario; Lucifero di Cagliari.

Eustazio di Antiochia. (inizio)

Vita: Nacque a Side in Panfilia e fu vescovo di Berea prima di esserlo di Antiochia nel 323-324. Esponente della fede ortodossa a Nicea (325), l'anno seguente fu deposto da un sinodo ariano e nel 330 Costantino lo esiliò a Traianopoli. Morì prima del 337, anno in cui Costantino permise il ritorno dei vescovi esiliati.

Opere: È conservato integralmente solo un opuscolo Sulla pitonessa di Endor contro Origene, nel quale attacca il metodo allegorico di interpretazione della Scrittura. Per il resto delle sue opere ci sono pervenuti solo frammenti.

Teologia: Loofs ha sostenuto la tesi che Eustazio fosse un tipico rappresentante della scuola di Antiochia, il che è stato negato da M. Spanneut. Per questo motivo si è creduto, in vari casi, che Eustazio fosse un successore di Paolo di Samosata e un precursore di Nestorio, ma si ha l'impressione che tale accusa non corrisponda alle fonti. Eustazio elaborò una teologia contraria a quella del Logos-uomo che poteva essere utilizzata dagli ariani per difendere la tesi che vedeva Cristo in possesso di un corpo senza anima, attribuendo al Logos tutte le mutazioni, privandolo così della sua divinità. Se è vero che in alcune occasioni la terminologia di Eustazio non fu molto felice- per esempio denominare Cristo " uomo teoforo "-, lasciando con ciò spazio a interpretazioni distorte, non lo si può certamente considerare un precursore del nestorianesimo (J. N. D. Kelly). Vedi Ario; Paolo di Samosata.

Euterio di Tiana. (inizio)

Vita: Vescovo di Tiana, ardente sostenitore di Nestorio. Il Concilio di Efeso lo scomunicò (431) sebbene non sia riusciuto ad eliminarne l'influenza. Si dichiarò contrario all'unione di Cirillo e dei vescovi orientali. Deposto nel 434, fu esiliato a Scitopoli e dopo a Tiro. Non si conosce la data della sua morte.

Opere: Sono giunte fino a noi le sue Confutazioni di alcune tesi oltre a cinque lettere. Vedi Cirillo di Alessandria; Nestorio.

Eutiche. (inizio)

Monaco eretico condannato nel concilio di Costantinopoli (448) per aver sostenuto che, dopo la incarnazione, in Cristo non vi erano due nature, ma una soltanto, giacché la divina aveva assorbito l'umana. Leone I nel suo Tomo a Flaviano dell'anno 449 condannò la posizione di Eutiche formulando allo stesso tempo la teologia ortodossa delle due nature di Cristo. Il Concilio di Calcedonia del 451 accettò in modo definitivo la tesi di Leone Magno. Vedi Leone Magno; Nestorio.

Eutropio. (inizio)

Vita: Nato probabilmente in Aquitania, visse alla fine del IV secolo e agli inizi del V. Fu ordinato presbitero e conservò una forte amicizia con Paolino di Nola.

Opere: Scrisse una lettera Sulla condanna dell'eredità, un'altra Sulla vera circoncisione, un'altra Sull'uomo perfetto e un trattato Sulla similitudine della carne di peccato.

Euzoio di Cesarea. (inizio)

Vita: Educato a Cesarea dal retore Tespio, fu eletto vescovo ariano di questa città dopo l'esilio di Gelasio. Fu espulso dalla città quando Teodosio andò al potere.

Opere: Nessuna di esse è giunta fino a noi e inoltre non conosciamo i loro titoli, ma, dalla testimonianza di Girolamo, sappiamo che furono numerose e molto diffuse nel suo tempo.

 

Evagrio Gallo. (inizio)

Monaco del sud della Gallia che Ceillier, contrariamente ad Harnack, identificò con un presbitero, discepolo di Martino di Tours.

Opere: Scrisse una Disputa della legge fra l'ebreo Simone e il cristiano Teofilo. Benché Harnack l'identifichi con il Dialogo di Giasone e Papisco di Aristone di Pella, la tesi è stata rifiutata unanimamente.

Evagrio Pontico. (inizio)

Vita: Nacque in Ibora nel Ponto. Accompagnò Gregorio di Nazianzo al concilio di Costantinopoli (381), stabilendosi successivamente in questa città con il patriarca della stessa, Nettario. Disgustato dell'ambiente della città, si recò a Gerusalemme e da questa (382) in Egitto. Visse due anni sulle montagne di Nitria e quattordici alle Celle. Qui conobbe i due Macario e si guadagnò la vita come amanuense. Rifiutò di essere consacrato vescovo da Teofilo di Alessandria. Morì nel 399.

Opere: Evagrio fu il primo monaco autore di opere che influenzarono il cristianesimo dal IV secolo fino al XV e anche il XX. Quasten lo considera il fondatore della mistica monastica. Però ci sono giunti solo brevi frammenti delle sue opere, giacché venne condannato come origenista dai concili ecumenici V e VI. Scrisse l'Antirrhetikòs o Suggestione contro gli otto vizi capitali (dove parla degli otto demoni che tentano costantemente il monaco), Il Monaco (un insieme di centocinquanta sentenze) e il Modello dei monaci e monache, i Problemi gnostici o Centurie, un trattato Sull'orazione, un altro Sui pensieri cattivi, un'esortazione Al monaco Eulogio, una serie di commenti biblici e alcune lettere, sessantasette delle quali sono giunte fino a noi.

Teologia: Evagrio sostenne la consostanzialità del Padre e del Figlio a partire dalla testimonianza delle Scritture e fece la stessa cosa in relazione con la divinità dello Spirito Santo. Inoltre, come abbiamo già sottolineato, il suo maggiore apporto teologico è in relazione alla spiritualità, perché ne lasciò traccia in Palladio, Giovanni Climaco, Esichio, Giovanni Bar Caldon, Giovanni Cassiano e altri.

F

Fabiano. (inizio)

Papa (236-250), svolse una grande attività nella ristrutturazione della Chiesa romana. Da Cipriano (Epist. LIX, 10) sappiamo che appoggiò in una lettera la condanna del vescovo Privato di Lambesi, pronunciata in un concilio nella Numidia.

Faustino. (inizio)

Vita: Possediamo pochi dati a suo riguardo sebbene sappiamo che intorno al 380 si trovava a Roma come sacerdote luciferiano, mantenendosi in relazione con la moglie di Teodosio, Flacila.

Opere: Fu autore di un trattato Sulla Trinità nel quale espone la posizione ortodossa raffrontata all'arianesimo, di una Professione diretta a Teodosio e di un Libretto di preghiere, anch'esso indirizzato all'imperatore, che costituisce una fonte importante per la storia del luciferianesimo. Vedi Lucifero di Cagliari.

Febadio di Agen. (inizio)

Vita: Vescovo di Agen nelle Gallie, partecipò al sinodo di Rimini (359) mantenendo un atteggiamento contrario alle tesi ariane. Fu l'ultimo a cedere alle pressioni dei legati imperiali sebbene, prima di firmare, abbia voluto la stesura di chiarificazioni che mitigavano il contenuto ariano della formula di Rimini. Oltre questi dati non sappiamo null'altro.

Opere: Ci è giunto soltanto un trattato dal titolo: Contro gli ariani. Vedi Ario.

Filastrio di Brescia. (inizio)

Vita: Svolse la sua attività nella seconda metà del IV secolo. Sembra fosse un predicatore itinerante il cui scopo consisteva nella fustigazione dei pagani, dei giudei e degli eretici. A Milano si oppose ad Aussenzio, ma ottenne soltanto di venire bastonato. Partecipò al concilio di Aquileia (381) nel quale si destituirono i vescovi ariani Palladio di Ratiaria e Secondiano di Singidunum (l'attuale Belgrado).

Opere: Fu autore di un Libro delle diverse eresie nel quale descriveva centocinquantasei eresie legate all'ambiente giudeo e cristiano.

Filippo di Side. (inizio)

Vita: Nato a Side, Panfilia, venne ordinato diacono a Costantinopoli da Giovanni Crisostomo e sacerdote fra il 426 e il 428. Nel 431 sfiorò l'elezione a patriarca.

Opere: Compose molte opere e fra queste una confutazione degli scritti di Giuliano l'Apostata dal titolo: Contro i Galilei, la quale non è giunta fino a noi (HE, VII, 27). Negli anni 434 e 439 pubblicò una Storia cristiana in ventisei libri che partiva dalla creazione e giungeva fino all'anno 426. L'opera non ci è giunta integralmente ma in piccoli frammenti e questa è una grave perdita se teniamo conto che, presumibilmente, conteneva molte informazioni assenti nelle testimonianze di Eusebio di Cesarea.

Filippo il Presbitero. (inizio)

Vita: Commentatore latino del quale non abbiamo dati se non quelli che ce lo indicano come un discepolo di Girolamo.

Opere: Scrisse un commento al libro di Giobbe e alcune lettere.

Filocalia. (inizio)

1. Opera spirituale scritta da Basilio il Grande e Gregorio di Nazianzo in occasione della visita che quest'ultimo fece a Basilio nel 358.

2. Opera di Macario di Corinto (1731-1805) e Nicodemo l'Agiorita (1749-1809) nella quale si raggruppano testi che vanno da Antonio ed Evagrio fino a Simeone di Tessalonica (1410-1429).

Filostorgio. (inizio)

Vita: Nacque verso il 368 a Boriso, in Cappadocia. A ventisette anni si trasferì a Costantinopoli dove trascorse la maggior parte della sua vita. Fu un ardente seguace di Eunomio.

Opere: Scrisse una Storia ecclesiastica in dodici volumi che copre il periodo che va dal 300 al 425 e che, in realtà, fu scritta con l'intento di difendere teologicamente e storicamente l'arianesimo. L'opera non è giunta integralmente fino a noi ma soltanto un'epitome della medesima composta da frammenti. Siamo anche a conoscenza del titolo di altre due sue opere: la Confutazione di Porfirio e un Panegirico di Eunomio. Vedi Eunomio.

Firmico Materno. (inizio)

Vita: Nacque in Sicilia da una famiglia senatoriale. Convertitosi al cristianesimo in età adulta, si mostrò un feroce nemico del paganesimo e sollecitò l'appoggio dell'imperatore per sradicarlo.

Opere: Scrisse prima della sua conversione un manuale di astrologia (Matheseos Libri octo) e successivamente un trattato Sull'errore delle religioni profane.

Firmiliano di Cesarea. (inizio)

Vescovo di Cesarea di Cappadocia (m. 268). Di tutti i suoi scritti ci è giunta solo una lettera, diretta a Cipriano di Cartagine, nella quale si parla del battesimo degli eretici. In questa lettera Firmiliano sostiene le tesi di Cipriano e critica aspramente il papa Stefano. Vedi Cipriano di Cartagine; Stefano.

Flavinio Dinamio. (inizio)

Vita: Generalmente inquadrato sul finire del IV secolo e inizi del V. Nacque a Bordeaux ed insegnò nella sua città natale finché una grave accusa lo costrinse ad emigrare in Spagna dove morì.

Opere: Di Flavinio ci è giunta la sua Allocuzione ad un discepolo.

Frammento Muratoriano. (inizio)

Attribuito ad Ippolito di Roma (J. B. Lightfoot, T. H. Robinson, T. Zahn, N. Bonwetsch, M. J. Lagrange) e databile verso la metà del II secolo, contiene la lista più antica degli scritti canonici del Nuovo Testamento. Venne scoperto e pubblicato da L. A. Muratori nel 1740, in un manoscritto del VIII secolo della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Quattro frammenti dello stesso testo ci sono giunti in alcuni codici di Montecassino dei secoli XI e XII. La lista enumera i quattro Vangeli canonici, il libro degli Atti, tredici lettere dell'apostolo Paolo, le lettere di Giovanni (soltanto due senza menzionarne altre), quella di Giuda, l'Apocalisse di Giovanni e l'Apocalisse di Pietro. Non si include la lettera agli Ebrei né quella di Giacomo né le due di Pietro. Le lettere apocrife, attribuite a Paolo, ai Laodicei e egli Alessandrini vengono considerate eretiche. Si segnalano dubbi circa l'autenticità dell'Apocalisse di Pietro, la quale non è da tutti accettata. Viene citato il libro della Sapienza. Si raccomanda la lettura del Pastore di Erma (sebbene venga rifiutata la sua ispirazione poiché l'opera non venne redatta da nessun apostolo) e, per finire, vengono rifiutate le opere eretiche come quelle di: Valentino, Milziade, Basilide e Marcione. Vedi Apocrifi; Basilide; Gnosticismo; Ippolito di Roma; Marcione; Milziade.

G

Gaudenzio di Brescia. (inizio)

Vita: Sappiamo poco sulla vita di Gaudenzio. Nel 390 fu eletto vescovo di Brescia. Nel 405 sollecitò Arcadio per una revisione della condanna di Giovanni Crisostomo, ma venne imprigionato e successivamente rimandato in sede. Durante il ritorno, la nave su cui viaggiava rischiò il naufragio.

Opere: Ci sono giunte le sue dieci omelie pasquali. La moderna critica gliene ha attribuite altre sei. Vedi Giovanni Crisostomo.

Gelasio I. (inizio)

Vita: Papa (492-496). Nacque a Roma, ma di origine africana. Diventato papa, si rese subito conto che l'Occidente era sotto il controllo dei barbari di confessione ariana. A questo problema si univa lo scisma orientale prodotto dall'imposizione dell'Henoticon e aggravato a causa della scomunica- per altro già lanciata da Felice III- del patriarca Acacio di Costantinopoli. Gelasio riuscì a stabilire buone relazioni con il re Teodorico, nonostante che quest'ultimo fosse ariano. Fu però più intransigente di Felice per ciò che riguardava la scomunica di Acacio, che in Oriente era giudicata contraria ai canoni. Gelasio fu il primo vescovo romano ad usare il titolo di " vicario di Cristo "- durante il sinodo romano del 495-. Si vide obbligato dalle pressioni imperiali a muovere alcuni passi verso la riconciliazione con l'Oriente.

Opere: Prolifico autore, lasciò più di un centinaio di lettere- molte pervenuteci soltanto in frammenti- e sei trattati. Si discute se il Decreto gelasiano, nel quale è contenuto il canone della Scrittura, e il Sacramentale gelasiano siano opera sua.

Teologia: Strenuo difensore del primato romano, manifestò il suo disappunto di fronte al ruolo concesso a Costantinopoli nel Concilio di Calcedonia (451) che la dichiarava seconda solo a Roma. La testimonianza dei suoi contemporanei gli è molto più favorevole di quella fornita da J.D.N. Kelly che lo definisce " arrogante, meschino e rude ".

Gelasio di Cesarea. (inizio)

Vita: Secondo successore di Eusebio come vescovo di Cesarea. È nipote di Cirillo di Gerusalemme. Venne consacrato vescovo di Cesarea nel 367, destituito durante il regno di Valente e riammesso nel 379.

Opere: Scrisse una Storia ecclesiastica, una Spiegazione del simbolo e un trattato Contro gli Anomei.

Gennadio di Costantinopoli. (inizio)

Vita: Patriarca di Costantinopoli (458-471). Morì nel 471 e il suo successore fu Acacio.

Opere: Ci è giunta completa soltanto la sua Lettera sinodale. Fu, inoltre, autore di diversi commenti biblici, di omelie e di alcuni scritti dogmatici.

Giovanni Cassiano. (inizio)

Nacque nelle Gallie durante il IV secolo. Nel 380 si recò in Palestina, risiedendo, successivamente, per un lungo periodo nel deserto di Scete. Nel 399 abbandonò l'Egitto e fu ordinato diacono a Costantinopoli da Giovanni Crisostomo. Nel 404 incontrò Innocenzo I al quale chiese con una lettera appoggio per Giovanni Crisostomo. Verso il 415 si stabilì a Marsiglia dove fondò due monasteri. Si spense intorno al 435.

Opere: Ci ha lasciato le Institutiones in cui tratta della vita monastica e dei vizi capitali, le Conlationes e un trattato De incarnatione Domini.

Giovanni Climaco. (inizio)

Vita: (579-649). Abate nel Sinai.

Opere: Fu autore della Scala dell'Ascensione divina (o Scala del Paradiso), opera di carattere ascetico particolarmente influente nelle Chiese orientali.

Giovanni Crisostomo. (inizio)

Nacque fra il 344 e il 354 ad Antiochia in una famiglia nobile e ricca. Convertitosi al cristianesimo, fu battezzato da Melezio il Confessore. Dopo essere stato istruito da Diodoro di Tarso, si ritirò presso un eremita, per un periodo di quattro anni con gran danno per la sua salute. Ritornato ad Antiochia, fu ordinato diacono nel 381 e sacerdote nel 386. Da questo anno fino al 397 assolse al compito di predicatore nella chiesa principale. Alla morte di Nettario, fu eletto patriarca di Costantinopoli, benché non lo desiderasse e si dovette ricorrere alla forza e all'inganno per trasferirlo in quella città. Sprovvisto delle più elementari doti diplomatiche per muoversi all'interno dei circoli cortigiani e desideroso di riformare il clero, a quel tempo assai rilassato, incontrò soltanto una tenace resistenza. Destinò abbondanti fondi per opere di beneficenza come aiuti per i bisognosi e agli ospedali. Nel 401, nel sinodo di Efeso, destituì sei vescovi per simonia. L'inimicizia dell'imperatrice Eudossia- della quale Giovanni aveva aspramente criticato la vita lussuosa e alla quale imputò numerose ingiustizie- unitamente al rancore di Teofilo di Alessandria- il quale nel 402 aveva dovuto difendersi davanti ad un sinodo, presieduto da Giovanni, dalle accuse sollevate contro di lui dai monaci di Nitria - e gli intrighi dei suoi colleghi di episcopato si concretizzarono nel famoso sinodo della Quercia, nei pressi di Calcedonia. Proprio in questo sinodo Teofilo convocò trentasei vescovi, sette dei quali egiziani, tutti avversi a Giovanni. Quest'ultimo, poiché aveva rifiutato per ben tre volte di presentarsi a quel sinodo, fu destituito nel 403. L'imperatore Arcadio lo esiliò immediatamente in Bitinia, anche se l'imperatrice lo fece ritornare il giorno seguente. Questo gesto sembrò un atto di riconciliazione tra loro due, ma due mesi dopo Crisostomo attaccò duramente i divertimenti pubblici e l'erezione di una statua ad Eudossia vicino alla chiesa. Questo atteggiamento inasprì nuovamente gli animi e l'astio raggiunse il culmine quando Giovanni accusò Eudossia di essere una nuova Erodiade, bramosa della testa del Battista. Esiliato a Cucuso nel 404- non senza precedenti incidenti nei quali si verificarono perfino spargimenti di sangue-, vi restò per tre anni. I suoi nemici ebbero però il timore che il suo esilio si trasformasse in un luogo di pellegrinaggio e perciò fu trovato un altro luogo di esilio, questa volta a Pitio, nell'estremo punto orientale del Mar Nero. La precaria salute di Giovanni non resse il colpo e morì durante il viaggio (407).

Opere: Giovanni Crisostomo è il più fecondo autore fra i Padri greci. La maggior parte delle sue opere è costituita da sermoni di tipo esegetico (I salmi, Isaia, Matteo, Giovanni, Atti, Romani, ecc.) dogmatico, (Sulla natura incomprensibile di Dio, Contro i Giudei, ecc.), di circostanza (omelie Sulle statue, le due omelie Su Eutropio, etc.). Inoltre, scrisse catechesi battesimali, una serie di trattati (Sul sacerdozio, Sulla vita monastica, Contro i giudei e i pagani che Cristo è Dio, ecc.) e lettere.

Teologia: In campo cristologico, Giovanni afferma che il Figlio è della stessa essenza (homousia) del Padre, benché alcuni autori abbiano riscontrato in Giovanni espressioni successivamente sviluppate in maniera eretica da Nestorio. In campo mariologico, Giovanni non applica in alcun caso a Maria il titolo di Madre di Dio (Theotokos) e inoltre non dimostra di aver avuto un concetto estremamente elevato di essa. Senza dubbio però Giovanni credeva nella verginità di Maria prima, durante e dopo il parto. In campo sacramentale, P. Martin e P. Galtier hanno tentato di addurre Crisostomo come prova dell'esistenza, già in quell'epoca, della confessione auricolare al sacerdote. Come ha sottolineato Quasten, sicuramente Crisostomo parlò in ripetute occasioni della confessione dei peccati ma sempre di fronte a Dio sia privatamente che pubblicamente e, di fatto, sottovalutò la possibilità di una confessione di fronte ad un sacerdote (Hom. contra Anomeos, V, 7), omettendo nel suo libro sul sacerdozio qualunque accenno a tale pratica. In riferimento all'Eucaristia, Giovanni insegna la presenza reale nella stessa, sebbene forse propenda per considerare il sacrificio offerto una commemorazione di quanto offerto sul Calvario (Om. XVII su Ebrei, 3).

 

Giovanni di Efeso. (inizio)

Vita: (507-589). Monaco monofisita, missionario, vescovo e storico. Passò buona parte della sua vita in esilio. Giustiniano lo scelse per guidare l'evangelizzazione dell'Asia Minore.

Opere: Fu autore di una Storia dei Santi orientali (58 biografie) e di una Storia ecclesiastica.

Giovanni Malalas. (inizio)

Storico del IV secolo, fu autore della Chronographia.

Giovanni Massenzio. (inizio)

Sacerdote e monaco del IV secolo contrario al nestorianismo e al pelaganesimo, appoggiò la formula teopaschita di fede. Vedi Nestorio; Pelagio.

Giovanni Mosco. (inizio)

Vita: (c. 550-619). Passò la maggior parte della vita nel monastero di San Teodosio, a Gerusalemme, ma visitò anche centri monastici in Alessandria, Roma, ecc.

Opere: È autore del Prato spirituale.

Giovenco. (inizio)

Vita: I dati che abbiamo si devono a Girolamo il quale afferma che visse all'epoca dell'imperatore Costantino, che la sua origine era spagnola, la sua discendenza nobile e la sua condizione quella di sacerdote.

Opere: Compose quattro libri trascrivendo i quattro Vangeli in esametri, con il titolo di: Evangeliorum libri quattuor.

Girolamo. (inizio)

Vita: Nacque a Stridone, fra la Dalmazia e la Pannonia, intorno al 331, secondo Agostino di Ippona, e al 347 secondo F. Cavallera. Seguì gli studi a Roma, intorno al 360-367, dove venne battezzato. Nel 373, ritornò in patria e poi si recò nel deserto della Calcide dove incontrò un giudeo convertito che gli insegnò l'ebraico (375-377). Ad Antiochia venne ordinato sacerdote da Paolino, seguace dell'ortodossia di Nicea. Nel 380 si recò con quest'ultimo a Roma e cominciò a tradurre Origene. Il papa Damaso lo prese come consigliere e Girolamo approfittò di tale circostanza per perfezionare il suo ebraico con un rabbino. Sembra che sperasse di venire eletto papa, ma la nomina di Siricio, nel 384, e alcuni pettegolezzi su alcune sue amicizie femminili lo indussero ad abbandonare la città. Intraprese allora, insieme ad altre persone, un peregrinaggio ai luoghi santi, nel corso del quale Girolamo abbandonerà il metodo allegorico, chiedendo spiegazioni agli eruditi ebrei. Nel 396 il gruppo si stabilì a Betlemme dando vita ad una erudita comunità monastica. Coinvolto in una disputa con Rufino, in merito all'eterodossia origenista, Girolamo, influenzato almeno in parte dal timore di venire espulso dalla Palestina, optò apparentemente per una soluzione pacifica, ma, bandito insieme a Teofilo di Antiochia, attaccherà con la penna tutti i nemici di quest'ultimo: Rufino, Giovanni Crisostomo, i " sublimi fratelli " di Scete, ecc. Verso il 397 ricevette una lettera di Agostino di Ippona che lasciò senza risposta. Rispose soltanto ad un'ulteriore missiva del 402. L'africano non si perse d'animo di fronte ad una tale alterigia ed umilmente cercò di costituire un fronte unico con Girolamo contro Pelagio, denunciandolo nel 414. Due anni più tardi un gruppo di pelagiani incendiò i monasteri di Girolamo. Morì nel 419 mentre redigeva un commento a Geremia.

Opere: La fondamentale importanza di Girolamo risiede nella sua traduzione della Bibbia latina, che, ciò nonostante, nella sua epoca fu molto criticata poiché si temeva di cadere in una versione giudaizzante delle Scritture. Considerò non-ispirati i libri dell'Ecclesiastico, Sapienzali, Ester, Tobia e Maccabei- forse per l'influenza del canone rabbinico- e stimò il III e il IV di Esdra libri fantasiosi. Così non incluse Baruc fra i libri ispirati. Non scartò i supplementi greci a Daniele e neppure Tobia e Giuditta benché li abbia tradotti con somma libertà. Inoltre, tradusse opere come la Cronaca di Eusebio, le omelie di Origene sui profeti, i testi di Pacomio, ecc. Ci sono, inoltre, giunte sue omelie, diverse biografie di eremiti, lettere e opere polemiche. Vedi Agostino di Ippona; Damaso; Giovanni Crisostomo; Rufino.

Giudeo-cristianesimo. (inizio)

La definizione esatta del giudeo-cristianesimo continua ad essere ancora oggi motivo di controversia. Per H. Schoeps, potrebbe parlarsi di tre tipi di giudeo-cristianesimo: quello del giudeo convertito gentilizzato (Paolo), quello del giudeo convertito orgoglioso della sua razza, e quello del giudeo convertito che si separò dalla Grande Chiesa quando questa si accentrò nei gentili. R. N. Longenecker propone di restringere la definizione a quella di cristiani le cui radici erano giudee e che consideravano Gerusalemme come Chiesa madre pretendendo di mantenere o continuare il suo ministero. Un indirizzo simile è stato manifestato da J. Jocz. Per altri autori (J. Danielou, H. Schonfield, ecc.), il giudeo-cristianesimo si identificherebbe con gruppi che negavano la divinità di Cristo e che, nello stesso tempo, erano fedelmente attaccati al giudaismo benché lo mitigassero con la fede in Cristo come Messia. Il gruppo di studiosi che potremmo denominare " Scuola francescana di Gerusalemme " vede nei giudeo-cristiani un gruppo totalmente ortodosso per quanto riguarda i dogmi cristologici, sebbene riconoscano che fra questi continua a essere praticata fedelmente la legge di Mosè. Altri autori, come R. E. Brown o C. Vidal Manzanares, hanno suggerito soluzioni più ampie. Per R. E. Brown nel I secolo ci sono quattro tipi di giudeo-cristiani, tutti ortodossi, che possono essere divisi secondo la loro posizione, più o meno in relazione con il tema della legge. C. Vidal Manzanares sostiene l'esistenza di un nucleo giudeo-cristiano a Gerusalemme composto da palestinesi-ellenisti che, benché ligi ai precetti della legge, si dimostrarono progressivamente (Cornelio e Pietro, Antiochia, concilio di Gerusalemme, ecc.) favorevoli all'espansione del cristianesimo fra i gentili, ai quali non si faceva obbligo di adempiere la legge di Mosè, ma soltanto i sette principi di noetici (At 15) da una prospettiva cristiana. Questo nucleo, chiaramente ortodosso nella sua impostazione sulla divinità di Cristo o sulla sua messianità, cominciò a soffrire forti scissioni in prossimità della guerra del Tempio contro Roma. Alcuni optarono per il ritorno al giudaismo (lettera agli Ebrei), altri si rifiutarono di credere in Cristo come Dio o si lasciarono influenzare anche dallo gnosticismo (lettera ai Colossesi, Vangelo di Giovanni e I di Giovanni) e, infine, altri si mantennero nell'ortodossia giudeo-cristiana differenziandosi dalla Chiesa Gentile solo riguardo alla Legge e mantenendo una grande influenza sulla nascita del cristianesimo in Asia Minore, Egitto e Roma. La rottura con la Grande Chiesa si ebbe già durante il II secolo ma, ciò nonostante, le reciproche influenze continuarono ad esistere poiché buona parte della mariologia posteriore prende origine proprio dagli scritti giudeo-cristiani del II e III secolo.

Giulio Africano. (inizio)

Vita: Sesto Giulio Africano nacque a Gerusalemme. Disimpegnò l'incarico di ufficiale nell'esercito di Settimio Severo e combatté nell'assedio di Edessa del 195. Ad Alessandria d'Egitto fece amicizia con Origene, vivendo successivamente ad Emmaus. Morì dopo il 240.

Opere: Fu autore delle Cronache (un tentativo di scrivere la storia del mondo dalla creazione); i Kestoi (intarsi, ricami) (enciclopedia eterogenea del sapere dell'epoca, benché sprovvista di senso critico) e di due lettere.

Teologia: Probabilmente l'apporto più interessante alla teologia realizzato da questo autore riguarda il campo dell'escatologia. Di tendenza chiaramente millenarista, sottolineava che lo spazio temporale fra la creazione e la nascita di Cristo era di 5.500 anni e che il mondo avrebbe dovuto finire e cominciare il millennio nell'anno 6.000 dalla Creazione.

 

Giustino. (inizio)

Vita: Il più importante apologista greco del II secolo, nacque a Sichem da una famiglia pagana. Disilluso da diverse scuole filosofiche, si convertì al cristianesimo, influenzato, almeno in parte, dall'eroicità dei cristiani di fronte al martirio. Dopo la sua conversione, viaggiò come predicatore in diverse città, e si stabilì infine a Roma, dove morì decapitato insieme ad altri sei cristiani nell'anno 165.

Opere: Benché sia stasto un autore molto prolifico, sono giunte fino a noi solo due Apologie e il Dialogo col giudeo Trifone.

Teologia: In campo cristologico, Giustino è fortemente convinto che Cristo è Dio e che per questo meriti l'adorazione, sebbene alcuni studiosi (Quasten) pensino che fosse incline verso il subordinazionismo. In campo filosofico sostiene la tesi giovannea del Logos che illumina tutti gli esseri umani (Gv 1,9) per tendere, per la prima volta, un ponte verso la filosofia. In campo mariologico, Giustino fu il primo autore cristiano che tracciò il parallellismo Eva-Maria, simile a quello biblico Adamo-Cristo (Dial. C). In campo sacramentale, Giustino conobbe solo il battesimo degli adulti- presumibilmente per immersione- preceduto da un'istruzione catechetica (Apol., I, LXI). L'Eucaristia per Giustino è la carne e il sangue dello stesso Gesù incarnato. Grazie alla prece eucaristica, il pane e il vino si trasformano nel Corpo e Sangue di Cristo (Apol., I, LXV-VI). L'Eucaristia, d'altra parte, si celebra le domeniche, non essendo lecito per un cristiano rispettare il sabato. Si discute se Giustino considerasse l'Eucaristia un sacrificio. La risposta può essere affermativa solo in senso simbolico. Giustino, e prende questo aspetto dalla spiritualità giudaica, considera le orazioni e le azioni di grazie degli uomini come sacrifici (Dialogo, CXVII, 2). In questo senso sembrerebbe che Giustino considerasse l'Eucaristia un sacrificio, il che è molto simile per non dire identico al concetto che appare nella Didachè. In campo escatologico, Giustino è millenarista, benché riconosca che non tutti i suoi correligionari condividano questo suo punto di vista (Dialogo, LXXX). Crede nell'inferno come luogo di castigo eterno per i demoni e i condannati (Dialogo, V, 80). In relazione ai demoni evidenziò che il peccato di questi ultimi fu quello di mantenere relazioni sessuali con le donne (Apol., II, 5), il che è un'eco di Genesi 6. I demoni hanno il potere di traviare gli esseri umani, ma è certo che il nome di Gesù ha sufficiente potere per sottometterli (Dial., XXX, 3).

Gnosticismo. (inizio)

La definizione di gnosticismo continua ad essere ancora oggi una questione assai dibattuta fra gli studiosi. Perciò, non è strano che il congresso di Messina riguardo lo gnosticismo e il I seminario di lavoro sullo gnosticismo e il cristianesimo primitivo tenutosi a Springfield (1983) non siano arrivati ad una definizione universale. C. Vidal Manzanares ha sottolineato i seguenti dati caratterizzanti il pensiero gnostico, ossia: 1. Il mondo fisico è considerato un luogo inadeguato per l'essere umano. 2. L'esclusione dell'idea di peccato presa nel senso giudeo-cristiano. 3. La gnosi- o conoscenza occulta e presumibilmente antica- come unica uscita dallo stato attuale. 4. La sostituzione della morale con la realizzazione di riti magici e l'attrazione di nuovi adepti. 5. La sensazione dell'adepto di far parte di un'élite. Questi aspetti facevano sì che la gnosi si ricoprisse di un'infarinatura cristiana opponendosi al vero cristianesimo, giacché la gnosi negava l'incarnazione divina (la materia è cattiva), la morte di Cristo sulla croce (per gli gnostici una rozza materializzazione, poiché la salvezza si otteneva in virtù della gnosi e non del sacrificio di Cristo sul Calvario), la sua risurrezione (era intollerabile l'idea che l'anima prendesse nuovamente possesso del corpo che sarebbe stato una prigione insopportabile), la sua chiamata universale (la gnosi infatti la limitava soltanto ad alcuni iniziati) e la sua etica. Una tematica ancora più dibattuta è quella dell'origine della gnosi. J. Doresse si dice favorevole ad un'origine greca, B. A. Pearson ha sottolineato un'origine giudea, almeno per alcune delle opere gnostiche, e Reitzenstein propende per un origine iraniana. Infine, C. Vidal Manzanares suggerisce un'origine mesopotamica, sebbene prenda in considerazione le influenze iraniane così come una penetrazione dello gnosticismo nel giudaismo in uno stadio pre-cristiano. Tuttavia, nozioni come quella del Salvatore che scende dal cielo non appaiono fino al II secolo d.C. ed è molto probabile che siano di matrice cristiana. Così, contrariamente ad alcune concezioni elaborate durante il XIX secolo, oggi si tende a rifiutare la possibilità di un influsso gnostico sul cristianesimo neotestamentario, essendo molto più probabile che l'influenza sia avvenuta nella direzione inversa. Come già abbiamo detto, l'abisso fra gnosi e cristianesimo era molto profondo per giungere ad una sintesi di entrambi i pensieri. Nonostante ciò, gli gnostici capirono la potenziale attrattiva della figura di Gesù e tentarono di sfruttarla come vessillo delle loro tesi. Non è strano quindi che l'impatto fu immediato. Il Nuovo Testamento raccoglie le tracce dello scontro fra il cristianesimo e la gnosi negli scritti paolini (1 Corinzi, Efesi, Colossesi, 1 Timoteo, Tito) e giovannei (la prima lettera di Giovanni è con certezza un tentativo di fornire una chiave ortodossa di interpretazione al Vangelo di Giovanni opposta a quella degli gnostici). Questa grande battaglia contro la gnosi non si concluse con la morte degli Apostoli. Personaggi come Basilide, Isidoro, Valentino, Tolomeo, Eracleone, Florino, Bardesane, Armonio, Teodoto, Marco o Carpocrate furono diffusori di un tentativo di penetrazione nel cristianesimo di diverse tesi gnostiche, che, se avesse avuto esito, avrebbe significato la fine del cristianesimo. Reazioni come quella di Ireneo o di Tertulliano rendono manifesto lo stato di preoccupazione con il quale il cristianesimo visse quella battaglia. Ciò nonostante può dirsi che questa cominciò a volgersi in favore del cristianesimo già dal III secolo e si concluse nel IV con la promulgazione di una serie di norme imperiali- come quella contenuta nel l. XVI del codice teodosiano- contrarie agli eretici. Paradossalmente questa politica di forza motivò la preservazione di una biblioteca gnostica di importanza incomparabile fino ad oggi. Nel 367, Atanasio di Alessandria ordinò in una lettera festale, la n. 39, l'eliminazione di una serie di opere eretiche. Teodoro, abate di Tabinnisi ricevette la missiva ma optò- o almeno così fecero alcuni dei suoi monaci- per non bruciare le opere che vennero nascoste sotto terra. Nel 1945, tre arabi le scoprirono vicino a Nag Hammady o Chenoboskion. Benché alcuni di questi scritti siano andati perduti per l'incuria delle famiglie degli scopritori, certamente nel loro insieme costituiscono- forse con l'eccezione del rinvenimento di quelli del Mar Morto- la scoperta documentale più importante del XX secolo e hanno permesso di accedere all'idea di una forza spirituale che sostenne una battaglia serrata contro il cristianesimo per più di tre secoli. Vedi Bardesane; Basilide; Carpocrate; Marco; Valentino.

 

Gregorio di Elvira. (inizio)

Vita: Nato presumibilmente agli inizi del IV secolo o alla fine del III. Fu vescovo di Elvira in Andalusia. Resistette all'arianesimo e ciò fa presupporre che non partecipò al sinodo di Rimini. Fra il 380 e il 385 fu consigliere dei luciferiani.

Opere: Le scoperte effettuate da A. C. Vega hanno permesso di vedere in Gregorio l'autore spagnolo più importante prima di Isidoro di Siviglia. Il suo fondamentale interesse fu l'esegesi. Ci sono pervenute i suoi Trattati sui libri della sacra Scrittura, il Trattato sull'arca di Noè, alcuni trattati sul Cantico dei Cantici, etc.

Gregorio di Nazianzo. (inizio)

Vita: Membro di una famiglia agiata e nobile, nacque nel 330 ad Arianzo. Frequentò la scuola retorica di Cesarea in Cappadocia e visitò quella di Cesarea in Palestina e di Alessandria d'Egitto. Dopo un breve periodo vissuto ad Atene, ritornò in patria nel 357 ricevendo soltanto allora il battesimo. L'anno seguente aiutò Basilio nella redazione della Filocalia. Nel 362 fu ordinato sacerdote. Consacrato vescovo di Sasima, non prese mai possesso di questa sede. Dopo poco, si ritirò a Seleucia per dedicarsi alla contemplazione. Nel 379 la minoranza nicena- realmente ridotta- di Costantinopoli gli chiese aiuto per la ristrutturazione di quella Chiesa. A quel tempo tutti gli edifici erano in possesso degli ariani, ma, nel 380, l'ingresso di Teodosio nella città provocò il passaggio degli edifici agli ortodossi. Dopo aver rinunciato alla sede di Costantinopoli, Gregorio si fece provvisoriamente carico della diocesi di Nazianzo. Ritiratosi nella sua proprietà in Arianzo, vi morì nel 390.

Opere: Sono giunti fino a noi quarantacinque discorsi, un insieme di poemi e alcune lettere.

Teologia: Gregorio si distinse per la sua difesa del dogma della Trinità. Chiamò Dio lo Spirito Santo. Elaborò una cristologia approvata dal Concilio di Efeso (431) e di Calcedonia (451). In campo mariologico, Gregorio anticipò Efeso nell'uso del termine " Theotokos " riferito a Maria. Il dogma della maternità divina di Maria- sebbene con una focalizzazione anche maggiormente cristologica- è chiave per definire l'ortodossia di una persona. Concepì l'Eucaristia come sacrificio incruento in relazione con i sacrificii di lode e quelli della vita offerta dal credente.

Gregorio di Nissa. (inizio)

Vita: Nacque intorno al 335 nella famiglia di Basilio. Dopo essere stato per qualche tempo professore di retorica, scelse la vita monastica, ritirandosi in un monastero del Ponto. Nel 371 venne consacrato vescovo di Nissa. Fallì nel suo incarico, se si dà credito a Basilio, a causa della sua poca fermezza nei rapporti con gli ariani e della sua scarsa abilità in politica. Come se ciò non bastasse, la sua imperizia amministrativa venne complicata dall'accusa di peculato lanciatagli contro dagli eretici. Nel 376 venne destituito durante la sua assenza. Tornò nella diocesi due anni dopo e nel 379 prese parte al sinodo di Antiochia. Nel 380 fu eletto vescovo di Sebaste, compito che svolse solo per qualche mese. Nel 381 partecipò al concilio di Costantinopoli. Morì nel 385.

Opere: La maggior parte dell'opera di Gregorio di Nissa è diretta contro gli eretici (Eunomio, Apollinare, Ablabio, i macedoniani, gli astrologi, ecc.), ma scrisse anche opere esegetiche, omiletiche, ascetiche, discorsi, sermoni e lettere.

Teologia: In campo cristologico, Gregorio sottolinea con chiarezza la differenziazione delle due nature di Cristo sebbene ammetta la comunicazione degli idiomi. In campo mariologico, Gregorio usa il titolo di Theotokos riferendosi a Maria e afferma la sua verginità anche durante il parto. In campo escatologico, si trova in lui una traccia origenista quando afferma che le pene dell'inferno non sono eterne ma temporanee e hanno la finalità di correggere. Crede inoltre nella restaurazione universale di ogni cosa alla fine dei tempi. Di non minore importanza è il contributo di Gregorio alla letteratura mistica.

Gregorio il Taumaturgo. (inizio)

Vita: Nacque in una famiglia nobile verso il 213 a Neocesarea del Ponto. Studiò retorica e diritto nella città natale. Invitato dalla sorella a Cesarea di Palestina, Gregorio seguì alcuni corsi di Origene e qui abbracciò il cristianesimo. Alcuni anni dopo fu consacrato primo vescovo di Neocesarea. Partecipò al concilio di Antiochia (265). Morì durante l'impero di Aureliano (270-275).

Opere: Gregorio fu fondamentalmente un autore molto pratico. Scrisse un Panegirico di Origene, un Credo, le Metafrasi dell'Ecclesiaste e un dialogo A Teopompo, sull'impassibilità e la passibilità di Dio.

Gregorio Magno. (inizio)

Papa (590-604). Vita: Nacque in una famiglia aristocratica romana. Il suo trisavolo fu papa Felice II (483-492) e fra i suoi antenati vi fu anche papa Agapito I (535-536). Nel 537 Gregorio fu prefetto di Roma, ma abbandonò l'incarico per diventare monaco. Fondò così il monastero di sant'Andrea al Celio a Roma, ed altri sei in Sicilia. Convocato da Pelagio II, ritornò a Roma dove fu ordinato diacono e in seguito inviato a Costantinopoli come rappresentante episcopale. A Costantinopoli fu impigliato in una forte controversia con Eutiche. Alla morte di Pelagio II, nel 590, Gregorio fu eletto successore di quest'ultimo divenendo, suo malgrado, il primo papa monaco. Benché abbia unificato l'amministrazione della Chiesa, non volle usare il titolo di patriarca ecumenico. La sua opera di pacificazione con i Longobardi, messa in atto per il desiderio di evitare sofferenze alla popolazione, lo fece diventare nemico di Costantinopoli.

Opere: Gregorio fu soprattutto un esegeta. Ci sono giunte complete soltanto il suo Commento a Giobbe e il Commento al I libro dei Re. Fu autore anche di altri commenti ai Proverbi, al Cantico dei Cantici, ecc. I Dialoghi narrano la vita di diversi santi italiani e il Liber regulae pastoralis tratta del ministero episcopale, specialmente per quanto riguarda la predicazione. La sua influenza in campo liturgico, contrariamente a quanto si pensava in altre epoche, si limitò praticamente alla stesura di orazioni.

Teologia: Gregorio fu un grande diffusore del pensiero di Agostino. Come quest'ultimo, sottolineò lo stato di peccato dell'uomo, il primato della grazia di Dio nella salvezza e la dottrina della predestinazione. Contribuì inoltre all'elaborazione graduale della dottrina del purgatorio.

I

Ignazio di Antiochia. (inizio)

Vita: Annoverato tra i Padri apostolici, Ignazio venne nominato vescovo di Antiochia e fu condannato durante l'impero di Traiano (98-117) al supplizio delle fiere.

Opere: In cammino dalla Siria verso Roma, Ignazio scrisse sette lettere dirette alle comunità cristiane di Efeso, Magnesia, Tralla, Filadelfia, Smirne, Roma e a Policarpo di Smirne. Benché si sia discusso qualche volta della loro autenticità, la difesa di quest'ultima da parte di J. B. Lightfoot, A. von Harnak, T. Zahnn e F. X. Funk sembra aver appianato la controversia.

Teologia: In campo ecclesiologico, Ignazio non riconosce il ruolo dei profeti nella Chiesa e si schiera a favore di un episcopato monarchico. Essere nella debita comunione con il vescovo- senza il quale non si possono celebrare né l'Agape, né il battesimo, né l'Eucaristia- equivale a salvarsi dall'errore e dall'eresia. Sembra evidente che, all'interno della comunione della Chiesa, quella di Roma per Ignazio ricopra un ruolo speciale, ma è discutibile- come sostiene Quasten- che nei suoi scritti sia presente l'idea di un primato romano. Questa stessa tesi ci è stata suggerita da altri studiosi come A. von Harnak, J. Thiele e A. Ehrhard. Non è facile discernere il punto di vista esatto di Ignazio sull'Eucaristia. Benché in alcuni passi Ignazio propenda per la presenza reale nell'Eucaristia (Smirn., VII), in altri sembra considerarla soltanto un veicolo di unione spirituale con il sangue di Cristo (Fil., IV).

 

Ilario di Arles. (inizio)

Vita: Nacque nel 401. Parente e discepolo di Onorato di Lérins, fu monaco sin dalla giovinezza. Onorato volle designarlo come suo successore, ma Ilario scappò per rifiutare, benché, successivamente, abbia accettato la sede che governò per una ventina d'anni. Morì nel 449.

Opere: Ci è giunta una lettera a Eucherio di Lione, il sermone Sulla vita di sant'Onorato di Lérins e alcuni versi conservati da Gregorio di Tours.

Ilario di Poitiers. (inizio)

Vita: Nacque agli inizi del secolo IV in una famiglia pagana e si convertì al cristianesimo in età adulta. Occupò la sede di Poitiers verso il 350. Nel 356 partecipò al Concilio di Béziers, venendo deposto ed esiliato in Frigia per il suo anti-arianesimo. In questa regione familiarizzò con la teologia di Origene e comprese in tutta la sua profondità la complessità teologica dell'eresia ariana. Intervenne al concilio di Seleucia (359) con il gruppo ortodosso. A Costantinopoli apprese la notizia del sinodo di Rimini e chiese all'imperatore il permesso di confrontarsi in pubblico con Saturnino di Arles. Sembra però che ciò non gli sia stato concesso. Successivamente poté tornare in patria senza vedersi costretto a sottoscrivere il simbolo filo-ariano. Anima del Concilio di Parigi del 361, optò per una posizione conciliante che favorì l'eliminazione dell'influenza ariana. Si spense probabilmente verso il 367.

Opere: Molti degli scritti di Ilario ci sono pervenuti. Fra questi vi sono opere dogmatiche (Sulla Trinità, Sui sinodi), storiche (i due libri A Costanzo Augusto, il libro Contro l'imperatore Costanzo, Contro gli ariani, ossia contro Assenzio vescovo di Milano, ecc.), esegetiche (Commento a Matteo, Commentario sui Salmi, ecc.) e inni. Vedi Ario; Origene.

Innocenzo I. (inizio)

Vita: Papa (401-417). Le sue capacità nel proclamare il primato romano in un'epoca di notevole difficoltà- nel 410 Roma venne saccheggiata da Alarico e i suoi Vandali- gli hanno fatto guadagnare la qualifica- inesatta, ma rivelatrice- di " primo papa ". È certamente indiscutibile, come ha sottolineato B. Studer, che fu il primo a fornire una formulazione precisa sul primato della sede romana. Innocenzo da quel momento richiese la conformità di tutte le Chiese occidentali con la " consuetudo " romana e stabilì che le cause di maggior importanza venissero riferite a Roma in ultima istanza (Ep., II, 5-6). Inoltre, per evitare il controllo orientale sull'Illiria, fondò il vicariato apostolico di Tessalonica. Guidato da questo principio di intervento, prendendo occasione di una lettera per appoggiare la condanna di Pelagio, insestette presso i vescovi africani- con disappunto di questi ultimi- nell'affermare il primato, in materia dottrinale, della Chiesa romana. Allo stesso tempo ruppe la comunione con Alessandria e Antiochia, quando queste diocesi non accettarono il suo punto di vista sulla destituzione di Giovanni Crisostomo.

Opere: Ci sono giunte trentasei lettere.

Teologia: Come si è detto, Innocenzo fu uno strenuo difensore del primato romano. Per lui tale tesi si appoggiava sulla tradizione per la quale il vescovo romano era un successore di Pietro, il principe degli apostoli. Inoltre, per sostenere le sue tesi fece ricorso alla legislazione di Nicea così come era interpretata a Roma. Wermenlinger ha sostenuto una possibile influenza, sul pensiero di Innocenzo, dell'idea della " Roma aeterna ". Vedi Giovanni Crisostomo; Pelagio.

Interpolazioni negli apocrifi. (inizio)

Durante il periodo intertestamentario e, in parte, dopo l'apparizione del cristianesimo, si produsse in seno alla religione giudaica un fenomeno teologico-letterario che diede origine ad una letteratura apocrifa. Tale letteratura è composta da un insieme di scritti che pretendono di dare autorità a diverse tesi, attribuendole a personaggi storici di una certa rilevanza come Esdra, Mosè, Isaia, ecc. Il fatto che tali opere godessero di una grande divulgazione portò le stesse ad essere oggetto di interpolazioni cristiane. Ne risentirono opere come il Quarto libro di Esdra, il Libro di Enoc, l'Ascensione di Isaia, ecc. Tuttavia, non è facile, in molti casi, determinare se il testo sia un'interpolazione o se rifletta il punto di vista giudaico precedente al concilio di Iamnia.

Ippolito di Roma. (inizio)

Vita: Di origine sconosciuta, sebbene probabilmente non fosse né latino né romano. Affermò di essere stato un discepolo di Ireneo. Si scontrò con Papa Callisto, poiché quest'ultimo mitigò la disciplina dei penitenti colpevoli di peccato mortale, accusandolo di eresia sabellianista. Eletto papa da un piccolo, ma influente, gruppo, divenne il primo antipapa della storia. Di fatto seguitò ad esserlo sotto il pontificato di Urbano (223-230) e di Ponziano (230-235). Quando finalmente Massimino il Tracio li esiliò in Sardegna, tutti e due rinunciarono alla sede romana e si riconciliarono. Ippolito morì martire (235), dopo essere tornato in seno alla Chiesa romana. La Chiesa cattolica lo ha canonizzato.

Opere: Le opere di Ippolito hanno goduto di pessima fortuna. Da un lato molte di esse furono distrutte per la sua fama di eretico e di scismatico, dall'altro molte non vennero conservate per il declino della cultura greca e il sopraggiungere di quella romana. Come se ciò non bastasse, ancora oggi continua un acceso dibattito sull'attribuzione di alcuni dei suoi scritti. Fra questi si distinguono i Philosophumena, il Syntagma, un trattato Sull'Anticristo, alcuni trattati esegetici, la Cronaca, il Computo pastorale, alcune omelie e, in modo particolare, la Tradizione apostolica che, fatta eccezione per la Didachè, è la costituzione ecclesiastica più antica in nostro possesso.

Teologia: In campo cristologico, si oppose tanto al modalismo quanto al patripassianismo, ma deviò nel subordinazionismo. In campo ecclesiologico, il vescovo, successore apostolico (TA, III), è considerato come un sacerdote dotato del potere di perdonare i peccati, nel quale si manifesta la successione apostolica (TA, III). Sappiamo, inoltre, dello scontro con Callisto in relazione alla mitigazione delle pene, operata da quest'ultimo, per i colpevoli di peccato mortale. A parte questo, Ippolito ci ha trasmesso notizie sui diversi ordini dell'epoca come i sacerdoti e i diaconi, i confessori, le vedove, i lettori, le vergini, i suddiaconi e i possessori di carismi di guarigioni, il che sottolinea l'importante ruolo del carismatismo perfino in quest'epoca. In campo sacramentale, il battesimo conosciuto da Ippolito è quello dell'immersione degli adulti (benché faccia qualche riferimento ai bambini anche se di una certa età: XXI) e ciò fa sì che sia molto meticoloso nel segnalare gli uffici incompatibili con la ricezione del battesimo (possessori di bordelli, militari, gladiatori, custodi di idoli, maghi, astrologi, divinatori, ecc.) e nell'esigere che l'istruzione catecumenale abbia la durata di tre anni. Non sembra chiaro se Ippolito credesse o meno nella presenza reale nell'Eucaristia, anzi dà l'impressione che la contempli soltanto come commemorazione (IV). Inoltre, Ippolito ci informa che si continuava a celebrare il banchetto comunitario, o Agapé, fra i fedeli.

Ireneo di Lione. (inizio)

Vita: Nacque fra il 140 e il 160 in Asia Minore, forse a Smirne. Discepolo di Policarpo, attraverso lui si ricollega all'èra apostolica. Nel 177-178 fu inviato, come presbitero della Chiesa di Lione- continua ad esserci una controversia sull'esatta ubicazione di questa città-, presso il papa Eleuterio in qualità di mediatore nella controversia relativa al montanismo. Consacrato successivamente vescovo, mediò nella polemica sulla Pasqua sorta fra i vescovi orientali e papa Vittorio. Il suo intervento ebbe buon esito. Non sappiamo nulla del resto della sua vita.

Opere: Ireneo probabilmente è il teologo più importante del II secolo. La sua opera Contro le eresie è un'enciclopedia di eterodossie e, soprattutto, un'autentica fonte di dati sullo gnosticismo. Scrisse, inoltre, una Dimostrazione della predicazione apostolica e una serie di opere delle quali ci sono giunti soltanto alcuni frammenti o in alcuni casi soltanto i titoli (La monarchia, La Ogdoade, Sulla scienza, ecc.).

Teologia: Probabilmente spetta ad Ireneo l'onore di essere stato il primo nel formulare in termini dogmatici l'insegnamento cristiano. In campo cristologico, Ireneo considera il Figlio generato, ma non creato, rinunciando a spiegarne il mistero. La sua tesi della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo costituisce l'asse portante della sua teologia. In campo mariologico, Ireneo continua a proporre il parallelismo formulato da Giustino fra Eva e Maria. Quest'ultima diventa l'avvocata di Eva. In campo ecclesiologico, Ireneo confida nel fatto che la Chiesa ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la vera fede che identifica " grosso modo " con il Credo degli apostoli. Tale tradizione apostolica si manifesta in special modo nella successione episcopale che può, a differenza di ciò che accade per gli eretici, ricollegarsi agli stessi apostoli. È per questo che bisogna obbedire ai " successori dei vescovi ". Fra le Chiese, la più importante e la più antica è quella di Roma, edificata da Pietro e Paolo. Probabilmente però Ireneo non intende con questo difendere il primato romano, ma l'origine più elevata- derivante dai suoi fondatori- di questa Chiesa. In campo sacramentale, Ireneo credeva che l'orazione pronunciata sul pane e sul vino durante l'Eucaristia li trasformasse in carne e sangue di Cristo. Ciò nonostante, il carattere sacrificale dell'Eucarestia viene limitato nel senso già sottolineato dalla Didachè e in altri scritti paleo-cristiani, di sacrificio simbolico di lode, tesi indiscutibilmente derivante dalla tradizione della Berakà. Per quanto riguarda il canone della Scrittura, Ireneo non include nel canone né la lettera agli Ebrei né la seconda di Pietro né quella di Giacomo né quella di Giuda. Viceversa, considera canonico il Pastore di Erma. In campo escatologico, Ireneo crede nel millenarismo e presta particolare attenzione alla figura dell'Anticristo.

Isidoro di Pelusio. (inizio)

Vita: Nacque ad Alessandria verso il 360. Si pensa che sia stato abate di un monastero delle montagne di Pelusio, in Egitto, benché recenti indagini abbiano smentito tale eventualità. Morì verso il 435.

Opere: Si sono conservate circa duemila lettere. Sembra che abbia scritto anche un trattato Contro i Greci e un altro Sulla non esistenza del destino.

Isidoro di Siviglia. (inizio)

Vita: (c. 560-636). L'ultimo dei Padri occidentali. Nacque, probabilmente, a Cartagine, che in quel tempo si trovava sotto il controllo di Bisanzio. La sua famiglia si trasferì a Siviglia. Nel 600 succedette al fratello Leandro come metropolita. Partecipò al IV concilio di Toledo (633) teso ad uniformare la liturgia mozarabica.

Opere: Tra le più conosciute annoveriamo le Etimologie o Origini, autentica enciclopedia del sapere dell'epoca, che venne editata e conclusa da Braulio di Saragozza. La sua opera Sulla natura delle cose è un trattato scientifico. Scrisse inoltre diverse opere storiche come la Cronaca maggiore; la Storia dei Goti, Vandali e Svevi e Sugli uomini illustri. Scrisse varie opere dogmatiche (tre libri di Sentenze; Sulla fede cattolica; due libri di Sinonimi) ed ecclesiologiche (Sugli uffici ecclesiastici). Inoltre ad Isidoro dobbiamo la redazione di diverse opere esegetiche.

Isidoro è un autentico vincolo di unione fra i Padri e il Medioevo, epoca sulla quale Isidoro ebbe un'enorme influenza.