D I Z I O N A R I O S I N T E T I C O

DI PATRISTICA

CÉSAR VIDAL MANZANARES

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Lattanzio. (inizio)

Vita: Lucio Celio Firmiano Lattanzio nacque in Africa, dove venne educato. Su richiesta di Diocleziano, si trasferì a Nicomedia di Bitinia, la capitale dell'Oriente, per insegnare retorica latina. Verso il 303 si vide obbligato a rinunciare alla cattedra giacché si era convertito al cristianesimo ed era scoppiata la persecuzione. Verso il 306 dovette abbandonare la Bitinia. Nel 317 Costantino lo chiamò nelle Gallie per assumerlo come tutore del figlio maggiore. Non conosciamo la data della sua morte.

Opere: Lo stile di Lattanzio è probabilmente il più elegante dell'epoca. Scrisse un trattato Sull'opera di Dio, sette libri di Istruzioni divine, un'Epitome a quest'opera, un trattato Sull'ira di Dio, un altro dal titolo: Così morirono i perseguitatori e un poema sull'Araba fenice. Sono inoltre andate perdute altre cinque sue opere.

Teologia: In relazione allo Spirito Santo sembra che Lattanzio ne negasse l'esistenza individuale come persona e lo identificasse alcune volte con il Padre ed altre con il Figlio. In campo escatologico, Lattanzio difese la fede nell'immortalità dell'anima. Era certo inoltre che i condannati non venissero annientati, bensì sottomessi ad un castigo eterno (Div. Inst., II, 12, 7-9). Difendeva il millenarismo ed inoltre affermò che mancavano solo duecento anni alla venuta del millennio.

Leandro di Siviglia. (inizio)

Vita: (c. 540-c. 600). Arcivescovo e scrittore. Fratello maggiore di Isidoro di Siviglia. Nel 582 si recò a Costantinopoli dove fece amicizia con Gregorio Magno. Questi, nel 595, gli dedicò il Commento a Giobbe. Come arcivescovo di Siviglia, fu artefice della conversione del re visigoto Recaredo (587) e nel III concilio di Toledo (589) contribuì alla strutturazione della Chiesa visigota.

Opere: Sono giunte fino a noi un'opera sulla Formazione delle vergini e disprezzo del mondo e un sermone dal titolo: Trionfo della Chiesa per la conversione dei Goti.

Leone di Bourges. (inizio)

Autore, insieme a Vittorio di Le Mans ed Eustochio di Tours, di una Lettera ai vescovi e ai sacerdoti della terza provincia. L'opera, motivata dal Concilio di Angers (453), manifestava la decisione dei tre vescovi di scomunicare i chierici che fossero ricorsi ai tribunali civili invece che a quelli ecclesiastici. L'opera venne attribuita da J. Merlin a Leone Magno. Fu J. Simond il primo ad attribuirne la composizione a Leone di Bourges. Tillemont ed E. Griffe hanno però dubitato dell'autenticità dell'opera.

Leone Magno. (inizio)

Vita: Papa (440-461). Possediamo pochi dati sulla vita di Leone prima della sua ascesa al pontificato. Nacque a Roma alla fine del IV secolo, sebbene si sia segnalata una possibile origine toscana. Mentre si trovava nelle Gallie, in una missione riconciliatrice fra Ezio ed Albino, gli pervenne la notizia della sua elezione. Con molta fermezza combatté il manicheismo e il pelagianesimo mentre operava la ristrutturazione delle Chiese di Roma e del resto d'Italia. Appoggiò la condanna del priscillianesimo in Spagna e confinò Ilario di Arles nella sua diocesi quando quest'ultimo cercò di rendere la sua sede un patriarcato indipendente da Roma. Il desiderio di Leone di mantenere il controllo sulle diverse diocesi lo portò a chiedere  e ad ottenere  a Valentiniano III un rescritto nel quale veniva riconosciuta la sua giurisdizione sopra le diocesi. Le relazioni con l'Oriente si fecero tese. Nel 449 inviò una lettera a Flaviano, il Tomo, nella quale lo metteva in guardia contro il pericolo dell'eresia di Eutiche, ma nel Concilio di Efeso di quello stesso anno  denominato il latrocinio di Efeso  non soltanto non venne letta quella lettera, ma Eutiche venne riabilitato. Leone allora si pose a capo degli oppositori di Eutiche. L'opposizione si concretizzò nel Concilio di Calcedonia (451) dove vennero capovolte le conclusioni del latrocinio di Efeso e si confermò la dottrina delle due nature in Cristo. Si ottenne così una vittoria dell'ortodossia, benché i legati di Leone non fossero posti fra i membri della Presidenza, né il concilio fosse celebrato in Italia. Il Canone 28 di questo Concilio dava a Costantinopoli la stessa importanza di Roma, ma ciò venne considerato inaccettabile da Leone che dichiarò invalido il canone 28 e non accettò le decisioni finali del concilio. Nel 452 si incontrò a Mantova con Attila, riuscendo a farlo tornare indietro. Nel 455 riuscì ad ottenere che i Vandali non saccheggiassero Roma, ma non poté impedirne l'occupazione.

Opere: Ci sono pervenuti 96 sermoni e 143 lettere.

Teologia: Leone fu più pragmatico che teorico e in periodo di speciale turbolenza scelse una politica di unione della Chiesa universale ad ogni costo. Indubbiamente la sua opposizione ad Eutiche, presente nel Tomo a Flaviano, riveste un'importanza cristologica notevole, ma, senza dubbio, il suo maggiore contributo è legato al tentativo di stabilire in modo definitivo la supremazia della sede di Roma. Tale supremazia si fonda su due elementi: il primo è rappresentato dal vincolo speciale di Cristo con Pietro e il secondo è rappresentato dalla successione di Pietro continuata nei vescovi di Roma. Questa tesi viene sostenuta con i passi biblici del Primato di Pietro (Mt 16,16-19; Lc 23,31-55 e Gv 21,15-19). Inoltre, Leone ha legato ai concetti biblici categorie di tipo giuridico.

Leporio. (inizio)

Vita: Monaco e sacerdote, originario di Treviri, abbandonò questa città a causa delle invasioni barbariche e si stabilì nel sud. Verso il 418 cominciò a divulgare una dottrina sulla reincarnazione la quale portò alla sua condanna da parte di Proculo, vescovo di Marsiglia. Leporio fuggì quindi in Africa e si rifugiò sotto l'ala di Agostino di Ippona. Per l'influenza di quest'ultimo abbandonò l'eresia e sottoscrisse una ritrattazione.

Opere: La sua Ritrattazione o Libello di emendamento o Soddisfazione per i vescovi della Gallia è senza dubbio il suo maggiore contributo teologico. In quest'opera si raccoglie l'essenza della cristologia latina degli inizi del V secolo e, per questo motivo, verrà citata da Leone Magno, Arnobio, Giovanni II e altri.

Lettera a Diogneto. (inizio)

Apologia cristiana il cui vero autore e destinatario ci sono sconosciuti. Benché tradizionalmente si sia pensato che la redazione sia stata stilata durante il regno di Marco Aurelio (II secolo), alcuni studiosi (N. Bonwetsch, R. H. Connolly, ecc.) la attribuiscono ad Ippolito; questo porterebbe a situare la sua stesura nel III secolo. Si è dibattuto anche su una possibile attribuzione dell'opera a Quadrato (O. Andriessen) o a Panteno di Alessandria (H. I. Marrou). Poiché non ci è pervenuto nessun manoscritto della lettera, il testo che possediamo ci è stato trasmesso da Giustino. L'opera, scritta realmente o creduta tale su istanza di Diogneto (forse un istitutore di Marco Aurelio?), descrive il cristianesimo come superiore al paganesimo e al giudaismo, sottolineandone l'origine divina e invitando Diogneto alla conversione. Vedi Quadrato; Panteno di Alessandria.

Lettera di Barnaba. (inizio)

Scritto che fa parte del gruppo denominato dei Padri Apostolici. L'opera godette di un'enorme diffusione e alcuni autori, come nel caso di Origene, arrivarono a considerarla canonica. Venne scritta intorno al 131 (l'opera parla della distruzione di Gerusalemme per mano di Adriano). Non conosciamo il suo autore  senza dubbio non fu il Barnaba biblico , ma vi sono molti argomenti favorevoli per attribuirne la redazione ad un giudeo-cristiano, forse alessandrino; in ogni caso, l'opera presenta elementi ellenizzanti. La possibile attribuzione a un discepolo dell'apostolo Paolo spiega perché alcuni studiosi la considerino come una lettera apocrifa.

Teologia: L'opera si divide in due sezioni, non ben delineate, dedicate ad aspetti teologici e pratici. Sostiene la credenza in una preesistenza del Cristo (forse contro le eresie giudeo-cristiane che la negavano, come nel caso degli Ebioniti) e collega l'adozione a figli di Dio con il battesimo. L'autore sottolinea che i cristiani sono tenuti ad osservare la domenica, giorno della risurrezione di Cristo, al posto del sabato (XV, 8-9), considerando la domenica il giorno della festa cristiana e non il settimo giorno. L'opera fa eco a una escatologia millenarista (XV, 1-9) e contiene uno dei primi testi cristiani esplicitamente e direttamente contrari alla pratica dell'aborto (XIX, 5). Vedi Lettere apocrife; Padri Apostolici.

Lettere Apocrife. (inizio)

Si chiamarono così alcuni documenti epistolari, benché in realtà in molti casi siano assimilabili più al racconto o ad altri generi. Il loro autore ebbe il nome di uno o di vari apostoli per legittimarne ed estenderne l'uso. Tra di esse si distinguono specialmente: 1. La Epistola Apostolorum: la più importante fra le lettere apocrife. La sua datazione è stata fissata fra il 160 e il 170 (C. Schmidt), fra il 130 e il 140 (A. Ehrhard) e fra il 140 e il 160 (S. Quasten). Fondamentalmente l'opera è un riepilogo delle rivelazioni fatte da Gesù ai suoi discepoli dopo la risurrezione. L'opera si conclude con una descrizione dell'ascensione. Gli influssi neotestamentari (specialmente di Giovanni) così come quelli degli apocrifi (Lettera di Barnaba, Apocalisse di Pietro) sono notevoli. L'opera difende la duplice natura (uomo e Dio) di Cristo (III), inoltre sottolinea come la sua divinità sia uguale a quella del Padre (XVII). In alcuni casi il Logos è identificato con Gabriele (XIV). La lettera inoltre è in netta opposizione allo gnosticismo (XXI). Esente da millenarismo, la lettera difende nettamente la credenza in un " castigo eterno in una vita senza fine " per i condannati (XXII). La lettera contiene un breve simbolo nel quale oltre alla fede nella Trinità si fa riferimento alla Chiesa e al perdono dei peccati. Il battesimo è considerato un requisito indispensabile per ottenere la salvezza, tanto da sostenere che la discesa di Cristo agli inferi aveva come fine il battesimo dei giusti dell'Antico Testamento. L'Eucaristia è chiamata Pasja (Pasqua) ed ha un valore meramente di memoriale della morte di Gesù; sembrerebbe comunque che si celebrasse con l'Agape. 2. Lettere apocrife di Paolo: sono scritti che partono da riferimenti neotestamentari, ad esempio la menzione paolina (Col 4,16) di una lettera scritta ai Laodicesi, per autoconcedersi una nota di autenticità. Vi è in primo luogo la già citata lettera ai Laodicei (datata precedentemente al IV secolo), la lettera agli Alessandrini (che non è giunta fino a noi e che viene citata nel Frammento Muratoriano), la terza lettera ai Corinzi (che venne inserita nella collezione siriaca ed armena delle lettere di Paolo, ritenuta autentica per un certo periodo) e la corrispondenza fra Paolo e Seneca (scritta prima del III secolo per interessare i ceti abbienti della società romana all'apostolo). 3. Lettere apocrife della scuola paolina: ci è giunta una lettera di Tito (probabilmente di origine priscillianista) e un'altra di Barnaba, che si suole includere in quelle denominate dei Padri apostolici. Vedi Lettera di Barnaba.

Lettere degli apostoli. (inizio)

Vedi Lettere apocrife.

Liberio. (inizio)

Vita: Papa (352-366). Nacque a Roma e venne eletto vescovo di questa città nell'epoca in cui l'Oriente era sotto il controllo dell'arianesimo e Costanzo II era in procinto di obbligare l'episcopato occidentale a seguire tale corrente. Per opporsi alle pressioni imperiali, Liberio convocò un concilio generale a Milano (355), ma l'imperatore ottenne che i vescovi  salvo tre eccezioni  sottoscrivessero la condanna di Atanasio e il papa, condotto con la forza a Milano, poiché non cedeva alle pressioni, fu esiliato a Berea. Qui avvenne un episodio che fece scorrere fiumi d'inchiostro giacché Liberio, solo e spinto dal vescovo del luogo, cedette totalmente, accettando la condanna di Atanasio, il primo credo di Sirmio, di ambiguo contenuto, e la sottomissione all'imperatore. In quattro lettere scritte nel 357 ai vescovi ariani si dichiarò disposto a tutto pur di tornare a casa. L'anno seguente venne condotto a Sirmio dove sottoscrisse una formula che negava il simbolo di Nicea, sebbene dichiarasse che il Figlio era come il Padre nell'essenza e in tutto. Durante la sua assenza venne eletto papa Felice ed entrambi giunsero ad un " modus vivendi " che contemplava una sede bicefala. Tutto ciò, unitamente alla sua precedente debolezza, fece sì che non fosse invitato al sinodo di Rimini (359). Alla morte di Costanzo (361), tornò a difendere la fede di Nicea correggendo così, almeno in parte, i nefasti effetti della sua posizione iniziale. Vedi Ario; Atanasio.

Licenzio. (inizio)

Nacque a Tagaste e fu discepolo di Agostino di Ippona il quale lo ammonì, quando era a Roma, perché si occupava soltanto di poesia. Agostino inviò una lettera a Paolino di Nola, che si preoccupò dello stato spirituale di Licenzio. Non conosciamo il risultato di tale corrispondenza, anche se sappiamo che Licenzio ricevette una lettera da parte di Paolino.

Opere: Scrisse un poema  che inviò ad Agostino  di 154 esametri. A. K. Clarke crede che quest'opera possa avere influito su Claudiano. Vedi Agostino di Ippona; Claudiano; Paolino di Nola.

Luciano di Antiochia, martire. (inizio)

Vita: Nacque a Samosata e fondò la scuola di Antiochia. Venne martirizzato sotto l'imperatore Massimino Daia nel 312.

Opere: Compose un breve Trattatello sulla fede, che non è giunto fino a noi. La sua maggiore importanza però risiede nel lavoro di traduttore e revisore del testo biblico.

Teologia: Da un punto di vista esegetico, Luciano ebbe un enorme valore poiché oppose un metodo storico-letterale nello studio delle Sacre Scritture a quello allegorico degli alessandrini. Tuttavia, il suo grande contributo verrà macchiato dall'accusa, mossagli dieci anni dopo la morte, da Alessandro di Alessandria, di essere stato il padre dell'arianesimo. È indubbio che Ario fu suo alunno ad Antiochia, ma è difficile credere  contrariamente a quanto esposto da alcuni autori  che l'origine della sua eresia si trovasse negli insegnamenti di Luciano il quale, essendo ormai morto, non poteva difendersi da quelle affermazioni. Vedi Ario.

Lucifero di Cagliari. (inizio)

Vita: Di Lucifero, che fu vescovo, ci sono giunti soltanto i dati della vita in relazione con la controversia ariana. Nel 355 rappresentò il papa Liberio nel concilio di Milano. Non avendo condannato Atanasio, venne deposto ed esiliato prima a Germanicia, in Siria, successivamente a Eleuteropoli, in Palestina e, infine, nella Tebaide. Giunto ad Antiochia, in virtù del decreto di Giuliano che permetteva il ritorno degli esiliati, pensò di appoggiare la fazione ultranicena contro quella nicena-moderata di Melezio. Questo scisma antiocheno risulterà fatale nella lotta contro l'arianesimo. Irritato dall'eccessiva mollezza usata nei conforti dei vescovi che in passato avevano adottato una posizione di compromesso con l'arianesimo e che ora erano desiderosi di ritornare nuovamente a militare nell'ortodossia, Lucifero fece ritorno in Occidente. Da questo punto in poi si perdono le sue tracce, sebbene sembra sia morto durante il regno di Valentiniano (364-375).

Opere: Scrisse cinque opuscoli, pieni di aggressività, contro l'imperatore Costanzo il quale, sembrerebbe, non tenne conto dell'accanimento del vescovo. Vedi Ario; Atanasio.

Luciferiani. (inizio)

Partigiani di una linea intransigente contro i vescovi che, dopo aver ceduto all'arianesimo, chiesero di tornare ad una piena comunione con la Chiesa. La loro durissima posizione li portò fino a rompere i rapporti con Damaso, vescovo di Roma. Comunità di questo tipo si formarono in Spagna, Italia, Germania e in Oriente, dando vita allo scisma denominato luciferiano. Il nome derivava dall'atteggiamento tenuto da Lucifero di Cagliari, ma si dubita che a capo di questo gruppo ci fosse proprio Lucifero, anche se egli può considerarsi come il loro precursore ideologico. Vedi Ario; Damaso; Lucifero di Cagliari.

Lupo di Troyes. (inizio)

Vita: Nacque a Toul nel 395, da famiglia nobile. Verso il 418 sposò Pinieniola, sorella di Ilario di Arles. Sembra che sotto l'influenza di Onorato sia andato a vivere con questi a Lérins. A Troyes, città nella quale si trovava per caso, fu scelto e consacrato vescovo, sebbene non per questo abbandonò lo stile di vita monastico. Il suo intervento di fronte ad Attila salvò la città dalle orde Unne. Si oppose con decisione al pelagianesimo. Morì nel 479.

Opere: Ci è giunta una lettera inviata a Talasio, vescovo di Angers, relativa a temi di disciplina ecclesiastica. Vedi Ilario di Arles; Onorato di Arles; Pelagio.

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Macario l'alessandrino. (inizio)

Vita: Nacque nel IV secolo nell'alto Egitto. Sembra che abbia posseduto i carismi della profezia, della guarigione e il potere sui demoni in grado elevato, benché di lui rimangano soltanto pochi aforismi negli Apotegmi. Intorno al 335 si stabilì nel deserto di Celia e sembra che fosse a capo di una colonia monastica nel deserto di Nitria. Morì intorno al 394.

Opere: Sembra che non abbia scritto nulla.

Macario l'egiziano. (inizio)

Vita: Anche conosciuto come il Vecchio o il Grande. Nacque verso il 300 in un villaggio dell'alto Egitto, e si ritirò nel deserto di Scete a trent'anni. Esercitava i carismi di cui era dotato ossia il dono della profezia e delle guarigioni. In vecchiaia fu esiliato in un'isola del Nilo dal vescovo ariano di Alessandria, Lucio. In seguito Macario tornò nel deserto dove morì prima del 390.

Opere: Né Palladio né Rufino sembrano aver conosciuto le sue opere. Gli si sono attribuiti diversi aforismi, lettere, orazioni, omelie e trattati.

Macario di Magnesia. (inizio)

Vita: Apologista e autore cristiano del V secolo.

Opere: Scrisse in forma di dialogo una confutazione del paganesimo in cinque libri intitolata Apocritico. Poiché in quest'opera erano contenuti veementi attacchi al culto delle immagini, essa fu utilizzata dagli iconoclasti durante il IX secolo.

Malchione di Antiochia. (inizio)

Sacerdote del III secolo che dimostrò il carattere eretico delle tesi di Paolo di Samosata. Vedi Ario; Paolo di Samosata.

Manicheismo. (inizio)

Movimento religioso di salvezza fondato da Mani nel III secolo d.C. La sua religiosità era tipicamente gnostica, e insisteva su aspetti come la nascita dell'anima in un mondo puro e luminoso, la sua successiva caduta nella prigione del corpo e del mondo materiale e la sua possibile ascensione al mondo originale mediante la gnosi. Ciò nonostante, il manicheismo presentava elementi chiaramente originali. Infatti, prendeva molto sul serio il peccato e insisteva molto sulla necessità di essere vigilanti sul piano etico per evitare di cadere nel peccato e, in caso di caduta, essere castigati con la scomunica. La gnosi quindi non era un mezzo sicuro di redenzione, ma costituiva soltanto il primo passo. Per questo, la cosa più importante per il manicheo era la salvezza dell'anima e tutto doveva tendere a questo fine. Consapevoli della possibilità di manipolazioni successive, che il movimento avrebbe potuto sperimentare, costoro posero l'accento sull'osservare con assoluta fedeltà i loro libri canonici come unica regola di fede e di condotta. Nessuno di tali libri però ci è giunto completo. Prescindendo dalla loro teologia, per altro efficacemente combattuta da Agostino di Ippona, per un certo periodo loro correligionario, è certo che il manicheismo ebbe un'enorme influenza successiva nella letteratura orientale e, attraverso essa, in quella europea. Negli ultimi anni si è ridestato un vivo interesse per il manicheismo che ha portato, in casi estremi, alla creazione di gruppi con questa stessa teologia. Vedi Agostino di Ippona; Gnosticismo.

Marcello di Ancira. (inizio)

Vita: Vescovo di Ancira, Galizia, fu uno dei più ardenti difensori della fede di Nicea (325) contro gli ariani. Nel 336 un sinodo di Costantinopoli lo destituì e lo condannò all'esilio. Nel 340 partecipò al sinodo romano convocato da papa Giulio. Questi lo pregò di redigere un'esposizione scritta della sua fede. Tale confessione di fede risultò ortodossa e ciò motivò la mancata conferma della sua destituzione. Nello stesso modo, il concilio di Sardica (344) lo dichiarò innocente e riebbe la sua sede. Nel 347 fu nuovamente destituito ed esiliato dall'imperatore Costanzo. Morì verso il 374. Il concilio di Costantinopoli (381) lo condannò come eretico.

Opere: Scrisse un trattato Contro Asterio di Cappadocia e una Professione di fede al Papa Giulio. Sembra, inoltre, che abbia scritto alcuni volumi fondamentalmente diretti contro gli ariani.

Marcione. (inizio)

Vita: Nacque a Sinope, figlio di un vescovo il quale lo scomunicò per le sue tesi eretiche. Fece un viaggio a Roma verso il 140 e qui frequentò regolarmente le riunioni dei cristiani. La comunità romana sconvolta dalle sue idee chiese a Marcione di rendere conto della sua fede. L'avvenimento si concluse con la scomunica di Marcione nel 144. A differenza di altri gnostici, Marcione non si limitò a creare una scuola, ma costituì una chiesa gerarchizzata la cui liturgia era molto simile a quella romana. Verso il 154 la sua chiesa aveva succursali in tutto il mondo conosciuto e di fatto ebbe seguaci fino al Medioevo.

Opere: Scrisse soltanto l'Antitesi, ma quest'opera non è giunta fino a noi e nemmeno ci è giunta la lettera che scrisse ai dirigenti della Chiesa di Roma nella quale esponeva la sua fede.

Teologia: Secondo Ireneo, Marcione aveva una certa affinità con il pensiero di Cerdone, che lo spinse a disprezzare il Dio dell'Antico Testamento ed a collocare sopra di lui  un dio perverso ed inferiore  il Cristo, che procede dal Padre. È probabile che questo spieghi perché Policarpo lo avesse denominato " primogenito di Satana ". Marcione ammetteva come canonici soltanto il Vangelo di Luca ed alcune lettere di Paolo, ma in una versione mutilata. A. von Harnak non lo considera propriamente uno gnostico e così pure C. Vidal Manzanares lo esclude dall'elenco dei maestri gnostici. Naturalmente esistono alcune importanti differenze fra la gnosi e il marcionismo. Nonostante ciò, alcuni studiosi credono che la mescolanza di paganesimo e cristianesimo in Marcione sia sostanzialmente simile a quella degli gnostici. Sul piano cristologico, per Marcione Gesù non è il Messia dell'Antico Testamento né è nato dalla vergine Maria. Gesù si limitò a manifestarsi nell'anno 15 di Tiberio nella sinagoga di Cafarnao. Versando il suo sangue sulla croce, redense le anime che giacevano in potere del demiurgo. La salvezza era limitata all'anima  tesi di possibile influenza gnostica  e aveva effetto soltanto per coloro che conoscevano la dottrina di Marcione. Vedi Cerdone; Gnosticismo.

Marco. (inizio)

Membro della scuola gnostica di Valentino. Sembra che celebrasse l'Eucaristia frammista a riti magici e che avesse uno strano potere di seduzione sopra le donne. Vedi Gnosticismo; Valentino.

Marco l'Eremita. (inizio)

Vita: Discepolo di Giovanni Crisostomo, fu abate di un monastero in Ancira, Galazia, durante la prima metà del V secolo. Prese parte alla controversia nestoriana e visse, ormai anziano, nel deserto di Giuda. Morì prima del 430.

Opere: Scrisse almeno quaranta trattati ascetici. Se ne conservano nove, tutti ricordati da Fozio.

Mario Mercatore. (inizio)

Vita: Italiano, amico di Agostino di Ippona e feroce nemico del pelagianismo. Nel 429 viveva in un monastero latino della Tracia dove scrisse alcune opere di controversia anti-pelagiana. Non si hanno sue notizie dopo il concilio di Efeso del 431.

Opere: Fu autore di un Ammonimento contro l'eresia di Pelagio e di un Ammonimento circa la setta di Celestio. Vedi Agostino di Ippona; Pelagio.

Martino di Tours. (inizio)

Nato nel IV secolo, Martino di Tours si convertì al cristianesimo e ciò lo portò ad abbandonare la carriera militare verso il 356. Dopo aver instaurato relazioni con Ilario di Poiters, venne in Italia dove affrontò l'arianesimo e poi fondò un monastero a Ligugé, in Francia. Eletto vescovo di Tours  non senza una viva controversia  si dedicò all'evangelizzazione delle zone rurali. Sembra che fosse dotato di un forte carisma di guarigione e liberazione. Oppostosi alla condanna e  soprattutto  all'esecuzione di Priscilliano, egli stesso commentava con amarezza come, dopo quell'episodio, i suoi carismi lo avessero abbandonato. La sua vita, scritta da Sulpicio Severo, ebbe una considerevole influenza nell'agiografia medievale ed ebbe molti continuatori come Paolino di Périguex, Venanzio Fortunato e Gregorio di Tours. E. C. Babut accusò l'opera di falsità, ma il suo giudizio è stato considerevolmente mitigato dalle opinioni contrarie di Jullian e Delehaye, i quali hanno contestualizzato l'opera nella sua cornice agiografica. Vedi Priscilliano; Sulpizio Severo.

Massimo il Confessore. (inizio)

Vita: (582-662). Teologo e asceta bizantino. Nacque a Costantinopoli o in Palestina. Spinto dall'invasione persiana, si trasferì a Cartagine, a Creta e, forse, a Cipro. A Cartagine si oppose ai monofisiti. È probabile che gli atti del sinodo Lateranense del 649 siano stati redatti da Massimo. In ogni caso, la sua ortodossia ebbe come conseguenza l'esilio (653). Nel 658 ritornò a Costantinopoli, ma fu esiliato di nuovo. Nel 662 patì nuovamente l'esilio oltre alla mutilazione della lingua e della mano destra. Morì a Lanzica, Georgia, regione nella quale venne deportato.

Opere: Vari problemi e dubbi della Sacra Scrittura a Talassio; Problemi, interrogativi e risposte; centurie sopra l'amore; centurie sopra la teologia e l'economia, ecc.

Teologia: Fu un fermo difensore delle tesi di Calcedonia e come tale venne difeso nel sesto Concilio ecumenico del 680.

Massimo di Torino. (inizio)

Fu il primo vescovo di Torino del quale abbiamo notizia. Si spense fra il 408 e il 423. Grazie agli studi di A. Mutzenbecher e, successivamente, a quelli di M. Pellegrino, è stato possibile stabilire la lista autentica dei suoi sermoni che ammontano ad ottantanove.

Melitone di Sardi. (inizio)

Vita: Sappiamo molto poco sulla vita di Melitone, salvo il fatto che fu vescovo di Sardi durante il II secolo.

Opere: Benché sembra che abbia redatto una ventina di opere, ci sono giunte, in modo frammentario, soltanto un'Apologia, che scrisse verso il 170 diretta all'imperatore Marco Aurelio, e un'omelia pasquale.

Merobaudes. (inizio)

Vita: Nato in Andalusia, si trasferì a Ravenna dove fu poeta ed oratore di corte degli imperatori Valentiniano e Ezio.

Opere: Ci sono giunti due panegirici, quattro frammenti di brevi poemi (scoperti da Niehbur) e un poema dal titolo Su Cristo o Lode a Cristo, che venne in un primo tempo attribuito da Camers a Claudiano ma, soprattutto dopo gli studi di S. Gennaro, nessuno mette più in dubbio che queste opere siano da attribuire alla penna di Merobaudes.

Messaliani. (inizio)

Eretici  il cui nome deriva dal siriano " messallein " (pregare)  nati nella seconda metà del IV secolo ad Edessa e regioni vicine della Mesopotamia. Condannati nel 431 nel concilio di Efeso, buona parte delle loro posizioni eretiche sopravvissero sotto il nome di Macario l'egiziano al riparo della sua fama di ortodossia. Fu dom L. Villacourt il primo a scoprire tale circostanza che venne confermata da H. Dörries; A. Wilmart; A. Jülicher e G. L. Marriott. H. Dörries ha creduto anche di identificare Simeone il messaliano con l'autore delle Omelie spirituali attribuite a Macario. Vedi Macario l'egiziano; Simeone il messaliano.

Metodio. (inizio)

Vita: Non sappiamo quasi nulla della sua vita, giacché Eusebio non ne fa mensione nella sua HE. F. Diekamp ha ritenuto che fu probabilmente vescovo di Filippi, benché sia vissuto per una buona parte della sua vita a Licia. Morì martire nel 311 a Calcide di Eubea.

Opere: È autore di un Dialogo sulla verginità anche conosciuto come Il Banchetto; un trattato Sul libero arbitrio; un trattato dal titolo: Aglaofone, o Sulla risurrezione; una serie di libri Contro Porfirio e alcune opere esegetiche. Tuttavia, la maggior parte delle opere che gli è sopravvisuta si trova in uno stato frammentario.

Teologia: Metodio ebbe una singolare rilevenza nell'opporsi alle tesi origeniste sulla preesistenza dell'anima così come sul concetto spiritualista della risurrezione del corpo. Vedi Origene.

Milziade. (inizio)

Vita: Retore nato in Asia Minore e contemporaneo di Taziano. Potrebbe essere stato discepolo di Giustino. Fa parte degli apologisti greci.

Opere: Sono andate perdute tutte le sue opere. Pare che abbia scritto un'apologia del cristianesimo diretta a Marco Aurelio e Lucio Vero. Si oppose alle estasi dei montanisti e agli gnostici valentiniani. Vedi Montano; Valentino.

Minucio Felice. (inizio)

Vita: Avvocato romano e autore del dialogo Ottavio, che è l'unica apologia scritta in latino durante il periodo delle persecuzioni. Nell'opera si manifesta una notevole imparzialità in relazione ai punti di vista dei pagani, benché questi vengano confutati con chiarezza e fermezza. Sono evidenti le influenze di Cicerone e di Seneca, così come le citazioni di altri autori classici. Viceversa, la Scrittura non è ricordata neanche una volta, forse per arrivare più facilmente ai pagani che non la conoscevano. L'Ottavio fu scritto intorno al 197, data dell'Apologia di Tertulliano, e vi è anche la possibilità che sia precedente a quest'ultima.

Montano. (inizio)

Capo e ispiratore di una corrente scismatica sorta in Frigia alla fine del II secolo d.C. Forse, poco dopo essersi convertito al cristianesimo, Montano fu rapito da estasi che interpretò come provenienti dallo Spirito Santo, ma che i suoi avversari attribuirono ad una possessione diabolica. Insistendo sul ruolo dello Spirito Santo nella Chiesa, Montano relativizzò pericolosamente il ruolo dei vescovi insistendo sulla superiorità dei profeti. Presto trovò numerosi seguaci che trovavano maggiori incentivi spirituali nella pratica dei carismi che in una tiepidezza ecclesiale e che vedevano il messaggio di esigenza etica di Montano più coerente con i Vangeli che le posizioni più rilassate dei vescovi. Si produsse così un fenomeno che si ripeterà, salvo le opportune differenze, con il donatismo e il priscillianismo. Questo può altresì aiutare a comprendere perché il montanismo arrivò ad estendersi a regioni tanto lontane da quella di origine come la Gallia o anche perché venne accettato da personaggi del calibro di Tertulliano. Concretamente non si può dire che Montano mantenne posizioni eretiche, ma la sua mancanza di tatto e di discernimento nell'analizzare le sue esperienze personali  forse frutto di qualche disordine mentale  e il suo disprezzo per coloro che non condividevano il suo punto di vista, unitamente agli estremismi di alcuni seguaci, portarono alla rottura della comunione con la maggioranza dei cristiani, in modo penoso e del tutto ingiustificato.

Museo di Marsiglia. (inizio)

Vita: Sacerdote di Marsiglia che, per suggerimento del vescovo Venerio e succesivamente di Eustasio, compilò durante il V secolo un lezionario, un responsoriale, un sacramentario e una raccolta di omelie.

N

Nemesio di Emesa. (inizio)

Vita: Sappiamo soltanto che fu uno dei successori di Eusebio nella diocesi di Emesa.

Opere: Fu autore, alla fine del IV secolo, di un trattato Sulla natura dell'uomo.

Nestorio. (inizio)

Vita: Nacque dopo il 381 da genitori persiani a Germanicia, nella Siria dell'Eufrate. Studiò nella scuola di Antiochia. Successivamente entrò nel monastero di Sant'Euprepio, acquistando fama di predicatore nella Chiesa di Antiochia nella quale era sacerdote. Nel 428 Teodosio II lo promosse alla sede di Costantinopoli. Benché perseguitasse con durezza diversi eretici, presto anch'egli fu accusato di eresia perché predicava pubblicamente la cristologia antiochena. Il 22 giugno 431 venne deposto dal concilio di Efeso, convocato da Teodosio su sua istanza. In questo stesso anno Nestorio fu inviato dall'imperatore al monastero di Sant'Euprepio. Nel 435 fu esiliato a Oasis nell'alto Egitto. Era ancora vivo nel 450, ma non conosciamo gli avvenimenti successivi a questa data.

Opere: Nestorio scrisse molte opere ma, poiché nel 435 Teodosio II ordinò la distruzione dei suoi libri, molto del suo lavoro è andato perduto. Nel 1905 F. Loofs ricompilò ed editò ciò che era rimasto: ci è giunto integro soltanto il Bazar Heraclidis (Il Bazar di Eraclide di Damasco).

Teologia: Non è facile definire con chiarezza la cristologia di Nestorio. Il suo Bazar, di fatto, evidenzia una elevatezza di pensiero che portò diversi studiosi (A. von Harnak, J. B. Bethune-Baker, I. Rucker, ecc.) a rivalutarlo come teologo. Ciò nonostante, Nestorio predicò, senza dubbio, che Maria non poteva essere chiamata Theotokos (madre di Dio). Inoltre, sostenne che vi erano due persone distinte in Cristo incarnato.

Niceta di Remesiana. (inizio)

Vita: Fino agli studi di A. E. Burn e G. Morin sapevamo poco su questo vescovo che si era giunti a confondere con Niceta di Aquileia (454-485) e con Nicezio di Treviri (527-566). Sembra che Niceta abbia esercitato il suo ministero in Remesiana e che sia morto dopo il 414.

Opere: Fu autore di una istruzione ai catecumeni, che non ci è giunta completa, di un trattato dal titolo: De diversis appellationibus (cioè Iesu Christo convenientibus), di un sermone Sull'utilità del canto sacro, di un altro dal titolo: De vigiliis e di un Te Deum.

Nilo di Ancira. (inizio)

Vita: Abate o archimandrita di un monastero vicino ad Ancira (Ankara) alla fine del IV secolo e inizi del V. Fu discepolo di Giovanni Crisostomo e morì poco dopo il 430. La sua biografia, contenuta nelle Narrazioni, è chiaramente leggendaria.

Opere: Sfortunatamente un buon numero di opere attribuite a Nilo  nella quasi globalità in relazione con all'ascetismo  sono di altri autori, alcuni dei quali sospetti di eresia.

Nilo il Sanaìta. (inizio)

Nome con il quale viene anche conosciuto Nilo di Ancira. Vedi Nilo di Ancira.

Nonno di Panopoli. (inizio)

Vita: Poeta pagano egiziano, nato a Panopoli verso il 400. Si convertì al cristianesimo dopo aver raggiunto una grande popolarità con la sua opera.

Opere: Scrisse il poema greco più ampio che si conosca, le Dionisiache, dove, in quarantotto libri, narra il viaggio di Dioniso in India. Gli si è anche attribuita una parafrasi in esametri del Vangelo di Giovanni.

Novaziano. (inizio)

Vita: Di origine probabilmente Frigia, sembra che soffrisse di possesione diabolica e, essendo aiutato da vari esorcisti, ricevette il battesimo perché si credeva in punto di morte (HE, VI, 43). Successivamente non ricevette la cresima, ma venne ordinato sacerdote. Verso il 250 già godeva di una posizione rilevante tra il clero romano. Di Novaziano si conoscono due lettere in risposta a quelle di Cipriano di Cartagine nelle quali il clero di Roma afferma di concordare con questi sul comportamento da tenere nei riguardi dei lapsi, sebbene dilazioni la decisione fino al momento in cui a Roma verrà eletto un nuovo vescovo. Le lettere sono firmate da Novaziano  che dimostra attraverso di esse di essere un personaggio fuori del comune  il quale sembra nutrisse speranze di essere eletto vescovo di Roma. L'elezione di Cornelio nel 251 e l'indulgenza di quest'ultimo di fronte ai lapsi contribuirono a radicalizzare la posizione di Novaziano. Infatti, egli esigeva che gli apostati venissero scomunicati per sempre, provocando così uno scisma che, come sembrano dimostrare le testimonianze, si fondava più su questioni personali che teologiche. Lo scisma di Novaziano trovò adepti dalla Spagna alla Siria e la sua influenza durò per molti anni. I suoi seguaci si autodenominarono " càzaroi " (i puri), e vennero scomunicati da un sinodo che si tenne a Roma. Non sappiamo altro della sua vita successiva, benché alcune fonti indichino che morì martire durante la persecuzioni di Valeriano. Di fatto, una tomba con il nome di Novaziano martire, scoperta a Roma nell'estate del 1932, sembra essere con buone probabilità la sua.

Opere: Scrisse un trattato Sulla Trinità, tre opere contro i giudei intitolate: Sulla circoncisione, Sul sabato e Sui cibi giudaici, un'opera Sugli spettacoli, un'altra Sul pregio della pudicizia e tre lettere.

O

Odi di Salomone. (inizio)

Scoperte nel 1905 da Rendell Harris, sono un insieme di quarantadue Inni  alcuni dei quali con elementi gnostici  che, scritti durante il II secolo, potrebbero aver avuto origini giudee, venendo successivamente interpolati da autori cristiani. In tali interpolazioni sono da sottolineare alcuni aspetti teologici, come la descrizione dell'Incarnazione e la discesa " ad inferos ". L'ode n. 19 contiene, probabilmente, il primo riferimento al parto indolore di Maria. Vedi Gnosticismo; Interpolazioni negli apocrifi.

Olimpio. (inizio)

Vita: Vescovo spagnolo del IV secolo citato da Agostino come " grande uomo nella Chiesa e nella gloria di Cristo ".

Opere: Fu autore di un'opera antipriscillianista, dal titolo: Contro coloro che incolpano la natura e non il libero arbitrio.

Onorato di Arles. (inizio)

Vita: Nacque nella Gallia belga, presumibilmente in una famiglia consolare. Convertitosi al cristianesimo durante l'adolescenza, si ritirò in una grotta a Sterel e, successivamente, nell'isola di Lérins nella quale fondò un monastero. Nel 428 fu eletto vescovo di Arles. Morì nel 430.

Opere: Non si sono conservate né le sue lettere né la sua Regola.

Oracoli di Sesto. (inizio)

Collezione di massime morali attribuite al filosofo pitagorico Sesto. Apparentemente, un autore cristiano  forse di Alessandria  li revisionò alla fine del II secolo. Data la somiglianza di alcune delle massime con il pensiero di Clemente di Alessandria, si è supposto che proprio quest'ultimo ne fosse stato il revisore.

Oracoli sibillini. (inizio)

Il genere letterario sibillino nacque nel paganesimo dove le sibille  che a differenza delle pitonesse di Delfo non erano personaggi reali  predicevano il futuro. Il genere cominciò ad essere utilizzato dai Giudei un paio di secoli prima di Cristo e da questi passò ai cristiani. Come accadde per altri aspetti spirituali, la felice utilizzazione dei cristiani di questo genere ne motivò l'abbandono da parte dei Giudei. I vv. 249-251 del II libro degli oracoli sibillini, che è stato datato al II secolo (E. Suárez della Torre) e III (A. Díez-Macho), sono stati considerati da alcuni autori come interpolazioni cristiane e, a volte, come il primo testo in cui si fa riferimento all'intercessione della Vergine Maria (Kurfess, E. Suárez della Torre). Il passo in questione ha un dubbio appoggio testuale  come sottolineò il francescano B. Bagatti  ma, nonostante ciò, come ha segnalato C. Vidal Manzanares, l'iconografia del testo sembra suggerire che esso vada piuttosto riferito alla nazione di Israele, che intercede  ma fallisce!  in favore dei gentili. L'opera sarebbe, pertanto, interamente giudea. Mentre il passo rinvenuto in VIII, 456-472 sembra proprio essere un'interpolazione cristiana con considerevoli influenze soprattutto del Vangelo di Luca. Vedi Interpolazioni apocrife.

Orienzio. (inizio)

Vita: Oggi si suole identificare Orenzio con il vescovo di Auch, in Guascogna, il quale nel 439 intervenne come mediatore fra i Visigoti, da un lato, e Ezio e Littorio, dall'altro.

Opere: Fu autore di un Commentario, un sermone in versi, nel quale si raccoglie una breve confessione di fede Trinitaria seguita da un'esposizione della morale.

Origene. (inizio)

Vita: Nato verso il 185 in una famiglia cristiana di Alessandria, perdette il padre Leonide durante la persecuzione di Settimio Severo (202). Poiché l'amministrazione imperiale confiscò il suo patrimonio, dovette dedicarsi all'insegnamento per sopravvivere e sostenere la sua famiglia. Gli fu affidata la scuola dei catecumeni in Alessandria, che diresse conducendo una vita esemplare. È durante questo periodo che avvenne la sua famosa auto-castrazione. Negli anni che vanno dal 203 al 231, nei quali diresse la scuola d'Alessandria, si recò a Roma, in Arabia e in Palestina in occasione del sacco di Alessandria per mano di Caracalla. Ordinato sacerdote mentre era di passaggio a Cesarea, Demetrio di Alessandria, secondo Eusebio, mosso dall'invidia, convocò un sinodo nel quale, argomentando che un eunuco non poteva essere ordinato sacerdote, Origene fu scomunicato. Nel 231 un altro sinodo lo depose dal servizio sacerdotale. Alla morte di Demetrio (232), Origene ritornò ad Alessandria, ma Eraclio, il nuovo vescovo, rinnovò la scomunica. Di fronte ad una tale situazione, Origene partì per Cesarea di Palestina, cominciando una nuova vita, giacché il vescovo di questa città gli affidò una nuova scuola di teologia. Verso il 244 tornò in Arabia, cercando di convincere il vescovo di Bostra, Berillo, dell'errore del suo monarchismo. Dopo aver sopportato numerose sofferenze durante la persecuzione di Decio, morì a Tiro nel 253. Dopo la sua morte si discusse  con ragione  del carattere eterodosso di alcune delle sue idee. Verso il 400, Epifanio di Salamina lo condannò in un sinodo che ebbe luogo vicino Costantinopoli e il papa Anastasio fece lo stesso in una lettera pastorale. Il concilio di Costantinopoli (543) pronunciò quindici anatemi contro Origene, decisione che venne sottoscritta da Vigilio, vescovo di Roma, e dagli altri patriarchi.

Opere: Epifanio dice che Origene scrisse seimila opere, ma della maggior parte di esse, forse a causa delle controversie relative al carattere eretico delle stesse, conosciamo solo il titolo (di ottocento opere). La maggior parte di esse sono riferite alla Bibbia e i suoi Hexapla sono il primo tentativo di redigere un testo critico dell'Antico Testamento. In esso il testo è sviluppato in sei colenne: ebraico con alfabeto ebraico, ebraico con alfabeto greco, la traduzione greca di Aquila, la traduzione greca di Simmaco, i LXX e la traduzione di Teodozione. Ai salmi aggiunse tre versioni in più formando le Enneapla. Inoltre redasse un'altra edizione in solo quattro colonne, le Tetrapla. Scrisse inoltre omelie, commenti e chiose su tutti i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento. Scrisse anche diverse opere dogmatiche (Il Perì Archon, la Disputa con Eraclide, il trattato Sulla risurrezione, ecc.) e apologetiche, di cui la più importante è Contro Celso.

Teologia: In quanto alla dottrina della divinità, Origene usò frequentemente il termine " Trinità ", rifiutando il modalismo che non faceva distinzione fra le tre Persone divine. Sottolineò che il Figlio non ebbe principio né ci fu un tempo in cui non esistette. Inoltre coniò il termine " consostanziale " (homousios) che tanta importanza avrà nell'opposizione ad Ario. Malgrado ciò, Origene suppose un ordine gerarchico all'interno della Trinità, e ciò spiega la successiva accusa di subordinazionismo. In campo mariologico, benché Sozomeno (HE, VII, 32) sottolinei che Origene chiamasse Madre di Dio (Theotokos) Maria, non ci è giunto nessun passo in cui si possa convalidare tale affermazione. È certo invece che Origene ha insistito sulla necessità di considerare Maria come Madre per poter comprendere il Vangelo (Comm. In Ioh., I, 6). In campo ecclesiologico, Origene considerava la Chiesa popolo dei credenti e corpo di Cristo. Fuori di essa, nessuno può salvarsi né può avere la fede, giacché gli eretici non possiedono la fede, ma solo una vana credulità. In campo sacramentale, Origene sostenne il battesimo dei bambini (Hom. in Lev., VIII, 3) come mezzo per la remissione del peccato originale. Credeva in una sola remissione di peccati, quella battesimale, sebbene per ottenere il perdono dei peccati commessi dopo il battesimo enumeri altri sette mezzi: il martirio, l'elemosina, il perdono di chi ci ha offeso, la conversione del peccatore, la pratica dell'amore e la confessione del peccato  in alcune occasioni sembra fare riferimento ad un sacerdote, e in altre ad un credente maturo il quale deve consigliare se il peccato commesso debba essere confessato in pubblico oppure no . L'idolatria, l'adulterio e la fornicazione sembrano riservate al perdono sacerdotale, ma dovono essere precedute da una penitenza pubblica e prolungata. In quanto all'Eucaristia, coesiste in Origene un'interpretazione allegorica (che identifica il corpo e il sangue di cui parla la Scrittura con l'insegnamento di Cristo) ed una reale, con la quale Origene afferma che, per mezzo dell'orazione, il pane si converte in corpo santo. Origene sembra sostenere che l'interpretazione letterale era quella comune nella Chiesa, ma destinata alle anime semplici (In Mat., XI, 14), mentre quella simbolica è più degna di Dio ed è sostenuta dai sapienti (In Ioh., XXXII, 24; In Mat., LXXXVI). Dubbiose però furono le sue idee escatologiche, giacché negava il castigo eterno dei condannati sostituendolo con un fuoco purificatore per tutti, che si sarebbe concluso con la salvezza universale  senza escludere né Satana né i demoni  in un processo di restaurazione cosmica o apokatastasi. Questa tesi, unita a quella della preesistenza delle anime  un residuo platonico  e alcune conclusioni derivate da una eccessiva allegorizzazione del testo biblico, come quella di attribuire uno stato spirituale e senza corpo fisico agli esseri umani prima della caduta, furono giustamente condannate dalla Chiesa in varie occasioni, come del resto abbiamo già precedentemente sottolineato. Vedi Epifanio di Salamina.

Orosio. (inizio)

Vedi Paolo Orosio.

Orsiesio. (inizio)

Vita: Successore di Pacomio e Petronio. Si spense intorno al 380.

Opere: Gli si è attribuito un trattato intitolato: Dottrina sulla formazione monastica, che figura come appendice nella traduzione di Girolamo della regola di Pacomio. Per alcuni studiosi (Quasten, ecc.) la minuziosità dell'opera la fa considerare una fonte estremamente valida per ciò che concerne lo studio sia dello spirito di Pacomio che della sua regola.

Osio di Cordova (c. 257 - c. 357). (inizio)

Vescovo di Cordova, in Spagna (c. 295), che patì la persecuzione attuata da Massimiano contro i cristiani (303-305). Prese parte al concilio di Elvira (c. 306) e si mostrò strenuo oppositore degli ariani e dei donatisti. Consigliere dell'imperatore Costantino per gli argomenti ecclesiastici (312-326), ebbe una parte rilevante nel Concilio di Nicea (325), presiedendo, inoltre, quello di Sardi (343). La sua opposizione all'imperatore Costanzo II, che pretendeva di ottenere la condanna di Atanasio, portò alla sua detenzione a Sirmio. Proprio in quel luogo, sotto pressione, sottoscriverà (357) una formula che contemplava concessioni verso gli ariani. Posto nuovamente in libertà, e di ritorno alla sua diocesi, ripudierà tale sottoscrizione affermando gli era stata estorta con violenza alla quale aveva dovuto cedere. Si spense poco dopo.

Ottato di Milevi. (inizio)

Vita: Sappiamo soltanto che fu vescovo di Milevi (Numidia) agli inizi dell'eresia donatista.

Opere: Vi è una scarsità di dati riguardanti questo autore, tuttavia la sua opera riveste un'importanza consistente poiché Ottato fu autore della prima opera scritta contro i donatisti in un'epoca  precedente ad Aurelio e ad Agostino  in cui la Chiesa africana non si era ancora difesa con efficacia da costoro. Il suo scritto Contro la calunnia di Donato è anche conosciuto con il titolo di Contro Parmeniano, vescovo donatista, contro cui l'opera venne diretta. Vedi Agostino; Donatismo.

P

Paciano di Barcellona. (inizio)

Vita: Vescovo di Barcellona, morto durante il regno di Teodosio, sebbene prima del 392.

Opere: Fu autore di vari opuscoli come il Cervus (contro le feste pagane di Capodanno) e Contro i novaziani.

Pacomio. (inizio)

Vita: Nato in una famiglia di pagani, si convertì al cristianesimo a vent'anni frequentando la scuola ascetica di Palemone. Intorno al 320 iniziò il suo primo cenobio, a Tabennisi, vicino Dendera, nella Tebaide. Con esso poneva le basi del monachesimo cenobitico tutt'ora esistente. Morì nel 346.

Opere: La regola di Pacomio ci è giunta in modo frammentario  salvo la traduzione latina di Girolamo che ebbe molta influenza in occidente  e in due versioni. A parte questo, fu autore di alcune esortazioni ai monaci e di undici lettere agli abati e ai fratelli dei monasteri. Stranamente, due di esse sono state scritte in codice così da non poter essere decifrate.

Padri alessandrini. (inizio)

Vedi Ammonio; Clemente di Alessandria; Costituzione ecclesiastica degli apostoli; Dionigi di Alessandria; Esichio di Gerusalemme; Origene; Panteno; Pietro di Alessandria; Pierio.

Padri apostolici. (inizio)

Vedi Clemente di Roma; Didachè; Lettera di Barnaba; Ignazio di Antiochia; Papia di Gerapoli; Pastore di Erma; Policarpo di Smirne.

Padri cappadoci. (inizio)

Vedi Basilio il Grande; Gregorio di Nazianzo; Gregorio di Nissa; Anfilochio di Iconio; Asterio di Amasea.

Palladio. (inizio)

Vita: Nacque in Galazia nel 363 o 364. Nel 388 si trasferì in Egitto per incontrare gli eremiti. Poiché non poté completare il suo noviziato con l'eremita di Tebe, Doroteo, a causa della sua cagionevole salute, si recò nel 390 a Nitria e successivamente a Celia insieme a Macario ed Evagrio. Dopo una recrudescenza del male, gli si consentì di recarsi in Palestina dove il clima era più favorevole alla sua salute. Verso il 400 fu consacrato vescovo di Elenopoli, in Bitinia. Nel 405 si recò a Roma per difendere la causa di Giovanni Crisostomo, venendo esiliato l'anno successivo nell'alto Egitto da Arcadio. Ritornato nel 412 o 413, fu consacrato vescovo di Aspuna, in Galazia. Morì poco dopo il concilio di Efeso (431).

Opere: Palladio fu senza dubbio lo storico più rilevante del monachesimo. La sua opera maggiore è la Historia Lausiaca  il nome deriva da Lauso, camerlengo di Teodosio II, al quale fu dedicata . Scrisse anche un Dialogo sulla vita di san Giovanni, probabilmente la fonte più importante per la biografia di Giovanni Crisostomo, e un trattato Sui popoli dell'India e sui bramini, anche se forse solo la prima parte di questa opera è attribuibile a lui. Vedi Evagrio; Giovanni Crisostomo; Macario.

Panfilo di Cesarea. (inizio)

Vita: Nato a Berito di Fenicia, Panfilo studiò ad Alessandria sotto Pierio, il successore di Origene. Successivamente si stabilì a Cesarea di Palestina, dove fu ordinato sacerdote da Agapito. Maestro di Eusebio di Cesarea, venne torturato e imprigionato durante la persecuzione di Massimino Daia (307) e giustiziato nel 309 o nel 310.

Opere: Scrisse un'Apologia di Origene e si distinse per il suo lavoro di bibliotecario e di copista.

Panteno. (inizio)

Vita: Nacque in Sicilia. Prima filosofo stoico, successivamente si convertì al cristianesimo e intraprese un viaggio missionario che lo condusse fino in India. Giunto ad Alessandria, divenne il primo direttore, di cui abbiamo notizia, di questa scuola, occupandosene fino a poco prima del 200.

Opere: Non sappiamo se veramente scrisse qualche opera. Ciò nonostante, H. I. Marrou gli ha attribuito la redazione della Lettera a Diogneto.

Paolino di Nola. (inizio)

Vita: Meropio Ponzio Anizio Paolino nacque in una famiglia aristocratica e senatoriale verso il 353 a Bordeaux. Ebbe come maestro Ausonio. Verso i vent'anni venne a Roma e nel 379 fu nominato governatore della Campania. Sposatosi con Terasia  che presumibilmente influì sulla visione spirituale della vita  visse in Spagna. Successivamente ricevette il battesimo a Bordeaux nel 389 e fu ordinato nel 394 a Bacellona. L'anno successivo vendette le sue immense proprietà e si recò a Nola, abbracciando la vita monastica. Fra il 409 e il 413 fu ordinato vescovo. Morì verso il 431.

Opere: Ci sono giunte cinquantuno lettere e trentatré carmi. Forse scrisse un'opera Contro i pagani, che però non ci è giunta, e un panegirico per l'imperatore Teodosio.

Paolino di Pella. (inizio)

Vita: Nacque a Pella (Macedonia) alla fine del 376 o agli inizi del 377. Il suo nonno materno fu Ausonio. Quando egli aveva nove mesi, la famiglia si trasferì a Cartagine e successivamente a Bordeaux, regione dove terminò i suoi studi e si sposò. Avendo mantenuto un atteggiamento di collaborazionista con i Goti, soffrì, successivamente, le rappresaglie dei Gallo-Romani. Si convertì verso il 421 o il 422 e passò il resto della sua vita a Marsiglia. Morì verso il 459.

Opere: Fu autore del Ringraziamento a Dio intrecciato alla rappresentazione della mia vita, un poema autobiografico pubblicato nel 459 e destinato a innalzare una lode a Dio per il modo in cui si era manifestato nella sua vita.

Paolo Orosio. (inizio)

Vita: Nacque a Braga fra il 375 e il 380. Durante l'invasione dei Goti si rifugiò in Africa, dove presentò ad Agostino un elenco degli errori priscillianisti e origenisti che circolavano nella penisola Iberica. Inviato da Agostino a Betlemme per consultare Girolamo sul problema dell'origine dell'anima, nel 415 partecipò a Gerusalemme al sinodo convocato dal vescovo Giovanni contro Pelagio (" serpente " e " dragone abominevole " a detta di Orosio). Di fronte al vicolo cieco nel quale si trovò, Orosio scelse di rimettere la soluzione del problema a papa Innocenzo. Non essendo possibile per lui tornare in Spagna, già occupata dai barbari, decise di ritornare ad Ippona.

Opere: Scrisse un Ammonimento sugli errori dei priscillianisti e degli origenisti, un Libro apologetico contro i pelagiani e Sette libri di storia contro i pagani. Vedi Agostino; Origene; Pelagio; Priscilliano.

Paolo di Samosata. (inizio)

Vita: Nato a Samosata, fu governatore e ministro del tesoro della regina Zenobia di Palmira. Nell'anno 260 venne consacrato vescovo di Antiochia. Sostenitore della tesi secondo la quale Cristo era stato un " uomo comune " (HE, VII, 27), tra gli anni che vanno dal 264 al 268 si celebrarono tre sinodi in Antiochia con l'intenzione di discutere le sue tesi cristologiche. Il terzo concilio (268) infine lo destituì. Stranamente, il concilio condannò la parola " homousios " (consostanziale) per il fatto che veniva impiegata da Paolo, ma successivamente questa stessa parola diverrà essenziale nella lotta contro l'arianesimo. Vedi Ario.

Papia di Gerapoli. (inizio)

Vita: Vescovo di Gerapoli in Asia Minore. Secondo Ireneo (Adv. haer., V, 33) fu amico di Policarpo di Smirne e ascoltò la predicazione di san Giovanni. Tuttavia, il fatto che Papia parli sia di un Giovanni apostolo sia di un altro discepolo non consente di sapere chiaramente chi in realtà ascoltò predicare.

Opere: Fu autore di una Esposizione delle parole del Signore, scritta intorno al 130, sebbene di questa opera ci siano giunti scarsi frammenti.

Teologia: Sappiamo poco della teologia di questo autore, anche se è evidente che, dal punto di vista escatologico, mantenne una posizione favorevole al millenarismo.

Pastore. (inizio)

Vita: Vescovo ordinato a Lugo insieme a Siagrio nel 433. Fu vescovo di Palencia e morì durante la sua detenzione a Orléans nel 457.

Opere: Scrisse un simbolo della fede cristiana nel quale condannava, fra gli altri, i priscillianisti. Ancora oggi esiste un accordo quasi generale nell'identificare questo simbolo con il Libello, anch'esso a modo di simbolo di fede  un ampliamento del simbolo del primo Concilio di Toledo del 400 , pubblicato da P. Labbe. Vedi Priscilliano.

Pastore di Erma. (inizio)

Opera che rientra tra quelle cosiddette dei Padri apostolici. Alcuni studiosi preferiscono considerarla un'apocalisse apocrifa (Quasten), anche se ciò è discutibile. L'autore fu probabilmente un giudeo convertito al cristianesimo e di famiglia bisognosa. L'opera narra diverse visioni avute da Erma a Roma. Probabilmente risale all'epoca di Clemente, ma la sua redazione ebbe luogo durante il pontificato di Pio I. Ireneo, Tertulliano  nel suo periodo montanista  e Origene considerarono l'opera ispirata e facente parte della Scrittura. Ciò nonostante, in Occidente non fu molto conosciuta. Il Frammento Muratoriano afferma che l'opera poteva essere letta soltanto in privato, ma Origene ci dice che l'opera era letta anche in pubblico in alcune chiese.

Teologia: Sul piano sacramentale, il Pastore di Erma riconosce una penitenza, o perdono dei peccati, oltre a quella offerta nel battesimo, ma dà l'impressione che il perdono fosse accordato solo una volta nella vita; ciò ha provocato forti controversie. Inoltre, considerava il battesimo indispensabile per la salvezza fino al punto da affermare che gli apostoli e maestri sperimentarono una discesa " agli inferi " con la finalità di battezzare i giusti, morti prima della venuta di Cristo. In campo cristologico, il Pastore identifica lo Spirito Santo con il Figlio di Dio, sebbene creda nella Trinità, composta, secondo la sua ottica, dal Padre, dallo Spirito Santo o Figlio di Dio e dal Salvatore. In campo ecclesiologico, Erma considera la Chiesa la prima delle creature giacché per essa fu creato il mondo. Sul piano morale, permette le seconde nozze, ma rifiuta la possibilità di divorzio, benché ammetta la separazione dall'adultera.

Pelagio. (inizio)

Vita: Nacque in Bretagna verso il 354, probabilmente figlio di funzionari romani della regione. Fra il 380 e il 384 arrivò a Roma, mentre era papa Atanasio, e fu battezzato. Non si sa se Pelagio fosse monaco, benché V. Grossi sostenga che potesse esserlo, anche se della specie secolare e non cenobitica. Ebbe grande successo fra le famiglie romane. Nel 410, dopo il sacco di Roma, si rifugiò in Africa e successivamente si recò a Gerusalemme. Alla fine del 415 due vescovi galli esiliati, Eros e Lazzaro di Aix, a Dioscopoli accusarono Pelagio di difendere la possibilità di reale impeccabilità dell'uomo in base al suo libero arbitrio e la sua capacità di obbedire ai comandamenti divini. La disputa magistralmente impostata da Pelagio, che prese le distanze da Celestio, si concluse con la sua assoluzione. Ciò nonostante, la Chartula defensionis giunse ad Agostino, provocando la reazione di cinque vescovi africani che chiesero a Innocenzo I di condannare Pelagio, cosa che il papa fece nonostante manifestasse la speranza di un cambiamento di atteggiamento da parte di quest'ultimo. Morto Innocenzo I nel 417, gli succedette Zosimo, che convocò Pelagio e Celestio nella Basilica di San Clemente, in quello stesso anno. Questi adottarono nuovamente una brillante linea di difesa fino al punto da essere non soltanto assolti, ma da ottenere anche la revoca della condanna del 411 di Celestio. Gli Africani convocarono allora un concilio nel loro continente, che elaborò un documento che chiedeva a Roma la condanna di Pelagio e Celestio. Zosimo, nel 418, rispose negativamente alle pressioni degli Africani. Questi ultimi allora ricorsero a Ravenna da dove venne emanato un rescritto di condanna il 30 aprile 418 e un altro alla fine di quello stesso anno. Il concilio di Cartagine di quello stesso anno condannò varie proposizioni pelagiane, e ciò, unito all'atteggiamento imperiale, portò Zosimo a scrivere la lettera Tractoria del 418, nella quale fece sua la decisione di Cartagine e chiese l'adesione delle principali sedi episcopali di Oriente e Occidente. Pelagio, quindi, si rifugiò in Egitto. Nel 425 Valentiniano III dettò un rescritto contro i pelagiani del sud delle Gallie e infine il concilio di Efeso dichiarò anateme le tesi di costoro. I papi Bonifacio e Celestino adottarono la linea del concilio di Cartagine e della Tractoria di Zosimo.

Opere: C. P. Caspari ha diviso le opere di Pelagio in certe, dubbiose e di altri autori, sebbene il suo punto di vista fosse assai lontano dall'essere unanimemente accettato. A questa difficoltà va unito il fatto che, già all'epoca di Pelagio, lui e i suoi seguaci negavano di assumersi la redazione di alcuni scritti proprio per evitare le condanne canoniche. Fra le sue opere certe emergono: Spiegazione delle tredici lettere paoline, il libro Sulla durezza di cuore del faraone, Esposizione interlineare del libro di Giobbe, il Libello sulla fede, ecc.

Teologia: V. Grossi ha diviso la teologia pelagiana in tre periodi rispettivamente situati prima del 411, fra il 411 e il 418 e dopo il 418. Nella prima fase Pelagio si dichiara credente in una predestinazione che proviene dai meriti derivati dall'osservanza dei precetti divini resa possibile dalla libertà personale insita nella natura umana. Dio predestina alla salvezza gli obbedienti, coloro che sa che rimarranno fedeli cristiani riuscendo a sopportare  senza venir meno  le sofferenze che potranno patire. In un secondo tempo, Pelagio nega di credere in un traducianesimo del peccato originale  che si scontra, fra le altre cose, con la pratica del battesimo dei bambini precisamente destinato a cancellare tale peccato nel bambino  e sostiene che tutti gli uomini nascono nella stessa condizione di Adamo  la morte è qualcosa di naturale  giacché il peccato di questi non ebbe conseguenze sui posteri che possono peccare o non peccare. Se i bambini venivano battezzati non era per rimettere un peccato, ma per rigenerarli. La natura umana ha la possibilità naturale di fare il bene ed evitare il male  altra cosa che necessariamente contrastava con la teologia di Agostino  riducendo così la grazia alla Legge rivelata da Dio per mostrare agli uomini ciò che va fatto. La grazia, quindi, si riduce praticamente alla libertà e la salvezza viene anch'essa ottenuta dall'uomo in base ai suoi propri e unici sforzi. Dopo Pelagio (dopo il 418), le posizioni andarono progressivamente radicalizzandosi intorno all'eresia del predestinazionismo (Dio predestina alcuni alla salvezza ed altri alla condanna; Cristo non morì per tutti, ma solo per i predestinati; Dio non desidera la salvezza di tutti, ecc.) condannata nel concilio di Arles del 473 e recuperata da Calvino nel XVII secolo nella sua Istituzione della religione cristiana e dal sinodo di Dort. Vedi Agostino di Ippona; Bonifacio; Celestino; Celestio; Innocenzo I.

Pettorio. (inizio)

Nome che si riferisce ad un epitaffio cristiano rinvenuto in sette frammenti in un antico cimitero cristiano vicino ad Autun (Francia) nel 1830. J. P. Pitra  come del resto G. B. De Rossi  lo datò agli inizi del II secolo, mentre F. Le Blant e J. Wilpert lo hanno situato alla fine del III secolo. Quasten ha posto la data della sua redazione fra il 350 e il 400 in base alla forma e allo stile delle lettere, sebbene riconosca che la fraseologia è simile a quella dell'epitaffio di Abercio. Il poema che compare in questo epitaffio  tre distici e cinque esametri  è nella sua prima parte di carattere dottrinale e chiama il battesimo " fonte immortale di acque divine " mentre attesta il costume primitivo di ricevere la comunione nelle mani. Nella seconda parte Pettorio chiede per sua madre ed impetra per i suoi familiari una preghiera " nella pace del Pesce ", simbolo del Cristo. Vedi Abercio.

Philocalia. (inizio)

Vedi Filocalia.

Pierio di Alessandria. (inizio)

Vita: Benché sembri che abbia trascorso la maggior parte della sua vita a Roma, sappiamo che succedette a Teognosto nella direzione della scuola di Alessandria. In questa città patì il martirio benché, secondo alcune fonti, non sia morto nel corso di esso, ma a Roma, dove si recò successivamente, dopo il 309.

Opere: Fu autore di un trattato Sul profeta Osea e di una omelia basata su questo stesso libro dell'Antico Testamento. Gli si sono attribuiti anche diversi trattati Sul vangelo di Luca e Sulla madre di Dio, oltre ad una Vita di san Panfilo.

Pietro di Alessandria. (inizio)

Vita: Consacrato vescovo di Alessandria verso il 300, si vide obbligato ad abbandonare la città durante la persecuzione di Diocleziano. Morì martire nel 311. Durante la sua assenza, il vescovo di Licopoli, Melezio, si appropriò della sua diocesi e di altre quattro i cui rispettivi vescovi erano stati imprigionati durante la persecuzione. Pietro lo depose durante un sinodo alessandrino (305-306), ma Melezio, lontano dal sottomettersi, difese l'atteggiamento rigorista  Chiesa dei martiri  che neanche Nicea riuscì a mitigare.

Opere: Fu autore di vari trattati (Sulla divinità, Sull'anima, Sulla risurrezione, ecc.) e di una lettera agli alessandrini su Melezio.

Pietro Crisologo. (inizio)

Vita: Nacque probabilmente a Ravenna fra il 425 e il 429. Fra il 448 e il 449 scrisse ad Eutiche invitandolo a sottomettersi alle decisioni di papa Leone. Si spense fra il 449 e il 458.

Opere: Gli studi di A. Olivar ci permettono oggi di avere un'idea sufficientemente precisa degli scritti autentici di Pietro Crisologo. Questi sono composti da una lettera, centosessantotto sermoni della Collectio Feliciana (sec. VIII) e quindici sermoni vari. Il Rotolo di Ravenna, così come altri scritti, non può essere attribuito a lui.

Polemio Silvio. (inizio)

Vita: Storico delle Gallie della metà del V secolo.

Opere: Si sono perduti i suoi scritti tranne l'opera intitolata Laterculus, redatta verso il 448-449, la quale era un calendario mensile in cui si intercalavano i nomi degli imperatori e dei consoli, quelli delle provincie, degli animali, un computo pasquale e, in appendice, i monumenti di Roma, una storia universale e i pesi e le misure.

Policarpo di Smirne. (inizio)

Vita: Vescovo di Smirne, è stata molto apprezzata la sua testimonianza circa la conoscenza di un Giovanni  è difficile determinare se si trattasse dell'apostolo o di un omonimo  che fu discepolo diretto di Gesù. Il fatto che Policarpo costituisse una specie di anello di congiunzione con gli apostoli e con Cristo spiega, per esempio, perché, intorno al 155, mantenne una serie di rapporti con Aniceto, vescovo di Roma, per fissare la data della Pasqua. Però su questo aspetto concretamente non si arrivò ad una soluzione giacché Policarpo era favorevole all'uso quartodecimano  appellandosi a Giovanni, il discepolo di Gesù  e Aniceto invece era favorevole a continuare la tradizione di celebrare la Pasqua la domenica. Ciò nonostante, non sembra che quella divergenza implicasse una diminuzione di comunione fra i due vescovi. Una lettera della Chiesa di Smirne a quella di Filomelio, in Frigia, ci hanno riportato la cronaca del suo martirio che ebbe luogo nel 156 non molto tempo dopo il suo ritorno a Roma, benché H. Gregoire e P. Orgels abbiano difeso, a nostro giudizio senza solide basi, come data del martirio l'anno 177. Per lo stesso assunto hanno optato E. Griffe, W. Telfer, P. Meinhold e H. I. Marrou.

Opere: Sembra che Policarpo abbia scritto varie lettere dirette ad alcune comunità vicine alla sua, ma fra tutte si è conservata soltanto quella diretta ai Filippesi nella sua traduzione latina. P. N. Harrison ha rilevato che, probabilmente, il documento che ci è giunto è in realtà formato da due lettere, una del 110 e l'altra del 130.

Teologia: In campo cristologico, Policarpo si manifestò fermo difensore dell'incarnazione di Cristo utilizzando un linguaggio molto simile a quello della prima lettera di Giovanni. Con ciò sembra aver voluto combattere eresie di tipo gnostico  sappiamo che si scontrò con Marcione  e docetista. In campo ecclesiologico, Policarpo sottolinea come la Chiesa di Filippi godesse di un governo formato da un insieme di presbiteri. Vedi Gnosticismo; Marcione.

Policronio di Apamea. (inizio)

Vita: Fratello di Teodoro di Mopsuestia si dichiarò, come quest'ultimo, contrario all'interpretazione allegorica delle Scritture. Per lui le Scritture dovevano essere studiate da una prospettiva storico-archeologica. Morì prima del concilo di Efeso (431).

Opere: Sembra che Policronio si sia distinto come esegeta, specialmente dell'Antico Testamento, ma conosciamo la sua produzione in modo frammentario.

Potamio di Lisbona. (inizio)

Vita: Vescovo di Lisbona verso il 350, a partire dal 357 militò nelle file ariane. Prese parte al concilio di Rimini (359) con i vescovi ariani moderati. Non sappiamo più nulla di lui dopo questa data.

Opere: Ci sono giunte quattro opere: due omelie (Su Lazzaro e Sul martirio del profeta Isaia) e due lettere (A Atanasio e Sulla sostanza).

Priscilliano. (inizio)

Vita: Nacque in Spagna verso la metà del IV secolo e cominciò la sua attività intorno al 370 o al 375. Predicatore, di un'ascetica molto rigorosa, cominciò la sua opera nel sud della Spagna, godendo di un particolare successo come predicatore fra le donne. Subito si unirono a lui altri due vescovi: Istanzio e Salviano, ma gli si opposero Idazio di Merida e Itazio di Ossonuba (Algarve). Un concilio celebrato a Saragozza, alla fine del 380, condannò le idee di Priscilliano e dei suoi adepti, ma senza decretare misure disciplinari nei loro confronti. La risposta di Istanzio e Salviano fu quella di consacrare Priscilliano vescovo di Avila. Idazio e Itazio ottennero allora da Graziano un decreto di esilio contro i manichei, che utilizzarono contro Priscilliano e i suoi seguaci. Questi allora fuggirono in Aquitania e successivamente a Roma e a Milano con l'intento di ottenere l'appoggio di Damaso e di Ambrogio, che però non glielo concessero. Ciò nonostante, ottennero la revoca del decreto di esilio potendo così, sia Priscilliano che Istanzio, ritornare in Spagna. Salviano era nel frattempo deceduto in Italia. Istanzio denunciò allora, di fronte a Massimo, l'usurpazione di Priscilliano. Massimo, desideroso di guadagnarsi l'appoggio cattolico, rimise la causa ad un concilio che si celebrò a Bordeaux nel 384. Istanzio si vide spogliato del carattere episcopale, mentre Priscilliano, che si rifiutò di parteciparvi, si appellò direttamente all'imperatore. Tale scelta non gli servì a nulla poiché venne condannato a morte, insieme ad alcuni dei suoi, con l'accusa di immoralità e pratica della magia. Qualcuno cercò di evitargli la pena capitale come Martino di Tours. Era la prima volta che veniva condannato a morte un cristiano per eresia. Tale evento provocò un enorme scalpore perfino in personaggi come Ambrogio, che, anteriormente, aveva negato udienza a Priscilliano. Itazio venne destituito e Idazio si dimise. I seguaci di Priscilliano, comunque, continuarono la loro azione per qualche tempo in Spagna e nel sud delle Gallie.

Opere: Alla fine del XIX secolo ci erano giunti soltanto i canoni paolini. I. Dollinger aveva proposto di attribuire a Priscilliano gli undici testi del manoscritto di Würzburd, i quali vennero editati nel 1889 da G. Schepss, evento che scosse gli esperti, poiché tali testi erano strettamente ortodossi. H. Chadwick ha accettato questa identificazione, sebbene parzialmente. Tutto ciò condusse Ch. Babut a considerare Priscilliano un ortodosso carico di rigorismo morale, che attrasse su di lui molte antipatie. Tale tesi risulta eccessiva, poiché non si può omettere la passione di Priscilliano per l'astrologia così come la sua pretesa di ricevere ispirazione divine di dubbia ortodossia. Come ha segnalato C. Vidal Manzanares, l'atteggiamento di Priscilliano rasentava più che chiaramente l'eterodossia, ma probabilmente per la sua condanna questo aspetto ebbe minor influenza che i rancori personali. Resta il fatto che con la sua esecuzione si aprirà una consuetudine  quella dell'esecuzioni degli eretici  che in futuro si rivelerà portatrice di amarissimi frutti. Vedi Ambrosio; Martino di Tours.

Proclo di Costantinopoli. (inizio)

Vita: Il 426 fu consacrato vescovo di Cizico, ma non poté prendere possesso della sede. Rimase, per tale motivo, a Costantinopoli, pronunciando, verso il 428, il sermone nel quale disquisiva contro Nestorio chiamando Maria con il termine Theotokos (Madre di Dio). Nestorio gli rispose con un'altra omelia nella quale si dichiarava contro l'uso di questo titolo. Proclo non prese parte al concilio di Efeso. Quando fu nominato patriarca di Costantinopoli, nel 434, ordinò di riportare in città il corpo di Giovanni Crisostomo. Pose termine al conflitto relativo a Teodoro di Mopsuestia e introdusse il Trisagio nella liturgia di Costantinopoli. Morì nel 446. Vedi Giovanni Crisostomo; Nestorio; Teodoro di Mopsuestia.

Prospero di Aquitania. (inizio)

Vita: Nacque in Aquitania alla fine del IV secolo. Trasferitosi a Marsiglia manterrà, da qui in avanti, buone relazioni con i monasteri di Provenza. Verso il 426, e in relazione con la controversia semi-pelagiana, si dichiarò favorevole alle tesi agostiniane. Si recò a Roma per consultare Celestino I ottenendo da questi la condanna delle posizioni eretiche, sebbene non con il rigore desiderato. Fra il 432 e il 434 pubblicò diversi scritti polemici. Si trasferì successivamente a Roma al servizio di Leone Magno aiutandolo, probabilmente, nella stesura del Tomo a Flaviano. Intervenne nella controversia pasquale del 455, morendo poco dopo.

Opere: Ci sono giunte alcune lettere, un poema, vari epigrammi, otto opere polemiche teologiche e una Cronaca storica.

Teologia: Benché favorevole ad Agostino, moderò, nonostante la posizione di quest'ultimo, la tesi della predestinazione. Di fatto, si può dire che l'agostinismo medioevale sia più di Prospero che non di Agostino (M. Cappuyns), giacché Prospero abbandonò progressivamente la volontà salvifica ristretta e la riprovazione incondizionata, affermando la volontà salvifica universale di Dio benché non a scapito della gratuità assoluta della grazia. In questo modo riuscì ad imporre l'agostinismo nel concilio di Orange aprendo la strada alla sua ricezione nella scolastica. Vedi Agostino di Ippona; Leone Magno; Pelagio.

Prudenzio. (inizio)

Vita: Aurelio Prudenzio Clemente nacque nel 348 a Saragozza o, meno probabilmente, a Calahorra. Esercitò l'avvocatura e si trasferì successivamente nell'amministrazione pubblica, da dove passò alla corte. Sperimentò allora una crisi di coscienza che lo condusse a ritirarsi e a consacrare la sua vita alla lode di Dio attraverso la poesia. Fra il 401 e il 403 si recò a Roma continuando la polemica anti-pagana. Non sappiamo più nulla di lui dopo il 405.

Opere: Fu autore del Cathemerinon, dell'Apoteosi, della Hamartigenia, della Psychomachia, di due libri Contro Simmaco, del Peristephanon e del Dittochaeon, tutti composti in versi.

Teologia: Sul piano escatologico, Prudenzio credeva nell'inferno ma si riferì ugualmente al fuoco purificatore o Purgatorio per il quale sperava di passare per ottenere la salvezza eterna. Scrivendo in poesia, sviluppò magistralmente l'esposizione della dottrina della Trinità e difese la fede cristiana di fronte ai pagani, agli eretici e ai giudei, sviluppando, come ha recentemente studiato C. Vidal Manzanares, una teologia della storia. Sono anche interessanti i suoi apporti nel campo della liturgia così come i dati che ci ha fornito in relazione alla storia di alcuni martiri, in buon numero spagnoli.

Q

Quadrato. (inizio)

È il più antico apologista cristiano. Gli unici dati che possediamo su Quadrato sono quelli forniti da Eusebio (HE, IV, 3, 1-2). Quadrato indirizzò ad Adriano un'Apologia nella quale difende i cristiani riferendosi ai prodigi realizzati da Cristo, prima e dopo la sua risurrezione, e dei quali vi erano, all'epoca della redazione dell'opera, testimoni viventi. L'apologia sembra essere stata presentata all'imperatore verso il 123-124 o verso il 129, data del viaggio di Quadrato in Asia Minore.

Quodvultdeus di Cartagine. (inizio)

Vita: Fu diacono della Chiesa di Cartagine e amico di Agostino di Ippona, dal quale sollecitò un elenco di eresie al fine di evitare un suo possibile errore. Si suole identificarlo con il vescovo di Cartagine dello stesso nome, che nel 439 abbandonò la sede, morendo a Napoli prima dell'ottobre 454.

Opere: Scrisse diverse opere omiletiche come il trattato Contro i giudei, i pagani e gli ariani; i tre sermoni Sul simbolo, ecc. Scrisse inoltre il De promissionibus et praedicationibus e due lettere nelle quali pregò Agostino di Ippona di inviargli il libro De Haeresibus.

Teologia: Per Quodvultdeus non possiamo parlare propriamente di contributi teologici. La sua preoccupazione fu fondamentalmente pastorale e questo aspetto rimase riflesso in modo preminente, se non unico, nelle sue opere. Vedi Agostino.

R

Reticio di Autun. (inizio)

Vita: Fu il vescovo gallo di maggior rinomanza durante il regno di Costantino. Venne inviato dall'imperatore a Roma per assistere ai concili del 313 e del 314 sul donatismo.

Opere: Fu autore di un libro Contro Novaziano e di un Commento al Cantico dei Cantici, ma nessuna delle sue opere ci è giunta.

Rufino. (inizio)

Conosciuto anche come Rufino il Siro. Vita: Fu discepolo di Girolamo, le cui lettere n. 81 e 84 recò a Roma nel 399. In questa città fece amicizia con i pelagiani. Non sappiamo nulla sulla sua vita oltre questa data.

Opere: Scrisse un Libro sulla fede e, forse, un Libello sulla fede. Vedi Girolamo; Pelagio.

Rufino di Aquileia. (inizio)

Vita: Tiranio Rufino nacque a Concordia nel 345. Studiò a Roma dal 359 al 368. Nella stessa epoca di Girolamo si recò in Oriente, ma si fermò in Egitto con Didimo il Cieco dal 373 al 380. Stabilitosi a Gerusalemme, vi permase fino al 397, sebbene, a poco a poco, si allontanasse da Girolamo e dal suo metodo storico-critico. Si dedicò allo studio dell'origenismo e ciò ha permesso che gran parte della produzione di Origene giungesse fino a noi. Ritornò a Roma nel 397. Nel 399 si recò ad Aquileia e ritornò nuovamente a Roma nel 407 a causa delle invasioni gotiche. Morì in Sicilia nel 410.

Opere: Benché sia stato screditato, non del tutto ingiustificatamente, da Girolamo, è certo che buona parte dell'opera di Origene e di altri autori ci è giunta grazie al lavoro di Rufino. Inoltre, l'opera di Rufino è di enorme importanza per lo studio della storia del monachesimo, benché esistano ragioni più che fondate per dubitare di un buon numero degli avvenimenti narrati da Rufino. In difesa delle accuse di origenismo a lui indirizzate, scrisse le Apologie. Vedi Didimo il Cieco; Girolamo; Origene.